Bibenda n° 56

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Anno XVI - n. 56 - Mensile Gennaio 2017

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copertina > Sono passati due anni da quando il mondo del vino invitato dalla Fondazione Italiana Sommelier assieme ai suoi rappresentanti più significativi è stato accolto in udienza dal Santo Padre. Una novità assoluta, una giornata da ricordare per sempre.

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2 anni fa, Papa Francesco / di Franco M. Ricci Buon Compleanno Carreri Si può bere la musica? / di Cinzia Bonfà Se la musica si può bere, il vino si può ascoltare / di Manuele Petri La Signora della Grappa / di Paolo Lauciani Tecniche di seduzione / di Pietro Mercogliano Tempo di Festival, tempo di Franciacorta Sa Pompìa e altre storie / di Dario Risi Il Tequila è maschio / di Nicoletta Nanni Piccoli, buoni, belli / di Roberto Greco Cabernet Franc d’autore / di Dario Cecchini Tutto in un barattolo / di Elvia Gregorace La Collezione Lemme Pane, amore e Biancolella / di Barbara Palombo Per il Nebbiolo un Metodo Classico / di Antonella Pompei Capodiferro: un ristorante che piace / di Claudia Deb e Hortensia Martinez Il linguaggio di un’emozione / di Pietro Mercogliano Corteaura, elogio della lentezza / di Tito Marotta Informazioni da Fondazione

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La Primavera dei Grandi Vini I Grandi Spumanti Italiani > Presentati da Luciano Mallozzi Metodo ClassicoTerzavia 2013 | Marco De Bartoli Alta Langa Brut 2009 | Ettore Germano Extra Brut Rosé Kius 2012 | Marco Carpineti Spumante Classico Brut 2006 | Zamuner

I Grandi Rossi del Nord > Presentati da Massimo Billetto Barolo Monprivato 2012 | Giuseppe Mascarello Sforzato di Valtellina Sfursat 5 Stelle 1997 | Nino Negri Amarone della Valpolicella Class. Monte Lodoletta 2004 | Romano Dal Forno Barbaresco Asili 2011 | Bruno Giacosa

I Grandi Bianchi del Freddo > Presentati da Giuliano Lemme Soave Classico La Rocca 2007 | Pieropan Langhe Sauvignon Alteni di Brassica 2014 | Gaja A. A. Müller Thurgau Feldmarschal Von Fenner 2015 | Tiefenbrunner Vette di San Leonardo 2015 | Tenuta San Leonardo

I Grandi Rossi del Centro > Presentati da Paolo Lauciani Brunello di Montalcino 2010 | Le Potazzine Galatrona 2007 | Petrolo Romanzo 2009 | Bibenda Sagrantino di Montefalco 25 anni 2000 | Arnaldo Caprai

I Grandi Bianchi del Sole > Presentati da Daniela Scrobogna Trebbiano d’Abruzzo Riserva 2009 | Emidio Pepe Etna Bianco A’ Puddara 2014 | Tenuta di Fessina Batàr 2006 | Querciabella Cilento Fiano Pietraincatenata 2013 | Luigi Maffini

I Grandi Rossi del Sud > Presentati da Daniele Maestri Frappato 2014 | Arianna Occhipinti Turriga 2012 | Argiolas Sabbie di Sopra il Bosco 2013 | Nanni Copè Patriglione 2007 | Taurino


Servizio di Copertina

2 anni fa, Papa Francesco F

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2 anni fa, Papa Francesco

Sono

passati due anni da quando il mondo del vino invitato dalla

Fondazione

Italiana Sommelier assieme ai suoi rappresentanti più significativi è stato accolto in udienza dal Santo Padre. Una novità assoluta, una giornata da ricordare per sempre.

Il 21 Gennaio 2015 siamo stati da Papa Francesco. Angelo Gaja, Riccardo Cotarella ed io abbiamo parlato con lui. Ed erano con noi 150 persone del Vino: Produttori, Giornalisti, Sommelier. Ricordo d’avergli detto di alcune importanti similitudini che spesso usava nei suoi discorsi di Piazza San Pietro. “Il pane è buono come il vino” e che, al di là del Sacrificio del Cristo e delle Nozze di Cana “il Vino era buono come una pietanza”. E che per questo motivo lo ritenevo al fianco degli ideali dei Sommelier e per questo lo sentivo uno di noi, nominandolo Sommelier d’Onore. Con un sorriso grande accettò. Sono passati due anni e questo fatto, che ho annoverato tra i più importanti del mio percorso associativo, diverso, prodigioso, insolito, resta nel mio cuore e nella mia mente e alimenta la grande consapevolezza di operare nel giusto, con le adeguate energie, per insegnare alla gente il Vino.

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2 anni fa, Papa Francesco

Ed è inesorabile che il pensiero voli agli analoghi impegni del passato: quei Corsi di Sommelier ai carcerati di Regina Coeli e alle donne di Rebibbia. Ai “ragazzi” dell’Università della Terza Età. L’impegno costante di anni per il Corso di Sommelier alle centinaia di ospiti della Comunità di San Patrignano. E l’importante collaborazione di anni con la Comunità di Sant’Egidio per il progetto contro l’AIDS di Wine For Life. E poi tante e tante altre attenzioni che ci hanno portato ad usare la cultura del vino come mezzo significativo per entrare nel cuore della gente. Papa Francesco ha detto che il Vino è cosa buona, e che senza vino non c’è festa. Attilio Scienza mi ha detto che in Francia ai bambini di 4 anni insegnano che il Vino è un angelo. Personalmente, da 30 anni spiego che il Vino cambia la vita in meglio. Diamo un segno forte a questo 2017. Il Vino ci consegni all’amore, cancelli saccenza, invidia e stupidità. E ci porti aria pulita.

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Buon Compleanno Carreri

Buon Compleanno

Carreri

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Buon Compleanno Carreri

Una

delle aziende più prestigiose della

Capitale

nel campo della selezione e

della commercializzazione di prodotti eccellenti compie

25

anni.

Un

traguardo

importante in un’epoca in cui tutto si consuma in fretta.

Fondata nel 1992 da Matteo Antonio Carreri, enogastronomo raffinato, oltre che uomo di grande cultura, la Carreri Selezioni dell’Eccellenza è oggi una delle aziende leader sul mercato per l’ampia proposta di prodotti di alta qualità. Il suo obiettivo, fin dall’inizio, è stato quello di trasmettere emozioni ai propri clienti, attraverso l’offerta di prodotti prelibati e particolari, accuratamente scelti personalmente n

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Carreri srl

tra le migliori espressioni disponibili nel pianeta dell’enogastronomia e “filtrati” secondo

Via Crespina, 44

quello che possiamo definire lo “stile Carreri”: una questione di gusto, insomma.

00146 Roma

Matteo ha dunque allenato per anni il proprio gusto, non solo il palato ma anche

Tel 06 55590881

l’estetica, assecondando le proprie inclinazioni e seguendo un percorso di crescita

Fax 06 55272015

culturale. Così, tra un assaggio e l’altro di vino, birra e caffè, tra distillati, tè ed olio

info@carreri.it

extravergine, sono passati 25 anni di intensa attività durante i quali la sua azienda è

www.carreri.it

armoniosamente cresciuta.


Per festeggiare quest’anniversario d’argento, Carreri ha pubblicato un catalogo curatissimo che in qualche modo descrive anche il suo modo di essere: una bella sinergia tra cultura, garbo e simpatia. Un modo di essere che gli ha fatto ottenere l’Oscar del Vino nel 2012 per l’aspetto commerciale. Clienti importanti nel suo portfolio e collaborazioni prestigiose che annoverano il Quirinale, Palazzo Chigi, il Museo di Arte Moderna Maxxi, l’Auditorium, l’Alitalia e, ancora, hotel di lusso, ristoranti eccellenti, i più rinomati golf club della Capitale, consumatori che hanno scelto la Carreri per la proposta enogastronomica mirata, per la capacità di realizzare carte dei vini personalizzate, per l’efficacia dell’assistenza al cliente. Un’azienda affermata che si distingue per eleganza e competenza nel segno del rinnovamento e della serietà. Un gruppo di lavoro armonioso e tecnicamente preparato.

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Matteo A. Carreri

Una mano esperta e sicura alla guida di un’azienda che merita tutto il successo che ottiene.

All’Oscar del Vino 2012

A Matteo, al suo team, alla sua azienda tutti i migliori auguri di Bibenda per tutti

Miglior Commerciale

gli anni a venire!

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Si può bere la musica?

Si può bere

la musica? C

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o n f à

A Monforte il primo Metodo Classico che affina con la musica di Ezio Bosso

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Si può bere la musica?

“Quando si va in un vigneto c’è tutta la musica dello scibile umano; Bach è uno dei più grandi enologi della storia; musica e vino sono una terapia, ti fanno stare meglio.” Queste sono alcune delle parole dette dal Maestro Ezio Bosso il 24 Ottobre a Monforte d’Alba, durante la presentazione del primo Spumante che affina con la sua musica nella suggestiva cantina di Podere Rocche dei Manzoni. Il progetto è nato dall’amicizia ventennale che lega il proprietario dell’azienda, Rodolfo Migliorini, al Maestro che in quell’occasione ha aggiunto: “stai bene con qualcuno e ti inventi qualcosa di bello da fare insieme”. Nasce così Valentino Cuvée Speciale Door 185th, uno Spumante Metodo n

Podere Rocche dei Manzoni

Classico non millesimo con tiratura limitata a 1500 bottiglie, fatto da uve Chardonnay,

Loc. Manzoni Soprani, 3

Pinot Nero e Pinot Meunier di 4 annate e con 8 anni di permanenza sui lieviti.

12065 Monforte d’Alba CN

Migliorini, famoso non solo per i suoi splendidi Barolo, ha radici profonde anche nella

Tel. 0173 78421

spumantistica di alto livello, quando nel 1978 suo papà Valentino, inizia per primo

www.rocchedeimanzoni.it

a fare lo Spumante di Langa. La Cuvée Speciale Door 185th è diversa dagli altri tre

a c i s u m a l a t t u t è ’ c o t e n g i v n u ù i n i p a i e v d i s o n o u d è n a h u c a “Q o n B o s ; o o n n a i m v u e e a l c i i b i s c u s m o ; l l a i r de o t s a l l e d i g o l ” . o n o i e l g i e d m n e r gra a t s o n n a f i t , a i p a r e t una Spumanti prodotti dall’azienda, perché oltre a non avere il millesimo, ha all’interno una percentuale di Pinot Meunier che ne rafforza la freschezza con la sua verve acida rendendo il sorso vivo e verticale. Ma la maggiore peculiarità di questo Spumante,

e di contro unicità, risiede nel fatto che durante i suoi lunghi 8 anni sui lieviti è

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attraversato, per 3 ore a notte a 80 decibel, dalle vibrazioni dell’Esoconcerto di violini e archi composto dal grande musicista Ezio Bosso. Door 185th viene quindi sollecitato da una musica misurata e controllata, sia come tempo che come intensità, per creare una vibrazione esatta che entri nel vino in modo da ottimizzare l’attività dei lieviti, che è risultata più veloce, e da influenzarne così la rifermentazione in bottiglia. Che la musica potesse sollecitare positivamente tutte le cellule viventi è cosa nota, basti pensare alla musicaterapia quando viene applicata sul corpo umano per curare delle malattie. È stato anche visto che la frequenza a 432 hertz di alcune musiche di Mozart, Beethoven e Verdi, ha un’influenza benefica sul sistema nervoso e sulle memorie cellulari (spirale o accordatura aurea). Le vibrazioni emesse a quella frequenza determinano un lavoro positivo a livello neurocelebrale perchè sono alla base del nostro organismo e dell’universo. Dice il Maestro: “La vibrazione ci resta perché ci sono suoni che ricordiamo prima dei ricordi.” 15


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Si può bere la musica?

Ezio Bosso oltre a comporre questa splendida musica, ha contribuito anche all’ideazione del nome della Cuvèe: Door come “porta” legata alle “12 stanze”, titolo dell’album del musicista e 185 perché composto da 18 e 5, rispettivamente i numeri corrispondenti alle due lettere dell’alfabeto dei nomi di Rodolfo ed Ezio. Le 12 stanze di Ezio Bosso ti rapiscono facendoti perdere in un labirinto di bellezza e colore e fai fatica a trovare la porta d’uscita. La Cuvèe Speciale Door 185th è una delle porte d’entrata; il vino che diventa un unico corpo con la musica in quanto attraversato dal suono, riuscendo così a far parte di un’orchestra ancestrale meravigliosa. Lo Spumante è veramente un fuoriclasse, non so se è la mano sapiente dell’enologo Giuseppe Albertino o le note dell’Esoconcerto di Bosso, so solo che la musica parla il linguaggio delle emozioni e vite e musica sono legate tra loro in una catena indissolubile, tanto che il Maestro afferma: “la musica si può anche bere e non solo ascoltare”. E a proposito di “ascoltare”, non posso fare a meno di condividere il brano “Following, a Bird (Out of The Room)” che è il primo delle 12 stanze dell’Album di Ezio Bosso e che il Maestro ha suonato quella sera per l’evento: una musica armonica che scorre liquida carica di luce e bellezza, così come è lo Spumante Valentino Cuvée Speciale Door 185th.

