Anno XVIII - n. 77 - Mensile Febbraio 2019
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copertina > Protagonista del Forum Nazionale della Cultura dell’Olio, torna in primo piano questo importante prodotto italiano in una giornata tutta a tema. Dal Concorso Miglior Sommelier dell’Olio, all’Olio per i Bambini, alla Cena di Gala con un Menu tutto giocato attorno all’abbinamento dei migliori Oli d’Italia Premiati con le 5 Gocce. Da pagina 4.
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Dalla Vite alla Vita / di Franco M. Ricci È tempo di Olio. 12° Forum della Cultura dell’Olio / di Redazione Alcolisti? Il vero problema sono gli astemi / di Matteo Parrotto A Gianfranco Soldera / di Antonella Anselmo Sua altezza la Schiava / di Anna Lorena Fantini Le due anime del Grechetto / di Antonella Pompei Prometeo truffatore / di Bruno Frisini Lunga vita al Montepulciano d’Abruzzo / di Gianluca Tretola 1° Festival italiano del Potatore Yoga e vino, il binomio vincente per i sensi / di Matteo Melani Il segreto del Monte dei Lecci / di Carlotta Pirro Lo chef con la valigia Nastro rosa... in casa Paladin Olio: avvio lavori Palermo, capitale dei vini franchi / di Roberto Oddo Donna Donatella Il vino italiano sotto inchiesta A rischio i fondi europei per la promozione del vino A tavola con i produttori / di Cinzia Bonfà Da leggere... / a cura di Pietro Mercogliano Crucibenda / di Pasquale Petrullo Consigli di scrittura / a cura di Pietro Mercogliano Informazioni da Fondazione
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Prossimo appuntamento con la Guida BIBENDA - Sezione Olio domenica 24 marzo 2019. Giornata dedicata al 12° Forum Nazionale per la Cultura dell’Olio.
Cena di Gala per la presentazione della Guida e Consegna dei Premi agli Oli del Nuovo Raccolto 2018 valutati 5 Gocce. Le Eccellenze di Bibenda.
...RESTATE SINTONIZZATI!
EDITORIALE
DALLA VITE Il 24 Novembre scorso durante la Festa dei 5 Grappoli 2019, alla presenza di 1050 ospiti, dei quali 628 Produttori dell’Eccellenza, durante la Conferenza Stampa dopo l’Inno d’Italia cantato da Albano, ha preso la parola, come molti di voi ricorderanno, il Direttore Generale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma Ruggero Parrotto. Il messaggio e il programma che la Fondazione Italiana Sommelier ha inteso realizzare con il mondo del Vino per Il Bambino Gesù ha commosso tutti. E tutti i Produttori al termine del grande evento mi hanno orgogliosamente voluto testimoniare: Io ci sono! Bene, tra pochi giorni, con i ragazzi che hanno terminato il ciclo di cure inizieremo il Corso di Sommelier. 2
ALLA VITA Dalla Vite alla Vita: una speranza di conoscere il vino per farne
Assaggio che sarà inserito nel calendario dei Grandi Eventi per
un’ipotesi di Vita.
la celebrazione dei 150 anni dell’Ospedale.
Dalla Vite alla Vita sarà il giornale che scriveranno una volta
Eventi che vedono impegnati, oltre a Papa Francesco e al
terminato il Corso nello spazio BIBENDA.
Presidente Mattarella, numerosi grandi personaggi della Cultura
Dalla Vite alla Vita sarà la nostra raccolta per acquistare
Internazionale.
un importante macchinario sanitario che avrò modo di
Il Vino Italiano, dunque, avrà il suo spazio, il suo valore e il
comunicarvi.
suo impegno come protagonista di un sogno da realizzare per i
Dalla Vite alla Vita sarà il 12° Forum sulla Cultura del Vino
bambini che si impegneranno con entusiasmo e cuore a cogliere
che, dopo il Presidente della Repubblica dello scorso anno, vedrà
nel vino un’opportunità di risurrezione. Sarà proprio con questo
un importante convegno e anche, in questa speciale edizione,
messaggio “Dalla Vite alla Vita” che tutti noi, del mondo Vino,
l’importante assaggio di 100 vini dell’Eccellenza con l’insolito
lo renderemo possibile.
orario dalle 15 a mezzanotte.
Franco M. Ricci 3
ARTICOLO DI COPERTINA
È TEMPO
DI OLIO
12° FORUM
DELLA CULTURA
DELL’OLIO
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Il menu della serata di gala Studiato per favorire il maggior numero di abbinamenti con la splendida carta degli
Oli
Tutte le portate, dessert compresi, vanno abbinate con gli Oli premiati. • Bruschettine con pomodoro e basilico • • Variazione di Insalate • • Il Polpo con le Patate • • Spigola alla Griglia, Verdure cotte • • Zuppa di Fagioli • • Filetto di Vitella, Cous-Cous • • Torta al Cioccolato • • Ciambellone •
2° CONCORSO NAZIONALE PER MIGLIOR SOMMELIER DELL’OLIO
INIZIO DELLA SERATA DI GALA DEL 12° FORUM DELLA CULTURA DELL’OLIO
Ore 10:30 • Prima parte a porte chiuse, Prove scritte per la selezione dei tre finalisti. Ore 12:00 • Seconda parte Prova orale dei tre Sommelier finalisti davanti alla Commissione esaminatrice e al pubblico presente. Ingresso gratuito.
Presentazione di Bibenda 2019 aggiornata con gli oli del raccolto 2018. Saranno affrontati i seguenti temi: La Politica • Dario Stefano. Senatore della Repubblica
LA SCUOLA DEI BAMBINI
La Cultura • Nicola Di Noia. I Corsi per Sommelier dell’Olio
Ore 15:30 • Appuntamento dedicato ai più piccoli per scoprire il magico mondo dell’olio attraverso giochi, riconoscimenti e degustazioni. Non mancherà un colorato e divertente angolo trucca-bimbi a cura dell’artista Debora Cetroni. Accesso riservato ai bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni, accompagnati da un Iscritto. Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria. Su www.bibenda.it
La Medicina • Sara Farnetti. L’Olio nella nostra alimentazione
La Narrazione • Maurizio Saggion. “Il raccolto dei racconti” L’Olio come il Vino per la sinergia con il Bambino Gesù • Ruggero Parrotto La Cucina • Fabio Campoli. L’Olio in cucina
FESTA DELLE 5 GOCCE IL CIBO IN ABBINAMENTO AI GRANDI OLI D’ITALIA
Il Sommelier dell’Olio • Daniela Scrobogna. La didattica dell’Olio
Ore 18:30 • Visita alla Cantina degli Oli 5 Gocce di Bibenda 2019 e ingresso in Sala di Degustazione. Ore 20:00 • Chiusura dell’ingresso in Sala e Inizio dei temi del 12° Forum della Cultura dell’Olio.
A seguire Cena di gala con degustazione di tutti gli oli premiati in abbinamento al menu. Consegna dei diplomi 5 Gocce ai Produttori degli oli dell’eccellenza. Proclamazione del vincitore del Concorso Miglior Sommelier dell’Olio d’Italia.
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LE 5 GOCCE 2019 LOMBARDIA
COMINCIOLI Olio EVO Casaliva Denocciolato 2018 Casaliva Verde smeraldo. Centralità di aromi di mela verde e fragoline di bosco, mentuccia e pomodoro, noci pecan, fiori di campo e cedro. Elegante e ricco di fenoli, bagaglio speziato didascalico. Lunghissima persistenza. Raccolta manuale e meccanica delle drupe effettuata nel mese di ottobre a stadio di invaiatura. Denocciolatura ed estrazione a ciclo continuo con resa di 9 litri per quintale di olive raccolte. Successiva filtrazione e stoccaggio in inox con azoto.
Olio EVO 2018 / Casaliva 70%, Frantoio 30% Verde oro. Aromi di pomodoro verde, carciofo e ravanello, profumi di frutta secca. Al si completa con note di erbe aromatiche, kiwi e pepe bianco. Suadente sensazione amara, appena percettibile. Persistente. Da piante di 250 anni d’età, raccolta delle drupe per mezzo di agevolatori, in fase di invaiatura per la Casaliva, avanzata per la cultivar Frantoio. Estrazione in continuo con resa di 12,5 litri per quintale di olive raccolte.
GRUMEL
Olio EVO Terrae Denocciolato 2018 Leccino 35%, Casaliva 35%, a.v. 30% Verde smeraldo. Profumi di basilico, erba fresca, lattuga e mela verde. In bocca aromi di mentuccia e mandorla fresca, degna sensazione amara e lunga e completa persistenza. Raccolta manuale e meccanica delle drupe effettuata nel mese di ottobre a stadio di invaiatura. Denocciolatura ed estrazione a ciclo continuo con resa di 9 litri per quintale di olive raccolte. Successiva filtrazione e stoccaggio in inox con azoto.
Olio EVO Casaliva 2018 Casaliva 100% Verde smeraldo brillante e di buona densità. Al naso è fragrante e intenso, ricorda subito erbe aromatiche, scorza di limone, mandorla, timo e salvia, a seguire chiare note di mimosa, pera matura, carciofo, melanzana e ravanello. Strutturato e coerente al gusto, con incipit amaro di cicoria e cardo che lascia poi spazio a piacevoli percezioni di peperoncino che allietano tutto il lungo finale gustativo. Persistente. Raccolta manuale e agevolata a invaiatura, frangitura a ciclo continuo, filtrazione e conservazione con aggiunta di Argon.
FRANTOIO DI RIVA
MADONNA DELLE VITTORIE
Olio EVO Monovarietale 46° Parallelo 2018 Casaliva Manto dorato pieno. Elegante, note di menta e rosmarino, cardo e lime. In bocca esprime profumi di natura vegetale e fruttata, frutta secca e pennellate balsamiche in rilievo. La forza nei toni amaro-piccanti stenta ad esaurirsi nel finale di lunga persistenza. Raccolta manuale precoce, frangitura a ciclo continuo, filtrazione e conservazione in serbatoi in acciaio con aggiunta di gas inerte. TRENTINO
Olio EVO Denocciolato 2018 Frantoio 75%, Casaliva 25% Giallo dorato. Bellissimi effluvi di buccia di pomodoro, pistacchio e mela verde, kiwi, banana e graziosi tocchi vanigliati. Il gusto è traghettato da inaspettata sensazione piccante che abbraccia una cremosa grassezza, per nulla pronunciata. Finale lunghissimo. Drupe raccolte precocemente, a fine ottobre; segue la frangitura mediante metodo continuo con resa di 9 litri di prodotto per quintale di olive raccolte. La conservazione dell’olio è affidata a silos d’acciaio con azoto.
Olio EVO Garda Trentino Tenuta Ferruccio 2018 / Casaliva Una romantica dedica a nonno Ferruccio questo extravergine di colore paglierino dai bagliori oro. Il naso è delicato ed aggraziato, fatto di puri ricordi di pomacee, pinolo e tratti di chiodi di garofano. La bocca non perde tempo per sventagliare fulgida nota amaropiccante, sviluppandosi con giusto ritmo aromatico di nobile progenie vegetale. Lunga la persistenza. Raccolta a fine ottobre, estrazione in continuo con resa di 14 litri/quintale. Stoccaggio in acciaio sotto azoto.
Olio EVO Garda Trentino 2018 Casaliva 80%, Frantoio 20% Verde oro brillante. Avvolgenti sensazioni di banana matura, mela e pera, di cannella e vaniglia, erbe aromatiche, carciofo. Elegantissimo al gusto, il bagaglio fruttato lascia campo a ricordi di frutta secca e propoli. Chiude lunghissimo e delicatamente piccante. Drupe raccolte precocemente, nel mese di ottobre; segue la frangitura mediante metodo continuo con resa di 13,5 litri di prodotto per quintale di olive raccolte. La conservazione dell’olio è affidata a silos d’acciaio con azoto.
BRIOLEUM
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GIOVANNI POLI
VENETO
PAOLO BONOMELLI - CA’RAINENE Olio EVO Trefort 2018 Trep, Fort Verde smeraldo dalle nuance oro. Naso dirompente, profumi di pomodoro e agrumi, neroli, mela Smith e pepe. In bocca stessa ricchezza e potenza, ripercorre fedele le sensazioni del naso con un importante apporto amaro-piccante che lo rende perfetto. Persistenza lunghissima. Da impianto secolare, raccolta manuale e per mezzo di abbacchiatura effettuata a stadio di maturazione precoce nella seconda decade di ottobre. Estrazione a ciclo continuo, filtrazione e stoccaggio con argon. Olio EVO Garda Monovarietale Drizzar 2018 / Drizzar Verde dai bagliori topazio. Naso purissimo, un inno al terroir del Garda: in parata aromi di mandarino e pera Decana, mela Lady Williams e una cascata d’agrumi. Bocca ricchissima, regala polifenoli aitanti conditi da ricordi di stampo vegetale. Lunga la persistenza. Raccolta manuale e per mezzo di abbacchiatura, effettuata a stadio di maturazione precoce nella seconda decade di ottobre. Estrazione a ciclo continuo, filtrazione e stoccaggio con argon.
FRANTOIO BONAMINI Olio EVO Monocultivar Grignano 2018 Grignano 100% Paglierino brillante con riflessi verdi. Intenso, profuma di lime, mandarino, mela verde e mimosa, a seguire ampie percezioni di mandorla e pinolo, carciofo, ravanello e cicoria. Strutturato e complesso anche al gusto, con ottimo equilibrio amaro-piccante e lunga persistenza di melanzana, cicoria e peperoncino. Raccolta delle drupe agevolata a fine ottobre, frangitura a ciclo continuo, filtrazione e conservazione in acciaio con argon.
FRANTOIO DI CORNOLEDA Olio EVO Monocultivar Grignano 2018 Grignano Giallo-oro luminoso. Profuma di mela e pera, sussulti d’agrume e propoli. La bocca è delicata e leggiadra, ricca com’è di aromi fruttati e di precisi ritorni di mandorla. Durevole la persistenza. Raccolta manuale per mezzo di abbacchiatori effettuata a metà di ottobre a stadio di maturazione precoce. Estrazione in continuo a due fasi; filtrazione e stoccaggio in silos. Olio EVO Gran Cru Frantoio di Cornoleda 2018 Matosso, Rasara, Marzemina Splendida veste verde-oro. Esaltante concentrazione di profumi: intensi toni di mela smith e resina, pomodoro, vaniglia, timo e pepe. Con forza conquista il gusto, ricco di fenoli perfettamente controbilanciati dalla piacevole componente grassa. Persistente. Raccolta manuale per mezzo di abbacchiatori effettuata i primi di ottobre a stadio di maturazione precoce. Estrazione in continuo a due fasi; filtrazione e stoccaggio in silos.
MONICA VACCARELLA Olio EVO Veneto Valpolicella La Passione per l’Olio 2018 Grignano 70%, a.v. 30% Giallo-oro. Ricchissimo e intenso il bagaglio olfattivo, fatto di sensazioni di pomodoro e carciofo, cardo e frutta secca, note di agrumi e mela verde. Equilibrato, in bocca è carezzevole ma non “stanco”, con accesi toni piccanti in coda. Lunghissima persistenza. Raccolta manuale e tramite agevolatori effettuata il 9 ottobre, a stadio di maturazione precoce. Frangitura a ciclo continuo, con resa di 10 litri di olio per quintale di olive raccolte. Filtrazione e stoccaggio sotto azoto.
SAN CASSIANO Olio EVO Veneto Valpolicella Monocultivar Grignano 2018 Grignano Veste giallo oro. Fragranti profumi di carciofo, pomodoro verde, salvia e origano, anice, mela verde e melanzana. Il ricchissimo bouquet si riverbera al gusto, equilibrio esemplare tra nota amara e perfetta grassezza. Finale su ricordi di peperoncino. Raccolta delle drupe effettuata per mezzo di agevolatori a metà ottobre, a stadio di maturazione precoce. Estrazione in continuo con resa di 10 litri di prodotto per quintale di olive raccolte. Filtrazione e stoccaggio in vasche di inox con azoto.
LIGURIA
LA BAITA Olio EVO Estremo 2018 Taggiasca Bellissimo verde dai bagliori oro. Fine ed elegante bouquet ricco d’aromi di menta, salvia e rosmarino, pomodoro, zagara e limone. Bocca delicata, ottimamente equilibrata, impreziosita da note di frutta secca e carciofo. Finale persistente, lievemente piccante. Raccolta per brucatura da piante di 300 anni, poste tra 550 e 700 m slm. Frangitura in continuo con resa di 10 litri per quintale di olive raccolte.
PAOLO CASSINI Olio EVO Monocultivar Taggiasca Extremum 2018 Taggiasca Giallo oro dalle nuance verdi. Stile inconfondibile per questa Taggiasca che seduce con profumi di salvia e rosmarino, agrumi, mela Smith, pera Kaiser e un tocco di mandorla. Relazione totale tra naso e bocca, espressa in un bilanciatissimo equilibrio fatto di morbidezza, fenoli carezzevoli, insistenti ritorni di frutta e spezie. Lunga la persistenza. Raccolta per mezzo di pettini elettrici effettuata nel mese di ottobre (maturazione precoce), estrazione a due fasi; filtrazione e stoccaggio sotto azoto. EMILIA ROMAGNA
CANTINE INTESA Olio EVO Brisighella I Calanchi 2018 Nostrana Manto verde dalle sfumature oro. Senza mezze misure regala note di carciofo e pomodoro maturo, erba di sfalcio, ravanello, rosmarino e mandorla. L’esaltante naso anticipa un gusto di grande rispondenza, retto da gustosa componente amara e decisa piccantezza. Finale lungo e fruttato. Raccolta manuale delle drupe a fine ottobre a stadio di maturazione precoce e ad invaiatura; estrazione a ciclo continuo, resa di 12 litri di prodotto per quintale di olive raccolte. Decantazione naturale.
SAN PATRIGNANO Olio EVO 2018 / Correggiolo, Leccino, Rossina Color giallo oro brillante. Mette prontamente in mostra un intenso bouquet incentrato su sensazioni di cardo e melanzana, carciofo e una decisa nota di foglia di pomodoro. Al gusto è carezzevole nell’impatto, ben disteso su fenoli calibrati e bei riverberi fruttati e vegetali. Persistente. Raccolta manuale delle drupe ed estrazione a ciclo continuo con resa di 11 litri per quintale di olive raccolte. Segue filtrazione del prodotto e stoccaggio in cisterne di acciaio con azoto.
ULIVETO DEL FATTORE Olio Evo Uliveto del Fattore Selezione Rodolfo 2018 Correggiolo Abbigliato da una veste verde brillante dai bagliori oro. Bouquet allettante e deciso nei ricordi di pomodoro verde, carciofo, sprazzi di ortica e profumi di mela golden. Perfetto l’equilibrio tra toni fenolici e grassezza, per nulla invasiva; risulta ottimamente strutturato e intenso nelle percezioni di pomacee che firmano il finale di duratura estensione. Raccolta manuale e per mezzo di agevolatori effettuata a stadio di maturazione precoce a metà ottobre. Estrazione a ciclo continuo con resa di 13 litri per quintale di olive raccolte. Filtrazione e stoccaggio in fusti di acciaio con azoto. TOSCANA
ANTINORI TENUTA TIGNANELLO Olio EVO Pèppoli 2018 Frantoio, Moraiolo, Leccino Bella tonalità oro dalle nuance topazio. Sfilano invitanti profumi di senape, zenzero, foglia di pomodoro, banana e fieno, avvolti da idee di peperoncino. L’assaggio è meno dirompente rispetto al naso, tuttavia la persistenza complessa, la dote fruttata e il piacevole tocco piccante gli conferiscono grinta, armonia e grande piacevolezza. Da un oliveto di 40 anni, le drupe sono state raccolte precocemente, a mano, e la frangitura è avvenuta con tecnica mista. L’olio è stato successivamente filtrato e conservato in piccoli serbatoi di acciaio. Molto versatile, può ben figurare su un rombo al forno con patate o su una pasta e fagioli cremosa.
BELVEDERE Olio EVO Grifo 2018 Frantoio Una veste verde smeraldo dai bagliori oro, apre il sipario olfattivo di questo campione di assoluta territorialità, espressa da sensazioni di cicoria selvatica, rucola e ravanello, note di rosmarino e menta, lattuga e mandorla. La bocca non esita a lasciar sfilare i ricordi olfattivi, che si mescolano a cremosa morbidezza, presto intaccata da sostenuta nota amaro-piccante. Finale fulgido e di lunga persistenza. Raccolta manuale delle drupe effettuata a fine ottobre, in fase di maturazione precoce. Frangitura in continuo con resa di 12 litri per quintale di olive raccolte. Filtrazione e successivo stoccaggio in tini sottovuoto.
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LE 5 GOCCE 2019 CESARE E CESARA BUONAMICI
COLLINE SAN BIAGIO
FATTORIA DI POGGIOPIANO
Olio EVO Colline di Firenze Bio 2018 Moraiolo, Frantoio Manto verde dai bei riflessi oro. Quadro olfattivo intenso e completo nelle sensazioni di erba di sfalcio, carciofo e cicoria, poi tratti di mela golden e tocchi di frutta secca. Al gusto è la nota amara a prendere il sopravvento, accompagnata da perfetti ritorni aromatici di stampo vegetale. Lunga la persistenza. Raccolta precoce effettuata tra ottobre e dicembre. Frangitura in continuo, filtrazione e stoccaggio in silos sotto azoto.
Olio EVO Toscano 2018 Moraiolo, Frantoio, Leccino Veste oro luminoso. In bella successione allettanti profumi di carciofo ed erba di sfalcio, frutta secca e pepe verde. In bocca la centralità di aromi vegetali si arricchisce di toni di frutta a polpa gialla matura e felice apporto amaro-piccante. Non da meno la persistenza, lunga e completa. Raccolta manuale all’invaiatura, frangitura a ciclo continuo, conservazione in silos d’acciaio.
CAPUA WINERY
Olio EVO Biologico Plenum 2018 Frantoio 60%, Moraiolo 30%, Leccino 10% Color oro, dai flash verdi. Naso estroverso cadenzato da ricordi di erbe fini, buccia di limone, carciofo e fulgide note di pomacee. Bocca dall’incipit vagamente grasso, spazzato via da aitanti fenoli e rispondenti sensazioni vegetali. Finale duraturo e persistente. Raccolta mediante agevolatori, durante l’invaiatura, frangitura a ciclo continuo con resa di 11 litri per quintale di olive raccolte e sosta in contenitori d’acciaio sempre pieni.
Olio EVO Bio Legno d’Olivo 2018 Frantoio 100% Giallo verde luminosissimo, mostra fragranti note di cicoria, ravanello, buccia di melanzana, salvia e agrumi maturi. Gusto deciso e strutturato, marcato dai ritorni olfattivi, in bella evidenza i sapori amari e piccanti. Finale complesso, gradevole nelle tonalità amare del carciofo, ottima la persistenza gustativa. Raccolta manuale e con agevolatori meccanici protratta tra fine ottobre e la penultima settimana di novembre con drupe raccolte in epoca di invaiatura che avanzata. Frangitura in continuo, conservazione sotto argon.
Olio EVO Nocellara 2018 Nocellara del Belice Giallo-verde, di ricca densità. Intense e pure le sensazioni di pomodoro (foglia e buccia) e mela verde, erba di sfalcio e agrumi. In bocca parte in quarta con potenza e consistenti ritorni vegetali, allungandosi con rimarchevole nota piccante. Interminabile la persistenza. Estrazione a ciclo continuo con resa di 11,5 litri di olio per quintale di olive raccolte. Segue filtrazione.
CASTELLO COLLEMASSARI Olio EVO Biologico Podere Pecora Vecchia 2018 Frantoio, Leccino, Olivastra Seggianese Veste giallo- verde luminosa. Senza indugi nette ed insistenti note di pomodoro e ravanello, sprazzi di pera e mela, tocchi di vaniglia e pepe bianco. La bocca è perfettamente rispondente, con galoppante sensazione amara che lascia poi strada libera a stuzzicante sensazione piccante. Notevole in termini di persistenza, dove si distende con toni di carciofo e cardo. Raccolta delle olive in stadio di maturazione precoce, manuale e meccanica. Frangitura a ciclo continuo seguita da filtrazione e conservazione in tini di acciaio inox di varie capacità.
CASTELLO DI FONTERUTOLI Olio EVO Chianti Classico Castello di Fonterutoli 2018 / Moraiolo Manto verde smeraldo traslucido. Il ventaglio olfattivo è stravagante e preciso nelle sensazioni odorose. Un profluvio di ricordi di carciofo ed erba di sfalcio, erbe aromatiche e melanzana, mela verde e un tocco di ravanello. Il quadro diviene ancor più profondo al gusto, dove assieme a toni di frutta secca e pepe bianco porta con sé carica fenolica altamente piccante che culmina in lunga persistenza. Dopo la raccolta, avvenuta tramite agevolatori, le drupe sono state frante a ciclo continuo. L’olio, dopo la filtrazione, è stato conservato in tini da 1 hl.
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FATTORIA ALTOMENA
FATTORIA DI FUBBIANO Olio EVO 2018 Frantoio, Leccino, Pendolino Manto color giallo-oro brillante. Senza sosta dona note di cardo e melanzana, seguite da sensazioni di carciofo e noce tostata, poi sprazzi di nocciola. La bocca ha ricchezza da vendere, intrisa di fenoli estratti a dovere e meravigliosi ritorni vegetali. La lunga persistenza si accresce con toni di arancia, sfumando con bella verve piccante. Raccolta manuale e agevolata delle drupe, effettuata ad inizio novembre, precocemente. Frangitura a ciclo continuo, filtrazione e conservazione in tini di acciaio con azoto.
FATTORIA LE SORGENTI Olio EVO Laudemio 2018 / Frantoio Irradiante veste smeraldo, che anticipa un timbro vegetale e fruttato. Affiorano profumi di pomodoro e cicoria, asparago selvatico, mela gialla e noce fresca. Gusto carico e raffinato nella proverbiale sensazione amara, con dote aromatica che ripercorre l’intero assaggio e stuzzicante nota piccante a completare il tutto. Lunga la persistenza. Da oliveto di 40 anni d’età. Lavorazione a ciclo continuo, con successiva filtrazione.
FATTORIA RAMERINO Olio EVO Moraiolo 2018 / Moraiolo Il colore oro verde cristallino anticipa un profilo olfattivo giocato su distinte note di erba appena recisa, basilico, foglia di pomodoro, rucola ed erbe aromatiche, condite da toni floreali. In bocca rivela straordinaria pulizia e vigore amaro-piccante perfettamente controllato; non c’è traccia di grassezza in eccesso. Il finale riporta fedelmente le sfaccettate sensazioni percepite al naso. Brucatura manuale-agevolata effettuata all’invaiatura, poi frangitura a ciclo continuo, filtrazione e conservazione dell’olio in serbatoi d’acciaio di varie capacità.
FELSINA
FONTE DI FOIANO
Olio EVO Denocciolato Biologico Pendolino 2018 / Pendolino 100% Verde smeraldo brillante e consistente. Intenso e fragrante al naso, si presenta con ampie note di carciofo, melanzane, mandarini e buccia di limone, che lasciano poi spazio a sensazioni di frutta secca, salvia e tocchi speziati nel finale. Elegante e strutturato al gusto, ha perfetto equilibrio amaro-piccante e una lunghissima persistenza al gusto di cicoria, cardo e peperoncino. Raccolta manuale all’invaiatura, frangitura in continuo, filtrazione e stoccaggio in acciaio sotto azoto.
Olio EVO Toscano 2018 Frantoio 50%, Moraiolo 30%, Leccino 20% Lucente verde smeraldo. Propone profumi di grande spessore, con esuberanza emergono note di pomodoro maturo e carciofo, semi di finocchio e verza. Deciso e dalla massa fenolica perfetta, al gusto offre fedelmente gli aromi percepiti al naso, chiudendo gustosamente amaro. Persistente. Raccolta manuale delle drupe per mezzo di agevolatori da piante di 400 anni di età, effettuata nel mese di ottobre. Estrazione a ciclo continuo, filtrazione e conservazione sotto argon.
