Anno XVII - n. 72 - Mensile Luglio 2018
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copertina > Dopo appena 5 anni (per la precisione, ancora da compiere) dalla costituzione della Fondazione Italiana Sommelier, ci divertiamo a fare le somme delle emozioni fin qui provate. Sono innumerevoli e profonde. Le abbiamo riassunte in pochi momenti magici, simbolici ed esemplari.
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5 Anni di Emozioni / di Franco M. Ricci Una giornata di cultura del vino indimenticabile I grandi eventi Campioni del mondo Elogio della gentilezza / di Maurizio Saggion Alice e il robot / di Filippo Busato Donne e vino nell’antichità / di Stefania Roncati La stella di Morgenster Inaugurazione / di Floriana Bertelli Tra gli antichi vitigni dei Monti Lattari / di Dario Risi Verso l’essenza del vino / di Stefano Brega Argentum Bonum de Sneberch / di Raffaele Fischetti Le Vin Jaune / di Davide Maria Consolaro Api sentinelle dell’ambiente L’intervista. Bruno Gambacorta / di Elvia Gregorace A tavola con i produttori / di Cinzia Bonfà I nuovi ristoranti di BIBENDA / di Stella G. de Baciis Crucibenda / di Pasquale Petrullo Informazioni da Fondazione
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ARTICOLO DI COPERTINA
5 ANNI DI EMOZIONI Gli
ultimi decenni, i migliori anni della nostra vita, nell’ultimo lustro si sono
arricchiti di tante altre grandi, inaspettate emozioni.
L’anno della vita è sempre quello che ci ricordiamo per un fatto importante. Che è gioioso pensarlo. Che è un punto d’arrivo. Che è storia di ognuno in un angolo della propria memoria. Franco M. Ricci
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5 ANNI DI EMOZIONI
2013 Un Notaio dà vita ad una Fondazione di Sommelier.
Anno 0
2014
elier a SommE DE LL’OLIO ItalianUR e n VINO io L z DE a A d LT Fon PER LA CU AZIONALE liana Ita TERN Repubblica CENTRO IN uridico della oscimento Gi con il Ricon
Un Prefetto dà vita al Riconoscimento Giuridico della Repubblica Italiana a quella Fondazione.
melier Fondazione Italiana Som DEL VINO E DELL’OLIO CULTURA CENTRO INTERNAZIONALE PER LA Repubblica Italiana con il Riconoscimento Giuridico della
r liana SommelLie Fondazione Ita E DEL ’OLIO VINO DEL A TUR PER LA CUL ALE CENTRO INTERNAZION a Italiana Giuridico della Repubblic con il Riconoscimento
Fondazione Italiana Som melier NAZIONALE PE R LA CULTURA DEL co CENTRO INTER
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lla Repubblica Ita
2015 Papa Francesco parla con noi e ci assicura che il vino è ation
elier Associ
rldwide Somm Aderente a Wo I DELEGAZION Asia | opa Eur | ia | Ital America | Nord e Sud | Oceania
una buona cosa e diventa ommelier d’Onore. 101 lo,S | Via A. Cadlo NTRALE SEDE CE Cavalieri | Hotel Rome 00136 Roma | fax 06 85305556 1 tel. 06 855094 83 | P.I. 13421701007 405 712 C.F. 977 ibenda.it sommelier@b
Anno 2
SEDE CENTRALE Via A. Cadlolo, 101 00136 Roma | Hotel Rome Cavalieri | tel. 06 8550941 | fax 06 85305556 C.F. 97771240583 | P.I. 13421701007 sommelier@bibenda.it
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SEDE CENTRALE lo, 101 Cavalieri | Via A. Cadlo 00136 Roma | Hotel Rome 85305556 tel. 06 8550941 | fax 06 007 1701 1342 P.I. | 583 C.F. 97771240 sommelier@bibenda.it
VINO E DELL OL
tion Aderente a Worldwide Sommelier Associa DELEGAZIONI Asia | Europa | Italia | | Nord e Sud America | Oceania Sommelier Association Aderente a Worldwide DELEGAZIONI | Italia | Europa | Asia | Nord e Sud America | Oceania
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Anno 1
2016 Il Vino
per nostra espressa richiesta al
Presidente
del
Consiglio diventa Regalo di Stato con un accordo tra Presidenza
e
Fondazione:
da quel momento cassette di
vino e di olio diventano l’Omaggio che i
Consiglio
Anno 3
scambiano con i
Presidenti
del
Presidenti del Mondo
nelle
loro visite.
2017
Diamo vita ad un incontro storico: l’assaggio del vino e la nomina di
Sommelier d’Onore al Principe
Carlo d’Inghilterra e a sua moglie Camilla. Con loro parliamo della meraviglia del
Vino e dell’Olio italiano.
Anno 4
2018 Diamo vita ad una giornata indimenticabile con il
Presidente della Repubblica. Entra nel nostro
11°Forum della Cultura del Vino ascolta gli oratori e condivide il nostro lavoro.
Anno 5 3
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Una Giornata di Cultura del Vino indimenticabile
UNA GIORNATA DI CULTURA DEL VINO
INDIMENTICABILE
4
La
presenza del
Presidente
della
Repubblica
al nostro evento annuale, il suo
intervento, i suoi auguri hanno dato a questo incontro con i
Sommelier
della
Fondazione e i Produttori di Vino un valore inestimabile.
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Una Giornata di Cultura del Vino indimenticabile
n
Il Presidente della Repubblica
Lunedì 2 luglio si è svolto l’appuntamento con il Forum Internazionale della Cultura
fa il suo ingresso al Forum di
del Vino, promosso da Fondazione Italiana Sommelier e giunto all’undicesima edizione.
Fondazione Sommelier presso la Luiss
Una giornata unica dedicata alla diffusione della cultura del Vino che quest’anno ha
accompagnato da Giovanni Lo Storto
visto l’eccezionale presenza del Presidente della Repubblica Italiana.
ed Emma Marcegaglia.
In questa occasione al Capo dello Stato sono state donate le insegne della Sommellerie della Fondazione Italiana Sommelier direttamente da Franco M. Ricci.
Sopra, nel salottino dell’Aula Toti Franco Ricci, Presidente della Fondazione Italiana Sommelier, consegna al Capo dello Stato il dono delle insegne della Sommellerie.
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Una Giornata di Cultura del Vino indimenticabile
A seguire, nell’Aula Chiesa della LUISS, una location di altissimo valore artistico e culturale, davanti ad un parterre esclusivo, composto da oltre 400 persone tra produttori di vino (oltre 200), sommelier, giornalisti e professionisti del settore. Sono intervenuti. Emma Marcegaglia (Presidente LUISS) per il saluto di benvenuto. Franco Maria Ricci (Presidente Fondazione Italiana Sommelier e promotore fin dalla prima edizione del Forum sulla Cultura del Vino) ha introdotto il tema Il Valore del Tempo e Il Presidente della Repubblica: l’Italia del Vino, delle Tradizioni, delle Diversità riceve un segnale forte. Di seguito il nostro intervento. IL VALORE DEL TEMPO Il Valore del Tempo con questo annuale Forum aumenta vertiginosamente Signor Presidente. La Sua partecipazione aggiunge un valore immenso al nostro lavoro culturale di tanti anni. Dapprima abbiamo preso atto di quanta cultura racchiudesse il vino, con le sue tradizioni, i suoi territori, le sue storie, le sue donne e i suoi uomini... e negli anni abbiamo n
Emma Marcegaglia da
il benvenuto, Franco Ricci
operato affinché il nostro Paese potesse emanciparsi con il dono della conoscenza di questo importante protagonista della nostra produzione.
durante il suo intervento.
Tuttavia, la consapevolezza che l’Italia divenisse il più grande Produttore al mondo non poteva bastare a chi, come noi, doveva invece impegnarsi a far conoscere i sentimenti, il cuore, la storia, le diversità di un prodotto del tutto assimilabile a tutte le grandi espressioni culturali d’Italia come la Poesia, l’Architettura, la Letteratura... Durante questo nostro impegno dedicato alla diffusione della cultura del vino, venivamo anche a scoprire che nella Scuola Alberghiera Italiana, sicuramente deputata all’insegnamento delle materie relative all’ospitalità, in 5 anni di programma non era prevista neppure un’ora dedicata al Vino. Siamo andati avanti, ci siamo avvicinati sempre di più alle istituzioni per modificare sostanzialmente anche il rapporto dei giovani con il vino, nella convinzione che la conoscenza di questo alimento, a volte demonizzato, sia invece la chiave per averne il controllo. In sostanza, siamo convinti che chi conosce il vino sa perfettamente quando smettere. Il vino che trattiamo nelle nostre aule, dalla Sicilia al Piemonte, il vino che insegniamo 8
a comprendere e a degustare è il vino di qualità del nostro Paese,
Tutta questa ricchezza, Signor Presidente e amici presenti
vanto della nostra produzione in tutto il mondo.
all’11° Forum Internazionale della Cultura del Vino, deve esse-
Oggi, Signor Presidente della Repubblica, il Valore del Tempo
re compresa, rispettata e valorizzata.
si centuplica, grazie alla Sua presenza. Perché Ella è qui, con i Produttori di Vino, con i Sommelier, con i Comunicatori e i
Conosciamo da molti anni il Suo valore di uomo e di politico,
Giornalisti del Vino. La Sua presenza qui testimonia e amplifica
la Sua sensibilità, le Sue idee di libertà e di volontà all’emanci-
il senso di questa ricchezza che l’Italia è in grado di offrire al
pazione culturale.
mondo intero in termini di Cultura del Vino e del Cibo. Per questo, Signor Presidente, La ringrazio anche a nome della Una ricchezza fatta anche di diversità. Di vitigni e di territori.
Sommellerie Mondiale che ho l’onore di presiedere, di essere qui
Solo per fare un esempio, la somma dei vitigni del mondo
a incoraggiare il nostro fervore, a dare sempre maggiore entusia-
rappresenta solo una piccola parte rispetto al numero enorme
smo al nostro tempo che dedichiamo al valore della cultura del
dei Vitigni d’Italia. Lo stesso concetto vale per i nostri territori,
vino e del cibo, che consideriamo pari a quella del Colosseo.
la diversità dei nostri territori è infinita.
Ce lo lasci credere, perché ne siamo profondamente convinti.
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Una Giornata di Cultura del Vino indimenticabile
Angelo Gaja (Produttore) ha parlato dell’impegno oggi dei
(…La viticoltura aiuta molti ragazzi. La vite in questo senso è
Produttori al racconto profondo del Vino.
fonte di grande insegnamento, coltivarla richiede cura costante
(…I tempi in agricoltura sono lenti, come lo sono nell’attività
e rispetto dei tempi della terra, insegna quindi a prendersi cura
vitivinicola. Il vino ha bisogno di tempo per maturare nelle botti.
dell’altro e ad avere pazienza.
Ancor più ne hanno bisogno i grandi vini per maturare in bottiglia.
Fare un buon vino può essere quindi un’occasione di riscatto, un
Solo con il tempo il produttore diviene consapevole che il vino
modo per riappropriarsi della propria vita e del proprio futuro,
è lo strumento attraverso il quale poter esprimere la propria
un valore che poi è alla base del percorso stesso dei ragazzi.
personalità, la propria filosofia di produzione, il rispetto per
All’interno della Comunità, 53 giovani sono impegnati stabilmente
l’ambiente, la volontà di farlo ritornare a essere la più sana delle
tra vigna e cantina. Negli anni, più di 450 ragazzi sono stati
bevande. Con il tempo il consumatore apprende ad accostarsi al
impiegati in questi due settori. Negli ultimi 10 anni sono stati
vino con buon senso, a goderne in giusta misura. Con il tempo
formati a San Patrignano oltre 120 sommelier ed oltre 50 sono
si impara a conoscere il vino, attraverso corsi di degustazione,
invece i ragazzi che hanno trovato occupazione nel settore del vino.
a giudicarlo, a visitare i luoghi di produzione grazie ai quali
In questo senso, la vite può anche rappresentare un’occasione
scoprire anche la provincia italiana che è il vero motore della
per rafforzare il senso di appartenenza di tutti noi verso il nostro
nostra economia.)
straordinario Paese.)
Letizia Moratti (Co-fondatrice Comunità San Patrignano) ha
Paola Severino (Vice Presidente LUISS), ha portato il saluto
descritto il riscatto di San Patrignano da molti anni sintesi del
dell’Università che per la seconda volta ha accolto il Forum della
Vino: dalla Produzione alla Cultura.