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Se la musica si può bere, il vino si può ascoltare

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Se la musica si può bere, il vino si può

ascoltare Cantine Dei: in cantina da Giuseppe Verdi a Janis Joplin, una musica nobile per il Nobile

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Se la musica si può bere, il vino si può ascoltare

Quante volte vi è capitato di pensare al vino come a una

tanto che in vendemmia non si superano mai i 50 quintali per

meravigliosa sinfonia? Deve essere stato lo stesso per Caterina

ettaro. Questo ci permette di ottenere vini potenti ed eleganti”.

Dei quando ha deciso di lasciare la musica per diventare una

Da questa vigna interamente dedicata al Sangiovese nasce il Vino

produttrice di vino a tempo pieno. “Sin da piccola ho sempre

Nobile di Montepulciano Bossona Riserva che matura 36 mesi

sognato di fare la cantante lirica - confida Caterina - Dopo anni

in tonneau da 7,5 Hl e affina 12 mesi in bottiglia nella bellis-

di studi sono arrivata ad esibirmi nel teatro greco di Siracusa,

sima cantina da poco terminata. “Nasce da un progetto realiz-

ma nel 1991 ho deciso di seguire la

zato da mio padre in collaborazione

mia seconda passione e dedicarmi a

con l’architetto Alessandro Bagnoli

tempo pieno all’azienda di famiglia”.

- racconta con orgoglio Caterina -

Parliamo di Cantine Dei, realtà con

L’obiettivo era quello di non modi-

55 ettari vitati distribuiti intorno a

ficare eccessivamente il bellissimo

Montepulciano.

paesaggio: per questo è quasi tutta

Tutto inizia alla fine degli anni

interrata. A breve monteremo dei

’60 quando il nonno di Caterina,

pannelli solari che insieme all’im-

importante imprenditore impegnato

pianto geotermico già attivo la ren-

nell’estrazione del travertino, decide

deranno ad impatto zero”.

di acquistare delle vigne. L’azienda

Per accedere alla struttura, partico-

vera e propria nasce poi nel 1985

larmente bella e funzionale, si passa

quando per la prima volta il padre

per un ingresso che ha la forma delle

Glauco vinifica in proprio tutto il raccolto. Da subito ci si rende

conchiglie fossili di Bossona. La bottaia, con le sue colonne inte-

conto che i 13 ettari del vigneto di Bossona sono particolarmente

ramente rivestite con il travertino fornito dall’azienda di famiglia,

adatti a valorizzare il Sangiovese. “Questi erano degli antichi

ricorda la scenografia dell’Aida di Verdi. La struttura si apre poi su

fondali marini - spiega Jacopo Felici, agronomo ed enologo

un anfiteatro in cui Caterina spera di organizzare eventi che possa-

aziendale - Ecco perché abbiamo una grande presenza di fossili.

no unire la passione per il vino a quella per la musica, che rimane

Siamo tra i 300 e i 350 metri di altezza su terreni di arenaria

una presenza costante nella sua vita. Sarà perché l’udito è l’unico

calcarea: le piante qui soffrono e producono poca uva di qualità

dei cinque sensi a non essere stimolato dal vino?


La degustazione Vino Nobile di Montepulciano Bossona Riserva 2010 Rosso Docg - 100% Sangiovese - 15% Gr. Rosso granato abbastanza concentrato. Al naso si presenta con note di carrubo e confettura di mora. Poi una scia eterea e balsamica apre la via a richiami speziati e di scatola di sigari. Sullo sfondo note smaltate e ricordi di poutpourri. In bocca è inizialmente caldo e morbido, poi l’abbondante freschezza introduce un tannino vibrante ma ben integrato. Lunghissimo il finale sapido che richiama l’arancia sanguinella. Un vino che se fosse una canzone sarebbe Cry Baby di Janis Joplin. Come la fantastica cantante texana, il Bossona riesce ad ammaliare con un attacco morbido ed elegante nei profumi per poi mostrare grande potenza grazie ad un tannino esuberante ma assolutamente integrato e di qualità.

n

Dei Via di Martiena, 35 53045 Montepulciano SI Tel. 0578 716878 info@cantinedei.com www.cantinedei.com

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La Signora della Grappa

La Signora della P

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a o l o

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a u c i a n i

Grappa


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La Signora della Grappa

Si

chiama

AB Selezione Italian Spirits

la sigla ideata da

Antonella Bocchino

volta a identificare una selezione dei migliori superalcolici prodotti con rigorosi criteri di qualità in tutta Italia, da

Nord a Sud.

Antonella Bocchino è una donna colta e raffinata, dotata di una rara sensibilità nel comprendere e valorizzare tutto ciò che è bello e buono. Fin da bambina, seguendo il nonno Lazarito, ha allenato il suo naso a riconoscere e apprezzare i profumi inebrianti delle terre di Langa e Monferrato, la diversa “voce” di ogni vite, i vibranti aromi delle uve e delle vinacce. In particolare, ha respirato e “vissuto” il profumo dei Moscati, le uve della sua infanzia, imparando a riconoscere le mille sfumature e le delicate differenze che li contraddistinguono. Dopo nonno Lazarito fu Gino Veronelli – lungimirante educatore dei nasi e dei palati di tutti gli italiani del presente e del futuro – a prendere per mano la giovane piemontese e a consolidarne le scelte che sarebbero state determinanti per la sua vita professionale. L’esperienza familiare e lavorativa, l’innata capacità di capire e coniugare i profumi e l’antica arte di “catturarne la quintessenza” hanno fatto di Antonella “la signora della grappa”. Oggi queste rare doti e quell’irrequietezza positiva che è alla base

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della genialità imprenditoriale l’hanno spinta a una nuova svolta. Questa avventura si chiama AB Selezione Italian Spirits, innovativa chiave di lettura del mondo dei superalcolici che non riguarda solo la grappa – il nostro “patrimonio nazionale”, come ama definirlo chi vi scrive – ma consiste nel realizzare una selezione dei migliori spiriti italiani, tutti di spiccata e riconoscibile personalità, prodotti nel massimo rispetto di rigorosissimi criteri di qualità nell’intero stivale, da Aosta a Pantelleria. Si tratta del meglio che i nostri artigiani distillatori possono offrire, spesso veri e propri tesori “dimenticati” nelle loro cantine. “Italian Spirits”: spiriti diversi che rappresentano perfettamente la proteiforme bellezza dell’Italia.

Cuore della selezione sono inevitabilmente le Grappe di Moscato: Trentino, gentilmente floreale, Asti, mellita e fruttata, Oltrepò Pavese, delicata e fragrante, Trani, floreale e fruttata, Sardegna, vegetale e salmastra, Pantelleria, sontuosa e tropicale. Ma nel progetto figurano anche altre etichette: tre Grappe Millesimate, due Grappe Bianche (di Moscato d’Asti e di Nebbiolo da Barolo) e due nettari che affondano le loro radici nell’antica tradizione liquoristica piemontese: un liquore

n

AB SELEZIONE s.r.l.

alle fave di cacao, Ananda, e uno alle mele Calvilla. Ognuno di questi spiriti emana

Via Buenos Aires, 72

fascino e raffinatezza. Come la loro “signora” del resto.

14053 Canelli (AT) www.abselezione.com

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Tecniche di seduzione

Tecniche di seduzione P

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Un interessante punto di vista sulle differenze tra seduzione e pornografia. 26


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Tecniche di seduzione

A tavola – dove spesso avvengono le rivelazioni –, una volta, una mia amica (che fa l’autrice per la R.A.I., e che quindi deve essere abituata a ragionare sulle strade che la comunicazione dei media spesso prende) ebbe a definire questa che stiamo vivendo come un’epoca di “pornografia del cibo”. Quella sera, poi, s’è parlato d’altro: anche perché a tavola, dal momento che – mi si dice – la pornografia investe anche campi diversi da quelli enogastronomici, si evita di discorrerne; ma l’intuizione era ottima. Il punto è il modo in cui la pornografia lavora; la pornografia è forse l’unico campo da cui sia bandita ogni forma di seduzione: da un regno dove l’obbligo è mostrare, poiché nasce dalla necessità di sostituire l’immaginazione, è necessariamente bandita quell’arte della promessa che è la seduzione. Lo dicono, al solito, anche le parole: “sedurre” è ‘portare verso di sé’, mentre è “porno” ‘chi fa del mercimonio’. La pornografia svende ciò che la seduzione ci promette. Che il regno della seduzione sia quello dell’attesa e della promessa è un insegnamento dei grandi esteti: «L’attesa del piacere non è forse essa stessa il piacere?» si chiedeva Lessing,

«La bellezza è promessa di felicità» assicurava Stendhal.

E la seduzione vive nel tempo e per il tempo, dal momento che la sua lenta lusinga funziona perché ci alletta a qualcosa nel futuro e perché si fonda sulla similitudine di un ricordo dal passato: desideriamo qualcosa che ci vien fatto intuire perché ne immaginiamo il piacere futuro e perché ricordiamo un simile piacere passato; mentre la pornografia s’inscrive in un falsato presente che si fabbrica a banale scopo. Il vino vive di attesa: la dimora della vita sottoterra prima del suo affiorare, i cicli vegetativi, il sogno quiescente del nettare oltre la porta della cantina, la sosta uterina nella bottiglia; di attesa vive l’olio, rinnovandosi d’anno in anno il favoloso miracolo dell’invaiatura; di attese lunghe o brevi vive il cibo. Con che diritto (ci chiederemmo in tono retorico ma sincero) ci abbandoniamo all’exploitation – metà “Grande Bouffe” e metà “Grand Guignol” (comunque ‘grande’) – che in questo periodo stiamo perpetrando a queste nostre ricchezze culturali, sottraendo a loro (e dunque a noi) il dono inestimabile del tempo? Anche a questo, forse, vuol servire una rivista che abbia lo scopo di “rendere piú seducenti l’immagine e la cultura del Vino”; lo scopo è quello di prendere il nostro tema, vino olio cibo, e raccontarne storie: perché le storie si alimentano di tempo e il tempo alimentano, raccontano il ‘prima’ e il ‘poi’ del loro attimo, seducono perché suggeriscono l’attesa e il ricordo e una promessa d’un ricordo. 28


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Tempo di Festival, tempo di Franciacorta


Tempo di Festival tempo di Franciacorta Cinquant’anni di storia in vigna e nel bicchiere

Franciacorta, denominazione quasi coetanea della Fondazione Italiana Sommelier, ha scelto il Centro di Cultura della Capitale per festeggiare i suoi primi 50 anni. Un’occasione unica in cui il Consorzio del Franciacorta e le sue aziende hanno proposto una poliedrica degustazione che ha visto sfilare in passerella tutte le tipologie di Franciacorta, dai base ai Satèn ai Rosé, i Millesimati, le Riserve, i Demi-sec, in una didascalica descrizione del territorio di appartenenza che non conosce cedimenti, anzi, registra crescita e successi crescenti. Basti pensare che solo dell’ultima annata prodotta sono state ben 16 milioni e mezzo le bottiglie vendute, un dieci per cento delle quali destinate all’esportazione. Cresce il consenso e crescono anche le aziende che fanno capo al Consorzio, oggi se ne contano 113 distribuite nei 19 comuni della Denominazione per un totale di oltre tremila ettari vitati. Quello che segue è un breve resoconto di quanto apprezzato nei prestigiosi banchi d’assaggio affollati fin dal primo pomeriggio da un pubblico sì di appassionati, ma soprattutto di preparati addetti ai lavori. A corredo del grande banco d’assaggio, si è svolto un importante seminario dedicato alle diverse espressioni del terroir di Franciacorta. Sei diverse realtà di Franciacorta Millesimati, nella versione Pas Dosé, sono state assaggiate in blind tasting e raccontate da Massimo Billetto, docente top di Fondazione Italiana Sommelier, affiancato tecnicamente in questa grande occasione da Silvano Brescianini, Vice Presidente del Consorzio. 31


I VINI

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1701 di Cazzago San Martino ha presentato il Franciacorta Dosaggio Zero Vintage, naso nitido di nocciole tostate, bergamotto ed erbe di campo e assaggio morbido e cremoso, di buona vena sapida, e il Franciacorta Brut, con aromi tropicali e note minerali e bocca sapida, fresca, vivace e leggera.

BERSI SERLINI di Provaglio d’Iseo ha presentato il Franciacorta Brut Rosé Rosa Rosae, dal naso dolce di confetti, lampone e rosa e brioso al palato, in equilibrio fra freschezza e sapidità, e il Franciacorta Extra Brut Millesimato, con note di cedro, erbe aromatiche e intensa mineralità e bocca fresca, sapida e persistente.

CASTELLO BONOMI di Coccaglio ha presentato il Franciacorta Brut Satèn, note suadenti di miele, cedro candito, biscotti caldi e capperi su corpo setoso, morbido e avvolgente, e il Franciacorta Brut Cruperdu, pompelmo, lime, nocciole e mineralità gessosa su sorso fresco e con ritorni agrumati e minerali.