Olio EVO Denocciolato Biologico Leccino 2018 / Leccino 100% Di colore verde brillante con luminosi riflessi dorati, consistente. All’ingresso olfattivo mostra già la sua grande eleganza. Ampi sentori di mandorla verde, carciofo, cicoria e pompelmo si alternano armoniosamente a sensazioni di pera kaiser, mela, timo e fiori di ginestra. Appagante equilibrio, struttura possente, giocata su sentori amari e piccanti che si alternano armoniosamente durante tutto il lunghissimo finale. Brucatura manuale delle drupe tra fine ottobre e inizio novembre, frangitura a ciclo continuo, filtrazione e conservazione in acciaio con azoto. Olio EVO Denoccioloato Biologico Raggiolo 2018 / Raggiolo 100% Manto verde dorato brillante. Al naso, delicate percezioni di mela verde e pera, a seguire note più fragranti di agrumi, narcisi, carciofo, ravanello, melanzana, salvia e foglie di pomodoro. Strutturato e coerente al gusto, con perfetta sinergia amaro-piccante e lunga persistenza vegetale e aromatica. Raccolta manuale delle drupe nel mese di novembre, frangitura in continuo, filtrazione e conservazione con aggiunta di azoto.
Olio EVO Grand Cru 2018 Picholine, Frantoio, Moraiolo Veste verde brillante. Naso imminente, inciso da intensi aromi di cicoria e carciofo, noci e pepe in grani. Ricca la progressione gustativa dove l’attacco giustamente grasso viene presto sovrastato da sensazione amara quasi tannica. Lunga la persistenza su toni di stampo vegetale. Raccolta manuale delle drupe per mezzo di agevolatori da piante di 400 anni di età. Estrazione a ciclo continuo, filtrazione e conservazione sotto argon.
FONTODI
Olio EVO Villa Magra Riserva 2018 Frantoio, Correggiolo, Moraiolo Veste verde-oro di grande densità. Pregiato il ventaglio olfattivo con fini ricordi di noce e mandorla, profumi di rucola e menta, mela verde e ancora bergamotto e tocchi di pepe bianco. All’assaggio, la bocca giganteggia per lunghezza, grazie ad un perfetto equilibrio e richiami fruttati. Nota amara prevalente in coda. Raccolta delle drupe manuale all’invaiatura. Frangitura in continuo, filtrazione dell’olio e conservazione in piccoli serbatoi di inox sotto azoto.
FRANTOIO PRUNETI Olio EVO Monocultivar Frantoio Bio 2018 Frantoio Colore che si piazza tra la tonalità tra il topazio e l’oro. Evoca con grande classe toni di carciofo, oliva verde, muschio, rucola, alternati a nette pennellate di noce di cocco ed erbe aromatiche. Perfetto e proporzionato al gusto, progredisce ampliandosi su ricordi di mandorla fresca fino a chiudere con spiccata dote piccante. Persistente. Raccolta per brucatura effettuata ad ottobre, in stadio di maturazione precoce. Estrazione in continuo, filtrazione e conservazione in silos sotto azoto.
Olio EVO Biologico Chianti Class. 2018 Correggiolo 80%, Moraiolo 20% Smagliante veste verde smeraldo. Una cascata di ricche sensazioni di cicoria e carciofo, poi agrumi ed erbe aromatiche, frutta secca e un filo di pepe in grani. Decisa struttura al gusto, con gran forza esprime piacevoli piccantezza e sensazione amara, che si fondono ad un pronunciato profilo vegetale. Notevole la persistenza. Raccolta manuale a invaiatura, frangitura a ciclo continuo, filtrazione e conservazione in grandi tini di acciaio con aggiunta di azoto.
Olio EVO Monocultivar Moraiolo Bio 2018 Moraiolo Bella tonalità verde con sfumature oro. Limpidissimo, richiama all’olfatto note di melanzana, tè nero, mandorla, ravanello e caffè verde. Quadro gustativo irruente, mostra prima di tutto energia e solidità, foderato di piacevoli sensazioni amare e piccanti, completate da una lunga persistenza. Raccolta per brucatura effettuata ad ottobre, in stadio di maturazione precoce. Estrazione in continuo, filtrazione e conservazione in silos sotto azoto.
FRANCI
GIACOMO GRASSI
Olio EVO Villa Magra Grand Cru 2018 Frantoio, Correggiolo Manto verde lucente dai bagliori oro. Naso regale, con nota d’agrume preponderante, seguita da perfetti ricordi di pomacee, mandorla fresca, tocchi vegetali e profumi di cannella e frutti di bosco. La bocca non è da meno, equilibrata e rispondente al micron, si completa con dote amaropiccanti di nobile progenie. Persistenza infinita. Brucatura manuale, frangitura a ciclo continuo, conservazione dell’olio in recipienti d’acciaio sotto azoto, subito dopo la filtrazione.
Olio EVO Olivobianco 2018 Olivo Bianco 100% Colore verde smeraldo, intenso e brillante. Quadro olfattivo energico, evoca sensazioni purissime di erbe aromatiche e cuore di carciofo, pomodoro verde, insalata dolce, lattuga, ravanello e soffi fruttati. Bocca dai fenoli possenti, ricca, potente, di assoluta rispondenza, incanta con un bagaglio vegetale notevolissimo. Lunga la persistenza. Raccolta tramite agevolatori effettuata a fine ottobre. Estrazione a ciclo continuo a due fasi, filtrazione, conservazione in silos d’acciaio con azoto.
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LE 5 GOCCE 2019 SAN PATRIGNANO- IL PARATINO
PETRA
TENUTA DI GHIZZANO
Olio EVO Biologico 2018 Frantoio, Maurino, Leccio del Corno Pura veste verde-oro brillante. Intense le essenze che si apprezzano al naso: toni di mela e pera, noce moscata e delicato bagaglio vegetale. Incredibile impatto gustativo, è morbido in ingresso per poi dipanare su ponderata piccantezza e gustosa sensazione amara. Notevole persistenza delineata su aromi di frutta secca. Raccolta manuale delle drupe tra metà ottobre e metà novembre. Frangitura in continuo, filtrazione e stoccaggio in acciaio.
Olio EVO Biologico 2018 Leccino, Moraiolo, Frantoio Preziosa veste giallo oro. Bagaglio olfattivo completo, fatto da note di carciofo e cardo, lattuga e melanzana, mela gialla ed erbe officinali. Attacco giustamente grasso in bocca, risponde prontamente con preciso contraltare fenolico. Duratura la persistenza su toni di frutta secca. Raccolta precoce delle drupe effettuata a metà ottobre, estrazione in continuo, decantazione naturale.
Olio EVO Biologico Denocciolato 2018 Razzo 90%, Leccino 10% Giallo dorato con riverberi verdolini. Intenso e ampio all’olfatto con carciofo, cicoria, sfumature balsamiche di menta, mela renetta e frutta secca. Coerente intensità in bocca dove l’equilibrio nella pienezza di amaro e piccante dona eleganza e persistenza ai ritorni di mandorla, pepe nero e vegetale fresco. Raccolta manuale delle cultivar, frangitura in continuo e conservazione in tini di acciaio.
IL VIOLONE Olio EVO Agrifoglio 2018 Frantoio 50%, Leccino 30%, Moraiolo 20% Veste verde dalle timide nuance oro. L’impatto olfattivo è intrigante, fatto di netti ricordi di carciofo e ravanello, cicoria di campo e lattuga, assieme a toni di frutta a polpa gialla e banana. Bocca coesa, concentrata, impreziosita da fenoli galoppanti che regalano pura sensazione amara e giusta nota piccante che sfuma in lunga persistenza di spezie scure. Raccolta manuale delle drupe nella prima decade di novembre. Estrazione in continuo con resa di 12 litri per quintale. Filtrazione e stoccaggio sotto azoto.
Olio EVO 2018 Frantoio 30%, Moraiolo 30%, a.v. 40% Verde smeraldo brillante con sfumature dorate, di buona densità. Intenso e fragrante all’ingresso olfattivo, presenta ampie sensazioni di agrumi, mela matura, erbe aromatiche, cicoria, ravanello, cardo, timo e erbe aromatiche nel finale. Coerente e di struttura al gusto, con incipit amaro di carciofo e foglie di pomodoro e lunga chiusura su ricordi di peperoncino, salvia e nocciola. Di lunga persistenza. Raccolta manuale di tutte le cultivar a invaiatura, frangitura a ciclo continuo, filtrazione e conservazione in tini di acciaio con aggiunta di azoto.
TENUTA LENZINI Olio EVO Lucca 2018 Maurino, Moraiolo, Frantoio Giallo oro brillante di buona densità. Quadro olfattivo completo, giocato su fulgide sensazioni di frutta a polpa gialla e mandorla fresca, che lasciano il passo a note di cardo e carciofo. In bocca è ricco di cremosa grassezza che si compenetra a ricordi di frutta secca e propoli. Appena accennata la dote piccante. Raccolta manuale delle drupe. Frangitura a ciclo continuo con resa di 12 litri per quintale di olive raccolte. MARCHE
RENZO BALDACCINI
BUCCI
Olio EVO Per Me 2018 Olivastra Seggianese 90%, Frantoio 10% Giallo dorato brillante. Naso concentrato su note amare e vegetali di carciofo, melanzana, cicoria, mallo di noce e mandorle. Nel finale lascia trasparire soffuse sensazioni di pere mature, salvia e timo. Bocca coerente e un filo grassa, con chiare note amare ci cicoria e ravanello, chiuse nel finale da ricordi di peperoncino. Persistente. Raccolta manuale a invaiatura per l’Olivastra, precoce per il Frantoio, frangitura in continuo, conservazione sotto azoto.
Olio EVO Lucca 2018 Frantoio, Leccino, Moraiolo Veste verde luminoso dai bagliori oro. Naso profondo e preciso nella modulazione di note di cuor di carciofo e cicoria, fiori gialli ed erba di sfalcio, assieme a bei profumi di maggiorana. Il gusto è ricco e potente, impostato su fenoli aitanti e perfettamente integrati. La gustosa componente amaro-piccante fatica ad esaurirsi assieme a ritorni vegetali e di drupa fresca. Raccolta effettuata precocemente il 23 di ottobre, estrazione a ciclo continuo, conservazione in silos con azoto.
Olio EVO Biologico 2018 Raggiolo, Carboncella, Leccio del Corno Verde smeraldo. Bagaglio odoroso fatto di note di frutta a polpa gialla, noce e mandorla fresca. Incipit gustativo morbido, poi appropriata componente amaro-piccante a rallegrare l’assaggio. Valida la persistenza. Raccolta manuale delle drupe con agevolatori, frangitura continua e decantazione naturale. Segue conservazione in dame di vetro da 50 litri e tini in acciaio inox della capacità di 1000 litri.
MAURIZIO MENICHETTI
TALENTI
Olio EVO Toscano 2018 Frantoio, Moraiolo, Ravece Giallo-verde luminoso di notevole consistenza. Deciso e raffinato nelle sensazioni di menta e salvia, cicoria, melanzana e tocchi di frutta secca. Brillante l’espressione gustativa, appena grassa in ingresso, arricchita da profumi di frutta matura e da piacevole sensazione piccante. Duratura la persistenza. Raccolta selezionata delle drupe effettuata manualmente e meccanicamente a metà ottobre, resa di 9 litri di prodotto per quintale di olive, frangitura a ciclo continuo con decantazione naturale del prodotto.
Olio EVO 2018 Correggiolo 80%, Moraiolo 20% Verde smeraldo intenso con riflessi netti oro, limpido e denso. Profumi intensi di carciofo ed erba appena tagliata, foglia di pomodoro, cardo, delicata mandorla fresca. All’assaggio è un olio strutturato con una piccantezza delicata accompagnata da un’energica nota amaricante, insieme ad una estrema pulizia del palato con sensazioni fresche e balsamiche nel finale. Raccolta precoce e manuale con frangitura a ciclo continuo. Filtraggio e conservazione in silos d’acciaio sotto azoto.
Olio EVO Monocultivar Moraiolo Respiro 2018 / Moraiolo Manto verde-oro acceso. Toni netti ed incisivi di pomodoro e rosmarino, su un manto di basilico ed erba appena falciata. Pieno e rispondente in bocca, non esita a mostrare forte dote amara e piccante che ne esalta lo spessore gustativo. Chiude con lunghissima scia di frutta gialla. Raccolta manuale agevolata delle drupe effettuata a stadio di maturazione precoce. Estrazione in continuo con resa di 13 litri per quintale di olive raccolte. Filtrazione e stoccaggio in silos sotto azoto.
MANNI
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PODERE PAGLIAIOLO
EMOZIONE OLIO
CONVENTINO MONTECICCARDO Olio EVO Frà Bernardo 2018 Ascolana Tenera Manto verde splendente dai riflessi oro. Naso accattivante disposto su sensazioni di cuore di carciofo, lattuga, mandorla e una nota di mela golden in sottofondo. Bocca d’impatto, con componente amaro-piccante perfettamente gestita e perfetto bilanciamento tra le parti. Lunga persistenza speziata. Raccolta delle drupe a stadio di maturazione precoce, frangitura a ciclo continuo. Resa di 9 litri per quintale di olive raccolte. Olio EVO Frà Pasquale 2018 / Raggiolo Manto verde smeraldo, consistente. Il naso raccoglie in sé fresche sensazioni di pomodoro e ravanello, frutta acerba e un tocco di melanzana. Al gusto si esprime con netti ritorni di frutta e salvia, seguiti da fenoli pacati e lunga scia di rosmarino sul finale. Raccolta manuale delle drupe, frangitura in continuo e conservazione in acciaio. Resa di 12,5 litri per quintale di olive raccolte.
ARNALDO CAPRAI
GLI OLIVETI DEL POGGIO
Olio EVO Umbria Colli Martani 2018 Moraiolo, Leccino, Frantoio Veste verde luminoso dalle nuance oro. Un tripudio di toni di frutta e ricordi vegetali al naso, fatto di note di pomacee ben mature, buccia di banana verde, erbe aromatiche, carciofo, cardo selvatico e pomodoro. La bocca è ben accordata all’olfatto, impreziosita da giusto apporto fenolico e chiusura piacevolmente amara. Persistente. Raccolta semi meccanica, frangitura in continuo con resa di 13 litri per quintale di olive raccolte.
Olio EVO Ta Lù 2018 Leccino 40%, Frantoio 40%, San Felice 20% Manto color verde smeraldo dalle preziose nuance oro. Ventate di ricordi vegetali (carciofo e pomodoro) si sposano a toni di banana, kiwi pinolo ed erbe aromatiche. La bocca copia l’allegro bouquet olfattivo, integrando note di erbe aromatiche a ben modulata sensazione amaro-piccante. Lunga persistenza. Raccolta precoce, da piante di 50 anni. Estrazione in continuo con resa di 10 litri per quintale di olive raccolte. Filtrazione e stoccaggio in silos d’acciaio.
DECIMI
STEFANO MANCINELLI
Olio EVO Monocultivar Moraiolo 2018 Moraiolo Abbigliato di giallo verde. Quadro olfattivo fresco e puro, con guizzi aromatici di carciofo ed erba di sfalcio, rucola, origano e refoli floreali. Fenoli di spiccata caratura dirigono l’assaggio, completano l’insieme ritorni vegetali e lunga persistenza, che stenta ad acquietarsi. Raccolta effettuata tramite agevolatori ad invaiatura. Estrazione in continuo con resa di 10 litri di olio per quintale di olive raccolte. Segue filtrazione e stoccaggio in tini di acciaio.
Olio EVO 2018 Frantoio 40%, Leccino 30%, Raggiolo 30% Verde luminoso e intenso. Olfatto pervaso dalle sensazioni in attinenza cromatica di cicoria, cardo e carciofo seguite da pera matura, fiori di ginestra, pepe bianco e mandorla amara. Sensazione quest’ultima che torna prepotente in bocca insieme a percezioni di ravanello e melanzana. A chiudere una piacevolissima nota piccante di peperoncino. Lunga persistenza finale con ritorni vegetali e lievemente speziati. Raccolta delle drupe con scuotitori meccanici tra fine settembre e inizio ottobre per tutte le cultivar, frangitura a ciclo continuo, filtrazione e conservazione in acciaio.
Olio EVO Emozione 2018 Moraiolo, Frantoio, Leccino Manto verde dai riflessi oro. All’olfatto emoziona con intense e variegate note di erba di sfalcio, pomodoro verde, cardo, drupa appena franta, un tocco di melanzana e pepe in grani. L’assaggio risulta equilibrato a dovere, con dote amaro-piccante integratissima e belle sferzate di carciofo ed erbe aromatiche a chiudere il tutto. Persistente. Raccolta effettuata tramite agevolatori ad invaiatura. Estrazione a ciclo continuo con resa di 10 litri di olio per quintale di olive raccolte. Segue filtrazione e stoccaggio in tini di acciaio.
UMBRIA
FALESCO
Olio EVO Biologico 2018 Moraiolo, Frantoio, Pendolino Giallo oro, ricco di densità. Quadro olfattivo intrigante e di estrema intensità, con aromi di menta e cenni di pomodoro, ad avvolgere sensazioni di cuore di carciofo e tocchi di pesca gialla. In bocca è un flusso continuo di morbidezza e fenoli raffinati, che disegnano un perfetto equilibrio. Belli i ritorni di frutta che sfumano con piacevole sensazione piccante. Raccolta manuale e agevolata, estrazione in continuo, filtrazione.
Olio EVO 2018 Leccino 40%, Frantoio 35%, Moraiolo 25% Colore verde dorato brillante e denso. Quadro olfattivo intenso e fragrante, con esuberanti sensazioni vegetali che vanno dal pomodoro verde al carciofo, all’erba tagliata e alla mandorla fresca seguite da note agrumate, salvia e spezie. Equilibrato al palato, con perfetta corrispondenza tra note amare e piccanti. Persistenza lunga con ritorni di melanzana, cicoria e peperoncino. Frangitura tradizionale, filtrazione e conservazione in orci con aggiunta di azoto.
ANTONELLI SAN MARCO
FRANTOIO LORETI Olio EVO Sesto 2018 Nostrale di Rigali 100% Luminoso verde dorato, abbastanza denso. Olfatto fine e delicato, subito sensazioni di foglia di pomodoro, geranio e erba falciata, inseguono cenni carciofo e cardo, bei toni di agrume, chiude con accenti di cicoria e mandorla. Bocca fine ed elegante, perfetto nell’equilibrio tra le sensazioni tattili, con rilievi di piccante ed i sapori di amaro intrecciati in giusta dose. Chiusura con gradevoli ritorni di carciofo e cardo, ottima la struttura e la persistenza. Raccolta all’invaiatura, frangitura in continuo, prodotto filtrato e conservato in silos con azoto.
LUIGI TEGA Olio EVO Colle dell’Eremita Gran Cru 2018 Moraiolo 90%, Frantoio 10% Color oro dai riflessi verdi. Naso intensissimo e di assoluta espressività, tracciato da profumi di cicoria e carciofo, erba di sfalcio e cenni di pomodoro, pomacee, erbe aromatiche e fiori di campo. Potente e di precisa rispondenza, gode di una sensazione piccante che ricorda il peperoncino fresco. Chiude lunghissimo su note di mandorla verde. Raccolta manuale ad invaiatura a metà ottobre per entrambe le cultivar, frangitura a ciclo continuo, filtrazione e conservazione in silos con aggiunta di azoto. Olio EVO Bio Selection 2018 Moraiolo 60%, Frantoio 20%, Leccino 20% Verde brillante dai bagliori topazio. Naso dirompente con toni di lattuga e cardo, fiori di campo e un tocco di liquirizia. Al gusto accenti balsamici e note di erbe aromatiche vanno a braccetto con grande potenza dei fenoli, che delineano un lungo finale di mandorla amara. Raccolta manuale ad invaiatura delle drupe, frangitura in continuo, filtrazione e conservazione in silos con aggiunta di azoto. 11
LE 5 GOCCE 2019 VIOLA
GIULIO MANNELLI
PASSO DELLA PALOMBA
Olio EVO Monocultivar Moraiolo 2018 Moraiolo Sgargiante verde topazio dai riflessi oro. Ricco bagaglio olfattivo, profumi di pomodoro e pera, neroli e basilico, vaniglia e ravanello. In bocca l’aitante componente fenolica è perfettamente fusa all’elegante struttura. Precisi i ritorni aromatici che si arricchiscono di una vena di frutta secca. Lunga la persistenza. Raccolta manuale e per mezzo di agevolatori effettuata a stadio di maturazione precoce, estrazione a ciclo continuo con resa di 11 litri per quintale di olive raccolte. Filtrazione e stoccaggio in acciaio con argon.
Olio EVO Moraiolo 2018 Moraiolo Color oro dalle nuance verdi. Un deciso ensemble di profumi di nocciola, mela e ricordi di stampo vegetale, anticipano sensazioni di lime e pomodoro verde. Bocca fiera nella componente fenolica, senza indugi sferra adeguata piccantezza e piacevole sensazione amara, adagiandosi su ricordi di carciofo e drupa fresca. Lunga e nitida la persistenza. Drupe raccolte manualmente precocemente, molitura a ciclo continuo a due fasi, filtrazione e conservazione in acciaio sotto azoto.
MARFUGA
RONCI
Olio EVO Monocultivar Moraiolo l’Affiorante 2018 / Moraiolo Incanta con una veste verde-oro. Naso assolutamente ampio, dal bellissimo corredo odoroso espresso in sensazioni di foglia di pomodoro, erba di sfalcio, cardo e pepe in grani. La bocca è ricchissima e decisamente strutturata: sensazione amara incredibilmente fusa a quella piccante, a contrastare una grassezza appena percettibile. Chiusura interminabile che culmina su note di mandorla fresca. Raccolta manuale delle drupe in epoca precoce (ottobre), estrazione in continuo con resa di 12 litri per quintale di olive raccolte. Stoccaggio in tank d’acciaio.
Olio EVO Monovarietale Moraiolo Biologico 2018 Moraiolo Giallo dorato con sfumature verdoline. Intense sensazioni balsamiche di rosmarino e menta, note verdi di carciofo, cicoria e cardo. Decisa nota amara e piccante, lunga persistenza ricca di ritorni di mandorla fresca e lattuga. Raccolta manuale delle drupe, frangitura in continuo e conservazione in acciaio.
Olio EVO Umbria Riserva 2018 Moraiolo 70%, Frantoio 20%, Leccino 10% Manto giallo oro dalle nuance verdi. Il naso è un profluvio di toni vegetali (carciofo, pomodoro, ravanello, lattuga), seguiti da note di buccia di banana acerba ed erbe aromatiche. Al potente impatto gustativo seguono ricordi di pepe verde e ventate di mentuccia. In chiosa strepitosa sensazione amara che conduce la lunga persistenza. Raccolta manuale delle drupe in epoca precoce, estrazione in continuo, stoccaggio in tank d’acciaio.
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VILLA DELLA GENGA Olio EVO Biologico Monocultivar Moraiolo 2018 Moraiolo Trama verde con bagliori oro. Al naso bellissime ed intense sensazioni di cuore di carciofo, pomodoro, ravanello e frutta secca. Al gusto evidenzia struttura potente e riconoscimenti decisi di rucola e carciofo. Ricco l’apporto fenolico con chiusura decisamente più amara che piccante. Lunghissima la persistenza. Raccolta manuale delle drupe per mezzo di agevolatori, effettuata in stadio di maturazione precoce. Frangitura in continuo e successiva filtrazione e stoccaggio con azoto.
Olio EVO Colli Assisi Spoleto Colleruita 2018 Moraiolo 70%, Frantoio 25%, Leccino 5% Verde smagliante, si indirizza su tonalità dorate. L’olfatto concentra in sé netti profumi di lattuga romana, pomodoro, marzapane, seguiti da sottili sfumature fruttate. Bocca dalla trama fenolica pregiata, profonda e ben calibrata. Finale persistente ricco di sensazioni di erbe aromatiche. Raccolta tramite agevolatori effettuata ad ottobre a stadio di maturazione precoce. Estrazione in continuo, filtrazione e stoccaggio in silos di acciaio inox. Resa di 7/9 litri per quintale di olive raccolte. Olio EVO Il Sincero 2018 / Moraiolo Oro dai bagliori verdi. Trabocca con bella ridondanza di frutta a polpa gialla e buccia di pomodoro, erbe aromatiche, mandorla acerba, spinacio e cicoria. Impressionante è l’ingresso al gusto, possente, intenso, reciso da una sensazione ammandorlata e ricolmo di rispondenze olfattive. In chiusura squillante nota piccante a dirigere lunga persistenza. Raccolta tramite agevolatori effettuata ad ottobre a stadio di maturazione precoce. Estrazione in continuo, filtrazione e stoccaggio in silos di acciaio inox. Resa di 7/9 litri per quintale di olive raccolte. LAZIO
AGRICOLA BOCCEA Olio EVO Biodinamico Solaria 2018 Frantoio, Leccino, Canino Color verde splendente. Naso ampio e cristallino nei ricordi di vaniglia e carciofo, poi menta, pepe bianco e tocchi di banana. Al gusto rilievi amari la fanno da padrone, intervallati da decise note piccanti che impreziosiscono il tutto. Lunga la persistenza. Raccolta manuale delle drupe effettuata a fine settembre. Frangitura in continuo.
COLLI ETRUSCHI Olio EVO Tuscia 2018 / Canino Bellissima veste verde smeraldo. Naso finemente punteggiato da ricordi di mela gialla, carciofo e cicoria, note di frutta secca e preziose folate mentolate. Bocca variopinta nella pregiata spinta speziata che ricorda il pepe in grani e il cerfoglio, assieme ad una pura nota amara che ne rafforza il lungo finale. Brucatura meccanica-agevolata, effettuata precocemente, poi frangitura a ciclo continuo, filtrazione dell’olio e conservazione in serbatoi d’acciaio sotto azoto.
COSMO DI RUSSO
IONE ZOBBI
MARCO CARPINETI
Olio EVO Colline Pontine Monocultivar Don Pasquale 2018 / Itrana 100% Colore giallo dorato, limpido e di buona consistenza. Sensazioni vegetali di erba falciata, gentili cenni di cardo e carciofo, poi foglia di pomodoro, cicoria di campo, rucola, in fondo gentili note di agrume e mandorla amara. In bocca rivela una trama elegante e pulita, bene nella struttura, toni amari e piccanti in buon equilibrio. Finale persistente. Epoca di raccolta avanzata nel mese di novembre. Drupe da piante centenarie raccolte tramite agevolatori meccanici. Lavorazione in continuo, prodotto filtrato e conservato in silos sotto azoto.
Olio EVO I&P Cru Piscine Mau 2018 Maurino Stralucente la tonalità verde-oro. Una sfilza di toni di pistacchio, kiwi, buccia di pomodoro verde, erbe aromatiche e pepe, ad anticipare una bocca rispondente e raffinata nell’espressione amaro-piccante. Chiude su note finemente balsamiche. Raccolta meccanica con abbacchiatori, ad invaiatura; estrazione in continuo con resa di 8,5 litri per quintale di olive. Conservazione sotto azoto.
Olio EVO Biologico MO’ MO’ 2018 Itrana Verde-oro luminoso. Con grande spinta aromatica emana effluvi di pinolo, nocciola e maggiorana, intense sensazioni vegetali, ben fuse a ricordi di frutta a polpa gialla matura e pepe. Al palato cremosa morbidezza, poi netti rimandi olfattivi e giusta sensazione piccante in coda. Persistenza tutta su note di erbe aromatiche. Drupe raccolte precocemente nel mese di novembre. Resa di 14 litri d’olio per quintale raccolto, frangitura a ciclo continuo, filtrazione, conservazione in silos con azoto.