Cultura del Vino.
n
Il Capo dello Stato, alla sua
destra Filippo Gallinella presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati. A sinistra Letizia Moratti e sopra il saluto di Paola Severino. 11
Bibenda 72 duemiladiciotto
Una Giornata di Cultura del Vino indimenticabile
È intervenuto a parlare il Presidente della Repubblica. Ecco il suo discorso. “Rivolgo a tutti un saluto molto cordiale e vorrei esprimere un augurio al nuovo Rettore della Luiss. Ringrazio i relatori. Abbiamo ascoltato considerazioni che sono state proposte sul piano storico, su quello letterario, culturale, di costume, economico, giuridico. Tutti questi aspetti manifestano quanto il vino italiano costituisca un’eccellenza che non è soltanto frutto della natura e della condizione privilegiata - sotto questo profilo - del nostro Paese, ma è frutto di una grande capacità degli operatori, di una grande comunità di operatori, di professionalità di alto valore apprezzato in tutto il mondo. Tutto ciò richiede conoscenza del territorio, saperi tradizionali, ricerca attuale, attente analisi. Franco Maria Ricci e Angelo Gaja ci hanno richiamato al valore del tempo; richiamo quanto mai opportuno in una stagione che rischia di essere quella dell’eterno presente. Tutti questi elementi sono definibili, ma non si possono esprimere con un logaritmo. Non vorrei sembrare irriverente verso una sorta di nuova figura di culto di questa stagione, certamente utile su altri versanti e in altri settori, ma quanto abbiamo ascoltato ci ha ricondotto a come la cultura del vino sia radicata alla civiltà, alla terra. La Presidente Marcegaglia ci ha ricordato la varietà della produzione nel nostro Paese che richiama alla molteplicità dei suoi territori, delle sue caratteristiche, delle sue specifiche condizioni: ciò lo rende affascinante. Si tratta di un fronte di grande grande rilievo per il nostro Paese che richiama alla migliore storia dell’Italia e alla sua grande varietà. Letizia Moratti ci ha ricordato come il vino costituisca anche un veicolo di riscatto. Sono tutti elementi che fanno comprendere perché questo prodotto sia vincente sui mercati internazionali. Vi sono tante ragioni che sorreggono il successo di export della nostra produzione vinicola, nella speranza che l’improvvida stagione di minaccia di dazi non abbia un eccessivo sviluppo e non crei difficoltà. In realtà questo settore, come tanti altri, dimostra come i produttori italiani abbiano sempre da guadagnare dai mercati aperti, hanno bisogno di mercati aperti, perché hanno il coraggio di affrontare la concorrenza e la capacità di vincere, di prevalere nelle competizioni. L’economia di ogni Paese ha sempre da guadagnare dai mercati aperti. Questo vale particolarmente per il nostro Paese. Sono anche lo strumento - per riprendere una considerazione di Paola Severino - che consente, attraverso trattati di grande portata, di regolamentare in maniera trasparente e rassicurante rapporti e criteri di produzione, di concorrenza e di commercio. 12
n
Il Presidente della Repubblica
durante il suo discorso
Per queste ragioni vorrei ringraziarvi molto, fare gli auguri alla Fondazione dei Sommelier, e salutare, insieme a Franco Maria Ricci, tutti i sommelier, tutti i produttori, tutti i comunicatori e i giornalisti del settore. Grazie per il vostro impegno.� Questo il testo del discorso del Capo dello Stato che ha provocato un applauso scrosciante da parte di tutti i presenti, in segno di commossa condivisione.
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n
Angelo Gaja con la figlia Rossana
Una Giornata di Cultura del Vino indimenticabile
Rossana e Angelo Gaja (Produttori) hanno parlato del Vino artigianale italiano.
durante il loro intervento.
Al termine, il Direttore di Corporate Affairs Filatelia di Poste Italiane Fabio Gregori ha proceduto alla cerimonia dell’annullo filatelico celebrativo dell’11° Forum Internazionale della Cultura del Vino. In ricordo della giornata è stata donata una copia della cartolina con l’annullo filatelico a ciascuno dei presenti. La Fondazione Italiana Sommelier è artefice da oltre trent’anni dell’ambizioso progetto volto all’emancipazione del nostro Paese nell’ambito della Cultura del Vino e dei Prodotti della nostro Terra. Nel 2008 si è deciso di dare vita al Forum Internazionale della CULTURA DEL VINO, un’intera giornata dedicata a sensibilizzare le istituzioni ed il paese su questo importante patrimonio italiano. Un’iniziativa in sintonia con il lavoro portato avanti da Fondazione Italiana Sommelier nell’ultimo mezzo secolo con corsi e attività mirati alla diffusione della cultura del vino in Italia e all’estero. 14
n
Sopra, l’abbraccio del Presidente della Fondazione Franco Ricci
con Letizia Moratti Co-fondatrice Comunità San Patrignano. Sotto, la cartolina e il procedimento dell’Annullo Filatelico.
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I Grandi Eventi
I GRANDI
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Le Date dei Grandi Eventi, i Classici da non perdere da segnare in agenda.
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I Grandi Eventi
Le Date dei Grandi Eventi, i Classici da non perdere per un altro Grande Anno 2018 – 2019 ricco di emozioni.
Prenotate il vostro posto in prima fila!
Per venire incontro alle richieste di molti Iscritti alla Fondazione che non sono riusciti in passato a prenotare per tempo, due di questi importanti appuntamenti si possono già prenotare senza dover attendere la pubblicazione del
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> SETTEMBRE 2018 Lunedì
SommelierNotizie.
Banco d’assaggio - ORARIO: 16:00 - 21:00 - PREZZO: 10,00 €
| Festa di inizio del nuovo anno Hilton con degustazione a banchi d’assaggio di tutte le aziende seguite da Maurilio Chioccia! Con oltre trent’anni di attività, Maurilio Chioccia è oggi uno dei più stimati e competenti enologi del nostro Paese. Ha iniziato il suo percorso collaborando con Riccardo Cotarella e da più di una decina d’anni è consulente di molte aziende del centro Italia. Il banco d’assaggio vedrà in degustazione tutte le aziende da lui seguite. Seminario di degustazione - ORARIO: 17:00 - 18:30 - PREZZO: 10,00 € Degustazione dedicata ai cru aziendali di tutte le aziende presenti al banco d’assaggio, selezionate appositamente da Maurilio Chioccia per la Fondazione Italiana Sommelier. A guidare la degustazione un docente di Fondazione Italiana Sommelier insieme all’enologo Maurilio Chioccia.
Verticale storica di 20 annate di Montiano - ORARIO: 19:00 - 22:30 - PREZZO: 40,00 € Un’esclusiva di Fondazione Italiana Sommelier. Il Montiano è il vino simbolo di Falesco. Prodotto dal 1993, rappresenta uno dei migliori rossi del Lazio e d’Italia. Da uve 100% Merlot, trascorre 12 mesi di maturazione in barrique e un anno di affinamento in bottiglia. Per questa occasione in degustazione 20 annate. Le annate in degustazione. 1994 – 1995 – 1996 – 1997 – 1998 – 2000 – 2001 – 2003 – 2004 – 2005 – 2006 – 2007 – 2008 – 2009 – 2010 – 2011 – 2012 – 2013 – 2014 – 2015
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BIBENDA 2019
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> NOVEMBRE 2018 Sabato
Ingresso in sala ORE 18,30 - PREZZO: 200,00 €
| Grande Cena di Gala dei 5 Grappoli. Presentazione di BIBENDA 2019 e di oltre 500 grandi vini abbinati a sei piatti. Presentazione Nazionale, Premiazione, Cena e Degustazione degli oltre 500 Vini premiati da BIBENDA 2019 con i 5 Grappoli. Programma dell’evento che celebra la ventunesima edizione di BIBENDA Ore 18,30 / Ingresso alla Cantina dei Vini premiati con i 5 Grappoli 2019, con oltre 550 vini a disposizione. Ore 20,00 / Presentazione della Guida BIBENDA 2019. A seguire Cena di Gala con abbinamento di tutti i vini premiati con i 5 Grappoli 2019. Durante la cena si svolgerà la Premiazione dei vincitori Vini 5 Grappoli di BIBENDA 2019. Inoltre, grande novità, prestigiosa selezione delle migliori Grappe italiane in degustazione. Al fine di consentire una corretta degustazione, i vini saranno suddivisi in differenti Carte, in modo da garantire a ciascun partecipante l’assaggio del più alto numero di etichette possibile. Per esserci prenota subito il tuo posto!
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> MARZO 2019 Sabato | 12° Forum della Cultura dell’Olio. Convegno, Premi, Incontri di Degustazione, Pranzo delle 5 Gocce.
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> MARZO 2019 Sabato | Oscar del Vino 2019. Evento da non perdere, unico al Mondo.
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> MAGGIO 2019 Sabato | Laboratori di degustazione dei Grandi Vini del Mondo: il Festival del Vino. Una giornata per i grandi intenditori all’assaggio con la guida dei nostri migliori Docenti.
> LUGLIO 2019 Lunedì | 12° Forum Internazionale della Cultura del Vino.
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Campioni del Mondo
CAMPIONI DEL MONDO Un
altoatesino si aggiudica il trofeo di
davanti ad un belga e ad una veneta.
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Miglior Sommelier
del
Mondo 2018
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Campioni del Mondo
Presso la Sede di Fondazione Italiana Sommelier all’Hotel Rome Cavalieri, lo sabato 30 giugno 2018, si è svolto il Concorso di Primo Sommelier del Mondo di Worldwide Sommelier Association, l’Associazione Internazionale che raccoglie tutte le Sommellerie del Mondo, presieduta da Franco M. Ricci. I FINALISTI Alessandra Breda, Sommelier di Fondazione Italiana Sommelier Veneto Giuseppe Mirai, Sommelier di Sommelier Association of Belgium Eros Teboni, Sommelier di Fondazione Italiana Sommelier Trentino Alto Adige I tre finalisti hanno affrontato le prove finali, orali e pratiche, davanti ad una giuria composta da Daniela Scrobogna, Responsabile della Didattica Nazionale, Marco Reitano Sommelier de La Pergola del Rome Cavalieri, Paolo Lauciani docente di Fondazione Italiana Sommelier, Giuseppe Cupertino Presidente Fondazione Sommelier Puglia. Per la prova pratica al tavolo il ruolo dei commensali è stato ricoperto da Massimo Billetto, Alessia Borrelli e Giovanni Lai, tre dei più “internazionali” tra i docenti della Fondazione. I “lavori/giochi” sono stati condotti dalla scanzonata ma severa regia di Luciano Mallozzi. Al termine delle prove finali, si è aggiudicato il primo premio al Concorso di Primo
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Sommelier del Mondo per la Worldwide Sommelier Association Eros Teboni, sommelier altoatesino che si è fatto apprezzare oltre che per la preparazione, anche per disinvoltura e simpatia espressiva. Oltre all’ambito Premio di Best Sommelier in The World 2018 e alla fascia con il Tastevin d’argento, Eros Teboni si è aggiudicato anche una borsa di Studio per il 7° Bibenda Executive Wine Master, che prenderà il via il prossimo 24 Settembre 2018, del valore di 20.000 Euro.
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Elogio della Gentilezza
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ELOGIO DELLA M
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a u r i z i o
S
a g g i o n
Gentilezza
Il ponte levatoio che facilita la relazione.
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Elogio della Gentilezza
La gentilezza ha sollevato molte controversie nel corso della storia. I pensatori antichi si sono divisi tra coloro che credevano nell’assoluto egoismo dell’animo umano, e coloro che fondavano le loro riflessioni sull’inesauribile fonte di generosità della persona. Queste diverse visioni si sono alternate nel corso dei secoli. A volte più orientate alla concordia sociale basata sulla generosità relazionale, come nelle interpretazioni degli intellettuali del Rinascimento, altre più centrate sull’individualismo egoista come nel Leviatano di Hobbes (1651), contrastate dalle opinioni di Hume, Smith e Rousseau. La gentilezza, all’interno di questa alternanza filosofica, non ha trovato uno spazio autonomo di riflessione, né il riconoscimento come ambito di approfondimento specifico. Le Scienze della Comunicazione e le diverse scuole di pensiero, non hanno pensato di offrire alle diverse generazioni di comunicatori una riflessione strutturata e di apprendimento esperienziale sul tema gentilezza. Eppure la straordinaria valenza trasformativa che la gentilezza (non la formalità), riesce a determinare nei contesti relazionali, richiederebbe di dotarci di una nuova sensibilità e di (ri)scoprire questo modo altro di sentirci felici.
