a te, a Voi, al Cielo per quell’eterno Noi semplicemente grazie
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“Tu ed io insieme per sempre nel cammino dell’eternità mai niente e nessuno ci separerà La tua vita, il mio amore insieme nella Luce Un cammino da fare unite, mano nella mano con un sorriso rivolto al mondo e uno sguardo al Cielo Insieme, per crescere, per cambiare per sognare e sperare. Insieme, per conoscere, per parlare per ascoltare e amare. Per trovare quella pace che solo l’amore del cuore ti sa dare Sei la mia vita, sono la tua via”. E.
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È un libro diverso, perché vissuto e scritto con il cuore; perché reale e non raccontato. È un libro sorprendente, perché sofferto e racchiude fra le sue parole anche una parte della quotidianità di tutti noi; perché non ti spiega quanto il mondo è bello s e fai questo o quello, ma quanto è difficile vivere s entendosi diversi, inadeguati e arrabbiati. E alla fine scopri che ce la puoi davvero fare! Perché ti accorgi che non sei così diverso, ma sei unico e speciale con una Scintilla Divina esclusivamente tua. Passare dall’Anima per vivere la tua Vita e comprendere che c’è un mondo perfetto dopo la morte. Perché quando l’Anima diventa qualcosa di reale, il dialogo si fa intrigante. E scopriamo che la nostra Anima ci sta portando messaggi da lungo tempo Custoditi nella Luce profonda dentro di noi. Accorgersi che quando le persone a noi care che ci hanno lasciato comunicano dal Cielo, portando messaggi rassicuranti ed esclusivi, ci rendono consapevoli che la morte è realmente solo un passaggio, perché l’Anima è immortale e sempre nell’attesa di ritrovare quell’unione senza tempo.
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PREFAZIONE Prima di iniziare la lettura di questo libro, ci sono due piccoli dettagli che mi piacerebbe evidenziare: innanzitutto vorrei puntualizzare una piccola questione “tecnica”. Per me tutto ruota attorno alla parola Divinità, a quella che io chiamo esistenza Divina, ma è puramente una mia scelta di parole e nel suo contesto non ha nessun legame religioso, perché quello che definisco attraverso la parola Dio qualsiasi altra persona può chiamarlo come la vita gli ha insegnato. Quello che viene inteso in questa circostanza è che l’energia Superiore che ci accoglie non ha né un nome strutturato né una religione né un’appartenenza, ma semplicemente è un’energia particolarmente speciale e vibrazionalmente eccezionale, che rappresenta il Tutto. Secondariamente, mi accorgo spesso, soprattutto durante le conferenze, che la gente entra in confusione quando iniziamo a parlare di “libero arbitrio”; lo uso frequentemente e spiegarlo è facile: si tratta della scelta pura e netta delle decisioni che la persona prende nella vita, è la scelta fra una cosa e l’altra assumendomene completamente la responsabilità. Questo vale per qualsiasi scelta noi facciamo nell’arco della giornata, dalla più semplice alla più complessa, da quella più banale a quella più importante. Perché io scelgo. Sempre, in ogni momento, per tutto. Anche quando sono convinto che siano gli eventi a comandare.
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CAPITOLO 1 Da anni ogni volta che apro e chiudo il terzo cassetto della mia scrivania la cartelletta verde appoggiata sul fondo mi guarda e ogni qualvolta la apro gli occhi cadono sulle poche pagine di appunti che racchiudevano questa idea ed erano stati depositati lì per tanto tempo. A intervalli regolari volevo iniziare questo libro, poi ci ho pensato, ripensato e per sembrare meno pigra avevo trascritto qualche riga a computer, infine l’ho nuovamente riposto ordinatamente per anni. Erano infatti solo piccole note, costruite sopra un’idea accennata lievemente e quasi dimenticata, fino a quando anni dopo qualcosa si è mosso diversamente in una giornata d’estate davanti ad un cappuccino in centro città mentre chiacchieravo allegramente e fra una parola e l’altra, fra un sorriso e una risata, un po’ di serietà e qualche aneddoto di vita passata me ne sono uscita con un allegro “ma sììì daiii, da tantissimo ho nascosto qualche riga scribacchiata sul fondo del cassetto e un giorno ne farò un libro. Un giorno? Sì, un giorno, quando avrò tempo.” E da quell’attimo il tempo è rimasto sospeso fra le parole, tanto da creare nelle settimane un bouquet di sensazioni infinite che si sono trasformate facilmente in parole riportate su carta. Perché mi sono fermata