The
L I F ES T Y LE JOURNAL DIARY OF SLOW LIVING
SPECIAL PROJECT NASCE IL BRAND SLOW LIVING DESIGN LA TAVOLA DELLE FESTE FASHION FUORI PORTA CON STILE
Poste Italiane Sped. In A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1,c. 1, DCB Milano
OUTDOOR CAVALCARE L’ONDA DELLA SOSTENIBILITÀ
Leonardo
N° 23 novembre - dicembre 2013 Costo copertina € 3.50
Di Caprio
Lascio il set e mi dedico all’ambiente
A.D. ph. Michele Poli
www.misuraemme.it
poltrona ErmEs, tavolino KESSLER design Mauro Lipparini
EDITORIALE
P
otrebbe quasi passare inosservato, invece quel piccolo occhiello che sotto il nostro nome recita “Diary of Slow Living”, rappresenta in realtà l’essenza stessa del nostro magazine. Quello che The Lifestyle Journal si propone, l’abbiamo ribadito tante volte, è proprio di essere un diario del nostro tempo, il tempo del vivere autentico, dove l’attenzione torna sulla qualità, sul piacere di condividere. Ci crediamo a tal punto che, oltre a raccontarlo attraverso le pagine del magazine, ad ottobre abbiamo creato uno spazio fisico all’interno di Orticolario, dove una selezione di partner di vari settori che rappresentavano perfettamente questo nostro sentire, dall’arredamento al cibo, dalla moda alla cura del giardino, ci hanno permesso di far rivivere i temi trattati nel giornale. In questi mesi siamo andati ancora oltre, pensando che questa tendenza fosse così forte da poter essere rappresentata in un vero e proprio marchio che abbiamo chiamato, ovviamente, Diary of Slow Living, attraverso il quale offrire al mercato prodotti unici, con uno stile inconfondibile e, soprattutto, un valore intrinseco che si rappresenta nell’originalità e nell’artigianalità, grazie a collaborazioni con grandi produttori e artigiani. Un progetto indubbiamente ambizioso che vuole entrare nei negozi di moda proponendo accessori e capi che possano interpretare al meglio la tendenza ormai irrinunciabile di un vivere più rallentato, riportando l’accento sulla qualità del proprio tempo e di ciò che si acquista. Così già in questo numero raccontiamo l’heritage di tre produttori che ci hanno voluto seguire in questa avventura; aziende molto diverse, ma che nel loro DNA uniscono passione, qualità e produzione completamente italiana. D’altronde sono proprio queste le caratteristiche che vogliamo ci rappresentino in tutto ciò che facciamo.
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L I F ES T Y LE JOURNAL DIARY OF SLOW LIVING
Direttore Responsabile GIOVANNA CAPRIOGLIO Progetto grafico BUREAUBUREAU bureaubureau.it Art Editor DANIELA SAVOCA Editing RAININGBOOKS Publisher MARCO POLI Hanno collaborato a questo numero: Diana Barbetta Daniele Buzzonetti Benedetta Blancato Luca Lagrini Margherita Lombardi Elisabetta Margheriti Marco Magalini Luca Masotto Sabrina Savoca Virginia Simoni Chiara Viola Concessionaria di pubblicità MILANO FASHION MEDIA Corso Colombo, 9 - MILANO Tel. +39.02/58153201 info@milanofashionmedia.it Responsabile di testata ERIKA SQUAIELLA esquaiella@milanofashionmedia.it Stampato in Italia presso MC AZIENDA GRAFICA Via XX Settembre - Garbagnate Milanese mcaziendagrafica.it
Anno II, Numero 23 Registrazione del Tribunale di Milano autorizzazione numero 672del 21 dicembre 2010 The Lifestyle Journal è una rivista di edita da Biblioteca della Moda srl Via Alessandria, 8 – 20144 Milano redazione@thelifestylejournal.it www.thelifestylejournal.it In copertina: Leonardo Di Caprio © Nathaniel Goldberg per TAG Heuer Photo credits: Per le immagini senza crediti l’editore ha ricercato con ogni mezzo i titolari dei diritti fotografici senza riuscire a reperirli. L’editore è a piena disposizione per l’assolvimento di quanto occorre nei loro confronti.
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contents N°23 / NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 SLOW LANE
SLOW MOTION
THE GUIDE
14 Mobility
24 Cover story Leonardo Di Caprio
92 Beauty Affrontare l’inverno in bellezza -Prendersi cura della pelle in inverno -4 crene mani a confronto.
Il mitico Beetle in versione eco? Oggi si può 17 Environment Sapevate che gli avanzi danneggiano il pianeta? 18 Tech On beat -Water bench -Giochiamo al riciclo? 20 Beauty Una miss per l’ambiente -Le tante proprietà del lino -Pelle disidratata? Il segreto è l’avocado
30 Green Intorno all’albero 34 Cittadellarte Rebirth-day 39 People Artigiani Moderni 44 Design Tutti a tavola! 50 Food Econatale in cucina 53 Special Project Nasce il marchio Slow Living -Pipe Caminetto: innovare a regola d’arte -Story Loris: qualità senza compromessi -Doratex: i colori della natura per una maglieria 100% italiana 67 Fashion Fuori porta con stile 73 Art Photography Corner Emozioni di un istante 78 Travel Viaggiare con la testa e il cuore 86 Outdoor Cavalcare l’onda della sostenibilità
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94 Fashion Tommy Hilfiger punta sul cashmere -Lana sportiva made in Woolmark -Amuse, gioielli secondo natura 96 Design Operae, il green side del design 98 Automotive Ford, invasione verde -Toyota I-Road -Lancia Ypsilon si fa in 4 100 Books 102 Food Dolce Natale 104 Food&Travel Cibi e luoghi da gustare 105 Green Quercus Ilex 106 Horoscope Slow astrology per l’inverno
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CONTRIBUTORS
N°23 / NOVEMBRE - DICEMBRE 2013
ELISABETTA MARGHERITI
VIRGINIA SIMONI
TOMMASO STEFANI
È fondatore e Art Director di Artistocratic, la galleria online di fotografia d’autore a edizione limitata. Con oltre 90 artisti e 500 opere, rappresenta il canale di riferimento, online e offline, per giovani ed esperti collezionisti che vogliono arricchire la loro ricerca di opportunità di investimento nel mondo della fotografia d’arte. Collaborano con la galleria sia i grandi maestri del ’900 come Ferdinando Scianna, Gian Paolo Barbieri, Franco Fontana, l’Archivio Mario Giacomelli di Sassoferrato, sia artisti contemporanei come Giacomo Costa, Davide Bramante, Maurizio Galimberti. artistocratic.com
Dottore agronomo, direttore commerciale di Torsanlorenzo Gruppo Florovivaistico e direttore di Agrilazio Ambiente International, si occupa della strategia aziendale, dell’organizzazione di convegni, seminari, workshop e iniziative culturali e della partecipazione a manifestazioni floricole e paesaggistiche.
SABRINA SAVOCA
Architetto, ricercatrice e consulente nei settori cultura, turismo e sviluppo locale, negli ultimi anni si è specializzata in management culturale, marketing territoriale e organizzazione di incontri ed eventi artistico-culturali. Tra i suoi pallini lavorativi ci sono i Distretti Culturali, i Siti Unesco e, di recente, l’arte partecipata e la rigenerazione urbana col progetto ZAC – Zone Artistiche Condivise.
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È ideatrice del foodblog Ragoût, una piccola guida al buon cibo, il cui nome deriva dal verbo francese ragoûter, “risvegliare l’appetito”. Food explorer per passione, ama viaggiare anche solo per il gusto di assaggiare piatti nuovi e inaspettati. Ha vissuto per un breve periodo a New York e Hong Kong, dov’è nata l’idea di creare il suo blog. Una volta tornata a Milano, dove lavora come redattrice per la rivista Fashion Illustrated, ha iniziato a cercare nuovi posticini gourmet, ricette e ingredienti di nicchia. È convinta che “non esiste amore più grande di quello per il cibo” (cit. G.B.Shaw). ragoutfood.com
GINNY alias Chiara Viola
DANIELE BUZZONETTI
MARCO MAGALINI
Veronese d’origine, ha studiato Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia, per poi specializzarsi in Luxury goods communication a Milano. Vive e lavora a Milano, dove scrive di mercati e business della moda e del design per magazine come Fashion Illustrated, Design Illustrated, Modaonline e Designspeaking. Partner di Pop Up Group, un team di professionisti a cavallo tra design, architettura, comunicazione, grafica e arte, sta esplorando anche la strada della brand image consulting. popupgroup.eu
La rima è una parola che esce sincera/ Ma con la pochette ed il vestito da sera/E dalla Parker della Ginny con un sorrisetto/Appoggia sul foglio il suo dolce culetto/Per dirvi che ovunque vi Parmense di origine, ha iniziato l’attività portin le stelle/La vita riserva sorprese giornalistica nel campo dei motori a più belle/E a tutto da sempre c’ è Roma, nel 1970. Ha sempre abbinato un’unica cura:/Rider di brutto e senza l’interesse per le corse automobilistiche paura!/Dalla mia casetta sul fiume a alla produzione e alla storia. Entrato Milano/Cerco le stelle allungando la nella casa editrice del settimanale mano,/Amo i pensieri e lo straordina“Autosprint” nel 1976, ha svolto varie rio/Ho anche un cane ma è immagina- mansioni in redazione e sui circuiti, per rio,/Abbino i cappelli agli occhiali da concludere come inviato in F.1 fino sole/Mi piace la gente che sa quel che al 1987. Successivamente è stato vice-divuole./Il caleidoscopio mi fa impazzire:/ rettore del mensile “Auto” e direttore di due volte lo stesso non ti può riuscire… “Gente Motori”. Ha proseguito l’attività /È questo che adoro a chiunque come vicedirettore di “AM-Automese” predire/Che tutto scorre e potrebbe per poi tornare ad “Autosprint” in veste avvenire! - unaparolabuonapertutti.it di condirettore all’inizio degli anni 2000. Contemporaneamente, dal 1998 al 2009, è stato autore di newsletter per conto della Ferrari nell’ambito del Ferrari Challenge.
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slow lane RIFLESSIONI SUL MONDO CHE CAMBIA
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N E W S slowLANE MO BILITY
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IL MITICO BEETLE IN VERSIONE ECO? OGGI SI PUÒ
Il Maggiolino diventa elettrico. Ci hanno pensato le due aziende tedesche Karbag e Wemag, che hanno collaborato all’ideazione di un kit di conversione chiamato Reevolt e-Kaefer, capace di trasformare l’iconica auto della Volkswagen rendendola ecologica. Il kit consiste in un motore elettrico, una batteria, un caricabatterie e una stufa elettrica alimentata a bioetanolo, che andrà a sostituire il riscaldamento elettrico. Ha un valore complessivo di 12.000 euro, pesa 850 kg, ha una potenza di 35 cavalli e una velocità massima di 105 km/h, con un’autonomia di 120 km. Custodite gelosamente nel vostro garage un vecchio “Beetle”, che però ha un motore troppo inquinante per poter circolare? Il kit pensato dai tedeschi vi permette di donargli una nuova vita ecosostenibile e scorrazzare liberamente per la città, magari chiamandolo Herbie.
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.MANTELLASSI.
VITICOLTORI DI ANTICA TRADIZIONE
www.fattoriamantellassi.it
N EWS slowLANE E NVIR ONM ENT
Q
uante volte ci siamo ritrovati a dover buttare via gli avanzi di cibo, piuttosto che dei prodotti confezionati che non siamo riusciti a consumare prima della data di scadenza? Certamente è successo in più di un’occasione ad ognuno di noi, in alcuni casi forse dispiace, in altri rappresenta quasi la normalità. La verità è che questi sprechi non solo influiscono sul nostro portafoglio (la spesa media per famiglia è di circa 316 euro all’anno di cibi confezionati e mai consumati) ma anche sul pianeta. Il rapporto ‘Waste Watcher’, predisposto da Last Minute Market e Swg, ha messo in luce come in Italia venga buttato via cibo per un valore di 8,7 miliardi di euro, circa 7 euro settimanali per famiglia. Oltre che a livello economico, questo problema si riflette anche su altri settori. Prima di tutto sprecare cibo significa anche sprecare acqua ed energia. Il che si riflette sull’agricoltura (che dipende strettamente dal le-
game con l’acqua) e sul sistema globale, in quanto lo spreco delle risorse idriche dei paesi industrializzati si ripercuote inevitabilmente sulle popolazioni dei paesi in cui queste risorse sono molto limitate. In più gli sprechi alimentari si riversano sull’ambiente, poiché generano rifiuti sempre più consistenti determinando il conseguente aumento dell’inquinamento. E, com’è noto, l’inquinamento non giova in modo assoluto alla nostra salute. Si tratta dunque di una catena, in cui le conseguenze di gesti per noi quasi automatici rappresentano l’origine di problemi ben più importanti su diversi livelli. E noi italiani siamo in cima alla classifica degli spreconi, ma a questo punto non dovremmo esserne troppo orgogliosi. Perché allora non stare più attenti? Perché non comprare il necessario invece che l’eccesso? Farebbe bene a noi, agli altri, e a tutto il pianeta. Basta così poco. (Nella foto ©“Brown Plate” Print Ad by Clm Bbdo, Boulogne Billancourt 2007).
SAPEVATE CHE GLI AVANZI DANNEGGIANO IL PIANETA?
L’importanza della spesa consapevole TLJ Diary of Slow Living - 23 — 17 —
N EWS slowLANE T EC H
LE CUFFIE CHE RICARICANO IL NOSTRO SMARTPHONE GRAZIE AI PANNELLI SOLARI
ON BEAT
In un mondo in cui non avere uno smartphone pare equivalere a essere sprovvisti di un mezzo fondamentale per comunicare col mondo esterno, anche gli accessori devono stare al passo, cercando di rinnovarsi continuamente e quindi proponendo idee sempre nuove ed efficaci ai consumatori. E le cuffie sono senza dubbio il primo complemento a spopolare: specialmente negli ultimi tempi, sembrano essere diventate un vero e proprio feticcio indispensabile. Tra le cuffie più green non ancora presenti sul mercato ci sono le On Beat, che vedono fondersi innovazione tecnologica e sostenibilità. Sono infatti dotate di pannelli solari, in grado di assorbire energia quando vengono esposti alla luce del sole, per poi riutilizzarla per ricaricare i dispositivi mobili ai quali vanno collegate, come smartphone e tablet. Per le giornate più uggiose, è inoltre presente sulle cuffie una porta USB, che permette di collegarle a un computer per ricaricarle, facendo in modo che possano comunque aumentare l’autonomia di utilizzo dei dispositivi mobili. Rimangono tuttavia alcuni dubbi relativi alla quantità di energia che possono diffondere, date le dimensioni piuttosto ridotte dei pannelli. La cella solare presenta una superficie di 55 centimetri cubi e la capacità di carica è di 0,55 Watt. In ogni caso, queste cuffie possono rappresentare un comodo rimedio ecofriendly alle batterie di cellulari di ultima generazione e tablet, che non sembrano mai durare abbastanza. Insomma, possiamo permetterci di ascoltare musica in libertà senza temere che il nostro smartphone ci abbandoni, e possiamo farlo senza sprecare energia. Il prezzo previsto per le cuffie è di circa 80 euro. TLJ Diary of Slow Living - 23 — 18 —
GIOCHIAMO AL RICICLO?
WATER BENCH
La panchina che assorbe l’acqua Ispirata ai divani Chesterfield, la Water Bench è una panchina da esterni che permette di conservare l’acqua piovana e poi, grazie a una pompa, riutilizzarla per l’irrigazione. Gli incavi che caratterizzano la superficie della Water Bench consentono il diretto assorbimento
dell’acqua, che viene incanalata nell’interno stesso della panchina, oppure in alcune taniche a essa collegate e poste nel sottosuolo. Gli ideatori hanno spiegato che la panchina, in caso di pioggia, si mantiene perfettamente asciutta, in modo tale che le persone possano sedersi senza bagnarsi, è regolabile e può contenere fino a 1800 litri d’acqua. La Water Bench è stata creata dagli architetti della MARS ed è stata realizzata in gran parte con polietilene riciclato. A oggi, le panchine sono state installate a Mumbai, in India, dove questa invenzione può aiutare ad attenuare il problema della necessità di acqua che interessa molte delle zone circostanti.
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Riciclare può diventare persino divertente. È l’idea di Zea Tongeman, la quattordicenne inglese che, in coppia con l’amica Jordan Stirbu, ha ideato Jazzy Recycling, un’app che trasforma il riciclo in un gioco. L’uscita dell’applicazione è prevista per l’inizio del 2014, ma le piccole preview disponibili mostrano già come l’impostazione sia volta a semplificare e rendere meno noioso il riciclo dei rifiuti, cercando di aiutare gli utenti a capire cosa fare e come farlo. Le persone potranno dunque condividere ciò che hanno riciclato e addirittura ricevere alcune ricompense. E anche i social network avranno un ruolo importante: secondo Zea, quando gli utenti inizieranno a condividere questa attività su Facebook, Twitter o Instagram, inevitabilmente cattureranno l’interesse di altre persone, che potranno considerare il riciclo più seriamente.
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UNA MISS PER L’AMBIENTE
“Beauties for a cause”, questo è lo slogan di Miss Earth, il concorso di bellezza più green del pianeta: a ogni concorrente al titolo è richiesta non solo la bella presenza, ma anche la presentazione di un progetto ambientalista, che verrà realizzato in caso di vittoria. Colei che indosserà la fascia di Miss Earth diventerà ambasciatrice dell’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. In questa edizione 2013, che si svolgerà il prossimo 7 dicembre a Manila, nelle Filippine, il tema principale è la salvaguardia dell’acqua. A rappresentare l’Italia in questa edizione ci sarà la ventunenne veneziana Debora Bon, il cui progetto sarebbe quello di realizzare un giornale sulla sostenibilità destinato ai bambini ricoverati nei reparti di pediatria del Veneto.
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Le tante proprietà del lino Il lino rappresenta uno degli alleati più potenti per la bellezza e la salute del corpo. Le sue proprietà sono infatti molteplici e sono altrettanto numerosi i modi in cui può essere utilizzato. Innanzitutto, i semi di lino contengono una quantità elevata di omega 3 e omega 6, ottimi per la salute del nostro corpo perché rafforzano il sistema immunitario e aiutano a combattere le infiammazioni e ad abbassare il colesterolo. Hanno inoltre il potere di contrastare l’insorgere di problemi a livello del sistema cardiovascolare e rappresentano anche un facile rimedio per la cura dell’intestino, essendo anche un lassativo naturale. Generalmente vanno assunti come integratori, per condire le pietanze, o più semplicemente basta prenderne un cucchiaino da caffè al mattino, a stomaco vuoto. Ma i semi di lino sono conosciuti anche perché molto utilizzati nella cosmesi. Sono moltissimi i prodotti per capelli a base di questi semi, ideali per la cura dei capelli fragili e sfibrati e per la riparazione delle doppie punte. Gli impacchi, che possono anche essere preparati in casa, sono particolarmente indicati per nutrire, rinforzare e donare lucentezza ai capelli. L’azione antiossidante del lino, oltre a essere utile per eliminare le tossine, fa dei semi di lino anche un valido antirughe naturale. Sia che venga assunto per via orale sia che venga usato per la cura del corpo, il lino fa bene, dentro e fuori.
PELLE DISIDRATATA? IL SEGRETO È L’AVOCADO
L’inverno è senz’altro la stagione che mette più a dura prova la pelle, che ha bisogno di essere idratata molto più costantemente. È quindi molto frequente avere problemi di pelle secca o disidratata, soprattutto nelle zone del viso. Gli oli grassi presenti nell’avocado, dal forte potere idratante, rappresentano un ottimo rimedio naturale per contrastare questo problema. Per preparare in casa un’ottima maschera per il viso all’avocado, basta mescolare la polpa del frutto fino a ottenere un impasto della consistenza di una crema, aggiungere un cucchiaio di miele e una piccola quantità di yogurt bianco, che ha un effetto lenitivo. Nel caso in cui la vostra pelle avesse bisogno di una maggiore idratazione, è possibile aggiungere due cucchiai di olio extravergine di oliva. Una volta assemblati tutti gli ingredienti, la maschera va applicata su viso e collo perfettamente puliti e lasciata agire per circa 15 minuti.
