Dialogabend 02 Il nostro cibo – Du bist was du isst! 12.05.2015 – Universitá di Bolzano conflict kitchen – ein Projekt von blufink in Zusammenarbeit mit
AUTONOME PROVINZ BOZEN - SÜDTIROL
PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - ALTO ADIGE
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Dialogabend 02 Il nostro cibo – Du bist was du isst! Essen und Esskultur, darum ging es im weitesten Sinn in der conflict kitchen vom 12. Mai an der Freien Universität Bozen. Wie bereits zum Thema Kleidung am 5. Mai, sollten diesmal unsere Gedanken und Praktiken zum Thema Essen überdacht und diskutiert werden, gemeinsam mit 12 Impulsgebern und den 6 Tischmoderatoren. Kaum etwas ist so individuell und auch politisch wie unsere tägliche Ernährung; wer isst, will nicht bloß satt werden, sondern stellt Bezüge zur Umwelt her: Landwirtschaft, Klima, Gentechnik, Tierethik, Alltagskultur. Mit unserem Essverhalten und unserer kulinarischen Tradition beeinflussen wir Konsum- und Produktionsweisen auf eine Weise, die uns oft nicht bewusst ist; wir fühlen uns gut, wenn wir auf regionale und fair oder biologisch produzierte Lebensmittel zurückgreifen, doch was bedeutet Ernährungssicherheit und Ernährungssouveränität wirklich? Und wer weiß, was eine „essbare Stadt“ ist? Denn die gibt es zum Teil bereits in Bozen. Das tägliche Essen stellt uns – wenn wir es ernst nehmen – vor viele Herausforderungen.
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IMPULSGEBERiNNEN
Zeichnung Benno Simma
TAVOLO 01
TAVOLO 02
TAVOLO 03
Bernhard Burger
Kris Krois
Franz Egger
Frowin Oberrauch
Armin Bernhard
Giorgio Menchini
Südtiroler Bauernbund Sortengarten Südtirol
Universität Bozen Adam & Epfl
Landwirtschaftsschule Auer cospe
TAVOLO 04
TAVOLO 05
TAVOLO 06
Rachele Sordi
Jutta Staffler
Verena Gschnell
Hilary Solly
Rudi Dalvai
Julian Burchia
collettivo contorti donne nissá
Bioland
Altromercato
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oew
Internationale Entwicklung
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TAVOLO 01 KULTURSORTENVIELFALT // VARIETÀ E COLTIVAZIONE Bernhard Burger, Südtiroler Bauernbund Frowin Oberrauch, Sortengarten Südtirol Moderation: Hanno Mayr Eingangs wurden Zahlen genannt: Die Durchschnittsbewirtschaftung von Südtirols 20.000 im Bauernbund vereinten Obst- und Viehbauern sind 2 ½ bis 5 Hektar große Flächen; die meisten setzen auf Monokulturen, auf Äpfel, Wein und vereinzelt Gemüse, Korn oder Beeren, die Viehwirtschaft schwindet und rentiert sich nur mehr im Großbetrieb. Warum wird überhaupt auf Monokulturen gesetzt, welches sind die Vorteile davon? Berechenbarkeit lautete die Antwort von Bernhard Burger. Frowin Oberrauch berichtete von der einstigen Vielfalt an Nutzpflanzen in Südtirol. Reis und Orangen wurden hier angebaut, doch eine derartige Vielfalt zu erhalten ist unglaublich arbeitsintensiv. Der Fortschritt brachte es mit sich, dass auch die entlegensten Höfe mittlerweile am Obstexport teilhaben können, für die Existenzsicherung ist dies weniger mühsam als viele verschiedene Fruchtsorten anzubauen. Der Bauernbund berät seine Mitglieder auch hinsichtlich des Potentials von Nischenprodukten wie Spargel, Korn und Getreide, Beeren oder Kirschen; jedoch eine eigene Sensibilisierungskampagne für Bio betreibt der Bund nicht. Moderator Hanno Mayr fasste die Diskussion an Tisch 1 in einer Geschichte zusammen; er erzählte von den einst 200 Apfelsorten, von den Kühen die täglich ihre 5 Liter Milch gaben, von den Orangen die in Südtirol angebaut wurden und von der Entwicklung, die hin zu den überbleibenden 5 Apfelsorten führte, zu den Kühen, die jetzt 40 Liter Milch geben und zu den Obstspalieren ohne Orangen. Es ging viel um das Einst und Heute an Tisch 1, um das Erinnern und Umdenken, an einen gangbaren Mittelweg – wie kommen wir dorthin?