FERRARI Olio EVO Linea Bianca 2018 Canino, Leccino, Frantoio Fulgida veste verde, dai bagliori dorati. Bouquet speciale di mela golden e note di mandorla fresca, miele e tocchi di fiori gialli. Il gusto, equilibratissimo ed elegante, richiama dolci sentori di pomacee e frutta secca, con un finale di notevole persistenza. Raccolta delle drupe precoce per la varietà Canino e ad invaiatura per le restanti. Estrazione a ciclo continuo con resa di 7-13 litri per quintale di olive raccolte. Segue decantazione naturale.
TRALDI Olio EVO Eximus 2018 / Canino Colore dorato con intarsi smeraldo. Intenso al naso con profumi di carciofo, cicoria e cardo, sbuffi balsamici di menta e rosmarino, sfumata la mela Granny Smith. Ottima la corrispondenza al gusto dove si esprime con amaro deciso e piccante potente. Molto lunga la persistenza su note di ravanello e peperoncino. Raccolta manuale delle drupe, frangitura in continuo e conservazione in acciaio.
IL MOLINO
LA TENUTA DEI RICORDI Olio EVO La Cesa Bio 2018 Itrana Manto verde-oro scintillante. Beneficia di un gran naso, preciso nelle sensazioni di carciofo e pomodoro, erbe aromatiche e propoli, miste a ricordi di melanzana ed erba di sfalcio. La bocca è delicata, dall’attacco grasso, piccante al punto giusto, con pertinenti concessioni di frutta secca e mela golden. Duratura la persistenza. Raccolta manuale e per mezzo di agevolatori delle drupe, effettuata nella prima decade di ottobre. Estrazione in continuo con resa di 8 litri per quintale di olive raccolte. Filtrazione e stoccaggio sotto azoto.
LUCIA IANNOTTA Olio EVO Monocultivar Itrana 2018 Itrana Manto verde-oro. Naso di grande pulizia aromatica, con insistenza esprime note di pomodoro ed erba di sfalcio, toni puri di mela gialla e pera williams, poi noce e mandorla. Bocca d’impatto, di grande rispondenza, deliziosamente morbida e avvolta da tocchi di drupa appena franta, buccia di pomodoro e agrumi. Chiude lungo con tintinnii piccanti. Raccolta precoce in ottobre, estrazione in continuo, resa di 12 litri di olio per quintale di olive raccolte.
PALAZZETTO MERGE’ Olio EVO 2018 Rosciola 30%, Carboncella 20%, a.v. 50% Giallo paglierino brillante con sfumature verdi, di buona densità. Naso intenso e fragrante, concentrato su note amare di carciofo, melanzana e cicoria, piacevolmente amalgamate a sensazioni di agrumi e pera matura, mimosa, salvia, timo e mandorla fresca. Coerente e di gustosa struttura al palato, con ottimo equilibrio tra sensazioni amare e piccanti. Lungo finale con ritorni di peperoncino e cicoria. Raccolta manuale, frangitura in continuo, filtrazione e conservazione in acciaio con aggiunta di azoto.
POGGIO LE VOLPI Olio EVO Monocultivar Itrana 2018 Itrana Veste verde brillante dalle nuance topazio. In regale parata sensazioni di frutta a polpa gialla, anche esotica, e pomacee, note di erbe aromatiche e pomodoro. In bocca è assolutamente rispondente, con incipit appena grasso presto bilanciato da giusta componente amaro-piccante. Chiude pulito e persistente. Raccolta manuale effettuata ad ottobre; estrazione in continuo.
Olio EVO Monocultivar Caninense Bio 2018 Canino Nuance verdi su un manto giallo oro. Al naso un dolce ed intenso susseguirsi di note di mela e banana mature, cannella e sprazzi di basilico. In bocca è ricco e deciso, all’iniziale morbidezza risponde con straordinaria forza fenolica e lunga scia di erbe aromatiche. Persistente. Raccolta manuale delle drupe effettuata ad invaiatura. Estrazione in continuo con resa di 12 litri di olio per quintale di olive raccolte. Filtrazione e stoccaggio in silos sotto azoto. 13
LE 5 GOCCE 2019 QUATTROCIOCCHI Olio EVO Biologico Olivastro 2018 Itrana Tonalità cromatica verde brillante. Ventaglio olfattivo composto da raffinate sensazioni di cuore di carciofo e fitto mix di erbe aromatiche, toni di miele millefiori e tratti di bergamotto. All’assaggio non teme confronti, mostra un equilibrio perfetto, fenoli misurati e una lunga scia profumata di frutta fresca. Olive provenienti da piante di 150 anni di età. Raccolta manuale delle drupe. Estrazione a ciclo continuo e successiva filtrazione, conservazione in acciaio. Olio EVO Biologico Superbo 2018 Moraiolo Splendida veste verde dalle nuance oro. Emoziona con una girandola di profumi che ricordano mela golden e noce, erbe officinali e sprazzi di vaniglia. Conquista il gusto per equilibrio e rispondenza d’aromi, con tono amaro-piccante integratissimo e decisi richiami al cardo selvatico. Persistente. Da piante di 150 anni di età. Raccolta manuale delle drupe. Estrazione a ciclo continuo e successiva filtrazione.
TAMIA Olio EVO Monocultivar Caninese Bio 2018 Canino Sgargiante veste giallo-oro. Coinvolgente il mix di toni di mela verde e zucchero a velo, pesca gialla e tocchi di pepe bianco. Sprigiona copiosa morbidezza in ingresso gustativo, assieme a intensi ricordi fruttati. Il tono piccante si fa insistente sul finale, regalando un pizzico di vigore in più. Persistente. Raccolta effettuata ad invaiatura. Estrazione in continuo con resa di 7 litri per quintale di olive raccolte. Filtrazione e stoccaggio in silos con azoto.
VILLA PONTINA Olio EVO Colline Pontine 2018 Itrana 100% Verde brillante con riflessi dorati, consistente. Intenso e fragrante all’ingresso olfattivo, colpisce inizialmente con sensazioni vegetali di carciofo, cicoria e foglia di pomodoro, a seguire erbe aromariche, mandorla fresca e piacevoli note finali di mela verde e gelsomino. Equilibrato ed elegante al gusto, con struttura perfettamente dosata tra sensazioni amare e piccanti. Finale lungo con ritorni di frutta secca, ravanello e peperoncino verde. Raccolta ad invaiatura delle drupe nel mese di novembre, frangitura a ciclo continuo, filtrazione e conservazione in serbatoi di acciaio con aggiunta di azoto. 14
ABRUZZO
FORCELLA Olio EVO Monovarietà Intosso 2018 Intosso Sgargiante veste verde dai bagliori oro. Emozionante intensità dell’impianto olfattivo, concentra toni di melanzana e carciofo, profumi di fiori di campo e ancora drupa verde e pepe. Bocca ricchissima, all’iniziale morbidezza fa da contraltare una nota piccante che ricorda il peperoncino. Lunga persistenza su toni di frutta secca. Raccolta delle drupe effettuata il 3 ottobre ad invaiatura. Frangitura a ciclo continuo, filtrazione e stoccaggio in serbatoi d’acciaio con azoto.
FRANTOIO TINI Olio EVO Tintoretto 2018 / Castiglionese Veste verde dai riflessi oro. Naso compatto nelle belle note vegetali, mixa ricordi di rucola ed erba di sfalcio a profumi di pomodoro, ravanello e ventate balsamiche. La grassezza, appena percettibile, ben si amalgama a misurati fenoli, per poi lasciare il passo a richiami di chiodi di garofano. Lunga la persistenza. Raccolta delle drupe precoce, frangitura a ciclo continuo con resa di 7,5 litri di prodotto per quintale di olive raccolte. Stoccaggio in cisterne di acciaio.
GARRA Olio EVO Nellolio 2018 Dritta 80%, Leccino 20% Manto verde dalle splendenti nuance oro. Naso estroverso su vivaci sensazioni fruttate di pomacee e banana matura, poi pinoli e noce, melanzana e propoli. Equilibrato il gusto, completato da freschi profumi di semi di finocchio e carciofo. Durevole in termini di persistenza. Raccolta tramite agevolatori meccanici effettuata a fine ottobre per la Dritta e a fine settembre per il Leccino. Resa di 10,5 litri per quintale di olive raccolte. Estrazione in continuo e decantazione naturale.
PALUSCI Olio EVO Monocultivar Dritta l’Uomo di Ferro 2018 / Dritta Giallo oro con nuance verdi. Profumi insistenti di finocchio selvatico e pomodoro, melanzana e maggiorana, rucola e frutta secca. La bocca è un profluvio di toni vegetali, cesellata da fenoli ricchi e potenti, in un quadro complessivo di gran forza. Chiusura lunga e diretta dalla nota piccante. Drupe raccolte manualmente, precocemente, da piante secolari; segue la frangitura mediante metodo continuo con resa di 7 litri di prodotto per quintale di olive raccolte. La conservazione dell’olio è affidata a tini d’acciaio a temperatura costante.
TRAPPETO DI CAPRAFICO Olio EVO Monovarietale Intosso 2018 Intosso Verde smeraldo splendente. Quadro olfattivo incontenibile e variegato, vegetale, balsamico, speziato. Toni di spinacio e cicoria, erba di sfalcio, pomodoro, menta e pepe verde. Perfetto al gusto, ha ingresso morbido presto completato da accattivante componente amaro-piccante. Chiude su note di peperoncino ed erbe aromatiche. Lunga la persistenza. Raccolta effettuata nella prima decade di ottobre da piante di 130 anni d’età. Frangitura a ciclo continuo con resa di 7 litri di prodotto per quintale di olive raccolte. Segue filtrazione e stoccaggio in inox con azoto. MOLISE
TAMARO Olio EVO Rumignana Selezione Colle d’Angiò 2018 Rumignana 100% Manto verde dorato di particolare luminosità. Si esprime con toni freschi e delicati: fiori, erba appena tagliata e pomodoro verde, arricchiti da una parvenza di erbe aromatiche. In bocca riecheggia la sfilata olfattiva, con le note floreali e vegetali perfettamente amalgamate ad una struttura delicatamente amara e piccante. Il finale rivela simmetria e vitalità. Olive raccolte mediante brucatura manuale ed agevolatori elettrici, durante l’invaiatura; frangitura a ciclo continuo, filtrazione dell’olio e conservazione in silos da 500 litri con sistema sempre pieno, per mantenerne ne la fragranza.
CAMPANIA
LE MARSICANE
CICCOLELLA
Olio EVO Il Corridore 2018 Tonda del Matese Veste verde-oro di grande densità. Tripudio aromatico di frutta a pasta gialla, note di carciofo, foglia di tè nero, contornate da erbe officinali e un pizzico di pepe bianco. Bocca potente, profumata di menta e cicoria, dalla chiosa piccante. Prolungata la persistenza. Raccolta manuale delle drupe, effettuata precocemente da piante di 50 anni di età. Frangitura a ciclo continuo con resa di 9 litri di prodotto per quintale di olive raccolte. Conservazione in silos a chiusura ermetica.
Olio EVO Ortice Biologico 2018 / Ortice Veste smeraldo con nuance dorate. Olfatto ampio e avvolgente con note di pomodoro mela renetta e banana in primo piano, arricchite da quelle balsamiche di basilico e menta, completano il panorama cenni di cicoria ed erba fresca. In bocca si presenta con ricca personalità fatta di coerenti ritorni di carciofo e lattuga in rappresentanza di un amaro deciso, mentre nuance di peperoncino aprono la strada al piccante che permane piacevolmente e a lungo. Raccolta precoce delle drupe a metà ottobre, frangitura a ciclo continuo, decantazione naturale e conservazione con aggiunta di azoto e senza filtrazione.
Olio EVO Coppadoro 2018 / Coratina Verde brillante dai riflessi oro. Al naso bellissimi toni di cicoria e finocchietto selvatico, origano e cardo, buccia di banana acerba e mela. Bocca raffinata e ricca di potenza in un sol colpo, si completa con note di spinaci, rucola e aitante sensazione amaro-piccante. Persistente. Da uliveto di 200 anni, raccolta effettuata a metà ottobre a stadio d’invaiatura. Estrazione in continuo con resa di 11,5 litri di prodotto per quintale di olive raccolte.
ANTICO PODERE MATESINO
CASE D’ALTO Olio EVO Monocultivar Ravece Coevo 2018 / Ravece Oro verde. Ampio e avvolgente all’olfatto con le sensazioni fruttate di pomodoro e mela renetta in primo piano arricchite fresche e balsamiche note erbacee di basilico, timo e menta. Ottima rispondenza aromatica con amaro deciso e piccante spiccato ad accogliere i ritorni di cicoria e peperoncino. Raccolta manuale e agevolata a metà ottobre, frangitura a ciclo continuo, decantazione naturale e conservazione con azoto.
DE RUOSI Olio EVO Monte Greci Biologico 2018 Itrana Luccicante veste verde brillante dai flash oro. Centralità di pomodoro verde (buccia e foglia), sensazioni di rucola ed erba appena tagliata, cicoria e allegri tocchi di pepe in grani. La bocca, dal canto suo copia precisamente gli aromi che si susseguono al naso, per poi virare su puri richiami di erbe aromatiche. La carica fenolica stenta ad esaurirsi, chiudendo con tenace tono amaro. Lunga la persistenza. Raccolta meccanica per mezzo di pettini elettrici, estrazione in continuo con resa di 11,5 litri di olio per quintale di olive raccolte. Segue filtrazione e stoccaggio in silos con azoto.
FRANTOIO ROMANO Olio EVO Monocultivar Picholine 2018 Picholine Giallo oro, con appagante bouquet colmo di sensazioni di frutta a polpa gialla, mix intenso di frutta secca, pera e pepe bianco. L’assaggio è il riflesso del naso, completandosi con aromi di ravanello, cardo e sensazione amara quasi tannica. Lunga la persistenza. Raccolta manuale attraverso agevolatori meccanici effettuata tra ottobre e novembre. Frangitura in continuo, filtrazione e stoccaggio in inox sotto azoto.
DE CARLO
Olio EVO Ravece Monovarietale 2018 Ravece Veste verde smeraldo preludio di un sontuoso e raffinato bagaglio olfattivo fatto di note di cicoria selvatica e cuore di carciofo, rucola e ravanello, tocchi di vaniglia e pepe in grani. Bocca di assoluta rispondenza, picchiettata dalla componente amara e da quella piccante perfettamente fuse. Lunghissima la persistenza su toni di frutta secca. Raccolta manuale delle drupe effettuata a fine ottobre ad invaiatura. Frangitura in continuo, stoccaggio in silos con azoto.
Olio EVO Terra di Bari Bitonto Tenuta Torre di Mossa 2018 / Coratina Veste verde topazio, brillante. Bagaglio olfattivo meravigliosamente intenso, articolato su toni di cuore di carciofo e cicoria, mela golden e rafano, pera williams e noce. In bocca è carico, virile e rispondente al micron, avanza con indissolubile apporto amaro-piccante e decisi ricordi di erbe aromatiche. Molto lunga la persistenza. Raccolta manuale e meccanica delle drupe effettuata tra ottobre e novembre a stadio di maturazione precoce. Estrazione a ciclo continuo misto, con resa di 10 litri di prodotto per quintale di olive raccolte. Filtrazione e conservazione in silos con azoto.
SAN COMAIO
FERRARA
Olio EVO Zahir 2018 / Ravece Nuance oro a rifinire un manto verde splendente. Una cornucopia di note vegetali dal profilo perfetto: si alternano ricordi di cicoria, cardo, erba di sfalcio, origano, pomodoro verde e ventate mentolate. In bocca è cremoso e deciso al contempo, in aromatico accordo con il naso, con insistenti ritorni di pomodoro e chiusura ben piccante. Raccolta manuale delle olive e molitura ad invaiatura; estrazione con ciclo continuo, resa di 13 litri per quintale di olive prodotte.
Olio EVO Posta Locone 2018 Coratina Manto verde-oro brillante. Il naso elegantissimo è incentrato su toni di frutta a polpa gialla ben matura, cardo, carciofo, kiwi e mandorla verde. Sorso coeso e armonico, dalla trama fenolica ricca e ben modulata, regala tocchi di erbe aromatiche e sensazioni amaro-piccanti da primo della classe. Molto lunga la persistenza. Brucatura manuale e meccanizzata, effettuata ad invaiatura, poi frangitura a ciclo continuo, filtrazione e conservazione dell’olio in serbatoi d’acciaio sotto azoto.
OLEIFICIO FAM
PUGLIA
AGRICOLA PIANO
FERRARA
Olio EVO Monocultivar Peranzana 2018 Peranzana Giallo dorato brillante. All’olfatto si evidenziano note fruttate di mela e banana, seguono fragranti sensazioni di pomodoro, menta e basilico, nel finale sfumature vegetali di fieno e cardo. Molto piacevole e equilibrato al palato, inizialmente lieve e pulito, poi avvia un crescendo di amaro e piccante che guida i ritorni di carciofo, mandorla e peperoncino in lunga persistenza. Raccolta delle drupe con agevolatori a fine ottobre, frangitura a ciclo continuo e conservazione in acciaio senza filtrazione.
Olio EVO Fontana Rosa 2018 Coratina 50%, Leccino 50% Veste verde splendente, dai bagliori oro. Naso di fine composizione, intrigante, giocato su aromi di carciofo e pomodoro, pomacee, biancospino e un tocco di spezie scure. In bocca gode di notevole rispondenza gustoolfattiva, con sensazioni amare e piccanti ben evidenti. La chiusura, lunghissima evolve con note di noce moscata. Raccolta manuale e agevolata, segue frangitura a ciclo continuo. L’olio, una volta filtrato, è stato conservato in recipienti di acciaio inox sotto azoto. 15
LE 5 GOCCE 2019 GALANTINO
MARIA CAPUTO
MURAGLIA
Olio EVO Gran Cru Coratina 2018 Coratina Veste verde-oro, brillante. Naso di puro territorio, con note di cuor di carciofo e tè nero, mela golden e ancora cardo e ravanello. All’assaggio è fedele interprete degli aromi olfattivi, che si insinuano in una struttura ricchissima e dalla nota amara ben sostenuta. Lunga la persistenza su ricordi di frutta a polpa gialla e vaniglia. Frangitura a ciclo continuo con resa di 13 litri per quintale di olive raccolte, conservazione in silos con azoto.
Olio EVO Biologico Monovarietale Coratina Gran Pregio 2018 Coratina Tonalità verde dalle sfumature dorate. Il naso è concentrato e intensissimo nelle note di erbe aromatiche, pomodoro, cardo selvatico e mela, seguite da sottili sfumature di agrume che avvolgono toni di carciofo e foglia recisa. Bocca animata da trama fenolica pregevole che ne esalta la forza, con sensazione amaro-piccante in prima linea e un finale lunghissimo ricco di ricordi vegetali. Raccolta precocemente ad ottobre. Frangitura a ciclo continuo e filtrazione.
Olio EVO Coratina Denocciolato 2018 Coratina Veste giallo oro dai riflessi verdi. Naso di grande stoffa, dominato da una nota complessa di frutta a polpa gialla matura che sovrasta fulgidi toni di erbe aromatiche e tocchi d’agrume. In bocca è traboccante d’aromi di salvia e timo, neroli e una carezza di noce pecan, per poi lasciare scena piena alle componenti amaro-piccanti perfettamente fuse. Finale davvero persistente. Raccolta manuale e per mezzo di agevolatori effettuata tra novembre e dicembre, in stadio di maturazione precoce. Denocciolatura ed estrazione in continuo con molazze in granito. Filtrazione e stoccaggio sotto azoto.
INTINI Olio EVO Monocultivar Olivastra 2018 Olivastra Veste verde dai riflessi oro. Si susseguono intense sensazioni di mela Smith, lattuga, erba di sfalcio ed erbe aromatiche. Grande forza al gusto, preciso nei toni piccanti, notevole la componente amara. Persistente. Raccolta manuale delle drupe effettuata nel mese di novembre, a stadio di maturazione precoce. Estrazione in continuo con resa di 9 litri per quintale di olive raccolte. Filtrazione e stoccaggio in silos sotto azoto. Olio EVO Monocultivar Coratina 2018 Coratina Manto verde-oro splendente. Ha naso ricco e dirompente, con profumi di mandorla fresca e nocciola, cuore di carciofo, rucola e cicoria. Al gusto è campione di completezza: offre inaspettata morbidezza in attacco, presto sopraggiunta da tono amaro e notevole piccantezza; a tuttotondo esaltanti ricordi vegetali. Infinita la persistenza, che fatica a smorzarsi. Raccolta manuale delle drupe effettuata nel mese di novembre, a stadio di maturazione precoce. Estrazione in continuo con resa di 10 litri per quintale di olive raccolte. Filtrazione e stoccaggio in silos sotto azoto.
LE TRE COLONNE Olio EVO Le Selezioni Coratina 2018 Coratina Manto verde-oro di ricca densità. Naso esplosivo, con dolci ricordi di banana e mela verde, alternati a profumi di pera e zucchero a velo. Al gusto è campione d’equilibrio, dall’incipit gradevolmente morbido, che lascia scena aperta a decisa sensazione piccante che ricorda il peperoncino. Note di frutta secca e tè verde dipingono la lunga persistenza. Raccolta manuale e agevolata delle drupe effettuata ad invaiatura nel mese di novembre. Estrazione a ciclo continuo, conservazione sotto azoto.
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MIMI’- DONATO CONSERVA Olio EVO Mimì Coratina 2018 Coratina Veste verde dalle nuance giallo-oro. Aromi intriganti e pronunciati di ravanello e cardo, timo, menta, origano e un piacevole sottofondo di mandorla fresca. Struttura gustativa ricca, con perfetti ritorni vegetali e sensazione amara-piccante ben accentuata. Persistenza su ricordi di drupa appena franta. Raccolta manuale e agevolata delle drupe, effettuata a stadio di maturazione precoce. Frangitura a ciclo continuo e conservazione in silos sotto azoto. Resa di 11 litri per quintale di olive raccolte.
MONTERISI Olio EVO Bio Cru di Coratina 2018 Coratina Verde-giallo splendente. Il naso profondo come di consueto è un tripudio di note vegetali che ricordano pomodoro e cicoria, carciofo, ravanello e ancora toni di fungo champignon, mela e mandorla verde. La bocca è rispondente al micron, avvolta da giusta morbidezza presto infranta da fenoli galoppanti e adeguata sensazione piccante. Lunga e attraente la persistenza. Drupe raccolte manualmente e meccanicamente a invaiatura. Frangitura a ciclo continuo, conservazione in inox. Olio EVO Biologico 2018 Coratina Manto giallo-oro. Un mix variegatissimo di seducenti profumi che richiamano pomodoro verde, carciofo, tarassaco, cicoria e erbe aromatiche e tocchi floreali. Il gusto è diretto da fiera sensazione amara, compenetrata da giusta morbidezza e ricca eco piccante. Chiusura adeguata alla caratura del prodotto: nitida e duratura nella persistenza. Raccolta delle drupe ad invaiatura, frangitura a ciclo continuo. Conservazione in contenitori d’acciaio.
Olio EVO Coratina Fruttato Intenso 2018 Coratina Manto verde brillante dai bagliori topazio, luminosissimo. Naso complesso ed elegantissimo, un profluvio di aromi intensi: richiama note di carciofo e ortica, pomodoro, mela Lady Williams e ancora noce e tocchi di banana acerba. Generoso e ricco di struttura, ha forza gustativa di gran classe, con fenoli aitanti ed integratissimi al contempo e abbondante bagaglio di erbe aromatiche. Lunga la persistenza. Raccolta manuale e per mezzo di agevolatori effettuata tra novembre e dicembre, in stadio di maturazione precoce. Estrazione in continuo con molazze in granito. Filtrazione e stoccaggio sotto azoto.
PIETRASANTA
TENUTA VENTERRA
TENUTE PASQUALE LIBRANDI
Olio EVO Picholine Karpene 2018 Picholine 100% Colore giallo verde limpido e denso. Al naso ricorda subito fragranze di carciofo, cardo e buccia di melanzana, a seguire intense note di foglia di pomodoro, agrumi maturi, salvia e mandorla amara. Fine ed elegante al palato, con nette percezioni amare e piccanti che bilanciano una massa giustamente grassa e ben strutturata. Chiude con ritorni di carciofo e agrumi che riecheggiano per tutto il lungo finale gustativo. Raccolta delle drupe tra metà ottobre e inizio novembre, estrazione a ciclo continuo, filtrazione e conservazione in piccoli silos da 50 litri.
Olio EVO Cru #112 Coratina 2018 Coratina 100% Indossa una veste verde dorato lucente. Al naso è subito disponibile, fresco, quasi balsamico, con note generose che spaziano da un finocchietto selvatico alla sensazione di carciofo, cardo, foglia di pomodoro e timo. Struttura gustativa tutta fondata su amaro e piccante alla massima espressione. Gioca con l’equilibrio delle potenze, lunga persistenza aromatica e fruttata intensa. Estrazione immediata dopo la raccolta effettuata a ciclo continuo. Conservazione sotto azoto in acciaio inox.
Olio EVO Biologico Monocultivar Nocellara del Belice 2018 Nocellara del Belice Veste verde splendente. Naso intensissimo e abbondante, ricco di sensazioni di origano e menta, pomodoro, lime e lievi tocchi di pepe. Bocca gentile, perfetta nei rimandi aromatici, dalle delicate sensazioni amaro-piccanti. Lunga la persistenza su toni di pistacchio. Raccolta manuale per mezzo di agevolatori, effettuata nel mese di ottobre a stadio di maturazione precoce. Estrazione a ciclo continuo, filtrazione e stoccaggio in silos di acciaio.
TOMMASO FIORE
TENUTE PASQUALE LIBRANDI
Olio EVO Olio Infiore 2018 / Coratina Veste verde oro, lucente. Senza sosta sciorina aromi di mela e noce, drupa appena franta e ancora note di cardo selvatico e dolci ricordi di vaniglia. Energico al gusto, dal pimpante connubio amaro-piccante, richiama a più non posso netti aromi di erbe aromatiche, cuor di carciofo e ravanello. Lunghissima la persistenza. Raccolta delle drupe per mezzo di agevolatori meccanici, effettuata il 22 novembre ad invaiatura da un impianto di 60 anni d’età. Estrazione in continuo con resa di 13 litri di olio per quintale di olive raccolte. Segue filtrazione e immediato imbottigliamento.
Olio EVO Bio Monocultivar Carolea 2018 Carolea Verde luminoso dai bagliori oro. Naso leggiadro, su toni di neroli e cedro, noce e mandorla fresca, pomodoro, drupa appena franta e un tintinnio di ravanello. Il gusto è cremoso ma non seduto, prontamente sferra la forza dei fenoli che si fanno amari il giusto e adeguatamente piccanti. Lungo il finale espresso su ricordi di frutta secca e fiori gialli. Raccolta manuale per mezzo di agevolatori, effettuata nel mese di ottobre a stadio di maturazione precoce e ad invaiatura. Estrazione a ciclo continuo, filtrazione e stoccaggio in silos di acciaio.
CALABRIA
SICILIA
SABINO LEONE Olio EVO Terra di Bari Castel del Monte Don Gioacchino 2018 Coratina Verde smeraldo luminoso. Bagaglio aromatico intrigante, oscillante tra sensazioni di erbe aromatiche e cuore di carciofo, ravanello, pomodoro verde, e bella spinta fruttata. La bocca non tradisce le aspettative con effluvi di mandorla fresca e ritorni olfattivi di matrice vegetale. La forza fenolica indica un olio capace di invecchiare a lungo. Notevole la persistenza. Raccolta effettuata a novembre in stadio di maturazione precoce. Estrazione a ciclo continuo con resa di 11 litri di prodotto per quintale di olive raccolte. Filtrazione e stoccaggio in silos d’acciaio sotto azoto.
