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The Alice App. Stefania Carioli

The Alice App

Una riscrittura digitale che narra il classico di Carroll attraversando l’arte del Rinascimento di Stefania Carioli

Le recenti riscritture in forma digitale del classico Alice’s Adventures in Wonderland di Lewis Carroll sono una conferma della connaturata energia metamorfca di questa enigmatica icona della letteratura rivolta (non solo) ai più giovani, che si è prestata alle più svariate interpretazioni e traduzioni mediatiche, fno ai media digitali. In alcune di queste versioni in book App, le nuove tecnologie hanno reso possibile un restauro in alta defnizione delle illustrazioni originali di John Tenniel (Alice for the iPad, del 2010) e di Arthur Rackham (Alice in Wonderland, del 2014), con l’intento di mantenere il pregio letterario e stilistico del capolavoro Ottocentesco. Traspare, inoltre, il tentativo di favorire l’incontro dei giovani lettori con un capolavoro

Passaggio agli Inferi, di Joachim

Patinir

della letteratura, cercando di costruire le condizioni per far sì che esso venga “gustato” nel migliore dei modi.1 Operazioni come queste ripropongono un tema centrale e molto dibattuto, ovvero, quello della riscrittura dei classici, defnito come un “vero e proprio genere letterario” che, quando risponde ad alti livelli qualitativi, può “mantenere in vita un testo-storia-autore del passato” e al contempo dare origine a “qualcosa di nuovo”.2 Spesso considerate prodotti editoriali infedeli e deteriori, le riscritture possono mettere “in luce aspetti importanti della ricerca letteraria dell’autore che vi si dedica e non bisogna valutarle solo in ragione della loro fedeltà all’originale”.3 È il caso della versione digitale su cui qui ci soffermiamo, The Alice App (2014), che può essere considerata una riscrittura che unisce l’avventura proposta dal romanzo a un’esperienza nella storia dell’arte, famminga e rinascimentale, ricreata dall’illustratore e autore, Emmanuel Paletz. La scelta da parte di Paletz di riproporre, almeno parzialmente, il capolavoro di Carroll nella sua originalità conferma la forza del pattern di questa storia e del suo stile inedito, che lo stesso Carroll ritenne inappropriato tentare di ricreare in opere successive, come scrisse nella Prefazione a Sylvie and Bruno, nel 1889. Nel caso di The Alice App, la riscrittura riguarda l’apparato illustrativo, mentre le parole non sono state modifcate, pur se collocate all’interno di una cornice qualitativa diversa: il testo alfabetico utilizzato è quello della versione originale e integrale del 1866. Ciò che Emmanuel Paletz ha voluto far emergere in questa riscrittura sono dettagli artistici, che portano a collegare Lewis Carroll e John Tenniel – quest’ultimo, primo e più noto illustratore di Alice’s Adventures in Wonderland, dopo lo stesso Carroll – ad alcuni pittori famminghi, come Jan van Eyck e Quentin Massys, a loro volta legati ad artisti del Rinascimento italiano come Leonardo da Vinci e Sandro Botticelli. Per riscrivere l’universo caricaturale e zoomorfico di Alice, l’autore del digital book ha messo insieme porzioni, frammenti, particolari di diverse opere, utilizzando la tecnica novecentesca del collage: “Il collage è una forma d’arte che molti hanno usato, incluso Picasso – aferma Paletz in un’intervista contenuta nel sito dedicato al lavoro – ma io volevo creare un tipo di arte che rendesse questi capolavori accessibili attraverso una storia. Ognuno di essi contiene in sé una densa simbologia, che io ho combinato con il testo di Carroll per restituire un nuovo signifcato”.4 Da questo punto di vista, così come il romanzo originale, che può essere letto anche come pungente satira nei confronti dei convenzionali costumi dell’Inghilterra vittoriana, anche la riscrittura digitale di Paletz funziona su più livelli: “è una storia per bambini, ma è al contempo anche un trattato profondamente politico”.5 Rimangono così inalterate, anche in questo digital book, le befarde descrizioni contenute in un’opera, quale quella di Carroll, distante anni luce dalla vocazione precettistica e didascalica tipica della coeva produzione letteraria per l’infanzia: centrale, in essa, è il divertimento puro, lo humour straniante e visionario del mondo del nonsense, inventato non per moralizzare, ma per intrattenere e conquistare la complicità delle tre fanciulle per cui il reverendo Dodgson scrisse questa storia, fra cui la stessa Alice Liddell, a cui la dedicò. Trattandosi di un progetto editoriale nato in digitale, The Alice App si avvale di varie funzionalità interattive con cui fa funzionare puzzles e giochi, e una composizione multimodale, con l’intera gamma di modalità espressive: oltre al testo scritto, illustrazioni animate, suoni, tracce musicali. La componente audio è una dimensione estremamente signifcativa della multimodalità dei testi contemporanei, con un importante ruolo nell’interpretazione del testo. In The Alice App è in stile rinascimentale anche la musica di sottofondo, che evoca e sostiene il viaggio estetico del lettore, con la sua “innegabile capacità di ricreare una sorta di impressionistico ‘clima emotivo’”.6 Per agevolare il confronto fra le illustrazioni realizzate da Paletz nella riscrit-

