INDICE Prefazione Introduzione
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CAPITOLO I - COSA VUOL DIRE “EDUCAZIONE AL VASINO” Cenni di fisiologia Un po’ di storia Cosa deve imparare il bambino Il bambino è pronto? Ec (Elimination Communication) Prepararsi per tempo Spannolinamento
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CAPITOLO II - IL “NOSTRO” BAMBINO Il temperamento
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CAPITOLO III - COME INIZIARE? Le parole per dirlo Il vasetto, dove lo metto? Un luogo per i più piccoli I primi passi I bambini ci guardano
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CAPITOLO IV - PRONTI, PARTENZA, VIA! Si parte! Altri suggerimenti Parola di mamma...
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CAPITOLO V - PICCOLI PROBLEMI Cosa non fare Incidenti di percorso Stitichezza Infezioni alle vie urinarie Enuresi
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CAPITOLO VI - COSA FARE SE... In viaggio senza pannolino Regressioni
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Appendice - I pannolini lavabili Bibliografia
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Prefazione Sono tanti i motivi per ringraziare l’autrice di questo libro. Se il lettore o la lettrice è genitore di un bimbo o una bimba piccolini alle prese con il duro compito di imparare a “farla” nel vasino, la ringrazierà per aver voluto condividere con tante persone la sua esperienza quotidiana fatta di errori e di successi. Qualora invece siano giovani coppie che stanno pensando al loro primo figlio, sentiranno di ricevere un aiuto insperato; tante sono le lamentele ascoltate dai loro amici che sono già stati alle prese con l’ardua faccenda. Se chi legge è già nonno o nonna saprà cosa suggerire ai propri figli o saprà come fare con il nipote che proprio non ne vuol sapere di togliere il pannolino. Le saranno grati i bambini e le bambine che da grandi, per la maggior parte, non avranno problemi di transito intestinale, se lo “svezzamento” dal pannolino sarà avvenuto gradualmente e nel rispetto dei propri tempi e ritmi. Le saremo grati tutti noi che usufruiamo dell’ambiente come bene comune che va salvaguardato con uno stile di vita sobrio, attento agli sprechi e ai consumi inutili. Sì, perché ricordarci, come fa l’autrice, che il controllo degli sfinteri è uno dei primi passi verso il raggiungimento dell’autonomia e non una “performance di successo” (che oggi si persegue a tutti i costi), che ciascun bambino è una persona irripetibile e che non ha uguali, che bisogna fare i conti con il suo temperamento e le sue esigenze per aiutar-
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lo a diventare grande, aiuta noi genitori, educatori, medici e amministratori a dare contenuti a quello stile di vita che vorremmo sano per noi, rispettoso dell’ambiente in cui viviamo e di uno sviluppo che sia eco compatibile. La parte del libro che riguarda la scelta dei pannolini ecologici e/o lavabili aiuta a fare scelte che riducono i rifiuti, che fanno risparmiare e che, per ultimo ma non meno importante, rispettano la pelle dei piccolini. Leggendo questo libro si ha la sensazione di aver fatto un passo avanti, seppur piccolo, nell’accompagnare la crescita per diventare donne e uomini piÚ liberi. Maria Edoarda Trillò Pediatra Direttore Dipartimento Materno Infantile ASL Roma C - Roma mariaedoarda.trillo@virgilio.it
Capitolo III Come iniziare? Come abbiamo visto, non esiste un’età “giusta” per iniziare. Se il nostro piccolo ha più di un anno di età, e non vogliamo semplicemente aspettare che manifesti il suo interesse a restare pulito e asciutto, possiamo introdurlo al vasino in modo lento e graduale. Anche per un bambino più grande, soprattutto se il piccolo non ama le novità, potrebbe essere importante una preparazione al vasino “prima” di iniziare l’iter vero e proprio. In questa fase, non saremo interessati a far sì che il bambino impari a restare pulito quanto piuttosto a sollecitare il suo interesse verso un oggetto “nuovo” e competenze “nuove”. Un approccio graduale non comporterà automaticamente una velocizzazione del processo ma renderà il percorso meno faticoso per tutti e, in definitiva, più piacevole. Poiché i bambini imparano giocando, ricordiamoci che l’educazione al vasino dovrebbe essere divertente e il momento del vasino un’occasione di gioco e non di lotta.