SPACCAVENTO Olio EVO Monocultivar Coratina 2018 Coratina 100% Brillante nel suo colore tra il giallo e il verde, di ottima densità.. Ventaglio olfattivo intenso ed elegante nelle note tipiche e vegetali di carciofo e cardo, poi ricche tonalità di pomodoro, poi un fresco respiro di erbe aromatiche di salvia e rosmarino, inseguite da scorsa di agrume e toni fruttati maturi di mela Golden. Gusto deciso e strutturato, in bella evidenza la percezione tattile del piccante del peperoncino, tipica della cultivar pugliese, in perfetta sintonia con la nota amara, che ben sostengono ed equilibrano la scorrevole massa morbida e grassa. Piacevoli sul fondo i ritorni speziati e agrumati. Chiusura decisa con un finale di bocca complesso e persistente. Raccolta delle olive all’invaiatura nel mese di novembre, effettuata sia manualmente sia con l’aiuto di piccoli scuotitori. Dopo la filtrazione il prodotto viene conservato in silos di acciaio.
DIANA
CENTONZE
Olio EVO Biologico 2018 Roggiarella, Coratina, Nocellara del Belice Verde-oro brillante. Prendono il sopravvento intense sensazioni di erbe aromatiche per poi lasciare campo a note balsamiche, di ortica, lattuga e melanzana. Vitale, propone dirompente e gustosa percezione amara, perfettamente fusa a quella piccante. Il finale, lunghissimo, s’ingentilisce con aromi di frutta a polpa gialla. Raccolta manuale attraverso agevolatori, effettuata a metà ottobre. Frangitura in continuo con resa di 7/9 litri di prodotto per quintale di olive raccolte. Filtrazione e stoccaggio in silos.
Olio EVO Valle del Belice Case di Latomie 2018 Nocellara del Belice Manto verde splendente. Naso affascinante: in fiera parata tipici toni di pomodoro e banana, mela, erbe campestri e un filo d’agrumi. Bocca morbida e rispondente, intensa nei toni vegetali, si arricchisce di nuance di erbe aromatiche. Pennellate piacevolmente piccanti, poco invasive, caratterizzano il lungo finale. Raccolta manuale delle drupe effettuata tra fine settembre ed ottobre, frangitura a ciclo continuo, stoccaggio in silos sotto azoto.
SORELLE GARZO
Olio EVO Case di Latomie 2018 Nocellara del Belice, Cerasuola, Biancolilla Bella veste giallo-verde. Bouquet pregiato, variopinto nelle sensazioni di pomodoro, carciofo, menta, basilico e note di frutta secca. In bocca sferra morbidezza in attacco e misurata sensazione piccante. Lunga e decisa la persistenza nel finale che ricorda la macchia marina. Raccolta manuale delle drupe effettuata tra fine ottobre e novembre, frangitura a ciclo continuo, stoccaggio in silos sotto azoto.
Olio EVO Monocultivar Ottobratica Dolciterre 2018 /Ottobratica Tonalità oro. Scaglia profumi di frutta secca e noce moscata, assieme a note di erbe aromatiche e te verde. La bocca, rispondente, è ben equilibrata tra grassezza e apporto amaro-piccante, che si fa più deciso in chiusura. Raccolta agevolata delle drupe effettuata all’invaiatura. Estrazione a ciclo continuo con resa di 10 litri di olio per quintale di olive raccolte. Segue filtrazione e stoccaggio in silos con azoto.
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LE 5 GOCCE 2019 CINQUE COLLI
FRANTOIO GALIOTO
GERACI
Olio EVO Tonda Iblea 2018 / Tonda Iblea Verde splendente dai riflessi giallo-oro. Ampio, emozionante nei toni di pomodoro verde, erba di sfalcio e mela Smith. L’assaggio mette in perfetta relazione naso e bocca: con assoluto equilibrio riporta fedelmente i toni fruttati e vegetali, aggiungendo a questi fulgidi ricordi di erbe aromatiche e frutta secca. Lunga la persistenza. Raccolta manuale delle drupe effettuata a metà settembre, estrazione in continuo con resa di 10 litri per quintale di olive raccolte. Filtrazione e stoccaggio in silos.
Olio EVO Monocultivar Moresca 2018 Moresca Tra il verde e l’oro, brillante. Un filo di frutta matura attraversa il bel profilo vegetale di foglia e buccia di pomodoro, noce, mandorla e ricordi di cardo selvatico. Bocca morbida, di assoluta rispondenza, ornata di profumi di erbe aromatiche e neroli. In chiusura definita dote piccante ad esaltare il tutto. Persistente. Raccolta per brucatura effettuata in stadio di maturazione precoce. Estrazione in continuo, con resa di 10 litri di prodotto per quintale di olive raccolte. Conservazione in silos sotto azoto.
Olio EVO Monocultivar Nocellara 2018 Nocellara del Belice Manto verde lucido con bagliori oro. Una classica nota di pomodoro avvolge profumi di rucola, menta e ventate di bergamotto. Bocca dalla rispondenza pressoché assoluta, con una cascata di ritorni di pomodoro e intensa dote piccante che ricorda il peperoncino. Lungo e armonico il finale. Raccolta manuale delle drupe effettuata nella prima settimana di ottobre a stadio di maturazione precoce. Estrazione in continuo, decantazione naturale, stoccaggio in acciaio.
MANDRANOVA
PLANETA
Olio EVO Monocultivar Nocellara 2018 Nocellara del Belice Veste verde dai bagliori oro di grande luminosità, diffonde immediatamente tipiche sensazioni di pomodoro verde, erbe aromatiche, agrumi e mela golden. La bocca concede rotondità d’insieme e una trama fenolica davvero aggraziata, fusa a dovere a toni di frutta e fiori gialli. Persistente. Raccolta delle drupe effettuata tramite agevolatori a fine settembre (stadio di maturazione: invaiatura); estrazione in continuo, successiva filtrazione.
Olio EVO Val di Mazara 2018 Nocellara del Belice 50%, Biancolilla 30%, Cerasuola 20% Veste verde-oro brillante. Naso tipico, bellissima interpretazione del territorio, si dipana con aromi di pomodoro e agrumi, per far poi emergere sensazioni di pinolo, ortica e mela. La successione di profumi è ben chiara e coinvolge anche il gusto, in cui la giusta grassezza viene controbilanciata da piacevole e delicata nota piccante. Persistente. Raccolta per brucatura in stadio precoce. Estrazione in continuo, stoccaggio sotto azoto.
Olio EVO Monocultivar Cerasuola 2018 Cerasuola Verde smeraldo con riflessi oro. Il corredo aromatico è da capogiro: ventate balsamiche si fondono a puri toni di pomodoro e vaniglia, agrumi e frutta secca. In bocca ha equilibrio perfetto: soave nell’attacco, ripercorre fedelmente gli aromi percepiti all’olfatto, raccogliendo a sé speciale e calibrata componente piccante. Lunga la persistenza. Raccolta delle drupe effettuata tramite agevolatori a fine settembre (stadio di maturazione: invaiatura); estrazione in continuo, successiva filtrazione.
SANACORE
DONNAFUGATA Olio EVO Milleanni 2018 Nocellara del Belice, Biancolilla, a.v. Colore verde bottiglia con sfumature oro, luminoso e denso. Intenso e accattivante al naso, si percepiscono subito sensazioni di carciofo, cicoria, cardo, foglia di pomodoro e mandorla verde, poi note di salvia, alloro e frutta matura. Coerente e strutturato al gusto, con netti ritorni amari e vegetali di melanzana, ravanello e nocciola. A chiudere una piacevole sensazione piccante di peperoncino. Di lunga persistenza gustativa. Raccolta manuale delle drupe a invaiatura, frangitura a ciclo continuo a freddo e conservazione in acciaio.
FRANTOI CUTRERA Olio EVO Monti Iblei Primo 2018 Tonda Iblea Affascina il colore giallo-verde splendente, che anticipa profumi freschi e speziate suggestioni compatte ed intense. Sensazioni di carciofo e pomodoro, buccia d’agrume e pepe bianco trionfano in un naso caratteristico. Al gusto l’approccio appena grasso viene scalfitto da nota amara perfettamente integrata alla componente amara. La persistenza si fa emozionante culminando con richiami di erbe officinali. Raccolta manuale delle drupe da un impianto di 60 anni d’età. Estrazione in continuo, successiva filtrazione.
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Olio EVO Ogghiu 2018 Cerasuola 70%, Nocellara del Belice 20%, Biancolilla 10% Abbigliato da un manto verde pieno. Naso intensissimo, in maniera decisa propone aromi di pomodoro e rucola, rosmarino e cerfoglio, mela renetta e noci pecan. Rispondente nei richiami olfattivi, cattura con ricca struttura e grande escalation gustativa che termina con graziosa sensazione piccante. Persistente. Raccolta manuale delle drupe per mezzo di agevolatori, effettuata nella prima decade di ottobre. Segue decantazione naturale.
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TERRALIVA
SARDEGNA
Olio EVO Monocultivar Tonda Iblea Cherubino Bio 2018 Tonda Iblea 100% Verde dorato luminoso. Olfatto disposto su note di cicoria, melanzana, rucola, gentili sentori di mandola amara, in fondo agrume maturo e carciofo. Bocca marcata da percezioni amare e piccanti in calibrata proporzione, non evidenti ma presenti, finale gradevole e di buona persistenza. Prodotto certificato Kosher e Halal. Raccolta manuale precoce nel mese di settembre, drupe da piante secolari a 700 metri slm. Prodotto filtrato, conservazione in silos con argon.
ACCADEMIA OLEARIA
TITONE
Olio EVO Sardegna Riserva Giuseppe Fois 2018 Bosana, Semidana Verde brillante attraversato da nuance oro. Profumatissimo, vivi ricordi di lime e mela gialla, note di pomodoro, lattuga e drupa verde. Impattante la bocca, con aromi di progenie vegetale, cenni di mallo di noce e vena amara. Lungo. Raccolta delle drupe effettuata meccanicamente tra ottobre e novembre, metodo di frangitura a ciclo continuo, conservazione in silos sotto azoto.
Olio EVO Valli Trapanesi Bio 2018 Nocellara del Belice, Cerasuola Verde carico dalle nuance oro. Toni di pomodoro e rosmarino, seguiti da profumi di mela, pasta d’olive e mandorla verde. Fine e pregiato nell’equilibrio, al gusto propone fedelmente l’apporto aromatico percepito all’olfatto, con adeguate sensazioni piccanti. Lunga la persistenza su ricordi di erbe aromatiche. Raccolta manuale effettuata tra il 10 e il 20 ottobre a stadio di maturazione precoce. Estrazione a ciclo continuo, filtrazione e stoccaggio in silos con azoto.
CUNZATILLU Olio EVO Monocultivar Tonda Iblea 2018 Tonda Iblea 100% Verde bottiglia luminoso con riflessi dorati, denso. Intense sensazioni di erba tagliata, carciofo, foglia di pomodoro, cicoria, mandorla fresca, timo, salvia e tocchi agrumati e di pera matura nel finale. Coerente al gusto, un filo grasso, con nette percezioni amare e vegetali di cicoria, ravanello, mallo di noce e peperoncino verde. Persistente. Brucatura a mano delle drupe tra settembre e ottobre, frangitura a ciclo continuo, decantazione naturale e conservazione in silos con aggiunta di azoto.
Olio EVO Gran Ris. Fruttato Verde 2018 Bosana, Semidana Verde smeraldo dalle nuance oro. Al naso attesta grande intensità nei toni fruttati e vegetali, poi speziati. Con assoluta pulizia veicola aromi di pera, kiwi e mela, carciofo, ravanello, mandorla fresca, cardo e pepe bianco. Strutturato, aromi di erbe officinali e rucola, equilibrato asse amaro-piccante. Lunga e completa la persistenza. Raccolta meccanica tra metà ottobre e novembre, metodo di frangitura a ciclo continuo, conservazione in silos sotto azoto.
ANTICA COMPAGNIA OLEARIA SARDA Olio EVO Camp del Rey 2018 Bosana Concentrato verde smeraldo. Fresche percezioni vegetali di oliva, kiwi, erba falciata, pomodoro verde, scorza di lime e cenni floreali. L’impronta gustativa è eccezionalmente articolata e vitale, rappresentata da una vigorosa dote amara, quasi “tannica”, e da un turbinio di impressioni vegetali e piccanti che evocano la rucola e il ravanello. Brucatura meccanica in epoca precoce, frangitura in continuo, con resa del 12% e conservazione dell’olio in silos d’acciaio sotto azoto.
IL GIGLIO - AGRICOLA ORRU’ Olio EVO Monocultivar Semidana Treslizos 2018 Semidana 100% Tonalità oro con venature verdi. L’olfatto è orientato inizialmente su un’originale nota di pinolo ed erba recisa, quindi mandorla verde, pasta di olive, buccia di melanzana e una bella sensazione di pomodoro verde. L’assaggio, in linea con i profumi, regala una piacevole sensazione ammandorlata di frutta secca, seguita da un tonico tocco “piccantino” di rucola; nel complesso si tratta di un olio di struttura, equilibrato e fine. Raccolta manuale e mediante agevolatori, avvenuta precocemente, seguita da una frangitura a ciclo continuo. L’olio dopo la filtrazione è stato conservato in vasche d’acciaio sotto azoto.
LE 5 GOCCE DI BIBENDA 2019
147
OLI DELL’ECCELLENZA
DA 91 A 100
LA VALUTAZIONE
19
Bibenda 77 duemiladiciannove
Alcolisti? Il vero problema sono gli astemi
ALCOLISTI? IL VERO PROBLEMA SONO GLI
A S M
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L’Italia,
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a r r otto
tra i maggiori produttori di
astemio d’Europa.
20
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T Vino,
è inaspettatamente anche il
La questione è puramente culturale.
Paese
più
21
Bibenda 77 duemiladiciannove
Alcolisti? Il vero problema sono gli astemi
Scusate la provocazione del titolo, nemmeno poi tanto provocazione… Ma alzi retoricamente la mano chi, tra voi (noi) umili e fieri e abitudinari indagatori e sperimentatori di nettari colorati e profumati sapientemente consegnatici dall’ordine divino a letizia e gloria delle anime e dei corpi…; dicevo, alzi la mano chi non è mai stato provocato così, la bottiglia oramai di 70/75° inclinata verso l’anelante calice vuoto del prossimo, l’attesa eccitata di un brindisi in compagnia o di un sorso più profondo del composto assaggio, tutto bello, tutto giusto, tutto pronto per il magico rituale, ed ecco che di colpo cambia la scena e pure il film (e forse anche la vita): “no, a me no, grazie, sono astemio/a”. Il fendente di una lama affilata che trafigge l’aria produce un rumore meno sinistro. Ti accorgi che il tempo intorno a te continua a scorrere come se niente fosse e pure tu devi fare un po’ finta di niente, anche se in realtà ti è stata appena resa una confessione d’una portata irredimibile, così, all’improvviso, con tutta la naturalezza possibile, magari anche con un sorriso educato che dissimula l’assenza di qualsivoglia sofferenza a tal proposito. E allora la nobiltà dell’altruismo ti porta da una parte ad indagare sulla (infondata) causa del dramma e dall’altra a immaginare le impervie vie attraverso cui potresti disegnare un travagliato percorso di conversione, anzitutto ideologica. Ma il più delle volte il pressapochismo e un certo pregiudizio al contrario la fanno da padrone e, d’altronde, se non ti piacciono i quadri è tanto corretto quanto inutile chiederti “ma quale tipo di quadri? quale artista? quale movimento artistico?”. Ma poi affiorano anche sommosse egoistiche, orgogliose e risentite (e io che l’ho fatto a fare il corso da sommelier della Fondazione più bella del mondo e con insegnanti crème de la crème italiana e oltre?, a che l’ho preso a fare il diploma con la spilla?, e i libri letti, le degustazioni, le fiere e tutto il resto?, che ci faccio adesso, stasera, se non posso nemmeno pavoneggiarmi un po’ e godere del tuo stupore mentre esibisco tutto il mio modesto ma sincero sapere?! Roba da matti!). Un mio arguto amico, provocatore anch’egli ma per gioco, un giorno mi chiese se avrei preferito uscire a cena con una ragazza astemia o con una alcolista: non seppi rispondere nettamente, ma convenimmo entrambi che l’alcolista forse in un tempo limitato puoi contenerla, con l’astemia invece la soluzione non esiste proprio. L’Italia, per il solo vino, è il Paese che ne produce la maggior quantità nella maggior varietà qualitativa dei suoi vitigni autoctoni. Siamo però anche il Paese più astemio d’Europa (circa 4 persone su 10 non bevono alcolici d’alcun genere, secondo una ricerca dell’OMS di qualche anno fa). Qualcosa non torna. Una persona che conosco dice che col vino, l’olio, il pomodoro, il basilico e il Colosseo potremmo tranquillamente (ri)conquistare il mondo. È evidente però che dobbiamo anzitutto (ri)conquistarci da soli. La questione è puramente culturale, come per qualsiasi altro settore. Facciamo tanto e giustamente per farci conoscere fino agli estremi confini della Terra, ma poche volte pensiamo che un 22
numero veramente esiguo di persone conosce qualcosa a proposito del vino, della birra, della grappa e dell’amaro. La maggioranza beve moderatamente senza sapere. E, poi, i due estremi: chi beve solo per farsi male (e dunque non sa, non può conoscere o apprezzare alcunché di ciò che inghiotte); e chi non beve per niente, privandosi completamente di tante belle e care cose. Cari amici, cari assennati combevitori, ecco i due buoni propositi per il 2019. Che ognuno di noi salvi un astemio dall’eresia, facendogli e facendoci il più prezioso dei regali: che beva poco, se vuole; ma che capisca che la conoscenza è la vera arma del controllo e che in un mare così bello i cavalloni non giustificano mai un “mai”. Prendere autenticamente confidenza con il vino e con le altre bevande alcoliche significa non solo arricchirsi enormemente dal punto di vista edonistico e culturale, ma anche imparare, in nome della qualità, a sapersi fermare (non è un caso che, alcolisti a parte, le sbronze più pericolose e più numerose sono quelle di persone che dichiarano di non bere mai o quasi mai). E che ognuno di noi educhi un non astemio ignavo. Le nostre merende e le nostre cene saranno migliori. Quanto a voi, poveri astemi, la speranza è l’ultima a morire e continueremo a pregare per voi. Se poi siete proprio di coccio, vi dedichiamo due righe di un sonetto del Poeta Nostro, il celeberrimo G.G.Belli, che riguardo a un astemio dice che: “…avess’io la patacca (patente) de dottore / lo metterebbe ar zugo de la botte, / pe’ ffallo aringrassà ccome un zzignore. / Vorrebbe imbriacallo ggiorno e notte / ché dd’incaconature (ubriacature) nun ze more…”. P.s.: il presente articolo e i suoi esercizi umoristici e meno umoristici fanno salvi tutti coloro che non possono bere bevande alcoliche per ragioni patologiche 23
Bibenda 77 duemiladiciannove
A Gianfranco Soldera
A GIANFRANCO SOLDERA A
n t o n e l l a
A
n s e l m o
In una lettera piena di affetto e ammirazione, il ricordo di Gianfranco Soldera, vignaiolo purista e intransigente, eppure tra i piĂš amati del panorama di Montalcino.
24
25
Bibenda 77 duemiladiciannove
A Gianfranco Soldera
Caro Gianfranco, non posso che scrivere, spinta dallo stato di necessità. La tua scomparsa improvvisa lascia un vuoto indescrivibile anche tra gli amici e gli appassionati di vino, vuoto che vorrei colmare testimoniando il tuo sarcastico rigore, i tuoi affettuosi insegnamenti, la tua amicizia generosa. IL GIARDINO La mia conoscenza di Case Basse, la meravigliosa azienda ecosistema nel Comune di Montalcino, è iniziata nel Giardino. Un itinerario che si snoda lungo sentieri dove si affacciano 1500 specie di rose antiche e centinaia di piante coloratissime e misteriose fatte arrivare da ogni parte del mondo. Queste si stagliano accanto a varietà autoctone, n
Graziella Soldera
intervallate da uno stagno, percorsi acquatici e da nidi artificiali studiati per accogliere
Il giardino botanico, un
rare specie di uccelli e insetti, anche notturni. Creazione e passione di Graziella Soldera,
vero tesoro vivente forte di
cuore pulsante dell’intera tenuta, che volge verso l’autosufficienza e l’ecosostenibilità.
centinaia di specie di rose antiche e piante pregiate e
LA STORIA
rare provenienti da tutto il
Lungo questi percorsi di Eden, resi possibile da tanta cura, conoscenza e lavoro, ho
mondo, è opera di Graziella,
conosciuto la tua storia. L’origine trevigiana e la tua passione per il risotto, i ricordi di
la moglie di Gianfranco.
una cultura contadina, l’infanzia milanese, il racconto vivace della tua prima comunione in un’Italia ancora dilaniata dalla guerra. Poi l’esperienza del brokeraggio assicurativo negli anni della crescita e del boom economico, rassicurati da quell’ottimismo che rievoca il New Deal americano, puntualmente confermato dai tuoi gusti letterari, primi fra tutti l’affezione per un romanzo imponente come è Furore di John Steinbeck. Verso il finire degli anni Sessanta condividi con Tua moglie Graziella il sentimento del ritorno alla terra con l’intento preciso di produrre uno dei migliori vini del mondo. LA TERRA Il segreto di una grande Vino è la Terra. La tua certezza inconfutabile è stata confermata dall’esperienza e dall’inimitabile risultato. Case Basse è un luogo speciale: 23 ettari che nei primi anni Settanta si presentavano incolti da tempo, particolarmente vocati per l’allevamento della vite: “soffici panettoni” plasmati da una luce inconfondibile. Qui ci troviamo a 320 metri di altitudine, un’esposizione a Sud Ovest che riserva quella luminosità calda e magica, che ti abbraccia al tramonto, la giusta vicinanza rispetto ai boschi, i profumi delle brezze marine che assicurano una giusta ventilazione che contiene gli eccessi di umidità. Questi tesori naturali hanno consentito la realizzazione di un disegno rigoroso e consapevole.
26
LE VIGNE Nel 1972 viene piantata la prima vigna di Sangiovese, la seconda l’anno dopo. Il sistema di allevamento è il cordone speronato, con una densità di impianto di 3.300 piante per ettaro. Non è un mistero la ricetta Soldera per un grandissimo vino: il profondo rispetto della Natura, in ogni sua componente, e quindi,necessariamente, la sua conoscenza. Le rese di uva per ettaro sono bassissime 25 – 45 q.li/ha perché solo da una piccolissima quantità di uva integra e sana si può ottenere un vino eccelso. La concimazione è fatta solo con sostanze organiche, sono banditi diserbanti e prodotti chimici, tutte le lavorazioni in vigna sono rigorosamente manuali, eseguite da personale competente e specializzato, le potature sono eseguite solo quando la pianta è ferma. Le lavorazioni superficiali del terreno, in inverno, debbono essere leggere, per non danneggiare in alcun modo
n
le piante. Queste vengono sostituite solo quando sono morte. Inoltre, se c’è bisogno
alcune istantanee di
di disinfettare, si utilizza esclusivamente il propoli. Ho potuto notare la tua attenzione
Case Basse, vigna e cantina
per il colore e la brillantezza delle foglie, vero motore di trasformazione energetica e
di Montalcino, gestite
segreto di vita e salute della pianta. Un campo che, a tuo parere, richiede ulteriori studi
con metodi rigorosamente
e approfondimenti, perché è quasi ignoto e oscuro all’uomo.
naturali.
In questa sequenza,
LA CANTINA Nel 2001 viene inaugurata la nuova cantina di Case Basse, realizzata con materiali naturali e garantita da un’umidità sotterranea derivata dalle acque pluviali, tali da assicurare condizioni ottimali di vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento, lontano da rumori e sbalzi di temperature. L’uva, accuratamente selezionata – prodotta ben al di sotto delle soglie di resa previste dai disciplinari - è solo diraspata e non pressata. La vinificazione è completamente naturale e avviene in tini di rovere di Slavonia, senza controlli di temperatura, né aggiunta di lieviti selezionati o altre sostanze. Lungo il processo si eseguono solo rimontaggi manuali e sono escluse le chiarifiche o le filtrazioni. La tua convinzione è che la fermentazione indotta mediante utilizzo di ceppi di lieviti starter rischi di determinare un vino eguale e standardizzato, incapace di garantire tipicità. Il ceppo starter prende infatti il sopravvento sulla variegata e fitta microflora autoctona, espressione della grande biodiversità del luogo. Da qui la tua attenta analisi sul mercato: i piccoli e medi produttori, più che seguire l’economicità del prodotto, dovrebbero puntare sulla qualità, e dunque aspirare a vini con carattere e personalità spiccati, non riproducibili ovunque. Al di là di improvvisazioni o slogan, è qui che ho appreso cosa si intende veramente per naturalità.
27
Bibenda 77 duemiladiciannove
A Gianfranco Soldera
IL VINO DI QUALITÀ La prima vendemmia, avvenuta nel 1975, conferma le aspettative del genius loci. Nel 1976 si comincia a delineare la personalità del vino Soldera grazie all’amicizia e alla consulenza del Maestro assaggiatore Giulio Gambelli. Nel 1982 è commercializzata l’annata 1977 del primo Brunello. Molti anni, dopo, la registrazione del marchio Soldera porta ad etichettare il vino esclusivamente come Toscana Sangiovese IGT 100% Sangiovese dell’Az. Ag. Case Basse, a causa del distacco dal Consorzio e dal Disciplinare. In Italia e all’estero il Soldera è divenuto in breve tempo un vino rarissimo e unico, fedele rivelatore del suo terroir. Nel corso delle visite a Case Basse abbiamo a lungo parlatosu come comprendere la qualità del vino. Per te occorre il dono di avere un “grande naso” e, in cantina, l’effettuare continui assaggi. La composizione del vino è infatti assai complessa e difficilmente descrivibile: per il gran numero di composti chimici coinvolti, a fronte di metodiche analitiche ufficiali ancora incerte. Limitatamente ai composti percepibili mediante l’analisi organolettica sono stati identificati quasi mille costituenti: composti fenolici che determinano il colore, etanolo zuccheri, polialcoli, aminoacidi che contribuiscono al sapore, e poi le tante sostanze volatili, quali aldeidi, chetoni, esteri. Vi è poi una soggettività ineliminabile in chi assaggia il vino: ogni naso, a seconda del momento e della specifica condizione personale, fisica, ambientale e climatica ha percezioni olfattive diverse. Ma, oltre questa soggettività sei giunto a definire in chiave universale i parametri per distinguere un grande vino dagli altri. Armonia, come equilibrio e proporzione tra i vari componenti; Eleganza, ossia la finezza del vino; Complessità, resa dalle molteplici sensazioni di profumi, gusto e piacere; Naturalità, data dall’uva sana e matura, con sola trasformazione degli zuccheri in alcol, senza pigiatura ma vinificando acini interi selezionati per sanità, maturazione e diametro di ciascuno; Effetto medicamentoso, ossia il desiderio di ribere il vino, il senso di benessere di soddisfazione, amicizia e comunione che suscita; Tipicità, possibilità di riconoscere in quel vino il micro territorio costituito dalla vigna di provenienza; Unicità, il grande vino non è replicabile per le sue caratteristiche uniche e riconoscibili; Rarità, un grande vino è al culmine di circa 30 miliardi di bottiglie all’anno; Longevità, il grande vino deve migliorare per tanti anni e dare sensazioni diverse nel tempo. Una volta mi hai suggerito, sorridendo e riempendomi il calice, che il Grande vino sceglie, non viene mai scelto. E hai aggiunto che anche le persone dovrebbero imparare a fare altrettanto. 28
LA RICERCA E LA FIDUCIA VERSO IL FUTURO
cambiamento climatico, le selezioni della vite e la conoscenza
La scienza, sapientemente governata dalla saggezza umana e dalla
della sua fisiologia, il DNA, la microbiologia dell’uva, del mosto,
consapevolezza dei limiti, ti ha spinto alla continua Ricerca. E
del vino, il comportamento dei lieviti autoctoni, i contaminanti
così Case Basse, con l’ausilio dei maggiori Studiosi, assurge da
del vino ecc. Ultimamente sembravi preoccupato della stupidità
anni a luogo di osservazione scientifica, studio dell’ecosistema,
umana, delle spinte autodistruttive che emergono da quel “caos
centro di divulgazione. Al 1994 risale la Convenzione di
calmo” che ci circonda, aspetti che ti sollecitavano a promuovere
ricerca con l’Università di Firenze che garantisce, sotto la
un Convegno scientifico interdisciplinare sul funzionamento del
guida del professor Massimo Vincenzini, le analisi sistematiche
cervello umano e sull’evoluzione della specie.
periodiche, chimiche e microbiologiche dalla maturazione
Il tuo lucido realismo, animato dal disinganno, svelava nondimeno
dell’uva all’imbottigliamento. Dal 2003 l’Azienda conduce uno
uno sguardo di fiducia verso il futuro: e questo trapelava quando
studio pluriennale con il Professor Mario Fregoni sugli stress
parlavi a tavola della Bellezza, dell’Arte, della Letteratura e della
idrici della vite determinati dai cambiamenti climatici, mentre
Musica, dell’Etica e dell’alta Politica, ma soprattutto della famiglia
nel 2006 si avviano gli studi del Professor Surico sulle patologie
e delle amate nipoti.
della vite. Con il Crea di Firenze si approfondiscono le tematiche
Nel tuo ultimo messaggio mi hai scritto, con affettuosa ironia,
sulla biodiversità. Memorabile il recente Convegno su Vino e
che i figli sono migliori dei genitori. Le tue parole appassionate, i
Salute, da te promosso con le maggiori Università italiane.La tua
toni, talvolta bruschi, i sorrisi, mi sembra che oggi si inseriscano
fiducia verso i giovani ricercatori è testimoniata dall’Istituzione
nella cornice possente e vitale in cui tutto appare sostenuto dalla
nel 2010 del Premio Internazionale Soldera con l’idea di
forza generatrice della Natura.
rafforzare il sostegno alla ricerca: iniziativa che si rinnova di anno
Scrivevi poco tempo fa che “Il vino è l’unico prodotto naturale
in anno e che premia spesse volte le donne. I campi di ricerca
dell’uomo che può durare più a lungo della vita dell’uomo”.
da te suggeriti, su cui concentrare l’indagine, appaiono oggi il
Per tutto questo continui a Esserci.
