The Lifestyle Journal Venezia

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LA 69ª MOSTRA DEL CINEMA E il LIDO di ieri E DI OGGI TRAME DI MODA: fashion, dive e storia del costume TUTTI GLI EVENTI: la Biennale di Architettura, l’arte, VicenzaOro




venice COOL DIARY

È trascorso un anno dalla prima edizione di “The Lifestyle Journal Venezia” e dobbiamo ammettere che, ogniqualvolta raccontiamo questa città, non smettiamo di stupirci di quanto essa abbia da offrire, se vissuta nel modo giusto. Invasa dai turisti “della domenica” e dai “crocieristi” a bordo delle enormi navi che al tramonto transitano nel Canale della Giudecca continuando ad alimentare le polemiche, monopolizzata da negozi cinesi tutti uguali, Venezia resta comunque una città incredibile, con un panorama artistico e culturale sempre vivo e, soprattutto, moltissimi luoghi ancora da scoprire… Questo periodo dell’anno, poi, è particolarmente speciale, complici il glamour della Mostra del Cinema al Lido e la vitalità culturale della Biennale di Architettura, con tutte le sue vernici e gli eventi sparsi per la città. Nel numero del magazine che state per sfogliare, abbiamo proprio voluto cogliere e raccontare questo particolare fermento, partendo da Trame di Moda, la meravigliosa mostra che inaugurerà l’1 settembre a Palazzo Mocenigo, per rappresentare lo strettissimo rapporto, tipicamente veneziano, tra moda, cinema e storia del costume. Attraversando l’atmosfera della Mostra del Cinema (29 agosto - 8 settembre), che quest’anno compie i suoi “primi” 80 anni, ci siamo poi concentrati sul Lido: i tempi d’oro della Belle Époque e dei fasti che furono e i luoghi in cui goderselo al meglio ancora oggi, lontano dalle grandi folle. Ma abbiamo passato in rassegna anche la XIII Biennale di Architettura (29 agosto - 25 novembre), con le tante mostre in corso, e la tradizionale Regata Storica (2 settembre). Dalla Laguna, ci siamo poi spostati a Vicenza, città del Palladio e capitale dell’oreficeria, che ospiterà “The Lifestyle Journal” proprio all’interno di VICENZAORO Fall (8 - 12 settembre), importante capitolo della fiera must del settore. Un ultimo giro in burchiello sulla Riviera del Brenta... E, infine, un “arrivederci” al prossimo appuntamento, alla scoperta della Venezia più inedita e dei suoi dintorni.


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N° 17 | Agosto 2012 | venice COOL DIARY

In copertina e a pagina 4: immagini tratte dall’archivio di Biblioteca della Moda, magazine “Grazia” (ottobre 1968)

09 9 MODA Trame di Moda: cinema, fashion e costume. 14 MODA Alta Moda 2013: belle da Grand Soirée... 18 VICENZAORO Il Premio Palladio: l’Oscar del gioiello. Babetto: gioielli d’arte.

14 29 speciale LIDO L’Isola d’Oro: storia e fasti del Lido. La Belle Époque lidense: oggi come allora?

48 WEEKEND FUORI PORTA Arte e piacere: in burchiello sulla Riviera del Brenta...

36 speciale LIDO Indirizzi preziosi per mangiare, dormire, fare l’aperitivo, cenare e godersi la spiaggia...

51 books I libri consigliati da Biblioteca della Moda.

21 WEEKEND FUORI PORTA L’oro vicentino: capolavori palladiani e baccalà.

38 ARTE Biennale di Architettura: la XIII edizione firmata da Chipperfield. Biennale e dintorni: appuntamenti da non perdere.

24 STORIE DI FAMIGLIA Pal Zileri: spirito internazionale, radici nel territorio.

41 ARTE Eventi tra arte, cinema, eccellenza e tradizione.

27 VENEZIA 69 Ottanta anni di cinema e costume.

44 EVENTI La Regata Storica, tra presente e passato.

è registrato presso il Tribunale di Milano autorizzazione numero 672 del 21 dicembre 2010

NUMERO 17 - Agosto 2012 Edito da: BIBLIOTECA DELLA MODA Corso Colombo, 9 20144 Milano THE LIFESTYLE JOURNAL Via Alessandria, 8 - 20144 Milano +39.02.83311202 redazione@thelifestylejournal.it www.thelifestylejournal.it

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DIRETTORE RESPONSABILE Giovanna Caprioglio EDITOR Alessia Giorgia Pagano sviluppo grafico e impaginazione Silvia Del Vesco hanno COLLABORATO Chiara Viola, Daniela Longo, Diana Barbetta, Edoardo Navone Progetto creativo Spazio Younique

52 I RACCONTI DI TLJ “C’est la vie” di Edoardo Navone. 54 SPY STORY La Fondazione Prada inaugura “The Small Utopia” 56 INDIRIZZI LIFESTYLE Ristoranti, hotel, club, negozi, gallerie... 58 L’OROSCOPO DELLA GINNY

Servizi Editoriali Capsule srl www.capsulemilano.it PUBBLICITÀ Milano Fashion Media +39.02.58153201 www.milanofashionmedia.it info@milanofashionmedia.it PUBLISHER Marco Poli STAMPA Ripack S.R.L. info@ripacksrl.it



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Sul red carpet, tra cinema, moda e costumi di sartoria di Giulia De Giorgis

Una mostra in onore degli 80 anni del Festival del Cinema di Venezia, con gli abiti indossati sul red carpet, i costumi di scena di film-icone e le creazioni dei grandi stilisti ispirate al sogno cinematografico...

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rame di Moda: questo il nome del progetto espositivo in scena presso le suggestive sale del Museo di Palazzo Mocenigo dal 1 settembre 2012 al 6 gennaio 2013, in concomitanza con l’ottantesimo compleanno della Rassegna cinematografica veneziana (29 agosto - 8 settembre). Una mostra ambiziosa, con l’obiettivo di rintracciare i fili e le “trame” dello speciale rapporto decennale tra Venezia, la moda e le grandi attrici che proprio in Laguna hanno suggellato il loro mito. Una terra di confine tra passato e presente, fashion e fascinazione cinematografica, storia del costume ed eccellenza sartoriale italiana, esplorata dai curatori Fabiana Giacomotti, giornalista e docente di Scienze della Moda e del Costume all’Università “La Sapienza” di Roma, e Alessandro Lai, costume designer, attraverso lo scenografico allestimento di Sergio Colantuoni. Sono numerose le collaborazioni prestigiose: gli abiti di scena originali di alcuni capolavori cinematografici messi a disposizione dalla Fondazione Tirelli Trappetti, le creazioni delle maggiori costumiste mondiali, tra cui Gabriella Pescucci, Ann Roth, Colleen Atwood e Sandy Powell e “un nume tutelare” quale il maestro Piero Tosi, costumista dei più grandi registi italiani. Non bisogna, poi, dimenticare il contributo delle principali maison e aziende nostrane di moda e i capi remake degli originali, quali il cappotto di “Anonimo Veneziano” (Max Mara), la mule di “Summertime” (Giuseppe Zanotti) e la pelliccia di leopardo de “Il talento di Mr Ripley”” realizzata tramite stampa dalla pellicceria Elcom per l’AIP (Associazione Italiana Pellicceria). Fil rouge – è proprio il caso di dirlo – del percorso espositivo sarà il celebre red carpet della Mostra del Cinema, visivamente evocato anche dal tappeto rosso che accompagnerà il visitatore sin dalla fermata del vaporetto di fronte a Palazzo Mocenigo. Una scelta più che mai appropriata, visto che la passerella, al centro dell’attenzione di media e grande pubblico, rappresenta da oltre 50 anni una delle Hall of Fame più ambite dalle star nostrane e hollywoodiane come pure dai più grandi stilisti.

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L’Allestimento Suddivisa in due sezioni, la mostra si preannuncia sognante come il mondo che racconta, ma anche di grande impatto: sin dalla hall di Palazzo Mocenigo, si verrà letteralmente proiettati “dentro” l’atmosfera da “tappeto rosso”, con tanto di flash, urla dei fan e applausi. Al centro della scena, lo spettacolare abito di Vionnet indossato da Madonna: un solo iconico capo ad accogliere il visitatore. In cima al prestigioso scalone di Palazzo Mocenigo, ecco tutta la magia del red carpet: improvvisamente, in un unico colpo d’occhio, il visitatore si ritroverà sotto gli occhi gli abiti da sera indossati dalle dive dell’ultimo mezzo secolo sul tappeto rosso: il Capucci di Valentina Cortese, il Gattinoni di Anna Magnani, lo Schuberth di Gina Lollobrigida, il Versace di Anne Hathaway... E, ancora, un Dior, un Giambattista Valli, un Valentino. «In tutto – racconta la curatrice Fabiana Giacomotti – saranno in mostra 80 abiti, appartenuti a dive come Sophia Loren, Ingrid Bergman e Suso Cecchi d’Amico oppure indossati da attrici e star contemporanee come Tilda Swinton e Gwyneth Paltrow». Con l’eccezione dei due modelli protetti da una teca (il Vionnet indossato da Madonna e il Capucci portato da Valentina Cortese), tutti gli abiti saranno vestiti dai manichini realizzati ad hoc da ABC, dotati di una speciale testa trasparente per ospitare le immagini delle attrici immortalate sul red carpet e accompagnati da una didascalia scritta da un calligrafo. In questo modo, sarà immediata la correlazione tra attrice, abito, maison e relativa edizione della Mostra del Cinema. Abiti da star, capi da sogno, modelli dai colori pastello (bianco latte, rosa, oro, avorio), in un crescendo di toni studiati per evocare una suggestiva alba veneziana... E dal red carpet si passerà alle suggestioni del cinema e al colloquio con la moda: nelle sale di Palazzo Mocenigo va in scena l’intrigante racconto creato da “molecole” in costante dialogo. Al centro di ognuna, un meraviglioso costume proveniente dalla Fondazione Tirelli Trappetti: abiti in parte realizzati dalla sartoria Tirelli, in parte provenienti dalla collezione d’archivio, ma comunque protagonisti di grandi capolavori ambientati a Venezia e, nella maggior parte dei casi, mai esposti in precedenza. «Ogni film – prosegue la Giacomotti – è rappresentativo di un’epoca, di un momento particolare della storia della moda e del costume e di un diverso tipo di femminilità». Dalla solitaria Katharine Hepburn di “Le ali dell’amore” all’eterea Silvana Mangano di “Morte a Venezia”, dalla provocante Stefania Sandrelli de “La chiave” alla “tragica” Florinda Bolkan di “Anonimo veneziano”, passando per la seducente Angelina Jolie di “The Tourist”.

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Non mancheranno, poi, le realizzazioni di tutte le principali maison e aziende di moda italiane, che proprio a questi costumi e a queste atmosfere cinematografiche si sono ispirate per le loro collezioni. Fra i brand presenti, oltre a quelli già citati, vanno sicuramente menzionati anche Balenciaga, Fortuny, Alberta Ferretti, Salvatore Ferragamo, Miu Miu, Gucci, Prada, Scognamiglio e Fendi. «Un ringraziamento speciale va poi a Max Mara, per aver riprodotto, su un suo stesso modello e con stoffe originali del 1969, il cappotto che Florinda Bolkan indossa in “Anonimo Veneziano”; a Giuseppe Zanotti, che ha ricreato la mule rossa e oro indossata da Katharine Hepburn in “Tempo d’estate”; a Elcom per il Centro Studi AIP, a cui si deve la pelliccia inossata dalla Paltrow ne “Il talento di Mr. Ripley”», conclude Fabiana Giacomotti. Insomma, attraverso le varie sale di Palazzo Mocenigo, si dipaneranno le “trame” che collegano moda d’epoca, abiti di scena e tendenze attuali. Ma non è tutto, perché nella sala da bagno della marchesa Mocenigo saranno proiettate immagini di film girati a Venezia, in cui il visitatore potrà letteralmente “immergersi”, grazie anche alle cuffie messe a disposizione. Saranno, inoltre, trasmessi filmati d’epoca provenienti degli archivi RAI/ Istituto Luce e spezzoni del documentario che verrà realizzato ad hoc da RAI5. Mandato in onda sul digitale terrestre a metà settembre, lo speciale affiancherà alle chicche della mostra (il backstage, la preparazione e l’inaugurazione), un excursus sulla storia del cinema e sulla sua moda, corredato da interviste e interventi inediti degli attori, personaggi famosi e stilisti sopraggiunti in Laguna per Venezia 69. Palazzo Mocenigo Una dimora storica di grande interesse, sia per lo stato di conservazione della struttura e degli originali arredi settecenteschi, sia per la collezione permanente di costumi e materiali moda. Palazzo Mocenigo, infatti, appartiene al circuito “Fondazione Musei Civici di Venezia”, una realtà dinamica che conta 11 sedi storiche museali, per un totale di oltre due milioni di visitatori all’anno provenienti da tutto il mondo. All’interno di questo sistema, la dimora storica si differenzia, poi, per un’originale vocazione alla Moda. Il Palazzo è, infatti, sede della Biblioteca del Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume, dov’è conservato un prezioso archivio di costumi e tessuti storici e dove, a rotazione, sono organizzate mostre tematiche che attirano l’attenzione di pubblico ed esperti del settore. I criteri espositivi degli abiti e degli accessori, tutti per lo più di provenienza veneziana, sono volti a mettere in correlazione


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l’evoluzione della moda e i mutamenti di gusto avvenuti, per esempio, negli arredi: somiglianze e analogie attraverso epoche e stili, confezionate con la medesima maestria dalle eccellenze artigiane del territorio.

In questa pagina: abito Bambola Meccanica da “Il Casanova di Fellini” ph Fiorenzo Niccoli Nella pagina accanto, dall’alto: E. Pataky in Roberto Cavalli; A. Rohrwacher in Fendi (ph.SGP) In apertura: immagine della mostra

La Tirelli Costumi Teatro, opera e, soprattutto, cinema. Una serie innumerevole di pellicole, quattordici Oscar vinti, ventiquattro nomination. Da “Il Gattopardo” a “Marie Antoinette”, passando per “Il nome della rosa” e “La leggenda del pianista sull’oceano”. Queste poche righe, però, non sono minimamente sufficienti a riassumere una storia come quella della sartoria Tirelli di Roma, da quasi mezzo secolo legata alla realizzazione di costumi per spettacoli e pellicole famosissime, tra cui la maggior parte degli abiti disegnati da Piero Tosi per Luchino Visconti. Tutto ebbe inizio con Umberto Tirelli, che aprì la sua sartoria nel novembre del 1964, con due macchine da cucire, cinque sarte, una modista, una segretaria e un autista-magazziniere. Il primo spettacolo fu la “Tosca” diretta da Mauro Bolognini per il Teatro dell’Opera di Roma, con i costumi disegnati da Anna Anni. Sempre nel ‘64, la sartoria Tirelli realizzò i costumi per tre grandi spettacoli di prosa: “Tre sorelle”, “Il gioco delle parti” e “Il giardino dei ciliegi” diretto da Luchino Visconti. Da allora la sartoria Tirelli non ha fatto che crescere, sviluppando la propria attività principalmente in due direzioni diverse e complementari: quella tracciata dalla carriera di Pier Luigi Pizzi, costellata di costumi concepiti per il teatro di prosa e d’opera prevalentemente (ma non solo) all’insegna dell’invenzione e della fantasia; e quella tracciata dalla carriera di Piero Tosi, che si è dedicato di preferenza (ma non solo) al cinema, specializzandosi nella ricostruzione filologica. Il lavoro di Tosi ha, poi, influenzato in modo determinante quello di Gabriella Pescucci, arrivata nel 1994 a vincere un Oscar per “L’età dell’innocenza” e di Maurizio Millenotti, che può vantare due nomination all’Oscar e numerosi premi italiani. Ma sono numerosissimi i costumisti cresciuti nella “Bottega Tirelli”. Tra questi citiamo Giovanna Buzzi, Alberto Verso, Carlo Diappi, Carlo Poggioli, Flora Brancatella, Alberto Spiazzi, Silvia Aymonino, Alessandro Lai, Mariano Tufano e Massimo Cantini Parrini. Oltre ai moltissimi costume designer stranieri, come Hugo De Ana, Sandy Powell, Claudie Gastine, Ann Roth, Penny Rose, Yvonne Sassinot de Nesle, Francoise Tournafond, Olga Berluti, Deborah Scott, Jean Philippe Abril e Janty Yates. Dopo la

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ARTIGIANI DELLA FEMMINILITÀ

In questa pagina, in senso orario: abito di Francesco Scognamiglio, ispirato a “Il Casanova di Fellini” ph. Guindani; capo riprodotto da Pellicceria Elcom per Centro Studi Aip da “Il Talento di Mr. Ripley”; Fendi su disegno di Karl Lagerfeld ispirato a “Il Casanova di Fellini”

scomparsa di Umberto Tirelli, anche grazie agli amici-eredi, la sartoria ha continuato, e tutt’ora continua, la sua prestigiosa attività sotto la guida di Dino Trappetti. La Fondazione Tirelli Trappetti Umberto Tirelli aveva un’immensa passione per gli abiti antichi, che inizialmente ricercava e acquistava a scopo di studio nelle soffitte delle famiglie aristocratiche e sulle bancarelle dei mercati delle pulci di mezzo mondo. Così facendo, lentamente e pazientemente, arrivò a mettere insieme un’imponente collezione, che cercò sempre di far “vivere”, con prestiti ai costumisti con cui collaborava e numerose donazioni ai più prestigiosi musei del mondo, dal Metropolitan Museum di New York al Tokyo Institute of Costume, dal Kyoto Institute of Costume al parigino Musée des Arts décoratifs. La Donazione più considerevole (circa 300 costumi) costituisce il nucleo fondamentale della Galleria del Costume del Museo degli Argenti presso Palazzo Pitti (Firenze). Oggi, con più di 15.000 capi autentici, quella della Fondazione Tirelli

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La pelliccia è un capo fondamentale nella storia della moda come in quella del cinema, in quanto oggetto più che mai versatile e raffinato, in grado di interpretare molteplici storie al femminile e differenti stili di donne. La lavorazione del prodotto, inoltre, riassume in sé tutti gli insostituibili (e sempre più ricercati) valori dell’artigianalità, del “fatto a mano” e del “made in Italy”, vista anche l’altissima specializzazione, unica al mondo, delle concerie italiane. Per questo Trame di Moda, in collaborazione con AIP, l’Associazione Italiana Pelliccerie che dal 1949 rappresenta la filiera, ha enfatizzato la pelliccia come espressione di eleganza e stile, esponendo i capi icona di Roberto Cavalli, Max Mara, Elcom per Centro Studi Associazione Italiana Pellicceria e, non ultimo, Fendi. Straordinario è, a questo proposito, proprio l’abito disegnato da Karl Lagerfeld per Fendi: lo stesso modello indossato da Leda Lojodice nel ruolo della Bambola Meccanica de “Il Casanova di Fellini” , riprodotto in pelliccia di vaio (v. foto sotto). Realizzato manualmente da artigiani che hanno saputo letteralmente plasmare la pelliccia, ricostruendo sia un corsetto perfettamente “fitted” sia il rincorrersi di rouches e volants caratteristici del costume settecentesco, è un capolavoro di virtuosismo artigianale. Solo la lavorazione d’eccellenza, infatti, ha consentito di ottenere pelli tanto leggere e duttili da far apparire aggraziato e raffinato un modello che, altrimenti, con quei volumi, sarebbe facilmente risultato pesante.