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Zeichnung Benno Simma
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TISCH 02
ERNÄHRUNGSSOUVERÄNITÄT & PARTIZIPATION // SOVRANITÀ ALIMENTARE Kris Krois, Universität Bozen Armin Bernhard, Adam & Epfl Moderation Monica Margoni
Ernährungssouveränität und Partizipation, sovranità alimentare e partecipazione – an Tisch 2 trafen die Diskussionsteilnehmer auf Kris Krois, Professor für Visuelle Kommunikation an der Uni Bozen und Armin Bernhard, Regionalentwickler und Mitbegründer der Vinschger Initiative Adam & Epfl. Dass sich unsere Esskultur und die Landwirtschaft stetig ändern, ist Tatsache, wie können wir darauf Einfluss nehmen und sinnvolle Entwicklungen fördern? So lautete eine der Fragen am Tisch, eine zweite: Wie soll das Paradies aussehen, in dem wir leben wollen? Anche qui si è parlato di passato e futuro, di come la nostra agricoltura sia cambiata. Uno dei partecipanti è stato molto colpito da una mostra fotografica tenutasi a Vadena, la quale evidenziava la varietà di piante che esisteva una volta e la “sovranità alimentare” della zona e degli agricoltori stessi. “Chi ha sviluppato la consapevolezza deve propagare il virus del pensare!”, è uno degli slogan coniati dal tavolo 2. Un altro: “Essere propositivi”!
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Si è discusso poi dell’esempio di Malles in Val Venosta, dove ancora non regna la monocultura assoluta delle mele, ma esiste la possibilità di un’agricoltura mista, con campi di fieno, di grano, di verdure. Perché eliminare la varietà e basarsi sulla monocultura delle mele?, ci si è chiesti anche qui. Perché l’imprenditoria agricola ha sostituito il sapere e la tradizione dei contadini di una volta? Molti dicono che è il consumatore a dirigere il mercato alimentare, ma spesso noi consumatori non basiamo le nostre scelte su elementi puramente razionali. Allora ci vogliono consapevolezza e una discussione politica costruttiva, per farci diventare consumatori veramente “sani“. Monica Margoni, come moderatrice del tavolo 2, ha parlato dell’effetto che hanno provocato le immagini di Malles e dei contadini che spruzzano insetticidi e pesticidi nei loro meleti. La potenza delle immagini. Bisogna ristabilire un legame tra chi produce, chi consuma e il modo in cui il produttore decide che cosa seminare nei suoi campi: richiesta del mercato, sovvenzioni, altri fattori.
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TAVOLO 03
ESSBARE STÄDTE // CITTÀ COMMESTIBILI Rachele Sordi, collettivo contorti Hilary Solly, donne nissá Moderazione Gaia Palmisano Essbare Städte, città commestibili, così l’originale tematica al tavolo 3, con Rachele Sordi del Collettivo Contorti, che si batte per la creazione di orti urbani, per la biodiversità e per il mantenimento delle sementi antiche. Altra referente era Hilary Solly di Donne Nissà, del quartiere Don Bosco di Bolzano. Gli spazi verdi comuni delle città, le strisce di terra vicino ai marciapiedi, i fiumi, i giardini pubblici, le scuole, sono spesso inutilizzati. Proprio lì ci sarebbe spazio per piantare non soltanto fiori ma anche verdure o alberi da frutta, come mostra il progetto Incredible Edible nato in Inghilterra. È del 2008 l’iniziativa che consiste nel piantare e seminare piante da frutto nella città, sensibilizzando così a una cultura del produrre e mangiare sano e regionale. Spesso però la gente non è sicura se azioni del genere siano permesse dalla legge e dalle norme comunali, se veramente si possa usare lo spazio pubblico in questo modo. A Bolzano esistono alcuni orti comuni, quello comunitario di Donne Nissà oppure uno privato, in Via Museo, gestito da sei persone. In questi orti comuni si condivide anche il lavoro, non soltanto gli ortaggi. Così si risolve anche il problema della continuità del lavoro. Il Landsharing mette in contatto i proprietari di orti e le persone interessate a coltivare. Anche qui a Bolzano potrebbe nascere un’iniziativa simile. Sarebbe importante anche studiare a scuola la biodiversità e le sementi antiche – saperi che non vanno persi. La moderatrice Gaia Palmisano ha fatto notare il fatto che sempre più gente abita nelle città: proprio per questo l’idea degli orti comunitari, dell’urban gardening potrebbe diventare sempre più interessante. L’unico modo è sapere dove avvengono le iniziative e chi dispone di un terreno privato da rendere usufruibile. Chi stabilisce questi contatti?
