Pseudocatalogo # 19 Fotografia Minutera
e box camera italiana A cura di Gabriele Chiesa. 18 giugno - 10 luglio 2022
Museo Nazionale della Fotografia Cinefotoclub Brescia
Orari di apertura: martedì, mercoledì, giovedì dalle 9 alle 12 sabato e domenica dalle 16 alle 19 Ingresso visitatori da Contrada del Carmine 2F, accanto alla chiesa del Carmine Segreteria: Via San Faustino, 11/d - 25122 Brescia (Italia) Tel. Email: Web site:
03049137 museobrescia@museobrescia.net https://www.museobrescia.net/it/
Impaginazione, grafica e testi di Gabriele Chiesa. Museo Nazionale della Fotografia di Brescia, 18 giugno 2022.
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Presentazione Il museo Il Museo Nazionale della Fotografia – Brescia è espressione del Cinefotoclub di Brescia, nato nel 1953. I materiali raccolti nelle sale espositive raccontano la storia della fotografia e del cinema, dagli albori dell’invenzione ad oggi, attraverso apparecchiature fotografiche e cinematografiche, materiali storici, originali fotografici ed accessori, iniziando dai primi esperimenti fino ai giorni nostri. Nelle due sale mostra del Museo si susseguono ogni mese esposizioni dedicate alla produzione di autori nazionali e internazionali. Dal 2013 inoltre è stata creata la sezione “La mostra nel cassetto”, uno spazio espositivo che accoglie e rende fruibili al pubblico alcune fotografie conservate nell’immenso archivio del Museo. Nel corso degli anni si è aggiunta la sezione “Spazio Soci”, dedicata a piccole mostre personali. Dal 2020 una sezione è dedicata alla storia dei processi fotografici ed agli artisti visuali che si esprimono attraverso la reintepretazione dei processi analogioci storici. La Biblioteca foto-cinematografica permette la consultazione di circa 8.000 volumi di argomento fotografico e cinematografico. Il Museo custodisce importanti fondi fotografici storici che si arricchiscono progressivamente di stampe, lastre e pellicole, grazie ad acquisizioni e donazioni di archivi privati e di prestigiosi studi fotografici. L’ingresso al Museo è libero e gratuito. Sito web del museo, con tutte le informazioni, contatto, n. di telefono e gli orari di apertura: https://www.museobrescia.net/it/ facebook: https://www.facebook.com/MuseoFotografiaBrescia youtube: https://www.youtube.com/c/MuseobresciaNet
La mostra La mostra “Fotografia Minutera e box camera italiana” a cura di Gabriele Chiesa si è svolta dal 18 giugno al 10 luglio 2022 presso il Museo Nazionale della Fotografia Cinefotoclub Brescia. L’esposizione risulta essere la prima al mondo dedicata alla Fotografia Minutera Itinerante Immediata, definita anche “Street Box Photography” ed in molti altri modi a seconda del Paese nel quale viene praticata. In Italia questo genere di fotografia popolare è stato praticato in località di villeggiatura, luoghi termali e città d’arte fino agli anni Novecentosessanta. In Italia gli operatori di questa tecnica erano generalmente noti come “cassettisti”. La diffusione delle fotocamere a trattamento istantaneo, come le Polaroid, ne ha poi decretato la progressiva scomparsa. Quella che in ambiente mediterranero e particolarmente in Spagna è nota come fotografia minutera assume una varietà di denominazioni che seguono le consuetudini della lingua locale: Camera Minutera, Chambre de rue, Lambe-Lambe, Foto Agüita, Afghan Box, Kamra-e-faroee, Cuban Polaroid, Fotografia Immediata Analogica, Street box camera. Si tratta comunque e sostanzialmente di una sola tecnica fotografica che ha in comune la ripresa negativa su carta fotosensibile e delle successiva stampa immediata del positivo. Eccezionalmente viene realizzato un positivo diretto, comunque sempre con trattamento immediato rivolto ad ottenere il prodotto finito in un breve intervallo di tempo, valutabile in minuti. Per ottenere questo risultato la camera minutera o street box, o come altro la si voglia chiamare, integra al suo interno tutto ciò che è necessario per il trattamento chimico del materiale fotosensibile: di regola una vaschetta di sviluppo ed una di fissaggio. La camera ottica a trattamento chimico integrato immediato è dunque una sorta di minuscola camera oscura all’interno della quale è possibile operare in completa oscurità ed eventualmente in luce inattinica attraverso un oculare o visore che viene utilizzato dall’operatore in modo che non si verifichino infiltrazioni di luce. L’impiego di questo processo risale agli ultimi anni dell’Ottocento e particolarmente ai Primi del Novecento. Sti tratta di un procedimento povero a costo