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slow motion PRENDI IL T EMPO PER . . . ISPIRARTI 24 · Cover story Leonardo DiCaprio: lascio il set e mi dedico all’ambiente PAR L AR E DI A L BER I 30 · Green Intorno all’albero RIF L ETT ERE 34 · Cittadellarte Rebirth-day CONOSCERE PERSON E S PEC I A L I 39 · People Artigiani moderni DECO RAR E L A TAVOL A 44 · Design Tutti a tavola! ORGANIZZAR E I L MENÙ N ATA L I Z I O 50 · Food Econatale in cucina SCO PRIRE UN NUOVO PR OG ETTO 53 · Special Project Nasce il marchio Slow Living 54 . Pipe Caminetto: innovare a regola d’arte 58 . Story Loris: qualità senza compromessi 62 . Doratex: i colori della natura per una maglieria 100% italiana PREPARAR E L A VA L I G I A PER IL WEEK END 67· Fashion Fuoriporta con stile CONOSCERE UN M A EST R O DEL L A FOTO G RA FI A 73 · Art Photography corner La fotografia va in scena V IAGGIAR E R ES PONSA BI L MENT E 78 · Travel Viaggiare con la testa e il cuore SCO PRIRE IL L ATO G R EEN DEL SU R F 86 · Outdoor Cavalcare l’onda della sostenibilità
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slowmotion COVER STORY
LASCIO IL SET
E MI DEDICO ALL’AMBIENTE ORMAI DA ANNI SULLA CRESTA DELL’ONDA, HA LAVORATO CON I MIGLIORI REGISTI E FREQUENTATO DONNE BELLISSIME, MA È ANCHE UNA DELLE STAR DI HOLLYWOOD PIÙ IMPEGNATE NELLA SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE, TANTO DA AVERE UNA FONDAZIONE BENEFICA CHE PORTA IL SUO NOME. Immagini © Nathaniel Goldberg per TAG Heuer
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EFINITO DAI MEDIA IL “GUERRIERO DELL’AMBIENTE”, HA POSATO PER MOLTE COPERTINE, NEL “GREEN ISSUE” DI VOGUE, PER ESEMPIO, È STATO RITRATTO CON UN ORSO BIANCO SU UN PEZZO DI GHIACCIO, PER RICORDARE A TUTTI IL PROBLEMA DEL RISCALDAMENTO GLOBALE, argomento sul quale ha anche prodotto un documentario, “11 Hours”. Il documentario ha a sua volta dato il nome anche a un’asta benefica, organizzata in collaborazione con Christie’s. Ha comprato un appartamento in uno dei building più ecosostenibili di New York e viaggia con una Karma Fisher, la prima auto elettrica di lusso. Non rinuncia certo ai piaceri della vita, ma non è da tutti un impegno così forte per la salvaguardia dell’ambiente. La sua fondazione, che ha più di dieci anni di vita, è dedicata alla tutela dell’ambiente, e si impegna in progetti concreti e campagne mediatiche di sensibilizzazione. In quest’ultimo periodo la Leonardo DiCaprio Foundation si è occupata di svariate campagne. Tra queste, Salvate le Tigri Ora – che vuole mettere in luce il rischio estinzione di questi felini nell’Asia Sudorientale e lavora in collaborazione con il WWF per preservare il loro habitat naturale, sostenendo l’impegno contro i bracconieri in tutta la regione – e la campagna per la Salvaguardia degli Squali, che lavora con un gruppo di ricercatori oceanici per incrementare la popolazione degli squali e imporre misure più dure contro i pescatori che li cacciano di frodo per vendere illegalmente le loro pinne. La fondazione, inoltre, collabora con l’organizzazione Avaaz, che sta raccogliendo firme per una petizione, con l’obiettivo di assegnare un allargamento dell’Oceano Antartico come rifugio naturale di balene, pinguini e migliaia di altre specie marine. Il volto di DiCaprio è certamente un incredibile biglietto da visita, così un’importante parte del suo contributo consiste nell’offrire la sua immagine per operazioni commerciali, che abbiano però come fine ultimo il sostegno di un progetto green. È tra queste la sua ormai lunga collaborazione con il marchio di orologi Tag Heuer, che devolve parte del ricavato
della vendite a Green Cross International, fondata più di vent’anni fa da Mikhail Gorbačëv e di cui DiCaprio è uno degli ambasciatori. In questi mesi è il testimonial della nuova campagna dedicata alla collezione Carrera. Una collaborazione nata diversi anni fa proprio per la volontà del marchio di impegnarsi nella sostenibilità non solo con donazioni, ma anche con un comportamento “virtuoso” all’interno dell’azienda: un modello ispiratore per molte aziende del lusso. MA COSA HA PORTATO LEONARDO DICAPRIO A DIVENTARE UN AMBIENTALISTA CONVINTO? Sono sempre stato interessato ai problemi ambientali, fin da quando ricordi. Da bambino, ero affascinato dai documentari sulla natura, soprattutto quelli sulle foreste pluviali; anche se ero davvero piccolo, ricordo ancora quanto mi avevano toccato i temi dello sfruttamento delle risorse del pianeta e delle specie in via di estinzione. Quando sono diventato adulto, l’impegno per l’ambiente è rimasto una delle mie priorità. Ho creato una fondazione, il cui maggiore intento è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche importanti che riguardano il nostro pianeta, l’ambiente che ci circonda e l’impatto che noi abbiamo sul mondo in cui viviamo. Quando non recito, mi dedico a una serie di progetti ambientalisti, e grazie a questo ho sviluppato una coscienza molto più profonda e una consapevolezza della relazione tra noi e il mondo; non è solo un’esperienza estremamente gratificante, ma mi ha anche portato nei più belli e interessanti posti del mondo. Tutto quello che faccio pubblicamente è utile per esortare tutti a riflettere su queste problematiche e agire, ognuno nel suo piccolo. QUALI SONO I CONSIGLI CHE CI PUOI DARE PER VIVERE IN MODO PIÙ SOSTENIBILE OGNI GIORNO? La cosa più importante è avere coscienza del mondo in cui viviamo e cercare di integrare questa consapelvolezza con la vita di tutti i giorni. La ragione è molto semplice: se sei cosciente delle problematiche che riguardano l’ambiente, per forza di cose apprezzi molto di più il mondo
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LASCIO IL SET E MI DEDICO ALL’AMBIENTE
“Ho creato una fondazione il cui maggiore impegno è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche importanti che riguardano il nostro pianeta” TLJ Diary of Slow Living - 23 — 27 —
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che ti circonda e cerchi di rapportarti a esso in modo più attento e rispettoso. Da parte mia cerco di attuare anche i più semplici comportamenti, come non sprecare più acqua del dovuto e spegnere le luci quando esco da una stanza. A QUASI QUARANT’ANNI HAI ANCORA DELLE AMBIZIONI O SEI SODDISFATTO DI QUELLO CHE HAI RAGGIUNTO? Già 40 anni? Mi sa che non ho ancora acquisito piena consapevolezza che tra poco entrerò negli “anta”! Credo sia molto importante guardare indietro alle scelte che hai fatto e chiederti nuovamente che strada vuoi che la tua vita intraprenda e che cosa vuoi fare come individuo. Vengo da una classe sociale mediobassa, quindi essere un attore già sembrava un’idea impossibile. Da quando ho avuto la mia prima possibilità di lavorare in un film , poi tutta la mia vita è diventata una
folle corsa per realizzare questo sogno. Come attore, oggi faccio del mio meglio per raccontare una grande storia nel modo più professionale e artistico possibile, ma alla fine non sai mai come i critici e il pubblico risponderanno ai tuoi sforzi. C’è sempre una sorta di eterno mistero nel fare film ed è proprio questo che lo rende meraviglioso, una sfida e quindi un lavoro entusiasmante. Il mio obiettivo è sempre fare un buon lavoro, ma non solo, soprattutto fare la differenza in questo mondo.Oggi, dopo due anni di lavoro ininterrotto che mi ha portato sui set di Django Unchained, Il grande Gatsby e The Wolf of Wall Street (in uscita nelle sale americane a Natale - ndr), ho scelto di fermarmi per un po’. Ho dato tutta la mia energia, ho bisogno di ritrovare me stesso. Ma questo non significa che tralascerò il mio impegno per l’ambiente; anzi, girerò personalmente il mondo per sensibilizzare in prima persona l’opinione pubblica.
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Immagine © Frank Terry per TAG Heuer
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INTORNO ALL’ALBERO
FIN DALLA NOTTE DEI TEMPI, IL MONDO DEGLI ALBERI TRABOCCA DI PIACERI, MISTERI E RICORDI; ANCORA OGGI, ESERCITA UN RICHIAMO PROFONDO E ANCESTRALE ANCHE IN CHI LI FREQUENTA RARAMENTE Di Margherita Lombardi
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HISSÀ QUINDI CHE L’ISTITUZIONE DELLA GIORNATA NAZIONALE DEGLI ALBERI, IL 21 NOVEMBRE, NON CI RIAVVICINI A QUESTO TEMA, anche a livello di politiche territoriali e piani di sviluppo urbano che ne tengano conto. Si spera proprio di sì: infatti, il nuovo disegno di legge, all’interno del quale si inserisce questa
giornata, prevede l’obbligo per i Comuni di effettuare il censimento del proprio patrimonio arboreo, riguardi per gli alberi monumentali, agevolazioni per gli investimenti da parte di privati nel verde pubblico e la messa a dimora di un albero per ogni nuovo nato. Ma non è così semplice, come spiega Francesco Mati, del vivaio Piante Mati: «In passato gli alberi servivano es-
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senzialmente a fare ombra ai viandanti provenienti dalla campagna. È soltanto a metà-fine Ottocento che cominciano a entrare nelle città, man mano che queste si sviluppano e riorganizzano». Successivamente, ma soprattutto con il secondo dopoguerra, assumono un’importanza sempre maggiore: «Gli alberi delle città e in particolare quelli dei viali hanno oggi un
ruolo economico, oltre che ornamentale, perché preservano manufatti e manto stradale, grazie all’ombra che proiettano, e assorbono anidride carbonica e polveri sottili migliorando la qualità dell’aria» prosegue Mati. «Tuttavia l’inquinamento, lo spazio limitato nel sottosuolo, le fitopatologie, a loro volta favorite dalle condizioni di vita difficili, ne mettono a repentaglio la vitalità
e di conseguenza la stabilità. È perciò in quest’ottica che vanno considerati: mentre è giusto preservare quanto più a lungo possibile gli esemplari che vivono nei parchi e nei giardini, in condizioni più favorevoli, per quelli dei viali a un certo punto diventa opportuna la sostituzione.» Il problema è che, per una visione romantica dell’albero non supportata da sufficienti conoscenze
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botaniche, i cittadini non lo accettano e protestano: «Ma si tratta di piante ormai senescenti e spesso ammalate, anche in seguito alle potature drastiche, che a loro volta ne peggiorano la stabilità e li espongono agli attacchi parassitari, in un circolo vizioso». Del resto, il verde pubblico italiano è indietro di almeno 25 anni rispetto al resto d’Europa, seppure con felici eccezio-
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ni, lamenta Mati: «Progettisti, tecnici del verde e ricercatori devono invece collaborare, pensando alle nostre città fra 20 anni: dobbiamo infatti individuare essenze più adatte, per la taglia ridotta, il portamento contenuto, le limitate esigenze idriche e di manutenzione, la resistenza alle avversità. Quindi, sviluppare nuovi cloni resistenti alle malattie: per fare un esempio, il platano “Platanor® Vallis clausa”, non soggetto al temibile “cancro colorato”. Infine, cambiare il concetto stesso di verde urbano: oggi, che si va poco a piedi e i mezzi di trasporto utilizzati sono dotati di aria condizionata, i classici viali alberati da ombra, simmetrici e monospecifici, non servono più e sono anzi troppo esposti al rischio di sviluppare infezioni dovuto alla monocoltivazione. Sarebbe invece preferibile cominciare a disporre gli alberi in modo irregolare, magari concentrandoli dove c’è più spazio, e puntare sulla biodiversità, vantaggiosa da innumerevoli punti di vista, utilizzando specie e varietà diverse, creando anche un nuovo effetto ornamentale». Interviene a questo proposito l’agronomo Chiara Molteni, specializzata in arboricoltura urbana e vincitrice del premio Lavinia Taverna 2013: «I nostri viali cittadini sono composti perlopiù da specie di grande sviluppo: platani e tigli, messi a dimora in marciapiedi non più larghi di un paio di
metri e soggetti a malattie come il “cancro colorato” e all’attacco degli afidi; bagolari, noti anche come “spaccassassi” in virtù del loro forte apparato radicale che danneggia le pavimentazioni; ippocastani, che a fine estate hanno già un aspetto autunnale per le alte temperature urbane». Molte le alternative possibili fra le quali scegliere, come le specie più piccole o a crescita lenta, più resistenti alla siccità, e che inoltre siano decorative in più momenti dell’anno, grazie a portamento, fiori, frutti, fogliame colorato in autunno: «Lungo i viali urbani si potrebbero per esempio sperimentare, per saggiarne la rusticità e la valenza estetica, Acer nikoense, Koelreuteria paniculata, che ha inoltre ridotte esigenze idriche, nocciolo turco (Corylus colurna), pero da fiore Pyrus calleriana “Chanticleer’’, e Tilia mongolica che, essendo resistente agli afidi, evita lo sgradevole e antiestetico problema della melata, una sostanza zuccherina che sporca sotto la chioma. Nei climi miti, funziona anche il Melia azedarch. E ancora, per parchi e piccoli giardini, Sorbus aria “Lutescens”, Prunus sargentii, Fagus sylvatica “Dawyck”, dalla chioma assurgente e dalla bella corteccia, Amelanchier laevis, Nyssa sylvatica, Betula albosinensis “Bois Maquis” e Acer tegmentosum, Poncirus trifoliata “Flying Dragon” e Malus “Diable Rouge’’».
Nell’immagine: Ugo Giovanni, campione nazionale e internazionale di Tree Climbing, Courtesy of Scuola Agraria del Parco di Monza
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INTORNO ALL’ALBERO
POTATURE E DINTORNI
Nel frattempo, agli alberi delle nostre città gioverebbe l’uso delle micorrize, microscopici funghi che vivono nel suolo naturale, alcuni in simbiosi con le loro radici, come spiega l’agronomo Ernesto Mistrangelo: «La fertilità del terreno non dipende soltanto dalla quantità di sostanze nutritive presenti, bensì da molteplici elementi, fra i quali batteri, microorganismi e appunto le micorrize, che le trasformano in forme assimilabili dalle piante. Nei viali e nei giardini urbani difficilmente esistono, per cui se le si somministra all’impianto o su piante già a dimora – sotto forma di polvere o diluendole nell’acqua –, si ottiene un grande miglioramento in termini di sviluppo, e senza bisogno di ricorrere spesso a concimi e antiparassitari». Per quanto riguarda l’aspetto della sicurezza, spiega l’agronomo Gabriele Villa, della cooperativa Demetra: «Anche in Italia si utilizza, a livello pubblico e privato, il metodo VTA, cioè Visual Tree Assessment, elaborato da Claus Mattheck, che consente di valutare la stabilità degli alberi. Si compone di una prima analisi visiva, che individua i difetti morfologici e strutturali più importanti, e di successive analisi strumentali, che permetto di quantificare in modo oggettivo l’effettiva tenuta di una pianta e individuare le operazioni necessarie per riportarla a un livello di sicurezza accettabile: potature, consolidamento mediante tiranti fino, nella peggiore delle ipotesi, all’abbattimento e alla sostituzione». Va da sé che tale valutazione dipende anche dall’ambito in cui si trova l’albero, ovvero se in un grande giardino, in campagna o in città. «In ogni caso, è importante imparare a intervenire sugli alberi giovani con potature preventive, che, nel rispetto della forma naturale della pianta, evitino il formarsi di difetti strutturali» prosegue Villa. In merito alla potatura, si sta oggi diffondendo, soprattutto a livello privato, il tree climbing, che prevede l’esecuzione degli interventi di taglio, ma anche consolidamento e abbattimento, ar-
rampicandosi sull’albero. «In questo modo si interviene dall’interno della chioma, invece che dall’esterno, come avviene invece con i tradizionali cestelli pneumatici» spiega Antonella Pacilli, direttore della Scuola Agraria del Parco di Monza, che di questa disciplina organizza da anni corsi professionali. «I tagli sono così più precisi e rispettosi della pianta, non si danneggia il terreno sottostante, ed è possibile lavorare anche su pendii e in altre situazioni difficili.» Moderni baroni rampanti, i tree climber sono tecnici specializzati: «Devono conoscere gli alberi e le loro necessità, ed essere dotati di una buona agilità» prosegue Pacilli. «Il punto è proprio questo: mentre i tree climber sono necessariamente arboricoltori esperti, sulle piattaforme può salire anche personale generico» interviene Villa. «Nel caso, per esempio, della potaura dei viali, è più conveniente e rapido usare i cestelli rispetto al tree climbing, ma bisognereb-
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be rende obbligatoria una formazione adeguata delle maestranze, come all’estero. In Italia, per il momento si può però richiedere, a garanzia di qualità, la certificazione i rilasciata dalla Sia, la Società di Arboricoltura Italiana». GLI INDIRIZZI: -Cooperativa Demetra 0362 802120 www.demetra.net -Dott. Agr. Chiara Molteni 031 5471065 - 348 8122085 chiara.molteni.agr@gmail.com -Dott. Agr. Ernesto Mistrangelo 333 3465683 mistran1@alice.it -Piante Mati 0573 380051 wwwpiantemati.it -Scuola Agraria del Parco di Monza 039 2302979 www.monzaflora.it -Società Italiana di Arboricoltura 039 325928 www.isaitalia.org
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REBIRTH-DAY, LA GIORNATA DEL CAMBIAMENTO
MICHELANGELO PISTOLETTO HA LANCIATO IL 21 DICEMBRE DELLO SCORSO ANNO QUESTA INIZIATIVA ACCOLTA SUBITO IN TUTTO IL MONDO. IL TERZO PARADISO DIVENTA MESSAGGIO DI SPERANZA E IMPEGNO PER UNA TRASFORMAZIONE RESPONSABILE DELLA SOCIETÀ Nell’immagine Terme di Caracalla, Roma, Rebirth-Day, 21 dicembre 2012, installazione di Michelangelo Pistoletto
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slowmotion CITTADELLARTE Rebirth-day è nato nel 2012 come giornata internazionale del cambiamento e ha visto la collaborazione di migliaia di persone, associazioni e istituzioni culturali da ogni parte del mondo. Il 21/12/2012, tutti coloro che hanno aderito al progetto si sono realmente o metaforicamente raccolti attorno al simbolo del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, celebrando il messaggio di speranza e impegno nella costruzione di un nuovo mondo in cui superare la contrapposizione tra natura e artificio, attraverso un percorso che vede l’arte, la creatività e la cultura al centro della trasformazione responsabile della società. Le azioni di Rebirth-day hanno coinvolto persone diverse per ceto sociale, storia personale ed età: da Manuel Barroso, presidente della Commisione Europea, che ha preso parte il 21/12/2012 alla presentazione del Lieu de recueillement multiconfessionnel et laïque di Pistoletto al Bozar di Bruxelles, al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha assistito alla creazione del Terzo Paradiso nel parco archeologico delle Terme di Caracalla, fino ai ragazzi che, partecipando alle attività organizzate da Savina Tarsitano in Martinica, hanno realizzato una grande tela collettiva. Ognuno, con il proprio impegno, ha reso visibili le molteplici anime in cui si esprime a livello globale la volontà di cambiare il mondo sulla base di una nuova etica responsabile. Le 50.000 persone che hanno collegato attraverso una catena umana Susa e Torino (S.U.S.A. – Sentiero umano di solidarietà ambientale), le performance organizzate a Mumbai da ArtOxygen, le attività didattiche del Dipartimento Educazione Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e tutti gli incontri, le azioni, le installazioni, gli eventi realizzati si sono messi in rete. Lo hanno fatto sia metaforicamente, dando risalto ai movimenti responsabili che normalmente godono di scarsa visibilità, sia concretamente, grazie alla raccolta delle testimonianze delle attività svolte, condivise sul sito www. rebirth-day.org e presentate durante una serata dedicata al Louvre di Parigi. Rebirthday è un progetto in corso, è un cantiere che rimane aperto e che si riproporrà annualmente, partendo dalla volontà di dare vita a una nuova giornata mondiale di celebrazione. Il Rebirth-day, festa del Terzo Paradiso, giornata mondiale della rinascita, il 21 dicembre si celebra contemporaneamente nelle diverse comunità e nazioni di tutto il mondo. È una giornata di condivisione in cui si festeggia e si raccolgono proposte,
azioni e attività coerenti con il processo di trasformazione responsabile della società a cui tende il Terzo Paradiso. CHE COS’È IL TERZO PARADISO? È la fusione tra il primo e il secondo paradiso. Il primo è il paradiso in cui gli esseri umani erano totalmente integrati nella natura. Il secondo è il paradiso artificiale, sviluppato dall’intelligenza umana attraverso un processo che ha raggiunto oggi proporzioni globalizzanti. Questo paradiso è fatto di bisogni artificiali, di prodotti artificiali, di comodità artificiali, di piaceri artificiali e di ogni altra forma di artificio. Si è formato un vero e proprio mondo artificiale che, con progressione esponenziale, ingenera, parallelamente agli effetti benefici, processi irreversibili di degrado a dimensione planetaria. Il pericolo di una tragica collisione tra la sfera naturale e quella artificiale è ormai annunciato in ogni modo.Il progetto del Terzo Paradiso consiste nel condurre l’artificio, cioè la scienza, la tecnologia, l’arte, la cultura e la politica a restituire vita alla Terra, congiuntamente all’impegno di ri-
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fondare i comuni principi e comportamenti etici, in quanto da questi dipende l’effettiva riuscita di tale obiettivo. Terzo Paradiso significa il passaggio a un nuovo livello di civiltà planetaria, indispensabile per assicurare al genere umano la sopravvivenza. Il Terzo Paradiso è il nuovo mito che porta ognuno ad assumere una personale responsabilità in questo frangente epocale. Il Terzo Paradiso è raffigurato simbolicamente da una riconfigurazione del segno matematico dell’infinito. Con il “Nuovo Segno d’Infinito” si disegnano tre cerchi: i due cerchi opposti significano natura e artificio, quello centrale è la congiunzione dei due e rappresenta il grembo generativo del Terzo Paradiso.