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Zeichnung Benno Simma
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TAVOLO 04
ENTWICKLUNGSZUSAMMENARBEIT // COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO Franz Egger, Landwirtschaftliche Oberschule Auer Giorgio Menchini, cospe Moderazione Sergio Previte Cooperazione allo sviluppo, Entwicklungszusammenarbeit – la filiera di produzione tra Nord e Sud, tra i contadini del caffè dell’Etiopia o della Bolivia e i consumatori nei paesi ricchi come i nostri, questo il tema del tavolo numero 4. I due referenti Giorgio Menchini dell’ONG Cospe (Cooperazione per Sviluppo Paesi Emergenti) e Franz Egger, insegnante della Landwirtschaftliche Oberschule Auer, gestiscono loro stessi dei progetti in paesi in via di sviluppo. Menchini vuole richiamare l’attenzione su cosa significhi produrre cibo nelle comunità in via di sviluppo, in difesa della qualità alimentare. Egger è coinvolto con i suoi studenti della scuola agricola di Ora in un progetto di viticoltura con le isole di Capoverde. Le relazioni agricole tra Nord e Sud valgono naturalmente anche nella direzione inversa. Quando ad esempio esportiamo nei paesi poveri il nostro latte che produciamo in sovrappiù, distruggendo il loro locale. Noi del Nord produciamo alimenti a basso costo ed esportiamo questi nostri prodotti agricoli nel Sud del mondo grazie ai patti transnazionali, che giovano ai mercati degli Stati Uniti o dell’Unione Europea ma non agli altri. Non dobbiamo “aiutare“, dice Giorgio Menchini, ma piuttosto creare alleanze e reti politiche.
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Come s’inserisce però la filiera corta in questi meccanismi? Questa è rimasta una delle domande difficili, un Knackpunkt, riassume il moderatore Sergio Previte alla fine della discussione. A questo punto, bisogna veramente definire un nuovo concetto di sviluppo e alleanze nel pensare la rete tra noi e “loro“. Per esempio, creando sodalizi fra comunità locali che producono alimenti in modo biologico e fair qui in regione e nei paesi lontani.
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TISCH 05 QUALITÄT DER LEBENSMITTEL // QUALITÀ DEGLI ALIMENTI Jutta Staffler, Bioland Rudi Dalvai, Altromercato Moderation Valentino Liberto Um Qualität ging es vor allem an Tisch 5; wieviel ist uns etwa ein biologisch und fair produzierter Kaffee wert im Vergleich zu einem herkömmlich hergestellten? Wieviel davon ist Geschmackssache und welches Kriterium ist für den Kaffeekauf ausschlaggebend? Dalvai berichtet von der aufwändigen politischen Arbeit, Kaffee von Bauern aus Südamerika bzw. Afrika zum ersten Mal nach Italien einzuführen, ein Ministerialdekret war notwendig, ein sehr umfangreiches Zertifizierungsverfahren zudem. Ein Verfahren, mit dem die Güte des Produkts vor Ort laufend kontrolliert wird, auf Pestizidrückstände genauso wie auf andere Qualitätsmerkmale hin. Wie verhält sich der Kaffeekäufer, wenn er diese Information erhält? Doch kaufen wir „bio“ und „fair trade“ aus einem Schuldkomplex heraus? Der Kaffee soll uns ja auch schmecken. Eine andere Frage am Tisch lautete, inwieweit Bio-Produkte gemeinsam mit herkömmlichen beispielsweise in der Molkerei verarbeitet werden bzw. im Supermarkt verkauft werden. In Südtirol, so Jutta Staffler gibt es in der Verarbeitungsphase keine eigenen Bio-Betriebe, also Bäckereien, Metzgereien oder Molkereien die nur biologisch produzieren. Deswegen schleust man die Bio-Milch, das unbehandelte Korn in den konventionellen Produktionsprozess ein, und kann auf diesem Weg an der Warenkette teilhaben. Auch werden mittlerweile fair-gehandelte Produkte im Supermarkt angeboten, eine Entscheidung, die bewusst getroffen wurde, um raus aus der Nische zu kommen, so Rudi Dalvai. So erreicht man die Kunden. Moderator Valentino Liberto stellte zum Abschluss der Diskussion noch einmal die Frage nach den Merkmalen von „bio“ und „fair gehandelt“. Glauben wir überhaupt noch daran? Ist es uns noch wichtig, zu erfahren, wie und wo diese Lebensmittel, die Bananen, der Kaffee hergestellt werden? Auch die Frage nach dem Preis ist schließlich ausschlaggebend in unserer Kaufentscheidung. Serve importare banane? Il marchio bio mi garantisce veramente la qualità?