per molti anni e per altrettanti ho tentennato nel raccontare qualcosa che rappresenta una realtà così diversa dal quotidiano fatto di normali giornate di vita? Solo per paura? Non soltanto, ma soprattutto perché sapevo che questo libro, dal momento che avrei deciso di passare dall’idea astratta alla realizzazione concreta volevo che fosse carico di una vibrazione d’amore intensa e colmo di informazioni che parlano all’Anima. Perché desidero che queste pagine possano portare nel profondo del tuo cuore una quiete infinita e risvegliare quella vibrazione che sembra un leggerissimo battito d’ali nell’Anima ma che ti porterà esattamente nella tua Luce interiore e ti presenterà l’Amore puro e incondizionato. Non da ultimo perché questo scritto racconta di un assolu-
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to atto di fiducia verso me stessa, il mondo e le mie fragilità, srotolando tutto quello che per anni ho sempre intimamente custodito, meticolosamente nascosto e teneramente vissuto. Rappresenta la svolta fondamentale della mia vita e anche se sembra facile giocare con la parola “svolta” stiamo sempre comunque parlando di qualcosa che descrive il movimento di un minuto, la sterzata, ma anche il cambiamento di direzione e una variazione è sempre drastica anche se morbida; e quando si parla di Anima la svolta è definitiva, profonda, intensa e speciale. Anche se a volte può farci paura l’incognita che la trasformazione rappresenta, come per esempio non conoscere il nostro futuro e il lasciare tante abitudini che anche se vecchie e malandate sono pur sempre conosciute e rassicuranti per seguire l’onda del cambiamento, ci porta a intravedere un nuovo sole e un nuovo inizio. Ma è proprio in questo momento di pausa che la paura vince spesso, ci si ferma e ne nasce un dubbio: chi ci garantisce che ci piacerà? Chi ci assicura che ci troveremo bene come prima? La nostra zona di comfort sembra perfetta anche se ammaccata, perché andare oltre e risvegliare le paure? È solo in questo momento di incertezza ed esitazione che liberiamo quell’incredibile sferzata di intraprendenza fulminea, quel lato nascosto dove ci si scopre arditi e audaci: e ci si tuffa strizzando gli occhi, tappando il naso e trattenendo il fiato. E nella meraviglia del salto nel vuoto si scopre che la vita va veramente oltre la nostra giornata, oltre il nostro dolore e le lacrime, che dopo una sofferenza il respiro torna normale e qualcosa ci permette di andare avanti, magari all’inizio con la sensazione di muoversi a tentoni e diffidenti, ma poi con passo sempre più impavido e intrepido, diventiamo spavaldi e lentamente ecco che il nuovo diventa abitudine. Piccole situazioni cambiano e alla fine la vita si rinnova. Troviamo la consapevolezza in gesti diversi e ci accorgiamo dell’inutilità del fiatone giornaliero, sviluppiamo una coscienza nel comprendere diversamente che la ricerca affannosa di un riconoscimento professionale è del tutto vana se fine a se stessa, oppure scopriamo che eravamo alla ricerca di quella felicità che
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sembrava sempre sfuggire. Tutto va oltre l’affannarsi per essere migliori di chi giornalmente ci sta accanto, perché il nostro salto nel vuoto va più in là del cuore, insegue quell’amore così completo che è impossibile ignorare, dando voce e sostegno finalmente a quel dolore che ci ha colpito nel profondo. E improvvisamente ci sentiamo completi, perché non siamo soli, mai. Neppure quando abbiamo l’impressione che il mondo ci abbia voltato le spalle, neppure quando tutto ci sembra brutto e ci sentiamo tristi. Incessantemente una Luce speciale e Divina dentro il cuore ci accompagna e ci rende unici; ci circonda di fascino e ci rende diversi gli uni dagli altri. Sto parlando della nostra vibrazione più profonda, di quell’Energia di Luce che ci permette di brillare nel buio della banalità e che ci consente di avere le risposte ai nostri problemi e ai dilemmi quotidiani attingendo soltanto alle nostre risorse interiori. Da sempre questa Luce illumina il nostro Cammino, ci accompagna e ci permette di uscire meno stropicciati dalle nostre abitudini. Ci siamo infilati scomodamente nella convinzione che l’esserci amalgamati con la fatica e la routine abbia reso tutto più semplice, così negli anni siamo riusciti magistralmente ad oscurarla e a zittirla con mille strati di paura e debolezza; vulnerabilità nascosta dall’aggressività; frustrazione camuffata da finta