Albano Laziale, Installazione di Francesco Saverio Teruzzi, giugno 2013, con la collaborazione di RAM radiortemobile e Associazione Arte Contemporanea del Museo Civico di Albano Laziale. IN QUESTA PAGINA:
REBIRTHDAY LA GIORNATA DEL CAMBIAMENTO
installazioni e performance del Terzo Paradiso per il Rebirth-Day. Da sinistra in senso orario: Il MAXXI di Roma, Kunsthaus a Graz, Piazza del Duomo a Milano, Cantieri culturali alla Zisa di Palermo.
IN QUESTA PAGINA:
CITTADELLARTE
FONDAZIONE PISTOLETTO: Cittadellarte è un nuovo modello di istituzione artistica e culturale che pone l’arte in diretta interazione con i diversi settori della società. Un luogo in cui convergono idee e progetti che coniugano creatività e imprenditorialità, formazione e produzione, ecologia e architettura, politica e spiritualità. Un organismo inteso a produrre civiltà, attivando un cambiamento sociale responsabile, necessario e urgente a livello locale e globale. Cittadellarte è un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale, riconosciuta nel 1998 dalla Regione Piemonte e con essa convenzionata. Ha sede
a Biella, in un’ex manifattura laniera (sec. XIX), complesso di archeologia industriale tutelato dal Ministero dei Beni Culturali. GEOGRAFIE DELLA TRASFORMAZIONE disegna una nuova geografia di luoghi non solo fisici, ma anche mentali e progettuali, nei quali si sviluppano collaborazioni tra campi disciplinari differenti, per un cambiamento responsabile. Geografie della Trasformazione è una geografia in estensione e trasformazione, che rileva la diffusione di nuovi valori umani, sociali, politici, economici e ambientali. Geografie della Trasformazione analizza le tendenze, le idee e i progetti che davvero stanno trasformando il mondo in chiave TLJ Diary of Slow Living - 23 — 37 —
responsabile. Praticamente in ogni paese possiamo cogliere testimonianze di quanto si produce collettivamente per migliorare la gestione delle risorse, le relazioni sociali ed economiche e soprattutto la qualità della vita. La nostra selezione non intende essere esaustiva: vediamo Geografie della Trasformazione come un progetto aperto ai contributi di tutti. Geographies of Change è la web platform dove puoi condividere i tuoi progetti: segnala idee e progetti capaci di cambiare in meglio il nostro futuro su www.geographiesofchange.net Via Giovanni Battista Serralunga 27, Biella cittadellarte.it - facebook: cittadellarte
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ARTIGIANI MODERNI IL LEGNO VECCHIO RIPRENDE FORMA GRAZIE AL LAVORO E ALLA CREATIVITÀ DI QUATTRO GIOVANI ARTIGIANI. INTERVISTA A VALERIA CIFARELLI DI LABORATORIO CONTROPROGETTO Di Sabrina Savoca, immagini Daniela Savoca
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O
GGI PARLARE DI RECYCLING DESIGN E RE-MADE È DIVENTATO QUASI UNA MODA MA DIECI ANNI FA NON ERA COSÌ E A SCEGLIERE DI REALIZZARE ARREDI SU MISURA A PARTIRE DA MATERIALI DI SCARTO ERANO VERAMENTE IN POCHI. Tra questi ci sono i membri del Laboratorio Controprogetto, un gruppo di quattro giovani creativi che, dal 2003, dedica tempo ed energie a progetti basati su un lavoro di tipo artigianale, attento ai materiali impiegati e alla loro storia pregressa. COME È FORMATO IL VOSTRO GRUPPO E COME È NATA L’IDEA DEL LABORATORIO CONTROPROGETTO? Siamo in quattro: Matteo Prudenziati, Davide Rampanelli, Alessia Zama ed io; si tratta di un gruppo di amici nato nel periodo universitario e il laboratorio è la conseguenza di una serie di avvenimenti che ci hanno coinvolto in prima persona. Significative, infatti, sono state: l’esperienza Erasmus di Davide a Weimar, una mostra dei coniugi Charles e Ray Eames che io e Alessia siamo andate a vedere in Triennale anni fa e le attività svolte all’interno della Stecca degli Artigiani, nel quartiere Isola. In particolare è proprio l’esperienza all’interno della Stecca che ci ha influenzato maggiormente in quanto, già nel 2003, c’era un forte fermento, voglia di fare, costruire e riqualificare. Il nostro primo lavoro è stato un parco giochi per il Kosovo, realizzato con materiali donati dalle aziende; è in quell’occasione che ha preso vita Controprogetto. All’inizio siamo nati come associazione poi, nel 2008, abbiamo vinto un bando della Camera di Commercio di Milano per start up creative e siamo diventati una
snc. Nel 2009 abbiamo lasciato Isola per approdare in via Tertulliano 70 ma, nonostante il cambio di sede, abbiamo mantenuto i contatti col quartiere Isola e con l’attuale Incubatore delle Arti, e adesso stiamo portando avanti il progetto BRIChECO insieme a Legambiente. Si tratta di un laboratorio aperto dedicato alla cultura del fare e del recuperare, dove chiunque può trovare materiali, attrezzi e artigiani in pensione per realizzare un oggetto partendo da zero o aggiustare qualcosa di esistente. Qui in via Tertulliano, invece, prosegue la nostra attività di ideazione, produzione e vendita di oggetti di arredo realizzati utilizzando materiali di recupero. ALLA BASE DEI VOSTRI PRODOTTI C’È LA RIELABORAZIONE DEI MATERIALI E LA LAVORAZIONE ARTIGIANALE, PERCHÉ AVETE SCELTO QUESTO TIPO DI APPROCCIO? La Stecca degli Artigiani – sia l’edificio in sé sia le attività svolte al suo interno –, ha avuto un ruolo fondamentale per il nostro lavoro perché è da lì che è nato il nostro interesse per il riuso e per il fare artigiano. Si è trattato di un luogo di incontro e di confronto che ci ha fatto venire voglia di fare qualcosa in più rispetto all’architetto o al designer tradizionale, qualcosa di strettamente legato al fare, al costruire sporcandosi le mani. IN GENERE CHI SI RIVOLGE A VOI? La maggior parte dei nostri clienti, per gusto personale o per moda, è interessata a oggetti di design realizzati ad hoc e dall’aspetto vissuto, pezzi unici in cui è il cliente stesso a scegliere colori, materiali e forme. Il più delle volte si tratta di persone disposte a pagare
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molto per i nostri prodotti Poi ci sono giovani coppie e famiglie, e in genere appassionati del made in Italy e del design di recupero. TRA LE TEMATICHE CHE VI STANNO A CUORE C’È LA PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE PARTECIPATA; CI RACCONTI UNA DELLE TANTE ESPERIENZE CHE HAI SEGUITO IN PRIMA PERSONA E CHE RITIENI PARTICOLARMENTE SIGNIFICATIVA? Sono molte le esperienze di progettazione partecipata a cui sono affezionata, e tra queste c’è sicuramente l’allestimento degli spazi di The Hub Milano nel 2009. È stata un’esperienza importante, che ci ha dato molta visibilità, e in cui tutti gli arredi sono stati costruiti insieme agli hubbers. Un altro caso a cui sono legata è la costruzione degli arredi per Exfadda in Puglia, un ex stabilimento enologico volto a ospitare associazioni e start up. Questo tipo di lavori è sempre molto stimolante perché costruire insieme ai fruitori finali accresce la consapevolezza e la sensibilità degli utenti verso gli arredi e gli spazi che andranno a utilizzare; inoltre costruire in loco consente allestimenti inediti, frutto ogni volta dell’interagire di persone, materiali e luoghi differenti. OLTRE CHE NEL LAVORO, HAI UN APPROCCIO “SLOW” ANCHE NELLA VITA PRIVATA? IN COSA SI TRADUCE? Sono molto vicina allo stile di vita slow, credo infatti
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ARTIGIANI MODERNI
nella manualità e nelle attività artigianali e nel rispetto dell’ambiente e delle risorse, e questo si riflette sia nel mio lavoro sia nella vita privata. Quando posso, infatti, mi sposto in bici e vado a fare la spesa ai GAS, Gruppi di Acquisto Solidale. SOGNI E SFIDE PER IL FUTURO? Laboratorio Controprogetto snc è attivo dal 2008 e da allora, nonostante la crisi, ha continuato a crescere. Oggi sono in molti ad apprezzare il nostro lavoro e i nostri prodotti perché portiamo avanti il recycling design da quando non era ancora una moda e quindi ci crediamo veramente. Tra i sogni per il futuro, credo condivisi anche dai miei soci, c’è l’intento di migliorare e “industrializzare” il processo di recupero dei materiali. Molte imprese e architetti hanno spesso materiali da smaltire, quindi sarebbe interessante creare uno spazio come le riciclerie dell’AMSA per strutturare meglio la filiera del recupero: dismissione dei materiali, loro raccolta e recupero, fino alla realizzazione di un nuovo oggetto. In sintesi, creare una rete e uno spazio per un maggiore e migliore recupero di tutti quei materiali che altrimenti resterebbero inutilizzati, diventando rifiuti.
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TUTTI A TAVOLA! QUATTRO NEGOZI DI DESIGN INTERPRETANO LA TAVOLA DI NATALE. DAL COUNTRY AL MINIMAL, A OGNUNO IL PROPRIO STILE
Immagine di Matteo Weber. Gli articoli in questa pagina sono in vendita da CARGO HIGH-TECH, Milano.
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slowmotion DE SI GN
Decorazioni natalizie realizzate a mano in porcellana smaltata (fiocchi di neve, stelle, sfere a spicchio, sfere decorazione crochet, mini alberi di natale), set di piatti e ciotole con stella “follow your star”. Tutto Giovelab, Libri-origami del designer serbo Uros Mihic. urosmihic.com
Artigianale
Fiori Rosalba
Fiori Rosalba non è solo un negozio di fiori, ma un laboratorio creativo. Da un semplice bouquet all’evento più strutturato, Rosalba con la sua sensibilità è in grado di elaborare ogni volta suggestioni differenti. Nel suo negozio di via Bigli a Milano, oltre ai fiori in vendita, anche oggetti artigianali per allestire la tavola in modo del tutto originale. fiorirosalba.it
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TUTTI A TAVOLA!
Posate e sottopiatti effetto vintage Mepra, piatti di porcellana Pomax, bicchiere, brocche, candelabri e portacandele di vetro Nkuku Cestino di carta riciclata Best Before, lanterna grigia Atipico, Runner e tovaglia produzione Emporio, Specchio vintage, tavolo Labt
Sofisticata
Emporio
Nato 30 anni fa nel centro di Roma, in un palazzo del ’500, da due anni Emporio si trova nel nuovo spazio di via Monterone, dove gli ambienti sono pensati come una casa, una sorta di abitazione ideale. Il pavimento è quello originale in legno, mentre il grigio domina su pareti e soffitti. Unica nota di colore, il rosso acceso dei maxi numeri che segnano l’ordine delle stanze. emporioroma.it
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Americana in lino con cordonetto realizzato a mano, disponibile in vari colori. Tovagliolo in lino cifrato realizzato a mano, disponibile in vari colori. Bicchieri di cristallo, collezione privata. Tavolo realizzato in pino di recupero. Il verde è stato curato da foglie, fiori e fantasia
Classica Luxury White
In una cornice intima e raffinata, ricreata da arredi francesi e tessuti preziosi, Luxury White apre le sue porte a tutti coloro che vogliono decorare la propria casa con tessuti nobili e oggetti ricercati. Il visitatore avrà la percezione di ritrovarsi in una casa privata collocata in una delle vie storiche della vecchia Milano. Presso il concept store di via del Torchio si offre un servizio di consulenza per progetti di interior decoration. luxurywhite.it
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TUTTI A TAVOLA!
Piramide di frutta in ceramica bianca, frutta sfusa in ceramica bianca, fiasche soffiate in vetro verde di Empoli, bicchieri bugnati soffiati in vetro verde di Empoli, piatti collezione “Disegni del Callegari” in ceramica bianca decorata a mano, salsiera e tazza consommè collezione “Ateste bianco” in ceramica bianca, scaldaburro, bagnomaria & bourguignonne collezione “I Ramaioli tridentini” in rame battuto a mano con manici in fusione di ottone e sedia leggerissima in acero naturale tinto nero lucido con sedile in trafilato di canna
Segno Italiano è un collettivo di designer in grado di valorizzare e commercializzare prodotti di alto artigianato italiano a livello internazionale. Nel cuore di Brera, nello spazio P8 di via Palermo 8, trova sede il suo showroom-studio. Un appartamento labirintico, multiuso e sfaccettato. segnoitaliano.it
Essenziale Segno Italiano
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ECONATALE IN CUCINA
POCHE MOSSE PER VIVERE LE FESTE CON PIÙ COSCIENZA, SENZA RINUNCIARE AL GUSTO E ALLA CONVIVIALITÀ Di Virginia Simoni, immagini Rohan Anderson • Whole Larder Love - wholelarderlove.com QUATTRO PUNTI FONDAMENTALI PER RENDERE LE TAVOLE DELLE FESTIVITÀ SOSTENIBILI, CON UN OCCHIO DI RIGUARDO AD AMBIENTE E LINEA. 1) IDEA. Avere un’idea su come vorremmo che fosse il pranzo di Natale ed essere “coerenti fino al caffè”. Questo dev’essere il nostro motto. Un consiglio è quello di pensare alla tradizione. Un ritorno alle origini è sempre la scelta giusta. Se pensiamo a cosa compariva una volta sulla tavola, troveremo senz’altro ispirazioni in linea con un’idea di Natale semplice ma di sicuro effetto. 2) SPESA. Preferiamo fare la spesa per le festività nei mercati rionali, dove spesso si trovano anche i piccoli produttori diretti. Oppure tramite i GAS, i Gruppi di Acquisto Solidale, che scelgono i prodotti a km zero e che, comprando in modo collettivo, riescono a ottenere prezzi vantaggiosi, favorendo anche e soprattutto l’economia locale. Andare al mercato è sempre meglio che acquistare al supermercato, questo perché si possono trovare prodotti sfusi evitando gli imballaggi e soprattutto frutta e verdura di stagione. D’inverno ci sono molti ortaggi che fanno bene alla salute e che stanno tornando molto di moda anche nelle cucine dei grandi ristoranti: bietole, broccoli, zucca, carciofi, cardi, carote, cavolfiori, cavoli, cicoria, cime di rapa, finocchi, patate, porri, radicchio, sedano, spinaci e cipolle. Anche per l’acquisto del pesce facciamo attenzione alla sua provenienza e al tipo: è sempre meglio se pescato in Italia o nel Mediterraneo, per abbattere i costi e l’inquinamento dei trasporti e garantirne la freschezza. Nel periodo natalizio, i prodotti ittici più stagionali sono: la ricciola, l’alice, la rana pescatrice, la palamita, lo sgombro, la vongola verace, il rombo, il polpo, la sep-
pia e la lampuga. Importante è anche evitare rigorosamente i frutti esotici e optare per kiwi, cachi e agrumi, senza dimenticare la frutta secca di produzione italiana. Se proprio non si può fare a meno di andare all’ipermercato, ricordiamoci di prestare attenzione a cosa ci serve davvero. Seguendo scrupolosamente la lista della spesa e senza farci abbindolare da promozioni 3x2, che non fanno altro che contribuire all’aumento del consumismo e al conseguente spreco (vedi punto 4). Un altro consiglio spassionato: non andate a fare la spesa quando siete affamati, è provato che si acquista in modo compulsivo e più del necessario. 3) MENÙ. Per il pranzo di Natale è doveroso seguire le ricette della tradizione, ma ci sono alcuni accorgimenti che ci faranno pensare meno alla bilancia e di più alla salute. Tenete bene a mente che non è necessario preparare un banchetto luculliano per la buona riuscita della festa, dobbiamo abituarci all’idea del “less is more”. Pensiamo a porzioni giuste in base al numero di ospiti e soprattutto cuciniamo in modo leggero pensando all’ambiente e alla linea. Per esempio, evitando le fritture, che sono grasse e comportano un notevole spreco di olio, difficile poi da smaltire in tutti i sensi. Meglio l’extravergine a crudo: gli ospiti gradiranno certamente di più un’insalatina novella condita con olio d’oliva che un piatto di frittelle unte, dopo avere già fatto il pieno di antipasti e lasagne della nonna. È cosa buona e giusta cominciare il pranzo di Natale o il cenone di Capodanno con un piatto di verdure crude, magari in pinzimonio di olio, limone, sale e pepe: ridurranno sicuramente la sensazione di fame. Non eccediamo nel numero di antipasti spinti da un’inarrestabile sindrome da finger food, l’antipasto deve essere solo
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il preludio del piatto principale. Pensiamo a un piatto semplice ma completo, che soddisfi senza appesantire, come una vellutata di zucca, piselli o qualsiasi altro ortaggio, arricchita di piccoli dadini di bacon oppure da crostacei o molluschi. L’effetto è assicurato e il gusto anche. Pensiamo a bilanciare il pasto dall’inizio alla fine. Per esempio, un classico di Natale sono i tortellini in brodo, che però sono farciti di carne. Come secondo, allora, optiamo per verdure o pesce al forno. Anche se non siamo vegetariani o vegani, limitiamo il consumo di carne, anche e soprattutto durante le feste. Oltre alla nostra forma, salvaguarderemo anche l’impatto che gli allevamenti degli animali da macello hanno sul pianeta a causa dell’enorme emissione di CO2. Utilizziamo un ingrediente fondamentale per le feste: la pazienza. Grande valore che ormai non è più molto sentito, soprattutto in cucina, tra cibi precotti, microonde e surgelati vari. Riscopriamo e godiamoci il tempo che ci vuole a fare un buona polenta non precotta o un arrosto. Non possono mancare i dolci della tradizione come pandoro e panettone, ma cerchiamo di comprarli artigianali: contengono meno grassi se preparati in questo modo. Chiedete al panettiere sotto casa. Un accorgimento per non cedere a troppe tentazioni il giorno di Natale può essere quello di non saltare le prima colazio-
ne: rischiereste di arrivare a tavola affamati e mangiare a dismisura. A fine giornata, prima di andare a dormire, preparatevi una tisana detox con uva ursina, malva e gramigna o finocchio. 4) GLI AVANZI. Sotto le feste circa 1/3 del cibo finisce nella pattumiera, triplicando i rifiuti da smaltire. Soprattutto si buttano al macero cibi buoni perché ne sono stati comprati troppi oppure perché ci siamo fatti convincere dalle promozioni al supermercato. E l’esagerazione è evidente soprattutto a Natale. Anche in questo periodo la regola imperante dev’essere quella dei nostri nonni, “non si butta via niente”. Affidatevi all’arte del riciclo e alle vostre doti creative in cucina. Utilizzate, per esempio, i gambi dei carciofi o degli asparagi per preparare un risotto, le barbe dei finocchi (apportano vitamine e sali minerali) per aromatizzare l’insalata, oppure i gambi di sedano con frutta e verdure avanzate per buonissime centrifughe detox. Con gli scarti del pesce e della carne preparate un brodo da congelare e tirare fuori dal freezer al momento giusto. Solitamente il dolce rimane sempre sulla tavola, avanzato. Allora usiamo il panettone o il pandoro per il tiramisù al posto dei savoiardi, oppure come muffin. Il pianeta ringrazierà.