Trappetti è sicuramente una delle più importanti collezioni private di abbigliamento del mondo. Un patrimonio che, secondo lo spirito del suo stesso fondatore, viene condiviso ancora oggi con la partecipazione o l’organizzazione di numerose mostre dove tornano “in scena” gli abiti antichi come pure i meravigliosi costumi realizzati per il cinema e il grande teatro dalla sartoria nel corso della sua gloriosa storia. Piero Tosi Fu Piero Tosi, insieme all’amico Franco Zeffirelli, a trovare la prima occupazione romana all’emiliano Umberto Tirelli, che negli anni 50 era “di stanza” a Milano. Nato a Sesto Fiorentino nel 1927, all’epoca Tosi già disegnava i costumi per la Callas de “La sonnambula” diretta da Luchino Visconti. Insieme a quest’ultimo, il duo Tosi/Tirelli avrebbe poi dato vita ad alcuni capolavori assoluti del cinema italiano, da “Senso” a “Rocco e i suoi fratelli”, passando per “Il gattopardo” e “Morte a Venezia”. Con una carriera lunghissima alle spalle, Piero Tosi ha lavorato anche con Mauro Bolognini, Dino Risi, Mario Monicelli, Vittorio


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Look da film Silvana Mangano in “Mambo” (1954) e in “Morte a Venezia” (1971) Alida Valli in “Senso” (1954) Katharine Hepburn in “Tempo d’Estate” (1955) Florinda Bolkan in “Anonimo Veneziano” (1970)

De Sica, Pier Paolo Pasolini e molti altri grandi registi, non sempre “facili” da gestire, soprattutto agli inizi, quando si è giovanissimi, sconosciuti e alle prime armi... Esattamente ciò che accadde al Tosi ventenne, quando ebbe l’opportunità di lavorare per la prima volta con l’autoritario e temutissimo Luchino Visconti, dopo essere stato “mandato” dall’amico Zeffirelli a fare un provino per diventare il “terzo aiuto” di Maria De Matteis, costumista storica del regista. «Era del tutto evidente che Visconti mi avesse accettato solo per fare un favore a Franco Zeffirelli...» racconta lo stesso Tosi in una bella intervista di Gaia Marotta per Treccanilab. «Poi avrei lavorato con lui per 27 anni, ma all’inizio, ovvero al tempo di “Bellissima” (1951, ndr), praticamente non gli rivolsi mai la parola». Disegnare i bozzetti,

scegliere stoffe e materiali, lavorare al trucco e all’acconciatura, assistere alle prove degli attori e vivere con loro sul set... Un lavoro tanto affascinante quanto faticoso, come confessa candidamente Tosi: «la preparazione durava mesi ed era una vera tortura...Una sorta di facchinaggio che mi procurava un enorme stress!». Suo malgrado, di quel lavoro lui è poi divenuto “il” maestro. Un mestiere fatto di estro, buon gusto e perizia artigianale, tanto quanto di ricerca. Una passione che o si possiede o niente... «Si vede sin da subito, dall’attitudine che un ragazzino ha nel guardare un vestito, nell’interessarsi ai colori e alle stoffe...». Oggi Tosi trasmette i trucchi del mestiere a giovani con la medesima passione, insegnando da molti anni al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.

Leda Lojodice ne “Il Casanova di Fellini” (1976) Stefania Sandrelli in “La Chiave” (1983) Helena Bonham Carter in “Le Ali dell’Amore” (1997) Gwyneth Paltrow ne “Il Talento di Mr. Ripley”(1999) Angelina Jolie in “The Tourist” (2010) In questa pagina, in senso orario: cappotto Max Mara ispirato ad “Anonimo Veneziano”; abito Alberta Ferretti ispirato a “Morte a Venezia”; cappotto Roberto Cavalli “Le ali dell’amore” (ph. Guindani)

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Alta Moda 2013: belle da Grand Soirée... di Silvia Del Vesco

La donna diventa una dea dell’antichità; come una dolce e sensuale colata di henné, i corpetti ricamati le disegnano il busto e si aprono in gonne morbide. In contrapposizione al “tattoo di ricami”, ecco vite strette in bustini d’oro, su abiti dai tratti grafici e tessuti luminosi nei colori più accesi. Le gonne-conchiglia avvolgono le gambe. Seta e bordi di cristalli evocano il ricordo di forme ­antiche ed essenze lontane... Rami Al Ali - Elie Saab - Dany Atrache - Zuhair Murad

Elie Saab - Valentino - Dior - Valentino

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Incanti divini

Dior - Dany Atrache - Yulia Yanina - Dior

Silhouette allungate, ricami floreali, intagli, decori di strass, applicazioni di cristalli e perle, intarsi di organza e chiffon: tutto questo dà vita ai capolavori dell’alta sartoria. Dolcezza, delicatezza, leggerezza: tutto sembra così etereo e femminile, negli abiti-gioiello proposti per le collezioni di Alta Moda dell’autunno 2013. Una sinfonia magica di tessuti preziosi, con pizzi nascosti fra i broccati...

Dilek Hanif - Givenchy - Georges Hobeika

Silhouette stile Impero

C’era una volta...

Ritorno al New Look

Le collezioni 2013 sembrano uscite direttamente dal magico mondo delle favole. La donna indossa abiti che sono un incrocio tra fiaba, arte e moda, con un allure antico e regale. Collezioni scultoree, colte e sofisticate nei tagli, nei materiali e nell’uso dei tessuti, lavorati con estrema grazia e uniti a forme classiche. La ricchezza dei dettagli e gli inserti in oro evocano atmosfere klimtiane.

Charme classico e punto vita segnato, per evidenziare ed enfatizzare la figura femminile. Sfilano capi ricercati, colorati, stampati, che mettono in scena un vero e proprio ritorno al New Look. Bustier aderenti fino alla vita che poi si aprono come corolle appena sotto il ginocchio oppure in longuette a pagoda. Per la sera, la gonna si fa lunga fino al polpaccio, sempre ampia e a ruota, ma impreziosita dagli inserti.


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A volto coperto Protagonista delle collezioni di Alta Moda 2013 è sicuramente il volto coperto: con reti, veli o vere e proprie maschere, il viso tende a nascondersi. C’è chi osa, costringendolo sotto preziosissime “gabbie” in Swarovski o chi si mantiene più sul sofisticato, aggiungendo leggere velette a copricapi importanti. Si affida a un dettaglio d’altri tempi chi sceglie di coprire il volto con un velo di tulle trasparente ricamato di paillettes. Emporio Armani - Giambattista Valli - Maison Martin Margiela

Dilek Hanif - Ulyana Sergeenko - Zuhair Murad - Yulia Yanina - Dany Atrache

Jean Paul Gaultier - Chanel - Dilek Hanif - Giorgio Armani - Giambattista Valli

Un mix di storia e modernità, estetica sovietica, Imperialismo russo, romanticismo e femminilità, che si riflette in tessuti grossi, caldi e pregiati. Queste collezioni guardano al passato, ai lunghi abiti dell’antica Russia, con decorazioni maestose, stoffe multistrato e confezioni elaborate. Non mancano colbacchi di pelo oversize, gonne e giacche trapuntate blu navy. Lunghi mantelli neri, tipici dei paesaggi d’inverno, si avvolgono intorno a preziosi abiti.

Dior - Georges Hobeika - Eric Tibusch - Chanel

Dalla Russia con amore

Linee molto pulite e sagomate e gonne rigorosamente longuette per le passerelle dell’Alta Moda 2013, dove la fanno da padroni i completi. Lo storico tailleur è rivisitato in chiave minimal, con il tweed grande protagonista, nella sua eleganza e “semplicità”. È evidente il richiamo al passato, non solo nei tessuti ma anche negli accessori. E, per la sera, naturalmente, non manca un long dress dalla silhouette pulita.

Emporio Armani - Eric Tibusch - Maison Martin Margiela

Mademoiselle tailleur

Baci e papillon Il trucco è sempre un particolare di grande importanza. Per questa stagione, si passa da occhi dorati a smoky eyes, carichi di polveri grigio metallizzato. Labbra naturali, rouge o “silenziose”, su cui vengono adagiate colorate farfalle che danno vita a bellissime ninfe. Effetto total vintage per le capigliature, acconciate con graziose ondine anni Venti e impreziosite da coroncine d’oro avvolte in cappelli a cloche.

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Il Premio Palladio: l’Oscar del gioiello

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inisce il Festival del Cinema di Venezia, con il suo red carpet e le dive che indossano abiti dei migliori stilisti mondiali ma anche gioielli delle più famose maison internazionali, e inizia a Vicenza la fiera più importante dell’oreficeria internazionale. Dal 8 al 12 settembre, VICENZAORO Fall ospiterà gli oltre 1.400 espositori che presenteranno le collezioni di gioielleria e oreficeria più trendy del mondo nei vari segmenti di vendita, in un’occasione unica di confronto fra gli addetti ai lavori anche attraverso seminari, workshop e focus su trend, creatività e innovazione. Sempre aggiornata sulle ultimissime tendenze – il tema di questa edizione è, non a caso, “Creatività 5.0”– la manifestazione offre alle aziende gli strumenti per essere sempre aggiornate e aprire i propri orizzonti agli altri settori e all’internazionalizzazione, con moltissimi spunti e stimoli anche attraverso iniziative collaterali, che vanno dagli appuntamenti in città agli eventi glamour. Ne è un esempio principe “About J”, che si svolgerà quest’anno a Cortina d’Ampezzo dal 5 al 8 settembre: un format innovativo, riservato a una selezione di brand esclusivi, leader del gioiello “Made in Italy” o esteri, che incontrano buyer e stampa in un contesto davvero esclusivo. C’è, poi, il Premio Andrea Palladio International Jewellery Awards, un Oscar del gioiello che, alla sua prima edizione nel maggio del 2012, ha omaggiato proprio il “Red Car-

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pet del Gioiello”, ovvero i marchi che meglio rappresentano esclusività, creatività e visibilità a livello mondiale, contribuendo ad affermare il prodotto in tutti i mercati del mondo. La seconda edizione sarà presentata proprio durante VICENZAORO Fall e prevede sette categorie di premi assegnati da una prestigiosa Giuria guidata da Gianmaria Buccellati e composta da Silvana Annichiarico, direttore del Triennale Design Museum, Alba Cappellieri, docente di Design del gioiello al Politecnico di Milano, Franco Cologni, amministratore della Compagnie Financière Richemont International SA, Beatrice Salmon, direttore del Musée des Arts Decoratifs Paris e Patricia Urquiola, designer di fama internazionale.


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Babetto: gioielli d’arte

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l vincitore del “Premio Andrea Palladio” come Miglior designer italiano è stato Giampaolo Babetto, tra i massimi esponenti a livello internazionale del mondo dell’oreficeria veneta. Il suo curriculum è davvero troppo lungo da citare ma, allo stesso tempo, non esaustivo di quanto il suo straordinario lavoro rappresenti per l’arte orafa. Babetto si forma al famoso Istituto d’Arte Pietro Selvatico di Padova alla fine degli anni 60; da quel momento il suo percorso è un lavoro instancabile sull’uso dei materiali, sulla ricerca delle forme e sulle più particolari lavorazioni. Dai gioielli minimalisti e geometrici degli anni 70 e 80 alle produzioni recenti, ispirate a forme più morbide e ad alcuni affreschi del Pontormo. Sono molte le personali dal 1972 in poi, accanto alle docenze nelle scuole d’arte più importanti d’Europa. Parallelamente, Babetto conquista numerosi altri premi internazionali in Europa, America e Giappone e prestigiosi riconoscimenti: uno su tutti quello della Collezione “Peggy Guggenheim” di Venezia, che nel 1995 gli dedica la mostra “Gli Ori di Giampaolo Babetto”. Ogni museo di design di livello internazionale che disponga di una sezione sul gioiello, conta almeno una sua opera nella collezione. Gillo Dorfles, estimatore dell’artista, nella prefazione del catalogo “Gli Ori”, riferendosi alle opere del maestro orafo, scrive: «l’aspetto fantastico si incontra inderogabilmente con quello funzionale, rendendo più umane le costruzioni micro-architettoniche dell’artista». E, in effetti, Babetto è un artista a tutto tondo, che negli anni sperimenta con successo anche il design e l’arredo. Tutte le sue opere, in qualsiasi campo, propendono per le forme essenziali e misurate dell’architettura rinascimentale, in un dialogo continuo fra linea, superficie, volume e materia. I suoi gioielli sono entità autonome, non per forza “adattate” al loro uso. Basti pensare agli anelli, non rotondi ad avvolgere il dito, bensì quadrati, tanto che Germano Celant nella pubblicazione “Babetto” edita da Skira afferma: «l’alterazione del processo di progettazione del gioiello è evidente, perché l’artefice arriva a esso tramite una visione non più decorativa, ma logico-analitica, indipendente, atta a creare un doppio risultato, quello di una funzione d’uso ornamentale, quanto scultorea e pittorica». Vere e proprie opere d’arte, apprezzate già all’interno di una teca, ma che assumono la loro vera dimensione una volta indossate.

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WEEKEND FUORI PORTA

L’oro di Vicenza: capolavori palladiani e baccalà di Giovanna Caprioglio

presso la corte papale. Passeranno poi 40 anni perché la villa venga terminata sotto la proprietà di Odorico e Mario Capra e la supervisione dell’architetto Scamozzi, erede spirituale del Palladio. Al culmine di un poggio, la costruzione è stata pensata con l’uomo come fulcro di un universale sistema geometrico; una villa-tempio in cui un volume cubico contiene una parte circolare che si esplicita con la cupola centrale ispirata al Pantheon romano. Ogni lato è uguale, con una scalinata che porta al grande timpano sorretto da colonnati ionici. Evidente è la valenza simbolica

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icenza non è solo la capitale dell’oreficeria, ma anche la città del Palladio, meta imprescindibile per gli appassionati di arte e architettura che, negli stessi giorni di VICENZAORO, visitano la Biennale di Venezia. Vi proponiamo, dunque, un breve itinerario attraverso la città e i suoi dintorni, per visitare ville e palazzi firmati dal grande architetto, ma anche esempi di architettura contemporanea, con qualche piacevole sosta in luoghi tipici del territorio. I palazzi degni di nota a Vicenza sono davvero molti, ma indubbiamente le opere più rappresentative di Andrea Palladio, quelle che non si possono non visitare, sono la Basilica Palladiana e il Teatro Olimpico. La “Basilica”, così nell’antica Roma veniva chiamato il luogo in cui si gestivano la politica e gli affari più importanti, ha come nucleo centrale proprio il gotico Palazzo della Ragione, poi rivestito dalle logge realizzate dal Palladio a partire dal 1546. Al piano terra ancora oggi si trovano negozi di oreficeria che mantengono viva la vocazione commerciale locale, mentre una scalinata marmorea porta alla loggia del primo piano e, di qui, al salone dalla caratteristica copertura in rame a carena rovesciata. La Basilica riaprirà dopo cinque anni di restauri il 6 ottobre 2012 con l’inaugurazione della Mostra “Raffaello verso Picasso - Storie

di sguardi, volti e figure”, che darà il via a una serie di iniziative significative per la vita culturale cittadina, come il Museo del Gioiello. A poche centinaia di metri da piazza dei Signori, dove si trova la Basilica, c’è un altro capolavoro dell’architettura palladiana: il Teatro Olimpico, un gioiello che l’architetto progettò all’età di 72 anni (e che non vide mai realizzato), ispirandosi ai teatri romani descritti da Vitruvio. Una struttura architettonica maestosa, con il suo colonnato, le statue e un imponente proscenio, aperto da tre arcate e ritmato da semicolonne, all’interno delle quali si trovano edicole, nicchie con sculture e riquadri con bassorilievi: una meraviglia prospettica che toglie il fiato. Prima di lasciare la città, vi consigliamo una sosta alla Fiaschetteria da Renzo, una scelta infinita di tartine da assaporare con il classico spritz, e un pranzo all’Osteria del Cursore, un ambiente informale dove gustare i piatti della cucina tipica vicentina, primo fra tutti il baccalà. Per questa specialità, non perdete poi il self-service “Da Righetti”, davvero unico nel suo genere. Una volta usciti dal centro di Vicenza, la prima tappa d’obbligo è Villa Almerico Capra detta anche «La Rotonda» e situata lungo la statale 247 Riviera Berica. Palladio la progettò nel 1566 per il canonico Paolo Almerico, rientrato nella città d’origine dopo una brillante carriera