tura di Alice in digitale, i particolari dei dipinti da lui riadattati e la specifica parte scritta dell’originale di Carroll, cui le illustrazioni si riferiscono, è stata utilizzata la prima traduzione italiana di Alice, Le avventure d’Alice nel paese delle meraviglie del patriota del Risorgimento italiano Teodorico Pietrocòla-Rossetti. Questa scelta è legata al fatto che Rossetti conosceva Lewis Carroll, con cui strinse amicizia durante il suo soggiorno in Inghilterra, dove era fuggito, e questa vicinanza certamente giovò alla difcile traduzione dall’inglese del capolavoro, traduzione che tutt’oggi mantiene la sua esilarante freschezza, nonostante la presenza di alcuni vocaboli caduti in disuso. Inoltre, tale versione è liberamente consultabile nella biblioteca online Internet Archive.7

Lo stagno di lagrime

La prima illustrazione con cui iniziamo ad analizzare il lavoro di Paletz si riferisce al secondo capitolo, in cui Alice versò “lagrime a secchie, sinchè formò uno stagno intorno a lei di quasi quattro pollici d’altezza, e che giungeva a metà della sala (…) Ma subito si accorse ch’era caduta nello stagno delle lagrime che avea versate quando aveva nove piedi d’altezza”.8 All’illustrazione originale di John Tenniel, Paletz ha sostituito un collage, riadattando lo sfondo del dipinto Passaggio agli Inferi, del pittore fiammingo Joachim Patinir e sovrapponendovi l’immagine di Alice mentre sta attraversando lo stagno delle sue lacrime con al seguito vari animali, alcuni dei quali non presenti nell’illustrazione originale di Tenniel.

Porco e pepe

“La Duchessa sedeva nel mezzo sopra uno sgabello a tre piedi, e ninnava un bambino; la cuoca era in faccia al fornello, mestando un calderone che parea pieno di minestra. ‘Certo c’è troppo pepe in quella minestra!’ disse Alice a sè stessa, non potendo rattenere gli starnuti”.9 Un altro interessante dettaglio artistico che troviamo all’interno della ftta serie di riferimenti presenti in questo libro digitale, è il ritratto satirico di An Old Woman (The Ugly Duchess) dell’artista fammingo Quinten Massys, conservato al National Gallery di Londra. Numerose fonti – fra cui l’edizione