Alberelle di Rovato ha presentato il Franciacorta Satèn, naso intenso di crosta di pane, mandorle tostate e frutta tropicale e bocca fresca e sapida con ritorni agrumati, e il Franciacorta Brut, dal naso minerale con delicate note di anans e gelsomino e assaggio sapido, fresco e piacevolmente minerale.

BONFADINI di Iseo ha presentato il Franciacorta Brut Satèn Carpe Diem, dai ricordi di lievito, frutta tropicale, nocciole tostate su echi minerali e assaggio sapido, fresco e piacevolmente persistente, e il Franciacorta Brut Veritas Nature, ananas, crosta di pane e note minerali con bocca fresca e minerale.

CASTELVEDER di Monticelli Brusati ha presentato il Franciacorta Pas Dosé, fini sentori di pane caldo, vaniglia e fiori bianchi e gusto fresco, strutturato e minerale nel finale, e il Franciacorta Brut Millesimato, dai ricordi di lievito di pane, frutta matura e vaniglia su corpo vellutato, fresco e di elegante persistenza.

BOSIO

CHIARA ZILIANI

ANTICA CANTINA FRATTA di Monticelli Brusati con il Franciacorta Dosaggio Zero Essence Nature, pietra focaia, note fruttate e tostate su sorso brioso e sapido, e il Franciacorta Brut, con profumi di crosta di pane, agrumi e ananas e assaggio sapido, agile e minerale.

di Corte Franca e il Franciacorta Pas Dosé Riserva Girolamo Bosio, elegante di cedro candito, pera e nocciola, origano, salvia e pasticceria salata su bocca complessa, morbida, fresca e minerale, e il Franciacorta Brut Nature Millesimato, naso sottile, floreale e minerale. Coerente e fresco al gusto.

di Provaglio d’Iseo ha presentato il Franciacorta Pas Dosé Millesimato, dai ricordi di lime e ananas, note tostate e minerali, e sorso secco e fresco, morbido e sapido, e il Franciacorta Rosé Millesimato, intenso di melagrana, ribes e pepe rosa su vena minerale, assaggio sapido, fresco e persistente.

BARONE PIZZINI di Provaglio d’Iseo con il Franciacorta Brut Animante, note di agrumi, ananas e fiori di campo e corpo fresco, sapido e vivace, e il Franciacorta Rosé Edizione, melagrana, pompelmo rosa, crosta di pane ed echi minerali su assaggio fresco, polposo, agrumato e sapido.

CA’ DEL BOSCO di Erbusco ha presentato un sublime Franciacorta Cuvée Annamaria Clementi, fine ed elegante di tostature di caffè, mandorle in confetto, miele, agrumi canditi e spezie su bocca setosa, morbida ed equilibrata, e il Franciacorta Brut Cuvée Prestige, ananas, pan brioche e mandorla su sorso vivace e snello.

COLA BATTISTA di Adro ha presentato il Franciacorta Non Dosato Millesimato, incipit olfattivo minerale, poi nocciole tostate, agrumi e mela verde e bocca fresca, sapida, ferrosa e persistente, e il Franciacorta Brut, naso agrumato con note di susina e lieviti e assaggio vivace, fresco e dal finale sapido.

BELLAVISTA di Erbusco ha presentato il Franciacorta Brut Teatro alla Scala, intenso e minerale di mandarino, tiglio, pane caldo e mandorle su corpo setoso, fresco e di grande equilibrio, e il Franciacorta Brut Gran Cuvée Alma, cedro, lime, susina, crosta di pane e sorso fresco, agile, sapido e agrumato.

CASTEL FAGLIA di Cazzago San Martino ha presentato il Franciacorta Dosage Zéro Millesimato Monogram, aromi ricchi e complessi di frutta, spezie e agrumi e sorso fine di marcata sapidità e freschezza, e il Franciacorta Brut Blanc de Blancs Monogram, frutta fresca, ananas e pane su corpo sapido e fresco.

CONTADI CASTALDI di Adro ha presentato il Franciacorta Satèn, naso intenso di acacia, nocciole tostate, gelsomino, agrumi e note minerali su corpo morbido, cremoso, fresco e minerale, e il Franciacorta Brut, netto di ananas, pane bianco e agrumi e dal corpo snello e vivace, piacevole per freschezza e sapidità.


RICCI CURBASTRO di Capriolo ha presentato il Franciacorta Non Dosato Gualberto, aromi complessi, tostature, frutta candita e mineralità con bocca setosa, di elegante vena sapida e lunga persistenza, e il Franciacorta Extra Brut, intenso di agrumi, mandorla dolce e pane caldo su corpo vivace, fresco e sapido.

CORTE AURA di Adro ha presentato il Franciacorta Pas Dosé, con ricordi olfattivi agrumi, poi lieviti, fiori bianchi e di intensa mineralità e bocca fresca e sapida, dai rimandi minerali, e il Franciacorta Brut, netto di ananas e cedro, capperi e mela verde e con assaggio dinamico, piacevole di freschezza e sapidità.

LO SPARVIERE di Monticelli Brusati ha presentato il Franciacorta Extra Brut Millesimato, bouquet ampio, lavanda, nocciola, acacia, biscotto e miele su corpo equilibrato, morbido, fresco e di netta mineralità, e il Franciacorta Brut Rosé Monique, fragoline, pompelmo rosa e granatina, coerente e piacevole.

SOLIVE di Erbusco ha presentato il Franciacorta Brut Millesimato Giasep, naso intenso e minerale, poi fiori di sambuco, ananas e crosta di pane su bocca sapida, fresca e persistente, e il Franciacorta Pas Dosé, frutta tropicale ed effluvi minerali anticipano un corpo teso, sapido e di fresca mineralità. TENUTA AMBROSINI

di Cazzago San Martino ha presentato il Franciacorta Brut Satèn Millesimato, profumi di glicine, lime, pesca bianca e crosta di pane e sorso cremoso, fresco, sapido e minerale, e il Franciacorta Brut Batudé, nocciole tostate, pietra focaia, agrumi su corpo fresco, sapido e sottile.

CORTE BIANCA di Provaglio d’Iseo ha presentato il Franciacorta Satèn, naso fine e fruttato, con vena vegetale, vaniglia e crema di nocciola e bocca fresca, sapida e di ottima persistenza, e il Franciacorta Extra Brut, pesca bianca matura, gelsomino, tiglio e nocciola e corpo sapido e fresco con ritorni minerali.

di Rodengo Saiano ha presentato il Franciacorta Satèn, al naso lime, mandorla dolce e gelsomino e al palato è fresco, sapido e piacevole, e il Franciacorta Brut, profumi agrumati, crosta di pane e fiori bianchi e assaggio fresco e scattante, sapido e brioso al sorso.

FERGHETTINA

MONTE ROSSA

di Adro ha presentato il Franciacorta Brut Rosé, ribes e pompelmo rosa, zafferano e confetti e corpo di elevato spessore, ricco di freschezza e di lunga persistenza minerale, e il Franciacorta Brut, dai sentori essenziali crosta di pane, scorza d’agrumi e mandorle e dall’assaggio fresco e sapido.

di Bornato ha presentato il Franciacorta Brut Cabochon, intenso e minerale, ricorda capperi, finocchietto selvatico, crème brûlée e incenso, con sorso ricco, strutturato, fresco e di perfetto equilibrio, e il Franciacorta Brut P.R., lime, ananas e nuance floreali su bocca vivace, fresca e sapida.

TENUTA MONTENISA di Cazzago San Martino ha presentato Franciacorta Brut Rosé, che vanta dolci note di fragoline, lamponi e zucchero filato su corpo cremoso, sapido e di freschezza agrumata, il Franciacorta Blanc de Blancs, naso minerale, cedro e mandorle salate su corpo vivace, fresco e sapido, e il Franciacorta Cuvée Royale, ricco di agrumi su delicato fondo minerale e di mandorla dolce e bocca briosa, fresca e di gustosa sapidità.

FRANCA CONTEA di Adro ha presentato il Franciacorta Brut Cuvée Primus, dai profumi di ananas, susina, crosta di pane e fiori bianchi e dal corpo sapido, minerale e di spiccata acidità, e il Franciacorta Brut Satèn Millesimato, fini note tropicali, vaniglia e leggera tostatura, bocca strutturata, fresca e minerale.

MOSNEL di Camignone di Passirano ha presentato Franciacorta Extra Brut EBB, naso balsamico di menta ed erbe aromatiche, poi agrumi canditi, miele e note tostate su bocca elegante, equilibrata e di fresca mineralità, e il Franciacorta Pas Dosé , essenze agrumate e note iodate su sorso fresco, affilato e sapido.

UBERTI di Erbusco ha presentato Franciacorta Brut Francesco I, agrumi canditi, panettone, susina e mandorle dolci con sorso dinamico, strutturato e fresco, e il Franciacorta Brut Satèn Magnificentia, mela verde, lime, glicine, note minerali e tostate su corpo pieno, vivace, sapido e persistente.

FRATELLI BERLUCCHI di Borgonato di Cortefranca ha presentato il Franciacorta Brut Rosé Freccianera che sa di rose, fragoline, melograno, nocciola e pepe rosa e palato di buona acidità e verve sapida, e il Franciacorta Brut Freccianera, crosta di pane, burro, rosmarino e zagara su corpo minerale e fresco.

QUADRA di Erbusco ha presentato il Franciacorta Brut Satèn, olfatto di mandorle, agrumi e pasticceria lievitata e sorso di buona sinergia acido-sapida, e il Franciacorta Brut, naso delicato di pane appena sfornato, fiori bianchi e agrumi su corpo leggero, sapido, fresco e minerale.

VEZZOLI di Erbusco ha presentato il Franciacorta Brut Millesimato, olfatto minerale con toni di panificazione, fiori di sambuco e agrumi su bocca sapida, fresca e di lunga persistenza, e il Franciacorta Pas Dosé, agrumato e minerale con corpo brioso, fresco e di spiccata persistenza minerale.

MIRABELLA

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Seminario

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1701 Piazza Marconi, 6 25046 Cazzago San Martino

Bosio Via Mario Gatti, 4 25040 Corte Franca BS

Castel Faglia Loc. Boschi 3 - Frazione Calino 25046 Cazzago San Martino

Franciacorta Dosaggio Zero Vintage 2011 Bianco Spumante Docg - Chardonnay 85%, Pinot Nero 15% - 13% Paglierino brillante e di fine perlage. Naso nitido di nocciole tostate, bergamotto, agrumi canditi, mandorle tostate, vaniglia, pane caldo ed erbe di campo. Cremoso e morbido al palato, sottile verve carbonica e buona vena sapida. Finale persistente con ritorni tostati e minerali. 40 mesi sui lieviti. Rombo in crosta di patate.

Franciacorta Brut Nature Millesimato 2011 Bianco Spumante Docg - Chardonnay 70%, Pinot Nero 30% - 12,5% Paglierino brillante. Inizialmente timido all’ingresso olfattivo, poi si lascia andare a sensazioni floreali di acacia e agrumi, mandorle dolci e vibrante mineralità. Lineare al sorso, è dotato di freschezza agrumata, vibrante sapidità e lunga persistenza agrumata. 42 mesi sui lieviti. Crudo di scampi.

Franciacorta Dosage Zéro Millesimato Monogram 2012 Bianco Spumante Docg - Chardonnay 80%, Pinot Bianco 20% - 12,5% Cristallino dai riflessi dorati. Raffinato ed elegante al naso, con avvolgenti aromi di frutta matura, spezie bianche, pane caldo, fiori bianchi, erbe aromatiche e agrumi e spezie delicate. Strutturato al palato, con marcata sapidità e freschezza e lunga persistenza minerale e fruttata. 30 mesi sui lieviti. Crudità di pesce.


Castello Bonomi Via San Pietro, 46 25030 Coccaglio BS

Castelveder Via Belvedere, 4 25040 Monticelli Brusati

Il Mosnel Via Barboglio, 14 25040 Camignone di Passirano BS

Franciacorta Dosage Zéro 2009 Bianco Spumante Docg - Chardonnay 50%, Pinot Nero 50% - 12,5% Paglierino brillante. Ingresso olfattivo agrumato di cedro e buccia di limone, a seguire intense percezioni di capperi, zenzero, pan di Spagna, nocciola e cenere. Articolato al palato, avvolgente e profondo, con intensa persistenza fresca, sapida e minerale. 50 mesi sui lieviti. Zuppa di crostacei.

Franciacorta Pas Dosé Bianco Spumante Docg - Chardonnay 100% - 13% Giallo paglierino brillante. Elegante al naso, profuma di fiori bianchi, crosta di pane appena sfornato, vaniglia, frutta secca e nitida mineralità. Strutturato al palato, di buona corrispondenza acido-sapida e lunga persistenza minerale. 30 mesi sur lie prima della sboccatura. Ravioli di pesce spada al finocchietto.