29
Sua Altezza la Schiava
Bibenda 77 duemiladiciannove
SUA ALTEZZA LA SCHIAVA A
In
n n a
queste
L
pagine,
F
o r e n a
un
articolato
di degustazione incentrato sulla
Fondazione Italiana Sommelier
a
a n t i n i
resoconto
Schiava
dell’importante
che si è svolto a gennaio presso la
Roma. Tra
banchi d’assaggio e seminario
d’approfondimento, un bellissimo viaggio con destinazione
30
appuntamento
Alto Adige.
31
Bibenda 77 duemiladiciannove
Sua Altezza la Schiava
La schiava era il vino della semplice convivialità, un vino da
o Caldaro include le province di Trento e Bolzano e risale al
bere in famiglia. Considerato il più antico vitigno autoctono
1970. I vini della denominazione si basano principalmente sui
a bacca rossa dell’Alto Adige, per anni è rimasto lontano dai
vitigni Schiava Grossa, la più produttiva, Schiava Gentile e
riflettori sottovalutato per via del suo colore pallido, basso
Schiava Grigia, con 565 ettari vitati che corrispondono ad una
tenore alcolico e corpo snello ed esile. Erano i tempi in cui
produzione annuale di 60.000 ettolitri.
si credeva che più un vino era scuro e corposo meglio era.
Il vitigno è probabilmente di origine slava, l’ipotesi più
Caratteristiche che la delicata, sottile ed aromatica schiava
accreditata vuole che arrivi dalla Slavonia, regione delimitata
decisamente non ha. Definito vino
dal fiume Drava e dal fiume Sava
di sottrazione, rubino luminoso e
in Croazia. Secondo altri studiosi
trasparente, fruttato e fresco, un vino immediato che dà piacevolezza. Solare, duttile, leggero, profumato, piacevolmente fresco e con tannini morbidi, ideale per accompagnare tante cucine nostrane, arricchendole
32
Et però credo che molta felicità sia agli homini che nascono dove si trovano i vini buoni. Leonardo da Vinci
invece la Schiava sarebbe un vitigno autoctono del Sud Tirolo presente nell’area fin dai tempi più remoti. I Reti, le popolazioni autoctone che abitavano le valli alpine prima dell’arrivo dei romani, diedero il
con piacevolezza e versatilità. Servito
maggior contributo allo sviluppo
a temperatura di servizio di 14-16 °C
della viticoltura nei tempi antichi.
si abbina con tante pietanze tra cui il polpo, il pesce azzurro,
Esistono varie tracce documentali a testimoniare che l’Alto
lo speck e persino la selvaggina. Il prezzo medio si aggira sui
Adige è stata la più antica zona vitivinicola di tutta l’area di
15-16 € a bottiglia.
lingua tedesca e fino al 1916 era il bacino a cui golosamente
Col passare degli anni, pur rimanendo il vitigno più coltivato in
l’impero austro ungarico attingeva vino rosso.
Alto Adige con circa 850 ettari, all’incirca il 16 % dei vigneti, la
Il suo particolare nome Schiava, in tedesco Vernatsch, e dal
Schiava è stata espiantata per fare posto ad altre varietà a bacca
latino vernaculus, sembra derivi dalla pratica di “schiavizzare”
rossa, soprattutto internazionali. Basti pensare che nel 1978
le viti con una forma di allevamento detta “altanum”, che
l’area vitata da uve Schiava nella zona del Lago di Caldaro è
significa legarle e appenderle a dei supporti e allevarle in filari
passata da 2.545 ettari a 326, a Santa Maddalena da 559 ettari a
anziché lasciare gli alberelli liberi. Ad oggi, il sistema principale
196, mentre prima della rivoluzione bianchista e dell’arrivo dei
di allevamento è la pergola con tetto obliquo, per fare in modo
vitigni rossi internazionali, la Schiava dominava incontrastata
che la superficie fogliare possa assicurare un buon riparo dal sole
nei vigneti della regione.
e dalle grandinate leggere. Negli ultimi anni si è diffusa anche la
Il vitigno si declina in 4 varietà: Schiava Gentile, Schiava Grigia,
spalliera, sistema d’allevamento che rende più facile l’utilizzo dei
Schiava Grossa e una selezione di quest’ultima, il Tschaggele.
macchinari tra i filari. I vigneti, curati come giardini, si trovano
Kleinvernatsch (Schiava Piccola) a Bolzano; Mittervernatsch
per lo più sulle colline dell’ Oltradige (Überetsch) ad un’altitudine
(Schiava Media) a Caldaro; secondo Goethe anche Rother-
variabile dai 300 ai 450 metri sul livello del mare. I suoli sono
Vernatsch (Schiava Rossa).
estremamente variegati con caratteristiche geologiche che
I vini più conosciuti a base Schiava sono il Caldaro (Kalter)
variano quasi da vigneto a vigneto passando dal terreno ghiaioso
o Lago di Caldaro (Kalterersee) e il Santa Maddalena (St.
dei pendii collinari, derivato dai movimenti dei ghiacciai e dalla
Magdalener). La Denominazione di Origine Lago di Caldaro
conseguente erosione, fino al suolo prevalentemente di origine
vulcanica attorno a Caldaro, costituito da porfido rosso mescolato ad argilla e sabbia. In questo areale la vite trova le condizioni ottimali per svilupparsi: a nord le Alpi formano uno scudo che tiene lontano il vento freddo e a sud si beneficia ancora degli effetti del clima mite mediterraneo, con terreni che si riscaldano facilmente grazie alle molte ore di sole. Venti e precipitazioni in quantità adeguata contribuiscono a creare un microclima ideale che favorisce lo sviluppo di tutti i piacevoli profumi che caratterizzano questo
n
vitigno. Uno dei suoi acerrimi nemici è la mosca dei piccoli frutti (Drosophila suzukii) in
simpatiche; alla domanda su
anni umidi, come per esempio nel 2014, quando attaccò soprattutto la Schiava facendo
quale fosse il calice più adatto
registrare in alcuni impianti una perdita quasi del 100%.
alla degustazione della Schiava,
Negli ultimi anni stiamo assistendo a un piccolo boom nei mercati d’oltreoceano, con un
Davide Galler ha risposto: «Il
incremento dell’esportazione soprattutto verso Stati Uniti. Gli americani adorano questo
secchio», definendola “l’estintore
vino che regala sorsi freschi e fruttati, di grande piacevolezza e immediatezza.
della sete”, proprio a sottolinearne
Attualmente, grazie alle sue caratteristiche di piacevolezza e peculiarità, questo vitigno
la grande piacevolezza.
Non sono mancate le note
“rispolverato” e riscoperto, sta ottenendo finalmente il successo che merita.
33
La degustazione | L
a
Schiava
Numerose e importanti le cantine presenti all’evento: Cantina Bolzano, Brigl, Cantina Merano, Cantina Toblino, Cantina Tramin, Elena Walch, Franz Haas, Girlan, Josef Weger, Kellerei Kaltern, Laimburg, Lieselehof, Muri-Gries, Nals Margreid, Rottensteiner, St. Pauls, Tiefenbrunner. Un’apposita isola è stata riservata alle cantine del Consorzio dei vignaioli Santa Maddalena, costituito nel 1923: Cantina Bolzano, Franz Gojer, Glogglhof, Griesbauerhof, Pfannenstielhof, Josephus Mayr, Erbhof Unterganzner, Tenuta Waldgries, Kandlerhof, Obermoserhof. Il seminario d’approfondimento e stato guidato da Daniela Scrobogna, responsabile didattica della Fondazione Italiana Sommelier, da Daniele Galler di Cantina Bolzano e Christof Tiefenbrunner dell’omonima cantina.
Tiefenbrunner TURMHOF 2017 Schiava 100% - (13%) La Tenuta Tiefenbrunner Castel Turmhof a Niclara è tra le più antiche dell’Alto Adige. Da generazioni sono garanti di qualità e raffinatezza, conservando le antiche tradizioni attraverso l’alta tecnologia moderna. I vigneti collinari sono esposti a sud/sud-est nella località di Niclara a 240/350 m. La cantina ci regala una Schiava elegante e raffinata. Veste rosso rubino, trasparente e di fascinosa lucentezza. Esibisce intensi profumi floreali di violetta, piacevoli sensazioni fruttate di lampone, fragole, sbuffi agrumati. Bocca appagata, energica e fresca. Vino sostenuto da una buona acidità in armonia con la sapidità in un finale piacevolmente persistente e ammandorlata.
Meran Burggrafler di Marlengo SCHICKENBURG 2017 Schiava 100% - (13%) Elevata qualità nel pieno della tradizione. I vigneti collinari sorgono nella località Marlengo a 400/450 m. Rosso rubino, trasparente e luminoso. Sensazioni iniziali di frutti rossi, ciliegia matura e succosa, lasciano poi spazio a richiami floreali di gerani appena schiusi. L’assaggio è vellutato e avvolgente nei ricordi di melograni polposi. Buona l’acidità accompagnata con garbo da un tannino morbido. Volume e compattezza nel finale ammandorlato. 34
Tramin HEXENBICHLER 2017 Schiava 100% - (12,5%) Hexenbichler si traduce in “Collina delle streghe”. I vigneti si estendono su colline contigue alla montagna coltivati dai 300/450 metri. Terreni prevalentemente calcarei di conformazione argillosa e ghiaiosa. Rosso rubino con nuance purpuree, trasparente e luminoso. Note floreali di violetta e fruttate di ciliegia e fragola. Perfetta corrispondenza gusto-olfattiva. Grande freschezza e sapidità avvolgente. Appagante nella piacevole persistenza agrumata.
Girlan FASS N°9 2917 Schiava 100% - (13%) A Cornaiano e Colterenzio i vigneti di 30 anni si snodano intorno al paese su colline moreniche a 450 m. La posizione e l’esposizione del pendio garantiscono un’insolazione ottimale che insieme al terreno morenico-ghiaioso contribuisce a far nascere vini eleganti e vocati per l’invecchiamento. Rosso rubino luminoso e trasparente. Al naso inizialmente emergono note minerali e spezie dolci. Piacevolezza di sorso, goloso, con una buona acidità perfettamente integrata. Carezzevole, con un tannino asciutto, si dissolve lentamente su sensazioni minerali di grafite e fruttate di arance rosse. 35
La degustazione | L
a
Schiava
Elena Walch PER SÉ 2017 Schiava 100% - (13%) Da un’accurata selezione della migliore schiava nasce “Per sé”. il vino dopo aver fatto acciaio ed un passaggio in botti di rovere di Slavonia, già nella primavera dell’anno successivo è pronto per essere degustato.Veste rubino, trasparente e di affascinante luminosità. Impronta decisa, caratterizzata da note floreali di rosa e violetta con sbuffi di erbe aromatiche. Sullo sfondo emerge la frutta matura con un richiamo di amarena. Calice fresco con l’anima allegra. Si dissolve lentamente sulle note di melograno, arancia rossa e pepe bianco. Grande pulizia gustativa, tannino vellutato e carezzevole.
Kellerei Kaltern QUINTESSENZ KALTERERSEE 2017 Classico Superiore Schiava 100% - (13%) I Vini nascono in località St. Josef da una selezione di vigneti di vecchie vigne che vanno dai 30 ai 70 anni coltivati in colline di 230/500 m. esposti a sud. I terreni sono argillosi, ciottolosi e calcarei. Rosso rubino luminoso e trasparente. Sfumature floreali e di frutta matura, lampone, ciliegia, arancia rossa, sbuffi di salamoia e olive nere. Netto richiamo ammandorlato. Ingresso pieno e sapido, con morbidi tannini che danno al vino rotondità e persistenza, finale fruttato. Grande pulizia gustativa ed equilibrio.
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Cantina Bolzano HUCK AM BACH 2017 - Santa Maddalena Classico Schiava 90 % e Lagrein 10% - (13%) La giovane cantina Bolzano, nasce nel 2001 con uno sguardo lungimirante verso il futuro, con una suadente architettura integrata perfettamente con le colline che tratteggiano il paesaggio. Pur mantenendo la tradizione ed il rispetto dell’ambiente nella coltivazione di tutte le loro varietà ampelografiche utilizzano tecnologia all’avanguardia in cantina. I suoli sono in prevalenza ghiaiosi. Rosso rubino intenso e luminoso con nuance violacee. Al naso inizialmente predominano intensi e raffinati profumi di violetta e fruttati con netti richiami di ciliegia e lampone, lasciando poi spazio alle note di liquirizia e marzapane. Sorso succoso e fresco, netto richiamo sul finale di arance rosse, ciliegie e pasta di mandorle. Lascia la bocca fresca e pulita, desiderosa di un secondo calice. Josef Weger LENA 2017 Schiava 90% e Lagrein 10% - (12,5%) Nasce a Cornaiano la casa vinicola Josef Weger fondata nel lontano 1820. Ancora oggi alla guida della cantina c’è la discendenza del fondatore. Josef Weger fu uno dei pionieri, con una visione lungimirante nel valorizzare i vini del suo territorio. I suoli sono prevalentemente composti da argille, calcare e antichi depositi morenici. Rosso rubino trasparente e luminoso. Le note fruttate predominano, regalando sensazioni che vanno dal lampone al mandarino, finale di arancia rossa. Dotato di grande bevibilità, si dissolve con una bilanciata acidità e sapidità.
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Le due anime del Grechetto
LE DUE ANIME DEL GRECHETTO A
n to n e l l a
P
om p e i
Approfondimento sul vitigno simbolo dei bianchi dell’Umbria e dell’Alto Lazio.
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Le due anime del Grechetto
Viene chiamato semplicemente Grechetto, ma questo vitigno a bacca bianca, considerato autoctono in Umbria e molto diffuso nell’Alto Lazio, si distingue in realtà in due cloni, il G109 – il Grechetto di Orvieto, maggiormente presente nelle aree dell’orvietano e laziali, e il G5 – il Grechetto di Todi, prevalente nella zona del tuderte, in Umbria. Non si hanno elementi che possano rendere certa la sua genesi: il nome Grechetto sembrerebbe collegare l’origine di quest’uva con la Grecia, ritenendola appartenente alla famiglia delle cosiddette uve greche, introdotte dagli Ellenici in tempi passati. Ma il condizionale è d’obbligo. Verso la fine degli anni ’80 anche in Umbria, così come in tutte le regioni italiane, si evidenziò un rinnovato interesse per i vitigni autoctoni, che diede inizio ad un importante lavoro di riordino del patrimonio ampelografico, inclusa la selezione clonale. Risulta che l’allora Istituto di Coltivazioni Arboree della Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia, poi confluito nel dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali, avviò un complesso progetto di recupero e valorizzazione dei vitigni autoctoni dell’Umbria, ed in particolare del Grechetto della zona di Todi, avvalendosi della collaborazione dell’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano Veneto. La selezione dei due Grechetti, di Todi e di Orvieto, non è stata contemporanea, poiché nei vecchi vigneti dell’orvietano e del tuderte, piantati prima del 1960 ed esaminati nel 1975, era presente solo la popolazione riferibile al clone G5. Al completamento della selezione, il comitato di competenza ha provveduto all’omologazione del clone presente in queste zone, attribuendolo al vitigno Grechetto, già iscritto al registro nazionale delle varietà di vite. Successivamente, nella selezione dell’altra varietà, conclusasi nel 2003 con la richiesta di omologazione del clone G109, il Grechetto di Orvieto, le indagini ampelografiche, isoenzimatiche e molecolari ne hanno evidenziato alcune differenze rispetto al clone G5. Con le tecniche di riconoscimento varietale citate è emersa, inoltre, la corrispondenza del Grechetto G5 con il Pignoletto e la Ribolla Riminese, vitigni diffusi in Emilia-Romagna, mentre non risulta accertata l’identità fra il Grechetto di Orvieto ed il Greco di Tufo, inizialmente indiziati di parentela. ll Grechetto G5, il Grechetto di Todi, ha un grappolo piccolo e compatto, con foglia piccola, pentagonale e trilobata e acino medio-piccolo, giallo verdognolo, con buccia media poco pruinosa. Di vigoria media e di produttività limitata (100 q/ha), ha una maturazione medio-precoce. E’ scarsamente suscettibile alla peronospora e all’oidio e più sensibile al mal dell’esca ed alla muffa grigia, per cui predilige climi ventilati e con inversioni termiche a fine maturazione. Sopporta bene le gelate primaverili ed il vento, ma soffre la siccità. Rispetto al “collega” orvietano, ha una maturazione anticipata ed evidenzia una maggiore freschezza, mentre dal punto di vista olfattivo presenta note più aromatiche e meno ammandorlate, per cui viene anche definito Grechetto Gentile. 40
Il clone G109, il Grechetto di Orvieto, è un po’ più grande, sia nella foglia che nel grappolo abbastanza compatto, con acino medio, di colore giallo ambrato, dalla buccia media e pruinosa. La maturazione è leggermente più avanzata del suo “gemello diverso”, la produttività è sui 120/130 q.li per ettaro, considerata media, mentre è più suscettibile sia alla peronospora che all’oidio, rispetto al G5. A causa della suscettibilità al mal dell’esca ed al marciume grigio, ha bisogno di climi ventilati e, sempre rispetto al G5, è più resistente alla siccità. Predilige terreni collinari, di media fertilità, anche argillosi. Ha una freschezza meno marcata ma anche un carattere più scontroso, sarà forse per questo che nella doc Orvieto si trova in uvaggio con il Procanico (Trebbiano Toscano) ed altre uve bianche locali come il Drupeggio ed il Verdello, che aggiungono freschezza alla sua struttura e al suo nerbo alcolico, riequilibrando questa scontrosità. Generalmente, i vini da Grechetto hanno oggi, stilisticamente, un assetto piuttosto poliedrico, cosa che contribuisce a rendere difficoltoso il riconoscimento del clone. Inoltre, gli stessi comunicatori del vino, anche i più autorevoli, raramente parlano del Grechetto distinguendo i due cloni, e questo appare un po’ strano, non in linea con l’attuale epoca di forte identificazione del vitigno, che riserva grande interesse ai vitigni autoctoni ed alle loro versioni in purezza, talvolta anche seguendo un percorso lievemente modaiolo. 41
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Le due anime del Grechetto
Un tempo considerato principalmente un componente della denominazione Orvieto, oggi sono molti i produttori che lo vinificano in purezza, esaltando le caratteristiche dei due cloni. Un riconoscimento particolare va tributato a Sergio Mottura, l’istrione del Grechetto, che fu tra i primi a credere nella personalità del vitigno e ad imbottigliarlo in purezza ponendolo all’attenzione del mondo del vino. Era il Poggio della Costa, vino strutturato ed elegante, di gran successo, affiancato, dopo la prima metà degli anni ’90, dal Latour a Civitella, Grechetto che affina nel legno. Sergio Mottura non ama porre l’attenzione sui due cloni, probabilmente possiede un clone aziendale, come capita non n
Sergio Mottura
di rado, ma indubbiamente questo piemontese trapiantato a Civitella d’Agliano (VT) ha avuto un ruolo fondamentale nel dare identità ad un vitigno che oggi è assurto a simbolo dell’enologia e dell’enografia dei bianchi del centro Italia. A confermare la differenza tra i due cloni che, pertanto, hanno bisogno di un diverso trattamento, i produttori non trascurano questo aspetto, come Leonardo Bussoletti a Narni (TR), che vinifica separatamente le due masse e successivamente le assembla in parti uguali nel suo Colle Ozio. Secondo Leonardo, il Grechetto di Todi è più aromatico mentre quello di Orvieto ha più struttura; il risultato della sua scelta è un vino di particolare grazia,
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profumato ed equilibrato nelle sensazioni, corposo ma anche di
nella sua zona di elezione, il tuderte. Tra di essi, sta facendo un
agilissima beva. Tornando in provincia di Viterbo, in quell’angolo
lavoro rilevante la Cantina Roccafiore di Luca Baccarelli che,
di Lazio che si sente un po’ umbro, a Castiglione in Teverina
tra l’altro, gentilmente ci ha messo a disposizione la Relazione
(VT), su terreni per lo più tufacei e di terra rossa, troviamo le
illustrativa inerente la richiesta di riconoscimento della “Doc Todi”
Cantine Trappolini, dove Roberto e Paolo Trappolini vinificano
presentata dalla Coldiretti Umbria. Roccafiore vinifica il clone di
il Grechetto ed il Brecceto quasi interamente con Grechetto di
Todi in purezza nel Fiorfiore, il bianco di punta, da uve del miglior
Orvieto, creando vini strutturati ed eleganti molto apprezzati.
vigneto, e in uvaggio con un 15% di Trebbiano Spoletino nel
Sempre a Castiglione, nell’azienda di famiglia Tenuta La
Fiordaliso, da vigne più govani. Il fervore e l’attenzione riservati ai
Pazzaglia, Laura e Teresa Verdecchia dedicano molta attenzione
vitigni autoctoni in queste zone è testimoniata anche dalla giovane
alla differenza tra i due cloni, tanto da aver creato un vino che porta
associazione “Todi Terra di Vini”, fondata con l’intento di tutelare
il nome tecnico del clone orvietano. Il G109 è un vino pensato per
il patrimonio degli autoctoni tra cui, ci racconta lo stesso Luca che
essere servito molto fresco nei wine bar per godersi uno spensierato
ne è il presidente, il Grero, il grechetto nero, quasi scomparso.
aperitivo, mentre il vino di punta aziendale, il Poggio Triale, che
Oggi il Grechetto è un vitigno di primo piano, che molti
invece è un Grechetto G5, sempre in purezza, è un vino più
produttori vinificano con grandi risultati per la gioia di noi
strutturato e più complesso, importante da servire a tutto pasto.
degustatori e amanti dei buoni vini. Ne abbiamo assaggiati
Il Grechetto di Todi, dal canto suo, non ha ancora molti interpreti
alcuni, secondo la progressione alcolica.
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IONE Z A T S U G E D LA
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LEONARDO BUSSOLETTI Narni TR
ROCCAFIORE Todi PG
TRAPPOLINI Castiglione in Teverina VT
COLLE OZIO 2016 12,5% vol. - Grechetto di Orvieto 50%, Grechetto di Todi 50% Giallo paglierino chiaro e luminosissimo. Olfatto intenso e complesso, che avvolge con sentori di agrumi chiari, frutta a polpa bianca dolce e fragrante, fini note di acacia e camomilla e di erbe mediterranee, accenni di burro e nocciola. In bocca offre un sorso ricco, di elegante tensione, con una freschezza che invita di nuovo all’assaggio, sapidità e morbidezza in agile equilibrio. Lungo, pulito, pieno. Fermentazione in tini di acciaio tronco-conici da 30 hl.
FIORFIORE 2016 13,5 % vol. - Grechetto di Todi 100% La 2016 è stata una buona annata, leggermente più fresca, preferita dal clone G5. Giallo paglierino vivo e luminoso. Al naso offre note fruttate di mela renetta, pesca gialla, ananas e altri frutti tropicali, seguite da toni minerali e lievissimi accenni speziati. In bocca l’assaggio è fresco e fragrante, con un equilibrio orientato sulla buona acidità e su una sostenuta sapidità. Di appagante morbidezza e di buon corpo, saporito, elegante, con una discreta persistenza. Vinificazione in vasche di acciaio inox e maturazione per 12 mesi in botti di rovere di Slavonia da 50 hl di terzo passaggio.
GRECHETTO 2014 14% vol. - Grechetto di Orvieto con una minima percentuale - dal 5 all’8% - di Grechetto G5 secondo la produzione dell’annata. Il bianco di entrata della cantina, che produce anche il Brecceto, Grechetto da singolo vigneto. Giallo dorato brillante e profumi di frutta matura come pera, melone giallo e nespola, poi erbe aromatiche mediterranee tra cui salvia e rosmarino, seguite dalla caratteristica nota di mandorla fresca che torna nel finale. In bocca è fresco e sapido, di buona morbidezza, ricco e pieno, con una lunga persistenza.
SERGIO MOTTURA Civitella d’Agliano VT
TENUTA LA PAZZAGLIA Castiglione in Teverina VT
POGGIO DELLA COSTA 2016 13,5% vol. - Grechetto 100% Giallo paglierino brillante. Al naso mostra un impatto aromatico intenso, con sentori di lime, pesca e prugna bianca, nocciola e mandorla, seguiti da note di fiori di campo e ginestra. La scia minerale regala salinità e note quasi salmastre. In bocca è ricco, gradevole, equilibrato tra il buon corpo e l’agile freschezza, in un assaggio morbido, elegante e pieno. Finale lungo e assai lievemente tannico. Vinificazione in acciaio.
POGGIO TRIALE 2015 14% vol. - Grechetto di Todi 100% Giallo paglierino con lievi riflessi verdolini. Un’altra buona annata, leggermente più calda della 2016, che regala note di frutta a polpa bianca matura, di agrumi dolci, camomilla e fiori di campo, seguite da tocchi di erbe aromatiche. L’assaggio è fresco e piacevole, morbido, gustoso e pieno, in discreto equilibrio nelle sue varie componenti, compresa la sapidità. Finale pulito di buona persistenza. Vinificato in acciaio.
Per
concludere, la buona struttura di
questi vini, unita alla loro eleganza, alla complessità dei profumi e ad una discreta presenza equilibrante dell’acidità, li rende ottimi e importanti bianchi da abbinare a tutto pasto, a saporiti primi, a sontuosi secondi di pesce e di carni bianche.
Il
prezzo, spesso molto conveniente, è il loro valore aggiunto.
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Prometeo truffatore
PROMETEO
truffatore B
r u n o
F
r i s i n i
L’Autenticità di Damijan Podversic. Tra progresso e tradizione. Tra romanticismo e ragione.
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Prometeo truffatore
“Non
si vede bene se non con gli occhi della memoria.
Solo
così è possibile
disegnare l’essenziale.”