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La gentilezza è una componente della capacità empatica di una persona di comprendere ed anticipare i comportamenti dell’interlocutore, ma, dal punto di vista temporale, ne anticipa i tempi: la gentilezza traccia la strada all’empatia. Per noi che amiamo il vino e le relazioni che lo accompagnano, che promuoviamo momenti di benessere generati dall’esercizio degustativo, la gentilezza dovrebbe essere la precondizione dell’esperienza emozionale. La gentilezza nelle parole e nei gesti, nella forma e nella sostanza del nostro narrare, è il saperci distinguere come quelli che con il vino ed attraverso il vino hanno trasformato la propria esperienza di vita, provando al contempo a contagiare con leggerezza quella degli altri. La gentilezza è l’altro distintivo associativo, è la spilla di riconoscimento sul vestito della quotidianità. È l’abito con il quale ci presentiamo a parlare di vino, a raccontare una determinata storia. È il perché quell’atto degustativo consapevole sia espressione stessa di gentilezza nei confronti di un valore/prodotto. La gentilezza è la prima fase del percorso sensoriale, è lo spazio che trasforma un momento, nell’esperienza desiderosa di repliche. La gentilezza è la nostra nuova disciplina da sperimentare. 27
Bibenda 72 duemiladiciotto
Alice e il robot
Alice
E IL ROBOT F
i l i p p o
B
u s a t o
La degustazione, tra sogno e realtĂ . 28
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Bibenda 72 duemiladiciotto
Alice e il robot
— Vuoi un po’ di vino? — disse la Lepre di Marzo affabilmente.
Al di là del fatto che esistono molti vini che possono mettere in
Alice osservò la mensa, e vide che non c’era altro che tè.
difficoltà il robot (non solo per il vitigno), l’uomo romantico
— Non vedo il vino, — ella osservò.
invece non si esime dal porsi e dal porre alcune domande che
— Non ce n’è, — replicò la Lepre di Marzo.
possono destare l’attenzione e spingere ad approfondire il tema:
— Ma non è creanza invitare a bere quel che non c’è, — disse
- questo robot ha visto i paesaggi del vino che sta assaggiando?
Alice in collera.
- ha stretto la mano alle persone che producono quel vino, le ha
È passato qualche annetto da quando
abbracciate? Ha condiviso qualche
ascoltai questo dialogo in un cartone
emozione con loro?
animato nell’aula magna della scuola
- cosa ricorda questo robot dell’anno
elementare, pronunciata da un’esile
in cui è stata vendemmiata l’uva?
bambina che usciva dalla realtà del
Cosa faceva in quell’anno?
rigido mondo vittoriano per entrare
- Ha un vino preferito?
nel Paese delle Meraviglie. Poi lessi il libro, e rividi il cartone animato
Queste domande portano a riflettere
dopo 30 anni.
su quanto possa essere limitata l’esperienza del vino letta soltanto in
Il mio Paese delle Meraviglie è il vino, lo amo, lo studio e mi
chiave analitica. Il vino non è solo un fatto tecnico e scientifico, è
piace osservarne alcuni aspetti che sono in stretta relazione con
un fatto culturale, nella sua produzione e nella sua degustazione.
la storia, con i territori, con le persone; l’ingegnere che è in me si
L’uomo non produce vino per eseguire un esercizio biologico-
sente un po’ Alice, che esce dalle regole precostituite per entrare
chimico-fisico, produce vino per dar voce alla terra e trarne il
in un modo magico.
giusto sostentamento (anche economico). L’uomo assapora il vino per alimentarsi ma anche per dar piacere ai sensi.
L’essere sempre conteso e diviso tra i due lati del mio essere scientifico e umanista porta il pensiero a lasciarsi stimolare
“La magia del Vino è la sua insuperabile capacità di fondere
da alcune letture apparse di recente riguardo alla messa a
insieme un lembo di terra e il soffio vitale dell’anima umana.
punto di un robot sommelier http://www.repubblica.it/
Ogni volta che stappiamo una grande bottiglia, l’emozione più
tecnologia/2018/04/30/news/robot_sommelier_studenti_
grande è assaporare tale fusione, in un crescendo travolgente che
alberghiero-195187900/ .
è un po’ come calarsi nella storia anziché leggerne le pagine.”
L’ingegnere appassionato e illuminista non può trattenere
(Paolo Lauciani).
l’ammirazione per questo lavoro, per il risultato, ed esprimere
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quindi soddisfazione, porgere i complimenti a questi giovani
Il robot può essere utilissimo in fase di produzione, di controllo
allievi di un istituto alberghiero per la creazione di una macchina
qualità, ma non potrà sostituire il sommelier, perché la conoscenza
che è in grado di analizzare dal punto di vista chimico-fisico il vino
del vino che sia solo tecnica, è una conoscenza a metà; il vino
e fornire l’identificazione del vitigno, della corretta temperatura
oltre ad essere una “miscela idroalcolica derivante…” è un
di servizio e persino suggerire un possibile abbinamento
veicolo incredibile di relazioni, parla di storie, parla di territori,
gastronomico.
parla di noi.
n
Il robot sommelier creato
dai ragazzi dell’Istituto di istruzione superiore Gae Aulenti di Biella. È stato progettato per degustare, dare valutazioni, riconoscere il vitigno e suggerire gli abbinamenti con il cibo.
In un periodo storico in cui le macchine minacciano l’utilità lavorativa dell’uomo... la speranza che resta è quella di non cedere all’illusione razionalista, ma continuare anche a emozionarsi e sognare, perché “sapersi emozionare è più importante che sapere e basta”. Non c’è modo più bello per rispondere alle domande della piccola Alice che vive in ognuno di noi. 31
Donne e vino nell’antichità
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DONNE E VINO
NELL’ANTICHITÀ S
t e f a n i a
R
o n c a t i
Un rapporto storicamente controverso.
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Bibenda 72 duemiladiciotto
Donne e vino nell’antichità
A partire dalla sua “scoperta” avvenuta, con tutta probabilità, in maniera casuale durante il periodo neolitico nella zona del Caucaso meridionale, il vino ha sempre rivestito, in tutte le società in cui a mano a mano si è diffuso, un ruolo di primaria importanza su molti piani, da quello della cena, a quello religioso, e persino su quello medico. Ma questa centralità però valeva solo per i consociati maschi. Il rapporto vino-donna in quelle stesse società fu particolarmente controverso e basato su una serie di divieti di farne consumo, che potevano comportare estreme conseguenze giuridiche per la trasgredente. A partire già dall’epoca micenea e poi di certo verso il XV secolo a.C. il vino era uno degli alimenti base – assieme a grano e olio – propri dei popoli dell’antica Grecia. Ma sarà solo nell’VIII secolo che farà la sua prima comparsa il termine symposion, da syn+pinein, bere insieme, una sorta di rito collettivo in cui il protagonista assoluto è il vino. Proprio per un’equivalenza implicita tra il simposio e il vino, l’assenza delle donne ‘oneste’ dal simposio – al quale invece partecipavano le etére, che suonavano l’aulòs e danzavano – è stata interpretata come un’interdizione del vino per le donne greche. Senofonte ricorda che le giovani donne destinate ad avere figli e che sono considerate ben educate, o sono totalmente escluse dal vino, o si lascia loro consumare vino mescolato ad acqua. Eraclide puntualizza come nei tempi antichi i ragazzi e le ragazze bevevano acqua fino al loro matrimonio. Eliano guarda al risvolto giuridico della questione, dando notizia di una “legge che non permetteva al vino di essere dato a tutti e a tutte le età”, in particolare vietava alle donne il consumo del vino, consentendo loro, a qualsiasi età, di bere solamente acqua. Anche se la nobiltà nel bere vino è uno dei canoni principali del mos maiorum greco e la moderazione fa sì che il simposio diventi un ponte di armonia tra il mondo umano e quello divino, in realtà non mancano testimonianze dall’iconografia e dalla commedia greca di eccessi nel bere e nel comportamento tenuto proprio da parte di donne. Ad esempio, leggendo il finale delle commedie di Aristofane, ci si imbatte spesso in sontuosi banchetti accompagnati da notevoli bevute alle quali partecipano attivamente donne: ad esempio, nelle Donne all’assemblea le Ateniesi festeggiano l’inizio del loro governo in Atene con vini di Taso e di Chio, allora considerati della migliore qualità, o ancora nella Lisistrata tutte le donne si dimostrano inclini al bere. Ed ancora: esaminando attentamente tutte le testimonianze su questo complesso rapporto, non si devono dimenticare le scene di banchetti di donne riprodotti su vasi, che attestano una pratica femminile di consumo del vino, così come la loro partecipazione 34
n
Banchetto con uno slave.
Affresco da Ercolano, Pompei
al suo processo produttivo. Platone, dal canto suo, si mostrava inorridito del fatto che perfino le donne avessero questa brutta abitudine. In mezzo a queste testimonianze contrastanti è di tutta probabilità che lo sviluppo della pratica simposiaca abbia costituito un tentativo forte da parte degli uomini di ‘accaparrarsi il vino’ e al contempo uno strumento di controllo della donna. Anche il quadro dell’antica Roma appare a tinte fosche per le donne quanto al consumo di vino, come riferisce Plinio nella sua Storia naturale. Già Romolo, mitico fondatore della città di Roma, nell’VIII secolo a.C. si preoccupò di stabilire in quali casi il marito poteva uccidere impunemente la moglie, individuandoli nell’adulterio e nel fatto proprio di aver bevuto vino. Se le ragioni per le quali i rapporti sessuali illeciti erano puniti con la morte sono comprensibili nell’ottica del tempo – ossia quella di garantire un’ordinata riproduzione dei cittadini –, non altrettanto si può dire per la decisione di punire con la morte un comportamento a prima vista innocente come quello di bere vino. Secondo alcuni storici i Romani credevano che il vino avesse capacità abortive. Secondo altri, dal momento che il vino conteneva un principio di vita, la donna che lo beveva avrebbe ricevuto in sé un principio di vita diverso da quello del marito e quindi avrebbe commesso adulterio. Secondo altri ancora i Romani pensavano che il vino avrebbe donato la capacità di prevedere il futuro, mentre invece le donne non dovevano fare vaticini, né, 35
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Donne e vino nell’antichità
più in generale, parlare oltre misura. Ma forse la spiegazione più
Ma come veniva accertata la condizione della donna? Un an-
convincente risiede nel fatto che, bevendo, le donne potevano
tico costume prevedeva, per i parenti più stretti della donna, il
perdere il controllo, commettere adulterio, comportarsi in
cosiddetto ius osculi, ossia il ‘diritto di bacio’. Osculum era ap-
maniera disdicevole, oltre avere conseguenze negative sulla loro
punto il bacio che i parenti maschi (padre, marito, in qualche
salute: infatti, secondo quanto affermerà secoli più tardi Valerio
caso anche fratello) davano sulla bocca alle matrone quando le
Massimo, “la donna avida di vino chiude la porta alla virtù e la
incontravano. Un gesto che potrebbe sembrare affettuoso, ma
apre ai vizi” (Val. Max. 6.3.9).
che in realtà consentiva agli uomini della famiglia di controllare l’alito
L’episodio più significativo e riportato
delle donne, in modo da accertarsi
da moltissime fonti con poche varianti
che non avessero bevuto vino. Ma le
è quello di un tale Egnazio Metennio,
donne, dimostrando la loro astuzia,
cavaliere, che, avendo visto la moglie
presero le opportune contromisure:
bere vino, la uccise a bastonate:
infatti, dopo aver bevuto a loro pia-
Romolo lo prosciolse dall’accusa di
cere, masticavano foglie di alloro per
omicidio e tale decisione non suscitò
mascherare in tal modo l’odore del
biasimo nella comunità perché tutti
vino e non essere scoperte!
giudicarono che ella avesse pagato il castigo della violazione della sobrietà nella misura più esemplare.
Vi erano però giorni in cui eccezionalmente le donne potevano far uso di vino per motivi religiosi: si trattava dei giorni in cui si celebrava il culto di Bona Dea. Ma
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Ma non solo il consumo del vino era punito: dagli Annali di
anche in questi casi si cercava di salvare la forma: il vino veniva
Fabio Pittore (fine del III sec. a.C.) si apprende che una donna,
chiamato ‘latte’ e il ‘vaso da vino’ andava sotto il nome di ‘vaso da
che aveva tentato di impossessarsi delle chiavi della cantina
miele’. Anche Gellio invero riferisce che le donne usavano bere
dove era conservato il vino, era stata condannata dai familiari a
vinello (lorea), vino passito (passum), vino alla mirra (murrina) e
morire d’inedia. Qui ad essere oggetto di punizione è la semplice
altre simili bevande dal gusto dolce.
possibilità di accedere ai locali destinati al vino!
Viene così da pensare che il divieto di bere vino per le donne
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Sopra, una serie di affreschi
del triclinio, nella Villa dei Misteri a Pompei, raffiguranti riti misterici.
avesse ad oggetto solo il vino comune, quello che era chiamato temetum, prodotto il più naturalmente possibile, ove agiva pressoché intatto l’elemento naturale contenuto in esso, a differenza del vino cosiddetto ‘sporco’ posto sotto il controllo dell’uomo e quindi non pericoloso per le donne. Ma ancora in età imperiale emerge il disfavore verso la ‘liaison dangereuse’ donna-vino: così Augusto, mandando in esilio la figlia Giulia, colpevole di adulterio, le vietò l’usum vini, mentre ancora quattro secoli più tardi il Padre della Chiesa Girolamo, deplorando il consumo di vino da parte delle adolescenti, in quanto potenzialmente mortale come un veleno, sosteneva che l’unico suo uso legittimo fosse quello a scopo medico. Il rapporto tra donne e vino conobbe dunque luci ed ombre nell’antichità: di certo per una donna non erano appropriate le parole che Petronio (Satyricon 34.7) faceva dire a Trimalcione: “vita vinum est”, il vino è vita!
n
Nella pagina affianco, scena
del simposio: banchettisti che suonano i kottabos mentre una ragazza suona gli aulos. A sinistra, Dionysus and Ariadne dipinto su anfora.