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slowmotion SPECIAL PROJECT
Diary of
SLOW LIVING The L IFE ST Y LE JOURNAL
NASCE IL MARCHIO DI THE LIFESTYLE JOURNAL PER RACCONTARE STORIE DI PRODOTTI DI QUALITÀ Vivere in modo slow anche la moda? Noi crediamo sia possibile, tanto da avere registrato un vero e proprio marchio che, ça va sans dire, abbiamo battezzato Slow Living, per offrire al mercato oggetti unici, con un’impronta artigianale e, soprattutto, con uno stile inconfondibile, grazie a collaborazioni con grandi produttori e artigiani italiani. Un progetto ambizioso, che si propone di entrare nei negozi di moda italiani con prodotti e accessori che interpretino una tendenza ormai irrinunciabile: un vivere che riporta l’accento sulla qualità del proprio tempo e di ciò che si acquista. Selezioneremo i negozi seguendo un criterio di qualità e grande affinità a questo nostro progetto. Boutique importanti, con marchi prestigiosi, ma allo stesso tempo ambasciatori di uno stile senza tempo, che predilige l’eleganza all’ultima tendenza in fatto di moda. Perché per noi “Slow” significa il tempo della qualità, delle cose fatte bene, con passione e originalità. Il progetto parte con tre produttori di grande qualità, che assicurano alla nostra iniziativa la credibilità necessaria per intraprendere una strada tanto ambiziosa quanto stimolante. Nelle prossime pagine il racconto della loro storia e del nostro lavoro insieme.
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slowmotion SPECIAL PROJECT
Diary of
SLOW LIVING The L IFEST Y L E JOURNAL
PIPE CAMINETTO: INNOVARE A REGOLA D’ARTE TRASFORMARE LA PIPA IN UN ACCESSORIO DI STILE GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE TRA LA STORICA CAMINETTO E IL NOSTRO MARCHIO SLOW LIVING
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La pipa rappresenta meglio di qualsiasi altro oggetto l’essenza dello Slow Living, un modo diverso di concepire i ritmi della quotidianità, puntando a riscoprire i veri piaceri della vita, ben interpretati dall’artigianalità e dall’estro italiano. Una sintesi di tutto quello che crediamo debba rappresentare la parola “Slow”, ossia riprendersi il proprio tempo , il tempo della qualità, nello stile di vita e nelle preferenze di acquisto. Per questo abbiamo voluto che fosse proprio la pipa il primo prodotto a rappresentare il nostro brand. Questo ha comportato anche la scelta di un produttore di tradizione e da qui la collabo-
razione con Caminetto, un marchio che da quarantacinque anni si distingue sul mercato per originalità e grande qualità, e che ha creduto nella nostra idea di trasformare la pipa in un accessorio che renda unico lo stile sia maschile sia femminile, senza per forza diventare ostentazione. Dedicarsi alla pipa è di per sé un gesto intimo, che implica la volontà di prendersi i propri spazi, con la consapevolezza di chi sa apprezzare le antiche tradizioni, in compagnia di amici cari o anche solo delle proprie idee. Presentare la pipa nei negozi di moda non vuole essere un azzardo o una provocazione, ma piuttosto un’esortazione a vivere con più stile, apprezzando tradizioni e qualità.
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Caminetto, “la pipa del baffo”, è sicuramente il marchio che meglio ci può rappresentare in questo progetto. Lo abbiamo scelto per la sua credibilità sul mercato e la sua voglia di innovare, grazie a Tommaso Ascorti, giovanissimo Maître Pipier di una delle famiglie che ha fatto la storia della pipa in Italia. Tommaso è un ragazzo pieno di vita, determinato e con una visione molto chiara di dove vuole portare questo marchio. Il padre Roberto e ancor prima il nonno Peppino, che fondò la Caminetto nel 1968, sono conosciuti nel settore non solo per la grande professionalità e creatività, ma anche per la loro caparbietà. Ora è il momento di Tom-
maso, cresciuto nella bottega artigiana di Cucciago, nel cuore della Brianza. Seppure giovanissimo, ha dalla sua già molta esperienza e il forte carattere di famiglia. Come il nonno, che alla fine degli anni Sessanta rivoluzionò il mondo della pipa con modelli di grande originalità ed eccellente fumabilità, oggi Tommaso è pronto a innovare ancora. Il marchio inconfondibile con il baffo all’insù si è trasformato in uno più stilizzato e oggi come allora la Caminetto è sinonimo di sperimentazione. Per fare una pipa ci vogliono più di 90 passaggi, quasi tutti ancora a mano. La qualità però si determina ancora prima, nella scelta della radica di erica arbo-
rea migliore e nella sua stagionatura. Una volta pronta, vengono studiate le venature e saranno proprio quelle a suggerire il modello di pipa da realizzare. I modelli e le lavorazioni sono davvero tanti e allo stesso tempo sempre unici. Ogni pipa è diversa ed esprime la personalità di chi l’ha creata. Quelle di Tommaso trasmettono la sua originalità e allo stesso tempo il legame con la tradizione. Lo dimostra la “Event”, dedicata al nonno Peppino e caratterizzata da un design accattivante, semicurva e arricchita da un flock in rame, “materiale antico che richiama il passato.” Ma sono proprio le sue parole a farci capire meglio come interpreta questo mix di tra-
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dizione e innovazione. ESSENDO CRESCIUTO IN UNA FAMIGLIA DI GRANDE TRADIZIONE, COSA SIGNIFICA PER TE INNOVARE? La vera innovazione è non scordarsi mai delle proprie origini. Solo conoscendo la propria storia – e la mia indubbiamente nasce da forti tradizioni di famiglia – si possono avere basi solide per guardare al futuro. Non ritengo assolutamente vincolante avere un passato così importante alle spalle, soprattutto parlando di una produzione artigianale di così alta qualità come la nostra; anzi, ritengo che rappresenti uno stimolo proprio per osare a livello concettuale, mantenendo le mie origini artigianali. Non ho paura di innovare,
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ma non per questo dimentico come nasce questo mestiere che richiede testa, manualità, ma soprattutto cuore. SEI UN RAGAZZO GIOVANISSIMO, CHE OGGI SI TROVA ALLA GUIDA DI UN MARCHIO COME CAMINETTO, CON UNA STORIA MOLTO IMPORTANTE. COME RIESCI A CONIUGARE QUESTO ASPETTO CON LA VOGLIA DI INNOVARE? Giovanissimo?!? Ho già 24 anni... (ride - ndr) e sono consapevole del fatto che la mia età possa essere vista come un limite, per me invece è una risorsa perché mi permette di affrontare con sana incoscienza le sfide che i nuovi mercati ci stanno lanciando. Ed è proprio da questa sana incoscienza che
nasce la mia voglia di andare oltre. La Caminetto è sempre stata una linea di pipe sperimentale, sin dal 1968, quando mio nonno Peppino rivoluzionò il mondo della pipa stravolgendo il concetto di classicità. Vorrei come lui, e a distanza di 45 anni, continuare a proporre prodotti nuovi e fuori dagli schemi.
CAMINETTO È SEMPRE STATA CHIAMATA “LA PIPA DEL BAFFO” PER IL SUO LOGO CON IL BAFFO ALL’INSÙ. OGGI TU L’HAI VOLUTO MODERNIZZARE CON UN MARCHIO PIÙ STILIZZATO, PERCHÉ QUESTA SCELTA? Rientra sempre nella mia voglia di innovare, di modernizzare pur mantenendo inalterati
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essenza e significato. Oltretutto i miei baffi sono sottili e dritti proprio come quelli del nuovo logo; quindi ho preso spunto proprio da me stesso e in ogni pipa posso dire che ci sia un po’ di Tommaso Ascorti! COME CREDI CHE UN OGGETTO COME LA PIPA POSSA USCIRE DAL CANALE TRADIZIONALE PER DIVENTARE UN ACCESSORIO DI MODA? La moda è una questione di stile e la pipa ne è un simbolo. Non stiamo parlando di un oggetto fine a se stesso: la pipa ha un’anima che prende corpo nelle mani di chi la “indossa”, ed è amata da uomini e donne che apprezzano lo stile e l’eleganza.
PIPE CAMINETTO
A COSA TI ISPIRI QUANDO CREI? Come uno stilista , anch’io ogni giorno cerco ispirazione da ciò che mi circonda, per essere sempre attuale e moderno. E come ho detto prima, i miei 24 anni mi aiutano molto in questo. COS’È PER TE LA MODA? Saper cogliere le tendenze del momento e farle proprie atteaverso creazioni che, condivise, diventano moda. CI PUOI DESCRIVERE LE PIPE CHE HAI CREATO PER IL MARCHIO SLOW LIVING? Le pipe create per il marchio Slow Living nascono dall’idea e dalla filosofia di The Lifestyle Journal. Per il progetto Slow Living ho scelto tre modelli che uniscono stile e praticità.
Il primo è un “rodesian”, modello piuttosto piccolo e gestibile, adatto sia a un abbigliamento sportivo, sia a occasioni eleganti durante la giornata, anche perché è molto facile da tenere sempre con sé. Il secondo è un “tronchetto stand-up” studiato per momenti di relax in ufficio o in casa, vista la comodità della sua forma, che gli permette di stare in piedi da solo. L’ultimo nasce sulla falsariga di una “calabash”, ma è più snella; ho deciso di farla scura per renderla forse la versione più da sera, viste le sue linee così sinuose. Un momento di relax e una pausa dalla frenesia della società di oggi, che ci impone ritmi pressanti. Slow living vuol dire fare un passo fuori da tutto questo e godersi piccoli attimi
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con eleganza. Il mio obiettivo è proprio trasmettere con le nostre linee un messaggio di eleganza e di fascino perché chi sceglie una pipa Caminetto sa già che sentirà vivere tra le dita un sentimento senza tempo e senza età. PER CHI LE HAI PENSATE? Per gente che si vuole distinguere. Credo che non ci sia limite all’eleganza, e un accessorio così affascinante come la pipa Caminetto non può che accrescere lo stile personale e renderlo unico. Per me l’eleganza non ha età o sesso, immagino queste pipe tra le mani di donne e uomini che condividono la passione per il bello. Caminetto, d’altronde, in questi 45 anni è sempre stata definita “il gioiello dell’artigianato”.
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STORY LORIS: CALZE DI QUALITÀ SENZA COMPROMESSI LE CALZE COME ELEMENTO DI STILE DIVENTANO UNA LINEA STUDIATA DA STORY LORIS PER INTERPRETARE PERFETTAMENTE LO SPIRITO DEL MARCHIO SLOW LIVING
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ashmere, seta, lana merinos extrafine e superfine, cotone egiziano a fibra lunga mercerizzato Fil d’ecosse, cotone Chiffon, cotone Pima e molte altre. Ecco il vocabolario utilizzato da Story Loris nel suo fare quotidiano. Questo è un vero progetto di Slow Living, di tempo che serve per fare e per apprezzare il lavoro di alta qualità. I filati naturali garantiscono traspirazione, igiene e comfort, mentre sono i dettagli come le punte, rimagliate a mano per la maggior parte dei prodotti, e i polsini, con una vestibilità impeccabile senza rinunciare al comfort, a fare la vera differenza. L’esperienza di lunga data, l’investimento continuo nella formazione delle nuove generazioni di personale tecnico e la costante ricerca creano una preziosa alchimia fra tradizione e innovazione, che assicura la continuità del know-how nell’ottica di una produzione di qualità e sostanza. Questa direzione imprenditoriale si riflette anche nel rapporto con il personale, che nella maggior parte dei casi opera in azienda
per l’intera vita lavorativa. Abbiamo voluto approfondire questi argomenti con la dottoressa Maria Cristina Ratti Stori, alla guida dell’azienda insieme ai figli Davide e Barbara. LA STORIA DELLA STORY LORIS È LEGATA ALLA “QUALITÀ SENZA COMPROMESSI”. COSA SIGNIFICA QUESTO OGGI? A noi piace definire slow come il tempo della qualità, perché ci vuole tempo per le cose fatte bene. Story Loris in questo ambito è in controtendenza, perché in una società in cui impera la velocità, spesso a scapito della qualità, noi dedichiamo invece ampio spazio alla ricerca e al perfezionamento del prodotto. Non importa quanto tempo richieda: ciò che conta è che il risultato sia un prodotto innovativo e tecnologico, piacevole da indossare e da utilizzare, durevole, privo del minimo difetto, e in linea con le tendenze moda. In questo senso ci riconosciamo molto nella filosofia dello Slow Living, perché dedicare molto tempo alla creatività è dispendioso, ma è l’unico modo per otte-
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nere un livello di qualità che sia veramente “senza compromessi”. Per questo tutte le calze vengono controllate manualmente più volte nelle diverse fasi della produzione: non ammettiamo che arrivi al consumatore nessun difetto, nemmeno quelli che non noterebbe mai. Naturalmente questo comporta prezzi più elevati, ma chi prova le nostre calze non torna più indietro. QUANTO TEMPO CI VUOLE PER IDEARE UNA COLLEZIONE, DALLA SCELTA DELLE MATERIE PRIME PIÙ INDICATE FINO AL TRASFERIMENTO AL MERCATO DI QUESTI VALORI? Alle collezioni cominciamo a lavorare sei mesi prima della presentazione: non appena rientrati da Pitti, iniziamo immediatamente i lavori per la stagione successiva. Le collezioni da realizzare sono tantissime: mia figlia Barbara si occupa di tutte quelle di calzetteria, mentre io seguo personalmente l’underwear, il nightwear e il beachwear. A gennaio per la Primavera/Estate, e a giugno per l’Autunno/Inverno, da Milano Unica a Parigi, partecipiamo alle più im-
portanti fiere di riferimento e cominciamo il sourcing delle materie prime. I colori non sono mai quelli standard, ma vengono ricettati appositamente, e a volte possono volerci mesi per ottenere un filato o un tessuto dell’esatto punto di colore desiderato, o il risultato ottimale per una una stampa. Dietro ogni minimo dettaglio vi è un lunghissimo e meticoloso lavoro di ricerca. Oltre all’eccellenza della qualità, non ammettiamo compromessi neppure sul Made in Italy: siamo una delle pochissime aziende rimaste a produrre tutto interamente e rigorosamente in Italia. Questo richiede un’accurata selezione dei
fornitori e dei collaboratori più affidabili, soltanto i migliori vengono prescelti per lavorare con noi. Oggi, le aziende con questi requisiti sono ormai pochissime, e di conseguenza sono perennemente sovraccariche di lavoro, quindi è necessario rivolgersi a esse con grande anticipo. Nel nostro segmento, il mercato riconosce e apprezza questi valori, che si riflettono nel rispetto per il cliente finale, rispetto che traspira da ogni fase del nostro operato. Siamo consci di proporre un prodotto costoso, e non possiamo quindi permetterci di tradire la fiducia e le aspettative che vengono riposte in noi. Grazie a questo, il livello di soddisfazione della clien-
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tela è estremamente elevato, e le lamentele rarissime. Presso department store come Harrods e Fortnum & Mason possiamo vantare ottimi sell-out; e nel mercato russo, che è il nostro principale cliente, ci rechiamo periodicamente a visitare i punti vendita di persona, riscontrando sempre massimi livelli di soddisfazione. OGGI I SUOI GIOVANI FIGLI LAVORANO AL SUO FIANCO, COME REINTERPRETANO L’IMPORTANTE TRADIZIONE DELL’AZIENDA ? Mia figlia Barbara, responsabile dello stile, ha nel suo DNA l’innata capacità, eredi-
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tata dal nonno, di interpretare e trasferire sulle macchine di tessitura i desideri del cliente. Le competenze necessarie sono enormi, e spaziano dalle differenze tecniche tra macchina e macchina, alla scelta dei titoli di filato adatti a essere lavorati su ciascuna finezza, all’interpretazione dei disegni e delle lavorazioni. Può apparire semplice, ma si tratta di conoscenze che normalmente richiedono molti anni di esperienza, mentre Barbara ha saputo farle sue soltanto in pochi mesi di affiancamento alla zia. Davide invece, che ricopre il ruolo di responsabile commerciale, ha avuto in dono dal nonno la
grande onestà, l’accoglienza nei confronti dei dipendenti (che, se dipendesse da lui, sarebbero molto più numerosi di quanto l’attuale congiuntura ci permetta) e soprattutto la conoscenza nel dettaglio di tutti gli aspetti e i processi dell’azienda, conoscenza indispensabile per poter prendere le complesse decisioni che vengono richieste quotidianamente. Per Davide inoltre è fondamentale che tutti i clienti ricevano lo stesso trattamento di eccellenza, indipendentemente dal peso del loro fatturato: nessuno deve avere motivo di insoddisfazione, nemmeno il più piccolo dei clienti. Per mettere in pratica
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questo principio è necessaria una grande flessibilità, soprattutto negli ultimi anni, nei quali i mercati esteri sono diventati sempre più importanti ma anche molto più sfaccettati, a fronte di un mercato interno in chiara sofferenza. LA STORY LORIS È STATA LA PRIMA AZIENDA PRODUTTRICE DI CALZE A PARTECIPARE A PITTI UOMO NEL 1974. QUESTO PERCHÉ GIÀ ALL’EPOCA AVEVATE INTUITO L’IMPORTANZA DELLA CALZA COME ACCESSORIO DI MODA. SIETE STATI DEI PIONIERI IN QUESTO SENSO. OGGI COM’È VISSUTA LA CALZA?
STORY LORIS
Oggi il mercato, specialmente da uomo, è alla ricerca di capi sempre più innovativi, contrariamente a quanto accadeva fino a qualche anno fa. Negli anni abbiamo sempre fortemente creduto nell’importanza della calza come accessorio di moda, e crediamo di avere contribuito alla maggiore sensibilità generale che si sta sviluppando in questo senso. Le collezioni da bambino sono invece da sempre talmente vaste, ricche e differenziate, grazie non solo ai filati pregiati, selezionati tra i migliori disponibili sul mercato, ma anche all’applicazione di pizzi, fiocchi, composizioni di strass e cristalli
Swarovski, e di dettagli unici e personalizzati creati a mano all’interno dell’azienda, da permetterci di soddisfare le preferenze dei più diversi mercati del mondo. CI RACCONTA LA COLLEZIONE SCELTA PER IL MARCHIO SLOW LIVING? Spicca tra le materie prime un filato finissimo che facciamo produrre appositamente per la nostra collezione in cashmere pettinato, lavorazione che richiede fibre più lunghe e quindi più pregiate e più resistenti, e che regala alla calza una mano estremamente morbida e piacevole, a differenza del meno durevole cardato. Il filato
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pettinato è inoltre meno soggetto al pilling. L’aggiunta di seta conferisce al cashmere, delicatissimo per definizione, la resistenza necessaria a garantire la durata di un capo che deve poter sostenere le sollecitazioni della scarpa e della camminata. Vi sono poi due capi in cotone caldo: uno tinta unita in taglia unica, che grazie alla Lycra garantisce una perfetta vestibilità dal 40 al 45 di piede, e una meravigliosa calza a grosse coste mouliné. I fili di diverso colore che formano il mouliné vengono scelti e melangiati da noi all’interno dell’azienda. www.storyloris.it
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DORATEX: I COLORI DELLA NATURA PER UNA MAGLIERIA 100% ITALIANA I MIGLIORI FILATI NATURALI E UNA PRODUZIONE COMPLETAMENTE ITALIANA SONO LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI PER UNA MAGLIERIA DI GRANDISSIMA QUALITÀ, SINONIMO DI SLOW LIVING.
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icerca e qualità, abbinate a un’attenta organizzazione del lavoro e coscienza per la natura sostenibile della materia prima. Queste le motivazioni che fanno di Doratex un partner coerente per il comparto maglieria del progetto Slow Living. Grazie a diversificazione, grande attenzione alla qualità, ricerca e design, utilizzando fibre naturali e preziose, lavorazioni artigianali, industriali e a mano, il Gruppo
Doratex, nato per essere esportato, oggi procede al consolidamento e allo sviluppo sia nazionale sia internazionale, contando su una grande organizzazione produttiva e una distribuzione altamente qualificata. Declinazione naturale del mondo Doratex sono i marchi, uomo e donna, Andrea Fenzi, che dagli anni 70 recupera e valorizza l’eccellenza e l’esclusività di quel lusso understated, Cristiano Fissore, antesignano nella produzione del cashmere
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di qualità e GIOFERRARI, il marchio sportswear-chic. I filati sono naturali e preziosi: lane merinos dalla Nuova Zelanda, perfettamente elastiche, ingualcibili e perfette 12 mesi all’anno, il cashmere nuvola dall’inconfondibile morbidezza dalla Mongolia, ottenuto grazie a un processo esclusivo applicato a un filo sviluppato per creare un leisurewear all’insegna del comfort di qualità. Tutte le materie prime pregiate sono trat-
tate con cura e maestria per poter avere un approccio raffinato con un consumatore evoluto che vive in modo consapevole. Abbiamo intervistato il dottor Cesare Ferrari, responsabile comunicazione e anima di Doratex. CHE COSA SIGNIFICA SLOW LIVING PER VOI? Vuol dire assaporare ogni momento della giornata e vivere con più lentezza, non
perdendo in termini di qualità, e per qualità intendo assaporare ogni piccolo momento di ciò che ci accade. In questo senso operiamo all’interno dell’azienda ponendo molta attenzione a ogni singola fase produttiva, da quella progettuale a quella distributiva, tutto è gestito direttamente al nostro interno. IN CHE MODO, NELLA PRODUZIONE ODIERNA, RIPRENDETE I VALORI E IL
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SAPER FARE DEL PASSATO? Elementi che riteniamo fondamentali nella produzione sono la manualità e quel quid che si tramanda da generazioni. Nelle nostre collezioni ci ispiriamo all’eleganza degli anni Cinquanta e ai canoni estetici perfetti di quel tempo, che sono tornati del tutto attuali. Stiamo rendendo il passato contemporaneo, grazie alla scelta di colori e materiali al passo con i tempi. La selezione dei materiali è ciò che certifica
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la nostra qualità, pertanto poniamo grande attenzione alle nostre materie prime: dal cashmere in arrivo dalla Mongolia, alle lane merinos della Nuova Zelanda, o l’alpaca cileno e ai cotoni Pima e Sea Island. A ciò si abbina una selezione attenta nella scelta della filatura, della tessitura, dei trattamenti e lavaggi, della confezione e stiro, con un controllo qualità molto severo. La vera forza risiede, a nostro avviso, nella commistione tra performance e design, tradotta in un’interfaccia continua tra area tecnica e stilistica.