soddisfazione; paura trasformata in abitudine. Parlare di cuore mi riporta indietro nel tempo, perché la mia dinamica di vita mi ha sempre fatto precipitare a terra e per riflesso mi ritrovavo con la sensazione di un cuore chiuso e dolorante. E così mi scopro a ripensare a me, ai miei sogni, alle mie verità. Da bambina avevo spesso trovato conforto nell’ascoltare una voce che nessuno riusciva a sentire, avevo sovente trovato la dolcezza nello sguardo di chi mai avrebbe potuto starmi realmente vicino, giocavo con persone che nessuno vedeva e parlavo con chi nessuno poteva udire, ma per me era un mondo concreto pieno di una quotidianità rassicurante ma soprattutto c’era finalmente qualcuno che davvero era in grado di compren-
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dermi appieno. Avevo la possibilità di condividere i miei pensieri, le mie ansie, i miei sogni. Avevo qualcuno che mi stava accanto con serenità e mi accompagnava durante la mia giornata. A piccoli passi camminavo con un uomo bellissimo, dagli occhi azzurri, alto, con la barba e un sorriso che mi ossessiona il cuore ancora dopo tutti questi anni. Ricordo l’alone di soavità che lo circondava, la forza maestosa che insieme a Lui si spostava, la Luce Bianca. Mi diceva di essere la mia Guida, io lo chiamavo semplicemente Noah. Mi parlava di un Mondo Bianco di Luce che vedevo attraverso i suoi occhi, mi spiegava con amore e compassione che la vita è un mistero straordinario e ancora oggi mi scrive ricordandomi “ti ho accompagnata nel mondo, facendoti restare sospesa fra il nostro mondo e la tua realtà. Parlare con te è da sempre una sensazione stupenda. Ricordi le discussioni? Le parole? La tua voglia di essere uguale a tutti gli altri. Ma tu non eri uguale a nessun altro. Neppure ora, dopo tutta la fatica che hai fatto per cercare di indossare abiti non tuoi. Ricordi quante cose ti avevo raccontato? Quanti momenti vissuti, quante volte mi avevi accompagnato in quello che tu chiamavi con dolcezza infinita il mio Mondo Bianco, quante situazioni ti avevo spiegato. E purtroppo nessuno ti capiva, nessuno comprendeva quel tuo strano modo di essere, quel tuo essere diversa, quel riuscire a vedere oltre la persona” E io, prima bambina poi donna, sentivo con largo anticipo l’accadere degli eventi, vedevo le persone oltre la loro facciata, ma nessuno era disposto ad ascoltarmi. Ero in grado di recepire il dolore degli altri, davo un nome alla loro frustrazione, mi era chiara la loro disperazione. Capivo chi si nascondeva al mondo, sentivo nell’aria l’energia spostarsi e nessuno mi credeva. Sentivo chiaramente l’energia delle persone che mi stavano attorno, i loro pensieri, il loro opportunismo o la loro sincerità. Ma ogni volta che esprimevo la mia versione, convinta che per
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tutti fosse chiara e semplice, venivo allontanata, tutto quello che per me era ovvio, per gli altri era completamente inesistente. Ho trascorso giorni difficili, in cui credevo che la mia mente mi avrebbe portata unicamente verso la follia. Ho vissuto isolata con la sensazione di essere strana e immensamente diversa dagli altri e questo mi aveva portata a vivere lontana da tutti i miei compagni. Ero quella “particolare, quella strana”. Ero quella incompresa e con enormi problematiche ma ovviamente nessuno era disposto ad accollarsi storie non sue. Non comprendevo e non capivo perché gli altri non riuscissero a vedere e a sentire quello che per me era ovvio. Ero cresciuta con Noah, era così semplice vedere un mondo diverso che era lì alla portata di tutti, eppure nessuno lo percepiva. Rimanevo basita ogni volta che le persone accanto a me (amici, compagni e altro), inserivano la “modalità pecora” e seguivano, osannavano, veneravano o semplicemente accettavano persone o situazioni dove era lampante (per me), inevitabile (per loro) che sarebbero terminate nel caos, nel malcontento o nella delusione (di tutti). Ma per me era difficile gestire un Dono che non sapevo nemmeno di avere, perché malgrado mi sentissi sempre inadeguata, ero convinta che se ce l’avevo io allora tutti ce l’avevano, che se io vedevo il Cielo e sentivo oltre per tutti era così. Ero cresciuta in quella modalità dove per me era tutto così normale, ma poi ho dovuto ricredermi e ci ho messo anni a comprendere che non era affatto così evidente, che ero davvero quella strana perché uscivo da ogni paradigma. Cercavo una normalità ed un’accettazione che mi adottasse, ma malgrado la mia voglia e la mia disponibilità ad entrare in un qualunque modello che mi avrebbe fatta sentire fiduciosa verso la vita immancabilmente prima ancora di entrarci ne venivo fiondata fuori bruscamente. Era impossibile, non ce l’avrei mai fatta. Ma perché Dio aveva deciso che dovessi essere proprio io la depositaria di tutto questo bagaglio ? Perché insieme a questo Dono così fantastico, non mi aveva piegato e messo nel casset-