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La Stella di Morgenster
La Stella di Morgenster Addio a Giulio Bertrand.
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Giulio Bertrand con Franco
Ricci sfoglia BIBENDA con il servizio di copertina proprio sul Sudafrica.
Morgenster, “stella del mattino”, è l’azienda acquistata nel 1992
L’olio, da sconosciuto che era, diventa protagonista nella gastro-
dall’imprenditore tessile Giulio Bertrand, piemontese di Biella,
nomia sudafricana.
per farne una sorta di buen retiro. Ma Bertrand viene fatalmente
Giulio Bertrand, faro di riferimento nella storia del vino e dell’olio
rapito dalla bellezza e dalle potenzialità dei luoghi, così, anziché
sudafricani, se n’è andato un giorno di maggio. Vogliamo ricordarlo
fermarsi, si butta capofitto nella realizzazione di grandi vini in
così, allegro e divertito mentre ci scarrozzava col suo pick-up a
stile bordolese e completamente sudafricani nell’anima.
destra e a manca tra le vigne della sua tenuta. Tutti, ma proprio
A lui si deve anche l’introduzione della produzione di olio extra-
tutti, i lavoranti che via via incrociavamo, alzavano lo sguardo
vergine da cultivar italiane, unica nel panorama di Stellenbosch.
ammirati e contenti, gli sorridevano e lo salutavano come un re.
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Inaugurazione
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Inaugurazione
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l o r i a n a
B
e r t e l l i
Una nuova cantina e un nuovo spumante.
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Lo ha spiegato bene l’economista austriaco Schumpeter: l’imprenditore è un innovatore che ricombina gli elementi per creare qualcosa di diverso. Un visionario che proietta in avanti idee e sogni. Questo è Giuseppe Coppola, imprenditore del vino e non solo. È dal 1489 che la famiglia Coppola si tramanda i terreni attorno a Gallipoli, il primo palmento nel 1715, con un imperativo: rispettare e far conoscere il territorio. E il futuro si è realizzato con la nuova cantina, inaugurata il 2 luglio, un progetto nato solo tre anni fa, insieme all’altro sogno: creare uno spumante che custodisca nel calice l’impronta del Salento. Nasce così la nuova Cantina Coppola insieme a Coppola Metodo Classico, Brut e
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Niccolò Coppola S.r.l.
Dosage zero. Scavata nella roccia, sotto il livello del mare, 400mq dalle linee nette e pulite
Via Tenuta di Torre Sabea
pensate dall’architetto Cosimo Giungato. L’impatto è il medesimo dei vini Coppola:
73014 Gallipoli
essenziale ed elegante, raffinato e solido. La grande barricaia affaccia sul giardino protetta
Tel. +39 0833 201425
dai cristalli antirumore e da due grandi porte di spesso legno massello per riparare le
info@cantinacoppola.it
barriques dalla luce, ma che possono essere aperte per le grandi occasioni. Una passatoia
www.cantinacoppola.it
di acciaio, legno e cristallo la scavalca lateralmente e consente la vista della tenuta. Racchiuso in uno scrigno di cristallo, per non interrompere la continuità con la natura, il ristorante “Vigneto del Gusto”, condotto dallo chef Franco Tornese per completare l’offerta gourmet: sette pietanze in abbinamento ai vini della cantina. Il progetto spumante nasce invece, dall’abilità dell’enologo Giuseppe Pizzolante Leuzzi: “Una scommessa vinta, un sogno realizzato con caparbietà, fortemente voluto per completare e far crescere l’offerta della cantina”. Da uve Negramaro in purezza, per rinsaldare il forte legame col territorio, nascono i due millesimati: 26 mesi sui lieviti, acidità e freschezza l’impronta dominante, e un lungo finale che lascia la bocca pulita. “Pochi richiami di lieviti e crosta di pane – spiega Pizzolante – proprio per mantenere la nostra identità senza correre dietro ai Franciacorta”. Un vino originale, dunque , che si farà ben riconoscere nel panorama delle bollicine.
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Tra gli antichi vitigni dei Monti Lattari
TRA GLI ANTICHI VITIGNI
DEI MONTI LATTARI D
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La vite coltivata su rilievi che superano i 1400 metri.
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Tra gli antichi vitigni dei Monti Lattari
Il Parco Regionale dei Monti Lattari ricomprende l’intera penisola sorrentino – amalfitana, tra le province di Napoli e Salerno. Un insieme di rilievi calcarei che superano con le vette più alte i 1400 metri di altezza. “Mons Lactarius” il nome dato a questa catena dagli antichi romani in virtù del pregiato latte prodotto dalle capre che qui venivano allevate. Un territorio particolarmente suggestivo, ottima alternativa ai più celebrati e frequentati borghi della costa. Vale quindi la pena salire verso il Valico di Chiunzi, a 656 metri di altezza, per godere della meraviglia di questi luoghi, incastonati tra mare e monti, in mezzo a limoni, vigneti e splendidi boschi di faggio e castagno. Noi lo abbiamo fatto in una giornata fresca e luminosa di maggio n
Olivia e Fortunato
partendo da Maiori. Meta finale Campinola, uno dei tredici borghi che costituiscono il Comune di Tramonti, anticamente chiamato “Triventum”, paese dei tre venti. Proprio per il vento freddo che proveniva da nord attraverso il Valico di Chiunzi i marinai dell’Antica Repubblica di Amalfi avevano denominato il vento settentrionale della Rosa dei venti “Tramontana”. A Campinola ci aspettano Olivia e Fortunato, figli di Alfonso Arpino, medico a Tramonti, titolare di una piccola azienda, Monte di Grazia, che continua con passione e tenacia la tradizione vinicola della zona, nel rispetto assoluto dell’ambiente. Cinque i vigneti dell’azienda, sparsi tra le colline di Tramonti, con altezze che variano dai 270 ai 550 metri di altezza: “Casa di Mario”, “Casina”, “Vignarella” “Monte di Grazia” e “Madonna del Carmine”. Il primo impatto, visitando proprio quest’ultimo vigneto, lascia senza fiato. Davanti a noi piante ultracentenarie di notevoli dimensioni, veri monumenti della natura. Sotto questo straordinario pergolato inizia il racconto di Olivia, splendidi occhi celesti e fisico minuto. “La nostra piccola azienda nasce da una passione che nostro padre ha sempre avuto per il vino e l’agricoltura in generale. Ha sempre visto fare il vino da suo padre che si dilettava a casa nella sua modesta cantina. Piccolissime quantità per il consumo quotidiano della famiglia. Nostro nonno era un dipendente postale e spendeva le sue ferie annuali durante la vendemmia per seguire la raccolta dell’uva nei vigneti che nonna aveva ereditato e che erano in affitto a mezzadri. Per evitare che i vigneti di proprietà dei nonni paterni andassero in abbandono agli inizi degli anni ‘90 nostro padre decise di coltivare in proprio la terra. I ricordi sono così legati ai fine settimana passati a lavorare insieme nella vigna. Le uve venivano in buona parte vendute e solo in parte vinificate. Tramonti è da sempre un paese vocato per la coltivazione della vite” continua Olivia. ”Un tempo i commercianti venivano dal napoletano o dall’Agro nocerino per andare direttamente dai contadini per comprare le uve o il vino. Dal vesuviano arrivavano a comprare uva
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di Pier e palumm (piedirosso) che veniva incartata con la carta velina e riposta in cassette poi inviate all’estero con i camion. Alla fine degli anni ‘50 e per oltre trent’anni Tramonti ha vissuto una forte emigrazione. Le terre sono state abbandonate: qualcuno ha venduto, altri hanno trasformato i vigneti in oliveti e castagneti”. Il discorso poi si sposta sul vigneto che stiamo visitando, Madonna del Carmine. “Si tratta di uno dei vigneti più vecchi di Tramonti, acquistato dal nostro bisnonno agli inizi del ‘900. La maggior parte delle viti hanno probabilmente più di 150 anni e sono tutte a piede franco, essendo sopravvissute alla fillossera di fine ‘800. L’impianto, in prevalenza di uve Tintore, è a raggiera atipica, con strutture fatte con pali di castagno a sostegno della singola pianta e dei grossi rami. Un sistema, quello della pergola, da sempre utilizzato a Tramonti. Per la legatura vengono utilizzati i rami di salice che vengono tagliati durante il periodo di potatura e puliti in modo da avere rami più spessi, che servono per legare le piante più grosse al palo tutore, e rametti più sottili per legare i rami alla struttura. Le piante si riproducono per propaggine: i rami vengono interrati in modo da creare una nuova pianta. Ai lati delle terrazze sono posti fasci di sarmenti (prodotti della potatura dell’anno) legati con salice con lo scopo di far da esca per il tarlo, impedendo così l’ovodeposizione del tarlo sulle piante vecchie. A fine stagione le fascine vengono bruciate in modo da distruggere le uova”. 45
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Tra gli antichi vitigni dei Monti Lattari
I vigneti, interamente iscritti alla DOC Costa d’Amalfi, si estendono
(40%) e Pepella (20%). Il Monte di Grazia Bianco 2016, dal
per quasi tre ettari su terreni a prevalenza di turece (sabbia e
colore paglierino di bella nitidezza, mostra un naso in cui
cenere) e terra vulpegna (argilla, dal colore del manto della volpe).
predomina la componente balsamica. In evidenza oltre alle
Vigneti che risentono della brezza marina ma anche del libeccio
erbe aromatiche e la camomilla, il muschio, la mandorla e una
e, in inverno, dei venti da nord. Escursioni termiche importanti
leggera nota fumé. Fresco e minerale è leggero di corpo ma
che favoriscono un microclima veramente particolare. Tra i vitigni
sufficientemente succoso. Finale non molto lungo, comunque
a bacca rossa troviamo il Tintore,
di bella sapidità, con ricordi di
coltivato in zona da lunghissimo
erbe di campo. Il Monte di Grazia
tempo, e il Piedirosso. Tra i vitigni
Bianco 2015, giallo paglierino dalle
a bacca bianca, assolutamente tipici
sfumature verde oro, impressiona
di questo territorio, la Pepella (pochi
per lo splendido naso, ampio ed
acini grandi e tantissimi acini piccoli
espressivo. Le consuete note erbacee
come grani di pepe), la Ginestra (dal
si integrano qui perfettamente con
profumo che ricorda la ginestra) e la
i sentori di cedro e pesca gialla. In
Bianca Tenera, dalla buccia delicata.
bocca l’acidità è vibrante. Leggero
Si vendemmia di solito tardivamente,
e succoso avvolge piacevolmente
per il bianco dal 10 di ottobre in poi
il palato dove cedro e pesca si
e per il rosso a fine ottobre, inizio
fondono armoniosamente con la
novembre. Il numero delle bottiglie
mandorla . La persistenza è molto
prodotte varia in base all’annata: in
lunga con una scia minerale in cui
media 4000 per il rosso, 1500 per
ritornano le note agrumate insieme
il rosato e 2000 per il bianco. “Già
al mallo di noce e alla mandorla
da prima che iniziassimo la vinificazione in proprio”, ci precisa
amara. Vino elegante, equilibrato e godibile, con ottime
Fortunato, ” il metodo di coltivazione delle vigne, insieme a
possibilità di conservazione. Il Monte di Grazia Bianco 2014,
quello dei limoni e degli ortaggi, era completamente in regime di
dal colore giallo oro intenso e luminoso, si apre nel bicchiere
agricoltura biologica”.
con persistenti e profondi sentori di cedro, erbe di campo, menta e frutta matura (si colgono nettamente la pesca gialla e
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Dopo una sosta nella piccola cantina, posta in posizione
la frutta tropicale). Al palato è intenso e abbastanza persistente.
panoramica accanto al vigneto Casina, ci avviciniamo al
Sapido e succoso chiude con freschezza e persistenza. Due le
locale degustazione in località Monte di Grazia, in prossimità
annate in degustazione per i rossi, da uve Tintore (90%) e
del Valico di Chiunzi. Lo scenario che ci circonda, complice
Piedirosso (10%), con maturazione di 36 mesi in acciaio e 3
la giornata particolarmente limpida, è da cartolina. Sotto un
mesi in botte grande di castagno da 30 hl. Il Monte di Grazia
cielo splendido boschi e vigneti ci regalano un verde intenso.