NELLE VOSTRE COLLEZIONI, NONOSTANTE L’HERITAGE, NON SI PERCEPISCE NOSTALGIA. COME RIMANERE AL PASSO CON I TEMPI PUR TRATTANDO UNA MATERIA PRIMA TANTO CLASSICA? I must sui quali lavorare sono i colori, le forme, che si sono asciugate, e le materie prime, che sono diventate trasversali negli usi. La lana è diventata giacca, giubbino, cappotto e accessori. Questa la chiave di volta: giocare con la materia per determinarne l’uso in base alla
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sua pesantezza, dall’outwear alla maglieria a contatto con la pelle, all’interno degli overcoat. C’è poi una questione di stile, che varia dall’ultraformale allo sportswear di lusso, ma che chiaramente è ciò che ci contraddistingue. PER LA VOSTRA SEDE AVETE SCELTO UNA SOLUZIONE DI CONTINUITÀ CON LA NATURA. COME INFLUISCE QUESTO CONTATTO SUL PROCESSO CREATIVO?
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Da noi c’è un’attenzione strutturale anche al verde, con un’azienda, alle porte del lago di Garda, immersa in un parco di betulle, aceri e magnolie. Abbiamo voluto creare un ambiente sereno, che si estenda dai reparti produttivi fino al management.
naturali, azzurro, grigio, colori neutri. Poi ci sono gli accenti cromatici legati alla stagione autunno inverno 2014/2015, come il rosso, il bordeaux, il melanzana, che accendono e vivacizzano la collezione, con tocchi di blu e verde.
I COLORI, OLTRE A UNA QUESTIONE DI TENDENZA GLOBALE, SONO ANCHE ISPIRATI A UNA VOSTRA FILOSOFIA? AVETE DELLE COSTANTI CROMATICHE CHE VANNO OLTRE LE MODE? Il filo conduttore per i colori sono le tinte
COME INTERPRETA IL CONCETTO DI SLOW LIVING NELLA COLLEZIONE CHE PROGETTERÀ PER IL NOSTRO MARCHIO? Sicuramente quando penso al marchio Slow Living e alla sua vocazione ecocon-
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sapevole, non posso che privilegiare una collezione “capsule” fatta di filati naturali come il cashmere, le lane e i cotoni ecologici nei colori neutri, che meglio esaltano le qualità della materia prima. Inserirei poi nella palette anche alcuni verdi e delle declinazioni del color aubergine, che bene si adattano allo stile elegante, ma comodo, pensato per un consumatore attento alla qualità e all’eccellenza Made in Italy. www.doratex.it
PITTI IMMAGINE 2014 PITTI IMMAGINE UOMO
07 10 JANUARY 2014 17 20 JUNe 2014 FIReNZe
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07 10 JANUARY 2014 17 20 JUNe 2014 FIReNZe
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22 24 FeBRUARY 2014 20 22 SePTeMBeR 2014
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MILANO
T +39 055 36931 F +39 055 3693200 ph.Michele De Andreis e-paint+design.Alessandro Gori.Laboratorium mmxiii
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slowmotion FASHION
FUORIPORTA CON STILE
ISPIRAZIONI PER WEEKEND INVERNALI, IN MONTAGNA O IN CITTÀ D’ARTE FOTO MATTEO WEBER STYLIST VALENTINA RODA ASSISTENTE STYLIST FRANCESCA CARINI
Gilet PEDALED Pipa ASCORTI Bussola CITTÀ DEL SOLE Richiamo per uccelli CITTÀ DEL SOLE Portadocumenti WOOD’D Scarpe CHURCH’S Cravatta NICKY Libro farfalle CITTÀ DEL SOLE Occhiali TOM FORD Profumo TOM FORD Sciarpa ETON Agenda WOOD’D Calzini MAURO GRIFONI Cappello BARBISIO
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FUORI PORTA CON STILE
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FUORI PORTA CON STILE
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EMOZIONI DI UN ISTANTE LO SGUARDO SUL MONDO DI MAURIZIO GALIMBERTI, “INSTANT DADA ARTIST” DI FAMA INTERNAZIONALE CHE ESPORRÀ A BOLOGNA A GENNAIO SIA ALL’INTERNO DI ARTEFIERA CHE ALLA GALLERIA FRASSINAGODICIOTTO Con la collaborazione di Tommaso Stefani, Art Director di Artistocratic
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AURIZIO GALIMBERTI È L’INSTANT DADA ARTIST PER ECCELLENZA, CHE CON LA SUA GENIALITÀ IMMEDIATA E SPONTANEA, sorprende sempre sia con le tecniche del mosaico e del ready-made, sia nelle foto singole o nelle incisioni delle Polaroid. Inaugura il 23 gennaio a Bologna la mostra personale Italyscapes organizzata dalla galleria Artistocratic, nello spazio Frassinagodiciotto, in occasione di Arte Fiera 2014. Abbiamo incontrato Galimberti per saperne di più… IL 23 GENNAIO, A BOLOGNA, APRE AL PUBBLICO LA MOSTRA ITALYSCAPES CON LE OPERE RACCOLTE NEL NUOVO VOLUME “PAESAGGIO ITALIA”. COSA RAPPRESENTA “PAESAGGIO ITALIA” NEL SUO PERCORSO ARTISTICO? Paesaggio Italia è il primo lavoro antologico fuori dall’ordinario sull’Italia, un progetto di trasformazione
e rinnovamento maturato in trent’ anni di mia sperimentazione in tutte le forme espressive della fotografia istantanea. Rappresenta un grand tour d’Italia fotografato dai primi anni ‘90 a oggi, dall’intimità degli scatti singoli, le composizioni a mosaico e i ready-made, fino alle manipolazioni delle singole Polaroid. Un percorso importante che mi ha permesso di realizzare una antologica di 150 lavori e un libro opera di 300 (edito da Marsilio) dove celebro il nostro Paese riscoprendo i luoghi significativi ai quali sono legato. Un ambizioso progetto prodotto da Civita Tre Venezie e GiArt e promosso dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti. A cura di Benedetta Donato e con testo critico di Denis Curti, il progetto artistico vanta i contributi d’eccezione del premio Oscar Nicola Piovani, dell’architetto e designer di fama internazionale Michele De Lucchi e del fotografo e Art Director di Ogilvy&Mather Giuseppe Mastromatteo.
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MAURIZIO GALIMBERTI
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slowmotion ART PHOTOGRAPHY CORNER
COME E QUANDO SI È AVVICINATO ALLA FOTOGRAFIA? La mia passione per la fotografia ha radici lontane. Quando avevo 12 anni alla Rinascente di Milano con mia mamma, mi sono innamorato della Polaroid: c’era un set fotografico dove ti immortalavano vestito da Re e sono rimasto subito folgorato dall’istantaneità di questo strumento fotografico. Pochi secondi dopo aver scattato si aveva la possibilità di vedere subito la fotografia sviluppata. Da quel momento sono rimasto affascinato dal fatto che con un solo sguardo potevo racchiudere la realtà e fermarla in uno scatto. Dai 14 anni fino ai 25 ho lavorato con le reflex. A 26 ho deciso di abbandonare la camera oscura, perché non sopportavo più l’idea di restare al buio e gli acidi che mi irritavano le mani. Ma non potevo abbandonare la fotografia e da allora l’istantanea è diventata il prolungamento di me stesso. DA QUALI MOVIMENTI CULTURALI RITIENE DI ESSERE STATO MAGGIORMENTE INFLUENZATO? Culturalmente sono sempre stato curioso e interessato all’arte, soprattutto alle correnti come il Fotodinamismo dei fratelli Bragaglia, il Futurismo, il Bauhaus e il Dadaismo. Ho imparato osservando e studiando gran-
di maestri come Franco Fontana, Nino Migliori, Marco Ferreri, Bruno Munari, Gabriele Basilico. Un momento significativo è stato nel ‘92 quando l’artista Luigi Veronesi ha trovato le mie foto avvolgenti e contemporanee: dentro vedeva elementi di Futurismo e sprazzi dal “Nudo che scende le scale” di Marcel Duchamp. Mi incoraggiò così a continuare nella ricerca.
QUANTO CONTA LA RICERCA E LA SPERIMENTAZIONE NEL SUO UNIVERSO FOTOGRAFICO E QUALI SONO LE CONTAMINAZIONI OGGI TRA FOTOGRAFIA ANALOGICA, DIGITALE E ISTANTANEA? Nel mio mondo fotografico, è stata fondamentale la sperimentazione: penso alle prime esperienze nel 2010 con il marchio Impossible, che all’inizio presentavano delle piccole imperfezioni. Ho pensato di enfatizzare l’errore, di sottolinearlo, di dilatarlo ingrandendo le immagini e stampandole su carta cotone di formato 50X60, enfatizzando ancora di più l’elemento imperfetto. Per me l’indagine e la ricerca sono alla base del mio lavoro e mi spingo nelle varie tecniche attraverso la mia visione di sperimentazione fotografica, nel supporto, nella forma e nei mezzi utilizzati. Credo nel progresso fotografico, attraverso la continua evoluzione dei
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EMOZIONI DI UN ISTANTE
supporti e dei materiali che segnano l’ormai avvenuto passaggio dall’utilizzo della Polaroid alle nuove pellicole istantanee, come ad esempio le pellicole Fuji. La mia volontà è inoltre quella di indagare le nuove possibilità artistiche che coinvolgono il linguaggio fotografico. La contaminazione tra fotografia analogica, digitale e istantanea è presente nella progettualità, non nella tecnica. E’ molto interessante il discorso sulle nuove possibilità artistiche che coinvolgono il mondo degli smartphone, come ad esempio l’impossibile Lab istantanea che consente di trasformare qualsiasi immagine digitale in una vera e propria fotografia istantanea analogica tramite l’iPhone o iPod touch.
L’opera nasce prima nella mia testa ed è frutto di un lavoro di osservazione, ricerca e studio.
LA NATURA ISTANTANEA DELLA POLAROID È LEGATA ALL’IMPERFEZIONE. COME VIVE QUESTO ASPETTO IN UN MOMENTO IN CUI LE NORME DELLA FOTOGRAFIA ATTUALE SPESSO CHIEDONO LA PERFEZIONE ASSOLUTA? La perfezione è la morte della fotografia. Crea una barriera, uno specchio dove riflettersi ma che non lascia passare nessuno per andare oltre. Io ricerco l’imperfezione, l’emozione, l’elemento di rottura che riesco a cogliere con l’istantaneità. A favore della mia arte cito Roland Barthes ne i “Miti d’oggi”. COSA SIGNIFICA LA DISTORSIONE NEL SUO LAVORO E COSA RIFLETTE? La distorsione artistica rappresenta la musicalità interiore. Suona lo spazio di un volto o di un paesaggio. QUANTO TEMPO IMPIEGA PER LA REALIZZAZIONE DEL MOSAICO E COME LO REALIZZA? L’opera nasce prima nella mia testa ed è frutto di un lavoro di osservazione, ricerca e studio. Mediamente per la realizzazione concreta di un mio lavoro impiego 15-20 minuti dallo scatto passando per la composizione fino allo sviluppo del soggetto fotografato. Da sinistra verso destra, dall’alto verso il basso compongo le architetture, i volti, i paesaggi, l’ordine che unito alla creatività emotiva dona ritmo alla composizione. Sono come un musicista che dà armonia, equilibrio ed emozione. IL RITRATTO È SPESSO LEGATO ALLA PERFORMANCE. TROVA CHE SIA EFFETTIVAMENTE UN ASPETTO NECESSARIO IN RELAZIONE AL MEZZO E ALLO SPESSO CELEBRE SOGGETTO? La performance crea una relazione tra me e il soggetto. Trattandosi di fotografia istantanea e dovendo quindi tirare fuori tanto in poco tempo, mi aiuta a creare un contatto intimo e paradossalmente anche fisico
IN APERTURA E NELLA PAGINA A FIANCO: Roma
studio 5, Padova 1997
IN QUESTA PAGINA: Ostuni UlivoYellow Shadowself NELLA PAGINA SEGUENTE: Lucio Dalla e un autori-
tratto dell’artista.
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slowmotion ART PHOTOGRAPHY CORNER
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EMOZIONI DI UN ISTANTE
con la persona da ritrarre, in modo da poter cogliere il suo lato più vero che per me è fondamentale percepire. Mi aiuta a mettermi in contatto con il silenzio interiore del soggetto creando una situazione di liricità, citando il filosofo francese Jean-Luc Nancy a cui mi ispiro. CI PUÒ RACCONTARE ALCUNI ANEDDOTI SUI SUOI RITRATTI? Mentre eseguivo il ritratto a Robert De Niro, all’inizio era un po’ diffidente, poi invece ha apprezzato così tanto il mio lavoro che ha voluto ritraessi tutta la sua famiglia. Mi ricordo anche la camminata e le chiacchere fatte con Jhonny Depp, dopo aver realizzato il suo ritratto, mentre andavamo con l’opera in mano al Festival di Venezia. SPESSO ANCHE I PRIVATI LE COMMISSIONANO UN RITRATTO CON IL MOSAICO DI POLAROID. COSA PENSA SPINGA LE PERSONE A FARE QUESTA SCELTA: UN BISOGNO DI GUARDARSI CON ALTRI OCCHI? Per le persone è un privilegio essere ritratti. E’ anche un modo per sentirsi una celebrità. Credo però che scelgano le mie opere perchè attraverso di loro possono rivedersi in diverse sfaccettature, trovare raffigurate le emozioni che li pervadono grazie alla moltiplicazione dell’immagine che realizzo con la mia tecnica a mosaico. QUALI SONO I SUI PROSSIMI PROGETTI? Dopo la grande mostra di Paesaggio Italia a Palazzo Franchetti a Venezia, il progetto è stato presentato anche a New York alla Dillon Gallery ed ha avuto un suo ulteriore percorso attraverso una selezione di opere in suggestive località italiane (ad esempio Sestri Levante e in Puglia). Inoltre sarà presente d Arte Fiera 2014 con una selezione importante. Proseguo poi con i progetti su New York e su Parigi di cui c’è stata una anticipazione al Photolux Festival di Lucca, anteprima che sarà presente anche ad Arte Fiera 2014. Infine, sarò impegnato in progetti specifici legati ad aziende, tra quelli realizzati ultimamente ricordo i lavori per Nokia, Fiat, DKNY, per l’importante multibrand store Coltorti, fino al prossimo lavoro/progetto fotografico per IMA SpA, Gruppo leader mondiale nella progettazione e produzione di macchine automatiche.
Maurizio Galimberti nasce a Como nel 1956. Si trasferisce a Milano, dove oggi vive e lavora. Si accosta al mondo della fotografia analogica esordendo con l’utilizzo di una fotocamera a obiettivo rotante Widelux e dal 1983 focalizza il suo impegno, in maniera radicale e definitiva, sulla Polaroid. Nel 1991 inizia la collaborazione con Polaroid Italia della quale diventa testimonial ufficiale realizzando il volume “Polaroid Pro Art”, pubblicato nel 1995. Viene nominato “Instant Artist” ed è ideatore della “Polaroid Collection Italiana” e ottiene il prestigioso “Gran Prix Kodak Pubblicità Italia”. Continua la sua ricerca con Polaroid reinventando la tecnica del “Mosaico Fotografico” che inizialmente adatta ai ritratti. Il primo esperimento risale al 1989 quando ritrae suo figlio Giorgio. Seguiranno i ritratti realizzati tra gli altri, allo stilista Michele Trussardi, all’étoile Carla Fracci all’artista Mimmo Rotella dai quali risulta evidente il richiamo al fotodinamismo dei fratelli Bragaglia e la ricerca del ritmo, del movimento. Numerosi diventano i ritratti eseguiti nel mondo del cinema, dell’arte e della cultura. Il “Mosaico” diventa ben presto la tecnica per ritrarre non solo volti, ma anche paesaggi, architetture e città. Tra il 1997 e il 1999 realizza due importanti lavori per le città di Parigi e Lisbona. Nel 2003 dedica il suo lavoro alla realizzazione del volume “Viaggio in Italia”, un racconto del nostro paese attraverso le Polaroid singole. Nel 2006 si reca per la prima volta a New York e comincia la sua ricerca sulla luce, sull’energia ispirata da questa nuova città che per l’artista diviene la rappresentazione ideale del mondo contemporaneo. Alle produzioni di New York seguono i lavori realizzati in altre città come Berlino, Venezia e Napoli e nel 2013 la serie “Paesaggio Italia”. Attualmente è impegnato nella lavorazione del progetto sulla città di Milano che sarà presentato nel 2015, in occasione dell’Expo.
ARTISTOCRATIC è la galleria online di fotografia d’autore a edizione limitata. Con oltre 90 artisti e 500 opere, rappresenta il canale di riferimento sia online che offline per giovani ed esperti collezionisti che vogliono arricchire la loro ricerca di opportunità di investimento nel mondo della fotografia d’arte. Collaborano con la galleria sia i grandi maestri come Ferdinando Scianna, Gian Paolo Barbieri, Franco Fontana, l’Archivio Mario Giacomelli di Sassoferrato, sia artisti contemporanei come Giacomo Costa, Davide Bramante, Maurizio Galimberti, Nicola Cicognani. Artistocratic organizza mostre e partecipa a fiere d’arte in Italia e all’estero. artistocratic.com
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VIAGGIARE CON LA TESTA E IL CUORE PAESAGGI MOZZAFIATO, NATURA SELVAGGIA ED ESPERIENZE UNICHE. IL VIAGGIO TORNA AD ESSERE “DI SCOPERTA” GRAZIE ALLA DIFFUSIONE DELL’ECOTURISMO Di Giovanna Caprioglio
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PESSO ABUSATO E UTILIZZATO PIÙ COME DENOMINAZIONE IMPROPRIA PER SEMPLICI ALBERGHI NELLA NATURA, IL TERMINE ECOTURISMO SIGNIFICA IN REALTÀ MOLTO DI PIÙ DI QUESTO. L’ecoturismo è un modo di viaggiare più consapevole, istituzionalizzato nel 2002 dalla Dichiarazione di Quebec, siglata dall’International Ecotourism Society, fondata nel 1989. Prevede un atteggiamento
responsabile da parte dei turisti che viaggiano in aree naturali, ma anche delle strutture che li ospitano, nell’ottica di conservare l’ambiente circostante e sostenere le popolazioni locali. Questo però non significa per forza rinunciare alla bellezza e ai comfort. Soprattutto negli ultimi anni sono nati resort che non solo hanno rispettato i canoni dell’architettura sostenibile, ma si sono anche resi paladini di iniziative responsabili nei con-
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fronti delle popolazioni locali e del territorio, come progetti di riforestazione, riciclo, conservazione di specie animali o impiego di personale locale tramite programmi di sviluppo. Scegliere questi luoghi come meta delle proprie vacanze significa quindi entrare a stretto contatto con la natura, conoscere tradizioni e culture locali e vivere esperienze indimenticabili. Ne abbiamo scelti un paio nei paradisi naturali del Sudamerica, pionieri di questo genere di turismo.