ridotto di materiali, normalmente realizzabile con fotocamere artigianali anche autocostruite, nelle quali il componente di maggiore prestigio è l’ottica, spesso priva di otturatore e di modesta qualità. La mostra presenta alcuni tra i più attivi artisti visuali italiani che praticano la fotografia minuera per finalità artistiche, espressive, di animazione culturale. Chi fa fotografia minutera è insieme un artista di strada, un fotografo, un operatore sociale, un performer. Alcuni praticano la fotografia minutera per puro piacere personale, ma non pochi autofinanziano la passione vendendo i ritratti che realizzano, ponendosi
nella categoria degli Artisti di Strada ed animando con la loro attività eventi e momenti di festa e di turismo. La loro è una vera e propria attrazione di autentico contenuto culturale e storico che consente di rivivere il ritratto fotografico come evento e rito coinvolgente, esattamente come cento anni fa.
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Fotografia Minutera
Fotografia minutera Fotografia ambulante immediata di strada La fotografia ambulante immediata è un genere fotografico di piazza praticato esclusivamente all’aperto, in luoghi pubblici ed in forma itinerante. Non ha le caratteristiche di sussiegosa prestazione professionale, ma piuttosto quelle di un’arte di strada poiché si esprime attraverso l’interpretazione congiunta, che è anche teatrale, di due protagonisti che interagiscono nella rappresentazione che unisce sul medesimo palcoscenico chi è ritratto e chi ritrae. Fotografía minutera è il termine di antica tradizione popolare ispanica che definisce il mestiere del fotografo itinerante che opera con il processo fotografico negativo/positivo su carta. Il procedimento, con negativo intermedio su carta, richiede pochi minuti dalla ripresa alla consegna della fotografia finita e confezionata. Questo metodo non va assolutamente confuso con quello praticato in ferrotipia che produce un positivo diretto, in inglese tintype, senza matrice negativa intermedia. I ferrotipisti ambulanti esercitarono con successo il lavoro di fotografi ritrattisti in occasione di fiere, mercati ed in villeggiatura, presso località turistiche, balneari e termali. La popolarità del processo era dovuta all’immediatezza del risultato ed all’economia. Tuttavia le fotografie tintype, su lamina metallica laccata in nero, presentano una scala tonale molto limitata e decisamente scura, con ombre profonde e bianchi che in realtà appaiono come toni di grigio. D’altra parte i ferrotipi posseggono il grande vantaggio di essere positivi diretti unici prodotti grazie ad un singolo trattamento. La fotografia a matrice negativa su carta richiede invece la realizzazione di una ulteriore ripresa che inverte la stampa originaria e permette di ottenere il positivo finale. Ulteriori copie possono essere ricavate rifotografando il negativo iniziale. Pertanto la fotografia minutera è da considerare un processo fotografico autonomo a matrice negativa opaca in carta e positivo in riproduzione su carta. Altri processi possono apparire simili ed utilizzare apparecchiature similari, ma restano sostanzialmente diversi. La fotografia ambulante immediata con negativo cartaceo è dunque un processo fotografico autonomo e la fotocamera a trattamento integrato su carta non va pertanto confusa con le apparecchiature per ferrotipia. Non sono noti brevetti specifici che permettano di stabilire un preciso inizio per la fotografia di strada immediata con ripresa su negativo in carta ed immediata stampa positiva. I primi brevetti relativi a fotocamere con integrata mini camera oscura per trattamento istantaneo risalgono alla fine dell’Ottocento, come quello presentato da Ladislas Nievsky nel 1891 o quello di Ramón Aramburu del 1894. Si tratta però di apparati nati per rispondere alle esigenze della fotografia di strada realizzata con il processo ferrotipico (tintype, ferrotipia). I ferrotipi trattati, brevemente lavati e subito asciugati potevano essere consegnati in pochi minuti. Vari brevetti per le fotocamere tintype “automatiche” a trattamento integrato furono registrati negli anni verso la fine dell’Ottocento. Le “Self-contained Automatic Camera” ed i