Franciacorta Pas Dosé s.a. Bianco Spumante Docg - Chardonnay 60%, Pinot Bianco 30%, Pinot Nero10% - 12,5% Giallo paglierino brillante. Ingresso olfattivo intenso, ricorda agrumi maturi, fiori bianchi, mineralità fumé, sensazioni iodate e tostatura di mandorle e nocciole. Al palato è fresco, cremoso, di vibrante sapidità e di lunga persistenza agrumata. 30 mesi sur lie. Filetti di branzino con mandorle e zafferano.

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Sa Pompìa e altre storie

Sa Pompìa e altre storie D

a r i o

R

i s i

In Sardegna tra i tesori di Siniscola.

Il ritorno a Siniscola dopo tanti anni è carico di emozioni e sensazioni. Acque cristalline e un entroterra suggestivo ricco di storia e tradizioni per questo capoluogo delle Baronie, regione nella parte centro-orientale della Sardegna. Sovrastato dal magnifico massiccio calcareo del Monte Albo il paese di Siniscola, uno dei centri più popolati della provincia di Nuoro, al centro della direttrice che collega Olbia con il capoluogo, annovera tra le sue gemme le dune di Capo Comino e la spiaggia di Berchida. Qui avevo conosciuto una trentina di anni fa Ignazio Pasqualino Casu, artigiano di fama e figura carismatica di grande spessore umano.

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Sa Pompìa e altre storie

Oggi è il figlio Mario, quarta generazione, che prosegue con successo una tradizione nella lavorazione della ceramica che si rinnova di padre in figlio sin dal 1870. Una produzione incentrata inizialmente su manufatti per uso alimentare (trasporto acqua, conservazione vino, olio e miele) e poi con il tempo orientata progressivamente verso figure e modelli di stampo più artistico ed ornamentale. Nel laboratorio-esposizione di Mario Casu, sulla strada provinciale Siniscola La Caletta possiamo ammirare, oltre a riproduzioni di vasi nuragici, anche gallinelle, candelabri, brocche, borracce piatte, portacandele paravento “sos columberis” in varie forme e colori e tanti altri oggetti ricercati di finissima fattura che fanno bella mostra nei migliori negozi di artigianato, alberghi e ristoranti dell’Isola.

n

Accanto ai manufatti di

Con l’argilla del territorio circostante, particolarmente ricco di argilla rossa sin dai tempi

tipo artistico/ornamentale

antichi, Casu crea con il tornio pezzi unici che vengono poi passati nel forno elettrico

sopravvivono ceramiche

o a gas. In alcuni casi la cottura avviene ancora nel forno alimentato con le fascine di

utilizzate nella tradizione

cisto: una tecnica che grazie al “colpo di fiamma” riesce a garantire tonalità e sfumature

culinaria di Siniscola come le

più naturali. Per la decorazione vengono utilizzati smalti apiombici ma anche (per gli

casseruole “sa patedda”e “sa

oggetti di tipo ornamentale) ossidi (galeni) provenienti dalle miniere di Lula, per una

grissonera”.

colorazione verde antico. Accanto ai manufatti di tipo artistico/ornamentale sopravvivono ceramiche utilizzate nella tradizione culinaria di Siniscola come le casseruole “sa patedda”e “sa grissonera”. Quest’ultima, in particolare, viene ancora utilizzata per “sa suppa siniscolesa”: pane raffermo e compatto, strutto, sugo (sa banza) di pecora e vitello, alternati in vari strati con pecorino fresco e semistagionato e aggiunta di brodo di pecora e vitello, da cuocere per 4/5 ore sulla brace (che va posizionata anche sul coperchio della pentola, secondo tradizione). Un manufatto assolutamente originale è il “porta pompìa” per conservare e servire in modo adeguato un frutto portabandiera della tradizione di Siniscola, oggetto in questi ultimi tempi di una giusta e significativa valorizzazione.

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Bibenda 56 duemiladiciassette

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Sa Pompìa e altre storie

Ho la fortuna di parlare di questo prodotto così particolare ed

del paese o comunque offerto in occasioni speciali. Due i tipi

unico con Claudio Secchi nel panificio artigianale della madre,

di lavorazione tradizionale: “sa Pompìa intrea”(il frutto intero)

Francesca Pau, nel centro del paese. Qui è possibile trovare una

e “s’Aranzata”. In entrambi i casi, tolta la scorza e la polpa in-

grande varietà di prodotti da forno della tradizione sarda e sinisco-

terna, la cottura dell’albedo (la parte bianca sotto la scorza) av-

lese: Pane Carasau Tradizionale (detto Carasatu a Siniscola), In-

viene nel miele con aggiunta in taluni casi di mandorle. Tempi

tegrale e Guttiau, ma anche Riccioli

di lavorazione lunghissimi (anche sei

dorati (pane lentu fritto) e Spianate

ore) per un prodotto finale che appa-

di Siniscola (Cocone ‘e chita) alla ri-

ga il palato. Con la scorza eliminata,

cotta, al miele, alle patate. Sullo scaf-

in infusione in alcool per circa qua-

fale i protagonisti assoluti sono però

ranta giorni con aggiunta di acqua e

la Pompìa tradizionale Siniscolese e

zucchero, si ottiene, dopo opportuna

la marmellata di Pompìa. La persona

filtrazione, un gradevolissimo liquo-

giusta Claudio (una laurea a Firenze

re da servire molto freddo. Assaggio

con una tesi sulla Pompìa) per sve-

quello preparato da Claudio nel la-

larmi i misteri su origine e caratte-

boratorio del forno di famiglia: un

ristiche di quest’agrume così antico

accattivante colore oro con splendidi

di cui si ha testimonianza da almeno

riflessi ambrati ed un gusto che af-

tre secoli ma la cui presenza certa in

fascina e sorprende per eleganza ed

questa regione storica della Sardegna

equilibrio. Oggi sulle tavole sinisco-

è attestata solo nel 1837 dal Moris.

lesi la pompìa può presentarsi anche

Un alberello sempreverde di 2-3

in forma di sorbetti e gelati come

metri di altezza molto ramificato e con portamento espanso.

pure in accompagnamento a bolliti, cacciagione, formaggi e ver-

Il frutto, che presenta delle caratteristiche intermedie tra il

dure come il radicchio.

limone ed il cedro, ha una forma irregolare e una buccia di

Non solo usi alimentari. Si è scoperto che gli oli essenziali di

colore giallo molto rugosa e bitorzoluta con un peso che può

cui è ricchissimo il frutto si prestano con successo ad un utiliz-

arrivare fino ai 700 grammi. “Citrus limon var. pompìa”, questo

zo nel campo della cosmesi mentre alcuni studi in corso presso

il nome scientifico attribuito nel 2015 grazie alle ricerche e agli

il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’ Università di Sas-

studi del Prof. Ignazio Camarda. Un frutto dalla scarsissima

sari mirano alla realizzazione di fitoterapici grazie alle peculiari

diffusione, raccolto tra metà novembre e gennaio, che presenta

proprietà antinfiammatorie, antibatteriche e antimicotiche de-

un aspetto poco piacevole ma che ci riserva all’interno una serie

gli oli derivanti dalla scorza.

di proprietà che lo rendono unico e prezioso. Immangiabile

Un possibile volano per l’economia della zona ed una opportu-

fresco, a causa di una polpa ed un succo estremamente acidi,

nità di nuova occupazione giovanile. Questo l’auspicio e il de-

quest’agrume riesce a trasformarsi, dopo una lunga e laboriosa

siderio di Claudio che con passione, insieme ai produttori e ai

lavorazione (secondo una ricetta di cui si sono perse le origini),

pasticceri di Siniscola, si adopera per la valorizzazione di questa

in un inconfondibile dolce candito.

risorsa straordinaria, da conservare gelosamente, che si affianca al

Un dolce esclusivo riservato a pochi, come mi racconta Clau-

turismo, all’artigianato, alla produzione casearia e a tutte le altre

dio, che veniva regalato, nella tradizione popolare, ai notabili

perle di questa terra bellissima e incantata.


n

Un agrume raccolto in inverno,

dall’aspetto bruttino, immangiabile fresco, si trasforma, dopo una lunga e laboriosa lavorazione (secondo una ricetta di cui si sono perse le origini), in un delizioso dolce candito.

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Il Tequila è maschio

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Il N

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i c o l e t t a

N

a n n i


è maschio

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Il Tequila è maschio

Il distillato va servito in ampi bicchieri di cristallo per esaltarne al meglio gli aromi.

Tequila è una cittadina dello Stato di Jalisco in Messico ed è anche il principale distillato per questo paese. Il nome Tequila deriva dalla parola Tekilan che in lingua Nahuatl, meglio conosciuta come atzeco, significa luogo o zona di lavoratori. La tequila, anche se sarebbe più corretto dire il tequila perché in spagnolo è un sostantivo maschile, nasce dalla distillazione dell’agave tequilana Weber, varietà azzurra-blu, che è l’unica che si può usare per la produzione del Tequila solo dopo 6 o 8 anni di maturazione. Porta il nome del suo studioso, il medico militare e botanico francese Frederic Albert Constantin Weber che soggiornò in Messico negli anni dal1864 al 1870. Ad opera di una persona esperta del taglio, chiamata Jimador, l’agave viene privata di tutte le sue foglie appuntite e ridotta ad una grande pigna. La precisione del taglio è garantita da uno strumento apposito chiamato Coas. La pigna ottenuta viene trasportata in grandi forni a vapore dove, dopo essere stata ulteriormente tagliata, viene fatta cuocere a 90 gradi per due giorni interi. Il liquido così ottenuto viene poi fatto fermentare per tre giorni per poi passare alla distillazione. Il maestro distilador decide a suo piacimento quale debba essere il rapporto tra la quantità di distillato ottenuto dalla testa e quello ricavato dal cuore.

Se ne producono cinque tipologie: Bianco o

Plata,

imbottigliato

subito

dopo

la

distillazione; Oro, molto commerciale, mix tra tequila Bianco e invecchiato; Reposado, invecchiato minimo due mesi ma non più di tre anni; Anejo, con un invecchiamento minimo di un anno ma non superiore a tre; Extra Anejo, con una sosta in barrique di quercia per almeno tre anni. Per quanto riguarda le due ultime tipologie, il Consejo Regulador de Tequila, raccomanda di servirle in bicchieri Riedel, che permettano di apprezzarne al meglio gli aromi e di non usare il cosiddetto caballito in cui viene solitamente servita la Tequila. In chiusura, una divertente storiella narra della prima distilleria messicana chiusa per ordine del Re 44


di Spagna perchĂŠ temeva la concorrenza del prodotto con il suo brandy. CosĂŹ, la distilleria venne chiusa, ma in segreto la tequila prodotta fino a quel momento, fu previdentemente nascosta in botti che garantirono al prodotto un ottimo invecchiamento da vero distillato di pregio. Fortunatamente, questo regio decreto dopo molti anni decadde, a tutto vantaggio del distillato gelosamente conservato e “salvatoâ€? dalla distruzione.

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Piccoli, buoni, belli

Piccoli, Buoni, Belli

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o b e r t o

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r e c o

Quattro ettari tra Dolcetto, Freisa, Barbera e Grignolino per tanti buoni sorsi.

Prende forma la piccola cantina Montariolo sulle colline alessandrine del comune di Alfiano Natta e contemporaneamente, si concretizzano anche gli sforzi di Patrizia Pirola coinvolta nell’attività di famiglia che dal 2007 gestisce quattro ettari di vitigni tipici della zona. Inizia osservando i primi lavori e sperimentazioni, poi si appassiona fino a diventare responsabile della parte commerciale. Le quattro le etichette prodotte, maturate con solo passaggio in acciaio, si presentano schiette e autorevoli n

Montariolo

nel rappresentare le varie denominazioni piemontesi a cominciare dalla Docg Barbera

Via Cascina Montariolo

d’Asti, proseguire con le due Doc Monferrato, Dolcetto e Freisa, e chiudere con il

Alfiano Natta (AL)

Piemonte Grignolino. In fase di realizzazione una Barbera Superiore con elevazione

Tel 0141 922160

in legni di diversa tostatura e capacità. Dall’inizio la parte enologica è stata curata da

www.montariolo.it

Mario Redoglia, esperto del territorio piemontese, poi dal Luglio 2015, la gestione è passata in mano a Guido Beltrami. Dal Novembre 2016 l’azienda è entrata a far parte della FIVI, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti.

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Barbera Barbera d’Asti 2015 Tipologia: Rosso Docg - Uve: Barbera 100% - Gr. 14% - E 12 - Bottiglie: 5.300 - Veste rubino con riflessi porpora, compatto e consistente. L’olfatto, fine, trova riscontro nelle sensazioni intense di fiori rossi in piena esuberanza, a seguire toni maturi di visciola e amarena, soffi di sottobosco, fungo, felce e spunti speziati dolci. Bocca rigogliosa, piacevole nell’incedere, delicata nelle espressioni tattili, con freschezza e tannini in giusto equilibrio con morbidezza e alcolicità. Tutto in acciaio per 10 mesi. Involtini di vitello in umido.