Rosso 2013 appare di un bel rosso rubino carico con una
In lontananza il blu profondo del mare di Maiori. Un clima
lieve unghia violacea. All’olfatto freschi e penetranti sentori
ideale per accompagnare, seduti piacevolmente sotto un fresco
di sottobosco e piccoli frutti rossi si alternano al pepe, al
pergolato, l’assaggio dei vini, iniziando dai bianchi, tutti
ginepro e al tamarindo. In bocca, dove ritroviamo i frutti di
vinificati in acciaio, a base di Bianca Tenera (40%), Ginestra
bosco, prevale una piacevole e rinfrescante vena acida. Molto
interessante il Monte di Grazia Rosso 2012. All’olfatto è meno fresco ed esuberante del campione precedente ma decisamente più variegato e complesso. Insieme alle note terrose si avvertono profumi intriganti di rosa, peonia e frutta rossa matura. In bocca è abbastanza caldo e succoso con una bella acidità che rinfresca il palato. Elegante ed equilibrato chiude con buona persistenza e sapidità. Estremamente gradevole il Monte di Grazia Rosato 2017, da uve Tintore (90%) e Moscio (10%). Lavorato in acciaio e frutto di un annata calda e siccitosa, ha un bel colore rosa carico che tende al cerasuolo. Colpisce l’ampio ventaglio di aromi: dopo le iniziali note vegetali e selvatiche si passa alla rosa, alla mela Delicious e alla gelatina di frutti rossi. In bocca è molto fresco e sapido, sufficientemente ricco e persistente, con ritorni floreali e fruttati ed un finale molto asciutto. Chiude l’assaggio il nuovo rosso Melogna 2017, di prossima uscita, da Piedirosso (50%), Tintore (40%) e altre uve autoctone (Moscio, Sciascinoso e Olivella). “L’idea era quella” ci racconta Fortunato” di fare un vino più fresco , dalla pronta beva. I contadini facevano questo tipo di vino per berlo tutti i giorni”. Un prodotto effettivamente semplice, fresco ed accattivante, che profuma di rosa, ciliegie e lamponi.
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Bibenda 72 duemiladiciotto
Tra gli antichi vitigni dei Monti Lattari
Ma Monte di Grazia è anche pomodori (varietà Centoscocche, Costolute, Corbarino, San Marzano e Fiascone) e limoni (una tradizione antica che deriva dal nonno materno nato e cresciuto in una borgata di Tramonti, Paterno S.Elia, che si trova nella parte bassa del paese più vicina al mare). Adiacente al locale degustazione incontriamo la cucina dove Olivia e Fortunato preparano per gli ospiti piatti tipici con i profumi e i sapori della loro terra. Presenti, per chi vuole pernottare, anche alcune camere in due case contadine (sapientemente ristrutturate) nei pressi della cantina e del locale degustazione. Monte di Grazia, insieme alle altre piccole realtà agricole della zona, resta attenta e fedele custode delle tradizioni più antiche di questi luoghi dove, lontano dai clamori e dal traffico della costa, vivono e lavorano persone ospitali e generose. I vini di Monte di Grazia sono sinceri, di grande freschezza ed eleganza. Rossi di antica tradizione e bianchi longevi dalla spiccata mineralità. Vini in cui possiamo cogliere appieno gli umori di questa terra insieme ai profumi del bosco e della macchia mediterranea.
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n
Azienda Agricola Biologica Monte di Grazia Via Orsini 36 84010 Tramonti (SA) Tel. 3887503961 Fax 089 876906
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Verso l’essenza del vino
VERSO L’ESSENZA DEL VINO S
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r e g a
Un viaggio alla ricerca dei diversi aspetti della percezione.
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Verso l’essenza del vino
In quanti modi si può intendere una azione, un discorso, una situazione? Quanti punti di vista e interpretazioni si possono creare? I significati, gli intendimenti che si possono attribuire sono moltissimi, ciascuno dei quali in grado di svelare un diverso valore e di arricchire o impoverire la nostra esperienza. Ma per fare questo dobbiamo essere in grado di vedere, di percepire le prospettive, di cogliere le interpretazioni. Avere la capacità di tenere desta l’attenzione, di chiedersi che cosa abbiamo davanti, senza cedere alle lusinghe di una comoda, singola, sperimentata esegesi della realtà. Proviamo a determinare dei punti, dei passaggi fondamentali attraverso i quali acquisire una differente prospettiva. Quello che cerchiamo è un nuovo percorso, la definizione di una intuizione e l’acquisizione di una consapevolezza. Tutto questo con un unico obiettivo quello di riuscire a cogliere anche solo per un momento la sfuggevole essenza del vino. Iniziamo dal principio, iniziamo dalla terra. Le origini, la composizione del territorio, 52
gli strati che si susseguono in centinaia di milioni di anni. Pensiamo alla sequenza delle ere, agli spostamenti tettonici, all’invasione e al ritrarsi del mare e dei ghiacciai. Deviamo dal percorso della geologia e tentiamo di intuire una sorta di disegno, quasi che l’evoluzione stessa di un pianeta, che sembra mutare come muta un essere nel corso della sua vita, sia stata definita per ottenere dei luoghi ove la vite potesse vivere, svilupparsi e produrre i suoi frutti. Interpretiamo il tempo come un attore che sembra essersi mosso per determinare un unicum, per definire delle identità irripetibili che altro non sono che i suoli. I suoli conservano la memoria di ciò che stato molto prima di noi, non sono materia inerte, non sono una semplice base dove erigere costruzioni, ma sono l’archivio e l’identità del passato. Se perdiamo un suolo perdiamo una identità, una conoscenza, una memoria di quello che è stato e di quello che avrebbe potuto essere. La vite dunque può acquisire, fare proprie le storie degli sconvolgimenti geologici e delle creature che questi sconvolgimenti hanno subito. E da qui potremmo spostarci alla storia dell’uomo a evidenziare come le grandi civiltà del passato si siano sviluppate nei luoghi dove sembrava esserci una maggiore vocazione al vino. Quasi che non potesse esserci storia e conquista senza vitis vinifera.
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Bibenda 72 duemiladiciotto
Verso l’essenza del vino
La vite diviene quindi come una persona, una individualità ben precisa di cui bisogna accogliere le esigenze e le necessità. Erede e custode delle storie della terra e degli uomini. Non uno strumento da sfruttare, ma un’essenza a cui chiedere collaborazione e a cui concedere la pazienza di anni di attesa. E non può essere diversamente per il frutto più nobile della vite, il vino. Questo incarna una nuova esistenza definita non solo dai caratteri del suolo o dalla qualità stessa degli acini, ma anche dalle aspettative del vinificatore, le sue idee, quanto ha assorbito dal territorio, la memoria del suolo che si ritrova nelle mani e nei pensieri. La stessa atmosfera dell’azienda e della cantina influisce sul risultato, evidenziando quanto il vino non possa essere ridotto ad un meccanismo, ad una serie di sequenze da cui ottenere sempre il medesimo risultato, ma come sia una interazione tra principi la cui definizione non è mai netta, il cui valore va continuamente fatto proprio ed interpretato. L’osservazione, la misurazione, le aspettative e il desiderio condizionano il risultato. Arrivati a questo punto possiamo determinare il percorso, l’intuizione e la consapevolezza citati all’inizio. Il percorso parte dalle origini della terra e passa per l’identità dei suoli che trasmettono il loro essere alla vite. Questa cresce secondo le caratteristiche ereditate e le esperienze vissute durante il suo tempo, come un essere umano ha una linfa che scorre e che determina la vitalità del suo corpo. Poi c’è il vino espressione di tutto questo, sintesi e creazione di nuove identità, prole certamente della vite, ma anche discendente dell’uomo. E questa è la tappa finale del percorso. Solo gli uomini realmente appassionati possono essere il termine perfetto di questo sentiero, l’ultimo anello per ottenere il nettare che proviene da così lontano e che porta così lontano. L’intuizione è il ruolo del vino come connessione, come legame dell’uomo con la terra del passato e del presente, con il suolo su cui da sempre poggiamo i piedi. Ma anche legame con il cielo, con l’alterità, con quanto millenni di filosofia, religione e misticismo tentano di avvicinare. Perché ci invita alla riflessione e perché, nelle corrette dosi, ci permette di espandere i confini e di passare dalla determinatezza delle nostre concezioni all’indeterminatezza di nuove forme di conoscenza. Per terminare il quadro manca solo la consapevolezza acquisita. Vedendo e assaporando un calice di vino è possibile avvertire i sentimenti e i valori di cui è custode, si possono intuire le emozioni di terre diverse e persone differenti. E tutto questo può essere tradotto in narrazioni, racconti che possano coinvolgere gli altri, che donino la possibilità di soffermarsi per qualche minuto a riflettere, a prendersi un poco di tempo per vedere e ascoltare e possibilmente comprendere. Essere consapevoli per narrare. Narrare per rendere evidente il tesoro di conoscenza che ogni buon vino custodisce. E questo in ultima sintesi è il lavoro del Sommelier. 54
La nuova BIBENDA Torna con le sue eleganti caratteristiche grafiche che hanno appassionato intere generazioni di wine lover. Realizzata dalla Redazione, che da anni la scrive esclusivamente per il piacere della propria firma, diretta da Paola Simonetti con la collaborazione di Claudia Chiarotti. Per il piacere degli occhi, la grafica è creatura di Fabiana Del Curatolo. Torneranno in primo piano sulla home page del nostro sito le Notizie tecniche, le Attività , i Corsi, gli Eventi da non perdere!
Argentum Bonum de Sneberch
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ARGENTUM BONUM DE SNEBERCH R
a f f a e l e
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i s c h e t t i
Una cantina a duemila metri di altitudine.
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Bibenda 72 duemiladiciotto
Argentum Bonum de Sneberch
Si parla molto spesso di come l’altitudine modifichi le sensazioni
“Grazie anche al nostro progetto, la miniera ricca di storia, si
del vino e la loro evoluzione. Solo su questo dettaglio si potreb-
risveglia a nuova vita e trova così una nuovissima destinazione
bero scrivere fiumi di parole. Facendo riferimento ad alcuni do-
d’uso, che sicuramente i Conti nel lontano trecento non
cumenti dell’anno 1237, firmato dai Conti del Tirolo, l’argento
potevano nemmeno immaginare. Di queste eccellenze, ogni anno
della Val Ridanna era in assoluto il migliore d’Europa, per que-
riserveremo e destineremo una quantità limitatissima”, prosegue.
sto motivo l’azienda di Elena Walch ha scelto di far maturare la sua migliore produzione vinicola in questo luogo appartato, in
“Il risultato è davvero straordinario e contiamo quindi di
assoluta mancanza di luce, ad una temperatura costante di 7°C
confermare e ampliare questa esperienza – dice Karoline Walch
con umidità del 95%. Proprio qui, in questa miniera in disuso
- che ci consente un’offerta per i nostri vini sempre migliore e
a duemila metri di altitudine, maturano i “gioielli” della linea
anche di valorizzare un pezzo di storia di questa nostra terra,
Argentum Bonum.
qual è appunto la miniera di Monteneve che si risveglia a nuova
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“Vogliamo dare ai nostri vini di punta
vita e trova così una nuovissima
l’ultimo tocco: argentarli, per poi
destinazione d’uso, che sicuramente
mandarli nella loro veste migliore a
i Conti del Tirolo nel lontano
sorprendere gli amanti del vino e a
Trecento del millennio scorso non
soddisfare i palati più esigenti. Oltre
potevano nemmeno immaginare».
ai già accennati vantaggi, un fattore
La storia della cantina inizia 150
ormai dimostrato molto importante
anni fa, già nel lungimirante segno
è dato dalla pressione estremamente
della eco-sostenibilità ricavata dal
bassa che si trova in questa miniera,
sottosuolo in pietra naturale, è
la più alta d’Europa, che influenza
stata successivamente modernizzata
positivamente
e trasformata in una delle cantine
il
processo
di
maturazione di questi vini, donando loro lunga giovinezza” -
private più belle e ricche di tradizione dell’Alto Adige. È qui
racconta Karoline Walch che insieme alla sorella Julia è alla
che nascono i vini Elena Walch, creati ad arte dalle migliori
conduzione dell’azienda di famiglia, al fianco della mamma Elena.
uve nel pieno rispetto della natura e dell’ambiente. La notevole
estensione dei vigneti di proprietà della famiglia contribuisce a rendere la cantina una tra le più produttive di tutta la regione. Altro segno distintivo degno di nota è anche il concetto di “Vigna” che in questa cantina la fanno da padrone rendendo tutte le etichette oltre quelle di questa particolare collezione uniche e caratteristiche. Promotrice di qualità ed innovazione, Elena Walch ha contribuito a guidare la rivoluzione qualitativa altoatesina guadagnandosi così una grande considerazione locale ed internazionale. Architetto di professione, Elena Walch ha sposato l’erede di una delle più antiche famiglie vinicole della regione, portando con sé nuovi concetti di 59
Bibenda 72 duemiladiciotto
Argentum Bonum de Sneberch
modernizzazione dell’azienda tradizionale. Oggi la conduzione aziendale viene affidata nelle mani delle figlie Julia e Karoline Walch, la quinta generazione della famiglia. Spicca per eleganza innata e suadenza il Beyond the Clouds che nasce da uve di chardonnay e altri piccoli uvaggi, sembra sfidare il tempo senza aver fretta che il tempo lo infastidisca, anzi, tutto il contrario. Ha un bagaglio olfattivo degno di nota e di sfaccettature diverse. Il suo ventaglio apre con note citrine riconducibili a cedro, lime e pompelmi bianchi per poi spaziare su note aromatiche di piccoli fiori e erbe aromatiche primaverili, ad un certo punto sembra di mettere al naso le sensazioni di un Hugo, tipico aperitivo Bolzanino a base di sciroppo di sambuco che in macerazione ha del limone e nel calice si lascia accompagnare dalla mentuccia piperita. In bocca è bilanciato sin da subito e dal forte impatto riconoscitivo. Sorso elegante e di richiamo ad un altro sorso, note minerali e ricordo di gesso che torna sia al naso quando si scalda un po’ che in bocca. Curioso di riassaggiarlo in evoluzione tra qualche anno, sicuramente resterò stupito della sua evoluzione e della sua forte potenzialità.