Con questo lascito, Edgar Degas viene rappresentato in tutto il proprio genio da PierreGeorges Jeanniot in “Souvenirs sur Degas”. Credo sia una premessa necessaria affinché si spieghi quella meravigliosa forza visiva e potenza visionaria che mi ha spinto a scrivere dell’arte di Damijan Podversic a distanza di due anni dalla mia ultima visita in Friuli. Terra di confine-non confine, terra “in limine”, terra d’uva prima ancora che di vino. Sapevo che avrei lasciato traccia degli istanti passati respirando l’aria del monte Calvario, luogo che, per mezzo del tempo dilatato, rende immortali sostanza e materia “rispetto all’effimera danza delle generazioni umane”. Non immaginavo, tuttavia, che nel momento in cui la mia mente mi avvisava d’esser pronta a un così difficile compito, mi sarebbe stata data notizia della presenza di Damijan nella città eterna, più precisamente alla Rimessa Roscioli. La porta del treno si serra davanti la mia faccia incredula, come a svegliarmi. Avevo appena mancato il mezzo che mi avrebbe condotto a lui. Non mi perdo d’animo, ne sarebbe passato un altro da lì a non molto. Accomodatomi (si fa per dire) sul sedile di uno dei vagoni più piccoli, chiudo gli occhi. Può finalmente iniziare il mio viaggio. Precipito in una spirale di dubbio e disorientamento. Ricordo un uomo deciso e risoluto che aprì una voragine nelle mie certezze, mettendo in discussione princìpi, categorie, idee ed esperienza. Conduce una vera e propria “battaglia culturale intesa a varcare gli angusti confini dei condizionamenti naturali, ad abbattere gli storici steccati che limitavano l’acquisizione di meraviglie celate dalla rozzezza classificatoria”. Un vero e proprio ciclone che spazza via ogni tentativo di inquadrarlo in una qualsivoglia dimensione. Rammento bene i giorni che seguirono la sua conoscenza. Un marasma interiore mi attanagliava. Riconoscevo in lui un’autenticità che prescindeva dal suo vino ma che nel suo vino si rifletteva, abbagliando ogni coraggioso che provasse a darsi delle risposte fornendosi di mezzi convenzionali di valutazione. Anch’egli dichiarerà, in seguito, d’aver paura d’essere “accecato” dal proprio vino. Una simbiosi, una trasmutazione, un’identificazione con il liquido creato. Quasi a non voler giudicare se stesso. Facevo fatica nei ragionamenti. Non c’era raziocinio. O almeno era ciò che credevo. “Il
basso ha senso solo se in rapporto all’alto, come la luce ha realtà nella
prospettiva delle tenebre.
Tale
è la logica ineludibile dei sistemi dualistici
costruiti sopra l’equilibrio degli opposti”.
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Logiche, spesso religiose, di conforto all’anima che vuol essere
dimenticato per istinto conservativo di ormai vecchie evidenze.
rassicurata, ma che non trovano spazio in quel blocco monolitico,
Avrei giurato che fosse un custode degli antichi saperi delle tinaie,
quasi inestricabile di immagini che si era inoculato in me.
depositario delle mitologie selenitiche di un mondo antico in cui
“Perch’egli punge e desta l’ingegno usato a le question profonde”
l’essere umano attraverso il lunario era in rapporto matematico-
Così Torquato Tasso nel Parere del signor Lionardo di Capoa.
astronomico col cielo. Sbagliavo e perseveravo nell’errore
Allo stesso modo, in quel momento, il mio essere sentiva uno
escludendo il concetto antitetico con la speranza di ottenere uno
strano prurito.
straccio di risposta a un quesito che più viene denocciolato e più
Spesso, nell’ottica binaria sopra citata, si divide il vino naturale
mi appare di impossibile lettura.
del contadino, del cavallo con l’aratro, delle puzze modaiole, da
“Mentre si assiste allibiti alle penose diatribe degli <<uomini
quello dell’industria, dell’ineluttabile progresso, delle leggi della
nuovi>>, dei dominatori di protoni, degli stupratori del nucleo,
commercializzazione, frutto dell’ingegneria enologica.
degli usurpatori della materia, rispunta il vecchio dubbio rinasci-
Eppure avevo conosciuto un uomo innamorato della propria terra
mentale sulla <<incertezza e vanità della materia>>. […] Anche
benché la “camminasse” a bordo di un trattore moderno, le cui
l’universo della precisione non sembra poi molto più accettabile
mani davano luce alla luce attraverso strumenti tecnici e il suo genio
del mondo del pressapoco che credevamo di aver lasciato alle
realizzava capolavori che rifuggivano dagli insegnamenti accademici.
spalle. […] Forse gli angeli si ribelleranno un’altra volta rifiutan-
Un’apparente contraddizione secondo un fugace sguardo
dosi di mettere piede in un pianeta tanto lurido e scostante. […]
canonico. Risulta evidente come tutto ciò non possa bastarmi.
La prospettiva di doversi tappare il naso per l’eternità e il terrore
Come non sia possibile continuare un viaggio tanto introspettivo
di sbagliare la verdura giusta devono necessariamente instillare il
quanto conoscitivo di ciò che mi circonda, senza aver dipanato così
dubbio che Prometeo sia stato, se non un mascalzone, un irre-
fondamentali questioni. Non poteva rimanere tutto irrisolto, quasi
sponsabile provocatore.” 49
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Prometeo truffatore
Si potrebbe comodamente giungere alla conclusione che
importante, responsabilità da essere pensante, di dar nutrimento
probabilmente non valga molto la pena spingere così tanti
alla mia conoscenza, doveva essere ancora rispettata per intero.
bottoni, “manovrare così tanti servizievoli oggetti”, quando i
Mi dirigo a passo svelto verso il luogo che avrebbe, probabilmente,
cardini della nostra esistenza e della nostra vita, l’acqua, l’aria,
ricomposto ogni frattura interiore, colmato qualunque distanza e
la terra rischiano d’essere compromessi per sempre dal progresso
riavvicinato il mio pensiero a una forma di verità seppur instabile e
giusto, solo in quanto tale.
precaria. La Rimessa Roscioli è luogo di comunione sociale. Offre
Dove si cela allora la verità? Perché continua a essere fissa dentro
pasti per il celabro riverberando piccoli frammenti di luminosa,
di me un’immagine di purezza e autenticità?
innocente estasi. In quel momento alimentava la mia necessità di
Che il vino sia una bevanda tecnica non v’è dubbio, che subisca una
riconciliazione con il bicchiere quasi “smarrito”.
manipolazione è altrettanto vero, che “l’eccellenza dei sigari cubani
I ragionamenti assumono forme sinuose, serpeggianti, infide.
dipendeva dal fatto che le belle mulatte li andavano manipolando sulle
Sembra di toccare per un momento verità assolute per poi ricadere
proprie cosce nude” è cosa a cui far fede, o almeno così affermava un
nella volubilità del dubbio e del tempo.
viaggiatore francese ricordato dall’ultimo
“La
più tragica invenzione disumana,
adoratore del tabacco, Fernando Ortiz,
quella
antropologo e profondo conoscitore della
inafferrabile.
cultura afrocubana. Si potrebbe dire lo
decadono, muoiono sbriciolati dalla
stesso di Damijan, distante dal prototipo
polvere degli anni.
di donna cubana, ma sicuramente artefice
Adamo
della grandiosità delle sue creature.
da scheletro, solo il tempo.”
Comincia a farsi largo in me una strada
È evidente come non si possa basare alcun
da seguire, in cui il fattore umano rap-
fondamento pratico su “teologie agrarie”,
presenta l’unicità e prescinde da ogni
su “Dèi tradizionali”, su, in fin dei conti,
tipo di concetto o preconcetto che dir
inutili deliri di culture agrarie ormai
o pensar si voglia. Esistono terre vocate
vecchie e decrepite, “torchiate” dal peso
alla viticoltura, ma non c’è vino che ten-
degli anni, fatte in mille pezzi dalla società
del
tempo
silenzioso
Gli Dèi
e
invecchiano,
Nella
casa di
riesce a penetrare, travestito
ga privato dell’intervento dell’uomo. Le piante, afferma Damijan
dell’atomo. Culti contadini polverizzati e sparsi ovunque. Un vero
non si interessano al vino. La vite produce il frutto per proteggere
ritorno al sogno delle origini del creato. Il luogo che diventa non-
il seme e preservare la specie. Si occupa della sua maturazione per
luogo, l’affermazione della vita e del suo contrario che fermenta nel
poi lasciarlo cadere nella speranza che attecchisca nel terreno e ge-
cosmo, spuntando in ogni cosa. Un seme arcaico, fecondatore delle
neri una nuova pianta. Il vino ha ottomila anni di storia. La ricetta
terra. Unica possibilità di lettura e comprensione del linguaggio
è sempre la stessa ed è l’uomo il protagonista.
rustico. Un ideale esodo dai campi, privati della loro dimensione
Svegliato dalla voce registrata, simbolo anch’ella di progresso,
concreta, per poter essere in ogni luogo, finalmente considerati per
senza il quale probabilmente non avrei raggiunto Roma in
la loro vera, ancestrale essenza, irriducibile a meri slogan pubblicitari.
nemmeno due ore, mi accorgo d’essere arrivato a destinazione e
Vengo accolto da <<isole veleggianti>> (mi appaiono davanti gli
che il suo compito era stato adempiuto ma che la mia, ben più
occhi e in special modo il naso), isole in aria, isole fumose di fumatori
incalliti accalcati nel piccolo marciapiede antistante l’ingresso. “Elegia d’un secolo fumoso che vedeva riflesse nelle nuvole, le fragili realtà e le labili, precarie solidità del creato”.
Che sia invece il nostro mondo solido e fermo nelle proprie certezze? Il nuovo uomo non fuma, cura la linea, vive al computer fissando informazioni che non gli serviranno mai nella vita. Penso allora che si tratti di un luogo di resistenza, di etnie indecifrabili, una sorta di ancient regime. “Le bigarrues de l’esprit”, i piaceri dell’immaginazione vengono solleticati da così delicate sensazioni. Ero pronto ad incontrare Damijan. Ho da subito la fortuna di condividere con lui alcuni momenti di esclusiva confidenza, prima dell’inizio della serata, che ambisco a conservare gelosamente nella mia più che serrata intimità. Il distacco dall’opulenza tentatrice appare nitido e perentorio. Un uomo dalla stazza così imponente aveva relegato le proprie creazioni in un contesto dominato dalla leggerezza, dalla misura, dall’equilibrio, dal rifiuto delle tonalità pesanti, dei “sapori violenti”, degli “aromi densi”. Il gusto per l’eleganza, per la delicatezza, tanto lontano da chi, in pieno stile di scuola aristotelica si sofferma a <<disputare inezie e deliri dell’umana debolezza>>. “Un risorgimento della vigna. Nasce dalle necessità d’affrancarsi dalla barbarie della vecchia logica <<barocca>>, sostituendola con un nuovo sapere funzionale all’alacrità disincantata di un cervello moderno, agile, spregiudicato, utile a liberare lo spirito dal <<grossolano nodrimento>> e dalle fumose bevande del buio e pesante passato, più incline al dormiveglia e al sogno, al notturno e al fantastico che alla solarità luminosa della ragione.”
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Prometeo truffatore
La serata procede spedita, sicura. Le parole avvolgono i presenti di un’aura quasi mistica. Genuinità e franchezza a cui non si è abituati provano a spiegare dei vini e una terra a cui non ci si abituerà mai. Si parla dell’importanza del seme maturo, della croccantezza del frutto, di mineralità come fattore determinante, del ritmo dell’annata. Ci viene spiegato che bisogna osservare il mondo con gli occhi del dubbio, sempre pronti a mettere in discussione modelli precostituiti, senza, tuttavia, lasciarsi influenzare e di conseguenza schiavizzare dall’andamento delle mode. Damijan è un fiume in piena i cui argini mantengono a fatica tale potenza comunicativa. Sicuro d’avere tutta l’attenzione su di sé decreta l’inizio di una degustazione che rimarrà impressa a lungo in ognuno dei fortunati presenti. C’è di fondo qualcosa di talmente evidente da non poter essere ignorato. La costante tentazione d’arrischiarsi in facili induzioni era sempre lì, dietro l’angolo. Malvasia, Ribolla, Friulano (Tocai o Nekaj non fa differenza) provano a essere da subito incasellati dai presenti in categorie, magari scientificamente esatte, ma senza ombra di dubbio riduttive. Damijan non parla infatti solo di vitigni aromatici e basali. L’idea si espande all’infinito utilizzando il concetto di esteriorità e interiorità del vitigno. Da qui non si avrà più solo la sensazione di avere d’innanzi tratti distintivi, profumi e sapori. Entra in gioco il carattere, il linguaggio, la profondità. “Chi sono io per fermare la gestazione del vino?” afferma, illuminato. “Un lungo, indecifrabile dialogo col sole, in contatto col tempo, le stagioni, i venti, i pianeti. Nelle tenebre del cellarium il vino continua a vivere una seconda vita cosmica, in un inafferrabile rapporto-comunicazione col globo luminoso, col “grand’occhio del ciel”. Così credo sia giusto immaginare le sue creature. Parti integranti di quel mondo sgretolato che pervade tutto il creato. La sequenza d’immagini continua a svilupparsi su un filo sottilissimo che collega tradizione e progresso tecnico in cui resta perfettamente in equilibrio l’immagine pura di colui che strizza l’occhio all’eternità. Il flusso di pensieri sembra finalmente incanalato in una direzione definitiva, suggellato da assaggi apollinari con virtù d’aprire squarci luminosi nel buio della mente. Il “ritmo delle annate” è incalzante ma la 2014, che si parli di Malvasia, di Friulano o di Ribolla, “rallegra l’animo, risveglia la mente, infonde nel sangue un sal volatile che ne accelera il moto e lo dirada e lo assottiglia e in certa guisa lo ravviva”. Vini che urlano al mondo quanto siano perfette le loro proporzioni. Leggeri, agili, scattanti, un nuovo senso del movimento all’interno del bicchiere e ovviamente del palato. Scintillanti, splendori cesellati. “Porcellana” finissima di eocenica argilla. Acquietate le trepidazioni, placate le apprensioni, resta aperta una questione fondamentale. L’inferno dei sensi, anch’esso polverizzato dalla società atomica, si diffonde con altrettanta velocità. È nei vini avvelenati, nei pomodori al temik, nel grano al glifosato, nelle carni gonfie d’ormoni. L’inferno del ventre smette d’essere metafora per diventare dura realtà 52
quotidiana mentre l’inferno del naso fa meno paura dato che
ormai esausta, <<vecchia e quasi sfinita>>. Lo pensavano, anzi
“i miasmi della carne corrotta” non potranno in alcun modo
fin dai tempi di Columella, per tacere di San Cipriano e degli
terrificare i nasi abusati ogni giorno dal monossido di carbonio.
Apocalittici tardo-latini. Oggi sappiamo invece che rigenerata
“L’inferno esiste, ma potrebbe anche esser vuoto”, diceva Hans
da iodio, cesio, rutenio, tellurio, plutonio, tornerà a nuova
Urs von Balthasar. Si è trasferito tra noi, si sono perse le sue mappe.
vita <<fissata>> in saecula a beneficio delle future granitiche
Una “logora metafora”, dissolta nell’inconscio comune.
generazioni di cobalto. Dall’infanzia alla vecchiaia stronzio e
“Non si replica più. La lunga, trionfale stagione è terminata”
iodio per tutti”.
Con l’inferno chiude i battenti anche il paradiso, percorrendo sempre una ratio binaria. L’uno non ha motivo d’esistere senza
Salutato Damijan e chiusa per l’ennesima volta la porta della co-
l’altro. Si aprono le porte ad un nuovo ciclo per l’umanità. Siamo
scienza, “impolverata” un po’ più del solito, mi accorgo che il baga-
al cospetto di una nuova era. Cosa ci riserverà è arduo stabilirlo.
glio dell’esperienza era notevolmente cresciuto nel peso dei granelli
“In pieno rinascimento molti ritenevano che la terra fosse
che da una vita l’appesantiscono e alleggeriscono al tempo stesso. 53
Lunga vita al Montepulciano dâ&#x20AC;&#x2122;Abruzzo
Bibenda 77 duemiladiciannove
LUNGA VITA AL G
i a n l u c a
A Napoli lâ&#x20AC;&#x2122;ultima
r e t o l a
degustazione di questa denominazione di origine che ha
celebrato il mezzo secolo.
54
T
MONTEPULCIANO Dâ&#x20AC;&#x2122;ABRUZZO
55
Bibenda 77 duemiladiciannove
Lunga vita al Montepulciano d’Abruzzo
È il primo giorno di febbraio e si spegne l’ultima delle cinquanta candeline che festeggiano la Denominazione di Origine Controllata del Montepulciano d’Abruzzo, ottenuto nel 1968 con D.P.R. 24/05/68 che, peraltro, concesse identico riconoscimento alla Doc Collio Goriziano o Collio. Così, nell’elegante cornice dell’Hotel Oriente e in una sempre accogliente Napoli, è stato presentato un ampio ventaglio della produzione di quello che rappresenta il punto di forza e di orgoglio abruzzese in materia enologica: guidati dal Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo rappresentato in sala da Davide Acerra, alcuni dei produttori degli otto vini presenti nei calici hanno illustrato le caratteristiche della propria attività e, soprattutto, hanno portato il messaggio dell’impegno e della passione con cui danno vita alle diverse sfumature del Montepulciano d’Abruzzo. INNANZITUTTO IL TERRITORIO I tecnici della materia, quando analizzano un vino, terminano sempre il proprio giudizio con il riferimento alla “tipicità”, che è forse il massimo suggello alla qualità del prodotto perché non sempre viene riconosciuto: quando dunque il vino, oltre alle proprie qualità intrinseche ed al giusto bilanciamento delle sue componenti, riesce anche a rappresentare in modo caratteristico e peculiare il territorio da cui proviene, vuol dire che chi lo ha prodotto ha rispettato la tipologia del vitigno utilizzato ed ha saputo condensare e conservare nel prodotto finale il racconto della provenienza. Nella morfologia della regione in questione, dove le cime del massiccio del Gran Sasso e della Maiella guardano la costa adriatica, i vigneti sembrano una sorta di onda verde che dalle montagne si dirige verso il mare ma che anche dal mare, come una risacca, torna a risalire verso i pendii dell’appennino abruzzese. In questo immaginario andirivieni della coltivazione c’è la principale caratteristica dei vini prodotti e, in particolare, del Montepulciano d’Abruzzo: le brezze marine donano profumi gradevolmente salati ed una caratteristica sapidità all’assaggio; il clima di prossimità delle montagne, poi, con le profonde escursioni termiche, garantisce una riserva di freschezza di beva che consente al vino di mantenere a lungo le sue promesse di sapore e qualità con invecchiamenti anche prolungati (“Lunga vita al Montepulciano d’Abruzzo”). Non meno importante, poi, è la tipologia del suolo sul quale crescono le viti e la sua composizione fisico-chimica che, con la prevalente presenza di argilla e sedimenti sul versante marino e di ghiaia ed arenaria su quello collinare e pedemontano, nutre in maniera variegata le piante che vi insistono e con un drenaggio ottimale. Questo tipo di territorio viene tradotto in prodotto “tipico” dal lavoro dell’uomo. Il tradizionale metodo di allevamento a pergola abruzzese - localmente chiamato “capanna”, per via della forma che assume in regime di sviluppo della pianta - è oramai affiancato dal più moderno guyot a spalliera, ma in entrambi i sistemi le ore di insolazione e la vendemmia inoltrata almeno a metà ottobre 56
sono il segreto della maturazione di un’uva dal tannino presente ma assai ben lavorato. “Gli abruzzesi sono forti ma gentili” ha esordito una delle produttrici presenti. Io direi “forti” per la caparbietà con cui hanno portato questo vino a livelli di apprezzamento internazionale, “gentili” per il modo rispettoso con cui hanno saputo lavorare le proprie uve senza stravolgerle ma assecondandone la naturale propensione ad esprimere, nel vino che ne nasce, i caratteristici sentori. La strada aperta dai pionieri di questa missione (viene in mente Emidio Pepe, che vinse una degustazione alla cieca nel 1979 a Chicago spuntandola sui più blasonati barolo e brunello; e i cui vini di annate dal 1967 al 2010 sono stati battuti all’asta nel 2017 in USA con enorme successo) viene ancora oggi percorsa dalla nuove generazioni di vignaioli come Nic Tartaglia, che da pochi anni ha ripreso le redini di una tradizione agricola familiare risalente comunque a diverse generazioni; e cantina Filomusi Guelfi che, con il figlio di Lorenzo, prosegue la produzione iniziata negli anni ottanta in maniera corrente, ma che affonda le sue radici nella seconda metà dell’ottocento. Oppure ci sono cantine come Codice Citra e Cantina Colle Moro che hanno il privilegio di potere scegliere le migliori uve dai conferimenti dei soci di consorzio e cooperativa. Ci sono poi quei produttori, meglio
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Lunga vita al Montepulciano d’Abruzzo
dovremmo dire produttrici, come Tenuta Tre Gemme (con la sua etichetta che riproduce l’immagine di un bassorilievo dedicato a Sant’Anna in un santuario situato nei pressi della tenuta) e Nicola Di Sipio (col suo prezioso “vino da conversazione”, come è stato presentato) che considerano il vino come uno di famiglia, tale è il legame che li vincola. Infine, ma non ultimi, Cantine di Orsogna, che ha chiuso la batteria di assaggio con un’intrigante riserva del 2010, fino ad arrivare ai sistemi di allevamento di Casal Thaulero indirizzati sulla strada del metodo biodinamico. Un complesso di esperienze e di produzioni, come si vede, variegato nell’impostazione ma accomunato dalla qualità del prodotto che ci ha regalato le sensazioni olfattive più ampie, ottimamente illustrate dalla guida di Alessia Borrelli, docente di Fondazione Italiana Sommelier: dalla freschezza dei piccoli frutti rossi di bosco e dell’amarena sotto spirito, dalla succosità della buccia di arancia rossa, ai ricordi di violetta e di rosa, passando per la balsamicità del mare (con note salmastre) e della montagna (con liquerizia e mentolato), fino alle complesse note del pout pourrie di fiori e delle tostature tendenti alla polvere di caffè, al cioccolato, al tabacco sia fresco che lavorato.
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A destra Veronica Iannone
Presidente di Fondazione Italiana Sommelier per la regione Campania in compagnia della nostra docente Alessia Borrelli.
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All’assaggio, quello che colpisce è la freschezza del vino che
un formaggio stagionato) ed uno abruzzese (di latte vaccino
non scompare nemmeno nelle annate più vecchie che abbiamo
stagionato in paglia) che sono stati oggetto di abbinamento
assaggiato, nonché la sapiente lavorazione dei tannini (vino
ai vini presenti nella batteria, da parte di Alessia Borrelli: il
“giustamente tannico” recita il disciplinare), educatamente
connubio Campania-Abruzzo è perfettamente riuscito con
presenti in bocca ma mai invadenti (nemmeno nell’annata
l’accostamento dei più giovani e fruttati vini al timbro piccante
2017 servita per prima). Anche i passaggi in legno, che in
del provolone del monaco, e con l’accompagnamento di quelli
alcuni casi durano per più anni (per la menzione “riserva” sono
più strutturati ai persistenti aromi della stagionatura.
previsti almeno 9 mesi in legno), non hanno coperto le note
Il felice incontro napoletano con il più diffuso, il più prodotto
tipiche del vitigno ma lo hanno arricchito in maniera discreta
e il più rappresentativo vino dell’Abruzzo, realizzato grazie
e, direi, gentile (come gli abruzzesi sanno essere) aggiungendo
all’organizzazione della Presidente regionale di Fondazione
le giuste note terziarie di spezie che solo alla fine passano in
Italiana Sommelier, Veronica Iannone, ha consentito a tutti i
rassegna nel sorso.
partecipanti, neofiti, amanti ed esperti della materia, di conoscere
Come sorpresa finale, è stato servito un trittico di formaggi
da vicino una delle tante espressioni vinicole italiane e di
costituito da due prodotti campani (provolone del monaco e
apprezzare le diverse sfaccettature del Montepulciano d’Abruzzo.
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1° Festival italiano del Potatore
1° FESTIVAL ITALIANO
DEL POTATORE 60
Il 9 marzo 2019 in Franciacorta il 1° Pruning Contest ideato e organizzato da Simonit&Sirch
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1° Festival italiano del Potatore
Una giornata di festa dedicata al saper fare in vigna aperta a tutti. La potatura delle viti è uno dei compiti più difficili e delicati del vignaiolo. Da essa può dipendere la salute, la robustezza e la durata delle piante e di conseguenza la produzione e la qualità dei vini. Gli specialisti italiani Simonit&Sirch, che hanno esportato il loro saper fare in tutto il mondo, hanno ideato il 1° Festival italiano del Potatore in Italia. Il Festival, una novità assoluta per l’Italia, si terrà ad Erbusco, in Franciacorta, nei vigneti di Bellavista, azienda leader del territorio, che per prima ha sposato il metodo rivoluzionario di potatura, oggi praticato in tutte le realtà del gruppo Terra Moretti Vino. Il Contest è aperto a tutti coloro che vorranno mostrare le proprie abilità in una competizione che premierà accuratezza dei tagli e velocità. Saranno ammessi 100 iscritti che potranno disputare gare individuali e a squadre. La giuria, costituita da tecnici Simonit&Sirch e da altri esperti internazionali di potatura, decreterà i migliori classificati nelle varie categorie. Il campo gara sarà il vigneto Le Brede di Erbusco ai piedi di Villa Lechi, una delle più scenografiche ville di Franciacorta. Il Pruning Contest sarà il cuore di una giornata dedicata al saper fare in vigna aperta a tutti con ingresso gratuito, potatori, famiglie, amici e appassionati. Speaker della gara, che inizierà alle 9.00, sarà Federico Quaranta, noto autore e conduttore del programma radiofonico Decanter su Radio 2 e conduttore di Linea Verde su Rai 1, da sempre impegnato nella difesa e valorizzazione dei prodotti e dei saperi dell’agricoltura italiana. Il pubblico potrà osservare da vicino i concorrenti intenti a potare le piante. A fare da contorno al Pruning Contest, musica, stand a tema e una serie di attività collaterali legate al mondo agricolo, fra cui laboratori con artigiani intenti ai loro mestieri tradizionali e l’Atelier delle forbici tenuto dalla Felco, azienda leader del settore, Main Sponsor della manifestazione, che gode del Patrocinio del Comune di Erbusco. Sotto i portici di Villa Lechi saranno allestite postazioni dove degustare Franciacorta e food, mentre ai più piccini sarà riservato un angolo del vigneto con le teste dei filari contrassegnati da gigantesche matite colorate, dove verranno organizzati giochi e attività. Per loro, in programma il “Wannabe a pruninguy”: ciascun bambino sceglierà una barbatella di vite e la pianterà, contrassegnandola con il suo nome e la data, dando vita a un “vigneto simbolico”, di buon auspicio per il futuro. Tutti i dettagli delle gare, iscrizioni, il programma degli eventi su: www.festivaldelpotatore.it Per informazioni mail: info@festivaldelpotatore.it 63
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Yoga e vino, il binomio vincente per i sensi
YOGA E VINO, IL BINOMIO VINCENTE PER I SENSI
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M
Si
a tteo
M
e l a n i
possono rilassare corpo e mente con l’aiuto del vino?
qualche anno sta prendendo piede lo
La
risposta è sì.
Da
Yoga-Wine, una disciplina che alle tecniche
classiche della respirazione unisce l’aroma dei vini.