In questa pagina, in senso orario: Villa Capra “La Rotonda”; Teatro Olimpico di Vicenza; Villa Angarano Bianchi Michiel; Basilica Palladiana Nella pagina seguente: “Bolle” di Fuksas per Nardini (ph. Matteo Danesin)

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WEEKEND FUORI PORTA

della costruzione, combinazione di volumi perfetti, cubo e sfera, con gli spigoli orientati verso i punti cardinali, secondo una concezione platonica dell’ordine universale. Da qui le strade possono essere molte, proseguendo sulla Riviera Berica o sulla strada verso Treviso; ammirando Villa Valmarana Scagnolari e Villa Emo sulla Postumia, Villa Barbaro a Maser o, ancora, la Malcontenta sulla Riviera del Brenta. Oppure prendendo la strada verso il Padovano. Noi, però, vi proponiamo una deviazione diversa, in direzione di Bassano del Grappa, dove il famoso Ponte Vecchio, oggi dedicato agli Alpini, è ancora fedele al progetto originario del Palladio (1569), che lo aveva pensato in pietra a tre arcate, ma poi acconsentì alla scelta impostagli dall’Autorità comunale di utilizzare il più elastico legno. La particolarità del Ponte sono le strutture allineate al flusso dell’acqua e le capriate triangolari che sorreggono un tetto di legno e coppi, insieme a un colonnato tuscanico. All’estremità sud, verso il centro cittadino, dal 1779 è aperta la storica Grapperia Nardini, che da allora produce e serve i suoi prodotti: oltre alla famosa grappa, sono la “Tagliatella” e gli aperitivi le specialità più richieste dagli avventori che ogni giorno affollano il locale, rimasto immutato dall’epoca. Il successo ha portato la parte produttiva dell’azienda lontano dal Ponte, ma il legame con l’architettura e la città è rimasto immutato nella famiglia Nardini che, per celebrare i 225 anni dalla fondazione, ha deciso di lasciare un altro segno tangibile di gran valore per la città: un’architettura d’autore dei nostri tempi. Ecco allora che dal 2004, presso gli attuali stabilimenti Nardini, sono visitabili le “Bolle” progettate dall’architetto Fuksas: due ellissoidi in vetro e acciaio poggiati su leggerissime gambe e sorretti da un’enorme trave in acciaio inclinato, con all’interno un ascensore in vetro che da questo mondo leggero e luminoso porta alla parte interrata in cemento e legno, sede di un auditorium da 100 posti. Dopo questo itinerario, è d’obbligo una sosta al Ponte per un aperitivo e magari una piacevole cena presso la vivace osteria “Al Terraglio”, con una cucina davvero raffinata a due passi dal Castello degli Ezzelini, trascorrendo poi una notte a Villa Brocchi Colonna, situata a pochi metri da Villa Angarano, altro capolavoro palladiano. Per dormire, si può anche scegliere l’Hotel Cà Sette, di modo che, il giorno dopo, ci si possa dirigere verso la meravigliosa Asolo, le ville palladiane dei dintorni e la Tomba Brion, altro capolavoro di architettura contemporanea a opera di Carlo Scarpa.

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Architettura Basilica Palladiana Piazza dei Signori - Vicenza Teatro Olimpico Piazza Matteotti , 11 - Vicenza www.teatrolimpicovicenza.it Villa Capra - La Rotonda Via della Rotonda, 45 - Vicenza www.villalarotonda.it Villa Valmarana Scagnolari Via Ponte, 1 (loc. Lisiera) - Bolzano Vicentino Villa Emo Via Stazione, 5 - Vedelago (TV) www.villaemo.org Villa Barbaro Via Cornuda, 7 - Maser (TV) www.villadimaser.it Villa Foscari - La Malcontenta Via dei Turisti, 9 - Mira (VE) www.lamalcontenta.com Villa Angarano Bianchi Michiel Via Corte, 15 - Bassano del Grappa (VI) Bolle Nardini Via Madonna Monte Berico, 7 Bassano del Grappa (VI) www.nardini.it/bolle.htm Tomba Brion Cimitero di San Vito di Altivole - Treviso

Soste golose Fiaschetteria Da Renzo Contrà Frasche del Gambero, 36 Vicenza +39.0444.321356 Osteria Del Cursore Stradella Pozzetto, 10 Vicenza +39. 0444.323504 Da Righetti Piazza Duomo, 3 - Vicenza www.selfrighetti.it Grapperia Nardini Ponte Vecchio, 2 Bassano del Grappa (VI) www.nardini.it Osteria Terraglio Piazza Terraglio, 28 Bassano del Grappa (VI) +39.0424.526158 Villa Brocchi Colonna Contrà San Giorgio, 98 Bassano del Grappa (VI) www.villabrocchicolonna.it Hotel Ca’ Sette Via Cunizza da Romano, 4 Bassano del Grappa - Vicenza www.ca-sette.it


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Pal Zileri: spirito internazionale, radici nel territorio di Giovanna Caprioglio

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ell’immaginario comune succede spesso che l’imprenditore veneto venga dipinto come un personaggio un po’ naif, che si è fatto da sé e pensa soltanto a “far schei”, senza troppa sensibilità. Il Veneto, invece, è ricco di piccole, medie e anche grandi aziende leader nel mondo, non solo per produzione e fatturato, ma anche perché in grado di contribuire alla crescita di un intero territorio. Quando Gianfranco Barizza e Aronne Miola, insieme ad altri soci, fondarono la Forall nel 1970, forse nemmeno loro si aspettavano che avrebbero fatto tanto per la zona in cui decisero di aprire gli stabilimenti... Quinto Vicentino era allora un’area rurale e anche per questo i soci pensarono sarebbe stato facile trovare giovani che preferissero il lavoro in fabbrica piuttosto che quello nei campi, ma non fu esattamente così... Iniziarono, quindi, a ingegnarsi, studiando nuove attività per “attrarre” la manodopera. Innanzitutto, venne organizzato un servizio di trasporti, per agevolare gli operai che venivano dalla zona di Valdagno, sede di una buona scuola per periti tessili, oppure da quella di Noventa Vicentina, altra area ricca di realtà inserite nel settore tessile e manifatturiero. In un secondo tempo, fu persino costruito un villaggio per ospitare dipendenti che, altrimenti, avrebbero visto troppo poco la propria famiglia. Ma non è tutto: non passò molto che venne predisposta una nursery, dove i figli delle operaie, ormai specializzate, potessero essere seguiti, facendo lavorare le mamme più serenamente. Tutte cose

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storie di famiglia

che (forse) ai giorni nostri possono risultare normali, ma che a quei tempi sicuramente apparivano come un’assoluta rarità. Del resto, l’attenzione verso i propri dipendenti è stata fondamentale per la grande crescita dell’azienda, che negli anni 80 ha sentito il bisogno di creare un proprio marchio. Era il periodo in cui iniziavano a esplodere i grandi stilisti italiani, da Giorgio Armani a Gianni Versace. La Forall, però, non aveva un designer di riferimento, così decise di utilizzare un cognome veneto importante come “Zileri” e un nome cui, in realtà, non corrispondeva un preciso significato, ma che suonava bene: “pal”, “amico”, in inglese. Erano gli anni degli eccessi e la Pal Zileri entrò sul mercato cavalcando quest’onda... Chi non ricorda le giacche coloratissime che in quel decennio furono quasi il “marchio di fabbrica” del brand?! Seguirono poi gli anni 90, un periodo dal gusto più “serio”, che vide anche il marchio costretto a fermarsi per rivedere la propria identità. Fu un momento di grandi cambiamenti pure ai vertici dell’azienda, in cui iniziò a farsi strada la seconda generazione, quella di Marco Barizza, attuale amministratore delegato, e di Manuela Miola, oggi a capo del dipartimento di Marketing e comunicazione. È proprio lei a raccontarci questa storia, con la passione e la pacatezza tipiche di chi ha alle spalle basi solide. La Pal Zileri, infatti, forse anche grazie alla nuova energia apportata in azienda dai giovani, riuscì a ripensare se stessa, riportando alla luce il proprio DNA: quello dell’artigianalità nella produzione del capospalla, desti-

nato a un uomo raffinato, attento alla moda, ma amante del classico. La produzione del capospalla Pal Zileri è ancora oggi a Quinto Vicentino, dove si pone estrema cura nella scelta dei tessuti e nella artigianalità delle lavorazioni; e per la linea LAB, anche se non completamente prodotta in Italia, i punti cardine restano quelli della qualità e della massima attenzione a linee e materiali. Pal Zileri ha un’identità forte, portata avanti da una strategia di comunicazione coerente e da una brand identity rafforzata dai 250 negozi distribuiti in tutto il mondo, una cifra in continuo aumento, a partire, per esempio, dal prossimo autunno, quando apriranno due nuovi store in Russia (Mosca e San Pietroburgo) e a Lima, in Perù. Proprio nel paese sudamericano, è nato il nuovo progetto dell’azienda: una produzione equosolidale di sciarpe in Alpaca. Manufatti pregiatissimi realizzati in un villaggio peruviano, dove si sono riuniti piccoli artigiani che, con i loro telai in legno, lavorano questa particolare lana, utilizzando i guadagni per mantenere la loro piccola comunità indipendente e trasmettere la propria arte ai giovani figli. Un progetto ancora in divenire, ma che già ricorda un po’ ciò che la prima generazione fece per il territorio con la Forall: visione globale, attenzione locale. E alla domanda «qual è l’attore che vorrebbe vestisse Pal Zileri?», Manuela Miola risponde senza il minimo dubbio: “mi interessa che chiunque vesta Pal Zileri lo faccia perché ama il nostro brand, non perché sotto contratto». Una risposta molto corporate. Secondo noi, però, se Colin Firth passasse per il Lido in questi giorni…

In apertura: lavorazione di una giacca Pal Zileri In questa pagina, dall’alto in senso orario: stabilimento Forall; rifinitura di una giacca; scatto dall’ultima campagna

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Ottanta anni di cinema e costume di Giovanna Caprioglio

© Foto Archivio Perale

La Mostra del Cinema di Venezia compie 80 anni e lo fa dimostrando un rinnovato fervore... Lo ha ribadito in occasione della conferenza stampa anche Alberto Barbera, direttore artistico del Festival, che ha posto l’accento sul processo di rinnovamento degli ultimi anni. Un cambiamento che avrebbe coinvolto la Mostra, fino a toccarne “l’involucro”, ossia le strutture interne. Nonostante le polemiche e gli intoppi, intanto, il progetto di restyling del Palazzo della Mostra, cominciato con il rinnovo della Sala Grande, procede con le sale Pasinetti e Zorzi e il ripristino del foyer di fronte alla Sala Grande, visto che la Sala Volpi è stata spostata al primo piano del Palazzo del Casinò. Lì di fronte, il famoso “buco” in cui sarebbero dovuti iniziare i lavori del Nuovo Palazzo del Cinema è stato per il momento ricoperto, ridando respiro all’area e – a quanto pare – anche al Casinò, che verrà rinnovato per ospitare nuovi spazi. Non è, però, solo la “logistica” a presentare novità per questa edizione: molto importante è anche la nascita del Film Market, allestito dal 30 agosto al 3 settembre presso l’Hotel Excelsior. Un’iniziativa che va ad affiancarsi a quella dell’Industry Office, portando una ventata di modernità e permettendo alla Mostra di allinearsi con gli altri grandi festival cinematografici del mondo, già da tempo capaci di abbinare spirito commerciale e anima artistica. Interessante è anche il progetto del Biennale College, un laboratorio destinato ai più giovani filmmaker internazionali per produzioni a basso costo, successivamente distribuite online. Ma non è tutto, perché per celebrare questi “primi” 80 anni di Mostra del Cinema, è stata organizzata anche la splendida retrospettiva “80!”: dieci film presentati nel corso della storia del Festival e qui riproposti per la loro rarità, trattandosi per lo più di copie uniche di pellicole considerate perdute o di versioni che differiscono da quelle poi distribuite in commercio, restaurate grazie all’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale.

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A latere, è stata ideata anche “Venezia Classici”, altra retrospettiva con tantissimi titoli famosi restaurati e proiettati durante i giorni del Festival, tra cui “Heaven’s Gate” (“I cancelli del cielo”, 1980). A presiedere la proiezione del capolavoro, nella nuovissima copia restaurata digitalmente da Criterion, sarà proprio il grande regista statunitense Michael Cimino. Passate in rassegna le novità “strutturali” della 69ma edizione, andiamo a scoprire quelle più legate alla kermesse. Madrina della Manifestazione sarà Kasia Smutniak, che il 29 agosto terrà a battesimo la Mostra con la classica Cerimonia d’inaugurazione, cui seguirà la proiezione di “The Reluctant Fundamentalist” di Mira Nair, scelto come film di apertura. L’origine polacca della madrina (comunque naturalizzata italiana) ha suscitato qualche timida polemica, smorzata grazie alle simpatia dell’opinione pubblica nei confronti dell’attrice, che è ricordata non solo per la sua bravura ma anche per essere stata la moglie del compianto Pietro Taricone. Sarà sempre la Smutniak a condurre la Cerimonia di chiusura l’8 settembre in piazza San Marco, dove saranno consegnati i Leoni e gli altri premi stabiliti dalla Giuria. Il Leone d’oro alla carriera, invece, sarà conferito il 31 agosto a Francesco Rosi, contestualmente alla proiezione della copia restaurata del suo capolavoro “Il Caso Mattei”, Palma d’oro a Cannes nel 1972 nonché simbolo dell’importanza del regista nel cinema italiano di impegno civile. Rosi si afferma proprio a Venezia nel 1958 con “La sfida”. Seguiranno poi altri film importanti come “Salvatore Giuliano” (Orso d’argento a Berlino nel 1961), “Lucky Luciano” e “Le mani sulla città” (Leone d’oro a Venezia nel 1963). Il direttore della Mostra Alberto Barbera ha dichiarato in proposito: «con una lunga benché non troppo prolifica carriera, Rosi ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema italiano del dopoguerra. La sua opera ha influenzato generazioni di cineasti in tutto il mondo per il metodo, lo stile, il rigore morale e la capacità di fare spettacolo su temi sociali di stringente attualità». Quanto ai “Film in concorso”, le pellicole saranno esaminate dalla Giuria presieduta da Michael Mann, grande regista, produttore e sceneggiatore americano, affiancato da Matteo Garrone e da altri nomi importanti del cinema internazionale, ma anche dall’arti-star Marina Abramovic, solitamente protagonista delle Biennali d’arte veneziane. Il presidente della Giuria di “Orizzonti” sarà, invece, Pierfrancesco Favino, tra gli attori più affermati della nuova generazione del cinema italiano. Appuntamento dunque a Venezia, dal 29 agosto al 8 settembre 2012. Per info: www.labiennale.org/it/cinema.

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© Foto ASAC

© Foto ASAC

Venezia 69 I Film in Concorso

Olivier Assayas “Après Mai” (“Something in the Air”) Ramin Bahrani “At Any Price” Marco Bellocchio “Bella addormentata” Peter Brosens e Jessica Woodworth “La Cinquième Saison” Rama Burshtein “Lemale Et Ha’chalal” (“Fill the Void”) Daniele Ciprì “È stato il figlio” Francesca Comencini “Un giorno speciale” Brian De Palma “Passion”

Xavier Giannoli “Superstar” Ki-Duk Kim “Pieta” Takeshi Kitano “Outrage Beyond” Harmony Korine “Spring Breakers” Terrence Malick “To the Wonder” Brillante Mendoza “Sinapupunan” (“Thy Womb”) Valeria Sarmiento “Linhas De Wellington” Ulrich Seidl “Paradies: Glaube” (“Paradise: Faith”) Kirill Serebrennikov “Izmena” (“Betrayal”)


speciale Lido

L’Isola d’Oro: storia e fasti del Lido di Giovanna Caprioglio

© Foto Archivio Perale

In occasione dell’Ottantesimo anno dalla fondazione della “Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica”, ripercorriamo la storia del Lido di Venezia, che proprio nel secolo scorso ha vissuto un periodo di splendore tale da essere soprannominato “l’Isola d’Oro”.