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to del comodino anche le istruzioni per l’uso? Anche di quelle che poi sono impossibili da ripiegare, ma almeno avrei avuto qualcosa alla quale affidarmi. Non sapevo proprio come gestirlo, come viverlo e soprattutto cosa avrei potuto farmene: mi sentivo come se fossi passata attraverso una ragnatela ed avevo addosso qualcosa di appiccicoso che non riuscivo a togliermi. Nella mia giornata mi accompagnava uno stupendo Noah, tanto che io avevo sempre pensato che fosse una cosa del tutto normale e naturale, mi accoglieva la Divinità, tanto che io ho sempre creduto che fosse di tutti per tutti. Nel frattempo il divario fra reale quotidianità e Divino si era intrecciato così tanto che un giorno, con tutto il mio candore di bimba ho iniziato a raccontare al mio papà dell’uomo e delle “persone” che io vedevo: gli avevo raccontato di cosa mi avevano detto, di chi fossero, con chi stavo parlando. Ma qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto, tanto che ancora oggi se ci penso rivedo la paura e la preoccupazione nel suo sguardo, soprattutto risento le sue parole nelle mie orecchie: “o la fai finita, oppure ti faccio curare, sei solo pazza.” Avevo 8 anni, eravamo in auto ed io ero appollaiata in bilico sul sedile posteriore dove lì sono rimasta e mi sono congelata per un attimo. Così, da quel momento in poi ho cercato di reprimere, chiudere, sprangare e sigillare qualsiasi sensazione e con gioia pensavo funzionasse!! Evviva, forse così sarei riuscita a vivere come tutti gli altri! Invece, il mio reprimere aveva un’autonomia settimanale e restava inattivo solo a sprazzi, era un po’ come indossare dei vestiti di due taglie più piccole: tutto era perfetto fino a quando restavo ferma senza respirare, finché poi improvvisamente venivo travolta a valanga da tutte quelle sensazioni trattenute per giorni. Ma la paura mi aveva bloccata : il canale delle visioni, quello dove vedevo chiaramente persone e fatti, dove sentivo racconti ed avvenimenti, si era in parte chiuso. Mi erano rimaste le percezioni, le certezza degli eventi, ma non vedevo più nessuno
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salvo Noah. Percepivo con chiarezza le varie interrogazioni scolastiche ai compagni, sprazzi di vita futura di amici, fatti che sarebbero accaduti nell’arco di qualche giorno, settimana o anno o tempi ancora più lunghi. Tutto era quasi come prima, ma non ero più io perché mi sentivo viva solo a metà e il risultato era che mi sentivo ancora più sola e isolata. Cosa avrei fatto adesso? Noah non mi guidava più nella realtà fisica ed era diventato solo una voce continua e presente, ma allora chi mi avrebbe accompagnato nelle mie giornate? Con chi avrei condiviso la mia quotidianità? Chi mi avrebbe compresa senza giudicarmi? Non c’era più nessuno vicino a me, nessuna voce conosciuta, nessuna visione rassicurante che mi facesse sentire bene e al sicuro, erano terminati i viaggi nel Mondo Bianco. E la mia ricerca personale di qualcuno che mi accettasse realmente per quella che ero, che mi volesse bene per come ero diventò angosciosa. Ho cercato di adattarmi allo scorrere delle giornate, ma qualcosa non andava, mi restava sempre un retrogusto amaro che non riuscivo a compensare. I miei genitori? Ero fortemente sicura nel profondo del mio cuore di essere amata intensamente, ma purtroppo con loro parlare del mio Dono era difficile e non riuscivo a comunicare liberamente come avrei voluto: vuoi per paura, vuoi per generazione ed educazione, vuoi per mille altre ragioni a volte li vedevo presi e persi più nel loro mondo che non nella voglia di comprendere qualcosa probabilmente troppo grande e difficile da gestire per loro. Guardavo le Anime delle persone che mi circondavano e che chiamavo parenti, purtroppo le ho sempre vissute come qualcosa di lontano e sconosciuto, come se avessi poco di cui spartire e niente in comune. Ho sempre invidiato quelle famiglie unite, allargate, complici e casinare che vivono di visite l’un l’altro e sono capaci di trovarsi ai pranzi di Natale preparando a turno e facendo un gran caos in cucina fra battute e padelle da lavare, che sono capaci di ritrovarsi la domenica davanti ad un pranzo