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n
Elena Walch Via Andreas Hofer, 1, 39040 Termeno sulla Strada del Vino BZ Tel. 0471 860103 info@elenawalch.com www.elenawalch.com
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Bibenda 72 duemiladiciotto
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Le Vin Jaune
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Diario di viaggio nello Jura.
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Bibenda 72 duemiladiciotto
Le Vin Jaune
Nel mio recente viaggio nello Jura francese ho visitato l’Appelation di Château-Chalon una piccola isola di vigneti - circa 60 ettari e 1600 ettolitri di produzione annua - posta sul cucuzzolo di una collina a circa 440 metri. Il suolo di Château-Chalon si è formato da substrati ed erosioni dall’era secondaria alla quaternaria caratterizzandone l’unicità fino ai giorni nostri con circa otto tipi differenti di suoli contribuendo a una diversificazione aromatica e gustativa dei cinque monovarietali locali marcando una forte personalità. Appena giunti al villaggio della secolare abbazia benedettina (anno 869) l’impatto è avvolgente tra l’atmosfera dell’antica tradizione religiosa e il silente passato-presente del lavoro ostinato dei monaci e “vignerons” intenti a domare il suolo con pendenze tra il 10-40%. Il “terroir” e l’unicità del substrato marnoso-calcareo con i vigneti autoctoni si fondono in un equilibrio di sensi, aromi e percezioni di notevole piacere olfattivo e degustativo. Solo venti ettari posti sul versante sud-est zona della Chiesa Romanica S. Pierre e Sous Roche con i famosi suoli “Marnes gris du Lias” possono vantare la denominizione A.O.C. “Château-Chalon“ fondata nel 1937 e basata su un unico monovarietale, il Savagnin di antica origine centro-europea già noto ai romani con sensazioni aromatiche del Traminer e vini Alsaziani. Gli altri 40 ettari del versante nord-ovest assumono l’Appelation “Côte de Jura” con terreni argillosi-calcarei-marnici dove troviamo Chardonnay, Trousseau, Poulsard e Pinot Noir. Alcuni tipi differenti di suoli
All’interno delle mura di Château-Chalon solo sette “Domaines du Vin” ciascuno con
che caratterizzano l’unicità dei
pratiche di coltura tradizionale o biologica sempre a vendemmia manuale seguite da
cinque monovarietali locali.
vinificazioni differenti secondo la collocazione dei rispettivi vigneti e varietali nelle due
n
appelations. Il monovarietale Savagnin, nella versione “Vin Jaune” posti i grappoli a passificare per tre mesi dopo la vendemmia, terminata la fermentazione matura in botti di 228l. fino a 6 anni e tre mesi -senza interventi ne’ aggiunta di alcol con la scolmatura “sous voile” favorendone la evaporazione naturale che ne provoca un leggero velo in superficie, come lo Sherry “Andaluzo”- raggiunge una straordinaria longevita’ nella “Clavelin” (bottiglia di 62 cl.) fino a 30-50 anni e oltre. Alcuni viticultori portano l’invecchiamento in barrique per 8-10 anni. I controlli dei vigneti e uve sono molto rigorosi, parcella per parcella, svolti da oltre 60 anni da un comitato interprofessionale del ministero dell’agricoltura con altri enti assieme ai produttori locali assicurando un notevole grado qualitativo in tutta la filiera e processo di produzione. 64
Vino secco, il Jaune, dal colore dorato (per questo definito vino giallo) con riflessi bronzei e ambrati raggiunge il suo apice dopo otto-dieci anni di riposo in bottiglia. L’aroma robusto e persistente di torrefatto e pan-tostato nella sua freschezza si espande aprendo note di noce fresca e mandorla tostata, caramello e miele alternati a sentori di mela verde con frutta passificata, zenzero, currey e zafferano. Il tutto marcato da una acidita’ tagliente, secca, quasi rupestre del Savagnin che si perde nella notte dei tempi. Tradizionalmente si serve a temperatura di 14-16-18 gradi, a seconda del clima, come aperitivo o dessert, ma nella cucina moderna il suo bouquet aromatico puo’ incontrare piacevoli connubbi con risotti, funghi, foie gras, carni bianche, lumache, “fromages gruyère et comté” e piatti esotici speziati. L’assaggio del “Vin Jaune” a Château-Chalon, tappa obbligata nello Jura francese, ci ricorda in un piacevole brindisi la magia del Jerez Spagnolo nella sua declinazione aromatica, párdon “Vive la France”. 65
Bibenda 72 duemiladiciotto
Api Sentinelle dell’ambiente
Api Sentinelle dell’ambiente Un nuovo progetto per contrastare lo smog della Città Eterna.
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Api sentinelle dell’ambiente? “Ottima idea, dichiara Cirone della Federazione Apicoltori, pronti a collaborare con la nostra rete di alveari”. Il Progetto annunciato dall’Amministrazione capitolina, con il quale la Commissione Ambiente di Roma si propone di attivare una rete di monitoraggio per misurare lo smog della Città Eterna, viene letto con entusiasmo dalla FAI-Federazione Apicoltori Italiani che, da anni, è impegnata su questo versante. “Apprezzo molto questa particolare e concreta attenzione alla nostra idea – dichiara Raffaele Cirone, presidente della FAI-Federazione Apicoltori Italiani – tanto più che giusto qualche giorno fa ho avuto il piacere di condividere la nostra lunga esperienza con l’assessore regionale all’Agricoltura e Ambiente, Enrica Onorati, che è venuta in visita al nostro apiario urbano sperimentale, attivo dal 1980 sul terrazzo di Palazzo della Valle, sede di Confagricoltura”. “Sono certo che l’ammirazione che l’assessore ha mostrato per la nostra esperienza – sottolinea ancora Raffaele Cirone – potrà presto tradursi in una operosa e costruttiva collaborazione: i nostri alveari insieme a quelli di tanti altri soggetti attivi su Roma, impegnati con l’allevamento urbano delle api, costituiscono un patrimonio al servizio della collettività. Tema, questo del biomonitoraggio della Città eterna, che abbiamo peraltro avuto modo di portare anche all’attenzione dell’Arma dei Carabinieri con la quale è già attiva una specifica convenzione”. “È giunta l’ora - conclude il presidente della Federazione Apicoltori Italiani - di mettere a sistema questo patrimonio di esperienze e finalmente partire con un progetto condiviso e finalizzato non solo a misurare il tasso di inquinamento, ma anche a migliorare il servizio di impollinazione delle tante risorse vegetali che la nostra città offre”. In fondo è questo il vero mestiere dell’ape italiana che vola anche sui tetti di Roma! 67
L’intervista Bruno Gambacorta
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l v i a
G
r e g o r a c e
Bruno Gambacorta, giornalista, Oscar del Vino 2002.
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L’intervista
Precursore dei tempi e soprattutto degli argomenti televisivi è Bruno Gambacorta, giornalista napoletano, classe 1958. Noto grazie al piccolo schermo perché curatore della rubrica settimanale del Tg2 Eat Parade. La sua voce è inconfondibile, una calamita. Si esprime con proprietà di linguaggio e chiarezza. Diretto, determinato va in giro per il lungo Stivale a scovare le ricchezze che imbandiscono le tavole di tutti gli Italiani. Tre le città che lo hanno caratterizzato: Napoli, Roma e Milano. Foriero delle novità ha un modo accattivante di attrarre i telespettatori allo schermo della tv. Mentre oggi le trasmissioni di enogastronomia pullulano, Bruno, è stato il primo a inserire questo tema all’interno di un tg. Dal naso curioso e dal palato fine crede di non essere un grande cuoco. Considera i fornelli uno strumento serio per cui spera, una volta andato in pensione, che qualche suo amico chef lo possa instradare con pazienza verso il giusto sentiero. Ricorda ancora il profumo delle sfogliatelle e del babà che si propagava per le vie della città partenopea. Si dichiara “italiano vero” e conosce le tradizioni regionali e le differenze culturali del nostro Paese. Qualche anno fa, in occasione del tredicesimo compleanno della trasmissione che gli ha regalato il successo, pubblica il libro Eat Parade - Alla scoperta di personaggi, storie, prodotti e ricette fuori dal comune, edito da Rai Eri e Vallardi in cui descrive trentacinque piccole storie della bella Italia che hanno contribuito a renderla grande. Interloquire con lui è un piacere ma soprattutto un arricchimento.
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Lei è sempre in giro e ha la fortuna di assaggiare prelibatezze, quando rientra a casa cosa gradisce? Frutta e insalata. Per mantenersi in forma e soprattutto in salute. Ăˆ necessario mangiare bene e poco. Ammetto di aiutami anche con lo sport. 70
L’intervista
Da qualche anno Lei assieme al Consorzio del vino Nobile
mento sembrava netta. Ora la cucina si è un pochino livellata e
di Montepulciano ha realizzato un contest nel quale le otto
soprattutto è diventata più salutare. Nel corso del tempo la gente
contrade della cittadina si sfidano in cucina per la realizza-
ha iniziato a capire che per vivere bene bisogna mangiare corretta-
zione del piatto perfetto che meglio sposa il Vino Nobile.
mente e soprattutto condire in modo adeguato i cibi. Un tempo
Esiste, davvero, l’abbinamento cibo vino?
era più frequente incontrare qualcuno che mangiasse più di un
Certo che esiste, ma è un privilegio di pochi. Se capita di po-
piatto di pasta. Oggi è difficile. Siamo dinnanzi una ragguarde-
ter degustare diverse pietanze, in alcune occasioni, qualcuno si
vole consapevolezza da parte del consumatore di poter scegliere
è già occupato dell’abbinamento con
in modo corretto il cibo per sostenersi
il giusto nettare. Non è molto facile.
meglio e più a lungo. Ciò è dimostra-
La maggior parte degli italiani per
to anche dal maggiore consumo di
questioni anche economiche quando
olio extravergine d’oliva.
si reca al ristorante ordina una sola bottiglia che è quella, in genere, che
E sui vini?
sposa il primo piatto, per cui le altre
Adesso si osa di più. Mentre in pre-
pietanze subiscono un poco l’abbi-
cedenza si ritenevano alcune zone
namento principale. Poi negli ultimi
vocate esclusivamente a determinati
anni i controlli sulle strade relative al
vitigni, attualmente non è così. Re-
tasso alcolemico sono aumentati. So-
centemente ho assaggiato un Viognier
ventemente le coppie non terminano
della Maremma molto interessante.
neanche una bottiglia di vino per questioni di sicurezza. In più al
Se alcuni anni fa avessero chiesto a un produttore della zona di
di là delle leggi dettate dagli esperti del settore, il gusto resta asso-
piantare quest’uva ti avrebbe guardato in modo cauto, sospettoso.
lutamente personale e un abbinamento cibo vino che a qualcuno
Poi si è tornati alla riscoperta dei vitigni autoctoni e soprattutto si
potrebbe apparire blasfemo ad altri aggrada.
è diffuso il procedimento di spumantizzazione metodo classico.
Come è cambiata l’Italia nel corso dei Suoi viaggi sotto l’a-
Una citazione sul vino?
spetto culinario?
Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia,
Molto. La differenza tra Nord, Centro e Sud in un primo mo-
un buon libro, un buon amico. (Molière)
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i r o t t u d o r p i n o c A tavola C
i n z i a
B
o n f Ă
Molti
produttori di vino spesso sono anche degli ottimi
cuochi, per questo motivo siamo entrati anzichĂŠ nelle loro cantine nelle loro cucine, chiedendo loro di raccontarci una loro ricetta alla quale sono particolarmente legati.