La Storia Se fino alla fine del ‘800 il Lido era terra di pescatori e ortolani, nonché avamposto veneziano per eccellenza, principalmente militare, dai primi anni del XIX secolo in poi, iniziò a essere pensato come luogo ideale per sviluppare un turismo balneare, inizialmente legato alla talassoterapia. Un progetto articolato per sviluppare il turismo termale a Venezia era già nato nel 1852 e prevedeva anche uno stabilimento climaticobalneare al Lido. Per motivi di sicurezza militare, però, venne ridimensionato al solo Lido. Qui, nel 1856, nacquero il primo stabilimento balneare e la prima struttura di accoglienza: un’osteria con alloggi nella zona delle “Quattro Fontane”, dove ancora oggi esiste un albergo di grande charme, tutto in legno, circondato da uno dei giardini più particolari dell’isola. Si costituì

quindi la “Società dei Bagni”, incaricata di promuovere un turismo d’élite , fatto di vacanze, cure marine, sport all’aria aperta e mondanità. Tra il 1900 e il 1930, il Lido subì un’enorme trasformazione, con la nascita di grandi alberghi quali l’Excelsior, il Des Bains e l’Hungaria. Ma anche con il Padiglione delle Esposizioni, l’Aeroporto Nicelli, il Golf Club Alberoni, numerose ville in stile Liberty e, non ultimo, il Palazzo del Cinema, dove nel 1937 fu ospitata l’Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica nata nel 1932, grazie soprattutto alla passione del conte Giuseppe Volpi di Misurata, allora presidente della Biennale. Una figura tanto importante per Venezia che il decennio della sua presidenza in Biennale sarà soprannominato “l’era Volpi”. Sempre a lui si deve anche la fondazione di Por-

to Marghera, in un momento di rapida industrializzazione, diffusione della cultura su larga scala e grande impulso turistico, mirabilmente orchestrati proprio dalla Biennale d’Arte e dalla Compagnia Grandi Alberghi Italiani (CIGA). Grand Hotel e Ville Liberty Già alla fine dell’800 si iniziò a pensare al Lido non solo come stazione balneare “per pendolari”, ma anche come elegante luogo di villeggiatura residenziale. I più significativi esempi di questo sviluppo furono indubbiamente i due primi grandi alberghi dell’isola: l’Hotel Lido, vicino all’attracco dei piroscafi in arrivo da Venezia (oggi demolito) e il Grand Hotel Des Bains, scenario dei turbamenti di Gustav von Aschenbach in “Morte a Venezia”. Disegnato

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del Cinema e dei “rifiutati” della Biennale dell’Arte nel decennio 1914-1924, l’hotel era, come è tuttora, il punto di riferimento di tutto l’indotto del Festival. Ma fu l’intero Lido a vivere un periodo di incredibile fervore negli anni 30, che trasformò anche la fisionomia architettonica dell’isola, facendo nascere moltissime ville nel cosiddetto stile “Liberty lidense”, una libera interpretazione dei gusti dell’epoca, senza i vincoli imposti dalla municipalità veneziana. Porte-finestre, maioliche sulla facciata, finissime lavorazioni in ferro battuto per i decori e i cancelli: tutto seguiva alla lettera la fantasia di committenti e progettisti. Firmate da architetti come Sullam o Torres, molte di queste ville sono ancora praticamente intatte: da Villa Mon Plaisir in Gran Viale, spesso definita uno dei più significativi edifici italiani in stile Liberty all’Hotel Villa Otello in via Lepanto.

dai fratelli Marsich al di là del lungomare, il Des Bains fu inaugurato nel luglio del 1900: una struttura imponente, con grandi colonne dallo stile classicheggiante, rimaneggiata nel 1926 a seguito di un grave incendio scoppiato nell’ala sud. Fortunatamente ne uscì illesa la Sala Visconti, la più famosa e affascinante dell’hotel, completamente rivestita in legno, con un particolare ballatoio in ferro battuto e sfere di vetro colorato di Murano. La bellezza del Des Bains, però, stava anche nel grande parco, molto movimentato e arricchito da villini, campi da tennis e, dal 1968, dopo l’intervento di Porcinai, anche da due piscine. A sei anni dall’inaugurazione, un altro hotel d’eccezione sorse nel Gran Viale Santa Maria Elisabetta: il Grande Albergo Ausonia & Hungaria, che rappresenta a tutt’oggi uno dei più begli esempi di Art Dèco dell’isola. Una struttura imponente, resa legge-

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ra dalle maioliche che la rivestono, nei colori che vanno dall’ocra della terra all’azzurro del cielo, passando per i verdi dell’acqua nei bassorilievi dai motivi vegetali. Solo un anno dopo, fu la volta del grandioso Hotel Excelsior, progettato da Giovanni Sardi, il più conosciuto architetto dell’epoca. Un’enorme struttura in stile moresco adagiata sulla riva del mare, con cupole in mosaico, merlature, finestre, fontane e sfingi, che richiamano il legame di Venezia con la cultura araba. Il Grand Hotel rappresentò da subito il punto nevralgico della vita lidense, tanto che nel 1909 la CIGA attivò al suo interno un centro per cure idroterapiche e chinesiterapia all’avanguardia, con apparecchi provenienti persino dalla Norvegia... Non trascorse molto tempo che l’Excelsior si trasformò nell’albergo del jet-set internazionale, ormai abitudinario del Lido. Sede della prima edizione della Mostra

Il Fermento Artistico di Inizio ‘900 Nei primi decenni del Novecento, il Lido fu fortemente interconnesso anche con le vicende artistiche di Venezia. Come abbiamo visto, l’Hotel Excelsior per ben dieci anni ospitò l’esposizione dei “rifiutati” dalla Biennale d’Arte, che assunse un’importanza sempre maggiore nel tempo, poiché vi prendevano parte gli artisti più avanguardisti del panorama veneziano: Gino Rossi, Arturo Martini, Springolo, Zecchin e molti altri. Senza dimenticare il Boccioni, allievo illustre dell’Accademia di Venezia e tanto habitué del Lido da “citarlo” sullo sfondo di diversi quadri. Sarà proprio lui uno degli artisti più ammirati alla prima mostra lidense (1925) del Padiglione delle Esposizioni, costruito per ampliare la proposta di Cà Pesaro e dare una sede “artistica” anche al Lido, vista la sua popolarità internazionale. Particolare attenzione fu posta agli allestimenti del Padiglione, con mobili, vetri decorati, broccati di Fortuny e grandi lampadari di Murano. Il Palazzo del Cinema Data l’importanza crescente dell’Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica, a soli cinque anni dalla sua nascita divenne necessaria una struttura dedicata. Oltre al Palazzo del Cinema, il progetto originario prevedeva anche un grande Casinò (ve n’era già uno ospitato all’interno dell’Hotel Excelsior), e un terzo edificio gemello, con un’enorme piscina coperta: una perfetta simmetria con un palazzo centrale e due “ali” laterali, pensata in pieno stile razionalista dall’ingegnere del Comune di Venezia Eugenio Miozzi. L’area interessata si trovava a pochi metri dall’Excelsior, nella zona del Forte austriaco delle Quattro Fontane. Il Palazzo del Cinema firmato dall’ingegner Quagliata fu il primo a essere inaugurato, in occasione della Mostra del 1937, ad appena sei mesi


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dall’inizio dei lavori: una struttura in perfetto stile razionalista, ma con alcuni accorgimenti (i lati arrotondati e finestrati, il gioco di striature del piano terra) che la rendevano più equilibrata e leggera. Seguì a ruota il Casinò, mentre il terzo edificio non fu mai costruito, soprattutto a causa della Seconda Guerra mondiale. Fu lo stesso ingegner Quagliata, nel 1952, ad ampliare il Palazzo del Cinema, fino a stravolgerne del tutto la prima versione, con l’aggiunta di una parte frontale in cui trovava spazio un foyer, di due scaloni curvilinei che portavano agli uffici del primo piano, della biglietteria e della Sala Volpi. Nel corso degli anni, però, sono stati molti gli interventi di restauro; alla Biennale di Architettura del 1991 sono stati esposti ben dieci progetti di architetti di fama internazionale, tra cui quello di Rafael Moneo, vincitore del contestuale concorso, che però non hanno mai avuto un seguito. Nel 2004 la Biennale ha indetto un secondo concorso, vinto dallo Stu-

dio 5+1 e dall’architetto Rudy Ricciotti, con un progetto che avrebbe dovuto essere finito l’anno scorso per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia ma che risulta, ancora oggi, in fase di realizzazione, fra infinite polemiche. L’Aeroporto Nicelli La storia dell’Aeroporto Nicelli è strettamente legata a quella della Grande Guerra, quando si individuò nella zona del Forte di San Niccolò al Lido la posizione ideale per intercettare gli aerei austriaci in missione contro Venezia. La storia dell’aviazione veneziana, però, ha radici più antiche: già nel 1874 un primo aerostato si alzò dal Bacino San Marco, e nel 1912, proprio dalla spianata dell’Hotel Excelsior al Lido un “Caproni 9” prese il volo per un giro turistico su Venezia. A seguito delle importanti vicende belliche che lo videro protagonista, incluso l’impiego della prima “squadriglia di aerosiluranti aeree” ai comandi del maggiore Gabriele

d’Annunzio, l’aeroporto fu dedicato alla memoria di Giovanni Nicelli, grande pilota piacentino che si distinse nei combattimenti aerei, per poi soccombere in un conflitto nel maggio del 1918. Anche finita la guerra, l’aeroporto mantenne un avamposto del Regio Esercito, che gli permise di gettare le basi per lo sviluppo dell’aviazione civile e di diventare, nel 1926, il primo scalo aereo per il traffico commerciale in Italia, in un’epoca in cui erano molto più utilizzati gli idroscali. Con la nascita della Società Anonima Transadriatica, invece, il Lido fu all’avanguardia nello sviluppo di linee aeree con scali a terra: il primo collegamento fu proprio quello con Vienna, ex capitale nemica. Fu a quel punto che, visto il sempre crescente interesse turistico internazionale per il Lido, si decise di progettare una vera e propria aerostazione per i passeggeri, inaugurata nel 1935 e divenuta presto uno degli scali più importanti d’Italia, subito dopo Roma. L’aeroporto continuò la sua

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crescita anche dopo il secondo dopoguerra, grazie soprattutto alle Officine Aeronavali, che arrivarono a contare fino a 600 dipendenti. Negli anni Sessanta, però, tutto fu spostato a Tessera, dove sorse l’Aeroporto Marco Polo che determinò il declino del Nicelli. Nel 2007 l’aerostazione è stata completamente restaurata, mantenendo la sua impronta Art Dèco e la sua pista d’atterraggio in erba, con l’aspirazione di diventare un aeroporto turistico d’èlite per elicotteri e aerei privati. Visto il suo innegabile charme e il raffinato ristorante che ospita, il Nicelli è oggi spesso utilizzato come sede di eventi privati. Il Golf Club Alberoni La “leggenda” vuole che il magnate americano Henry Ford, giunto al Lido nel 1928 con sacca e mazze da golf, si fosse lamentato con l’amico conte Volpi della mancanza di un campo con buche nel così mondano Lido. Fu così che, nello stesso anno della Mostra del Cinema, nacque il Circolo Golf Venezia, ancora oggi uno dei campi più antichi e apprezzati d’Italia. L’area dove sorge fu individuata proprio da Ford e Volpi nella zona degli Alberoni, ovvero la parte più a sud del Lido, dove il vento e la sabbia erano molto simili a quelli dei links scozzesi e quindi ideali. Così, intorno a vecchi edifici militari austriaci le cui scuderie costituiscono a tutt’oggi la struttura del Club House, su progetto dell’architetto scozzese Cruikshank, nacque il primo campo a 9 buche, che si trasformò in un 18 buche nel secondo dopoguerra, grazie all’intervento dell’architetto C. K. Cotton. Sempre

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migliorato negli anni, il campo si trova all’interno degli Alberoni, Oasi protetta dal WWF caratterizzata da una flora e, soprattutto, da una fauna ricchissime. Per le sue caratteristiche morfologiche, il fascino paesaggistico che esercita e la sua vicinanza a Venezia, il Circolo Golf degli Alberoni resta uno dei club più prestigiosi ed eleganti d’Italia. I Forti e Il Cimitero Di interesse storico sono i forti di origine difensiva, posti uno di fronte all’altro nella zona nord del Lido: il Forte di San Niccolò e quello di Sant’Andrea. Quello centrale, chiamato anche Forte delle Quattro Fontane, è l’area in cui oggi sorgono il Palazzo del Cinema, il Casinò e l’Hotel Quattro Fontane, appunto. Principale punto d’accesso alla città per navi e traghetti, San Niccolò rappresenta il principale avamposto della città di Venezia. Ha quindi sempre avuto un’importanza strategica, dalla minaccia turca del 1400 alla Prima Guerra Mondiale, quando divenne sede del Comando del Fronte a mare. Prende il nome dalla Chiesa del 1000 costruita lì vicino, per conservare le spoglie di San Niccolò, patrono dei naviganti. Proprio nelle acque di fronte alla chiesa, peraltro, era tipica la tradizionale cerimonia dello Sposalizio del Mare, durante la Festa della Sensa. Oggi il Forte, incluso nel complesso della Caserma Guglielmo Pepe e adibito a usi militari, conserva della struttura antica solo pochi muri visibili dall’esterno. Proprio dalla parte opposta, si trova il Forte di Sant’Andrea, innalzato

nel 1543 sull’omonimo isolotto. La fortificazione era collegata a quella di San Niccolò per mezzo di una lunga catena e costituiva, insieme a essa, un’importante sistema di difesa dell’ingresso settentrionale alla Laguna. Giacomo Casanova, che venne rinchiuso a Sant’Andrea nel 1743, ne lasciò una preziosa descrizione. Dal 1996 il Forte è inserito in un progetto della Provincia per il recupero e la valorizzazione degli avamposti militari presenti in laguna, ma appare ancora oggi come una struttura in totale stato di abbandono da anni ed è raggiungibile solamente con imbarcazioni private, se si escludono le visite su prenotazione organizzate dal Comitato Certosa e Sant’Andrea. I trasferimenti vengono effettuati dall’imbarcadero ACTV di San Pietro di Castello a Venezia o dalla fermata ACTV delle Vignole. Sempre nella zona di San Niccolò, si trova poi un luogo conosciuto da pochi: il Cimitero Ebraico. Fu fondato nel 1300 per evitare la sepoltura in territorio urbano degli ebrei, poi cacciati da Venezia nel 1516, con la chiusura forzata del ghetto. La prima lapide conservata, quella di Samuel Den Shinshon, è datata 1389 (o 5150, nel calendario ebraico). Il cimitero continuò a espandersi fino alla metà del ’600, quando, per difendersi dai Turchi, la Repubblica di Venezia dovette ampliare il Forte. Caduto lentamente in degrado, fu definitivamente abbandonato nel 1938, con la promulgazione delle leggi razziali. Fortunatamente, però, verso la fine degli anni 80, il Comitato per il Centro Storico Ebraico di Venezia presieduto dal professor Cesare Vivante, si pose il problema del restauro di questo luogo della memoria, preziosa testimonianza di secoli di storia ebraica.


speciale Lido

“L’Altro” Lido Oltre ai progetti di riqualificazione del Lido, l’isola è bella da scoprire anche nelle sue parti ancora “genuine”, fra bellezze naturalistiche e angoli nascosti. Metamauco, ovvero il primo nome del Lido, trae origine dalla sua zona più antica, Malamocco, che rappresenta uno dei primi insediamenti stabili del territorio lagunare fin dall’epoca preromanica. Situato nella zona in cui l’isola si stringe, poco lontano dagli Alberoni, questo piccolo centro fu persino sede vescovile nel VIII secolo. Sempre sottoposta a problemi di mareggiate e acqua alte, la Malamocco di oggi presenta un impianto settecentesco e il tipico stile urbano “veneziano” con calli e campielli. Anche per questo è il centro storico più suggestivo del Lido. Proprio negli ultimi anni, per gestire le problematiche legate alle maree, poco lontano di qui e precisamente alle bocche di porto, sono cominciati i

lavori per il sistema MOSE, che hanno comportato interventi strutturali per Malamocco, come l’innalzamento delle rive urbane, la creazione di paratie nei rii che attraversano il centro abitato e ulteriori interventi dalla parte del mare. Così, dal 1998, Malamocco è rimasta sempre “all’asciutto”, assistendo, grazie al naturale charme e alla vicinanza con gli Alberoni, a un’interessante riqualificazione. Discorso a parte meritano anche gli Alberoni che, come abbiamo ricordato, non solo ospitano l’elegante Circolo Golf Venezia, ma costituiscono anche una meravigliosa oasi naturale, dove flora e fauna si mescolano con le grandi dune sabbiose e il mare. Molti degli animali che vi abitano sono specie rare e in via d’estinzione, come il fratino, la beccaccia di mare, il gruccione e, ancora, falchi, poiane e cardellini. Ma anche molte varietà marine tipiche della laguna vivono nelle pozze d’acqua dolce della zona, sempre più

affollata di bagnanti, proprio per la sua bellezza selvaggia, che viene comunque tutelata dal Comitato dell’oasi. Provenendo dal centro del Lido, prima di Malamocco e degli Alberoni, si trova la zona dei Murazzi, così chiamata perché in tempi antichi era una sorta di argine atto a proteggere dalle mareggiate causate soprattutto dai fiumi deviati per rendere più fluida la viabilità dei porti. Molti sono stati gli interventi nel corso dei secoli e oggi la zona, particolarmente frequentata dai Veneziani, che amano sole e tranquillità, si presenta come una distesa di massi costeggiata da una lunga passeggiata. C’è chi usa i rami degli alberi che affiorano dal mare per costruire delle capanne-ombrellone e chi li usa per alimentare succulente grigliate di pesce. Un ambiente davvero originale e del tutto distante da quello tipico del litorale lidense, fatto di sabbia e di eleganti cabine sul mare...

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speciale lido

La Belle Époque lidense: oggi come allora?

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a qualche anno EstCapital, gestore di fondi immobiliari con un forte legame con Venezia, sta cercando di far tornare il Lido agli splendori della Belle Époque, con un ampio piano di riqualificazione comprendente l’Hotel Excelsior, l’Hotel Des Bains e altre zone, che dovrebbe riportare “L’Isola d’Oro” a essere una meta del turismo internazionale di lusso, proprio come negli anni 30. Il primo progetto a prendere il via da settembre sarà il restauro completo dell’Hotel Des Bains, set del film “Morte a Venezia”, che ruoterà proprio intorno alla famosa Sala Visconti, mantenuta nello stile dell’epoca, ma trasformata in una lussuosa lobby. Sarà il cuore della struttura, da cui si accederà ai 58 appartamenti extra lusso di varie metrature e a 4 ville nel parco che godranno di altrettanti servizi a cinque stelle. Concierge, security, valet parking e persino room service e catering offerti dal Boutique Hotel, che all’interno della struttura gestirà, inoltre, 23 suite e tutti gli spazi comuni. Ogni dettaglio sarà studiato per offrire agli ospiti il massimo del relax in strutture di estremo lusso: area wellness, piscina coperta e palestra all’interno; piscina scoperta, campi da tennis e beach club all’esterno. Al Beach Club Des Bains, ovvero la spiaggia di fronte all’hotel allestita con le classiche capanne, si potrà accedere anche attraverso un tunnel privato interno all’albergo (il programma di membership sarà comunque dedicato a soci sia interni che esterni). Il progetto di restauro è seguito da R&S Engineering e, per gli interiors, dal londinese Brighton Hughes Design Studio, mentre i lavori sono stati assegnati alla ditta ECIS S.C.C. di Ravenna. Tempo previsto: meno di due anni. Sarà l’inizio della rinascita dell’Isola d’Oro?

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Speciale lido

Il Lido più Autentico Indirizzi preziosi per mangiare, dormire, fare l’aperitivo, cenare (anche in costume!) e godersi la spiaggia...