An Old Woman (The Ugly Duchess), di Quinten Massys

arricchita di Alice a cura di Richard Kelly – riportano che John Tenniel trasse ispirazione da questo ritratto per il personaggio della Duchessa di Alice’s Adventures in Wonderland. 10 L’evidente somiglianza del ritratto satirico di Quentin Massys con Il busto di una vecchia grottesca, attribuito a Leonardo da Vinci, pone di fronte all’influenza esistita fra i due artisti, contemporanei, all’interesse che condivisero per il bizzarro e il grottesco e all’evidenza che si scambiarono degli schizzi. Il fatto che il disegno originale di Leonardo sia andato perduto e che la copia – conservata presso la Biblioteca Reale del Castello di Windsor, come parte della Royal Collection – sia stata con ogni probabilità realizzata dall’allievo ed erede di Leonardo, Francesco Melzi11 porta a propendere per l’ipotesi che Massys abbia inviato a Leonardo una versione di The Ugly Duchess, a cui in seguito l’allievo di Leonardo si è ispirato per ricostruire l’originale del Maestro.12 Terminiamo questo excursus – rimandando al sito dedicato, per ulteriori approfondimenti13 – con un breve accenno alle immagini del re e della regina, scelte fra quelle più iconiche che la storia dell’arte del periodo rinascimentale abbia lasciato. L’abito che riveste la regina è quello di Elisabetta I (attribuito a Steven van der Meulen) mentre il re è vestito con l’abito tratto da una delle immagini di Enrico VIII, ritratto da Hans Holbein il Giovane. In fondo, credo che non si possa far altro che apprezzare l’originalità creativa di un impegno di riscrittura che ha utilizzato molte delle funzionalità permesse dalle attuali tecnologie digitali – compresa la scelta, lasciata al lettore all’apertura del digital book, fra leggere la storia autonomamente e ascoltarla da una voce narrante – funzionalità che Paletz ha combinato con le caratteristiche tipografche dei libri stampati tradizionali, utili a orientare il lettore (pagine numerate, presenza di titoli, organizzazione del testo in capitoli, ecc.). Infine, è da mettere in luce l’idea che ha stimolato la passione dell’autore per questo progetto, un’idea nata molti anni prima, dopo il suo diploma all’Accademia di arti e design di Bezalel a Gerusalemme, e che poi ha continuato a perseguire per anni, con l’intento di creare qualcosa di diverso dalle altre versioni di Alice, illustrando questo capolavoro che lui defnisce misterioso, intelligente, curioso e dettagliato, e progettando un viaggio in cui il giovane lettore e l’adulto appassionato possano vivere un’esperienza estetica a tutto campo.

1. I. Calvino. Perché leggere i classici, Milano, Mondadori, 1995, p. 6. 2. L. Cantatore. “Le riscritture dei classici nella letteratura per l’infanzia”, in S. Barsotti; L. Cantatore (curatori). Letteratura per l’infanzia: forme, temi e simboli del contemporaneo, Roma, Carocci, p. 252. 3. Ivi, p. 247. 4. Traduzione e sintesi dei contenuti consultabili su http://thealiceapp.com/qa/ 5. Traduzione e sintesi dei contenuti consultabili in http://thealiceapp.com/qa/ 6. L. Acone. “L’infanzia tra letteratura e musica: prospettive interdisciplinari contemporanee”, in S. Barsotti.; L. Cantatore (curatori). Letteratura per l’infanzia Forme, temi e simboli del contemporaneo, Roma, Carocci, p. 112. 7. <https://archive.org/details/leavventuredalic00carr/mode/2up>. 8. L. Carroll. Le avventure d’Alice nel paese delle meraviglie, Londra, MacMillan and Co., 1872, p. 23 (trad. it. di T. Pietrocola Rossetti). 9. Ivi, p. 77-78. 10. R. Kelly (curatore). Alice’s Adventures in Wonderland, second Edition, Peterborough, Broadview Editions, p. 337. 11. M. Clayton (curatore). Leonardo da Vinci: the Divine and the Grotesque, Londra, Royal Collection Publications, 2002. 12. cfr. in <https://www.nationalgallery.org. uk/paintings/quinten-massys-an-old-woman-the-ugly-duchess>. 13. <http://thealiceapp.com/>

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