successivi apparati a funzionamento automatizzato, precursori dei chioschi fotografici con funzionamento autonomo a gettone, restano comunque diversi dalle fotocamere con ripresa negativa su carta. Le fotocamere a trattamento integrato per ferrotipia sono funzionalmente molto simili a quelle destinate alla fotografia minutera, ma sono caratterizzate da un decisivo elemento distintivo: il braccio mobile per effettuare la riproduzione della matrice negativa. Questo sostegno deve essere immediatamente pronto all’uso ed agevolmente messo in posizione in modo da poter rapidamente effettuare l’operazione di riproduzione in positivo. L’asta di supporto, con un semplice meccanismo a cerniera o a perno, va spostata al momento della ripresa fotografica ed in un secondo momento riposizionata davanti all’obiettivo per la riproduzione in positivo.
Box camera italiana
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La ferrotipia come metodo praticato dai fotografi ritrattisti ambulanti sopravvisse fino agli anni del primo conflitto mondiale. Le lastre pronte da usare per la ferrotipia sono prodotti industriali più costosi e meno facili da reperire della carta fotosensibile. In un periodo indeterminato tra gli ultimi anni dell’Ottocento ed i primi del Novecento, a qualche fotografo di strada, forse a corto di lastre, sarà parso naturale utilizzare direttamente la carta fotosensibile come matrice. Il negativo in carta può essere facilmente rifotografato o stampato per contatto ottenendo il raddrizzamento dell’immagine, che nei positivi diretti tintype si presenta invece a lati invertiti, come in uno specchio. A parte l’economia e la facilità di reperire normale carta fotosensibile e prodotti chimici che potevano essere acquistati in qualsiasi buona farmacia, il successo popolare del procedimento negativo/positivo su carta fu certamente determinato dalla buona scala tonale e dalla luminosità e contrasto del positivo, in grado di fornire un risultato decisamente più leggibile dei positivi in ferrotipia. La rapidità del procedimento sta all’origine della denominazione di “fotografía minutera” in lingua spagnola. In francese si usa l’espressione “Photographe forain” ed in inglese “Street photographer” che però definiscono genericamente il fotografo itinerante di strada, senza indicazione del procedimento adottato per la ripresa e la stampa. In Italia non esiste un termine specifico per indicare il procedimento di cui ci stiamo occupando. Il termine italiano che indicava il mestieri di ritrattista istantaneo ambulante è “cassettista”. Questo vocabolo fu di uso comune negli anni che precedettero la prima guerra mondiale. In epoca contemporanea è diventato comune l’uso dei termini Afghan Box Camera, kamra-e-faoree ed altre varianti di denominazione in uso nelle aree geografiche nelle quali il procedimento istantaneo negativo/positivo è rimasto attivamente praticato. La persistenza di questa pratica fotografica in tempi recenti ha indotto alcuni ad immaginare il procedimento sia di origine pachistana e indiana, ma non esistono fonti documentali e nemmeno fotografie in grado di dimostrare che tale fotocamere venissero usate prima della metà degli anni Novecento. Viceversa non mancano testimonianze scritte che documentano precisamente la pratica di questo procedimento in area mediterranea fino dagli inizi del Novecento, poi estesa in area latino-americana. Pertanto sono francamente convinto che il termine “Mediterranean Camera” non sarebbe fuori luogo. La fotografia minutera fu probabilmente un’invenzione collettiva di fotografi ambulanti in grado di soddisfare una clientela popolare che non poteva permettersi i servizi di uno studio fotografico professionale ma anche un genere di fotografia vernacolare da consumare per gioco e divertimento immediato, così come il turista curioso apprezza il cibo di strada.Con la diffusione generalizzata di fotocamere a basso costo, già nel secondo dopoguerra chiunque era in grado di riprendere ricordi fotografici in piena libertà individuale ed il mestiere di fotografo istantaneo di strada decadde rapidamente. Oggi l’originalità di un procedimento fisico improntato alla materialità del prodotto può tornare a competere con l’omologazione di un gesto fotografico che non ha più la concreta presenza di un supporto da tenere in mano, osservare e mostrare, senza dipendere da uno schermo digitale.