Dolcetto Monferrato Dolcetto 2015 Tipologia: Rosso Doc - Dolcetto 100% - Gr. 13% - E 10 - Bottiglie: 3.300 - Rubino compatto e consistente. Al naso presenta buone profondità fruttate di lampone, more e ciliegie, seguono rapidi cenni vegetali e spezie scure. Bocca equilibrata e morbida, percorso da vibrante freschezza e affilata tannicità. Maturazione in acciaio per 10 mesi. Galletto al forno arricchito da spezie scure di ginepro.

Grignolino Piemonte Grignolino 2015 Tipologia: Rosso Doc - Grignolino 100% - Gr. 13,5% - E 10 - Bottiglie: 3.300 - Rubino limpido dai riflessi purpurei, di media consistenza. Olfatto tipico, caratterizzato da note fragranti di piccoli frutti rossi di more di rovo e corbezzolo, amalgamati a fiori rossi di rosa selvatica e violetta, chiude con sentori gentili di pepe e anice. Gusto fresco, dai toni ammandorlati, distinto dalla piacevole ed incalzante vena tartarica, curato nella morbidezza e sottile nella rappresentazione della trama tannica. Sosta in acciaio per 10 mesi. Lasagne verdi alle verdure di stagione.

Freisa Monferrato Freisa 2015 Tipologia: Rosso Doc - Uve: Freisa 100% - Gr. 13,5% - Bottiglie: 1.300 - Rosso rubino di media consistenza. Note intense di amarene, more e lamponi caratterizzano inizialmente i profumi olfattivi, seguono a poca distanza fiori rossi e cenni di spezie dolci. Bene il corpo, marcato da un’importante presenza glicerica, ben bilanciata nel finale dalla classica e presente freschezza. Chiude fresco e floreale, di media persistenza. Tutto in recipienti inox per 10 mesi. Lonza di maiale alle erbe. 47


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Cabernet Franc e r o t u A d’ C

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Cabernet Franc d’Autore

l a u d i o

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o n i f a z i


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Cabernet Franc d’Autore

Gli esperti dicono che sarà l’anno del Cabernet del Lazio. Vedremo se le previsioni saranno azzeccate.

Oz Clarke nel suo libro “Grape & Wines – a comprehensive guide to varieties and flavours” afferma che il Cabernet Franc è stato il re di tutti i Cabernet e che fu spodestato dal figliastro Cabernet Sauvignon, il quale prese il sopravvento nelle vigne, per via delle sue caratteristiche più decise, profonde e ricche. La Loira nella sua AOC Chinon offre il miglior profilo monovarietale con i distinti sentori di foglia di pomodoro e peperone, integrati e piacevoli - risultato dell’influenza del clima continentale – e mostrando al contempo fitta trama tannica e un corpo delicato. La letteratura internazionale pone l’accento sull’elegante finezza e capacità d’invecchiamento che questo vitigno raggiunge nel Touraine per poi citare, come un elenco rapido da sorvolare, le altre zone del mondo in cui è allevato: Friuli e Veneto, Toscana, Bolgheri, Napa e Sonoma.

n

San Giovenale

Quest’anno il Cabernet Franc ha trovato però uno spazio dove, almeno per l’annata

Via della Fontanella di

2013, ha espresso tutte le sue doti: il Lazio.

Borghese, 35 00186 Roma

Il caso ha voluto che due campioni di Cabernet Franc in purezza, di due aziende

Tel. 06 6877877

importanti, giungessero in redazione Guida Bibenda 2017 contemporaneamente, per

www.sangiovenale.it

essere sottoposti all’attenzione dei degustatori per la prima volta. Il trait d’union tra i due esemplari è stato cristallino: quest’anno San Giovenale e Omina Romana hanno introdotto nell’enologia Laziale due etichette d’indiscusso livello.

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San Giovenale è una realtà che nasce nel 2006, in cima alla valle del Mignone - un piccolo fiume che scorre tra i monti Sabatini e i Monti Cimini 50 km a nord di Roma in prossimità di uno dei centri etruschi più antichi. Da subito il lavoro è stato indirizzato verso l’ottenimento di un prodotto che potesse in fretta mostrare le sue potenzialità; gli sforzi si sono concentrati nei primi anni su un unico vino, l’Habemus, blend di Carignano, Syrah e Grenache che ha riscosso riconoscimenti lungo tutto lo stivale. Quest’anno, per far posto al fratello Cabernet Franc, è stata introdotta la distinzione tra etichetta bianca ed etichetta rossa; la prima definisce il vino originario, la seconda il nuovo arrivato. Le basse rese per ettaro, rispettivamente 50 e 25 quintali, portano a vini strutturati, potenti e perfezionati dall’equilibrio. L’ Habemus Etichetta Rossa 2013 apre il calice con un rubino intenso. Il naso è ampio e introduce un bouquet di viole e fiori scuri, cui seguono note mature di mora e mirtillo; timo e alloro aggiungono un impercettibile tocco vegetale, mentre le spezie come cannella, pepe, noce moscata e sottobosco chiudono il tutto. Ottimo è l’equilibrio tra parti morbide e dure, i tannini sono astringenti e vellutati, la morbidezza contrasta la freschezza, mentre ritorni fruttati e speziati si protraggono attraverso il lungo finale. È un vino che mostra un profilo caldo del vitigno che si discosta dall’idea astratta che si ha del Cabernet. 51


Bibenda 56 duemiladiciassette

Cabernet Franc d’Autore

Più a sud, nell’areale del Vulcano Laziale, tornato sotto i riflettori per il suo lento e certo risveglio, si trova Ômina Romana, azienda che vede le sue vigne crescere sulle pendici collinari del versante sud vicino a Velletri, e da dove è possibile scorgere il mare durante le giornate assolate. La famiglia Borner, quando decise di investire nel 2004 sul territorio, espiantò tutte le vigne originarie per introdurre quei vitigni abili a essere ricettivi alle caratteristiche del territorio. Già lo scorso anno lo Chardonnay aveva ricevuto le attenzioni degli operatori di settore, ma quest’anno il Cabernet Franc ha aggiunto nell’offerta qualcosa di ancora più grande. 52


Il Cabernet Franc Ars Magna 2013 apre con un rubino delicato. Il naso è elegante, trattenuto e ampio; porta con sÊ note primarie di susina e fragola, per poi muoversi su sensazioni piÚ tenui di spezie dolci che accompagnano a un finale balsamico e mentolato, dalla chiusura di china. In bocca altrettanta eleganza vede in ottimo equilibrio tutti gli elementi. I tannini, di buon vigore, sono vellutati e la freschezza rimane viva lungo tutto il sorso che non abbandona facilmente il palato.

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Ômina Romana Via Fontana La Parata, 75 00049 Velletri RM Tel. 06 96430193 www.ominaromana.com

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Bibenda 56 duemiladiciassette

Tutto in un barattolo

Tutto in un barattolo E

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l v i a

G

r e g o r a c e


I libri, il vino, il pranzo, il cocktail, il dessert: c’è tutto nel barattolo di Borgo Pio.

Tra i miglior film diretti ed interpretati della storia del cinema

cocktail. Nulla è lasciato al caso. Non esistono succhi di frutta

italiano non è possibile non ricordare Il grande cocomero di

preconfezionati. Il bancone pullula di colori di stagione: banane,

Francesca Archibugi. Protagonista uno splendido Sergio

mirtilli, fragole anche carote e verdure. Tutto preparato in modo

Castellitto nei panni del neuropsichiatra Arturo che trova

espresso. Ecco da dove nasce l’idea secondo Carlo: “L’esperienza

in Pippi, ragazzina problematica

di Lele ed il nostro entusiasmo ci

ed affetta da attacchi epilettici, la

hanno resi padrini di un’esperienza

ragione della sua esistenza dopo un

e di un’idea unica. Per anni i set

periodo di crisi, per cui il suo grande

cinematografici hanno subito la

cocomero. Proprio tra gli attori

desertificazione durante l’ora di

emerge un giovanissimo Raffaele

pranzo. Chi lavorava scappava, pur

Vannoli alle prime armi. Oggi Lele

di non incontrare il tanto odiato

prosegue la sua carriera artistica,

‘cestinaro’. I cibi erano terribili!

ma ha deciso assieme al suo loquace

Successivamente con l’utilizzo dei

socio, Carlo Pileggi, di aprire una

barattoli, è stato possibile servire

libreria con all’interno un ristorante,

e rendere felici gli avventori. Tutti

a pochi passi da Castel Sant’Angelo,

si nutrivano in modo gustoso ed

in via Borgo Pio 192. L’atmosfera è

ognuno con la pietanza servita alla

assolutamente informale. È possibile

giusta temperatura. Così accade a

acquistare libri o consultarli in compagnia di un delizioso

noi. I clienti escono soddisfatti dal locale. I barattoli sono i nemici

barattolo da cui prende il nome il locale. Parmigiana di melanzane

degli affollati buffet. Ognuno degusta ciò che vuole con estrema

fumante, pollo al curry con riso basmati e patate bollite, insalate

privacy e specialmente igiene. A comporre le pietanze è il catering

croccanti, couscous di verdure, farro. Per i palati più golosi tante

Barattolo Express, miglior banqueting ecologico.” Cento i metri

la varianti di tiramisù, dal classico, al pistacchio, alle fragole,

quadrati a disposizione. È lecito anche sorseggiare un barattolo

alle nocciole. Tutti cremosi ed invitanti. Tra i cocktail emergono

di vino, ovviamente a chilometro zero e rigorosamente biologico.

l’inebriante Moscow Mule o il Mojito Mediterraneo da abbinare

Varia la scelta. Lo stesso accade per le birre. Come dice sempre

a pietanze con base al pomodoro, poiché ogni barattolo ha il suo

Lele Vannoli: “Magna, magna che Dio ti accompagna!” 55


Bibenda 56 duemiladiciassette

La collezione Lemme

La Collezione

Lemme Un

volume che raccoglie cinquant’anni di raffinato collezionismo, opere

esposte al del

56

Louvre,

alla

Barocco Romano.

Galleria Nazionale d’Arte Antica

a

Roma

e al

Museo


57


La collezione Lemme

Bibenda 56 duemiladiciassette

Un volume che raccoglie cinquant’anni di raffinato collezionismo,

ha continuato la sua inesausta attività di ricerca e di studio

opere oggi esposte al Louvre, alla Galleria Nazionale d’Arte Antica

formando una nuova collezione, in prevalenza incentrata sulla

a Roma e al Museo del Barocco Romano in Ariccia., donate per

scuola romana dalla fine del Seicento al Settecento, continuando

onorare Fiammetta “splendida moglie e madre”, queste le parole

così ad essere uno dei principali artefici nella riscoperta e

di Fabrizio Lemme che si autodefinisce “collezionista bulimico”

nella rivalutazione critica di questo periodo così importante

mentre definisce il volume “un inno alla vita” e ci dà un preciso

della Storia dell’Arte. In occasione di una importante doppia

appuntamento: tra vent’anni, per

ricorrenza: gli ottant’anni d’età e i

festeggiare i 70 della sua collezione.

suoi cinquant’anni di collezionista, si presenta in questo volume si

Fabrizio

Lemme,

Docente

di

presenta in questo volume una

Diritto Penale, Avvocato Penalista

selezione di sessantasei opere della

anche specializzato in questioni

nuova raccolta Lemme, eseguite

d’arte, è ben conosciuto come

da alcuni degli artisti italiani e

uno dei più raffinati collezionisti

stranieri più importanti tra XVII e

italiani. Dopo l’acquisto in blocco

XIX secolo. La preferenza accordata

della sua ultima raccolta nel 2010,

al bozzetto e al modello, a pittori

da parte di una istituzione privata,

poco conosciuti ma di grande

n

La collezione Lemme Cinquant’anni dopo A cura di Alessandro Agresti Prefazioni di Fabrizio Lemme, Alvar González-Palacios, Pierre Rosenberg de l’Académie française De Luca Editori d’Arte, Roma 2016

58


finezza, a “opere prime” che permettono di ricostruire gli esordi dei loro autori, alla “qualità” prima che al “nome” – alcuni degli elementi del “Gusto Lemme” – consentono di ripercorrere la storia della nostra pittura passata per sentieri desueti e poco frequentati dalla critica, ricostruendone il panorama ricco e vario. Completano il volume le immagini di tutti i dipinti collezionati da Fabrizio Lemme dal 1966 ad oggi, confluiti in ben tre donazioni: al Museo del Louvre, a Parigi (1997), alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, a Roma (1997), al Museo del Barocco, ad Ariccia (2007), che non solo rendono questo libro uno strumento imprescindibile per lo studio e la conoscenza della scuola romana del seicento e del settecento, ma una concreta testimonianza dell’amore di Fabrizio Lemme per l’arte e la conoscenza. Alessandro Agresti, Dottore di Ricerca presso l’Università degli Studi di Roma Tre, è il curatore della collezione Lemme. Si è occupato delle collezioni d’arte della Fondazione Camillo Caetani e prosegue attualmente i suoi studi sulle collezioni del cardinale Domenico Orsini e della sua casata. È anche autore di diversi saggi dedicati alla pittura (Marco Benefial, Pietro Bianchi, Tommaso Maria Conca), alla scultura (Pietro Bracci), al disegno (Carlo Maratti e Salvator Rosa, Antonio Cavallucci), al collezionismo.