L’idea arriva è partita da Eli Walker, istruttrice newyorkese di yoga, che ha studiato il binomio tra la ginnastica e bottiglie. Le sue lezioni sono aperte a tutti: dagli istruttori professionisti agli appassionati e a chi vuole provare un’esperienza diversa. Il vino infatti è un elemento non solo di novità per la meditazione, ma che crea convivialità. Da due anni gli eventi che organizza Walker riscuotono grande successo, tanto da ricevere proposte da ogni parte degli States. Definisce la sua attività Drunk yoga, ma nelle sue sedute nessuno si ubriaca, anzi ritrova il proprio benessere psicofisico. Con l’ausilio di un tappetino i partecipanti eseguono movimenti di allungamento, piegano gli arti e controllano il ritmo del respiro. Il calice di vino invece gioca un ruolo ludico, ad esempio come oggetto da tenere in mano rimanendo in equilibrio oppure per passarlo da una mano all’altra quando si è sdraiati. Alla fine del corso non rimane che bere un bel bicchiere tutti insieme. Eli Walker ha un profilo Instagram (drunkyoga) che aggiorna quasi ogni giorno e quest’anno ha pubblicato il libro “Drunk Yoga: 50 Wine & Yoga Poses to Lift Your Spirit”, ad oggi disponibile solo in inglese. Anche nel nostro Paese c’è chi crede nel binomio tra vino e meditazione. La prima in Italia a proporre delle Yoga-wine experience è stata l’azienda agricola Barberis. A differenza della Drunk-Yoga, Barberis propone percorsi meditativi-sensoriali che prevedono delle visite ai vigneti e una lezione ordinaria di yoga, che si conclude con un bicchiere da sorseggiare direttamente dalla propria postazione. Curiosando su internet è possibile trovare cantine che organizzano lezioni nei terreni delle vigne (in Sicilia e in Liguria) quando arriva la bella stagione. 65
Il segreto del Monte dei Lecci
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Il segreto del C
Monte dei Lecci
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P
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Montalcino, uno di quei territori dove l’inchiostro è scorso a fiumi, nelle parole emozionate di una giovane visitatrice.
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In un’epoca di tecnologia, di intelligenza artificiale, di
escursioni termiche, dei poggi scoscesi o delle morbide colline.
avanguardie robotiche, la vera innovazione è dare voce al
Montalcino è interamente immersa nell’idea del vino; non
territorio, regalandogli un’identità, rendendolo riconoscibile e,
ci sono solo le vigne a caratterizzare il paesaggio, ma anche le
per questo, unico.
cantine storiche, le piccole botteghe che permeano l’ascesa al
Siamo nel cuore della Toscana, sulla Via Francigena, dove
Monte dei Lecci che custodiscono come tesori bottiglie preziose.
lentamente crescono e maturano le stagioni del vino, valorizzate
Il respiro del vino regala un calice granato caratterizzato da una
da un sapere antico che già i Romani e, prima di loro gli Etruschi,
complessità aromatica straordinaria: con una marcata nota eterea
sapevano nobilitare.
di boiserie, ma anche sentori speziati di liquirizia, pepe nero; un
Valicati gli antichi confini dell’Etruria giungiamo a Montalcino,
sorso scuro di cuoio, corteccia di china che accompagna rotondo
il cui nome sembra derivare da Mons Ilcinus, in virtù della grande
quelle note di sottobosco terragno dal timbro inconfondibile e
presenza di lecceti tutt’intorno al paese; e, a ben vedere, anche lo
dai tannini elegantissimi.
stemma comunale riporta un leccio stilizzato su tre monti.
Montalcino è il Brunello ed è piacevole perdersi di cantina in
La magia del territorio è racchiusa nella forza dell’alberese e nella
cantina per essere rapiti in un suggestivo viaggio alla scoperta
friabilità del galestro, che costituiscono lo spartito ideale per far
delle meraviglie che il Sangiovese qui riesce a regalare.
emergere il Sangiovese in tutto il suo splendore nella meravigliosa
La forza del Brunello risiede proprio nell’esprimere alla
sinfonia che riesce a regalare con il Brunello.
perfezione l’identità vinicola di queste terre nella sua forma più
Questo vitigno, forse più di ogni altro, rappresenta l’ideale
pura e ancestrale, con uno stile unico al mondo, dove il fascino
interprete del territorio, sapendo modularsi a seconda del terreno
delle tradizioni antiche fa sì che il tempo scorra con un altro
che trova, dei boschi, delle asperità dei terreni e delle forti
ritmo, vero segreto di questo monumento enologico.
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Lo chef con la valigia
Lo chef con la valigia
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Luigi Ferraro, l’instancabile
chef di origine calabrese, sempre in movimento da
una nazione all’altra, da un continente all’altro, oggi si trova in bahrein in qualità di executive sous chef dell’InterContinental
Hotel di Manama.
Il nostro chef Luigi Ferraro, lo chef con la valigia, calabrese di nascita ma cittadino del mondo per vocazione, continua il suo viaggio tra i ristoranti più rinomati del nostro emisfero. Da Mosca all’India, nel Ristorante Sorrento all’interno del lussuoso Shangri-LA Hotel di Nuova Delhi, passando per lo Shangri-La Barr Al Jissah Resort nel Sultanato dell’Oman, oggi è il nuovo executive sous chef dell’InterContinental, importante hotel di lusso nel cuore di Manama, capitale del Regno del Bahrein. Anche qui mette in scena la sua fantasiosa e originale cucina, fatta di tanti sapori e profumi che ricordano i luoghi nei quali ha vissuto e lavorato, fusi a quelli che più rappresentano l’Italia e la sua amata Calabria, sempre presente in ogni sua preparazione, e che l’hanno portato ad essere uno degli chef più richiesti nei ristoranti del mondo.
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Nastro Rosa in Casa Paladin
NASTRO ROSA... IN CASA PALADIN La
famiglia
campagna
Paladin
con la sua
Bosco
del
Merlo
Nastro Rosa della LILT, la lega italiana per la lotta contro i tumori e
in particolare per la prevenzione del tumore al seno.
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diventa sostenitore della
Da sempre in prima linea per una viticoltura ragionata e sostenibile a salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosistema, la famiglia Paladin ha deciso di indirizzare la sua attenzione anche verso la sostenibilità sociale e per questo ha deciso di appoggiare la manifestazione Nastro Rosa organizzata dalla LILT, lega italiana per la lotta contro i tumori, e diventarne il main sponsor. Con l’iniziativa Life in Rosè l’azienda ha deciso di completare questo percorso ampliando maggiormente la sua attenzione verso il sociale. Così l’intera filosofia di Bosco del Merlo espressa e veicolata da un prodotto che non si limita al raggiungimento di un elevato livello qualitativo, diventa comunicatore attento e rispettoso di valori legati alla persona e al suo benessere sia fisico che psicologico. E condivisione e letizia si uniscono alla generosità e all’impegno orientati verso il completamento e realizzazione di un desiderio più ampio a sostegno e tutela dell’intera società. Per questo la famiglia Paladin ha deciso di sostenere la Campagna Nastro Rosa della LILT devolvendo parte del ricavato delle vendite di Pinot Grigio Rosè e Rosè Brut Bosco del Merlo alla lega italiana di Treviso, che si occupa principalmente della prevenzione del tumore al seno. Contribuire alla raccolta fondi significa consentire a LILT di proseguire e potenziare l’attività di educazione alla salute e di sensibilizzazione alla diagnosi precoce e garantire la fornitura di servizi a sostegno del malato oncologico. Inoltre Bosco del Merlo sarà main sponsor alla 3° edizione del Trofeo Nazionale del Dragon Boat, una manifestazione a carattere nazionale, che si disputerà lungo le acque del Sile, rivolta alle squadre di donne operate di tumore al seno della LILT che praticano questa disciplina per la riabilitazione fisica e psicologica dopo l’operazione. Un’iniziativa a supporto delle donne e della vita che intorno a loro nasce, cresce e si trasforma. Le due etichette Pinot Grigio Rosè e il Rosè Brut di Bosco del Merlo sono state scelte proprio perché sono quelle che maggiormente trasmettono femminilità, eleganza e libertà. Un impegno importante e comune, fortemente voluto dalla famiglia Paladin per supportare un progetto rivolto alla sensibilizzazione della prevenzione e al sostegno della riabilitazione fisica, psichica e sociale della persona. 71
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Olio: avvio lavori
OLIO:
avvio lavori Confederazione Produttori Agricoli (Copagri):
dopo anni di stallo, al
Mipaaft
avviati i lavori del tavolo della filiera olivicola per rilanciare lo sviluppo del settore.
“Non possiamo che esprimere soddisfazione per l’avvio dei lavori del tavolo della filiera olivicola riunitosi al dicastero dell’agricoltura dopo anni di stallo, dal quale ci aspettiamo risposte concrete per rilanciare un settore di fondamentale importanza per l’agricoltura e per l’economia del Paese e valorizzare un prodotto che, sotto il profilo organolettico, della qualità e della tipicità nessun’altro può vantare; ci auguriamo per questo che diventi uno strumento di concertazione permanente e che si riunisca con cadenza regolare, in modo tale da consentire una migliore programmazione della filiera e, di conseguenza, una maggiore remunerazione ai produttori”. Così la Copagri all’indomani della riunione al Mipaaft del tavolo olivicolo, al quale ha partecipato una delegazione della Confederazione guidata dal presidente della federazione Pugliese Tommaso Battista. “Individuare le linee strategiche per lo sviluppo del settore è di fondamentale importanza per arrivare a definire un vero piano nazionale dell’olivicoltura italiana e per questo condividiamo pienamente l’esortazione del Sottosegretario Pesce a lavorare seguendo una “visione strategica e di sistema”, aggiunge la Copagri, ricordando che durante i lavori si è parlato anche dei progetti di filiera, dell’OCM, dei controlli, della lotta alla contraffazione e della promozione. “È sempre più urgente, infatti, l’individuazione e la messa in atto di politiche condivise che puntino a dare stabilità a un settore produttivo che, anche a seguito delle problematiche fitosanitarie che hanno colpito la Puglia, che è la nostra maggiore Regione produttrice, ha urgente bisogno di programmazione per essere rilanciato, per questo auspichiamo che venga convocato quanto prima una nuova riunione del Tavolo”, conclude la Copagri. 72
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Palermo, capitale dei Vini Franchi
PALERMO, capitale dei VINI FRANCHI R
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Per tre giorni, dal 12 al 14 gennaio scorsi, Palermo è stata la capitale italiana dei vini naturali e i Cantieri Culturali alla Zisa il cuore propulsore. Il capoluogo siciliano finora non aveva mai ospitato un tale numero di produttori riunitisi nel nome dell’agricoltura Sostenibile. NOT, Rassegna dei Vini Franchi, è stata organizzata da Franco Virga, Stefania Milano, Manuela La Iacona e Giovanni Gagliardi con una cospicua squadra al servizio della resilienza. Vino al centro di tutto, come frutto della terra ed esperienza agricola; non come rappresentanza o rappresentazione, bensì come essenza del territorio. Tanti gli ospiti di rilievo, da Sandro Sangiorgi, nume tutelare di «Porthos» e storico capofila di una corrente colta e appassionata di esperti del settore, a Nicolas Joly, astro europeo della biodinamica sulla Loira, che ha tenuto un intensissimo seminario con AgriBio Piemonte per Renaissance Italia. Ma anche approfondimenti, cene con degustazione in giro per la città tra i ristoranti registrati nel vasto circuito Not-Off, incontri con i produttori e un vivacissimo spazio – le Tre Navate, già sede di laboratori teatrali d’avanguardia – per i banchi d’assaggio. Colpisce l’intraprendenza del folto pubblico, che ha recepito l’importanza dell’evento e ha invaso gli spazi con la sua ricerca di sapori e con le sue domande: dalla fresca curiosità dei neofiti agli addetti ai lavori a vario titolo, fino ai sostenitori più esigenti. Notevoli diversi assaggi: intensissimo e autentico il Pre-British di Badalucco, il Pipa 3/4– 2; eccellenti e salmastri i Cirò e gli Alicante di Cataldo Calabretta, ma ricordo anche bottiglie meno vicine: molto buono il Boca di Conti e indimenticabili il Pinot gris e il Riesling prodotti da Pierre Frick in Alsazia, spiazzanti e di gioiosa bevibilità.
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Donna Donatella
DONNA DONATELLA Donatella Cinelli Colombini confermata Presidente Nazionale delle Donne del Vino. L’imprenditrice del vino toscano resterà in carica per il triennio 2019-2022.
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Donatella Cinelli Colombini guiderà per altri tre anni l’Asso-
nia) e Paola Longo (enotecaria – Lombardia). Lo completano le
ciazione Nazionale Le Donne del Vino. È stata rieletta dal nuo-
consigliere: Pia Donata Berlucchi (produttrice, Lombardia); Sa-
vo Consiglio Direttivo. L’imprenditrice del vino della Toscana,
brina Soloperto (produttrice, Puglia); Gilda Guida Martusciello
è presidente nazionale delle Donne del Vino dal 2016.
(produttrice, Campania); Marilisa Allegrini (produttrice, Vene-
«L’esperienza di guidare Le Donne del Vino - commenta Cinel-
to); Lorella Di Porzio (ristoratrice, Campania); Cinzia Mattio-
li Colombini - è stata più faticosa di quanto immaginassi, ma
li (ristoratrice, Liguria); Cristiana Cirielli (pr e comunicatrice,
anche più entusiasmante perché ho scoperto un patrimonio di
Friuli Venezia Giulia); Marina Ramasso (ristoratrice, Piemonte).
talenti, di voglia di fare e di altruismo che poche associazioni
Nel Collegio dei Probiviri: Elena Walch (produttrice, Trentino
possiedono, specialmente dopo trent’anni di vita. Le Donne del
Alto Adige); Francesca Poggio (produttrice, Piemonte) e Michela
Vino sono oltre 800 meravigliose persone. Negli scorsi tre anni,
Guadagno (sommelier, Campania).
ho chiesto loro un impegno e uno sforzo supplementari e i risul-
Nel prossimo futuro Le Donne del Vino hanno nuove impor-
tati sono stati straordinari. Siamo la più grande organizzazione
tanti sfide: «La prima e la più importante - continua la presi-
femminile mondiale del settore enologico, la più organizzata e
dente - quella di internazionalizzarsi creando una rete mondiale
la più attiva». Nel 2018 per la prima volta Le Donne del Vino
basata sullo sharing; subito dopo quella di accrescere le oppor-
hanno rinnovato il loro Consiglio Direttivo e Collegio dei Probi-
tunità per le socie, puntando sul networking cioè trasformando
viri votando online. Anche le candidature sono state raccolte via
i rapporti in trasferimento di conoscenze, business, opportuni-
internet. Un nuovo metodo di votazione che ha riscontrato il pa-
tà di stage o di lavoro».
rere positivo del 100% delle associate. Donatella Cinelli Colom-
Cinelli Colombini pensa soprattutto alle giovani donne un-
bini sarà affiancata dal nuovo Consiglio Direttivo. È composto
der 30 che si affacciano, o vorrebbero, al settore vino. Per loro
da tre vice presidenti: Antonella Cantarutti (produttrice, Friuli
l’associazione sta predisponendo il progetto Future ovvero un
Venezia Giulia); Daniela Mastroberardino (produttrice, Campa-
archivio telematico con tutte le opportunità formative in can-
tine, enoteche, ristoranti, agenzie giornalistiche e di pr, studi
ha inventato “Cantine aperte”, la giornata che in pochi anni ha
di consulenza enologica cioè in ogni segmento della filiera del
portato al successo l’enoturismo in Italia. Oggi insegna turismo
vino. Un’idea di Alessandra Boscaini, delegata del Veneto. Nel
del vino nei Master post laurea.
2019 ci sono già molte iniziative in calendario: a ProWein 2019
Nel 1998 ha lasciato l’azienda di famiglia per creare il Casato Prime
(17-19 marzo) ci sarà una degustazione al femminile; sabato 2
Donne a Montalcino dove produce Brunello e la Fattoria del Colle
marzo è Festa delle Donne del Vino in tutta Italia; a Milano, a
a Trequanda con cantina e centro agrituristico. Le sue sono le prime
novembre 2019, in occasione di SIMEI, salone delle macchine
cantine in Italia con un organico interamente femminile. Nel 2003
per l’enologia, si terrà un Forum mondiale di Donne del Vino.
Donatella ha vinto l’Oscar del Vino di Bibenda come Miglior Pro-
Donatella Cinelli Colombini discende da uno dei casati storici
duttore Italiano ed ha pubblicato il Manuale del turismo del vino.
del Brunello di Montalcino. È nata a Siena, città dove si è lau-
Nel 2007 è uscito il suo secondo libro Marketing del turismo del
reata in Storia dell’arte con il massimo dei voti. Per prima ha
vino seguito nel 2016 dal Marketing delle Cantine aperte.
intuito il potenziale turistico dei luoghi del vino e, nel 1993,
Dal 2001 al 2011 è stata Assessore al turismo del Comune di Siena ed in questo periodo ha ideato il “trekking urbano” nuova forma di turismo sostenibile e salutare. Nel 2012 le è stato assegnato il “Premio Internazionale Vinitaly” e nel 2014 il titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana.
n
Donatella Cinelli Colombini Presidente de Le Donne del Vino 77
Bibenda 77 duemiladiciannove
Il vino italiano sotto inchiesta
Il vino
italiano sotto inchiesta
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New York, 6 febbraio - notevole preoccupazione è stata
Caputo ha pertanto auspicato che vengano al più presto chiariti e
espressa oggi dal presidente dell’Italian Wine & Food Institute,
definiti i termini dell’inchiesta in corso evitando che la meritoria
Lucio Caputo per gli articoli che stanno cominciando ad
azione delle forze dell’ordine possa essere utilizzata per complessi-
essere pubblicati sulla stampa internazionale e statunitense in
vamente danneggiare l’immagine del vino italiano penalizzando
particolare, in merito all’indagine in corso in varie provincie
tutte quelle aziende che con grande serietà e competenza, nello
italiane relativa a numerose aziende che avrebbero immesso sul
scrupoloso rispetto delle norme in vigore, producono vini di gran-
mercato notevoli quantitativi di vino senza aver rispettato le
de qualità dando immagine e prestigio al vino italiano.
norme previste dai disciplinari di tali vini.
Analoga preoccupazione è stata espressa dalla autorevole Associazione
Il rischio, per Caputo, è che l’indagine venga, specialmente
Nazionale degli Importatori di bevande Alcoliche - NABI che teme
all’estero, strumentalizzata a danno di tutta la produzione
le ripercussioni che potranno avere le notizie provenienti dall’Italia
vinicola italiana.
sulle esportazioni italiane verso il mercato statunitense.
Lo Shutdown e le importazioni vinicole USA Sospesa la diramazione dei dati sull’andamento del mercato vinicolo USA e sulle esportazioni vinicole italiane. Lo “Shutdown”, il blocco delle attività amministrative “non essenziali”, conseguente al mancato accordo fra il Presidente degli Stati Uniti ed il Congresso sul Budget, scattato alla mezzanotte del 21 dicembre 2018 e tuttora in corso, che ha comportato il non pagamento degli stipendi a larga parte dei dipendenti governativi, ha anche bloccato il Department of Commerce. Di conseguenza tutte le attività di tale dipartimento sono state cancellate inclusa la elaborazione dei dati relativi alle importazioni ed alle esportazioni USA inclusi quelli relativi ai vini. È la prima volta, sottolinea l’Italian Wine & Food Institute, che, nei suoi oltre 35 anni di vita, l’IWFI non è in grado di diramare i suoi periodici comunicati sull’andamento del mercato vinicolo USA e sulle esportazioni vinicole italiane. La prossima nota dell’IWFI, sull’andamento del mercato vinicolo USA, sarà pertanto diramata dopo la risoluzione della vertenza in corso, ampiamente riportata dai media, e la ripresa delle attività amministrative USA.
Come è noto numerose aziende vinicole italiane dislocate nelle aree produttive di Pordenone, Udine, Treviso, Venezia, Padova, Reggio Emilia, Modena, Ravenna, Firenze, Livorno, Napoli e in diverse città della Puglia incluse aziende imbottigliatrici, sarebbero sotto investigazione per non aver rispettato le norme dei disciplinari DOC, IGP e DOP. L’indagine coinvolgerebbe anche gli ispettori che non avrebbero effettuati i relativi controlli. Sulla stampa internazionale viene sottolineato che ancora non sono stati resi noti i nominativi delle aziende sotto investigazione e che la maggior parte del vino falsificato sarebbe stato esportato ed alcune pubblicazioni ricordano i precedenti scandali, ultimo quello del 2014. 79
Bibenda 77 duemiladiciannove
A rischio i fondi europei per la promozione del vino
A rischio i fondi europei
per la promozione del vino Approvati
in
Commissione Ambiente
del
Parlamento Europeo
alcuni emendamenti
per abolire il finanziamento dei programmi di promozione delle aziende vitivinicole nei paesi terzi.
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“Diciamo un no forte e chiaro ad ogni ipotesi di eliminazione delle misure di promozione del settore vino verso i paesi terzi attualmente finanziate dall’Europa attraverso i fondi della PAC, come proposto dalla commissione ambiente del parlamento europeo. Si tratterebbe di un ingente danno economico per uno dei settori di punta del nostro agroalimentare che, anche attraverso quei fondi, è riuscito in questi anni ad affermarsi con successo oltreconfine”. Questa la netta presa di posizione di Alleanza Cooperative Agroalimentari, all’indomani del via libera nella Commissione Ambiente del Parlamento europeo ad alcuni emendamenti volti a sopprimere i fondi europei a sostegno degli investimenti delle aziende in materia di promozione. Nel periodo di programmazione 2014-2018 solo in Italia sono stati stanziati ogni anno per la misura di promozione sui paesi terzi quasi 102 milioni di euro, per un totale in 5 anni di 509.985.000. Altrettanti fondi sono quelli investiti dalle imprese, che finanziano la misura al 50%. Secondo l’Alleanza cooperative agroalimentari le misure che si sta provando a sopprimere “sono di una importanza vitale per le nostre aziende che a fronte del perdurante calo dei consumi interni, riescono a mantenere la loro competitività proprio esportando i loro vini sui mercati esteri. E che la misura abbia sostenuto e aiutato la crescita dell’export di tutto il comparto lo dimostrano i dati: le esportazioni vitivinicole italiane sono passate da 3,5 miliardi di euro nel 2007 a 5,99 del 2017, con una crescita del 71%. Non solo: le esportazioni italiane in valore verso i paesi extra Ue hanno registrato una crescita media del 63%, ben superiore a quella delle esportazioni rivolte ai paesi europei (+41%)”. “I fondi destinati dalla UE alla promozione, che si sommano ai fondi investiti dalle imprese stesse – così prosegue l’Alleanza – hanno sostituito gli aiuti ‘artificiosi’ al mercato, consentendo alle nostre eccellenze vitivinicole di affermarsi su mercati mondiali, favorendo spesso l’apertura di sbocchi commerciali in nuovi paesi terzi. È per questo che ci opporremo fermamente ad ogni proposta legislativa che intenda abolirli”. “Non va taciuto anche che l’approvazione di tali emendamenti – prosegue l’organizzazione – è stata motivata da argomentazioni che esulano dagli aspetti economici e di mercato e che mirano genericamente ad un più efficiente utilizzo di denaro pubblico, tutto da dimostrare. Auspichiamo quindi che quando il dossier passerà alla Commissione Agricoltura e poi all’Aula del Parlamento in Plenaria, i parlamentari siano in grado, cifre alla mano, di difendere una misura che ha avuto effetti positivi e tutti dimostrabili, bloccando gli emendamenti presentati dalla Commissione Ambiente, ed evitando così un duro ed ingiustificato colpo al nostro settore”. 81
i r o t t u d o r p i n o c A tavola C
i n z i a
Siamo
B
o n f Ă
entrati nelle cucine di alcuni produttori di vino
chiedendo loro di raccontarci una propria ricetta alla quale sono particolarmente legati.
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IL PRODUTTORE Questa volta siamo entrati nella cucina privata di Sebastiano Cossia Castiglioni, patron dell’azienda Querciabella situata a Greve in Chianti. Sotto il suo fare gentile si celano due persone: la prima squisitamente semplice, l’altra quella talentuosa di un grande uomo d’affari. Infatti è a capo di diverse attività molto importanti che abbracciano vari settori, che vanno da quello alimentare e agricolo fino a quello della finanza, della tecnologia avanzata, della moda e delle belle arti, gestendo anche una società che fornisce consulenze ai collezionisti d’arte di alta fascia. Introdotto in tenera età nel mondo del vino dal padre, Sebastiano Cossia Castiglioni viene investito da una profonda etica verde per cui converte nel 1988 Querciabella in un’azienda biologica, inserendo nel 2000 pratiche biodinamiche e, da pochi anni, anche vegane. Attivista per i diritti degli animali, è da più di trent’anni un profondo sostenitore della filosofia vegana, per questo motivo ci propone una ricetta che lo rispecchia in toto, creata da lui e che cucina personalmente ai suoi figli durante il tempo libero: pasta al pomodoro e ceci. I ceci utilizzati sono di produzione maremmana, compreso l’olio extra vergine di oliva.
PASTA AL POMODORO E CECI Ingredienti per 4 persone Tempo di preparazione: 20 minuti 400 gr di pennette rigate 100 gr di ceci già cotti 400 gr di pomodori pelati 100 gr di cipolla 100 gr di peperone verde 200 ml di acqua di vegetazione dei pomodori 2 cucchiai di olio extra vergine di oliva 1 cucchiaio di ottima salsa di soia sale q.b. Preparazione 1. In una padella che vada bene anche per far saltare la pasta, unire la cipolla tagliata finemente, il peperone tagliato a dadini, i pelati sminuzzati, l’olio, la salsa di soia e l’acqua e portare lentamente a temperatura. 2. Cuocere quindi dolcemente per una decina di minuti. 3. Aggiungere i ceci cotti precedentemente e cuocere per altri cinque minuti. Aggiustare di sale. 4. Bollire la pasta in abbondante acqua salata. 5. Scolare al dente. 6. Unire la pasta alla salsa nella padella, girare per pochi secondi a fuoco vivo e servire.
L’ABBINAMENTO Sebastiano Cossia Castiglioni propone con questo piatto il Chianti Classico 2016, un gustoso abbinamento che mette d’accordo il vino con l’acidità del pomodoro e la morbidezza dei ceci. I vigneti di Sangiovese del Chianti Classico di Querciabella si trovano in diverse zone della denominazione, più precisamente nei comuni di Greve, Gaiole, Radda e Panzano. La vendemmia viene effettuata rigorosamente a mano per via di pendii scoscesi e dei terreni rocciosi. Per la realizzazione di questo vino non vengono utilizzati prodotti o sottoprodotti di origine animale, per cui è integralmente adatto a vegani e vegetariani. Chianti Classico incantevole, figlio di un millesimo ambizioso ma rivelatore, millesimo spesso avvolto da un certo esoterismo e comunque di ottimo livello. Nel calice si staglia un colore sanguigno e luminoso. Si presenta ricchissimo di richiami fruttati con ciliegia nera e more uniti a una diabolica venatura balsamica che invoglia a nuovi respiri che fanno emergere anche rosmarino e pepe. In bocca è solido, longilineo, di squillante freschezza che lo rende subito godibile. Tannini filigranati e accondiscendenti. Matura un anno tra barrique (solo al 5% nuove) e tonneau.
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Da Leggere P
i et r o
M
e r c og l i a n o
Sono i nostri consigli di lettura. NovitĂ , nuove edizioni, dizionari, testi legislativi, romanzi, saggi, pubblicazioni tecniche: letture intorno al vino.
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Da Leggere LA STIRPE DEL VINO Sperling & Kupfer Editore Pagine 224 Euro 18,90 suggerimento ricade su un libro pubblicato da Franco Angeli esattamente un anno fa: “Il cibo e l’inconscio. Psicoanalisi e disturbi alimentari” di Domenico Cosenza. (L’Autore, presidente dell’Euro Federazione di Psicoanalisi, è fra le altre cose direttore del Dipartimento sulle Patologie Alimentari dell’Istituto Freudiano e presidente della sede milanese della Federazione Italiana Disturbi Alimentari.)