Camera minuetera Velophot. Pat. 17 giugno 1924, Vienna.
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Fotografia Minutera
Fonti storiche e testimonianze
In: Meridione: Sud e Nord nel mondo, Rivista Trimestrale, Autori Vari, Edizioni scientifiche italiane, Volume 7. Fine Ottocento, Inizi Novecento … viene ricordata la figura di Salvatore Cestari, fotografo cassettista operante inizialmente a Torre del Greco e poi a Napoli fino a tarda età. I tre figlioli, Ettore, Mario e Gerardo, ne proseguirono il mestiere. Ettore, il primogenito, intraprese l’attività di fotografo di strada all’età di 17anni. Gerardo, più piccolo di tre anni, dopo aver esercitato per diversi anni la medesima attività di famiglia, si impiegò come vigilante presso il Carcere minorile di Napoli e nei momenti liberi continuò a praticare il mestiere di cassettista per integrare il magro stipendio. Questa famiglia di fotograf ì operò sempre in area napoletana. In: Fotografia e fotografi a Milano dall’Ottocento ad oggi, a cura di A.L. Carlotti, Milano, Abitare Segesta, 2000. Anni Venti e Trenta (Dario Reteuna) « Si rinnova in questi anni anche il successo della fotografia ambulante, frutto della mobilità turistica e dei nuovi processi per consegna istantanea per i cassettisti. Si usano macchine che scattano il negativo su cartoline con speciali emulsioni rapide; la cartolina-negativo viene sviluppata all’interno del soffietto attraverso maniche a tenuta di luce, e quindi riprodotta a distanza ravvicinata. » In: “Manuale del Minutero”, Rafael Garriga, Barcelona, maggio 1926. 1926 Rafael Garriga, già nel 1919 allievo di Rodolfo Namias, pubblica nel maggio 1926 l’opera di riferimento per la fotografia minutera: “Manuale del Minutero”. Il testo, ricco di spiegazioni, schemi e formule, inizia precisando che « I fotografi ambulanti, generalmente noti con il termine “Minuteros”, sono legioni nel nostro Paese. » ... Testimoniando con ciò che la fotografia ambulante immediata è una pratica già diffusa da tempo. Il processo è spiegato con chiarezza inequivocabile, sottolineandone l’autonomia e l’originalità rispetto alla ferrotipia. pag. 12 Principio del procedimento impiegato ... I fotografi Minuteros dispongono essenzialmente di una fotocamera all’interno della quale è possibile collocare il materiale sensibile da utilizzare, che generalmente consiste in carte postali alla gelatina-bromuro prodotte espressamente per questo genere di fotografia. Questa stessa fotocamera accoglie in vaschette speciali i bagni per i trattamenti. Si inizia ottenendo la fotografia matrice su una di queste carte postali, sulla quale l’immagine si presenterà in negativo. Questa immagine dovrà essere successivamente riprodotta con la medesima fotocamera, mediate un’altra carta postale, ottenendo così la copia positiva. Questo procedimento consente di ottenere il numero di copie desiderato. In: AFT, Rivista di Storia e Fotografia. N. 41. Dicembre 2005. Archivio Fotografico Toscano - Comune di Prato. Una fotografia per sei uova, di Andrea Greco. Anni Trenta … si riporta la testimonianza di due donne ultraottantenni della provincia di Palermo che raccontano il loro primo contatto con la fotografia. Avevano allora rispettivamente 14 e 16 anni. Il fotografo arrivò in paese a dorso d’asino lanciando il suo grido di richiamo: “E sempi parata è ‘a ma machina! Accu vò l’impicciamu!” (La mia macchia è sempre pronta! Fissiamo chiunque lo voglia!). Le ragazze interruppero il lavoro di ricamo del corredo a cui erano intente e la più grande scese in strada a contrattare, pur senza avere i soldi per pagare.