LAPA RIOS ECO LODGE Per addormentarsi con il rumore delle onde dell’Oceano e svegliarsi alle prime luci dell’alba con i suoni della foresta, i bungalow di Lapa Rios sono il luogo ideale. Nel cuore del Costarica, nazione con una grande vocazione alla sostenibilità, grazie anche al suo incredibile patrimonio faunistico, il Resort Lapa Rios si trova all’interno della foresta pluviale, nella natura più selvaggia e incontaminata. Nato ben
dieci anni fa dalla volontà di John e Karen Lewis, ex volontari pacifisti, negli anni questo ecolodge è stato premiato e molto pubblicato proprio per il suo impegno verso l’ambiente e le comunità locali. Ogni ospite di Lapa Rios, infatti, ha la possibilità di conoscere gli abitanti durante passeggiate nella foresta o visite nelle scuole e in città, incontri serali sulla sostenibilità, ma anche soltanto entrando in contatto con lo staff, che è composto principalmente da fa-
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miglie locali. Essere sostenibili e attenti in un paradiso naturale come questo è forse anche più facile, ma qui tutto è stato studiato per rispettare la foresta, senza rinunciare agli agi. Sedici lussuosi bungalow che sono stati costruiti e arredati con materiali sostenibili come legno certificato e gusci di noce di cocco, in cui vengono usati saponi e detergenti naturali e la cui acqua è riscaldata dai pannelli solari. Aperti su tre lati per poter
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vivere appieno i suoni, i profumi e i colori della foresta, del Pacifico o del Gulfo Dulce, in lontananza. Forse è per quello che il payoff che ritroviamo nella presentazione è : “Lapa Rios è verde, ma non d’invidia!”. JUMA AMAZON LODGE Arrivare in questo lodge è già di per sé un’esperienza unica: a trenta minuti di idrovolante o a tre ore di barca da Manaus, attraverso due fiumi, il Solimões e il Negro, che si incontrano dando luogo a un incredibile fenomeno naturale, il Juma Amazon Lodge si scorge all’ultimo minuto. Sembra che faccia parte della giungla o, più che altro, sembra essere sempre stato lì. Costruito nel 2002 – anno mondiale dell’ecoturismo – da Renato Barbosa, che ha personalmente individuato location e materiali, il Juma Lodge è costituito da 20 capanne costruite con i legini locali – angelim, itaùba e foglie di babaçu –, che poggiano su altissime palafitte per far fronte alla stagione delle piogge, quando il fiume sale anche di 15 metri. Tutto questo per essere il più possibile in armonia con la natura, che è poi lo scopo per cui questo piccolo hotel è stato costruito: permettere ai suoi ospiti di scoprire da vicino la foresta Amazzonica. Partendo da qui, grazie ai tour organizzati dal lodge con guide locali, si possono infatti provare esperienze indimenticabili, dal
tree climbing, alla pesca del pirãna o alla ricerca di alligatori, dalla visita alla giungla e al fiume Solimões, fino al secolare albero Sumaúma, che ha quasi 300 anni. O ancora, si possono conoscere le comunità locali, fare corsi di artigianato o assistere a brevi letture su leggende e tradizioni locali. Scegliere questo lodge significa voler partire alla scoperta di questa incredibile area del mondo e aiutare a proteggerla, visto che il Juma Lodge si impegna a sostenere un progetto di risanamento degli argini del lago Juma, insegnando alle popolazioni che lo abitano come coltivare piccole piante locali e acquistando i frutti che producono. In questo modo già 40 famiglie vi partecipano e sono stati recuperati 3.500 ettari di foresta. Tra le molte tipologie di vacanza che si può scegliere, quella dedicata alla scoperta e all’abbandono delle proprie abitudini e certezze forse rispecchia di più il significato di viaggio. Al giorno d’oggi è molto più facile spostarsi, ma “saper viaggiare” rappresenta forse quello che possiamo definire il vero lusso. IN APERTURA: il Juma Amazon Lodge IN QUESTE PAGINE: Nella pagina
di sinistra la della reception del Juma Amazon Lodge, a destra momenti di vita nella comunità di John Obey. TLJ Diary of Slow Living - 23 — 80 —
LAPA RIOS ECOLODGE Matapalo, Peninsula de Osa, Puerto Jiménez Costarica laparios.com Come raggiungerlo. Si può guidare per circa 7 ore una volta atterrati all’aeroporto di San José, ma il modo più facile è utilizzare piccoli aerei che partono giornalmente da San José e atterrano a Puerto Jimenez, a 45 minuti di auto da Lapa Rios. Sansa: parte da un piccolo terminal all’interno dell’aeroporto internazionale Juan Santamaria (SJO) a San José Nature Air: parte dall’aeroporto Tobias Bolanos, a 30 minuti dall’aeroporto internazionale Juan Santamaria. JUMA AMAZON LODGE Autazes- Brasile jumalodge.com Come raggiungerlo. Con l’idrovolante da Manaus in 30 minuti, oppure in 3 step: 1. 30 minuti di barca veloce dal molo Ceasa a Manaus al villaggio di Careiro 2. 1 ora di auto/van da Careiro al fiume Massarico 3. 1 ora di barca veloce dal fiume Massarico al lodge
VIAGGIARE CON LA TESTA E IL CUORE
TRIBEWANTED UNA TRIBÙ DIGITALE AL LAVORO PER SOSTENERE COMUNITÀ LOCALI.
Un turismo veramente sostenibile non si limita a adottare comportamenti virtuosi, che preservino l’ambiente che ci circonda, ma significa anche aiutare le comunità locali a svilupparsi e imparare a rispettare il proprio ambiente e farlo fruttare per il benessere di tutti. Un esempio che sta facendo il giro del mondo è proprio la comunità Tribewanted, fondata nel 2006 dall’inglese Ben Keene, che ha iniziato questa avventura nelle Fiji e ora, anche grazie all’italiano Filippo Bozotti, sta sviluppando due comunità: in Sierra Leone e a Monestevole, in Umbria. L’idea alla base è molto semplice e così chiara da avere avuto subito un grande seguito nella community online: per ogni mille “Tribemembers” che verseranno una anche piccola quota per un anno (10 sterline al mese), Tribewanted aprirà una nuova comunità fino al massimo di dieci, decidendo con una votazione di tutti i membri. Così, dopo la felice esperienza dell’isola di Vorovoro alle Fiji, dove in 5 anni di lavoro sono stati investiti un milione di dollari nell’economia locale e creati 25 posti di lavoro locali a tempo pieno, è nata nel 2010 la comunità di John Obey in Sierra Leone, accanto al villaggio di pescatori locale. La scelta della Sierra Leone, funestata da molte guerre civili, è proprio tesa a far conoscere la bellezza di questo paese al turismo internazionale, che sta iniziando ad apprezzarlo. Proprio Filippo, che si trovava in Sierra Leone per girare un documentario sociale per MTV, ne ha capito il grande potenziale. «Un mio amico produttore mi ha fatto conoscere Ben Keene, che aveva appena messo in piedi il progetto Tribewanted alle Fiji ed era da poco stato in Sierra Leone. Ci siamo visti a casa mia a New York, e dopo una buona bottiglia di vino rosso ci siamo stretti la mano e abbiamo deciso di portare avanti il successivo progetto di Tribewanted insieme. Un mese dopo eravamo in tenda sulle spiagge della Sierra Leone a cercare il posto giusto...» ci racconta Filippo. Così, nei primi due anni di vita anzitutto
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La scelta della Sierra Leone, funestata dalle molte guerre civili è proprio legata a far conoscere la bellezza di questo paese al turismo internazionale. si è cominciato a costruire un rapporto di collaborazione e amicizia con la comunità di pescatori di John Obey. Sono state coinvolte a tempo pieno 25 persone tra costruttori, falegnami, cuochi, agricoltori, giardinieri, oltre ai gestori del complesso e alle guide per i visitatori; sono stati costruiti edifici con la tecnica chiamata “Superadobe” di Calearthorg (consiste nel riempire con terra locale lunghi sacchi, che vengono poi irrobustiti con filo spinato e disposti a formare una struttura a cupola semplice ed efficiente), ma anche edifici in legno e bungalow di bambù, oltre a un sistema per la produzione di energia solare e per il riciclo dell’acqua, servizi igienici con sistemi di compostaggio, docce autonome, cucina in spiaggia. I giardini sono stati realizzati con la tecnica della permacultura, termine che deriva dall’inglese permaculture, a sua volta contrazione sia di permanent agricolture sia di permanent culture. Secondo il coniatore della parola, Bill Mollison, infatti: «Una cultura non può sopravvivere a lungo senza una base agricola sostenibile e un’etica dell’uso della terra». La comunità è aperta a ospitare da un paio di notti fino a diversi mesi, sia gli originari Tribe members sia i turisti interessati a sperimentare uno stile di vita sostenibile. Si possono condividere le esperienze sul campo con i Tribe members online che fanno parte della community, inducendo altri ad adottare nella vita di tutti i giorni uno stile di vita sostenibile.Uno studio del MSC ha provato che dopo aver visitato Vorovoro, il 71% dei Tribe members ha affermato di produrre meno rifiuti e il 76% ha incrementato la raccolta differenziata per il riciclaggio. Tribewanted non è una semplice realtà economica che si propone di diffondere l’ecoturismo, ma un serissimo esempio che con una visione chiara della necessità
di vivere in modo sostenibile e un progetto concreto si può fare molto. Le comunità sono organizzatissime e si fondano su dieci parametri della sostenibilità, fondamentali per prosperare: 1. Equilibrio finanziario: le iniziative sostenibili non devono essere in perdita economica per poter avere un impatto positivo a lungo termine. 2. Autonomia energetica da fonti non esauribili. 3. Consumo sostenibile di acqua da fonti rinnovabili. 4. Consumo di alimenti prevalentemente locali e stagionali (chilometro zero). 5. Riciclo e riutilizzo dei rifiuti. 6. Minimizzare l’emissione di CO2 (anche con attività a emissione negativa, come piantare nuovi alberi). 7. Lavoro: tendere alla piena occupazione locale, creare nuova occupazione e aumentare la professionalità in progetti che generino, oltre al reddito, un’identità personale e sociale. 8. Salute (fisica e mentale): aumentare la speranza di vita per tutti per mezzo di
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COME FUNZIONA TRIBEWANTED SUSTAINABLE COMMUNITIES 1. Raccolta fondi: ogni membro che aderisce alla cooperativa si impegna a versare 10 sterline (circa 13 euro) al mese per un anno. Ogni nuovi 1000 membri iscritti, possiamo lanciare una nuova comunità fisica in un luogo scelto con una votazione da tutti i Tribe members: 2. Avvio dell’attività: collaboriamo con la popolazione locale per la costruzione ex novo o la ristrutturazione di una comunità esistente, al fine di ottenere un sito sostenibile dove possano vivere fino a 50 persone. 3. Un’ esperienza aperta a tutti: grazie alla collaborazione con i nostri partner locali, diamo la possibilità di soggiornare presso le nostre comunità da un paio di notti fino a diversi mesi, sia agli originari Tribe members sia ai turisti interessati a sperimentare uno stile di vita sostenibile. Condividiamo le nostre esperienze sul campo con i Tribe members online che fanno parte della community, inducendo altri ad adottare nella vita di tutti i giorni uno stile di vita sostenibile.
condizioni di vita sane e confortevoli. 9. Istruzione: dare accesso a tutti ai migliori gradi di istruzione senza barriere, permettendo a tutti, indipendentemente dall’età, di tenere il passo con le nuove conoscenze. 10. Benessere: in merito a risorse economiche disponibili, lavoro, famiglia, ambiente, salute fisica, salute mentale, società in cui si vive, governo. Tutto questo deve essere sorretto da due aspetti fondamentali: la mente e il cuore delle persone. Se quelli appena esposti sono i parametri della mente, è il cuore che permette di vedere il futuro in un modo diverso, di vivere il cambiamento e condividerlo con gli altri, per una crescita individuale e globale che non solo è possibile, ma è ormai fondamentale.
IN QUESTE PAGINE: l’interno di un
bungalow della comunità di John Obey, un alloggio costruito con la tecnica chiamata “Superadobe” di Calearthorg. TLJ Diary of Slow Living - 23 — 83 —
Tribewanted Sustainable Communities • è posseduta dai soci (i Tribe members) e gestisce i collaboratori delle singole comunità • ogni membro della cooperativa è un socio (non esistono azioni), quindi vale il principio “una testa, un voto” • le entrate sono costituite dalle quote associative e dal turismo ecosostenibile • i ricavi sono distribuiti per il 70% alla comunità locale Tribewanted e il 30% è utilizzato per coprire le spese generali di Tribewanted Limited: sito web, pr, marketing, contabilità, legale eccetera, fino al raggiungimento del pareggio finanziario di Tribewanted Limited • oltre il pareggio finanziario, gli eventuali utili sono reinvestiti nella cooperativa, con fini decisi dai membri Oggi le due comunità “attive “ sono quelle di John Obey Beach in Sierra Leone e Monestevole, nel cuore dell’Umbria. www.tribewanted.com Monestevole: +39 (0) 75 941 5569 John Obey: +232 (0) 782 738 583 info@tribewanted.com
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MEXICO IL “RITMO LENTO” DEI PARCHI DELLA RIVIERA MAYA
La Riviera Maya è un vero e proprio paradiso naturale ricco di spiagge vergini e con un’abbondante quanto esotica vita marina e terrestre; è circondata da caverne, cenotes e fiumi sotterranei le cui acque cristalline conservano meraviglie sommerse uniche e preziose. Più di 500 anni fa questo territorio, che oggi fa parte dello Stato del Quintana Roo, è stato un’importantissima regione del mondo Maya, sia per il commercio, sia per la religione. Ne è un esempio Tulum, una città fortificata affacciata sui Caraibi messicani, che oggi rappresenta uno dei siti archeologici più visitati di tutto il Messico. La Riviera Maya ha conservato il suo ambiente naturale e oggi è una delle migliori località per le vacanze di tutto il Paese. Le sue attuali infrastrutture turistiche sono a stretto contatto con angoli di paradiso e garantisticono i migliori livelli di servizi alberghiero e di attenzione all’ecosistema di questo luogo unico al mondo. La Riviera Maya è riconosciuta per il suo status di “santuario naturale”, che ha permesso di creare parchi unici al mondo, dove non mancano le possibilità di fare esperienze indimenticabili. Il parco Xcaret, per esempio, è un luogo davvero speciale: si tratta di un vero e proprio paradiso, fortemente orientato alla sostenibilità ambientale, dove la bellezza naturale si unisce alla ricchezza culturale dei Caraibi messicani, ad appena 45 minuti da Cancún, nel Quintana Roo. Un’area naturale dove convivono in modo singolare ecosistemi estremamente diversi fra loro, come la foresta, la spiaggia e i fiumi sotterranei. Queste qualità hanno permesso la nascita di parchi unici nel loro genere, come XelHá (l’acquario naturale più grande del mondo), Xplor (un parco avventura) e Xenotes, oasi maya (la ruta dei cenotes): visitandoli, potrete vivere un’esperienza completa e ammirare tutto ciò che questo paradiso caraibico ha in serbo per voi. L’ambiente naturale della Riviera Maya
è incredibilmente privilegiato: vanta infatti numerosissime specie animali e rappresenta un importante rifugio naturale per molte di esse, oggi a rischio di estinzione. Ecco la grandissima responsabilità sociale di cui Xcaret si fa carico, proteggendo i lamantini, le tartarughe giganti e le dermatemidi di fiume (rare testuggini native del Messico), tutte specie che trovano il proprio habitat naturale all’interno di questo parco. Il Parque Natural Xel-Há, considerato tra i più grandi del mondo, vi permetterà di praticare lo snorkeling migliore che
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possa esservi offerto tra tutte le località della zona di Cancún o della Riviera Maya. Qui potrete ammirare centinaia di pesci tropicali e oltre 90 specie marine che abitano le sue acque, ed esplorare i suoi cenotes, le sue grotte e le sue lagune alimentate direttamente dal mare, che si uniscono alle acque dolci di una sorgente naturale. Xel-Há si trova a sud di Playa del Carmen, ed è un parco ecoarcheologico il cui nome significa “la nascita dell’acqua”. La cultura maya è fiorita grazie all’esistenza dei cenotes, un particolare tipo di formazioni subacquee che
ADVERTORIAL
programmazione e proposta di viaggio in Messico, un catalogo monografico dedicato al paese di 68 pagine (anche online sul sito PressTours.it, sfogliabile ed interattivo per realizzare il preventivo di viaggio in tempo reale e alle migliori condizioni) con itinerari anche via Stati Uniti e in abbinamento ad altre isole caraibiche o ai paesi del Centroamerica, gli EXPLORACafè di Press Tours con il loro “Programma degli Eventi” offerti a titolo gratuito ai clienti Press Tours, soggiorni mare nei più rinomati hotel e villaggi all inclusive, tours individuali o di gruppi, fly and drive, un’assistenza in loco dedicata ai propri clienti formata da professionisti italiani che risiedono in destinazione da anni per offrire tutta la loro competenza professionale e la loro profonda conoscenza dei luoghi: ecco il Messico di Press Tours! Il Messico di Press Tours vi aspetta: comodi voli diretti da Milano e da Roma e voli di linea con partenza dai tanti aeroporti italiani serviti da compagnie aeree europee ed americane, ottime infrastrutture civili, servizi alberghieri e turistici di eccellente qualità, un livello di servizio e di accoglienza unico, storia Maya e coloniale, una cultura viva che si mostra nell’arte, nella cultura, nella musica, nella gastronomia, un’attenzione positiva e propositiva verso la protezione e la valorizzazione degli ambienti naturali. INFORMAZIONI SUL MESSICO E SULLA RIVIERA MAYA: MEXICO – Ente per la Promozione Turistica Via Lazzaro Spallanzani, 16 - Roma italy@visitmexico.com www.visitmexico.com
rappresentarono la loro principale fonte di sostentamento idrico, nonché aree sacre dedicate alla venerazione della natura. Queste antiche formazioni geologiche sono attraversate da fiumi sotterranei e grotte dall’acqua cristallina, che per milioni di anni sono rimaste nascoste nel cuore della selva dell’area sudorientale del Messico. I Maya li ritenevano inoltre la porta di accesso allo Xibalbá, il mondo ultraterreno dove riposavano gli dèi della pioggia; da lì la loro elevazione a luoghi sacri. Press Tours esaudisce ogni vostro desiderio di Messico e di Riviera Maya:
da oltre 30 anni è il tour operator italiano di riferimento per i viaggi verso l’intero Continente Americano (Nord, Centro e Sud America), il Messico continentale e caraibico e per l’intero corollario delle isole dell’arcipelago Caraibico, oltre all’Oceano Indiano e all’Africa Australe e Orientale. Da sempre attento alle tematiche ecoantro sostenibili, Press Tours programma e commercializza viaggi, soggiorni e tours per soddisfare qualsiasi “voglia di viaggio”, secondo i propri ritmi, il proprio budget, la propria immaginazione, per creare il viaggio su misura per sé. Un’attenta
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INFORMAZIONI SU PRESS TOURS: PRESS TOURS www.presstours.it Seguite Press Tours sui social media (blog, facebook, twitter, youtube) per scoprire tutte le novità e le curiosità dei luoghi più belli del mondo!