Le parole per dirlo “Cacca e pipì. Per chi ha a che fare con un bambino, queste parole sono normali, dicibili e... non puzzano. Possiamo parlare di ‘educazione degli sfinteri’, di ‘addestramento a tenersi puliti’, possiamo tirar fuori perfino eufemismi, ma
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quando una bimbetta di 18 mesi arriva e avvisa: «Cacca» e poi la madre scopre la verità nel pannolone, allora la riempie di baci, le mostra la sua gioia. Cacca diventa allora una parola bellissima, mediante la quale il bambino mostra di percepire cosa gli succede nel corpo: ed è anche questo un piccolo passo verso l’autonomia”1. Esiste un carattere distintivo dell’essere genitori che può essere colto al volo, ma solo da personale “esperto”, ed è la disinvoltura con cui si affronta l’argomento cacca&affini. Si possono incontrare neo-papà dilungarsi su dettagliate spiegazioni del contenuto del pannolino, chiedendo conferma della sua “normalità” alle mamme più esperte e, contemporaneamente, uomini e donne non ancora genitori allontanarsi in fretta dai conversanti, con sguardi imbarazzati e preoccupati. Generalmente, di fronte a questo argomento ci si divide: da una parte i genitori, dall’altra il resto del mondo. Con nostro figlio, a maggior ragione, non avremo motivo di mostrare imbarazzo, cerchiamo quindi delle parole con cui ci troviamo a nostro agio e usiamole durante tutto il percorso di apprendimento. E’ importante cercare di non usare troppe parole per indicare lo stesso concetto; il bambino all’inizio sta imparando e lo farà più velocemente se non dovrà districarsi tra diversi modi di dire. Per noi le espressioni “usare il bagno”, “avere necessità della toilette” o “andare in bagno” sono assolutamente equivalenti ma nel bambino potrebbero generare confusione. Meglio scegliere un vocabolario ristretto e rimandare a quando sarà più grande le varie alternative. Il bambino dovrà imparare le parole relative al proprio corpo, alle proprie sensazioni, a ciò che deve fare, all’ambiente del bagno e così via. Anche concetti come bagnato/asciutto, pulito/sporco, su/giù, caldo/freddo fanno parte dell’insegnamento2. Con molta probabilità le parole vicine alla nostra tradizione popolare o familiare saranno quelle che useremo con nostro figlio e, quasi sicuramente,
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saranno le stesse che lui sentirà dire all’asilo o al parco. Inoltre, il bambino dovrà comunicare le sue necessità anche ad altre persone (come i nonni o le maestre…) per cui i termini che sceglieremo dovranno essere facilmente comprensibili da tutti. Evitiamo quindi termini desueti o troppo eruditi e lasciamo che il bambino parli tranquillamente di cacca, pipì, patatina e pisellino. Oh mamma, io iniziavo a preoccuparmi... pensavo di essere l’unica mamma a chiamare la cacca CACCA e non pupù o popò! A me le cose piace chiamarle con il loro nome anche perché non vedo nessun significato minaccioso o volgare nella parola cacca. Mia cognata invece è “caccafobica” e in casa sua si dice solo pupù per essere più fini. In vacanza insieme al mare vedo mia nipote appartarsi e le chiedo: “Amore stai facendo la cacca?” e D. mi ammonisce: “No mamma, lei non fa la cacca, fa la pupù”. Beata innocenza!3 Trovandoci in pubblico, potremmo avvertire un certo imbarazzo nell’udire “Cacca!” gridato da nostro figlio (l’imbarazzo ovviamente non sarà il nostro, ma delle persone circostanti); sarà l’occasione per sfoderare il nostro migliore sorriso e spiegare semplicemente che il bimbo è in fase di “apprendimento”. In seguito, quando nostro figlio avrà preso dimestichezza con le sue funzioni corporali potremo spiegare che alcune questioni sono “private” e vanno gestite nel luogo appropriato.
Il vasetto, dove lo metto? Ci siamo decise e crediamo sia giunto il momento di comprare un vasino. Se ne abbiamo la possibilità, lasciamo che nostro figlio abbia l’opportunità di scegliere quale compra-
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re, portandolo con noi al negozio. Per alcuni bambini è molto importante avere il controllo della situazione; coinvolgendoli nelle scelte avremo l’opportunità di partire con il piede giusto. Ricordiamoci però che i bimbi si disorientano di fronte a scelte troppo vaste. Lasciamo quindi che scelga fra due o tre vasini, non fra tutti i modelli del reparto. Normalmente in commercio si trovano diverse tipologie di vasino, dai più semplici (ed economici) a quelli ricchi di accessori “inutili” (come ad esempio quelli che suonano o si illuminano); anche se la scelta sarà del piccolo, sarà nostro compito orientarlo verso ciò che riteniamo più giusto. Per evitare che nascano dei conflitti nel negozio, possiamo decidere in anticipo quali modelli presentare al bimbo e lasciare che veda solo quelli. Dove metterlo? La prima possibilità è ovviamente quella di metterlo in bagno, ben visibile, in modo che il bambino possa facilmente trovarlo. Tutte le opzioni, però, sono valide, il vantaggio del vasino è di essere piccolo e facilmente trasportabile. Probabilmente all’inizio, quando il bimbo non ha ancora il completo controllo degli sfinteri sarà più semplice averlo vicino, in modo che sia facilmente utilizzabile. Soprattutto se nostro figlio è un bambino molto attivo o che non ama essere interrotto durante le sue attività, finché non si sarà abituato, potremo prendere in considerazione l’idea di metterlo nella stanza in cui si gioca o si soggiorna, in modo da averlo sempre a portata di... pipì. Per evitare fuoriuscite ricordiamoci di mettere un telo assorbente sotto il vasino. Alcuni genitori preferiscono, invece di trasportare il vasino da una stanza all’altra, comprarne due o tre da posizionare strategicamente nelle zone in cui il bimbo staziona più a lungo. Questo accorgimento potrebbe essere particolarmente utile nel caso di un bimbo molto attivo, ovvero nel caso della nostra piccola trottola che si sposta continuamente da una zona all’altra della casa. Ricordiamoci che questi