Box camera italiana
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Il compenso fu infine stabilito in 6 uova per ciascuna delle due fotografie. Indossarono il loro abito migliore, le scarpette della festa ed infine lo scatto fu realizzato sfruttando il muro della casa come fondale. Lo stupore fu massimo quando videro il fotografo ficcare il braccio nella fotocamera ed eseguire misteriose manipolazioni che durarono un po’ di tempo. Tutta la preparazione e le operazioni che seguirono si svolsero sotto gli occhi curiosi dell’intero vicinato, sceso in piazza ad assistere all’evento.Le anziane signore ricordano che qualcuno avrebbe loro suggerito di confessare il peccato di vanità che avevano compiuto, ma considerano che i maligni erano caduti nel ben peggiore peccato dell’invidia. Farsi ritrarre in fotografia nella povera provincia rurale italiana di primo novecento era un considerato un avvenimento memorabile. Andrea Greco rievoca nell’articolo l’epopea dei “magnifici randagi” celebrata dallo storico della fotografia Ando Gilardi e descrive il processo utilizzato dai cassettisti. L’articolo si conclude con l’osservazione « L’ultimo fotografo “cassettista” operò a Firenze sino ai primi anni ‘80 davanti alla basilica di Santa Maria Novella.» In: Fotogiornalismo in Italia, Italo Zannier, Centro Iniziative Culturali Pordenone, 1980. 1937 … si narra l’esperienza che segnò la vocazione del grande fotoreporter Nello Valentino Petrelli, detto ‘Tino’. « Un giorno — eravamo nel 1937 ed aveva quindici anni — capitò con la famiglia davanti all’obiettivo-culo-di-bicchiere del cassettista che agiva dinanzi al Castello Sforzesco, a Milano. La sua fresca, onesta fantasia di friulano rimase profondamente colpita dal miracolo della “foto-formato-cartolina-pronta-mentre-voi-date-un’occhiata-al-cannone-degli-austriaci”. E non ci fu più niente da fare… » In: Foto annuario italiano A.L.A. 1943 « ... i così detti « Cassettisti» giacché, finite le lastre comprate all’arrivo del vaglia da casa, si facevano negative su carta e con la stessa macchina si ricavavano le positive. » ---
Sebbene il processo fotografico di fotografia immediata di strada sia tipicamente negativo-positivo su carta. Va notato che fino verso gli anni ‘70 furono in produzione speciali carte B&N invertibili autopositive. La Ferrania ne produceva e forse la più nota era la DIA DIRECT della GEVAERT. Risulta infine possibile invertire la normale carta baritata al bromuro. I risultati migliori si ottengono con quella a superficie opaca. Per il processo di inversione si usa il comune sviluppo per carta al metolo-idrochinone, il normale fissaggio ed un bagno di inversione così composto: I) Permanganato di potassio gr. 3. Acido solforico concentrato cc. 10. Acqua fino a 1 lt. Il secondo bagno: II) Metabisolfito di potassio gr. 50. Acqua fino a 1 lt. Nota bene: non l’ho provato! Sto riportando una ricetta degli Anni Cinquanta ;-)
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Fotografia Minutera
Il mestiere biù bello del mondo
La Fotografía Minutera è un’attività fotografica che integra Performance Art e Street Photography. È azione teatrale e vertice della fotografia di ritratto come impronta di presenza ed affermazione di insostituibile individualità. Ogni piccola stampa uscita dalla scatola magica della fotocamera minutera recita: IO SONO. Magia della scatola delle meraviglie da cui esce l’immagine senza che apparentemente vi sia entrato nulla se non la mano dell’operatore che compie gesti invisibili e sconosciuti, quasi fosse un gioco di prestigio. La fotografia minutera è gioia di essere e di mostrarsi: un’ottima cura di autostima contro la depressione. La