DORMIRE

FARE L’APERITIVO

Cà del Borgo Un palazzetto del XV secolo nel centro di Malamocco, storica residenza dei nobili veneziani e oggi albergo di charme con sei camere arredate in stile, mobili e tappezzerie d’epoca. Ci si può rilassare nella bella corte interna o percorrere un breve sentiero sterrato per poi ritrovarsi sulla spiaggia dei Murazzi. Per i fortunati

Villa Laguna Una residenza asburgica di inizio ‘900, situata a due passi dall’attracco del vaporetto di Santa Maria Elisabetta, proprio di fronte a Venezia. Dalla sua terrazza è possibile godere di un magnifico tramonto sulla Laguna, con vista su piazza San Marco, in un’oasi di relax ed eleganza. Per chi si voglia trattenere anche dopo, il ristorante offre piatti molto curati, serviti nella veranda sempre “fronte Laguna”; le camere dell’albergo sono 19 suite bilocali con vista mozzafiato.

Indirizzi

DORMIRE Cà del Borgo e Cà Alberti Piazza delle Erbe , 8 - Malamocco +39.041.770749 www.cadelborgo.com Quattro Fontane Via Quattro Fontane, 16 +39.041.5260726 www.quattrofontane.com FARE L’APERITIVO Villa Laguna Via Sandro Gallo, 6 +39.0415261316 www.hotelvillalaguna.it Ex Pescheria Via Lepanto

che possiedono una piccola barca, di fronte all’albergo è stata ripristinata un’antica darsena, da cui un tempo partivano le barche a remi colme di verdure e pescato per i Veneziani. A poca distanza, nella piazza della Chiesa, si trova anche Cà Alberti, altra residenza di charme, sempre appartenente al complesso di Cà del Borgo.

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CENARE Le Garzette Lungomare Alberoni, 32 +39.041731078 www.legarzette.it Al Ponte di Borgo Calle Mercerie - Malamocco +39.041770090

Quattro Fontane Mantenuto ancora come un tempo, con l’impianto di una casa di campagna, i balconi in legno e un meraviglioso giardino, è il più antico albergo del Lido. Lo stile è un misto tra il classico veneziano e il rustico, con tocchi anni 50; l’atmosfera che si respira ha comunque un sapore “antico”, con uno charme tutto particolare. Nel 1966 fu costruita una “barchessa”, anche questa in uno stile simile, che i proprietari allestirono con la loro particolarissima collezione di arredi. La posizione del Quattro Fontane è strategica, giusto a fianco del Casinò e a pochi metri dal Palazzo del Cinema.

Ex Pescheria Nell’area dell’ex Pescheria di via Lepanto, proprio sotto il colonnato, da qualche anno questa trattoria è sempre molto affollata per l’aperitivo, soprattutto di ritorno dalla spiaggia. Bancone esterno, spritz e “cicheti” per finire la giornata in allegria, in un ambiente rustico e rilassato. Non male anche la cucina di pesce e specialità veneziane. CENARE Le Garzette Una tipica casa colonica nel verde, con l’aria marina che bacia gli orti, i cui prodotti stagionali (pomodori, asparagi, peperoni, melanzane, zucchine e, soprattutto, i famosi carciofi di Malamocco) diventano la base per ricette tradizionali della cucina veneta. L’ambiente è semplice e rilassato; si pranza e si cena in una veranda nel giardino. Le Garzette si trova giusto a pochi minuti dal centro di Malamocco, ma per i più “pigri” ci sono anche 5 stanze arredate in stile ‘800: una pausa rilassante tra campagna e mare.


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Al Ponte di Borgo Per la cena, ma anche per una piacevole pausa diurna nel vostro itinerario in bici da Santa Maria Elisabetta agli Alberoni, la Trattoria al Ponte è una vera sorpresa. Tra le calli di Malamocco, ti accoglie in una stanza scura in stile anni 50, che poi però sbuca in un delizioso giardino con pergolato. La cucina è specializzata in sarde in saor, ma ci sono anche ottime seppioline fritte o alla griglia, alici arrostite e gamberoni ai ferri.

Alberoni All’interno dell’Oasi naturale protetta dal WWF, all’estremità del Lido, la spiaggia si raggiunge solo a piedi o in bicicletta. La natura selvaggia è “mitigata” da un ciringuito sulla spiaggia, dove gustare cibi sani spesso anche vegetariani, tra musica soft e lunghe panche per rilassarsi in compagnia.

CENARE ANCORA IN COSTUME Ai Bagni Alberoni Strada nuova dei Bagni, 26 Alberoni +39.041731029 www.bagnialberoni.com

CENARE ANCORA IN COSTUME Ai Bagni Alberoni In uno stabilimento anni 50, molto curato, con capanne e ombrelloni, il ristorante è il luogo perfetto dove gustare specialità di carne e pesce, ma anche una buona pizza, di fronte al mare, dopo un ultimo bagno al tramonto. Il fascino del passato.

Trattoria Ai Murazzi Via Kirchmayer, 16 +33.0415267278 IN SPIAGGIA Ai Murazzi Alberoni B.each Lungomare Gabriele d’Annunzio, 20 +39.349.6731182

Trattoria Ai Murazzi Proprio di fronte alla passeggiata dei Murazzi, a 100 metri dal mare, questo casone in legno, che all’interno ricorda un po’ una taverna dei pirati, propone pizza e, soprattutto, carne. Durante la Mostra del Cinema allunga gli orari di apertura della cucina e resta aperto tutti i giorni.

B.each Tra le eleganti capanne del Lido, c’è una “zona franca” Molto amato dai giovani, il B.each è uno spazio di relax sempre attivo, dalle colazioni (anche salate) ai piatti freschi del brunch, passando per i lunghi aperitivi a base di frutta e le serate, con una programmazione sempre diversa. Novità del 2012 è il progetto wellness, con massaggi e lezioni di yoga.

IN SPIAGGIA Ai Murazzi Il mare più selvaggio del Lido, vissuto tra gli scogli di questa zona nata per proteggere l’isola dalle mareggiate. In molti si inventano vere e proprie “cabanas” costruite con i legni lasciati dal mare e i parei; i più attrezzati hanno persino un piccolo orto.

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Arte

Biennale di Architettura: l’edizione di Chipperfield ph: Giulio Squillacciotti

Schizzo di Aldo Rossi per l’allestimento “Archi” della 3° Biennale di Architettura del ‘85

«David Chipperfield è una personalità che coltiva una visione molto intensa dell’architettura come prassi». Questo il commento del presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta sul nuovo direttore artistico della Biennale di Architettura. Una scelta che, appunto, ha come principale volontà quella di ritornare a guardare all’architettura come a una disciplina a tutto tondo. Non a caso Sir David Chipperfield ha deciso di intitolare questa Tredicesima edizione “Common Ground”, allo scopo di evidenziare e valorizza-

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re le idee comuni che vanno al di là delle singole personalità degli architetti, spesso valutati come star. Dal 29 agosto al 25 novembre 2012 saranno esposti 65 progetti provenienti da ben 55 nazioni, chiamate a porre l’attenzione sul terreno comune e condiviso della professione, senza tralasciare comunque di mostrarne le grandi differenze interne, nate dal contesto in cui l’architettura opera, dalla cultura, dalle tradizioni e da storie molto diverse tra loro. La disciplina, d’altronde, è per natura necessariamente vincola-

ta dalla relazione con la società in cui si inserisce. Insomma, è una Biennale che punta a ricordare quanto l’architettura sia «lo strumento per realizzare quella res publica che è luogo dei singoli e che appartiene a tutti», per citare sempre le parole di Baratta. Il che, tradotto nell’ottica di Chipperfield, significa spazi pubblici e residenze abitative. I progetti saranno presentati nelle tradizionali location dei Giardini e dell’Arsenale, ma la Biennale animerà anche molti altri luoghi della città, con una ricca programmazione di eventi collaterali...


Arte

Biennale e Dintorni appuntamenti da non perdere

Fondazione Stampalia

Querini

e MedicinaMentis presentano la retrospettiva “Viagem sem programa”, per celebrare Alvaro Siza, Leone d’oro alla Biennale di quest’anno, presentandone il lato più intimo e meno conosciuto. Un percorso che parte dai taccuini d’appunti, da cui i curatori Raul Betti e Greta Ruffino, insieme all’autore stesso,

Indirizzi fondazione Querini Stampalia Santa Maria Formosa - Castello, 5252 www.querinistampalia.it dal 29 agosto al 11 novembre Ca’ Giustinian San Marco 1364/a www.labiennale.org dal 29 agosto al 25 novembre

hanno selezionato immagini della famiglia e dei molti viaggi, disegni e ritratti, commenti e note personali, per raccontare la parte più intima dell’architetto e mostrare la profonda interconnessione tra questa componente e quella progettuale. Il risultato sono 53 opere, oltre a stampe autenticate dall’autore e a un’interessante video-intervista, che raccontano frammenti di vita, poi tradotti in segni tangibili.

della città lagunare e del suo entroterra. “Progetto Venezia” ricevette un altissimo numero di adesioni: furono circa 1.500 i partecipanti al concorso indetto per l’assegnazione del “Leone di pietra”. Di ciascun progetto selezionato da Rossi fu realizzato un manifesto con le tavole che meglio lo identificavano. I manifesti andarono, poi, a rivestire gli “archi” sistemati all’ingresso dei Giardini della Biennale, da cui prende il nome l’interessante iniziativa di Ca’ Giustinian.

Palais Lumière Via delle Industrie - Marghera (VE) www.ccipierrecardin.com www.palaislumiere.eu/biennalevenezia2012 dal 29 agosto al 25 novembre Negozio Olivetti Piazza San Marco, 101 www.fondoambiente.it www.negoziolivetti.it dal 30 agosto al 14 ottobre

Già inaugurata lo scorso 11 giugno a Ca’ Giustinian, l’esposizione “Gli Archi di Aldo

Rossi per la Terza Mostra Internazionale di Architettura del 1985” espone manifesti, progetti

e carte d’archivio dalle collezioni dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee. Era intitolata «Progetto Venezia» la III Mostra di Architettura, diretta proprio da Aldo Rossi, che invitò architetti già affermati, ma anche giovani meno famosi, a presentare idee e disegni innovativi per la riqualificazione e la trasformazione di specifiche zone

Tanto sta facendo parlare di sé il Palais Lumière, l’originale palazzo immaginato dal coutourier Pierre Cardin a Porto Marghera. Enorme torre che prende ispirazione da tre fiori tenuti insieme da un nastro, l’edificio rappresenta un concreto esempio di “scultura utilitaria”, in cui poter abitare, lavorare e divertirsi: una struttura da vivere 24 ore al giorno, insomma. L’inedita mostra è, per l’appunto, volta a illustrare nel dettaglio questo straordinario progetto architettonico, proprio nel luogo in cui dovrebbe esser costruito. Organizzata dal FAI Fondo Ambiente Italiano, la mostra “Programmare l’ar-

te. Olivetti e le Neoavanguardie cinetiche”

riprende l’esposizione del 1962, per cui furono coinvolti gli artisti del Gruppo T (Anceschi, Boriani, Colombo, De Vecchi, Varisco) e quelli del Gruppo Enne (Biasi, Chiggio, Costa, Landi, Massironi), oltre a Bruno Munari, Enzo Mari e Getulio Alviani. Verranno esposti il materiale pubblicitario prodotto da Olivetti, le fotografie di Dondero, il film prodotto per l’occasione e interviste ad artisti e intellettuali.

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Arte

Yang Fudong -Liu Lan, 2003

© Attilio Maranzano - “The Small Utopia”

Eventi tra arte, cinema, eccellenza e tradizione

Palazzo Grassi François Pinault Foundation “La voce delle immagini” Inaugura il 30 agosto “La voce delle immagini”, la prima mostra di Palazzo GrassiFrançois Pinault Foundation dedicata alle immagini in movimento della Collezione Pinault. L’esposizione metterà in risalto il forte legame tra la città lagunare e il cinema, inaugurando non a caso durante la 69ª Mostra internazionale d’arte cinematografica. Già curatrice di “Madame Fisscher” e de “Il mondo vi appartiene” a Palazzo Grassi, nonché di “Elogio del dubbio” a Punta della Dogana, Caroline Bourgeois ha riunito circa 30 opere di 25 artisti, tra film, video e installazioni. Il percorso espositivo mette in luce la grande diversità esistente tra i vari media, i dispositivi di proiezione e le loro differenti modalità di relazionarsi allo spazio e al tempo. Tra gli artisti presenti in mostra: Adel Abdessemed, Peter Aerschmann, Yael Bartana, Mohamed Bourouissa, Mircea Cantor, Paul Chan, Liu Da Hong, Yang Fudong, Cao Fei, Peter Fischli e David Weiss, Michel François, Abdulnasser Gharem, Johan Grimonprez, Hassan Khan, Taro Izumi, Cameron Jamie, Zoe Leonard, Bruce Nauman, Shirin Neshat, William Pope L., Anri Sala, Javier Tellez, Bill Viola e Mark Wallinger. L’esposizione sarà, inoltre, l’occasione per realizzare un nuovo ciclo di incontri aperti al pubblico con gli artisti presentati in mostra e la proiezione di una serie di film all’interno delle due sale cinematografiche situate nell’ammezzato di Palazzo Grassi. Sempre nello stesso periodo e fino al 31 dicembre, sarà visitabile anche la mostra «Elogio del dubbio» presso Punta della Dogana-François Pinault Foundation che, attraverso le opere di 20 artisti, indaga la sfera del turbamento e la messa in discussione delle certezze in tema di identità, tra la dimensione personale e quella dell’opera.

© Bill Viola Studio “Hall of Whispers”, video/sound installation (1995)

© Attilio Maranzano - “The Small Utopia”

Indirizzi Palazzo Grassi Campo San Samuele, 3231 www.palazzograssi.it dal 30 agosto 2012 al 13 gennaio 2013 PUNTA DELLA DOGANA Campo de Salute, Dorsoduro, 2 www.palazzograssi.it fino al 31 dicembre Fondazione Prada Calle de Ca’ Corner - Santa Croce, 2215 www.prada.com/it/fondazione/cacorner dal 5 luglio al 25 novembre

Fondazione Prada Ca’ Corner della Regina “The Small Utopia” Inaugurata alla Fondazione Prada il 5 luglio “The Small Utopia. Ars Multiplicata” fa riferimento al sogno, trasmesso dalle Avanguardie storiche agli artisti di oggi, di arrivare alla diffusione democratica dell’arte, praticando una moltiplicazione dell’oggetto o dell’opera, per favorire una sua diversa fruizione estetica e sociale. La mostra documenta il periodo che va dai primi del ‘900 al 1975 con oltre seicento edizioni, multipli e prototipi. La trasformazione dell’idea dell’unicità dell’arte e della sua percezione, rappresentata non solo attraverso la moltiplicazione degli oggetti, ma anche attraverso i diversi linguaggi del Novecento: dai libri d’artista e dalle riviste, dal cinema sperimentale e dalla radio. ma anche dai tentativi di costruttivisti e produttivisti russi di intervenire su oggetti di uso popolare, come le ceramiche, e dall’ambizione più individualista di Marcel Duchamp, passando attraverso tutti i principali movimenti artistici del periodo: Futurismo italiano, Bauhaus, Neoplasticismo, Dadaismo, Surrealismo, senza dimenticare Nouveau Réalisme, Optical e Fluxus. Fino all’esplosione di arte moltiplicata indotta dalla Pop Art, promotrice di un vero “supermarket” dell’oggetto artistico, tradotto ora in libro, ora in rivista o scatola di cibo, film, vestito, disco, piatto, mobile d’arredo, giocattolo e molto altro ancora... Una contaminazione tra aspirazione democratica e business che anticipa la messa in circolazione dei gadget d’arte, oggi attuata anche dalle istituzioni museali. «Il multiplo si fa pregevole come l’originale e, di fatto, raro, al punto tale che, per sottolinearne il destino ultimo, “The Small Utopia” è strutturata come un museo archeologico, dove i reperti sono esposti in vetrine chiuse, quasi fossero tracce di una civiltà oramai giunta a termine», parola di Germano Celant, curatore dell’esposizione.

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Arte

Fondazione Vedova Magazzini del Sale “Plurimi/Binari ’77 / ’78”

Fondazione Cini “Carlo Scarpa. Venini 1932 -1947”

Allestita nell’ex squero cinquecentesco dei Magazzini del Sale dove Emilio Vedova lavorava e aveva realizzato, tra l’altro, il ciclo “Lacerazione”, questa mostra offre un’occasione straordinaria per un ulteriore approfondimento sul lavoro dell’artista veneziano. Oggi lo spazio è stato magistralmente restaurato su un progetto dell’amico Renzo Piano, visto e condiviso personalmente dallo stesso Vedova prima della morte. Il punto di forza dello studio architettonico è il binario al centro dello spazio, lungo il quale si muovono le opere, che possono così essere osservante con una visione bifrontale. Curata da Fabrizio Gazzarri, la mostra presenta per la prima volta insieme tre cicli completi (il II, il III e il IV, inedito) e alcuni “Plurimi/Binari” singoli. La scelta del titolo, come d’abitudine per Emilio Vedova, era un’operazione importante e spesso assai laboriosa, perché dava per prima la traccia di un’indicazione di poetica e del suo nucleo problematico ed emozionale. “Lacerazione” esprime, infatti, tutta la passione e l’intensità di un disagio esistenziale testimoniato con distacco e lontananza. Per Vedova il richiamo verso una vita umanamente autentica era diventato fortissimo, tanto che si rinchiudeva spesso nella solitudine dello studio e in silenzi intensamente vissuti. I “Plurimi/Binari” esprimono una condizione di particolare raffreddamento interiore: graffiti di alfabeti indecifrabili, spaccati di luce bianca su “vuoti insostenibili”, presenze e tracce di umano in un camminare senza meta e gravità. E, ancora, scritture “bianco su nero” in automatico, poi dilavate, cancellate e negate. Sono dipinti su pannelli asimmetrici in legno, scorrevoli su binari in gruppi di due o tre che, sovrapponendosi, creano collage in movimento. Alla fine degli anni 70, Vedova ne realizzò cinque cicli, ognuno composto da dieci forme in quattro inquadrature.