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e frequentarsi in qualsiasi occasione, quelle famiglie dove respiri amore e magia. E invece mi sono sempre sentita fuori luogo e inadeguata. Ovviamente il vedere oltre non è sempre stato un vantaggio, perché mi permetteva di capire la vibrazione dell’Anima che avevo di fronte e quindi anche inconsciamente di farmi un’idea chiara e veloce, difficile da non ascoltare. Se scegliamo le Anime che ci accompagnano, con la quale condividiamo, lottiamo, giochiamo, viviamo o boxiamo, che ci risvegliano paure, schemi e vecchie dinamiche che ancora non abbiamo imparato e che come una lezione che fatichiamo a comprendere ci portiamo appresso di vita in vita, perché ho scelto due genitori che non erano in grado di gestirmi, capirmi, accompagnarmi? Le Anime si incontrano perché hanno qualcosa da darsi, da condividere, da insegnarsi. E io cosa avevo da comprendere? Sicuramente la capacità di rimanere me stessa, la compassione e la comprensione, l’accettazione. E per loro l’aprire una porta speciale verso l’evoluzione, la capacità di vedere oltre il loro vissuto, di aprirsi ad un mondo diverso, di vivere la vibrazione Angelica e sistemare un po’ del loro percorso karmico. Perché come dice Noah “per te è stata una crescita insieme a noi, abituata a noi, ad ascoltarti, ad ascoltarci. Ma per il mondo attorno tutto era decisamente diverso. Scatenavi la paura, smuovevi sensazioni racchiuse da anni, scavalcavi muri invalicabili. E ancora oggi è così. Ma se ora sei consapevole del tuo percorso e della tua energia, non lo sei completamente della forza che hai”. E solo ora so, dalle parole di mia madre qualche mese dopo la sua morte, quanto si sentisse in colpa per non essere riuscita a essere diversa con me, con quanta tenerezza ho ascoltato la sua voce raccontarmi che “sono pienamente consapevole di quanto tu sia ancora arrabbiata con me, ma tornare indietro non è possibile. Avevo mille paure e dubbi, avevo il terrore di restare sola, che nessuno mi amasse o si prendesse cura di me e a te mi sono aggrappata. Tu eri forte, speciale. La tua forza del cuore era immensa e io mi ci sono attaccata. Mai avrei voluto farti soffrire, il mio atteggiamento era dettato dalla paura ma mai dalla volontà di condizionare la tua esistenza. Vorrei dirti che mi dispia-
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ce, ma il mio dolore per quanto successo va ben oltre. Vorrei sciogliere la tua rabbia, ma abbiamo ancora bisogno di parlare. Lo senti quel dolore nel cuore? Lascia parlare la tua dolcezza e la tua vulnerabilità. Unisciti a me e chiariamo tutti i malintesi che ancora ci circondano. Diventerai più forte e consapevole di te stessa e della tua persona. La tua evoluzione prosegue, il tuo sentire cambia. Ritroviamo la serenità del nostro rapporto, è giunto il momento di sciogliere tutti i vecchi nodi. Con il tempo ho imparato a gestire tutte quelle sensazioni e visioni che spontaneamente mi riempivano la mente correlata di parole che salivano alle labbra; pensavo, valutavo e percepivo senza parlare, ho imparato ad osservare restando in silenzio. Mi ascoltavo fra me e me, ascoltavo Noah e mi sentivo monca e sospesa a metà, ma questa sembrava essere la soluzione migliore per vivere una vita quasi normale, anche se di normale ne aveva una facciata di parvenza. Avevo un grande Dono, ma cosa potevo farmene? Quale sarebbe stato il mio percorso? Come tanti, sono passata attraverso gli infiniti ostacoli che la vita presentava, ho seguito la mia strada, aumentando con il tempo la consapevolezza che per ogni accaduto c’è una ragione e che ogni disagio è un’esperienza. Niente accade a caso, ogni mio incontro mi ha dato un confronto, ho lottato con chi voleva approfittarsi della mia energia, ho conosciuto impostori e gente fasulla, o incontrato ciarlatani e amici veri, ho amato e creduto, mi sono fidata e ho imparato. Mi sono sempre chiesta sia perché attiravo persone che mi scambiavano per un erogatore gratuito di energia, sia perché finivo costantemente nelle situazioni dove inesorabilmente mi sentivo a disagio o in imbarazzo. E nella mia linearità mentale, se tanto ti dà tanto, allora dovevo assolutamente cambiare qualcosa nella mia esistenza.
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