IL CIBO E L’INCONSCIO Psicoanalisi e disturbi alimentari Franco Angeli Pagine 180 Euro 23,00 «Siamo ciò che mangiamo», recita quello che forse è il piú celebre e citato aforisma di Ludwig Feuerbach: “… e ciò che beviamo”, si potrebbe aggiungere. Sia dal punto di vista strettamente materiale (nel senso delle molecole che ci compongono) sia da quello dello spirito (in ogni senso), noi costruiamo noi stessi attraverso i cibi e le bevande che assumiamo e attraverso i modi e i tempi in cui li assumiamo. Non foss’altro che per ciò, sarebbe importante per un sommelier – o comunque per un appassionato di cibo e bevanda – informarsi un poco anche sulla complessa questione dei disturbi alimentari: perché la patologia aiuta a comprendere il comportamento sano, e atteggiamenti estremi di rifiuto o di desiderio di cibo consentono di fare chiarezza su simili – ancorché piú equilibrati – processi mentali che normalmente avvengono in ognuno di noi. Vasta è la bibliografia in materia; si tratta di scegliere un titolo non troppo specialistico sul piano clinico, ma abbastanza documentato da essere istruttivo. Il nostro
Il volume prende in analisi le diverse fasi e le diverse impostazioni della ricerca psicoanalitica sull’argomento, toccando varî temi che l’Editore cosí riassume: il rifiuto dell’inconscio, la spinta all’eccesso, l’evitamento dell’angoscia, l’idolatria dell’oggetto di godimento, il controllo e la perdita di controllo sulle passioni del corpo, l’anestesia della parola, la ruminazione stereotipata attorno al cibo, il rigetto del trattamento. Si tratta di un testo relativamente breve, ma completo e dotato di quella chiarezza e di quella profondità che assieme alla brevità stessa caratterizzano i discorsi delle persone intelligenti quando parlano delle cose che conoscono bene. Particolarmente interessante a livello di cultura enogastronomica è il paragrafo su quella che vien chiamata “la Legge della Commensalità”. L’anoressia-bulimia è in tal senso la testimonianza dell’erosione di una legge simbolica che caratterizza la nostra Cultura fin dall’antichità e che la Grecità Classica e il Cristianesimo hanno contribuito a rafforzare: quella della commensalità, per la quale il rapporto dell’uomo col cibo implica sempre il rapporto con l’altro e per la quale il rapporto col cibo e con l’altro è sempre regolamentato dall’Altro; a questo si deve nell’antica Grecia quell’istituto del Convivio e del Simposio che oppone la commensalità dell’uomo all’alimentazione di bestie e dèi e sostanzia quindi la commensalità come atto propriamente e totalmente umano.
In questo libro, Attilio Scienza e Serena Imazio, studiosi e ricercatori della genetica della vite, ricostruiscono per la prima volta la famiglia del vino: muovendosi fra analisi del DNA, archeologia, antropologia, mito e letteratura, raccontano l’origine e la storia dei grandi vitigni. Che è anche la storia dei territori in cui sono nati o hanno trovato casa, e la storia degli uomini che alla vite hanno dedicato la loro vita. Attilio Scienza è professore ordinario fuori ruolo presso l’Università degli Studi di Milano, dove ha insegnato Miglioramento genetico della vite. I suoi temi di ricerca riguardano il miglioramento genetico delle varietà e portinnesti per incrocio e per selezione clonale, la valorizzazione dei vitigni antichi, lo studio delle interazioni tra il vitigno e l’ambiente ai fini del miglioramento della qualità dei vini. Si è occupato della salvaguardia e valorizzazione del germoplasma georgiano. È autore di 350 pubblicazioni scientifiche e di 15 libri, accademici e divulgativi, su argomenti relativi alla descrizione delle varietà, i loro rapporti con l’ambiente e la loro origine storica. Serena Imazio, dopo la laurea in Biologia nel 2000, inizia lo straordinario viaggio nel mondo del vino con un dottorato sulla genetica e l’origine della vite coltivata. È stata ricercatrice presso l’Università di Modena e Reggio Emilia e presso il Centro di Trasferimento Tecnologico dell’Emilia Romagna, dove ha cominciato ad avvicinarsi al mondo della comunicazione e della divulgazione scientifica.
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Cruc i BENDA
P
a s q u a l e
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et r u l l o
in arte Petrus Orizzontali 1. Si riempie di miele 5. Vino che non ha raggiunto ancora un buon equilibrio 11. La Tessera ... Bibenda con cui sei il Sommelier privilegiato 14. Vitigno a bacca nera “Grosso” e “Piccolo” in Toscana 16. I tennisti ambiscono al “Grande” 17. Vino che ha raggiunto il massimo grado di apprezzamento 18. Sono nel vino e nell’avena 19. Strettamente confidenziali 21. Il regno di Plutone 22. Ci precedono in undici 24. Nelle mele e nelle pesche 25. È come dire dentro 26. Sigla di Rovigo 28. Sono nella... mandorla 29. Vin rosso frizzante campano 32. Lo è il colore del vino che ricorda la polpa di alcune ciliegie 86
35. Smorto, pallido 36. Iniziali di Servillo 38. Un cane collie protagonista di film 40. Prefisso per metà 42. Il cantante Remigi 44. La cantante Stewart 45. Bagna Parigi 48. Barchetta con pagaie 49. Amministratore Delegato 50. Veicolo a due ruote 51. Ceramica per mattonelle 53. Signoria Vostra 54. Scura di carnagione 56. Vitigno a bacca bianca dell’Etna 59. Vitigno della Campania per produrre il Gragnano 60. Associazione Italiana Sommelier dell’Olio
Cruc i BENDA Prosegue la serie dei giochi di Bibenda tutti ispirati al mondo del vino scaturiti dalla penna del nostro enigmista preferito.
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© Petrus
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Verticali 2. Grigliata di carne argentina 3. Poeta di alta ispirazione 4. Dispone di Caschi blu (sigla) 5. Lo scultore Pomodoro 6. Il dittongo in fiore 7. Lapalissiani 8. Precede “sab.” e “dom.” 9. Inizio di assemblea 10. Leggere imperfezioni 11. Li degusta il sommelier dell’AISO 12. Un gioco di carte con i jolly 13. Si dice del bimbo giudizioso 15. Si erge nel cantiere 16. Stefano Vanzina in arte 17. Vino liquoroso siciliano 20. Sovrano dell’Etiopia
22. Marchio che spetta anche al barbaresco (sigla) 23. Verso di corvi 27. Hanno densità cromatica 28. Molti abitano a Copenaghen 29. Campo da golf 30. La città dello spumante e del barbera 31. Woody del cinema 32. Cose... che avanzano 33. Abiti con il cordiglio 34. Un terzo di Europa 37. Vino bianco veronese 39. Digestivi da sorseggiare 41. Tutt’altro che obeso 42. Popolo del Kenya 43. Ribolle nei tini 46. Si dice porgendo
47. Isola vicino a Sumatra 48. Europea nativa di Praga 50. Cavalli dal pelame rossiccio 52. Conclusione di affari 54. L’attore Pitt (iniz.) 55. La fine del round 57. Iniziali di Scamarcio 58. Nostro con due lettere Soluzione
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Consigli di scrittura a cura di
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e r c og l i a n o
Consigli di scrittura
Piccoli
consigli, suggerimenti, percorsi suggeriti per sfuggire alle banalità e a
qualche errore dovuto alla fretta e alla superficialità dei nostri tempi.
QUESTA PIUTTOSTO CHE QUELLA PER ME PARI NON SONO Senza giungere a estremi di fondamentalismo linguistico, è di grande importanza che chiunque si occupi di un qualche aspetto della Cultura sia anche un buon conoscitore della Lingua in cui tale Cultura si esprime: e questo non solo perché la struttura del Linguaggio assomiglia a quella del pensiero, ma anche piú banalmente per poter essere con buona approssimazione certo d’aver compreso e d’esser compreso. Perché la Lingua che serve a parlare di Cultura lavora di finezze: non è sufficiente farsi capire all’ingrosso, ma è necessario essere in grado di cogliere e di rendere le sfumature che della Cultura sono l’essenza; non è lo stesso dire una cosa oppure l’altra, perché ogni scelta che si compie nell’espressione determina l’efficacia e la sensatezza di ciò che si esprime. Ciò detto, non bisogna nemmeno – come si segnalava in apertura – fare del fondamentalismo linguistico: la disinvoltura nell’uso della Lingua è normalmente piú importante della certezza (che comunque non si potrà mai avere) di non commettere errori, e uno stile personale e riconoscibile è spesso piú prezioso di una pretesa d’impeccabilità. La Lingua prevede nella sua stessa struttura la creatività dell’utente, e di sua natura si evolve nel corso del tempo e sopporta addirit-
tura di esser forzata ad un uso che sarebbe a rigore erroneo ma che può esser funzionale a una certa determinata espressione. Due sono però i rischi gravi che un comunicatore di Cultura non deve mai correre: commettere un errore diffuso, e rischiare col proprio errore di esser frainteso. Un esempio, ormai emblematico: l’uso disgiuntivo di “piuttosto che”. “Piuttosto che” è una locuzione prepositiva che, per etimologia e per storia linguistica, ha ruolo sostitutivo: dire una cosa ‘piuttosto che’ un’altra significa che si dice la prima ‘invece’ dell’altra, ovvero che si dice la prima ‘e non’ l’altra. Da una ventina d’anni a questa parte, si registra però anche un diffuso utilizzo della locuzione nel senso (sbagliato) disgiuntivo di ‘o’: come se dire una cosa ‘piuttosto che’ un’altra significasse dirne una ‘oppure anche’ l’altra. Questo errore è da evitarsi per i due motivi cui si accennava sopra. Intanto perché è diffuso: non si tratta di un uso innovativo a fini espressivi (di una licenza poetica insomma), ma di un impiego trascurato di una forma erronea; e poi per il forte rischio di fraintendimento, che va ad ogni costo evitato: «Serviremo il Pas Dosé con l’antipasto ‘piuttosto che’ col dolce» vuol dire e deve voler dire una e una sola cosa. 89
Informazioni da Fondazione
Questa rubrica riassume tutte le novità, gli eventi, le attività, le notizie, i momenti che hanno vista impegnata la in lungo e in largo nel
Fondazione Italiana Sommelier
Paese.
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IL VINO È INTELLIGENTE? di Anna Lorena Fantini La vite e la cultura del vino: il valore del tempo e nel tempo. Mensa Italia e Fondazione Italiana Sommelier in un insolito viaggio dalla storia della vite fino alle tecniche di degustazione. Mensa è una parola latina che significa “tavola”, intesa nel senso di una “tavola rotonda”, intorno alla quale nessuno prevale sugli altri. Il solo requisito richiesto per diventarne membri è l’aver raggiunto o superato il 98° percentile della popolazione in un test d’intelligenza specifico. Lo scopo è scoprire e incoraggiare l’intelligenza umana a beneficio dell’umanità e incoraggiare la ricerca sulla natura, le caratteristiche e gli usi dell’intelligenza. Il Mensa nasce nel 1946, con l’idea di creare un’associazione composta da persone con un elevato quoziente intellettivo. Fu suggerita da più parti fin dal 1940, periodo in cui venivano prodotti i primi test psicoattitudinali; si giunse così al 1° Ottobre 1946 quando a Oxford l’avvocato inglese Lancelot L. Ware e l’australiano Roland Berril fondarono il Mensa. La principale finalità indicata dai Fondatori dell’Associazione fu sintetizzata in: “Scoprire, incoraggiare e promuovere l’intelligenza umana a beneficio dell’Umanità; senza fini politici né ideologico-religiosi, né di lucro e senza distinzioni di razza, sesso e ceto di provenienza”. Il Mensa intendeva proporsi, divulgando la propria esistenza con un respiro mondiale. Ware è mancato nell’anno 2000 ma ha avuto modo di constatare come, dopo oltre 50 anni, la “sua” idea di Associazione avesse attecchito: oggi il Mensa è presente nel mondo in più di 100 Nazioni e conta oltre 120.000 soci regolarmente iscritti, di ogni età e professione: uomini d’affari, impiegati, medici, editori, giornalisti, operai, agricoltori, casalinghe, avvocati, politici, militari, scienziati, studenti ed insegnanti. Tra i Presidenti del Mensa c’è stato uno dei più grandi architetti del nostro tempo, Richard Buckminster Fuller, e come vicepresidente il famoso scienziato e scrittore lsaac Asimov. Il notissimo inventore e costruttore di microcomputer Sir Clive Sinclair è stato Presidente del Mensa britannico. Fra gli altri membri famosi, ricordiamo Donald E. Petersen, ex Presidente della Ford Motor Company, il generale Norman Schwarzkopf, protagonista della guerra del Golfo, l’economista Sir Madsen Pirie, direttore dell’Adam Smith Institute e Presidente del MENSA Scozzese, lo scrittore di gialli Leslie Charteris, creatore di “Simon Templar”, l’attrice Geena Davis. Il Mensa Italia nasce nel 1983 a quasi 40 anni dalla Fondazione del Mensa grazie ad un incontro che si tenuto a Roma tra un gruppo di Soci italiani del Mensa Internazionale. Tra questi Menotti Cossu, Enrico Mariani, Donato Bramanti, Renato Zaccaria e Carlo Degli Esposti, fondano, con atto costitutivo del 29 giugno 1983, l’Associazione italiana e ne diventano, insieme a Tilde Marinetti, Francesco Pinto e Guido Sabbatini, il primo consiglio direttivo. Ho provato un immenso piacere e sorpresa quando durante un viaggio studio del 4° BEM la mia collega Maria
Grazia Pennino ad oggi presidente di Fondazione Italiana Sommelier in Lombardia ha scoperto che entrambe eravamo socie Mensa. Quindi frequentare un corso di Fondazione Italiana Sommelier stimola il cervello? Sì certo, ti stimola a studiare, approfondire, annusare. Quindi affermo con assoluta certezza che stimola la nostra intelligenza. Il fil Rouge che lega queste due importanti associazioni è senz’altro l’amore e la curiosità nei confronti della cultura e la divulgazione della stessa. La Fondazione Italiana Sommelier è artefice da oltre trent’anni dell’ambizioso progetto volto all’emancipazione del nostro Paese nell’ambito della cultura del vino e dei prodotti della nostra Terra. Nell’ultimo mezzo secolo il lavoro portato avanti dalla Fondazione Italiana Sommelier, con i corsi e le attività mirati alla diffusione della cultura del vino in Italia e all’estero è stato premiato dall’ importante riconoscimento durante l’11° congresso che si è svolto a Roma dal 30 al 2 luglio 2018 che ha visto proprio nella giornata conclusiva, la presenza del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, che a sorpresa ha portato il suo prezioso contributo. Soltanto la cultura che ci ha resi liberi in questi anni ha dato un valore al tempo. Ad essa si è dedicata con passione la Fondazione Italiana Sommelier. Soltanto la deontologia e la serietà dell’impegno donano la sicurezza di poter formare un paese ricco della sua stessa ricchezza che il cielo e la terra gli hanno donato. La vite in questo senso è fonte di grande insegnamento e coltivarla richiede cura costante e rispetto dei tempi della terra, insegna quindi a prendersi cura dell’altro e ad avere pazienza. Il vino è storia, cultura e non solo alcol, quest’ultimo è solo un minimo componente di questa bevanda straordinaria che ci parla di poesia di territori e di produttori. Ogni vino ha una sua tipicità e una sua fisicità. Un susseguirsi di sensazioni ed emozioni che costruiscono la sua anima, il vino ha una sua parte emozionale. Per comprenderlo e decifrarlo è necessario spogliarci di tutte quelle sovrastrutture ed essere pronti a meravigliarsi di tutto ciò che si
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Informazioni da Fondazione
cela in un calice di buon vino, scoprire analogie strettissime con le diverse forme di arte, tra cui la pittura, l’architettura, la musica e tanto altro. Lo stimolo dell’intelligenza attraverso la curiosità e l’approfondimento è possibile attraverso i percorsi di formazione di tutti i corsi della Fondazione grazie ad un corpo docenti qualificato ed appassionato. Sapere trasmettere conoscenza e passione ai corsisti è lo scopo di Fondazione Italiana Sommelier e per esperienza diretta posso confermarlo decisamente.
La Conferenza L’evento si è svolto in due tempi, nella prima parte ho illustrato brevemente la storia della vite dalla proto-domesticazione fino ai giorni nostri, sottolineando alcune delle tante curiosità che ci riserva questo argomento. Dal perché i monaci cistercensi assaggiavano la terra, perché una bottiglia può valere come un’opera d’arte pregiata ed a quali civiltà dobbiamo la diffusione e valorizzazione di questo bene figlio della terra. La seconda parte dedicata alla degustazione sensoriale e stata guidata da Daniela Scrobogna che ha incantato la platea. “Bisogna avvicinarsi al vino con la curiosità di saperne di più e senza pensare di conoscerlo già: il mondo del vino è grande umiltà e infinita passione”. Ci ha raccontato che ogni vino ha una sua tipicità e una sua fisicità. Il vino quindi è cultura, un mondo complesso affascinante che attraverso l’allenamento e lo studio costante si riesce a codificare. Scoprire cosa è celato in ogni bottiglia, in ogni calice di qualità ed anche come saper creare con le pietanze un abbinamento perfetto, un matrimonio d’amore come cita da sempre Franco Maria Ricci. Il vino quindi come arte, cultura, tradizione e identità. 92
Attraverso la scelta del vino e del cibo si comunica il proprio stile di vita e lo si trasforma in uno strumento identificativo. I soci del Mensa, sono rimasti affascinati da questo percorso incantato, svelato attraverso la degustazione. Incuriositi ed attenti per la chiave di lettura dei molteplici segnali odorosi che si sprigionano in ogni calice di qualità. In degustazione due ottimi vini: un Maremma Toscana Vermentino 2015 dell’azienda Le Gessaie e un Montefalco Sagrantino 2013 de Le Cimate. L’analisi organolettica si differenzia dal semplice atto di bere, perché l’analisi di un prodotto effettuata attraverso gli organi di senso è l’unica che ci permette di mettere a fuoco la qualità del vino. Lui dialoga in qualche modo con chi lo assapora, trasmette tutto ciò che ha da raccontare di sé attraverso stimoli sensoriali di natura visiva, olfattiva, gustativa e perché no, uditiva e tattile. Bisogna semplicemente imparare a cogliere questi segnali. Più un eno-appassionato riesce ad educare il proprio gusto e ad affinare i propri sensi, più sarà in grado d’intendere e codificare il contenuto del calice, perché è l’analisi di un prodotto effettuata attraverso gli organi di senso l’unica che permette di mettere a fuoco “la qualità del vino e l’analisi organolettica che si differenzia dal semplice atto di bere. Il gusto e l’olfatto sono due sensi in strettissima connessione tra loro e si può arrivare ad affermare che noi gustiamo molto più con il naso che con la bocca. L’olfatto è decisamente il senso più antico ed è stato per molto tempo abbandonato relegandolo a senso minore. Ma è il senso più affascinante, quando veniamo al mondo siamo quasi ciechi e con un debolissimo udito, mentre l’olfatto è pienamente sviluppato. Il profumo della mamma lo memorizziamo all’istante, perché è anche la nostra prima fonte di nutrimento. Ed è un senso indipendente dalla nostra volontà perché è collegato al meccanismo della respirazione. Ci fa distinguere un cibo buono da uno cattivo. Un mondo complesso ed affascinante quello del vino in cui si scopre che l’olfatto è il senso più intelligente perché è quello che ha più memoria. Noi con l’evoluzione l’abbiamo un po’ accantonato, ma grazie anche ai corsi sul vino lo riattiviamo e scopriamo con sorpresa e stupore che ricordiamo un profumo con estrema facilità se lo abbiamo intercettato nel nostro vissuto. Un piccolo grande merito nella riscoperta dell’olfatto come straordinario strumento di conoscenza è indubbiamente da attribuire anche alla diffusione della cultura del vino. Il valore del tempo I tempi in agricoltura sono lenti, come lo sono nell’attività vitivinicola. Il vino ha bisogno di tempo per maturare nelle botti, ancor di più ne hanno bisogno i grandi vini per maturare in bottiglia. Solo con il tempo il produttore diviene consapevole che il vino è lo strumento
attraverso il quale poter esprimere la propria personalità, la propria filosofia di produzione, il rispetto per l’ambiente e la volontà di farlo ritornare ad essere la più sana delle bevande. La cantina è un momento di pausa che la storia si prende, la somma sparsa di piccoli frammenti di tempo che si condensano, il sogno di una civiltà che si materializza nelle bottiglie fino ad essere svelato nella degustazione. Allora è vero che noi degustiamo anche il tempo, in piccoli ed eleganti sorsi. Dentro un calice di vino si nasconde il tributo a un lavoro antico, l’incrocio di due vite, di due storie, la condivisione di due unicità, di due percorsi. Ogni bottiglia, ogni calice ha una storia da raccontarci e con le giuste chiavi di lettura, sapremo come apprezzare e godere di questo straordinario prodotto della terra e dell’uomo. All’evento ha partecipato il Professor Felice Vinci, socio del Mensa e autore del libro Omero nel Baltico, di cui riportiamo il commento sull’evento. «Lo scorso 21 settembre, presso la prestigiosa sede della Fondazione Italiana Sommelier al Rome Cavalieri, il Mensa Italia ha organizzato un convegno sul tema: “La vite e la cultura del vino”, tenuto da Daniela Scrobogna, Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione e da Anna Lorena Fantini, carissima socia del Mensa. L’evento ha avuto un notevole successo, sia in termini
di partecipazione del pubblico che di interesse suscitato da un tema tanto intrigante quanto poco noto, per di più proposto da due persone appassionate, motivatissime nonché ottime comunicatrici e conoscitrici della materia. Effettivamente il vino caratterizza profondamente la nostra civiltà mediterranea, ben diversa e certamente più raffinata di quelle della birra, della vodka o del whisky! Io poi ero particolarmente attratto dall’argomento, in quanto autore di un libro (tradotto in sette lingue) intitolato Omero nel Baltico - Le origini nordiche dell’Odissea e dell’Iliade: invero nelle gelide brume dell’area baltica e della Scandinavia non è facile immaginare viti e vendemmie, però mille anni fa il clima favorevole del “periodo caldo medievale” già consentiva la coltivazione della vite in Gran Bretagna e nella Norvegia meridionale, oltre che nei nostri terrazzamenti alpini fino a 800 metri di quota; ma ancora prima, durante il cosiddetto “optimum climatico” preistorico, nel nord Europa il clima era ancora più mite. Però una notizia curiosa è che sia l’Iliade, sia l’Odissea parlano non solo di ‘oinos’, vino, ma anche di ‘methy’, termine anch’esso usualmente tradotto come “vino” ma che ha in realtà la radice di ‘mead’, ‘meodo’, ‘madhu’, cioè dell’idromele, tipica bevanda nordica. Ma beati coloro che anche a quell’epoca potevano permettersi di bere un buon bicchiere - anzi, un calice - di vino, come abbiamo fatto noi, fortunati partecipanti al convegno, nel corso della piacevolissima (e attesissima) degustazione finale!»
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Informazioni da Fondazione
TOKYO ALL’INSEGNA DEI VINI REGIONALI D’ITALIA Il 12 febbraio scorso si è conclusa a Tokyo la Quarta Edizione del Corso sui Vini Regionali d’Italia, organizzato da Fondazione Italiana Sommelier-WSA e LCI Italia, a cura di Antonella Anselmo e Giuliano Lemme. Al Corso base si associano ogni anno approfondimenti sull’abbinamento con la cucina italiana e studi di dettaglio sui vitigni autoctoni e i territori di riferimento. Ampia e ricca l’offerta dei vini in degustazione. Quest’anno il Corso si è tenuto a Shibuya - zona animatissima della città, coinvolta da un imponente intervento di rigenerazione urbana - e ha registrato un considerevole aumento dei partecipanti. Il Paese si prepara alle Olimpiadi e mostra fin da ora una spiccata internazionalizzazione e maggiore capacità di accoglienza degli stranieri. Febbraio 2019 è anche il mese di entrata in vigore dell’Accordo Commerciale UE e Giappone, che apre a nuovi sbocchi i prodotti agroalimentari e il Made in Italy.
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Se è vero che i consumatori giapponesi mostrano da tempo di conoscere e apprezzare la qualità dei nostri prodotti, il Trattato comporta l’abolizione dei dazi e il reciproco riconoscimento delle denominazioni di origine. Vi è poi l’impegno politico verso una maggiore armonizzazione tra le regole commerciali e di produzione. In questa nuova stagione dei mercati, i nostri Sommelier nipponici si sono mostrati già conoscitori dell’Italia e amanti della nostra cultura. Molti di loro sono professionisti dell’enogastronomia e, alla fine del percorso formativo, hanno mostrato l’affinamento delle proprie abilità nella tecnica di degustazione. L’auspicio è che le distanze con il Sol Levante siano più una risorsa che un limite, che vengano abbattuti i muri della diffidenza verso le altre culture e, soprattutto, che la conoscenza del vino italiano sia un percorso continuo e sorprendente.
OSCAR DEL VINO 2019 la notte degli oscar Ro m a • S a b at o 2 3 M a r z o 2 0 1 9 • H o t e l Ro m e C ava l i e r i
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❖ A PARTIRE DAL 12 MAGGIO 2017 ❖ ❖ A PARTIRE DAL MAGGIODAL 2017 ❖ 12 A PARTIRE 12 ❖ MAGGIO
ALL’HOTEL ROME CAVALIERI ALL’HOTEL ROMEAC LLAVALIERI ’HOTEL ROME CAVAL IL 17° CORSO PER SOMMELIER DELL’OLIO IL 17° CORSO PER OMMELIER ’O LIO IL S17° CORSO DELL PER S OMMELIER D ◆❖◆ ◆❖◆
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INFORMAZIONI SU WWW.BIBENDA.IT INFORMAZIONI SU WWW.BIBENDA .IT INFORMAZIONI SU WWW.BIBENDA. PER ISCRIVERSI TEL. 06 8550941 PER ISCRIVERSI TEL. 06 8550941 PER ISCRIVERSI TEL. 06 8550941
❖ A PARTIRE DAL 12 MAGGIO ❖ Fondazione Italiana2017 Sommelier
Fondazione ItalianaFondazione Sommelier Italiana Somm
CENTRO INTERNAZIONALE PER LA CULTURA DEL VINO E DELL’OLIO con il INTERNAZIONALE Riconoscimento Giuridico della Repubblica CENTRO PER LA CULTURA DEL VINO EItaliana DELL’OLIO CENTRO INTERNAZIONALE PER LA CULTURA DEL VINO
ALL’HOTEL ROME CAVALIERI IL 17° CORSO PER SOMMELIER DELL’OLIO
con il Riconoscimento Giuridico della Repubblica Italiana con il Riconoscimento Giuridico della Repubblica
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direttore
Franco M. RICCI
Caporedattore centrale Paola SIMONETTI
Hanno collaborato a questo numero
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Antonella ANSELMO, Cinzia BONFÀ,
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Anna Lorena FANTINI, Bruno FRISINI, Matteo MELANI, Pietro MERCOGLIANO,
Consulenti dell’Editore
Roberto ODDO, Carlotta PIRRO,
Ruggero PARROTTO Progetti Sociali
Pasquale PETRULLO, Antonella POMPEI,
Michele FEDERICO Medicina
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Stefano MILIONI Edizioni Franco PATINI Internet
Grafica e Impaginazione
Attilio SCIENZA Viticoltura
Fabiana DEL CURATOLO
Gianfranco VISSANI Cucina
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Anno XVIII
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n. 77
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> Iscrizione al Registro Operatori della Comunicazione al n° 9.631 L’analisi sensoriale, che evidenzia la qualità dei vini di tutte le nostre recensioni, viene effettuata con metodo e scuola di Fondazione Italiana Sommelier. Bibenda, la rivista nata nel 2002 su progetto grafico originale di Bets Design S.r.l., Roma. Altre Pubblicazioni di Bibenda Editore | BIBENDA il Libro Guida ai Migliori Vini, Grappe e Oli | L’Arte del Bere Giusto / Il Gusto del Vino / Il Vino in Italia e nel Mondo / Abbinare il Vino al Cibo / Il Dizionario dei Termini del Vino (sono i testi del Corso di qualificazione professionale per Sommelier riconosciuto in tutto il mondo) | Ti Amo Italia (la pubblicazione in inglese su Vino e Cibo italiani) | Il Quaderno di Degustazione del Vino.
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