Il 29 agosto, con la mostra “Carlo Scarpa. Venini 1932-1947” a cura di Marino Barovier, si inaugura un nuovo spazio espositivo permanente all’interno della Fondazione Giorgio Cini, dedicato alle attività del progetto “Le Stanze del Vetro”. Realizzata nelle sale restaurate dall’architetto newyorchese Annabelle Selldorf, l’esposizione ricostruisce il percorso creativo di Carlo Scarpa, attraverso più di 300 opere realizzate negli anni in cui operò come direttore artistico per la Vetreria Venini. I lavori sono suddivisi in una trentina di tipologie che si differenziano per tecnica di esecuzione e tessuto vitreo (dai vetri sommersi alle murrine romane, dai corrosi ai vetri a pennellate). Il materiale esposto comprende anche prototipi e pezzi unici, disegni e bozzetti originali, insieme a foto storiche e documenti d’archivio, e propone anche un interessante confronto tra l’attività di Scarpa-designer e quella di Scarpa-architetto. Una mostra di grande spessore, ideale per inaugurare “Le Stanze del Vetro”, il progetto culturale pluriennale avviato dalla Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con Pentagram Stiftung, per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria veneziana del Novecento. L’obiettivo è mostrare le innumerevoli potenzialità di questa materia, riportando il vetro al centro del dibattito e della scena artistica internazionale. L’edificio destinato alle esposizioni de “Le Stanze del Vetro” è situato nell’ala ovest dell’ex Convitto dell’Isola di San Giorgio Maggiore e dispone di ben 650 metri quadrati di superficie espositiva. Oltre alle mostre, lo spazio sarà un vero e proprio centro studi, che ospiterà convegni, laboratori didattici, eventi e una biblioteca dedicata (in fase di realizzazione).

In questa foto e in basso a sinistra, installazioni da “Lacerazione” e “Plurimi/Binari ‘77/’78” di Emilio Vedova

Carlo Scarpa per Venini “Incisi” (disegno 1940)

Indirizzi Fondazione vedova Magazzini del Sale - Zattere, 50 (VE) www.fondazionevedova.org dal 30 giugno al 25 novembre Fondazione giorgio Cini Isola di San Giorgio Maggiore (VE) www.lestanzedelvetro.it dal 29 agosto al 29 novembre

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Carlo Scarpa per Venini - “Rigati e tessuti“ (disegno 1938-40)


H A A P E R T O


Eventi

La Regata Storica tra presente e passato di Daniela Longo

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a Regata Storica è un evento tanto importante, vissuto e sentito per Venezia da riuscire a mobilitare gran parte della città, come accade anche nel caso degli appuntamenti del Redentore e della Madonna della Salute. È nel 1841 che la Regata assume l’aspetto e le caratteristiche che vediamo ancora oggi: non più una competizione indetta in occasioni straordinarie a uso e consumo di ospiti eccellenti, ma un appuntamento annuale rivolto ai Veneziani e a un pubblico di appassionati provenienti da tutto il mondo. Certo, il fasto e la magnificenza del passato sono soltanto un lontano ricordo, ma la Regata mantiene comunque un suo momento spettacolare nella sfilata di barche preziose che precede le gare vere e proprie. Il Corteo Ad aprire il cosiddetto Corteo Storico è La Serenissima (spesso erroneamente scambiata per il Bucintoro) sulla quale prendono posto dieci suonatori. La segue una gondola a quattro remi con un ferro dorato di foggia antica, che ospita al suo interno le figure del Doge, della Dogaressa (da cui il nome dell’imbarcazione) e di Caterina Cornaro. Una rappresentazione volta a rievocare il ritorno della Regina di Cipro a Venezia dopo la sua forzata abdicazione, sebbene la vicenda, così

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“dipinta”, sia in realtà un falso storico, visto che l’ingresso della Sovrana in San Marco avvenne, in realtà, a bordo del Bucintoro. Seguono poi le gondole, simbolo di Venezia ma anche frutto di un’evoluzione durata secoli, che le ha portate a essere le imbarcazioni a remi più complesse mai concepite. Per finire, ecco le bissone, barche agili e veloci a otto remi (quattro per lato), che fendono l’acqua in sincrono, com’è tipico di tutte le imbarcazioni civiche veneziane. Il loro nome deriva probabilmente dalla parola “bissa” (“biscia”), quasi sicuramente riferita alla forma lunga e sottile della barca. Ogni bissona è caratterizzata da una particolare decorazione con il nome dell’allegoria che rappresenta: Veneziana, Querini, Rezzonico, Floreale, Cinese, Cavalli, Nettuno, Naviglio e Geografia. Un tempo veniva eretta in Volta de Canal, di fronte a Ca’ Foscari, la cosiddetta “Machina”, una struttura con meccanismi in grado di produrre movimenti, giochi d’acqua e suoni, per la cui realizzazione erano impiegati i migliori architetti e artigiani. Era la postazione in cui sedevano gli ospiti illustri e venivano consegnati i premi. Oggi, invece, la Machina è soltanto un palco coperto, che ricorda vagamente la pescheria di Rialto, con ai lati alcune tribune per gli spettatori. Dalla Benedizione allo “Strappo” «Gavè remi? Gavè forcole? Voghè!»: con questa frase un tempo si dava il via alla regata.

In queste pagine: immagini delle passate edizioni della Regata Storica di Venezia


Eventi

E, dopo un “sì” urlato tutti in coro, i regatanti cominciavano a remare. Attualmente il programma di gara prevede la “Regata dei Giovanissimi su pupparini a due remi”, la “Regata delle Donne su mascarete a due remi”, la “Regata delle caorline a sei remi”. Ma la gara in cui si sfidano i grandi campioni resta quella dei “gondolini”, sorta di fratelli minori delle gondole, agili e velocissimi. Nel 1843, per individuarli meglio, si decise di dipingerli con colori differenti. Questi, però, rimasero invariati solamente a partire dalla Regata del 1892: bianco, marròn, rosa, celeste, verde, viola, canarín (giallo), rosso e arancio. Ancora oggi, ogni anno i colori vengono riassegnati e i gondolini ridipinti, in modo che non vi possano essere né tinte “favorite” né tinte che portino male. La “benedizione” e il “disnàr” erano altre due fasi assai importanti del pre-gara: di carattere religioso la prima (anche se con una buona dose di superstizione); di carattere sociale la seconda. Agli inizi del secolo scorso, la benedizione dei gondolini avveniva durante la messa domenicale nella Basilica della Salute, mentre negli anni Cinquanta fu spostata al sabato antecedente la gara, con il parroco che si

recava di casa in casa e le immagini dei santini a cui chiedere protezione appese sulle gondole. Oggi si fa un rito collettivo con le barche riunite tutte insieme davanti alla Basilica della Salute, nei giorni che precedono la Regata. Il disnàr, letteralmente “il cenare”, è, invece, una tradizione ormai del tutto perduta. Consisteva in una cena collettiva offerta ai regatanti dall’Amministrazione comunale, che si effettuava solitamente il giovedì della settimana precedente la gara. Ufficialmente era solo un momento conviviale, ma in realtà funzionava anche come una specie di mercato sotterraneo per stringere accordi tra i regatanti. Da quanto ci riportano le cronache, i partecipanti erano di robusto appetito: ecco il menu di un disnàr pubblicato su un giornale datato 31 luglio 1890: “Manzo guarnito, Fegato e cervelle, Vitello brasato con patate, Mezzo pollo arrosto, Torta di mandorle, Frutta, Formaggio, Caffè”. Più un litro e mezzo di vino a testa! Sono rimasti gli stessi di un tempo i simboli della vittoria nella regata, ovvero le bandiere di forma triangolare, che all’epoca venivano attaccate alla Machina, per poi essere letteralmente strappate dai regatanti, insieme al sacchettino contenente il premio in denaro a esse legato. Ciascuna bandiera aveva un colore differente, che determinava la sequenza di arrivo per le prime quattro imbarcazioni: una “tavolozza” simbolica variata molto a seconda delle epoche storiche. Dopo l’Unità d’Italia, per esempio, visto che la prima bandiera era rossa, si ritenne opportuno metterne una bianca come seconda e una verde come terza, riprendendo così le tinte del Tricolore. L’animato e folcloristico rito dello “strappo” delle bandiere, però, fu sostituito con una più sobria (e meno pericolosa) consegna da parte delle Autorità, a partire dagli anni Trenta del secolo scorso. Una Sfida all’Ultimo Sangue Il percorso della Regata Storica dei gondolini, tra le più famose del mondo, comprende 8 chilometri di bellezza e spettacolo. Subito prima della partenza, tra i nove poppieri partecipanti, vengono estratte le “balote” o numeri d’acqua, a indicare le corsie che dovranno essere rispettate per i primi 500 metri. Si tratta di un’operazione fondamentale, che può influenzare la gara, dando una mano o addirittura compromettendone lo svolgimento. Questo perché le corsie non sono tutte uguali: i numeri migliori risultano senz’altro quelli centrali (5 e 6) ed esterni (7 e 8), mentre i peggiori sono quelli sotto riva (dal 1 al 3). La Regata parte tradizionalmente dai Giardini di Castello, situati proprio davanti alla Biennale, prima dell’imbocco del Canal Grande, in Punta della Salute. I gondolini sfilano, appunto, sotto la Salute con la cupola del Longhena e il Ponte dell’Accademia, effettuando il primo passaggio davanti

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Eventi

alla Machina, dove prendono posto le Autorità. In Volta de’ Canal, di fronte a Ca’ Foscari, i campioni sono tradizionalmente accolti dagli applausi. È in prossimità della Stazione di Santa Lucia, subito prima del Ponte di Calatrava, che viene posto il “paleto”. Il gondolino in testa ha diritto di girare per primo, mentre agli altri tocca accodarsi o tentare di “doppiare” il paletto da esterni, senza però danneggiare gli avversari. È il momento più delicato della gara: tra possibili scorrettezze, abbordaggi e squalifiche, il rischio è sempre in agguato. E poi c’è il rush finale, con l’ultimo tratto che va da Rialto alla linea d’arrivo, in Ca’ Foscari. Un trionfo per i campioni che, dopo oltre 8.000 metri di regata si godono applausi, barche in tripudio e festa ovunque.

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I Protagonisti Attraverso i nomi dei vincitori della Regata Storica, si possono ripercorrere secoli di tradizione e cultura legate al remo. Si tratta di uomini simbolo, che a loro modo hanno segnato le epoche e i costumi; eroi locali immortalati da ritratti che ancora oggi fanno bella mostra di sé nelle trattorie dove, a fine regata, si usava celebrare le loro epiche gesta. Tra i grandi campioni del passato, vanno sicuramente ricordati i mitici Albino Dei Rossi, in arte “Strigheta”, e Sergio Tagliapietra, detto “Ciaci”, il quale a tutt’oggi detiene il record assoluto di vittorie nella Regata dei gondolini: ben quattordici! Naturalmente a ogni campione corrispondono un “quartiere” di provenienza e una tifoseria locale. Fino agli anni Quaranta, per esempio, è stata fortissima la rivalità fra gli equipaggi della Giudecca e di Burano; oggi, invece, è acerrima la competizione tra le isole di Burano e Murano e quella di Sant’Erasmo. Tifoserie che, tanto per usare un eufemismo, non “si piacciono” affatto, come testimoniano le urla rivali al passaggio delle barche in Canal Grande. Rudi e Igor Vignotto, cugini di Sant’Erasmo, sono

gli ultimi rampolli di una famiglia di grandi tradizioni remiere. Non a caso soprannominati “Veleno”, infatti, hanno dato molto al mondo della voga, vincendo ben dieci regate. Dal canto suo Giampaolo D’Este, gigante buranello dal fisico possente, ha affinato negli ultimi anni una grande tecnica, grazie anche alla sintonia quasi perfetta con il gondoliere muranese Ivo Redolfi Tezzat, suo fido poppiere. Nel 2010 la Regata Storica è stata vinta dai Veleno, l’anno scorso da D’Este e Tezzat. Ma l’appassionante sfida sta per ripetersi il 2 settembre: a chi toccherà quest’anno? Per info: www.regatastoricavenezia.it.

Questo articolo è curato da Daniela di Joyfulit, che organizza corsi di lingua italiana per stranieri adulti, brillanti e curiosi. www.joyfulit.it daniela@joyfulit.it Via Don Bosco, 9 - Mogliano Veneto (TV)


Movies & Stars Dal 1903


WEEKEND FUORI PORTA

Arte e piacere: in burchiello sulla Riviera del Brenta... di Giovanna Caprioglio

I

mmaginate di tornare indietro di oltre trecento anni, all’epoca di Carlo Goldoni, e di imbarcarvi su un burchiello alla scoperta delle meravigliose ville adagiate sulle sponde del fiume Brenta, che ancora oggi collega Venezia a Padova... «Musa, cantiam del Padovan Burchiello la deliziosa, comoda vettura, in cui per Brenta viaggiasi bel bello dal gel difesi e dall’estiva arsura» diceva proprio il famoso commediografo veneziano in un suo poemetto del 1760. E, in effetti, i burchielli erano imbarcazioni dotate di tutti i comfort, con legni finemente lavorati, intagliati e colorati, spinti a remi nella Laguna da Venezia a Fusina e trainati poi da buoi e cavalli lungo la Riviera, con un clima festoso fatto di musiche e piaceri che si respirava già a bordo e che poi si riversava nelle fastose ville. Nel quindicesimo secolo, infatti, i patrizi veneziani iniziarono a trasferire parte dei loro interessi nell’entroterra e lungo le rive del Brenta e, quindi, a costruire in questa zona le proprie residenze di campagna. Gli edifici si trasformarono ben presto in luoghi di “villeggiatura”, dimore estive che, con il loro sfarzo, simboleggiavano l’importanza della famiglia proprietaria e facevano a gara nell’ospitare artisti, intellettuali e musicisti, in un susseguirsi di cene, feste da ballo, giochi e spettacoli. Ecco perché, nei mesi estivi, l’espressione “andar per ville” era molto frequente tra i gruppi di dame e cicisbei come tra le compagnie di

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commedianti e artisti che si trasferivano a bordo dei burchielli di villa in villa, di festa in festa. Il momento di massimo splendore dell’area lungo le rive del Brenta fu proprio nel 1700, quando le ville della Riviera ospitarono personaggi del calibro di Goethe e Napoleone. Quest’ultimo ne rimase talmente affascinato da volere per sé la Villa Pisani di Stra. Partendo da Venezia, vogliamo portarvi idealmente di nuovo a bordo di quelle imbarcazioni, che ancora oggi seguono il medesimo itinerario fluviale, e accompagnarvi alla scoperta di questi luoghi incantati. Dopo aver navigato nella Laguna, si raggiungono le Chiuse di Maranzani, esempio mirabile dell’abilità ingegneristica veneziana; da qui ha inizio il fiume Brenta. Pochi minuti e l’occhio viene catturato dall’imponente bellezza di Villa Foscari - La Malcontenta, progettata nel 1500 da Andrea Palladio e ancora oggi perfettamente conservata. La villa, che quasi si specchia nelle acque calme del fiume bordate dai salici, rappresenta forse il migliore esempio dell’idea palladiana di armonia tra uomo e natura: il rigore assoluto della forma come unico modo per esprimere un concetto di totale libertà poetica ed estetica. Al momento della sua realizzazione, l’edificio rappresentò una vera e propria rivoluzione per l’epoca e, soprattutto, per i Veneziani, decisamente non abituati a questo “ordine”, come avremo modo di scoprire continuando la navigazione.


WEEKEND FUORI PORTA

Proseguendo tra le anse silenziose e i salici piangenti, si raggiunge poi Valmarana, della cui omonima villa rimangono oggi solo le barchesse, fino alla fine del ‘600 impiegate al servizio dell’agricoltura e poi, nel diciottesimo secolo, trasformate in accoglienti foresterie per i numerosi ospiti e, quindi, completamente decorate a fresco per essere rese più sfarzose. All’ingresso di Villa Valmarana, si viene accolti da uno splendido giardino all’italiana, che, adagiato sulle rive del fiume, accompagna alle due maestose strutture, rese monumentali dal porticato a doppie colonne. All’interno, si possono ancora ammirare alcuni elementi degli originali arredi settecenteschi e, soprattutto, gli affreschi opera di un allievo del Tiepolo, che ornano tutte le pareti e, specialmente nel Salone delle Feste, tolgono il fiato, tanto che sembra ancora di sentire la musica e il vociare allegro degli ospiti... Quasi di fronte, anch’essa attorniata da uno splendido parco, appare alla vista Villa Widmann-Foscari, da poco magistralmente restaurata dalla Provincia di Venezia, con lavori che hanno permesso di portare alla luce gli stucchi e i colori degli affreschi della metà del Settecento e, in particolare, quelli a opera di Giuseppe Angeli nel Salone delle Feste, di tale fascino da lasciare incantati gli ospiti più illustri, come lo stesso Goldoni prima e D’Annunzio e Stravinsky poi. Prendendosi una pausa da questo viaggio nel tempo, senza per forza uscirne del tutto, si può decidere di sostare a Villa Nani Mocenigo, che combina il fascino di una villa veneta con un piacevole ristorante, alla scoperta dei tipici sapori della zona. Lì vicino, si trova anche

l’antico “Casino Venier”, ovvero Villa Goetzen, oggi completamente restaurata, che offre una cucina di grande qualità. Ma è il momento di proseguire alla scoperta della “Versailles veneziana”: Villa Pisani di Stra, edificata in occasione della nomina a 114° Doge di Venezia di Alvise Pisani. Il progetto iniziale di Gerolamo Frigimelica e Francesco Maria Preti (1721) contemplava infatti 114 stanze, di cui oggi sono visitabili le trenta sale del piano nobile, con splendidi arredi e famosissimi affreschi, come quello di Giambattista Tiepolo nel Salone da Ballo, che rappresenta la gloria della famiglia Pisani. La Villa e il parco sono così maestosi da essere stati residenza e sede d’incontri per molti monarchi e capi di stato o di governo, da Napoleone agli Asburgo, che nel 1814 ne diventarono proprietari, fino a Mussolini e Hitler, che qui si incontrarono per la prima volta. Ancora ammaliati dal fascino imponente di questa villa, proseguiamo verso l’ultima tappa del viaggio, ovvero Villa Foscarini Rossi, un edificio di impianto palladiano, terminato però nel 1700, in occasione dello sposalizio di Giovan Battista Foscarini. Oggi è di proprietà dei Rossi, la famiglia di famosi calzaturieri della Riviera che l’ha restaurata e aperta al pubblico per eventi e convegni ma, soprattutto, per valorizzare il distretto d’importantissima tradizione nella zona, attraverso il Museo della Calzatura. Qui sono raccolti più di 1.700 esemplari prodotti dal calzaturificio Rossi per grandi marchi di moda, oltre a una piccola ma preziosa collezione di calzature veneziane del ’700 e dell’800 realizzate dai famosi “Ca-

legheri”. È ormai sera e il nostro burchiello ci sbarca... Ma è difficile tornare alla realtà: ammiriamo il tramonto dalla riva del fiume e, in un attimo, ci troviamo di nuovo tra le nuvole rosa che solo il Tiepolo sapeva affrescare così magistralmente.