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CAVALCARE L’ONDA DELLA SOSTENIBILITÀ ORMAI È UN’ONDA INARRESTABILE QUELLA DEI SURFISTI CHE LOTTANO PER LA SALVAGUARDIA DEGLI OCEANI E DELL’AMBIENTE. LA NUOVA “SURF CULTURE” PARLA IL LINGUAGGIO DELLA SOSTENIBILITA’ Di Giovanna Caprioglio, immagini @Nick LaVecchia
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UANDO SI PENSA AL SURF, LA MENTE VIAGGIA SUBITO VERSO OCEANI E PAESAGGI COSTIERI INCONTAMINATI: Australia, Sud America, il paradiso delle Hawaii. Il surf invece è uno sport praticabile un po’ ovunque nel mondo e anche in Italia. Chiamarlo sport però è forse riduttivo. Il surf è una vera e propria cultura, una passione che quando ti prende non ti lascia più, nemmeno in età avanzata. Molti pensano che il surf sia una rivelazione che ti cambi la vita. Effettivamente chi lo guarda dal di fuori può non trovarlo così entusiasmante: più della metà del tempo è dedicato a “pagaiare” (remare con le mani, distesi sulla tavola) verso la “line up” (la linea ideale dove prendere l’onda), molto altro tempo è dedicato all’attesa dell’onda e solo pochi minuti sono di azione vera, quando la si cavalca. Il surf quindi o si ama o si odia, non si può fingere, ma quello che regala è una totale comunione con il mare, una danza appassionata con lui. È una forma di libertà e allo stesso tempo una promessa d’amore con il mare. Il surf, che ha iniziato a spopolare nell’America degli anni Cinquanta, ha in realtà radici antichissime, pare risalenti al XV secolo a Thaiti, dove fu osservato per la prima volta dall’europeo James Cook
nel 1777. Questo speciale rapporto con il mare e l’ambiente che lo circonda ha fatto sì che i surfisti di tutto il mondo arrivassero molto prima degli altri a capire che era necessario lottare per difendere l’ambiente. Lo hanno sempre fatto per i propri ideali di surfers e per difendere la loro passione, il loro sport ma, soprattutto, il diritto di esercitare il proprio rito in un ambiente pulito. Così sono nate ovunque iniziative per proteggere le coste, preservarle dai rifiuti, lottare per la salvaguardia delle specie animali che vi abitano. Parallelamente, altrettanta attenzione è stata posta alle attrezzature, che sempre più spesso vengono prodotte con materiali riciclati. Un esempio è l’associazione californiana “Sustainable Surf ”, che tra i tanti progetti segue quello di EcoBoard, che vuole aiutare chi acquista una tavola da surf a sceglierne una dalle alte prestazioni, ma prodotta con materiali che assicurino un ridotto impatto ambientale e di consumo di sostanze tossiche. Una sorta di “bollino blu” che certifica le tavole che sfruttano i migliori materiali di riciclo e che sono a loro volta riciclabili. Correlato a EcoBoard è nato anche il progetto “Waste to Waves”, che invita chiunque a raccogliere il polistirolo abbandonato sulle coste della California e depositarlo in appositi contenitori presenti in moltissimi negozi di surf della
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regione. Questo polistirolo servirà proprio per produrre nuove tavole. Uno dei brand produttori approvati da EcoBoard è Bing, una storica azienda californiana impegnata da anni in questo senso, tanto da collaborare con Chris del Moro, famoso surfista italoamericano con una passione per l’arte e, ovviamente‚ per l’ambiente. Insieme hanno creato una tavola con la quale Chris ha surfato in Italia lo scorso anno per girare il meraviglioso docu-film “Bellavita” con Jason Baffa, dove Chris viaggia per l’Italia alla scoperta delle sue origini e delle nostre meravigliose coste. È stato quindi facile avvicinarlo e conoscere il suo punto di vista su queste tematiche. Ci racconta di essere figlio di una mamma californiana, che con il suo spirito hippie lo ha fatto crescere a stretto contatto con la natura; per questo sin da piccolo si è interessato all’ambiente, tanto da studiare agricoltura organica, per poi lavorare al fianco di amici surfisti per l’organizzazione “Surfers for Cetaceans”, che si batteva per la salvaguardia dei cetacei nell’Oceano. Di certo non è mai stato interessato ad arricchirsi con il surf e anzi ha sempre cercato di unire le sue passioni per il surf, l’arte e la natura creando progetti come il film “Bellavita” e ancor prima “Minds in the Water”, un altro documentario che si proponeva di sensibilizzare verso il rispetto del mare. «Essendo il surf un’arte, oltre che uno sport che si basa sull’ambiente naturale, sono convinto che le energie spese per proteggere la nostra Terra siano importanti per la salute e la felicità delle persone» ci racconta con convinzione. «Gli italiani» continua «sono molto passionali, legati alla famiglia e anche attenti all’ambiente che le circonda, ma spesso ancora molte persone hanno uno stile di vita che non prende in considerazione l’attenzione allo spreco, a non gettare bottiglie di plastica, sigarette e altri rifiuti che poi alla fine finiscono nei fiumi e di conseguenza nei mari, ma ho una grandissima fiducia nelle nuove generazioni che ho conosciuto, sono certo che faranno ritornare l’Italia un paese pulito ed efficente.» Chris è davvero il classico esempio di surfista impegnato in questo senso, che tutti i giorni cerca di avere uno stile di vita il più naturale possibile, dalla dieta vegetariana all’acquisto di prodotti a km zero, all’attenzione per ciò che indossa e quello che compra. «Credo sia il modo migliore non solo per aiutare l’ambiente, ma anche per vivere sani e felici!» conclude. Così la “Surfers Culture” si sta trasformando in questo stile di vita e sta avendo un enorme effetto trainante anche nei confronti di chi questo sport non lo pratica. Non più dunque “ribelli senza causa”, ma un grande esercito che segue la sua passione e lotta per l’ambiente in cui la pratica. La ricerca dell’onda perfetta, ma in un mare pulito.
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CAVALCARE L’ONDA DELLA SOSTENIBILITÀ
«Essendo il surf un’arte, oltre che uno sport che si basa sull’ambiente naturale, sono convinto che le energie spese per proteggere la nostra Terra siano importanti per la salute e la felicità delle persone»
IN APERTURA E IN QUESTA PAGINA: Chris del Moro fotografato da Nick LaVecchia, e amici durante le riprese del film Bellavita, interamente girato in Italia. SOPRA: Immagini della produzione di “Ecoboard” prodotte con resina naturale e anima di polistirene riciclato (courtesy of Sustainable Surf).
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maurizio galimberti Mostra a cura della galleria Artistocratic
italyscapes Via Frassinago 18/2 | Bologna 23 gennaio - 2 febbraio 2014 Art White Night | Sabato 25 gennaio Arte Fiera Bologna Stand Artistocratic 24 - 27 gennaio 2014 in occasione di:
in collaborazione con:
tel. +39 051222837 | info@artistocratic.com
the guide BREVIARIO ILLUSTRATO DEL RALLENTAMENTO · 92 · Prendersi cura di sè Affrontare l’inverno in bellezza · 94 · Vestirsi Tommy Hilfiger punta sul cashmere | Lana sportiva made in Woolmark | Amuse. Gioielli secondo natura · 96 · Arredare la casa Operae: il green side del design · 98 · Muoversi Ford: invasione verde | Toyota I-Road | Lancia Ypsilon si fa in 4 · 100 · Leggere Ispirazioni lifestyle e fotografia · 102 · Cucinare Dolce Natale · 104 · Mangiare bene Løv Organic | Il mondo de I Cucinieri | La Molisana rivoluziona lo spaghetto · 105 · Curare le Piante Il Quercus Ilex · 106 · Conoscere le stelle Oroscopo dell’inverno
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the guide
BEAU AU TOTY MOTIVE
A cura di Daniele Buzzonetti
Affrontare l’inverno in bellezza In inverno, anche la pelle deve essere messa al riparo dal freddo. Le temperature più basse, infatti, sono spesso causa di arrossamenti, screpolature, secchezza e disidratazione dell’epidermide. Le precauzioni da prendere in questo senso sono diverse, è dunque buona abitudine consumare alimenti ricchi di vitamine e antiossidanti, bere molta acqua, usare saponi neutri, esfoliare regolarmente la pelle e soprattutto idratarla. La zona più esposta ai danni provocati dal clima rigido è senz’altro quella del viso, che in questo periodo dell’anno va difeso e protetto dagli agenti esterni. E molte persone ignorano quanto
sia importante cambiare di stagione in stagione anche i cosmetici, specialmente quando si parla della cura del viso. Vanno quindi usate creme ricche di oli e burri, dalla consistenza più ricca e grassa (banditi i gel e le creme leggere), che servono a creare una vera e propria barriera protettiva utile a difendere l’epidermide dalle aggressioni esterne. Altri alleati della stagione sono i balsami, le maschere nutrienti, gli scrub delicati e i sieri da applicare prima di andare a dormire. Nutrire la pelle è sicuramente il primo passo per salvaguardare il viso dalle intemperie e conservare un incarnato luminoso.
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the guide BE AUTY A cura di Sibilla Foti
PRENDERSI CURA DELLA PELLE IN INVERNO. ECCO COME FARE A
B
D
C
Per proteggere perfettamente la pelle nella stagione invernale, bastano pochi gesti da fare con costanza. Innanzitutto applicate giornalmente una crema corposa, come il Balsamo ultraricco nutriente (B26) di Etat Pur (C); ideale per le pelli secche in inverno, questo balsamo ricco composto da burro di mango e olio di jojoba, oltre a offrire un’idratazione intensa e a lunga durata, deposita sul viso un sottile film protettivo che rafforza la funzione di barriera della pelle (40 ml, € 10.80). Prima della crema abituale, l’ideale è applicare un siero, per esempio il Siero favoloso karité de L’Occitane (B), formulato per pro-
teggere la pelle dalle aggressioni esterne ed evitare le irritazioni, oltre a mantenere la pelle idratata per 24 ore (30 ml, € 36). Una volta alla settimana, invece, è consigliabile esfoliare la pelle. Da provare lo Scrub Esfoliante di Bjobj (A), che aiuta a eliminare le cellule morte e le impurità lasciando la pelle morbida e levigata grazie alle sostanze nutrienti presenti al suo interno. Per un’ulteriore idratazione, provate anche una maschera superidrante come quella di Lush “Maschera d’inverno” (D), a base di lavanda e cetriolo, che calma la pelle stressata dagli agenti atmosferici, restituendole vigore. (60 g, € 10,25).
4 CREME MANI A CONFRONTO CREMA MANI DOMUS OLEA TOSCANA Emulsione morbida e vellutante per un nutrimento intenso, un’azione lenitiva e una rapida cicatrizzazione di mani inaridite dal freddo o da agenti chimici. L’estratto di foglie di vite, contenuto in alta percentuale, previene l’invecchiamento delle mani causato dalle radiazioni UV e dagli altri agenti esterni. (75 ml, € 15.26)
CLARINS CRÈME JEUNESSE DES MAINS A base di glicerina, protegge dalle screpolature e dalle irritazioni. Lascia le mani morbide e vellutate, procura una gradevole sensazione di benessere e fortifica le unghie. Da applicare in ogni momento della giornata, dall’estremità delle dita fino ai polsi, massaggiando delicatamente anche le unghie. (100 ml, € 19,50)
CREMA MANI RIPARATRICE PLANTER’S ALOE VERA Formulata con puro succo di vera aloe e arricchita con fitoestratto di rosa canina, combatte con efficacia gli arrossamenti e le screpolature causate da sole, vento, inquinamento e dall’uso di detersivi troppo aggressivi. (75 ml, €7)
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CREMA MANI ECO BIOLOGICA OMIA Un trattamento rigenerante e protettivo per le mani a base di gel di aloe da agricoltura biologica certificata, arricchita di amido di mais, burro di Karité e olio di mandorle, che gli conferiscono notevoli capacità protettive. Non contiene parabeni, oli minerali, PEG, coloranti sintetici, siliconi. (75 ml, €4,90)
the guide FA SH I O N A cura di Marco Magalini
TOMMY HILFIGER
punta sul cashmere
NASCE LAZY DAYS, la capsule collection di Tommy Hilfiger dedicata al cashmere di qualità, perfetta per vivere in modo rilassato e confortevole la stagione più fredda. Sunday morning relax, questo il mood al quale si rifà la collezione in edizione limitata, che coniuga materiali di altissima qualità con uno stile versatile e disinvolto. Ciascun capo è realizzato in una miscela di cashmere e filato ecologico Lyocell Seacell; il risultato è un materiale unico, che rivitalizza la pelle stimolando il passaggio di sostanze nutrienti tra pelle e filato. La collezione è creata in collaborazione con Cashmere World Holding AG, un’organizzazione specializzata nella produzione etica ed ecologicamente responsabile di materiali di alta qualità. Il cashmere utilizzato proviene infatti dalle regioni interne della Mongolia. Per la collezione Lazy Days, il cashmere è stato miscelato con puro Lyocell Seacell, un filato realizzato con alghe marine ricche di minerali, proteine e vitamine, raccolte in modo ecosostenibile nei fiordi islandesi. Il risultato è il comfort esclusivo del cashmere unito all’effetto lenitivo delle alghe ricche di antiossidanti, che attivano la rigenerazione cellulare, attenuano le infiammazioni, mineralizzano la pelle e proteggono dai radicali liberi. La struttura fibrosa di questi filati favorisce uno scambio tra pelle e filato di elementi nutrienti, tra cui calcio, ferro, magnesio e vitamina E.
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the guide FASHI ON
LANA SPORTIVA MADE IN WOOLMARK
Chi l’ha detto che in ambito sportivo i tessuti tecnici performano meglio di quelli naturali? Nelle più svariate discipline, dalle più soft come lo yoga e lo stretching a quelle di allenamento come la corsa, l’atletica, il ciclismo e il canottaggio, fino alle attività più estreme quali la vela, l’alpinismo e lo sci, sempre più sportivi hanno iniziato a scegliere la lana, fibra naturale per eccellenza. Rinnovabile e quindi 100% eco-friendly, la lana Merino è oggi, grazie anche all’innovazione tecnologica sostenuta da The Woolmark Company, una delle fibre tecnicamente più avanzate al mondo, con proprietà uniche e insuperabili di regolazione dell’umidità e della temperatura corporea. Ma quali sono le performance di questa fibra? È traspirante, quindi capace di assorbire l’umidità fino al 35% del suo peso, evitando la formazione di gocce di sudore sulla pelle. Nonostante ciò, è anche isolante. La naturale ondulazione della fibra di lana Merino fornisce agli indumenti un forte isolamento, che protegge chi li indossa dalle temperature estreme, mantenendo il calore in condizioni climatiche fredde e viceversa. È anche odour control, in quanto la struttura e le sue proprietà di assorbimento dell’umidità riducono la tendenza del corpo ad accumulare odori, offrendo una sensazione di freschezza durante l’attività fisica. Infine, si adatta in modo armonico al corpo di chi la indossa, seguendone i movimenti.
AMUSE, GIOIELLI SECONDO NATURA Una novità mondiale, in cui la rarità e l’eleganza dei fiori naturali è unita a oro, diamanti e coloratissime pietre preziose attraverso il design unico e la maestria artigianale. La linea Amuse è stata pensata e creata dalla designer Simona Elia come inno raffinato e colorato alla natura, madre di tutte le cose e vera maestra della creazione. In questo design il fiore è protetto per mantenere nel tempo la sua bellezza ed ancor più impreziosito da bordure in oro interamente realizzate a mano, con diamanti, rubini o zaffiri incastonati e adornate con perle. Il risultato è l’intreccio delle energie dell’universo: un gioiello fatto dalla natura e assemblato con arte dall’uomo, un gioiello naturalmente unico.
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OPERÆ
il green side del design IL FESTIVAL DI TORINO DEDICATO AL DESIGN INDIPENDENTE E AUTOPRODOTTO SI APRE A PROGETTI SOSTENIBILI. DALL’11 AL 13 OTTOBRE 2013, NEGLI SPAZI DELLE OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI DI TORINO, SI È TENUTA LA QUARTA EDIZIONE DELLA MANIFESTAZIONE. CENTINAIA I PRODOTTI ESPOSTI, CHE PROPONGONO SOLUZIONI INEDITE E IN PICCOLE SERIE, RISULTATO DELL’INTEGRAZIONE DI MATERIALI INNOVATIVI, KNOW-HOW ARTIGIANALE E APPLICAZIONI TECNOLOGICHE AVANZATE
IN QUESTA PAGINA: Lampade Forbidden
Fruits di Glimpt.
NELLA PAGINA ACCANTO, DALL’ALTO: le
opere di Momang e il VegeTable.
GLIMPT CONSAPEVOLEZZE AROUND THE WORLD
Il viaggio del duo creativo inizia in uno dei quartieri più poveri di Cape Town, in Sud‑ africa. In questo contesto hanno realizzato insieme a una coppia di mastri ceramisti locali la serie di lampade Forbidden Fruits. Dalla collaborazione con una cooperativa di artigiani delle Ande arriva invece Prehistoric Aliens, una collezione di tavolini cesellati e dipinti a mano. Il duo che costituisce i Glimpt ha fatto del viaggio e del lavoro
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con gli artigiani locali il fondamento della propria poetica. «Crediamo che come designer ci si debba assumere una responsabilità sociale» raccontano. «È d’obbligo per tutti prendersi cura del nostro mondo e l’uno dell’altro. Ecco perché siamo partiti, lasciando a casa ogni conforto, per esplorare nuove idee e conoscere altri modi di vedere le cose. Perché tutti noi siamo condizionati da ciò che ci circonda.»
the guide DE SI GN A cura di Marco Magalini
MOMANG STREET FOOD CON CLASSE
MoMAng è un collettivo di architetti pugliesi: Giandomenico, Francesco, Emanuele e Riccardo. Nel 2011 fondano lo studio, per riconoscere le esigenze del singolo e della comunità e dare vita a oggetti non convenzionali e divertenti. Il team si occupa di ricerca di materiali, sviluppo di progetti e realizzazione di prototipi caratterizzati da una ricerca formale e concettuale che affonda le radici nella cultura popolare. Radiocasa e Q-Cina sono i due progetti presentati a Operae. La prima è una struttura leggera in metallo, montabile in pochi minuti, nata a Bari in occasione di “Radiomateriality” e pensata come attivatore dello spazio pubblico. La seconda è una cucina mobile su ruote, pensata per lo street food e per eventi, realizzata nell’ambito del progetto di rigenerazione urbana del Comune di Lecce.
VEGETABLE L’ORTO ENTRA IN CASA
Poter coltivare un orto in spazi nei qua-
temporanee... Si sposta facilmente grazie
li sembrerebbe impensabile. Il vegeTable
alle rotelle ed è disponibile in due altezze.
è pensato per rendere l’esperienza della
È pensato per il terrazzo di casa, ma anche
coltivazione agevole e accessibile a tutti.
per le aziende, la ristorazione, le scuole.
È un sistema modulare ideale per piccole
Giacomo Borta è il creativo che sta dietro
comunità, per luoghi che non disponga-
a questo progetto e che, insieme all’ami-
no di spazi verdi sufficienti o adeguati per
co e collega ingegnere Filippo Burelli, ha
l’orticoltura in piena terra, per terrazzi o
fondato la società Uppercut, attraverso la
zone lastricate, oppure per installazioni
quale viene commercializzato VegeTable.
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the guide AU TO MOTIVE A cura di Daniele Buzzonetti
FORD, INVASIONE VERDE TANTE LE NOVITÀ GREEN PER IL 2014
DOPO L’IMMINENTE FOCUS ELECTRIC, CHE VIAGGIA CON LE SOLE BATTERIE, SARÀ LA VOLTA DELLE C-MAX ENERGY E MONDEO HYBRID Entro la fine dell’anno arriverà la Ford Focus Electric, seguita nel 2014 da altre due eco-green: la C-Max Energy e la Mondeo Hybrid. La Focus dispone di un motore elettrico classico, da 142 Cv e 25,4 kgm di coppia, che le permettono di raggiungere in fretta la velocità massima: 135 km/h. Abbinato a una trasmissione automatica, il motore è alimentato da un pacco di batterie agli ioni di litio (23 kWh) che permette un’autonomia ufficiale
di “oltre 150 km”, grazie al Regenerative Braking, il sistema che utilizza la frenata per creare energia elettrica. Nello standard il tempo di ricarica (anche dalla presa di casa): 2/3 ore per un’autonomia di circa 100 km, circa 4 per l’autonomia massima. La C-Max Energy è un’ibrida (motore a benzina + elettrico) plug-in, con batterie ricaricabili: circa 3 ore. Si viaggia per circa 30 km con la sola energia elettrica; il sistema assicura poi un consumo di appena 2,2 litri di carburante per 100 km. La Mondeo ha caratteristiche simili, ma le batterie si ricaricano solo in frenata.
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the guide AUTOM OTIV E
TOYOTA I-ROAD Un po’ mini-auto e un po’ scooter, ha tre
ruote e due posti in tandem. Con la propulsione elettrica supera i problemi della viabilità cittadina
Risposta della Toyota alla Renault Twizy, la i-Road è pronta per debuttare in Giappone in un articolato sistema di car sharing, che a breve sarà proposto anche a Grenoble, città scelta per la sperimentazione europea della nuova “due posti”. La vocazione a mezzo condivisibile nella realtà cittadina non esclude però un utilizzo privato della i-Road, che supera qualsiasi divieto di circolazione grazie alla propulsione esclusivamente elettrica. Le batterie agli ioni di litio alimentano due motori elettrici disposti a fianco delle ruote anteriori. Erogano ciascuno 2,7 cavalli, che consentono alla i-Road (che pesa 300 kg) di raggiungere i 45 km/h, con
un’autonomia di circa 50 km. Tempo di ricarica: 3 ore. Progettata per rientrare nella nuova categoria di vetture battezzata “PMV” (Personal Mobility Vehicle), la i-Road dispone di due ruote anteriori – soluzione che ricorda il maxiscooter Piaggio MP3 – e di un’unica ruota posteriore. La guida risulta molto semplice anche se la i-Road si inclina nelle curve come una moto. Il pilota però non deve spostarsi: alla manovra provvede un sistema definito “Active lean”, dotato di una serie di sensori in grado di “leggere” l’angolo impostato dal guidatore tramite il volante, oltre che di livellare le ruote (anche in rettilineo) secondo il tipo di strada.
LANCIA YPSILON SI FA IN 4: VALUTATE LA CONVENIENZA BENZINA 0.9 TwinAir – 86 Cv, 176 km/h – Consumo: 23,8 km/l – Prezzo: 14.450€ - Costo carburante: 10.000 km 746€, 50.000 km 3.729€. Il basso consumo dell’875 e il “listino” rilanciano la snobbata benzina. GPL 1.2 Ecochic – 67 Cv, 163 km/h – Consumo: 14,7 km/l – Prezzo: 14.850 € – Costo carburante: 10.000 km 544€, 50.000 km 2.718€. Il vantaggio del GPL si “paga” con le prestazioni inferiori e il consumo maggiore.