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IL PRODUTTORE Beatrice Contini Bonacossi è una donna di grande carisma e fascino, insieme alla sua famiglia è a capo dell’azienda Tenuta di Capezzana, nel comune di Carmignano a Prato, un’azienda storica della Toscana che ha radici antichissime risalenti all’anno 804. Il suo bisnonno, il conte Alessandro Contini Bonacossi, acquistò la proprietà di Capezzana nel 1920. La Signora Beatrice segue personalmente il mercato estero all’interno dell’azienda ma svolge anche altre attività come quella di direttore marketing e altro ancora, per cui ci mostra la scuola di cucina che si trova all’interno della grande Tenuta di Capezzana. Ci spiega come da più di vent’anni, loro sono anche insegnanti di alta cucina con vari corsi professionali giornalieri e settimanali, legati espressamente alla tradizione toscana. Per questo motivo Beatrice Contini Bonacossi ci propone lo “Stracotto al Carmignano”, un piatto tipico della zona, derivante dalla più antica tradizione culinaria che inscindibilmente è legata alla produzione di vino e olio di questo piccolo comune toscano.
STRACOTTO AL CARMIGNANO Ingredienti per 6 persone: 2 kg di polpa di manzo 2 cipolle rosse (1 per il soffritto) Soffritto: 1 carota 1 costola di sedano 50 gr di olio extra vergine di oliva 100 gr di polpa di pomodoro 3 litri di vino Carmignano farina, sale, pepe Preparazione Legare con lo spago la polpa di manzo dopo averla salata, pepata e infarinata. Soffriggere la cipolla finemente tritata fino a che comincia a prendere colore, quindi aggiungere la carne e far rosolare bene da tutti i lati. Versare il vino fino a copertura della carne. Quando raggiunge l’ebollizione aggiungere la cipolla, il sedano, la carota, tutto tagliato grossolanamente, e la polpa di pomodoro. Far cuocere il tutto per 2 ½ -3 ore a fuoco lento. Quando la carne è ormai tenera rimuoverla dal tegame e farla riposare per 10 minuti circa. Intanto passare la salsa e se necessario aggiungere burro-maneggiato (burro-farina) per addensarla. Affettare la carne e servire con la salsa calda.
L’ABBINAMENTO L’abbinamento ideale con questo piatto è consigliato sempre da Beatrice Contini Bonacossi ed è il Trefiano Carmignano Riserva Docg, oggi in degustazione nell’annata 2010, un vino strettamente territoriale, elegante, vellutato ma anche generoso e fresco, un vino da lungo invecchiamento. È ottenuto con un uvaggio di Sangiovese per l’80%, Cabernet Sauvignon per il 10% e Canaiolo per il restante 10%. Matura in tonneau per 18 mesi e affina per due anni in bottiglia. Di bel rubino intenso e splendente, ha indole profumata con sensazioni che evocano l’amarena croccante, la visciola, le bacche di mirto unite a tocchi speziati e balsamici. Bocca invitante, avvolgente e morbida, dai tannini affusolati, bilanciata da cavalcante supporto fresco-sapido che ne allunga il finale gustativo.
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I I NUOVI RISTORANT
S
t e l l a
G .
DI
D
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B
Milano
CRACCO IN GALLERIA
a c i i s
20121 Milano - Corso Vittorio Emanuele II Tel. 02 876774 - www.ristorantecracco.it info@ristorantecracco.it
BBBB A partire da questo numero, vi proponiamo nuovi racconti di ristoranti, aggiornamenti di quelli della nostra guida online
Ogni Ristorante
Bibenda e locali inediti. Buon divertimento!
viene descritto in maniera sintetica per meglio far comprendere
al lettore le varie tipologie di accoglienza: il luogo, la cucina, la cantina.
Per
evidenziare la qualità, dedotta dalla peculiarità e dal prestigio della cucina, dell’ambiente e della proposta dei vini, abbiamo usato simbolici che ci consente di premiare in maniera accademica il visitare per i nostri lettori.
Baci. Una simbologia
Ristorante
che siamo stati a
I Baci, sì perché i Baci non mentono mai.
BBBBB Luoghi dell’Eccellenza
BBBB Vale il viaggio, ristorazione elevata
BBB Ristorazione impegnata e luoghi particolarmente accoglienti
BB 74
Ristorazione da provare per la finezza e l’attenzione alle tradizioni
Sono stati mesi di eventi importanti per il noto chef Carlo Cracco che, dopo essere convolato a nozze a gennaio con la sua amatissima (e bellissima) compagna Rosa, finalmente ha concretizzato l’ambizioso progetto di aprire il suo nuovo locale in Galleria, una delle inaugurazioni più attese sulla piazza meneghina. Parliamo di ben 1.118 metri quadri che, dal basso verso l’alto, in più livelli, comprendono cantina, caffetteria bistrot (apertura dalle 8 alle 24, dove al mattino si serve una golosa prima colazione con dolci e lievitati di altissimo livello, poi per una pausa veloce si parte da 25 euro, arrivando fino a dopoteatro) affacciata sulla Galleria, per poi salire al ristorante e al salone per gli eventi. Tutto è stato studiato fin nei minimi dettagli, dagli arredi alle mise en place e ai pannelli fonoassorbenti. Il menu sciorina creazioni di grande tecnica ed equilibrio, che coinvolgono tutti i sensi, in un percorso di sapori emozionante. Ci sono nuove idee, ma anche déjà vu, da sempre graditi alla clientela. Un piatto su tutti? Per noi l’animella arrosto, liquirizia, zucca, prugne in salamoia e puntarelle. Il percorso di degustazione di 11 assaggi viene proposto a 190 euro, altrimenti si “pesca” dalla carta e ci si può sbizzarrire come e quanto si vuole. Tornando alla summenzionata cantina, in legno di abete rosso, è a dir poco splendida, più ampia e di recente arricchita dai vini del caveau appartenuto a Giacomo Tachis. A chiudere il cerchio, un servizio che abbina professionalità e precisione. | Coperti: 50 | Etichette: 2.000 | Sommelier | Prezzo: oltre 100 € | Chiusura: sabato a pranzo e domenica (la caffetteria bistrot è sempre aperta) | Ferie: 20 giorni in agosto Nota di cortesia: Room Mate Giulia – Via S. Pellico, 4 – 02 80888900 – room-matehotels.com Un grazioso boutique hotel di design, con stanze e suite confortevoli, wi fi, spa e prima colazione di qualità servita fino a mezzogiorno.
Bologna
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Del tutto inaspettato, pochi mesi fa ecco un improvviso cambio della guardia nelle cucine di questa raffinata ed elegante tavola d’albergo, situata nel fascinoso ex teatro Eden in stile liberty all’interno dell’ottocentesco Palazzo Maccaferri, dove si trova l’albergo. Parliamo dello chef Emanuele Petrosino, che succede al partenopeo Agostino Iacobucci. Emanuele, di origini laziali, vanta illustri trascorsi presso ristoranti di altissimo livello (come il Piazza Duomo di Alba, la Taverna Estia a Brusciano e il Danì Maison di Nino Di Costanzo a Ischia, ultima sua tappa) e in brevissimo tempo si è perfettamente ambientato, offrendo una proposta gastronomica fondata su materie prime di altissima qualità, attenta alle cotture ma anche coraggiosa, personale, molto tecnica e godibile. Il menu degustazione è proposto a 84 euro. Dalla carta, consigliamo di non perdere lo spaghetto ai cinque pomodori, piatto che Petrosino ha voluto dedicare a Di Costanzo, poi l’azzardato ma riuscito piccione e astice con radicchio e provola, e infine, per dessert, i tortelli “al pomodoro”. Di notevole impatto la cantina, nell’ex ghiacciaia del XIV secolo usata come rifugio ai tempi della seconda guerra mondiale. La selezione di etichette, curata da Nicola Cuccato, sommelier di vaglia, spazia in tutta la Penisola, sconfinando in Francia (Champagne, Borgogna, Bordeaux e Rodano) e Germania, con una mirata scelta alla mescita e presenza di piccoli formati. Per una tappa meno formale, ci sono la pizzeria e il bistrot La Terrazza.
La stagione 2018 di questa splendida ed esclusiva struttura di ospitalità, sicuramente fra le più lussuose e prestigiose della Penisola, si è aperta con una clamorosa novità, ovvero l’arrivo nel comparto food di Michelino Gioia, chef di origini beneventane il cui indiscutibile talento è pari alla sua innata modestia. Gioia, per molto tempo al timone della cucina dell’altro albergo della stessa proprietà – La Posta Vecchia di Palo Laziale della famiglia Sciò – negli ultimi due anni ha maturato altre esperienze lavorando nel gruppo Roberto Naldi Collection e ora affronta, con entusiasmo e soprattutto grande professionalità, questa bellissima sfida. Estro, precisione, tecnica, sapori calibrati: queste le basi dei suoi ottimi piatti, basati su ingredienti di assoluta eccellenza scovati da affidabili e seri fornitori, dal pescato freschissimo alle verdure, senza contare le erbe aromatiche del proprio orto. Giusto un paio di suggestioni: i ravioli di pomodoro, crema di burrata e gamberi rossi crudi, e la sogliola al lime. Per un finale goloso, l’invitante carrello di cioccolato artigianale. A far da cornice un ambiente elegante, una fantastica terrazza a lume di candela che sovrasta il gardino e una garbata musica dal vivo di pianoforte in sottofondo. Completano il quadro un servizio impeccabile e una cantina di rango, degna del luogo, sia per ampiezza che per tipologia di referenze. Non dimenticate di prenotare e, se avete voglia di una tappa meno impegnativa, c’è il Pelligrill, con un menu più “easy” ispirato alla tradizione toscana.
A picco sul mare a pochi minuti dal centro di Vico, da anni di proprietà della famiglia Scarselli, oggi gestito da Giorgio sotto l’occhio vigile di papà Riccardo, è un posto di cui vi innamorerete, ne siamo certi. Oltre al bar e allo stabilimento balneare c’è un ottimo ristorante, con tavoli nel verde da cui si gode una magnifica vista e di sera si cena a lume di candela, in un’atmosfera romantica e suggestiva. La riapertura stagionale vede un nuovo insediamento ai fornelli, quello della giovane chef Fumiko Sakai, giapponese di nascita ma da anni qui in Italia, dove ha addirittura trovato marito. Interessantissima la commistione fra una grande tecnica, qualche tocco orientale e l’amore per la cultura mediterranea, in piatti armoniosi caratterizzati da una grande materia prima, cotture essenziali, presentazione raffinata, precisione, ma allo stesso tempo una concentrazione di sapori che appaga il palato in modo sorprendente. Verdure, erbe aromatiche e olio extravergine d’oliva provengono dall’orto e dai terreni di proprietà; pani, grissini (che per inciso non hanno nulla da invidiare a quelli “nordici”), taralli, pasta e dolci sono di produzione propria; il pescato – sempre freschissimo – arriva da pescatori che gli Scarselli conoscono da una vita. Un piatto bandiera del Bikini sono gli spaghetti “a vongole”, eccellenti. Bella e interessante la carta dei vini, con la produzione regionale in evidenza, tanti Champagne che faranno la gioia degli appassionati e perfino birre artigianali. Una sosta tutta da godere.
I PORTICI
| Coperti: 30 | Etichette: 450 | Sommelier | Prezzo: entro 100 € | Chiusura: domenica e lunedì | Ferie: 21 giorni ad agosto e dal 24/12 al 7/1 Nota di cortesia: La Bottegadeiportici.com Via dell’Indipendenza, 69 - 051 4218522 www.labottegadeiportici.com È un posto per acquistare e degustare ottima pasta fresca preparata dalle sfogline “a vista”. Anche take away.
IL PELLICANO
IL BIKINI
| Coperti: 45 | Etichette: 1.200 | Sommelier | Prezzo: oltre 100 € | Chiusura: sempre aperto solo la sera | Ferie: dal 15/10 al 15/4
| Coperti: 60 | Etichette: 350 | Sommelier | Prezzo: entro 100 € | Chiusura: lunedì; sempre aperto dall’1/6 al 30/9 | Ferie: da metà ottobre a metà marzo
Nota di cortesia: a 6 km, a Orbetello, Cooperativa dei Pescatori - Via G. Leopardi, 9 0564 860611 - www.ipescatoriorbetello.it Il posto giusto per comprare l’ottima bottarga di cefalo, ma anche filetti di anguilla e altri pesci conservati. Di sera è in funzione il punto di ristoro.
Nota di cortesia: La Tradizione - Fraz. Seiano Via R. Bosco, 969 - 081 8028437 www.latradizione.com Tappa obbligata per ogni buongustaio, è una bottega fornita di ogni bendidio, dai latticini ai formaggi, dai salumi alle conserve, alla pasta, ai vini…
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Cruc i BENDA P
a s q u a l e
P
e t r u l l o
in arte Petrus
Il crucipuzzle da completare sotto l’ombrellone.