Nella pagina accanto: Riviera Fiorita, il corteo; affresco di Giambattista Tiepolo (1762) nel Salone da ballo di Villa Pisani In questa pagina, in senso orario: interno di Villa Widman; facciata di Villa Malcontenta; interno di Villa Barchessa Valmarana

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Va' dove ti porta il business

# ! di Gordon Sorlini

SarĂ sempre piĂš casual, ma un casual elegante, l’uomo delle prossime stagioni. E dove va il gusto segue il business. Ma quali sono le reali prospettive per questa fetta importante di made in Italy che deve fare i conti con una crisi che dura da anni e non dĂ segnali rassicuranti? Prima uno sguardo ai numeri. Secondo Claudia D’Arpizio, partner della multinazionale della consulenza Bain, nel 2011 il mercato “uomoâ€? – inteso non solo come abbigliamento, ma anche “hard luxuryâ€? (gioielleria, orologeria), accessori in pelle, calzature, cosmetici, fragranze e altri accessori – valeva 72 miliardi di euro a livello mondiale. Nel periodo 2011-14 questo mercato è previsto in crescita del 9-11%; il solo segmento abbigliamento nel 2011 valeva 24 miliardi, il 33% del mercato, e le previsioni sono di un’espansione dell’8-10% entro i prossimi tre anni. La crescita maggiore verrĂ dagli accessori in pelle (+17-19% entro il 2014), che partono però da una base piĂš modesta (7 miliardi nel 2011, pari al 9% del totale del mercato uomo). (segue a pagina 12)

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Trend

Il nuovo formale sceglie, invece, forme destrutturate e piĂš morbide Pag. 18

Produzione

Per battere la crisi un mix di eccellenza e idee nuove da tramutare in business. Pag. 31

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Focus

PiÚ che saturo è un mercato maturo. Le nuove città da conquistare. Pag.3

Retail

Come il negozio deve interagire con i social network, fondendo luogo fisico e digitale. Pag.41

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VAMPIRO E GENTILUOMO

Le fiere delle vanitĂ (maschili)

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Una babele di marchi, una giungla di eventi, un intrecciarsi di presentazioni, sfilate, chilometri e chilometri macinati nei corridoi dei saloni e per saltare da una location all’altra. Un totale di circa 1300 marchi di abbigliamento e accessori non solo da uomo, poichÊ anche le precollezioni donna giocano sempre piÚ d’anticipo. Il tour delle fiere italiane parte da Firenze con un calendario ricco di appuntamenti e guest sempre piÚ qualificati, da Carven a Valentino, da Andrea Pompilio a Peter Pilotto. Per arrivare a Milano con le passerelle degli stilisti e le presentazioni, facendo tappa a White con tante new entry fra cui Daniel Andresen, Fagassent, Isabel Benenato, Cat’s by Tsumori Chisato. (pag. 15)

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Abito a due bottoni, camicia bianca e cravatta sottile: la divisa del giovane manager è firmata Gucci. Come quella per Robert Pattinson in Cosmopolis.

Sono i film che influenzano la moda o viceversa? Fatto sta che l’abito di Gucci indossato da Robert Pattinson nel thriller Cosmopolis presentato a Cannes diventerĂ la divisa di lavoro dei giovani manager rampanti. Poco importa se non sono belli e affascinanti come l’ex vampiro adolescente di Twilight. Quello che conta è essere impeccabili in un completo nero a due bottoni (quello di Gucci è il modello Signoria), con

taglio sartoriale, da abbinare alla piÚ classica delle camicie bianche e da accessoriare con una cravatta sottile, una cintura in pelle con fibbia argento e stringate rigorosamente nere. Niente di piÚ tradizionale e scontato forse per i business men che frequentano Wall Street o Piazza Affari, ma che regala fascino ai giovani arrampicatori sociali. Poco importa se quando si toglie la divisa da lavoro l’uomo predi-

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lige giacche morbide e destrutturate, giubbotti realizzati in materiali tecnici e performanti, mocassini e stringate dai trattamenti used, comode borse al posto delle rigide 24ore o griffati porta iPad. Perchè è in questa direzione che ha virato nelle ultime stagioni la moda maschile, come dimostra il crescente spazio riservato al casualwear nella quasi totalità delle collezioni. Ma come ha detto Umberto Angeloni,

ceo di Caruso, nell’articolo a pagina 12 “dopo anni in cui l’uomo si è riempito il guardaroba di capi informali, a poco a poco ritornerĂ a investire nel formale. E’ una questione di cicliâ€?. Deve averlo pensato anche la costumista di Cosmopolis, Denise Cronenberg, quando ha cucito addosso a Eric Parker/Pattinson quell’abito elegante e costoso, trovando in Gucci il partner ideale per questa scelta.


books

I libri consigliati da Biblioteca della Moda di Diana Barbetta

Dall’avvento del sonoro, l’elemento musicale e quello visivo si sono indissolubilmente legati, generando capolavori indiscussi. Produzioni cinematografiche come “King Kong” (1933) o “Eva contro Eva” (1950) musicate rispettivamente da Rudolf Steiner e Alfred Newman, ovvero i compositori della “Golden Age”, una leggendaria stagione che, cavalcando l’onda del sonoro sincronizzato e del Technicolor, è stata capostipite del cinema mondiale. Dalla metà degli anni Cinquanta, i mutamenti socio-culturali impongono un nuovo modello cinematografico intercomunicante con il media televisivo: si parla di “Silver Age” della musica nata per le produzioni hollywoodiane. Jerry Goldsmith, insieme a John Williams, sarà tra gli esponenti di punta di questo movimento. Musicista di solida tradizione classica, riuscirà a unire sperimentalismi cari alle Avanguardie, ricerca timbrica ed elementi della composizione orchestrale e corale. Dalla direzione della London Symphony Orchestra a collaborazioni con giganti del cinema quali John Huston, Franklin James Schaffner, John Frankenheimer, Roman Polanski e altri. Innumerevoli colonne sonore portano la sua firma: “Alien” e la saga di “Star Trek”, “Il pianeta delle scimmie” e “L. A. Confidential”. Temi celebri che hanno reso grande il cinema. e 20,00

roberto calabretto è professore associato al dams dell’Università degli Studi di Udine, dove insegna Musica per film, e collabora con l’Università degli Studi di Padova. Le sue ricerche sono orientate sulla musica contemporanea e, in particolar modo, sulle funzioni del linguaggio sonoro negli audiovisivi. Ha pubblicato monografie e articoli sulla musica nel cinema di Pier Paolo Pasolini, Michelangelo Antonioni, Robert Bresson, Alain Resnais, Luchino Visconti, Andrej Tarkovskij e altri registi. Nel 2010, per Marsilio, ha pubblicato Lo schermo sonoro, premio speciale «miglior libro di cinema» nell’ambito del Premio Internazionale Efebo d’Oro promosso dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici. Lavora come critico musicale per la Società dei concerti della Scuola Normale Superiore di Pisa.

Antonioni e la musica

Catalogo della Mostra (Torino, 7 giugno-23 settembre 2012)

Curatore Mauro Raffini

Silvana Editoriale; pp. 144; 28 euro

saggi Marsilio

Robin Edizioni; pp. 288; 15 euro

Chiara Samugheo. Photos for Cinema. Fuori dal Set.

Roberto Calabretto

Antonioni e la musica

Interrogato da Mario Verdone sulla funzione della musica nel proprio cinema, Michelangelo Antonioni aveva risposto con molto humour invitando Giovanni Fusco ad uscire dalla sala, perché forse gli sarebbe dispiaciuto ascoltare quello che egli avrebbe detto. Il regista, infatti, più volte ha dichiarato di non amare la musica per film muovendo delle critiche all’utilizzo del commento sonoro da parte del cinema italiano a lui coevo e di quello americano in genere. In realtà, nel cinema di Antonioni la musica si pone come presenza di grande interesse, a partire dai documentari fino a giungere agli ultimi film. È però una «musica realistica», che utilizza anche i rumori e le sonorità elettroniche, lontana dagli stereotipi che allora imperversavano nel cinema italiano e che riducevano la sua funzione ad un banale e scontato accompagnamento allo scorrimento delle immagini. Questo volume attraversa l’universo sonoro della filmografia antonioniana a partire dalla collaborazione con Giovanni Fusco, vero e proprio alter-ego musicale del regista, che ha portato ai risultati straordinari di Cronaca di un amore, L’avventura e L’eclisse; un seguito di film in cui il nuovo manifesto di poetica è già dichiarato. Ecco allora i suoni astratti, le cadenze e le melodie sospese, i percorsi melodici frammentari e i lunghi silenzi che rendono questa musica “oggettiva”, privata di qualsiasi forza persuasiva e di ogni strumento della normale retorica per essere invece arricchita da ogni genere di rumore ambientale. Dopo l’esperienza di Deserto rosso, affidato alla musica elettronica di Gelmetti, con Blow-up Antonioni abbandona definitivamente la musica cinematografica d’impianto tradizionale e si serve della musica del consumo giovanile di quegli anni, spaziando da Herbie Hancock ai Pink Floyd per giungere a Lucio Dalla. Rimane sempre la costante attenzione nei confronti del rumore, la «miglior musica cinematografica», autentico tratto distintivo del suo cinema.

Roberto Calabretto

Jerry Goldsmith e la Musica nel Cinema Americano Mauricio Dupuis

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Antonioni e la Musica Roberto Calabretto

Marsilio Editore; pp. 208; 20 euro «Un film è sia immagine che suono

Qual è più importante? Io li metto entrambi sullo stesso piano»

Michelangelo Antonioni

Negli anni del cinema Neorealista, Michelangelo Antonioni rompe gli schemi, riuscendo a svincolarsi dai temi ricorrenti, attraverso uno sguardo laico, privo di toni moralistici, e mettendo in scena la “malattia dei sentimenti”, rivelatrice di una profonda crisi sociale. Dichiara le sue perplessità nei confronti del canonico commento sonoro del cinema a lui contemporaneo. Il suo è, piuttosto, un lavoro per “sottrazione”, dettato da un’esigenza di rigore stilistico. Un approccio confermato dalla stessa dichiarazione di Herbie Hancock, strabiliato dalla decurtazione della partitura in “Blow-up”. Il suo mettere in scena la vita contempla l’uso del rumore, del silenzio e anche di incursioni musicali alternate alla voce dell’ambiente. La musica è «un amor perduto», che a tratti riemerge da lontane frequenze radiofoniche, dalle scorribande di musicisti ambulanti o dall’implosione di leggendari live.

Icona del fotogiornalismo, la sua figura si colloca a cavallo di un decennio che vede la grande trasformazione del panorama editoriale italiano. Dall’interesse verso tematiche sociali alle nascente editoria d’intrattenimento, di cui lo star stystem è linfa vitale. «Eccoli quindi diventare trainanti divi e divismo, principi e reali, papi e suore, maghi e sciocchi». Ma Chiara Samugheo detta le sue leggi, reiventa il ritratto e l’iconografia femminile fino a riscattarla dal ruolo di “oggetto-donna”. Attraverso un’inventiva priva di artificio, dai toni naturali, dai colori pastosi e saturi, dal contrasto dei complementari, ridona magia all’elemento femminile, restituendo quel «qualcosa che riguarda il suo interno». Uno sguardo che cattura la parte introspettiva del soggetto ritratto e che emerge anche dai suoi innumerevoli servizi fotografici di moda, il repertorio “su ordinazione” come lei stessa lo definisce. L’irriverente trasparenza del fotogiornalismo e la narrazione visiva del reportage sono tratti distintivi della sua poetica. Una sensibilità in grado di captare lo spirito di un particolare periodo storico, tradotto in meravigliosi fotogrammi che andranno a comporre la costante immagine in movimento della nostra storia.

Potete trovare i volumi recensiti presso Biblioteca della Moda, un grande archivio nel cuore di Milano, dove sono disponibili magazine, libri e quaderni di tendenza, dal 1860 a oggi. Biblioteca della Moda Via Alessandria, 8 Milano +39.02. 83311200 www.bibliotecadellamoda.it Per essere recensiti all’interno della nostra rubrica “Books” scrivete a: Diana Barbetta d.barbetta@bibliotecadellamoda.it

Biblioteca della Moda ha inaugurato un nuovo spazio interamente dedicato alla vendita di riviste vintage dal 1950 ai giorni nostri. Un luogo dove non solo è possibile trovare pezzi unici della storia dell’editoria di moda e acquistare oltre 300 titoli di magazine di tendenza internazionali, ma anche ospitare eventi e presentazioni. Libreria della Moda Via Alessandria, 6/8 Milano +39.02.83311200 www.libreriadellamoda.it

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i racconti di TLJ

C’est la vie

“Così sono venuto qui, a mangiare la polvere e a passeggiare coi cani, a guardare una pietra o un cactus e a capire che sono la prima persona al mondo a vedere quel cactus o quella pietra. E a cercare di leggere la lettera che ho dentro.” (Douglas Coupland – Generazione X) Un bel giorno, tre triliardi di anni luce fa, Dio s’è fatto una gran risata ed ha creato l’universo intero: il cielo e la terra, l’amore e l’infedeltà, il crimine e i cani poliziotto e mille altre cose ancora. E tu che semplicemente cominci a essere un corpo, con i calzini spaiati, ti ritrovi tra le porte automatiche dell’aereoporto e i passeggeri che sfilano con le loro valigie al guinzaglio e nonostante tutta quella gente, nel trolley, porti i tuoi chiari sintomi di sindrome d’abbandono. Ti hanno cacciato in questo luogo che è una scatola di luce gialla, un’acquario d’acqua sporca, senza chiederti se ti andava. Fuori ci sta il cielo dei fili elettrici del tram, le api che vengono, le api che vanno e la luce assordante e farinosa di agosto. Te ne vai con le nuvole in testa, in una città spia, te ne vai nella casa che ti hanno assegnato, se sei fortunato, altrimenti te la devi cercare. Ci trovi una libreria istantanea, il freezer in cantina dove congelare i segreti e sei piccole signorine in abiti di vetro: Vodka, Gin, Cointreau; Cognac, Whiskey e Tequila. Nel salotto caldo ti annoi e non c’hai testa di uscire, accendi la tv e ti buttano in faccia la sindrome da Velina, pensi al tuo complesso di Edipo e alle donne, ai corpi di tutte le donne:

Edoardo Navone Nota biografica

maschio di razza bianca. predilige la stagione calda e gli ambienti marini. Dotato di coraggio e curiosità, spesso si avventura in spedizioni solitarie, ma nei periodi di riposo ama stare con i propri simili. Apprezza gli spazi aperti e raramente nidifica. Vive in continua agitazione nella ricerca spasmodica di qualche cosa.

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iI racconti di TLJ tlj

di Edoardo Navone

giovani, vecchi, armoniosi o brutti. Pensi alla fanatica ricerca del principe azzurrro, alle pieghe rovinate dall’umidità e la visibile ricrescita sulle tempie. Ci sono portatori sani di cachemire color pastello sul monitor che blaterano di analisi sociologiche, anonimi personaggi in passamontagna che incendiano i bidoni della spazzatura, la prigione e catene senza fine di cuori, quadri, fiori e picche. Questo è il mondo che ti hanno dato e non puoi mica dire: no grazie io scendo. C’est la vie del cazzo e te la tieni e ti tieni pure lo sguardo di un padre alla finestra e il volto antico di una madre, occhi latte e menta e occhi nocciola, consapevoli dello sbagliato accostamento. Ti lasciano lì nel vuoto stagno del tuo shock, a chiederti perché non ci sono padri e nemmeno madri a Topolinia e a Paperopoli, ma solo zii e nonni. Poi i ricordi saltano su come coniglietti bianchi dal cappello di un illusionista sadico e vorresti dimenticarli, ma non ti mollano: mani tozze, gonfie e sudaticce ti scivolano come lumache nelle mutandine, nonostante la pedagogia. Vengono le notti dalle note tristi e infine viene la morte a dirti che sei stato nominato. Il trolley non l’hai mai disfatto, è pronto, lo prendi e torni al terminal, sotto un cielo che annega nell’arancione del tramonto. In aria a diecimila metri sopra il mare, pensi agli sguardi aspettando le parole l’uno dell’altro, alle parole che non hai detto. Estrai, dalla tasca della giacca che sembra rubata a Don Johnson, un Aquattro piegato in quattro, dove hai imbustato il tuo sentimento. Lo apri, lo leggi e pensi che se qualcuno lo avesse valutato un pessimo incipit gli avresti risposto che però sarebbe stato un’ottimo finale: ti amo.

impaavone ha N o rd oa d E orie con ccontare st rato a ra cchina dei noi. La Ma ello na l’arte d Sogni inseg anni. da quindici storytelling ipe del Oggi partec to, accosta cambiamen ione in a l’innovaz z n ie er p es ll’ a i verso nuov atto attra Dalla narrativi. strumenti ylo del camera-st lla a a n pen uturo: il presente f sere liamo di es mobile.Sceg altri, li uni agli connessi, g ere per esprim ole in entità sing storie e id iamo gli lettivi. Alz contesti col occhi e ticipiaavanti, an o m ia rd ua g iamenti. mo i camb

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spy story

Fondazione Prada inaugura “The Small Utopia” ph Attilio Maranzano

Vista di un’installazione, con opere di Man Ray, Meret Oppenheim, Max Ernst e Maurice Henry

Inaugurata il 5 luglio nella meravigliosa Ca’ Corner della Regina, sede veneziana della Fondazione Prada, e curata da Germano Celant, la mostra “The Small Utopia” ha visto alla sua vernice un pubblico di intenditori e appassionati da tutto il mondo. Niente sfarzo e ricevimenti, ma un’esposizione di altissima qualità. La mostra sarà visitabile fino al 25 novembre (v. pag 41).