DIESEL 1.3 16V Multijet – 95 Cv, 183 km/h – Consumo: 26,3 km/l – Prezzo: 15.250€ – Costo carburante: 10.000 km 650€, 50.000 km 3.251€. OK consumo e prestazioni, ma ha perso appeal con l’aumento del gasolio. METANO 0.9 TwinAir – 80 Cv, 167 km/h – Consumo: 32,3 km/kg* - Prezzo: 16.650 – Costo carburante: 10.000 km 301€, 50.000 km 2.224€. L’invitante costo del metano fa i conti con il “listino” più elevato: occhio ai km.
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the guide BOOKS A cura di Diana Barbetta
BLACK MAPS
AMERICAN LANDSCAPE AND THE APOCALYPTIC SUBLIME di DAVID MAISEL Nadar fu tra i primi fotografi a sperimentare la visione dall’alto di un aerostato per ritrarre il paesaggio, e non fu certo l’ultimo. Oggi i mezzi a disposizione sono sicuramente più sofisticati rispetto al passato, ma l’intento è rimasto il medesimo. La propensione a sperimentare nuove tecniche espressive, la volontà di spingersi verso inediti punti di vista, la ricerca di nuove suggestioni da cui trarre ispirazione generano interessanti risultati, e il maestoso lavoro del contemporaneo David Maisel lo dimostra. BLACK MAPS – è cosi che s’intitola la pubblicazione edita da Steidl – rappresenta una sorta di antologia visiva, divisa per macrocapitoli, ed espone l’indagine sul paesaggio intrapresa in questi ultimi anni da Maisel. Fotografie aeree, a “volo d’uccello”, che ritraggono paesaggi alterati dall’intervento umano. Una visione del territorio allucinata ma, nella sua cruda e nuda rappresentazione, di sublime bellezza. È il probabile distacco che genera la visione dall’alto, quel senso prospettico alterato, a cui lo sguardo umano fa ancora fatica ad abituarsi, o forse è la bellezza di cui il tragico è portatore che rende le fotografie di Maisel così pregnanti. Cento scatti che indagano il rapporto tra natura e umanità, trasmutazioni del nostro contemporaneo, emblemi del nostro presente.
STEIDL, pp. 240, € 65.00
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the guide BOOKS
PETER BEARD DI STEVEN ARONSON, NEJMA BEARD, OWEN EDWARDS
Taschen, pp. 706, € 49,99
La sua carriera artistica e la sua vita si sono sempre intersecate, due linee che corrono nella medesima direzione. Fotografo, collezionista, diarista, Peter Hill Beard muove i suoi primi passi nel clima culturale della East Coast per poi giungere in Kenya. Siamo nella metà degli anni Sessanta, e da una parte c’è un continente che inneggia al cambiamento attraverso la voce dei Rolling Stones, di Truman Capote e di Warhol, dall’altra c’è un continente la cui fievole voce ha un ardente bisogno di farsi sentire, ovvero l’Africa. Il boom demografico impone un drastico sfruttamento delle risorse naturali, con un conseguente abbattimento della fauna locale, e a denunciare l’insensata realtà l’occhio di un fotografo. Uno sguardo inedito, che ritrae la realtà non solo attraverso il consueto ausilio della pellicola, ma con un tocco in più, quello che può dare l’intima narrazione di un diario. Meravigliose testimonianze visive nelle quali l’immagine fotografica si innesta con la tecnica del collage e con frammenti di grafie, scritti a volte a macchina, a mano, o addirittura con l’ausilio del sangue. Uno sguardo controcorrente e visionario, lo sguardo di chi ha plasmato la propria vita con l’arte.
THE MONOCLE GUIDE TO BETTER LIVING Dall’acuto e poliedrico sguardo di una delle testate di maggior successo mondiale degli ultimi tempi, ecco spuntare fuori un’utilissima guida al viver bene. La redazione di Monocle, guidata da Tyler Brûlé, giornalista ed editore del magazine dal 2007, caporedattore dotato di indiscusso senso estetico ed esperienza giornalistica, ha redatto “The Monocle Guide to Better Living”, la prima guida per migliorare la qualità del nostro vivere. Una pubblicazione intelligente che, in linea con quanto propone mensilmente il magazine, offre al suo pubblico, ormai globale, originali informazioni, dettagliate segnalazioni e utili raccomandazioni. Elegante nell’impaginazione, sintetica e pregnante negli estratti, la guida esamina un tema di estremo interesse, ovvero come vivere bene, e lo fa fornendo al lettore interessanti e ricercati spunti per imbattersi in qualcosa di diverso e perdersi in luoghi unici. Luoghi, culture, prodotti diversi ma accumunati dal medesimo intento, quello di creare un miglior approccio di vita nel nostro quotidiano.
Gestalten, pp. 408, € 45,00
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the guide FOOD
Dolce Natale
RISCOPRITE LA SEMPLICITÀ DI UN DONO AFFETTUOSO. IDEE GOLOSE PER PICCOLI PENSIERI DI NATALE FATTI CON LE VOSTRE MANI
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the guide FOOD A cura di Guido Tommasi Editore
GINGERBREAD MEN Le origini degli omini di pan di zenzero sono piuttosto misteriose e affondano le loro radici nell’Inghilterra di Elisabetta I. Tra Europa e America, il mito sopravvive e ancora oggi il profumo di pan di zenzero riempie molte case nei giorni che precedono il Natale PREPARAZIONE In una pentola, meglio se antiaderente, scaldate l’acqua con il miele, lo zucchero e le spezie. Mescolate ogni tanto finché non arriva a ebollizione. Spegnete il fuoco e unite il burro; quando è completamente sciolto, aggiungete la farina e il lievito. Mescolate bene, fino a ottenere un impasto omogeneo. Fate una palla, avvolgetela nella pellicola e, quando sarà fredda, mettetela in frigo per una notte. Il giorno dopo prendete l’impasto. Sarà duro, ma niente paura: basterà manipolarlo un po’ per ammorbidirlo.
Stendetelo con il matterello a uno spessore di 3 mm: vi consiglio di lavorare poco impasto per volta e di scegliere tagliabiscotti dalla forma simpatica. Cuocete in forno già caldo a 180°C per 10-12 minuti. Se volete, con questi biscotti potete decorare anche il vostro albero di Natale: basta praticare un buco con una cannuccia o una matita all’apice del biscotto prima della cottura e farci passare un nastrino da annodare ai rami. Divertitevi a decorarli anche con un po’ di glassa colorata! INGREDIENTI PER 4 PERSONE: - 500 G DI FARINA 00 - 160 G DI BURRO - 150 G DI MIELE - 180 G DI ZUCCHERO DI CANNA - 2 CUCCHIAINI DI LIEVITO PER DOLCI - 180-200 G D’ACQUA - 1 BUSTINA DI AROMI PER PAN PEPATO O PAN DI SPEZIE, OPPURE - MEZZO CUCCHIAINO DI CANNELLA IN POLVERE - 3 CUCCHIAINI DI ZENZERO IN POLVERE - MEZZO CUCCHIAINO DI CHIODI DI GAROFANO IN POLVERE - 1 CUCCHIAINO DI CARDAMOMO IN POLVERE (FACOLTATIVO)
LA SCATOLA DEI BISCOTTI DI NATALE
(a cura di BARBARA TORRESAN) GUIDO TOMMASI EDITORE € 19,90 PER UNA SCATOLA IN LATTA, IL LIBRO DI 64 PAGINE E 8 STAMPINI TAGLIABISCOTTI ILLUSTRAZIONI A COLORI ISBN 978 88 67530 106
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the guide FO O D & TRAVEL
IL MONDO DE I CUCINIERI: LOCALE, CATERING E SCUOLA DI CUCINA
LØV ORGANIC apre a Milano
Løv Organic, il marchio di tè biologici e infusioni moderne approda a Milano con la sua prima boutique in via Victor Hugo che, insieme alla contigua via Spadari si sta sempre più connotando come un raffinato salotto del gusto, ospitando le vetrine di marchi come Peck, Ladurèè, Pescheria Spadari, Ottimo Massimo, Norberasco e il ristorante stellato Cra lezione di oltre quaranta diverse varietà di mèlange sfuso, si ha sempre l’opportunità di provare i varietà di tè e tisane. La scelta è molto healthy, spaziando dai tè biologici verdi puri giapponesi come Sencha e Genmaicha, ai tè provenienti dal Sud Africa come Rooibos e Honeybush, totalmente privi di teina, con un ampia gamma di invitanti infusioni moderne con erbe, spezie e frutta, ideali da bere sia calde sia fredde. Gli spazi della boutique rispecchiano la naturalità e purezza del prodotto e l’approccio ecologico del marchio: linee pulite ispirate al design scandinavo, colori chiari e molto legno che dove possibile proviene da foreste certificate- dal parquet in rovere naturale, ai mobili e ai tronchi di betulla inseriti a sostegno degli scaffali. Il concetto di eco-sostenibilità caro a Løv Organic si legge anche nelle cassettiere e nei mobili da esposizione, in parte realizzati con materiali “di recupero”, nello zerbino d’ingresso in fibra di cocco naturale e nella scelta di illuminazione a LED, con conseguente risparmio energetico e riduzione del calore emesso. Aperta da lunedì a sabato, la boutique di Løv Organic, è la tappa ideale per uno shopping healthy e sostenibile, perfetto per tutti coloro che, come Løv Organic, vogliono rendere più bella e più salutare anche la vita di tutti i giorni. Løv Organic boutique: Via Victor Hugo 3, Milano - Tel : (+ 39) 02- 89 00 646 Orari apertura: Lunedì 14.30 - 19.30, da Martedì a Sabato 10.00 - 19.30
Aperitivo in un locale speciale o cena d’autore a casa propria? Non è per forza necessario scegliere: a Viganò Brianza il locale One Off è un luogo poliedrico, dove vivere esperienze diverse, dal brunch all’aperitivo, all’esposizione d’arte; ma soprattutto nasce dall’esperienza dei Cucinieri di Pierino Penati, famoso banqueting della zona. Così, dopo un piacevole aperitivo è possibile scegliere dal ricchissimo menù la propria cena da asporto. Piatti della tradizione dove le materie prime sono selezionate tra i produttori locali e la qualità è quella del grande ristorante. Il menù può anche essere prenotato per un meeting di lavoro, oppure, perché no, per le tante cene di Natale . Un’opzione perfetta per vivere questi impegni con più serenità e con la sicurezza di riscuotere un grande successo. Gamberi Rossi con lenticchie, Paté di fegato (ricetta segreta) da abbinare a pan brioche rigorosamente fatto in casa, Prosciutto di coniglio o ancora Cappone “capponato” da un contadino della zona: piatti golosi che sarà sufficiente impiattare o eventualmente scaldare seguendo le chiare indicazioni presenti in ogni “box”. E se poi, dopo tante prelibatezze, vi venisse voglia di imparare a cucinare, non dimenticate che I Cucinieri offrono anche lezioni professionali di cucina nella loro Scuola. Davvero l’imbarazzo della scelta! www.icucinieri.it
www.lov-organic.com
LA MOLISANA RIVOLUZIONA LO SPAGHETTO Cento anni di grande tradizione, ma uno spirito giovane ed innovativo, al punto da lanciare una provocazione davvero rivoluzionaria: lo “Spaghetto Quadrato”. La Molisana reinventa il classico spaghetto alla chitarra, prerogativa della sua tradizione regionale e lo trasforma rendendolo quadrato. Un classico rivisitato in chiave così innovativa che sicuramente fa già parlare di sé, nonostante sia da pochissimo sul mercato. La materia prima è sempre di grande qualità, prerogativa di tutti i prodotti La Molisana: le migliori varietà di grano duro selezionate e macinate direttamente nell’Antico Mulino, rendono la pasta
elastica e tenace, non rilasciando amido in cottura; la trafilatura al bronzo ne assicura la ruvidità che la rende perfetta per catturare i sughi e la sua forma quadrata esalta ulteriormente questa sua prerogativa, permettendo di catturare i condimenti su ben quattro lati. Al palato è una sensazione completamente nuova e accattivante, con una consistenza assicurata dal suo spessore di 2mm. “Il nome spaghetto quadrato è stato registrato e stiamo pensando di creare una linea di paste quadrate; presto aggiungeremo lo spaghettino e poi chissà…” afferma Rossella Ferro, Direttore Marketing de La Molisana. Da provare subito!
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the guide GR EEN A cura di Elisabetta Margheriti, Torsanlorenzo Guppo Florovivaistico
QUERCUS ILEX MAESTOSA PRESENZA
LE SUE FRONDE SCURE FANNO SEMPRE PENSARE ALLE PASSEGGIATE NEI FITTI BOSCHI, ALLE GHIANDE E AI PORCINI RACCOLTI, ALL’IMPONENTE E RASSICURANTE PRESENZA DI QUESTO ALBERO, CAPACE DI INCUTERE RISPETTO E RIVERENZA. Quercus ilex, comunemente chiamato leccio o elce, appartiene alla famiglia delle Fagaceae. Come tutte le querce è considerato un albero sacro per robustezza e longevità fin dai tempi più remoti, per questo è la pianta ideale da regalare alla nascita di un bambino. Secondo alcune credenze invece è un “albero cosmico”, perché, grazie alle profonde radici e agli alti rami mette in collegamento cielo e terra e porta la luce dopo il buio: per questo motivo alla vigilia di Natale è di buon auspicio far ardere sul fuoco, un ciocco di quercia. Nella tradizione contadina il leccio simboleggia la fertilità dei mesi solari, l’ospitalità e la protezione per i folti rami e l’abilità di andare avanti nei periodi più difficili. Il legno dei possenti tronchi era utilizzato per i mobili e come legna da ardere, la corteccia per estrarre il tannino e dalle ghiande, sano alimento per gli animali, si otteneva una farina povera simile a quella delle castagne per pane, polenta e dolci. Quercus ilex è un sempreverde, di por-
tamento arboreo o arbustivo, originario dell’Europa meridionale e dell’ Africa settentrionale. In Italia è considerato un elemento fondamentale della macchia mediterranea delle zone centro-meridionali e si sviluppa dalla fascia costiera fino ai 1.000-1.200 metri. Forma grandi boschi, segnando in modo evidente il paesaggio, e si trova spesso anche ai confini dei campi, dei ruderi e lungo le strade; infine è ampiamente presente nei giardini storici , utilizzato per creare grandi siepi e gallerie topiarie, molto eleganti. E’ una specie a crescita lenta ma estremamente longeva, tant’é che nel nostro territorio s’incontrano alcuni esemplari secolari, belli come monumenti. I singoli individui, se incontrano le condizioni favorevoli, diventano infatti, nel tempo, dei veri “giganti” di 25 metri di altezza con chiome scure e globose di 10-15 metri di larghezza. Il fusto è singolo, eretto, spesso irregolare. La corteccia grigio– brunastra da lucida diventa scura negli anni fessurandosi e delineando tipiche scaglie dalle diverse forme. Le foglie sono semplici, tomentose e seghettate nella fase giovanile per poi diventare coriacee e a margine intero da adulte, verde scuro, lucente ai riflessi del sole nella pagina superiore e grigiastre nella pagina inferiore. E’ un albero monoico, ovvero
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porta sulla stessa pianta i fiori maschili, riuniti in infiorescenze (amenti) verde-giallastre e femminili, in gruppetti all’ascella delle nuove foglie. Nei mesi di ottobre-novembre si carica di centinaia di ghiande. Resiste bene alle alte temperature estive grazie al suo apparato radicale fittonante, capace di raggiungere le riserve d’acqua in profondità. Per il suo valore ornamentale e la piacevole ombra, è un albero ideale da inserire solitario in giardino, purché in grandi spazi per svilupparsi al meglio. Si può inoltre utilizzare in grandi siepi topiarie o quinte frangivento.
COME SI COLTIVA Quercus ilex predilige posizione soleggiate con inverni miti. Si adatta bene a quasi tutti i tipi di terreni ma preferisce quello profondo e ben drenato, perché non tollera i ristagni idrici. Non ha bisogno di particolari cure, ma in caso di siccità prolungata può essere necessario intervenire con annaffiature di soccorso. Inoltre, finché è giovane, può essere necessario eliminare dalla chioma le parti secche e danneggiate dal freddo. Allevato in siepi formali va invece potato regolarmente a metà primavera per conservare folta la vegetazione.
SLOW ASTROLOGY L’OROSCOPO DELL’INVERNO unaparolabuonapertutti.it
LEONE 23 Luglio - 23 Agosto
ARIETE 21 Marzo - 20 Aprile
Giove e Plutone in quadratura vi renderanno nervosi in amore e con i colleghi, mentre a tavola vi porteranno ad alternare pasti luculliani a digiuni forzati. Cercate di mantenere l’equilibrio in ogni aspetto della vostra vita. Orata al forno al profumo di agrumi e timo: omega 3 e vitamina B come energia per la mente, arancia e timo appagano il palato e vi proteggono senza appesantirvi. TORO 21 Aprile - 20 Maggio
L’opposizione di Mercurio e del dispettoso Saturno vi faranno accumulare stress, malumori e tensioni con ripercussioni sul sonno e sulla socialità. Focaccine integrali con miele, ricotta e timo, per migliorare l’umore e aumentare l’ormone del benessere. GEMELLI 21 Maggio - 21 Giugno
Passionali, trasgressivi, sensuali. Peccato che la quadratura di Marte vi metterà i bastoni tra le ruote. Avrete la sensazione di aver appena scalato l’Everest in ciabatte. Regalatevi energia e relax! Tortini di cioccolato al cuore fondente, per coccolare il palato e regalare benessere psico-fisico. CANCRO 22 Giugno - 22 Luglio
In generale sarà un mese solare e vitale, vi sentirete sostanzialmente bene nei vostri panni. Plutone e Urano dissonanti potranno esporvi ai primi malanni di stagione. Rinforzate le difese immunitarie con vitamina C, flavonoidi e ferro. Insalata di arance con petali di finocchi e capperi di Pantelleria.
L’influsso favorevole di Venere passerà in un lampo e Marte e Saturno in quadratura faranno di tutto per azzerare le vostre energie. E’ il momento di tirare il fiato e annullare alcuni degli innumerevoli impegni. Crema di zucca con granella di pistacchi al naturale. VERGINE 24 Agosto - 22 Settembre
Sarà difficile starvi lontani, magneti nell’amore e nel lavoro. Avrete energie da vendere (per l’invidia di alcuni vostri colleghi di cielo), ottimismo e buon umore; solo Nettuno vi esporrà a qualche malanno stagionale. Cosce di tacchino avvolte nella pancetta croccante servite su salsa di castagne e senape. BILANCIA 23 Settembre - 22 Ottobre
È il mese delle incomprensioni e delle gelosie, sarà una corsa ad ostacoli. Anche a tavola dovrete frenare il palato, per non aggiungere altri dolori! Crumble di pere e crema al cioccolato fondente, per migliorare l’umore e ridurre lo stress. SCORPIONE 23 Ottobre - 22 Novembre
Sarete le star del firmamento (scusate il gioco di parole!), trasformerete gli oggetti in oro solo guardandoli; avete tutti, ma proprio tutti i pianeti a vostro favore. Tanta abbondanza, però, potrà anche riflettersi sulla tavola: occhio a non esagerare con le porzioni. Cus cus variegato alle verdure e curry, per appagare il palato e salvaguardare la linea.
SAGITTARIO 23 Novembre - 21 Dicembre
Sarete dinamite, più pazzi del folle Otello. Anche sul lavoro cercate di andarci piano. La quadratura di Marte per tutto il mese minerà il vostro benessere. Orecchiette saltate con broccoli e peperoncino habanero, per fare scorta di vitamina C e antiossidanti. CAPRICORNO 22 Dicembre - 20 Gennaio
Venere, Marte e Plutone vi daranno la carica nell’amore così come nel lavoro, sarete brillanti e ricchi di idee, ma non diventerete ricchi! Vi vedrete più belli: mantenetevi leggeri e dinamici, e proteggete la vostra meravigliosa pelle. Arrosto di vitello con salsa di mele, mele e ancora mele. ACQUARIO 21 Gennaio - 19 Febbraio
La parola d’ordine sarà indecisione (strano per voi, vero?). Niente paura, il clima si rasserena a fine mese. Avvertirete piano piano un miglioramento della vostra forma fisica, anche se questo avverà a giorni alterni. Svagate la mente: fate il pieno di omega 3. Merluzzo mantecato con cialde di polenta.
PESCI 20 Febbraio - 20 Marzo
Le divergenze passate sembreranno appianarsi, grazie a Giove e Mercurio che vi proteggeranno dai soliti malintesi. Solo Marte dissonante vi metterà qualche ostacolo sul lavoro. Per questo il consiglio è cautela, soprattutto per quanto riguarda l’esercizio fisico. Fate incetta di potassio, magnesio, calcio e vitamine. Tartine ai gamberi rossi con foglioline di crescione.
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Aut. Min. del 06/07/2012 Leggere attentamente le avvertenze e le istruzioni per l’uso
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