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Pane, amore e Biancolella

Bibenda 56 duemiladiciassette

Pane, Amore e Biancolella B

Gli

a r b a r a

angeli matti di

P

Ischia,

a l o mb o

così

Veronelli

chiamava uomini che combattevano

contro le avversità della natura, così come succede in

60

Casa D’Ambra.


61


Bibenda 56 duemiladiciassette

Pane, amore e Biancolella

L’Isola è magica, il mare è la sua energia vibrante, il panorama è di straordinaria bellezza, e poi luci e suoni, colori e odori: è Ischia, l’isola più grande del golfo di Napoli, favoloso patrimonio naturalistico, con sorgenti di acqua termale, con montagne, colline, boschi e meravigliose spiagge. La viticoltura è arte antica qui, si tramanda da generazioni; ha dato e continua a dare nel tempo vini di ottima qualità. Nel Comune di Forio, in località Panza, è situata la storica Azienda “Casa D’Ambra”, il cui fondatore fu Francesco D’Ambra nel 1888, detto Don Ciccio, che dedicò n

Casa D’Ambra

tutta la sua vita allo sviluppo dell’attività vitinicola. A lui succedettero i figli, Mario,

Via Mario D’Ambra, 16

Michele e Salvatore, che continuarono ad ampliare l’Impresa acquistando altri vigneti

80075 Forio d’Ischia NA

e reimpiantando varietà locali; nel 2000 la proprietà passò all’enologo Andrea, figlio di

Tel. 081 907210

Salvatore, un professionista che ancora oggi, insieme alle sue due giovani figlie, Marina

info@dambravini.com

e Sara, anche lei enologa, lavorano con impegno e passione per accrescere l’Azienda e

www.dambravini.com

la bontà dei vini prodotti. “Casa D’Ambra” è proprietaria di 4 ettari in località Frassitelli, e di un ettaro in Montecorvo; inoltre ha in conduzione 6 ettari in varie zone vocate dell’Isola, e, in più, acquista annualmente 5000 quintali di uva da Cooperative di viticoltori ischitani con cui c’è un consolidato rapporto di fiducia, per un totale di circa 40 ettari, che danno una produzione attuale di 500.000 bottiglie annue comprendenti “Frassitelli”, “Forastera”, Biancolella” e tutto il resto della gamma. Andrea è emozionato quando racconta la storia della sua famiglia, di quando Luigi Veronelli, girando uno dei suoi reportage per la RAI, giunse ad Ischia, e restò così colpito dalla vigna Frassitelli, che la classificò tra le più belle d’Italia, e suggerì di fare qui una vinificazione separata del Biancolella, e da questo consiglio nacque il primo Cru: è in effetti uno spettacolo della natura questa vigna, uno spazio di terreno terrazzato a forte pendenza, all’altezza di 600 metri a strapiombo sul mare, testimonianza di come ad Ischia sussista la viticultura eroica, mirabile lavoro su 4 ettari di tortuoso terreno tufaceo e vulcanico, esaltato dai profumi ed i colori del finocchietto, del timo, dell’origano e delle ginestre. Grande tenacia da parte di coloro che Veronelli chiamava “Angeli Matti”, perché uomini determinati che rincorrono il loro obiettivo combattendo contro le molteplici avversità della natura: in certi periodi dell’anno, ancora oggi, guardando da giù, si possono vedere queste persone con le cassette di uva sulle spalle lungo le pendici delle alte montagne, che lavorano in condizioni rischiose e pericolose: sembrano angeli che camminano nel cielo. Angeli matti, che accettano di investire tempo, lavoro e denaro sapendo di non venire premiati da grandi cifre di fatturati, bensì dalla soddisfazione di produrre vino eccellente da vigne localizzate in

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questi luoghi impervi. Da qualche tempo è stata installata una monorotaia che rende la situazione leggermente meno difficile, ma comunque si tratta sempre di lavorare in condizioni estremamente dure. La protagonista di questa vigna ammirevole è lei, l’uva Biancolella, che ben si adatta a terreni di origine vulcanica, alle “piccole frasche,” e alla positiva influenza climatica del mare. Andrea D’Ambra la vinifica in purezza nel suo “Biancolella Frassitelli”, con decantazione a freddo del mosto, controllo della temperatura durante la fermentazione, il tutto in silos di acciaio, con una resa di 55 litri per quintale. “Noi siamo cresciuti a Pane e Biancolella” amano dire sorridendo Andrea e i suoi stretti collaboratori: ed infatti fu Salvatore, il papà di Andrea, che per primo imbottigliò il Biancolella nel 1956, e fu lui che per primo riuscì a renderlo importante e famoso. 63


Bibenda 56 duemiladiciassette

Pane, amore e Biancolella

Era ancora molto giovane Andrea quando lo zio Mario combatteva per ottenere il riconoscimento di DOC per alcuni vini quali “Biancolella” ed altri, ed era poco più di un bambino quando, nel 1966, Ischia divenne la prima DOC della Campania, e tra le prime 5 DOC italiane insieme alla Vernaccia di San Gemignano, al Brunello di Montalcino, all’Est Est Est di Montefiascone e al Frascati. Anche Luchino Visconti, il celebre regista, amico della famiglia D’Ambra, amava questo vitigno, e fu lui a consigliare una etichetta che avesse un contenuto improntato sulla tradizione, con la casa di famiglia, i carrati di vino, e il mare di Ischia.

La degustazione | F

rassitelli

Nel bicchiere un colore giallo paglierino, molto luminoso; al naso è intenso e delicato, fruttato e floreale, minerale e balsamico: evidente l’odore di pesca bianca, di melone, di fiori di ginestra e di erbe come la pipernia, l’origano e la mentuccia. All’assaggio colpisce immediatamente per la sua struttura elegante e delicata nello stesso tempo, e per la sua freschezza e sapidità. In bocca non manca di morbidezza, e il sorso dà un ritorno di sentori di macchia mediterranea e di erbe aromatiche. Si avverte la sensazione salmastra, gradevole e leggera, e si apprezza l’avvolgente morbidezza e la persistenza lunga e piacevole. Un vino che esprime il territorio dell’Isola, la passione di chi si impegna in un duro lavoro da 4 generazioni, ma soprattutto un vino che esprime la carezzevole delizia di un nettare davvero speciale.

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Per il Nebbiolo un Metodo Classico

Bibenda 56 duemiladiciassette

Per il Nebbiolo un Metodo Classico A

n t o n e l l a

Sono

P

o mp e i

sei le aziende aderenti al progetto sperimentale per

la spumantizzazione del vitigno piemontese per eccellenza.

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Bibenda 56 duemiladiciassette

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Per il Nebbiolo un Metodo Classico

Il Nebbiolo è noto per essere forse il più nobile dei vitigni au-

grappolo, viene eliminata la punta, meno adatta alla produzione

toctoni italiani, molto esigente, tanto che viene bene solo nei

di grandi rossi. Ma questa punta “scartata” è pur sempre neb-

territori che si sceglie lui stesso: Piemonte, un po’ in Valle d’A-

biolo, ed è dotata di grande acidità, minor quantità di zuccheri

osta, Valtellina. È la base per presti-

e spiccati tratti minerali. Da qui l’in-

giosi vini che rispondono al nome di

tuizione: utilizzare queste punte per

Barolo, Barbaresco, Gattinara, Ghem-

creare un metodo classico pregiato, un

me, Nebbiolo, Valtellina Superiore,

extra brut vicino alle grandi bollicine

Sfursat. Vini rossi

talvolta austeri,

francesi per concezione, vinificazione e

talvolta eleganti, che nascono per es-

qualità. Nasce così, nel 2010, ì il pro-

sere invecchiati. Ma già nel 1787, in

getto Nebbione, a cui partecipano 6

Piemonte, si parlava di uno spumante

aziende, sotto la guida di Molino; un

fatto con uve nebbiolo, prima anco-

progetto che diventa un vino, dotato

ra di quando Carlo Gancia, alla fine

di un disciplinare proprio e rigoroso

dell’800, inventava il suo spumante

che vede l’esordio delle prime bottiglie

da uve Moscato. Dopo tanto tempo,

sul mercato nell’ottobre 2015, curato

lo spumante da uve nebbiolo torna in vita, grazie ad una intu-

singolarmente dalle sei aziende. Un metodo classico 100% neb-

izione di Sergio Molino, enologo consulente di alcune aziende,

biolo che prevede vinificazione in acciaio, con iperossigenazione

che in Piemonte, nel primo decennio degli anni 2000, studia

del mosto, fermentazione a temperatura controllata con lieviti

l’uva nebbiolo. Lo scopo è quello di migliorare la qualità dei vini

selezionati, sosta sui lieviti per 40 mesi (ma già si pensa ad au-

docg a base nebbiolo e Molino verifica che questo accade se, dal

mentarli), affinamento parte in acciaio, parte in legno.


Sei aziende, cinque piemontesi e una valdostana, hanno aderito al progetto, ognuna delle quali ha scelto un nome da dare al proprio spumante, dunque Nebbione in realtà resta soprattutto il nome del progetto. Le aziende piemontesi sono Travaglini con il Nebolé Brut M.C., Reverdito con il Reverdito Extra Brut M.C., Rivetto con l’Extra Brut Kaskal, Franco Conterno Cascina Sciulun con NaPunta, Cascina Ballarin con Punte dei Tre Ciabot e la valdostana Cantina Cooperativa La Kiuva con Traverse La Kiuva Rosé. Travaglini di Gattinara, all’esordio della sua versione di nebbione, si è aggiudicata l’ultima edizione dell’Oscar del Vino, nel 2016 appunto, nella categoria “Miglior Vino Spumante”, un risultato che non ha bisogno di ulteriori commenti. Cinzia Travaglini e suo marito Massimo Collauto lo hanno chiamato Nebolè, dall’unione delle parole nebbiolo e bolle, fuse in una scelta geniale, che racchiude in sé l’ essenza oggettiva di ciò che rappresenta ed un’idea di delicata nostalgia, di sensualità crepuscolare e quasi struggente, fragile e perfetta per rappresentare uno spumante che non poteva che essere elegante e pregiato. Al calice, il Nebolé è giallo paglierino ricco con lievissimi riflessi rosati, spuma

n

Travaglini

persistente e perlage finissimo. Al naso è fine, minerale, elegante, con note fragranti

Strada delle Vigne 36

di crosta di pane, mela golden e gesso, seguite da sbuffi morbidi di nocciola, burro,

13045 Gattinara (VC)

zafferano, miele, persino un lieve ricordo di idrocarburi. Una grande ampiezza

Tel. +39.0163.833.588

olfattiva, che in bocca si conferma con un sorso vivace e gradevole, una spiccata

Fax +39.0163.826.482

acidità e una buona struttura, che non manca di morbidezza e regala una leggera e suadente cremosità. Raffinato, equilibrato, lunghissimo.

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Capodiferro: un ristorante che piace

Bibenda 56 duemiladiciassette

Capodiferro: un ristorante che piace C

l a u d i a

D

H

o r t e n s i a

e b

M

a r t i n e z

Vista panoramica sul lago di Nemi, piatti golosi, servizio sorridente. L’esperienza di due Sommelier.

70


n

Ristorante Capodiferro Via F.lli Cervi, 1 Genzano diRoma Tel. 06 93376332 info@ristorantecapodiferro.it Aperto a pranzo e a cena Chiusura: lunedì

A Genzano, territorio in cui la cucina tradizionale romana la fa da padrone, è possibile trovare un ristorante che fa moda, senza seguire la moda. Tra i primi a proporre la cucina di pesce ai Castelli Romani, questo locale si distingue per l’emozione che si riesce a vivere assaggiando i piatti dello chef Salvatore Capodiferro, piatti che si imprimono nella memoria. Location accogliente, vista mozzafiato sul lago di Nemi, personale di sala sorridente e qualificato. Il colore predominante è il bianco, maniacale la cura dei dettagli. Un’eleganza discreta avvolta da una bella luce, sia di giorno sia di sera. La parola chiave è “armonia”. I clienti sono coccolati e accolti dallo chef, personaggio decisamente empatico, che con uno sguardo riesce ad interpretarne desideri e gusti. Per iniziare sarete tentati da una ricca scelta di antipasti crudi e cotti. Attenzione a non strafare, il meglio deve ancora venire. Una cucina di alto profilo basata su materie prime di altissima qualità come il pesce, i frutti di mare, i crostacei freschissimi e l’extravergine biologico prodotto dall’azienda 71


Bibenda 56 duemiladiciassette

Capodiferro: un ristorante che piace

agricola di famiglia, tutto sapientemente valorizzato dalle mani sicure e dall’estro dello chef Salvatore, che ama ricercare ingredienti particolari e rivalutare quelli di un tempo, senza sconvolgerli. Il menù è stagionale con la sola eccezione della mousse di baccalà con chips di patate viola, must have per i clienti fissi. In questo periodo si trovano proposte a base di castagne, legumi secchi e funghi, oltre alle linguine del pastificio Gentile con ricci e fave di cacao in purezza, praticamente il piatto più richiesto. A proposito di ingredienti di un tempo, da segnalare due primi: le ruote pazze di Benedetto Cavalieri con acciughine e cime di rapa, adagiate su una vellutata di burrata e le fettuccine fatte in casa, con crema di cicerchie e frutti di mare. Quando lo chef racconta questi piatti sorride pensando a sua nonna. Le “ruote pazze” e le cicerchie evocano in lui dei bei ricordi, forse sarà per questo che i suoi piatti trasmettono gioia al primo assaggio? Tra i secondi c’è l’imbarazzo della scelta. Noi abbiamo particolarmente gradito il trancio di tonno ai sesami su insalatina di puntarelle e limone. Il consiglio è di lasciare un po’ di spazio per i dolci, tutti rigorosamente fatti in casa con ingredienti freschi (assolutamente vietate le creme in polvere e i semipreparati, ndr). Discreta la carta dei vini. Prezzi convenienti. Fidatevi: la scelta sarà indimenticabile! 72


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Bibenda 56 duemiladiciassette

Il linguaggio di un’emozione

e n o i z o m e ’ n u di

Il linguaggio P 74

i e t r o

M

e r c o g l i a n o


In

un calice l’allievo e amico ricorda il professor

Tullio De Mauro,

perdita

recente e incolmabile per il mondo della cultura.