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Cruc i BENDA Cercare
nello schema tutte le parole elencate, tenendo presente che possono trovarsi, orizzontalmente
destra o da destra a sinistra), verticalmente (dall’alto al basso o dal basso all’alto) e diagonalmente.
(da
sinistra a
Alla fine rimarranno
alcune lettere inutilizzate le quali lette di seguito daranno la chiave indicata.
Due produttori (chiave: 6-4; 7-4): ...................................................................................................... . © Petrus
O D L A C E T N E M A T A R E D O M C N O O A H F R U T T A S E C C A O I N G L G F A T U E T L O P G O T S T S A I C R C R A B T O L R E M I C A V H O T E O E M G
I
C B O S
P R A
V C I I J I B B P A I N I F E A O T L E I
S
R S V B
I
E M T D C A D I O
V T A O U M T V O I
G R A M P T A D
S M E D
I O Z A O C U F R O L O F N
O E N S
C S
S N O B
A H U G O R R O M I
I
L E V A O S E
D A M I
R C A L
N G E T I N T I L I A A G A E J A B
ACIDI AMPIO AOC BLEND BOCA BOTTE CHARMAT COMPATTO DOCG DOLCE ESEMPLARE FAVORITA FINI FRANCO
FREISA FRUTTA SECCA GAVI GHEMME GUIDA LACRIMA DI MORRO MEDIO MERLOT MODERATAMENTE CALDO MOSCATO NOBILE OLIO PROFUMO RUBINO
SELVATICO SHIRAZ SOAVE TENUE TINTILIA TREBBIANO VISCOSO VITIGNO
77
Informazioni da Fondazione
Questa rubrica riassume tutte le novitĂ , gli eventi, le attivitĂ , le notizie, i momenti che hanno vista impegnata la in lungo e in largo nel
78
Paese.
Fondazione Italiana Sommelier
Informazioni da Fondazione
ANCORA UNA VOLTA IL VINO È REGALO DI STATO. Il Vino e l’Olio italiani ai leader di tutto il mondo. Il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte ha donato la nostra Cassa di Vino e Olio al suo primo Viaggio di Stato in Francia al Presidente Emmanuel Macron.
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Informazioni da Fondazione
VINO, ARTE E CULTURA ITALIANA Fondazione Also e Fondazione Italiana Sommelier insieme per
“FERMENTI” promosso dal MIUR, ha dato spazio ai lavori
valorizzare la cultura e l’arte delle produzioni vinicole italiane.
realizzati da due istituti scolastici di Roma (Tor Carbone e
Si è tenuto giovedì 31 maggio, presso il complesso museale
Domizia Lucilla) che hanno affrontato il tema dell’avvicinamento
WEGIL in Largo Ascianghi, 5 a Roma, l’incontro “Vino,
consapevole al vino, raccontandone il percorso storico, dagli Egizi
Arte e Cultura Italiana”. L’evento, a cura della Fondazione also
ad oggi, l’altra il percorso sensoriale, rappresentato attraverso i
e Fondazione Italiana Sommelier, ha realizzato un mosaico
suoni: dalla vigna alla bottiglia, dal bicchiere a noi. A seguire,
dinamico, composto dai tasselli delle diverse anime del vino:
gli interventi di MIUR, con la D.ssa Maria Costanza Cipullo, e
docenti, produttori, estimatori, istituzioni, che hanno animato
scuolediroma.it, rappresentato dalla D.ssa Luisa Arezzo.
l’incontro dedicato alla presentazione e valorizzazione delle esperienze (e delle eccellenze!) della Regione Lazio.
Fondazione Italiana Sommelier, ha proposto l’intervento di Daniela Scrobogna, che ha accompagnato i presenti in un
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All’interno dell’evento il progetto “FERMENTI” e la premia-
viaggio articolato, volutamente provocatorio, dentro i temi
zione di finaliste e finalisti del concorso fotografico e letterario
della scelta, tra consapevolezza e qualità, e il Presidente Franco
“luogodivino, le terre, le anime, i tempi”.
Maria Ricci, che ha consegnato all’auditorio il proprio sogno
di portare il mondo del vino, e le tante attività connesse, in una
concorso fotografico e letterario “luogodivino, le terre, le anime,
struttura prestigiosa quale il complesso WEGIL ed in generale
i tempi”, esperienza che ha visto raccontare il vino con nuovi
nei luoghi della cultura italiana.
sguardi e nuove narrazioni, percorrendo tutte le suggestioni che il vino sa suscitare.
Per i produttori, hanno sostenuto l’iniziativa e partecipato all’evento, le aziende vitivinicole Paolo e Noemia d’Amico, Famiglia Cotarella e Casale del Giglio (presente anche Antonio Santarelli), i cui marchi e le esperienze di lungo successo non richiedono ulteriori presentazioni. Infine il racconto dell’esperienza di una giovane imprenditrice, Silvia Brannetti, guida dell’azienda agricola biologica familiare Riserva della Cascina. Ciascuna azienda ha offerto una selezione dei propri vini, per la premiazione delle vincitrici e dei vincitori, e di tutti i finalisti, del
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Informazioni da Fondazione
DIETA MEDITERRANEA Quinto Convegno Nazionale dell’Accademia della Cucina
Nel tempo il significato di “Dieta Mediterranea” ha assunto un
Mediterranea..
approccio ampio, come fenomeno complesso ed effettivamente
“Non si può stare bene, pensare bene, amare bene, dormire bene
valido soprattutto sotto il profilo salutistico: si basa su un
se non si è mangiato bene”
regime alimentare che vede un basso utilizzo di grassi saturi e un
Così scriveva Virginia Woolf, grande figura inglese della letteratura
abbondante uso di alimenti di origine vegetale, freschi, naturali, di
del XX secolo, evidenziando che i corretti atteggiamenti nei
stagione e di origine locale, come la frutta, la verdura, gli ortaggi, il
confronti del cibo sono determinanti per la buona salute dell’uomo.
pane, i cereali e l’olio di oliva; i latticini, come formaggi e yogurt, sono da consumare giornalmente in moderata quantità; il pesce
Il 5° Convegno Nazionale dell’Accademia della Cucina
e il pollame anche in misura non continuativa, e, infine, previsto
Mediterranea, tenutosi il 26 maggio scorso a San Felice Circeo,
un consumo in quantità minime per le carni rosse. Suggerita una
ha riguardato proprio il tema del giusto comportamento a tavola
costante, anche leggera, periodica attività fisica.
quale possibilità di curarsi e prevenire alcune malattie, inserendo
E cosa prevede la Dieta Mediterranea come bevanda da accom-
tra “gli ingredienti salutari” anche il vino.
pagnare al cibo durante i pasti?
I relatori: illustri medici, autorevoli studiosi e importanti giornalisti, hanno dato vita ad un simposio molto interessante, in riferimento a vari argomenti tra cui la difesa dell’ambiente, oggi seriamente minacciato dall’uso delle plastiche; i metodi di coltivazione in agricoltura e il pericolo derivante dai fitofarmaci; i sistemi di confezionamento e imballaggio dei prodotti alimentari, spesso eseguito in modo non idoneo. Da tutto ciò si è arrivati al tema principale del Convegno, ossia l’importanza del mangiare e bere cose salutari, nei tempi e modi più idonei. La Dieta Mediterranea, modello alimentare riconosciuto dall’Unesco nel 2010 tra i Patrimoni Culturali Immateriali
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dell’Umanità, è alla base di questa tesi, perché si fonda su
Nel Convegno del 26 maggio questo punto ha trovato spazio per
quello che è considerato il più ampio studio sull’alimentazione,
una approfondita analisi, e la nostra Master Sommelier, Barbara
effettuato negli anni ’60 dal biologo e fisiologo statunitense
Palombo, relatrice già nel Convegno dello scorso anno, ha
Ancel Keys, il quale verificò che le popolazioni del Bacino
illustrato dettagliatamente come l’inclusione del vino in questo
mediterraneo, che si cibavano in prevalenza di pasta, prodotti
sistema nutrizionale, sia giusto e corretto: alimento gradevole e
ortofrutticoli e che utilizzavano esclusivamente olio di oliva,
soprattutto salutare.
godevano di una salute decisamente migliore delle popolazioni
“Laddove il vino si fa con l’uva” ha sottolineato Barbara, “come in
di altri Paesi come ad esempio la Finlandia, in cui si consumavano
Europa, si può asserire che fa bene alla salute perché l’uva, nelle sue
più burro, strutto e carni rosse.
parti, è ricca di polifenoli e di resveratrolo, sostanze importantissime per
è contenuta in un bicchiere di vino, 125 ml, di media gradazione. Così scriveva intorno al 1970 Luigi Veronelli, enologo, cuoco e figura centrale nella valorizzazione del patrimonio enogastronomico italiano: “Bevi il vino con rispetto, lui ti diverrà amico, e ne avrai solo gioia e salute”. Lo scrittore sosteneva che il vino sia parte integrante della nostra cultura storica e anche alimentare, e che non fa male quando si beve “da persone intelligenti”. La Dieta Mediterranea ha da sempre sostenuto il Vino come bevanda storica corretta da inserire nel suo modello, e grazie ai continui studi delle Università di tutto il mondo, da tempo è chiaro che l’assunzione di 2 bicchieri di vino al giorno, durante i pasti, è un toccasana gradevole e salutare, soprattutto se abbinato con il piatto giusto. Il Presidente dell’Accademia della Cucina Mediterranea, Franco il nostro organismo”. La relatrice della Fondazione Italiana Sommelier
Bruno, organizzatore dell’Evento, è un autorevole sostenitore del
ha ben illustrato alla platea le numerose, onorevoli e stimate fonti
corretto abbinamento come esaltazione delle caratteristiche organo-
che evidenziano come la lotta contro i radicali liberi prevenga
lettiche del cibo e del vino, e Barbara ha stuzzicato l’appetito di tutti
malattie tumorali, degenerative, cardiovascolari, e sia benefica
i presenti in sala illustrando qualche esempio di come un cibo della
contro l’invecchiamento precoce fisico e mentale ed i polifenoli
dieta mediterranea possa risultare ancora più valorizzato se abbina-
hanno proprio la funzione di combattere tali pericolose molecole.
to al vino giusto: “un buon vino e un buon cibo danzano insieme
Ma allora si può asserire che il vino fa bene alla salute,
un ballo appassionante che può donare gusto ed emozione”, ha di-
ovviamente nel rispetto delle giuste dosi di assunzione dettate
chiarato Barbara, ed è importante per tutti conoscere almeno i passi
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: dose giornaliera
principali di questo balletto per far sì che la corretta alimentazione
equivalente a non più di 2-3 Unità Alcoliche per una persona di
dia un contributo per una vita sana.
media età, e 1 Unità Alcolica per una persona anziana.
Per questo scopo, il vino, espressione di un territorio e custode di
1 U.A. corrisponde a 12 grammi di etanolo (alcol alimentare) ed
preziosi ingredienti, gioca un ruolo fondamentale.
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Informazioni da Fondazione
MONFERRATO DAY Una giornata dedicata ai vini del Monferrato.
A maggio si è svolta a Roma una giornata completamente dedicata ai vini del Monferrato, che ha visto l’assaggio della produzione di tutte le aziende del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato. Oltre al grande banco d’assaggio, molto successo ha avuto il Seminario dedicato alla Barbera d’Asti che ha contato ben 11 etichette selezionate per l’occasione dal Consorzio per gli iscritti di Fondazione Italiana Sommelier. Di seguito le immagini dell’evento.
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Il Banco d’Assaggio
Il Seminario di Degustazione
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❖ A PARTIRE DAL 12 MAGGIO 2017 ❖ ❖ A PARTIRE DAL MAGGIODAL 2017 ❖ 12 A PARTIRE 12 ❖ MAGGIO
ALL’HOTEL ROME CAVALIERI ALL’HOTEL ROMEAC LLAVALIERI ’HOTEL ROME CAVAL IL 17° CORSO PER SOMMELIER DELL’OLIO IL 17° CORSO PER OMMELIER ’O LIO IL S17° CORSO DELL PER S OMMELIER D ◆❖◆ ◆❖◆
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Fondazione ItalianaFondazione Sommelier Italiana Somm
CENTRO INTERNAZIONALE PER LA CULTURA DEL VINO E DELL’OLIO con il INTERNAZIONALE Riconoscimento Giuridico della Repubblica CENTRO PER LA CULTURA DEL VINO EItaliana DELL’OLIO CENTRO INTERNAZIONALE PER LA CULTURA DEL VINO
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Caporedattore centrale Paola SIMONETTI
Hanno collaborato a questo numero Floriana BERTELLI, Cinzia BONFÀ, Stefano BREGA, Filippo BUSATO, Davide Maria CONSOLARO,
Foto
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Luglio 2018
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