Germano Celant - Patrizio Bertelli - Miuccia Prada - Giorgio Orsoni

Bianca e Gilberto Arrivabene Gonzaga

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Corice Arman, Rosa e Aaron Esman

Francesca Bortolotto e la figlia


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A BECCAFICO - San Marco, 2801 - +39.041.527879 - www.abeccafico.com - ACQUA PAZZA - San Marco, 3808 - +39.041.2770688 - www.veniceacquapazza. com - Ai Bagni Alberoni @LIDO - Strada nuova dei Bagni, 26 - Alberoni, Lido (VE) - +39.041731029 - www.bagnialberoni.com - ALGIUBAGIÒ - Fondamenta Nuove, Cannareggio, 5039 - +39.041.5236084 - www.algiubagio.net - Al Ponte di Borgo @LIDO - Calle Mercerie - Malamocco, Lido (VE) - +39.041.770090 - ALLE ANTICHE CARAMPANE - San Polo, 1911 - +39.041.5240165 - www.antichecarampane.com - AL REFOLO - Campo San Giacomo dell’Orio, 1459 +39.041.5240016 - AL REMER - Campiello del Remer, 5701/5702 - +39.041.5228789 - BANCOGIRO - Campo San Giacometto, 122 - +39.041.5232061 - www.osteriabancogiro.it - CAFFÉ FLORIAN - Piazza San Marco - +39.041.5205641 - www.caffeflorian.com - CENTRALE LOUNGE - San Marco, 1659/b - +39.041.2960664 - www.centrale-lounge.com - HARRY’S BAR - Calle Vallaresso, 1323 +39.041.5285777 - www.harrysbarvenezia.com - HARRY’S DOLCI - Sestiere Giudecca, 773 - +39.041.5224844 - LA ZUCCA - Sestiere Santa Croce, 1762 - +39.041.5241570 - www.lazucca.it - Le Garzette @LIDO - Lungomare Alberoni, 32 - Lido (VE) +39.041.731078 - www.legarzette.it - LINEA D’OMBRA - Dorsoduro, 19 - +39.041.2411881 - www.ristorantelineadombra.com - MET - Riva degli Schiavoni, 4149 - +39.041.5205044 - www.hotelmetropole.com - MIRAI CREATIVE SUSHI - Sestiere Cannaregio, 225 - +39.041.5244098 - www.miraivenice.com - MURO VINO E CUCINA - Sestiere San Polo, 125 (Ponte di Rialto) - +39.041.2412339 - www.murovinoecucina.it - OSTERIA DA FIORE - Calle del Scaleter - San Polo, 2002 +39.041.721308 - www.dafiore.net - OSTERIA SANTA MARINA - Campo Santa Marina - Castello, 5911 - +39.041.5285239 - RISTORANTE DO FORNI - Sestiere San Marco, 457 - +39.041.5232148 - www.doforni.it - Trattoria Ai Murazzi @LIDO - Via Kirchmayer, 16, Lido (VE) - +33.041.5267278

hotel

BAUER HOTEL - San Marco, 1459 - +39.0415207022 - www.bauervenezia.com - BOSCOLO GRAND HOTEL DEI DOGI - Fondamenta Madonna dell’Orto, 3500 - +39.041.2208111 - www.deidogi.boscolohotels.com - BOSCOLO HOTEL BELLINI - Sestiere Cannaregio, 116 - +39.041.5242488 - www.bellini.boscolohotels. com - CA’ DEL BORGO e CA’ ALBERTI @LIDO - Piazza delle Erbe , 8 - Malamocco, Lido (VE) - +39.041.770749 - www.cadelborgo.com - CA’ MARIA ADELE - Sestiere Dorsoduro, 111 - +39.041.5203078 - www.camariaadele.it - CA’ PISANI - Dorsoduro, 979/a - +39.041.2401411 - www.capisanihotel.it - CIPRIANI - Giudecca, 10 - +39.041.5207744 - www.hotelcipriani.it - DANIELI - Riva degli Schiavoni, 4196 - +39.041.5226480 - www.danielihotelvenice.com - GRAND HOTEL DES BAINS @LIDO - Lungomare Marconi, 17 - Lido (VE) - +39.041.5265921 - www.desbains.hotelinvenice.com - GRITTI PALACE - Campo Santa Maria del Giglio, 2467 - +39.041.794611 - www.hotelgrittipalacevenice.com - HOTEL BONVECCHIATI PALACE - San Marco, Calle Goldoni, 4488 - +39.041.5285017 - www. hotelbonvecchiati.it - HOTEL BUCINTORO - Castello, 2135/a - +39.041.5289909 - www.hotelbucintoro.com - HOTEL EUROPA & REGINA - Calle Barozzi, 2159 - +39.041.5231533 - www.westineuropareginavenice.com - HOTEL HILTON MOLINO STUCKY - Giudecca, 810 - +39.041.2723311 - www.molinostuckyhilton. com - HOTEL QUATTRO FONTANE @LIDO - Via delle Quattro Fontane, 16 - Lido (VE) - +39.041.5260227 - www.quattrofontane.com - HOTEL METROPOLE - Riva degli Schiavoni, 4149 - +39.041.5205044 - www.hotelmetropole.com - HOTEL MONACO & GRAN CANAL - San Marco, 1332 - +39.041.5200211 - www. hotelmonaco.it - HOTEL SAVOIA & JOLANDA - Riva degli Schiavoni, 4187 - +39.041.5206644 - www.hotelsavoiajolanda.it - LUNA BAGLIONI - San Marco, 1243 - +39.041.5289840 - www.baglionihotels.com - OLTRE IL GIARDINO B&B - San Polo, 2542 - +39.041.2750015 - www.oltreilgiardino-venezia.com - PALAZZINA GRASSI - Sestiere di San Marco, 3247 - +39.041.5284644 - www.palazzinagrassi.com - SAN CLEMENTE PALACE - Isola di San Clemente, 1 - +39.041.2445001 - www.sanclementepalacevenice.it - THE WESTIN EXCELSIOR @LIDO - Lungomare Guglielmo Marconi, 41 - Lido (VE) - +39.041.5260201 - www.hotelexcelsiorvenezia.com

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gli indirizzi lifestyle

LOCALI

947 CLUB - +39.041.5285686 - www.947club.com - AL BOCON DIVINO - Sestiere Dorsoduro, 2978 - +39.041.2440272 - B BAR LOUNGE - Sestiere San Marco, 1459 - +39.041.5207022 - SKYLINE ROOFTOP BAR - Giudecca, 810 - +39.041.2723311 - www.molinostuckyhilton.com - VILLA LAGUNA @LIDO - Via Sandro Gallo, 6 - Lido (VE) - +39.0415261316 - www.hotelvillalaguna.it

shopping

ANTICHITÀ PIETRO SCARPA - Dorsoduro, 123 - +39.041.5285348 - www.scarpa1953.com - ARCHIMEDE SEGUSO - San Marco, 143 - +39.041.739234 - www. aseguso.com - ARNOLDO BATTOIS BOUTIQUE - Calle dei Fuseri, 4217 - San Marco - +39.041.5285944 - www.arnoldoebattois.com - ASTOLFO - San Marco, 738 - +39.041.5233443 - BLACK WATCH - San Marco, 4594 - +39.041.2447392 - www.blackwatchtwo.com - CAMICIERIA SAN MARCO - Campo Sant’Angelo, 3627 (Codognato) - San Marco, 1295 - +39.041.5221432 - www.shirtvenice.com - CRISTINA LINASSI - San Marco, 3537 - +39.041.5230578 - www.cristinalinassi. it - FABIO GATTO - San Marco , 3799 - +39 0422.911607 - www.fabiogatto.com - HIBISCUS - San Polo, 1060- +39.041.520898 - KIRIKÙ - San Polo, 1463 +39.041.2960619 - LE ZOIE VENEZIA di Michele dal Bon - Calle dei Boteri, 1566 - +39.041.2758694 - www.lezoie.com - LIBRERIA TOLETTA - Dorsoduro, 1213 - +39.041.5232034 - www.libreriatoletta.it - L’ISOLA DI MORETTI GIOVANNI - San Marco, 1468 - +39.041.5231973 - www.lisola.com - MICROMEGA OTTICA - Campo S. Maria Del Giglio , 24/36 - +39.041.2960765 - www.micromegaottica.com - NINA - San Polo, 3130 - Campiello San Rocco - +39.041.8221085; Campo Manin, 4231 - San Marco - +39.041.2411263 - OFFICINE 904 - Calle Seconda dei Saoneri - San Polo, 2671 - +39.041.8223227 - www.officine904.it - OTTICA BORGHESE - San Marco, 4373 - OTTICO FABBRICATORE - San Marco, 4773 - +39.041.5225263 - www.otticofabbricatore.com - POT-POURRI - San Marco, 1810-1811 - +39.041.5221332 - www.potpourri.it - SEGALIN A VENEZIA - Via San Pio X, 30 - +39.041.984401 - www.segalin.it - SEMENZATO PELLICERIA di LUISA SEMENZATO - San Marco, 732 - +39.041.5231412 - www.luisasemenzato.com

ARTE

BAC ART STUDIO - Rio Terà San Vio, 862 - +39.041.5228171 - www.bacart.com - CA’ GIUSTINIANI - San Marco,1364/a - www.labiennale.org - CONTINI - Via S. Marco, 2765 - +39.041.2410433 - www.continiarte.com - GALLERIA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA CA’ PESARO - Santa Croce, 2076 +39.041.721127- www.museiciviciveneziani.it - GALLERIE DELL’ACCADEMIA - Campo Della Carità - +39.041.5200345 - www.gallerieaccademia.org - JARACH GALLERY - San Marco Campo San Fantin, 1997 - +39.041 5221938 - www.jarachgallery.com - FONDAZIONE BUZIOL -Palazzo Mangilli - Valmarana Cannaregio, 4392 - +39.041.5237467 - www.fondazioneclaudiobuziol.org - FONDAZIONE GUGGENHEIM - Dorsoduro, 704 +39 041 2405411- www.guggenheim-venice. it - FONDAZIONE PRADA - Calle de Ca’ Corner, 2215 - +39.0418109161 - www.fondazioneprada.org - FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA - Sestiere Castello, 5252 - +39.041.2711411 - www.querinistampalia.it - FONDAZIONE VEDOVA - Magazzini del Sale - Zattere, 50 - www.fondazionevedova.org - PALAZZO GRASSI François Pinault Foundation - Campo San Samuele, 3231 - +39.041.5231680 - www.palazzograssi.it - PALAZZO MOCENIGO - Santa Croce, 1992 - +39.041.721798 - mocenigo.visitmuve.it - PUNTA DELLA DOGANA François Pinault Foundation - Dorsoduro, 2 - +39.041.523168 - www.palazzograssi.it - VENICE DESIGN - San Marco, 3146 - +39.041.5207915 - www.venicedesignartgallery.com

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VIII Jewellery Wholesale Trade Fair

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XXI International Jewellery Forum

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XII International Jewellery Show

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15–19 September, 2012

St. Petersburg 6–10 February, 2013

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LENEXPO, St. Petersburg

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L’OROSCOPO DELLA GINNY

Oroscopo post-olimpico: chi salirà sul podio?! www.unaparolabuonapertutti.it

ARIETE TORO

un rovescio da paura!

Mai e poi mai farei quelle scelte” pensavate granitiche a braccia conserte, sicure che ciò che siete solite fare sia l’unico e solo modo di amare ed invece quel giorno che Marte è opposto il sesso può perdere il suo primo posto ze tu da brava tennista in difesa raccogli la palla dov’era inattesa: in un attimo il cuore ti viene rapito non da bicipiti ma da un cervello scolpito!

ottima mira da tiro al volo!

Fingendo indifferenti di sonnecchiare attendete che lui possa farsi beccare a posare lo sguardo sul bel sedere di una che ha sedic’anni se va bene! E in meno di un attimo imbracciato il fucile gli fate capir che potrebbe morire sparando al pallone di quei ragazzini che stan disturbando i tuoi pisolini! Perchè tutto questo ti scivoli addosso sorridere è il metodo miglior che conosco! perde peso ciò che hai intorno…

GEMELLI

salto con l’asta fino al cielo

Di un bacio ha lo stesso suono quando si appoggia sul tuo uomo e di un bocciolo lo stesso profumo quando esplode senza dirlo a nessuno di giallo intenso ha il colore del sole che sorge ogni giorno col nostro stupore: è una sorpresa che aspetta all’ingresso non chiama, non suona, non chiede permesso. Tienti pronta che sarà un’alluvione: di belle notizie e di grande passione!

CANCRO campione di sollevamento pesi

Due pesi massimi da ambo i lati e per tua fortuna sono equilibrati: da un lato l’amor non ci vuole sentire fischietta distratto e non ha nulla da dire, dall’altro in ufficio saranno impegnati a trovarti difetti e problemi mai nati… ma tu con la voglia che hai di riuscire dovrai solo fingere di non sentire e grazie al coraggio che trovi nel cuore puoi diventar Ercole con un po di sudore!

LEONE volteggi come una ginnasta

L’ equilibrio è la forza più forte delle altre è il punto d’incontro tra il corpo e la mente, è il tempo in cui testa comanda le gambe egli occhi ti guardan da dentro la mente. Con questo equilibrio tra te e ciò che è fuori sai far impazzire i tuoi grandi amori e come ginnasta con semplicità sfiderai saltando anche la gravità… Così tra passione e dolcezza infinita farai ben piùdolce a chi t’ama la vita!

SAGITTARIO

beach volley bollente!

Se giochi a beach volley col sole d’agosto si scottano i piedi ed il viso è un arrosto così questo mese sarà il tuo amore: un flirt sulla spiaggia può bruciarti il cuore perchè quest’estate la vita sorride ma ti vuole pronta a raccoglier le sfide: per prender la palla stai pronto a scattare il buon giocatore sa anche volare e rispondere al volo a quella battuta del tutto in attesa ma che cambia la vita!

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VERGINE canottiere in pensione!

Il 4 di luglio tieniti pronto che Marte abbandona il tuo segno al tramonto, ti troverai solo là in mezzo al mare con poca o nessuna voglia di remare: ciò che imparerai se vuoi viver bene è che sempre l’oro non puoi certo avere ma chi è canottiere lo è per la vita che remi nel lago per la donna amata o che con la stessa passione infinita conquisti con forza un’altra partita!

BILANCIA

tagli il nastro su due ruote!

La gioia di andar più veloce del vento di fendere l’aria che è il tuo elemento lo swing che ti muove una gamba e poi l’altra è più forte la voglia del sudore che sfianca sorpassi veloce l’invidiosa marmaglia e arrivi per primo perchè tua è la medaglia! Salite, discese e accidenti passati con gli occhi che brillano son già scordati c’è un bacio d’amore che ti aspetta in fondo

SCORPIONE pugile per convenienza

Sinistro, sinistro e un destro fendente a chi si avvicina non resta più un dente, aggressiva ancor più se c’è una medaglia sei pronta a sconfiggere tutti in battaglia e con questa storia dei pugni per gioco vi togliete sfizi che pesano un poco… Soltanto a chi amate tanto davvero perdonate tutto con cuore sincero e a loro suonate raffiche a ondate per te che sei ora campione del mondo! ma di baci e carezze e non di mazzate!

CAPRICORNO tuffi gelati

Viver con voi questo mese di luglio è come tuffarsi da un altissimo scoglio in un pomeriggio caldo e assolato finir nel tuo cuore freddo gelato e l’altro, che sia il vostro amore oppure un collega resta sott’acqua fintanto che annega perchè da là sotto del tuo brontolare vede la faccia ma non sente il rumore! E’ ora di farsi scaldare dal sole, un cocktail estivo e relax per ore!

ACQUARIO

a gonfie vele! Se gli abitanti del mondo riunito soffiassero insieme per un buon minuto la tua barca a vela potrebbe arrivare da Genova ad Olbia volando sul mare: tanto è potente la forzadel vento da smuover da dentro ogni tuo sentimento, e tu che sei libero per tua natura stavolta ricerchi una meta sicura, potresti persino rischiare un pochino e mettere un’ancora al tuo cuoricino!

PESCI al galoppo

Basta uno schiocco di lingua sfuggito che il tuo cavallo galoppa impazzito ed ora che Marte si è tolto di torno nessuno scongiuro può tenerlo fermo: la voglia d’amor e di sesso arretrati lo farà correr per monti e per prati! Tra te ed il traguardo c’è ancora un muretto ma a questo cavalo basta uno zompetto: il salto dal quale ricadi in piedi ti vuol ricordar d’inseguir quel che credi!


Vicenza SePTeMBeR 8 - 12, 2012 InternatIonal exhIbItIon of gold, jewellery, sIlverware, watches and gemstones.



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