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Zeichnung Benno Simma
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TISCH 06
GLOBAL-LOCAL Verena Gschnell, oew Julian Burchia, Internationale Entwicklung Moderation Michael Schlauch Wir hängen aneinander, ob wir wollen oder nicht. Verena Gschnell von der Organisation für eine solidarische Welt (OEW) und Julian Burchia, der Internationale Entwicklung in Wien studiert hat, gaben Impulse zum großen Thema der wirtschaftlichen Netzwerke und globalisierten Produktionsketten. Wir sind nicht imstande, uns autark zu versorgen, sind auf den Import von Lebensmitteln angewiesen. Doch wissen wir woher diese stammen, auf welchem Weg sie uns erreichen und unter welchen Bedingungen sie gezüchet, geerntet oder hergestellt werden? Eine Ananas schafft es vom südamerikanischen Feld ins Supermarktregal nach Jenesien in 4 Tagen, die argentinischen Äpfel sind billiger als die regionalen und Palmöl wird als billiger Rohstoff in vielen Lebensmitteln verwendet, doch kennen wir die Schäden, die sein Anbau und die Gewinnung bewirken meistens nicht. Südtirol ist längst schon Teil des globalisierten Marktes geworden, was sagen wir als Konsumenten und Bürger dazu? Wir können auf Information und Transparenz beim Kauf achten, können auf Deklarierungen und
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Zertifizierungen schauen, auch die Gemeinwohlbilanz ist eines jener Instrumente, die für Klarheit bei der Produktausweisung sorgt. Moderator Michael Schlauch stellte an seinem Tisch Nummer 6 eine interessante Frage: Wieviel ist uns ein Liter Bio-Milch wert? Man einigte sich auf 2 Euro, das ist weit mehr als der ausgewiesene Preis im Laden. Bewusstes Einkaufen von Lebensmitteln geht oft mit besserer Information und Aufklärung einher, aber genauso oft ist es Ergebnis von sich ändernden Lebensumständen, beispielsweise wenn wir Eltern werden und aus diesem Grund auf eine gesundere Ernährung achten wollen. Tatsache ist auch, dass eine bestimmte Art von Landwirtschaft die Umwelt kaputt macht; Alternativen dazu gibt es jedoch: direkt beim Hersteller, beim Bauern einkaufen, sich in Einkaufsgruppen organisieren, Lebensmittel selber herstellen und züchten (Brot backen, Gemüse am Balkon ziehen), die Perspektive einfach ändern.
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IMPRESSIONEN
Zeichnung Benno Simma
Dialogabend 01 Kleider machen Leute & chi fa ivestiti 05.05.2015
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Serve importare banane?
“urban gardening”
STATEMENTS SCHLAGWORTE
Warum wird überhaupt auf Monokulturen gesetzt, welches sind die Vorteile davon? Berechenbarkeit lautete die Antwort
Wieviel ist uns ein Liter Bio-Milch wert?
Landsharing
... von den Orangen die in Südtirol angebaut wurden ...
„essbare Stadt“
Wie soll das Paradies aussehen, in dem wir leben wollen?
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“Essere propositivi!”
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Text Christine Helfer Italienisches Lektorat Elisa Grazzi Zeichnungen Benno Simma Photography Manuela Dasser
Dankeschön & grazie allen Beteiligten Amt für Kabinettsangelegenheiten Libera Universitá di Bolzano Biogeschäft Triade Bäckerei Grandi Hotel Sole Paradiso Buffet: Prem Prassad
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