75


Bibenda 56 duemiladiciassette

Il linguaggio di un’emozione

La morte di Tullio De Mauro, avvenuta il cinque gennaio di quest’anno, ha sconvolto tutti coloro che – anche attraverso i Media, che ne hanno dato giusta risonanza – ne siano venuti a conoscenza. Il professor De Mauro aveva ottantaquattro anni e molti progetti ancora aperti nel metodico rigoglio d’idee che da sempre lo aveva caratterizzato. Si tratta di una delle poche personalità di cui si può dire «che abbiano segnato in modo indelebile la cultura italiana dell’ultimo cinquantennio», come assicura il suo amico e collega Luca Serianni nell’incipit del suo bellissimo pezzo in memoriam apparso su Il Sole 24 Ore il giorno sei. Linguista pionieristico e geniale, filosofo e pensatore, docente universitario fra i più amati e stimati, Ministro della Pubblica Istruzione (per il Governo Amato), personalità di spicco della cultura nazionale ed internazionale. Mai sazio di nuove avventure e di nuove condivisioni, nell’ultimo anno e mezzo aveva aperto vicino casa sua una serie di incontri settimanali a tema linguistico cui un gruppo di noi suoi fortunatissimi amici e chiunque si trovasse a passare per quell’indirizzo di Viale Regina Margherita partecipavamo come a qualcosa di simile tanto a un rito sacrale quanto a un pranzo fra vecchi amici. L’amicizia (per quanto impari, com’è evidente) con Tullio De Mauro è una delle cose più importanti dei miei anni romani. Parlavamo spesso anche della mia passione per il Vino, del mio desiderio di raccontare a parole un’esperienza dei sensi e d’inseguire col linguaggio la narrazione dell’emozione del calice e delle possibilità della Lingua di tesserne il racconto. D’estate m’inviava affettuosi messaggi dalla sua casa di fronte all’isola di San Pantaleo (Mozia), dove si ritrovava con «figliolanza e nipotanza» (come diceva). Immagino fossero davvero poche le probabilità che proprio un vino proveniente da quell’isola – che si estende per non più di 0,45 km2 al centro dello stagnone di Marsala – mi ritrovassi poi in degustazione lunedì nove, a soli due giorni dai funerali dell’amico e maestro, per una lezione del Bibenda Executive Wine Master dedicata ad alcuni vitigni a bacca bianca del Centro-Sud. Eppure così è stato: Grillo Mozia 2014 di Tasca d’Almerita. Paglierino brillante. Fresco già al naso, con sentori pur dolci di cedro candito; sul fondo ma sempre a fuoco, un mare altrettanto fresco e dolce di erbe di campo e infiorescenza di trachelospermum jasminoides; a intervalli brevi, refoli delicati ma potenti di iodio e pepe verde. Immediatamente sapido in bocca e piacevolmente fresco, ha persistenza non lunghissima ma di ottima qualità. Accogliendo non senza commozione la curiosa coincidenza, ho libato all’amico mai perduto: per ancora una volta, unito a lui dal ricordo e dall’emozione del vino.

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77


Bibenda 56 duemiladiciassette

Corteaura, elogio della lentezza

Corteaura, T

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i t o

M

a r o t t a


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Bibenda 56 duemiladiciassette

Corteaura, elogio della lentezza

Quando ormai pensi di aver sentito tutto su una zona e su

e appassionata della Franciacorta, che ha ben interpretato il

un vino, ti può sorprendere la storia di un uomo che riesce

suo desiderio e ha deciso di investire tutte le sue conoscenze

ad incuriosirti e il suo vino ad emozionarti. È vero che ho

sul progetto Corte Aura al fine di produrre un vino che

l’emozione facile con gli spumanti, quelli buoni, ma quando c’è

rappresentasse in maniera peculiare l’area di appartenenza.

una storia, una caratterizzazione che non è solamente marketing, allora l’emozione diventa sentimento. La degustazione della

Il nome Corteaura è evocativo. Aura viene dal passato, in greco

produzione di Corte Aura, in

si riferisce sia ad una ninfa che

Fondazione

ad un campo di energia positiva.

Italiana

Sommelier,

non è stata quella dell’ennesimo

L’emblema

imprenditore che vuole investire il

tartaruga, non a caso simbolo di

suo denaro in una zona vocata per

lentezza, morigeratezza e longevità.

aziendale

è

una

il bere effervescente e il marchio esaltante, ma molto di più.

Cuore e testa, testa e cuore… i vini Corteaura hanno iniziato a testare

80

A presentare l’Azienda è il giovane

il mercato all’estero, prima di

proprietario, un veneto che ha il

affacciarsi su quello nazionale ove

desiderio di realizzare uno spumante

si sono poi collocati in una fascia

di alta qualità mettendoci il cuore.

di produzione media. L’Azienda ha

Federico Fossati entra in punta di piedi nella comunità

insistito sull’integrità e la qualità delle uve esaltate in cantina

Franciacortina, rispettoso di quelle tradizioni e degli equilibri

con lunghissimi periodi di sosta sui lieviti, rigorosamente

locali, col desiderio di rimanere e crescere in un territorio come

selezionati, con ceppi sicuri, studiati per essere tali e con

la Franciacorta, simbolo di cura e passione. A sostenere il sogno

tempi giusti, atti a garantire una fermentazione e una cessione

di Federico, c’è Pierangelo Bonomi, voce autorevole, storica

aromatica la più neutra possibile.


81


La degustazione | C

orteaura

Il Satèn, spumante sul quale l’azienda punta molto, nasce nel. Satèn (dal francese satin) significa “raso”, un nome che evoca un suono e soprattutto sostituisce il termine “Crémant”, limitato esclusivamente ai vini d’oltralpe. Il Satèn è un vino ottenuto da uve a bacca bianca, con 24 mesi (minimo) di sosta sui lieviti, 30 se millesimato o 60 se “Riserva”; con il “tirage” di 20 grammi per litro al fine di ottenere 5 atm di pressione massima consentita; per Corteaura non rappresenta solo una strategia di mercato, ma molto di più: è il riscatto di una tipologia che realmente rappresenta il vertice qualitativo dell’Azienda e della spumantistica Franciacortina. Col Satèn iniziamo la degustazione e con l’anteprima assoluta del Satèn millesimato la concluderemo, segnando il sorprendente segno distintivo dell’Azienda fonte di ulteriore ispirazione per i produttori della Franciacorta a fare sempre bene e sempre meglio.

Satèn, sboccatura 02/2016 Chardonnay 100% della vendemmia 2012, 36 mesi sui lieviti. Colore intenso, con riflessi oro verde e copiosa e finissima effervescenza. Decise percezioni tipicamente minerali di pietra focaia assieme a lievi toni floreali e di frutta secca, poi note di agrumi e di pasticceria. Sorso avvolgente, sapido e cremoso al tempo stesso con carbonica ben distesa in una lunghissima persistenza floreale. Finale iodato con ricordi di mandarancio di infinita piacevolezza. Brut, sboccatura 09/2016 Chardonnay 95% e Pinot Noir 5% della vendemmia 2011, 42 mesi sui lieviti. Brillante con sfumature dorate, effervescenza fine e infinita. Colpisce per l’eleganza dei toni minerali ben integrati con cenni di biancospino, mandorle amare, zucchero filato e miele d’agrumi. Sorso piacevolmente equilibrato, freschezza e sapidità sorreggono i ritorni olfattivi che si arricchiscono di percezioni di crema pasticcera al limone. Persistenza infinita, sapida, per uno stile di brut versatile, dal profilo ricco ed elegante. 82


Pas Dosé, sboccatura 09/2016 Chardonnay 55% e Pinot Noir 45% della vendemmia 2010, 54 mesi sui lieviti. Brillante e luminoso con matrice oro verde, finissima ed infinita effervescenza. Colpisce con distinte note iodate e salmastre, tipicamente minerale, si fa strada su cenni di susina gialla con qualche ricordo di erbe aromatiche e spezie scure. Carattere e personalità si riscontrano al sorso, che piacevolmente si concede a tutto tondo, con una struttura che vuole essere austera ma di piacevole avvolgenza.

Brut Rosé, sboccatura 09/2016 Pinot Noir 70% e Chardonnay 30%. Brillante rosa buccia di cipolla con riflessi ramati e perlage minuto e infinito. Al naso piccoli frutti rossi freschi, croccanti e piacevoli con percezioni minerali che si riscontrano all’assaggio, di grande equilibrio, elegante e di pregevole rispondenza. Lieve astringenza e grande vena sapida e minerale caratterizzano il lunghissimo finale. Vino intrigante e per niente scontato.

Satèn Millesimato 2010, sboccatura 03/2016 Chardonnay 100%. Brillante oro verde con perlage minutissimo e infinito. Ritornano i sentori fumé e minerali del Satèn s.a., ma con una ricchezza olfattiva che sventaglia toni di uva spina, susina, glicine, miele di zagara e qualche sfumatura di pasticceria. Ritmato il sorso, cremoso, carezzevole, ben sorretto dalla freschezza che si allunga con la sapidità in un’infinita persistenza. Uno Chardonnay che promette ancora lunghissima evoluzione. 83


Informazioni da Fondazione

Questa rubrica riassume tutte le novitĂ , gli eventi, le attivitĂ , le notizie, i momenti che hanno vista impegnata la in lungo e in largo nel

84

Paese.

Fondazione Italiana Sommelier


Informazioni da Fondazione

particolari e aneddoti a un popolo che da sempre lo ama e che Bibenda Cina

desidera esserne il più possibile informato. In questo numero:

È uscito il nuovo numero di BIBENDA in lingua cinese,

Barone Ricasoli con il suo Chianti Classico Riserva Castello

distribuito come di consueto in oltre 100mila copie,

di Brolio, il Collio Friulano scoperto attraverso le etichette di

principalmente nelle città di Pechino e Shanghai.

Villa Russiz, i grandi rossi di Sardegna, la Sicilia e i vini caldi del Sud Italia, l’enogastronomia del Trentino e tanto altro ancora. Un vero successo che continua anche in Oriente per rendere più seducenti la cultura e l’immagine del vino.

Sassicaia in Sicilia Il Re dei vini italiani in una indimenticabile verticale al Four Points by Sheraton di Catania, sede della Fondazione Italiana Sommelier - Sicilia Orientale.

Sono tre anni che lo stile BIBENDA ha conquistato e continua ad affascinare il pubblico orientale, grazie ad una pubblicazione che, pur adattandosi alle esigenze linguistiche, culturali e del mercato cinese, ha mantenuto vivo lo spirito

Sassicaia è uno stato mentale, prima ancora che un grande vino.

di approfondimento dell’edizione italiana, capace ovunque di

È il brand che rappresenta il made in Italy nel mondo e se oggi il

“rendere più seducente la cultura del vino”, consolidando la

vino di qualità tricolore irrompe nei mercati internazionali, anche

sua posizione anche in Cina, luogo e cultura non sempre facili

senza la fastidiosa impronta modaiola della barrique anni ‘80 e

da raggiungere e accontentare.

‘90, è soprattutto merito di Tenuta San Guido, di Incisa della

Il vino italiano continua ad essere il protagonista assoluto

Rocchetta e della Rosa dei Venti che campeggia austera in etichetta.

anche di questa sesta pubblicazione, raccontato con tanti

Proprio il Sassicaia è stato protagonista assoluto di una 85


Informazioni da Fondazione

indimenticabile verticale a Catania, venerdì 20 dicembre, con cinque annate (2005, 2008, 2009, 2011, 2012) che hanno

I primi Sommelier dell’Olio in Sicilia

fatto “vibrare” le corde della sensibilità gusto-olfattiva di

Il Sindaco Leoluca Orlando ha presieduto alla cerimonia di

sommelier e appassionati, per un evento “sold out” già tre

consegna dei diplomi ai primi sommelier dell’olio.

giorni dopo essere apparso sul sito.

La Sicilia ha i suoi primi Sommelier dell’olio. La cerimonia

Un viaggio nel tempo, fra sentori di gioventù enologica, tannini

di consegna dei diplomi si è svolta la mattina del 10 Gennaio

nobili, note evolutive spesso appena accennate e improntate

corrente presso la Sala Gialla di Palazzo delle Aquile alla presenza

a una eleganza estrema, assoluta, come solo questo fantastico

del Sindaco Leoluca Orlando che ha consegnato gli attestati a

blend di cabernet sauvignon e cabernet franc può regalare.

dodici dei venti partecipanti al corso organizzato nei mesi scorsi

Daniela Scrobogna ha avuto il compito di accompagnare i

dalla Presidente della Fondazione Italiana Sommelier per la Sicilia

partecipanti in questo viaggio sensoriale, raccontando il mito,

occidentale Maria Antonietta Pioppo. Durante la cerimonia il

il territorio, le scelte rivoluzionarie che hanno trasformato una

Sindaco ha espresso il suo apprezzamento per l’iniziativa, prima

fetta di Toscana nella “culla”italiana di vitigni internazionali

e unica in Sicilia, dichiarando che “Professionalità e passione

fino ad allora esaltati principalmente dall’enclave bordolese.

sono il connubio vincente per raccontare la nostra regione”.

Questi i nomi dei sommelier, oltre alla Presidente, presenti alla consegna dei diplomi: Marco Ariolo, Vincenzo Biondo, Stefano Cammarata, Alessandro Di Giugno, Filippo Falsone, Dario Un viaggio che non poteva non culminare in una riuscita

Macaione, Sergio Messina, Orsola Provenzano, Rosalia Ventimiglia,

prova d’abbinamento, con uno stracotto di cinghiale alle

Giuseppina Vassallo, Sergio Zecchini.

bacche di ginepro e cipolla caramellata, preparato dallo chef del Four Points by Sheraton di Catania, Saverio Piazza. L’evento, realizzato grazie alla collaborazione fra la struttura che ospita la sede regionale per la Sicilia Orientale di Fondazione Italiana Sommelier, con la proprietaria Ornella Laneri in prima fila, è stata l’anteprima delle attività 2017, presentate alla fine della verticale dal Presidente della delegazione Paolo Di Caro. 86


Nella Tenuta si svolgerà quindi la degustazione guidata Non solo Prosecco per Astoria Wines

dall’enologo di 4 spumanti molto diversi fra loro.

Fondazione Italiana Sommelier Veneto nel cuore della Docg di Valdobbiadene. Le superstizioni hanno le gambe corte, tuttavia venerdì 13 Gennaio le condizioni climatiche erano decisamente avverse: tempesta di neve tra Padova e Treviso. Nonostante qualche spargisale, traffico bloccato e quindi un piccolo e giustificato ritardo, noi rappresentanti della Fondazione Veneto giungiamo all’Astoria Lounge di Crevada nel cuore della Docg Prosecco, dove ad aspettarci ci sono Giorgio e Paolo Polegato, proprietari dell’azienda e il loro enologo

Fanò - Asolo Prosecco Superiore, un extra brut in cui spiccano

Roberto Sandrin. L’incontro è all’insegna dell’ospitalità da parte del

le caratteristiche del terreno argilloso da cui nascono le uve di

team di Astoria, con una breve (visto l’orario e il freddo) visita alla

questo prodotto.

cantina dotata di tutti gli asset a più elevata tecnologia per rispon-

Casa Vittorino - Valdobbiadene Prosecco Superiore, un Brut

dere alla domanda sempre più crescente di Prosecco nel mondo.

caratterizzato da un grande equilibrio. Astoria - Valdobbiadene Prosecco Superiore Millesimato, lo spumante che rappresenta il fiore all’occhiello. Arzanà - Valdobbiadene Prosecco Superiore di Cartizze, premiato con i 5 Grappoli di Bibenda 2017. La serata prosegue con l’appuntamento all’insegna della convivialità, e dal momento che Astoria Wines non è solo Prosecco, la cena sarà accompagnata dai vini aziendali fermi. Per la crema di fagioli con radicchio di Treviso vengono proposti Mina e Crevada, entrambi a base di Chardonnay, Incrocio Manzoni 6.0.13 e Sauvignon, più complesso il secondo, per via anche della fermentazione in barrique di rovere francese. Per accompagnare il piatto

L’avvio è con un brindisi di Valdobbiadene Prosecco Superiore

di carne vengono proposti Clamore e Croder, anche in questo caso

2016 extra dry nella versione Corderie nell’elegante wine store,

stesso uvaggio per entrambi - Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc,

rappresentativo dello stile della maison.

Merlot e Marzemino, il primo lavorato interamente in acciaio, il se-

Più tardi, a Refrontolo, presso la sede di Tenuta Val de Brun ci

condo maturato in barrique per 15 mesi. Per concludere, il Fervo,

raggiunge Giorgia Polegato, la giovane e tenace enologa figlia

Refrontolo Passito da uve Marzemino, dai fragranti sentori di

di Giorgio che si occupa della parte commerciale, un aspetto

marasca e viola appassita, di buona persistenza in bocca, perfetto

fondamentale visto che l’esportazione aziendale riguarda più di

con la biscotteria secca. Un bel clima, nonostante il freddo, di

90 Paesi nel mondo.

condivisione di una passione, di voglia di cultura del vino. 87


Informazioni da Fondazione

Anteprima Mas dei Chini Dal Trentino Alto Adige l’ultima iniziativa di successo siglata dalla Fondazione Italiana Sommelier. Uno dei privilegi maggiori che possa capitare ad un wine lover come me, è quando un nuovo vino viene immesso nel mercato e ti viene chiesto di presentarlo in Anteprima. Un’occasione sempre importante. L’idea è stata di racchiudere in un solo unico evento tanti importanti momenti: la consegna della Guida Bibenda 2017 agli associati, l’attestato d’onore alla mia stretta collaboratrice fiduciaria di zona Elena Kovac, un brindisi tra tutti i futuri corsisti per i migliori auguri di felice esito del Corso per Sommelier che si apprestano a frequentare a Bolzano (inizio del corso il 30 Gennaio). L’evento speciale di presentazione di due nuove bottiglie di Trento Doc nel panorama di stelle del Metodo Classico trentino non poteva essere auspicio migliore di successo. L’azienda agricola Mas dei Chini, rappresentata da Andrea Tiefenthaler (wine maker di chiara fama) e Graziano Chini (proprietario) è stata “raccontata” in modo professionale ed emozionale, dalle scelte tecniche in vigna e in cantina a quelle di cuore fatte di scelte difficili, a volte di sacrifici. Seguono in sintesi le descrizioni delle novità, frutto di magnifi-

Trento Brut Inkino Riserva 2010 Ottenuto dal 100% di uve Chardonnay provenienti da vigne situate tra Trento e Bolzano a 300 metri di altitudine con esposizione a sud est e allevate con la tradizionale Pergola Trentina vinificate con pressatura soffice, a temperatura controllata, in acciaio. Passa poi 6 mesi in botti di rovere austriaco e altri 60 di sosta sui propri lieviti in bottiglia. Si tratta naturalmente di un Blanc de Blancs. Offre profumi di frutta a polpa gialla, pesca soprattutto, note di albicocche disidratate, crosta fragrante di pane, note agrumate che ricordano scorzzette candite di arance, poi vaniglia. uno stile riconoscibile, particolare.

che intuizioni, che abbiamo degustato. Trento Brut Inkino Carlo V Riserva 2008 È la punta di diamante dell’azienda ottenuta da uve Chardonnay (60%) e Pinot Nero (40%). Dopo una sosta di 8 mesi in rovere austriaco, ne passa 90 in bottiglia sui propri lieviti. Il colore è un coinvolgente oro brillante dal perlage finissimo. Mostra note evolutive molto piacevoli e complesse. Note di frutta matura, crema pasticcera, noci, pane tostato regalano una piacevole complessità anche in bocca dove risulta pieno, morbido e cremoso. Una meraviglia. 88


A Tor Vergata la conferenza annuale di TED L’intervento di Franco M. Ricci alla Conferenza annuale del TEDxTorVergataUniversity a Roma. Il TEDxTorVergataUniversity è un evento che rientra nel formato globale TED, organizzazione no-profit americana che ha come obiettivo quello di “diffondere idee che hanno valore”. A Roma si svolge all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, all’Auditorium “Ennio Morricone” della Facoltà di Lettere e Filosofia. L’ultima edizione romana svoltasi a Maggio 2016, ha avuto il tema “New Models of Life” e ha visto alternarsi i maggiori protagonisti del campo della genetica, social media, smart cities, territorialità, fisica, story telling, crowdfunding e medicina, fashion, customer experience, beneficenza, sport e razzismo e wine&food. Per quest’ultimo è stato invitato a intervenire Franco M. Ricci, Presidente della Fondazione Italiana Sommelier. Guarda il Video su www.bibenda.it 89


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❖ A PARTIRE DAL 12 MAGGIO 2017 ❖ ❖ A PARTIRE DAL MAGGIODAL 2017 ❖ 12 A PARTIRE 12 ❖ MAGGIO

ALL’HOTEL ROME CAVALIERI ALL’HOTEL ROMEAC LLAVALIERI ’HOTEL ROME CAVAL IL 17° CORSO PER SOMMELIER DELL’OLIO IL 17° CORSO PER OMMELIER ’O LIO IL S17° CORSO DELL PER S OMMELIER D ◆❖◆ ◆❖◆

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INFORMAZIONI SU WWW.BIBENDA.IT INFORMAZIONI SU WWW.BIBENDA .IT INFORMAZIONI SU WWW.BIBENDA. PER ISCRIVERSI TEL. 06 8550941 PER ISCRIVERSI TEL. 06 8550941 PER ISCRIVERSI TEL. 06 8550941

❖ A PARTIRE DAL 12 MAGGIO ❖ Fondazione Italiana2017 Sommelier

Fondazione ItalianaFondazione Sommelier Italiana Somm

CENTRO INTERNAZIONALE PER LA CULTURA DEL VINO E DELL’OLIO con il INTERNAZIONALE Riconoscimento Giuridico della Repubblica CENTRO PER LA CULTURA DEL VINO EItaliana DELL’OLIO CENTRO INTERNAZIONALE PER LA CULTURA DEL VINO

ALL’HOTEL ROME CAVALIERI IL 17° CORSO PER SOMMELIER DELL’OLIO

con il Riconoscimento Giuridico della Repubblica Italiana con il Riconoscimento Giuridico della Repubblica


www.bibenda.it bibenda@bibenda.it

direttore

Franco M. Ricci

Caporedattore centrale Paola Simonetti

Hanno collaborato a questo numero

Foto

Cinzia Bonfà, Claudio Bonifazi,

© shutterstock.it

Claudia Deb, Roberto Greco, Elvia Gregorace, Paolo Lauciani,

Consulenti dell’Editore

Tito Marotta, Hortensia Martinez,

Sergio Bianconcini Architettura

Pietro Mercogliano, Nicoletta Nanni,

Michele Federico Medicina

Barbara Palombo, Manuele Petri,

Stefano Milioni Edizioni

Antonella Pompei, Dario Risi

Franco Patini Internet Attilio Scienza Viticoltura

Grafica e Impaginazione

Gianfranco Vissani Cucina

Fabiana Del Curatolo

B ibenda p e r r e n d e r e p i ù s e d u c e n t i l a c u l t u r a e l ’ i m m a g i n e d e l v i n o

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Anno XVI

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Direzione, Redazione e Amministrazione 00136 Roma - Via A. Cadlolo, 101 - Tel. 06 8550941 - Fax 06 85305556

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Iscrizione al Registro Operatori della Comunicazione al n° 9.631

n. 56

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Gennaio 2017

2017, Bibenda Editore Srl - Roma tutti i diritti sono riservati / Registrazione del Tribunale Civile di Roma al n° 574 del 20 Dicembre 2001

L’analisi sensoriale, che evidenzia la qualità dei vini di tutte le nostre recensioni, viene effettuata con metodo e scuola di Fondazione Italiana Sommelier. In questo numero di Bibenda vi presentiamo 196 etichette. Altre Pubblicazioni di Bibenda Editore | BIBENDA il Libro Guida ai Migliori Vini, Ristoranti, Grappe, Oli e Birrifici | L’Arte del Bere Giusto / Il Gusto del Vino / Il Vino in Italia e nel Mondo / Abbinare il Vino al Cibo / Il Dizionario dei Termini del Vino (sono i testi del Corso di qualificazione professionale per Sommelier riconosciuto in tutto il mondo) | Ti Amo Italia (la pubblicazione in inglese su Vino e Cibo italiani) | Il Quaderno di Degustazione del Vino.


III


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