fotografia ambulante di strada resta legata alla festa ed al gioco. Ciò che realmente interessa agli attori di questo evento fotografico non è la semplice produzione di un’immagine che potrebbe essere realizzata in modo più comodo, economico, sbrigativo e colorato, ma virtuale e senza sostanza, con lo smartphone che tutti abbiamo in tasca. Ciò che realmente importa è la consapevolezza di sentirsi protagonisti di un avvenimento che si manifesta attraverso la celebrazione di un rito fotografico pubblico. L’esibizione esprime l’orgoglio di mostrarsi in posa. Guardate tutti: sono qui a farmi un ritratto. La fotografia minutera richiede luogo e spazio. Richiede ritualità anche nell’allestimento e nell’azione fotografica. Richiede persino un poco di ciò che offre il luogo in cui si svolgerà la scena: l’acqua di una fontana. La fotografia minutera è Arte povera e popolare, mestiere ad alta componente umana, nata sulle rive del Mediterraneo tra gente abituata all’arte di arrangiarsi. Fatta di luce, argento, acqua, carta e pochi sali. Il tempo del gesto fotografico assume nella fotografia immediata di strada un significato esteso e forte. Ci vuole tempo per capire e leggere il palcoscenico. Ci vuole tempo per decidere di mettersi in gioco. Ci vuole tempo per posare. Ci vuole tempo per l’intero processo e per giungere a quell’impronta d’argento finale sulla carta che ci racconta e che ci sopravviverà. Non c’è spazio né tempo per rubare, ma solo un tempo disteso per scambiare. Alla fine, a ciascuno degli attori rimane fisicamente qualcosa dell’altro: un negativo da una parte ed un positivo dall’altra. Chi è stato ritratto spesso non ha nemmeno coscienza di ciò che lascia di sé perché la sorpresa del negativo su carta, matrice originale del ritratto, è presto dimenticata. Il fotografo minutero diventa un collezionista di negativi che hanno cristallizzato attimi e sguardi. Il fatto che sia necessario trascorrere del tempo insieme, chi ritrae e chi è ritratto, è fondamentale. Non si tratta di un acquisto di consumo che si compie in un attimo, pagando e ritirando subito qualcosa in cambio. Si compra e si vende un oggetto di memoria e coscienza, ma anche un momento di autentica umanità. L’intrattenimento è qui il perno del gesto fotografico. Si stabilisce una relazione effimera di fiducia e complicità. La fotografa o il fotografo di strada debbono possedere qualità di sensibilità umana ed empatia che sono richieste ad un poeta, ad un attore o ad un maestro. Non si tratta semplicemente di fare una foto, ma di approfittare di un’occasione per conoscere qualcuno, parlare, conoscere e riconoscersi. Il piacere dell’intrattenimento verbale sta sul medesimo piano della conversazione nel negozio del barbiere o della pettinatrice oppure al bar. A volte il tempo rilassato richiesto dall’azione fotografica diventa occasione di confronto verbale, fatto di umorismo e frasi spiritose, in una sfida tra spiriti brillanti che dà sapore ai preparativi ed all’attesa. Come in viaggio nella medesima carrozza del treno si potevano incontrare sconosciuti a cui fare confidenze personali, coperti dall’anonimato di un incontro irripetibile, così può oggi accadere davanti alla fotocamera minutera. Consuetudini di un tempo, ora cancellate dall’impiego diffuso dello smartphone che consente a ciascuno di nascondersi e rimanere estraneo al mondo ma anche a sé stessi. Il ritratto di strada rompe la gabbia delle norme che regolano la privacy, in quanto è il soggetto stesso a chiedere di essere ritratto e a divertirsi della curiosità dei passanti che si soffermano a godere la scena. Nella fotografia minutera tutti sono attori sul palcoscenico della strada: chi è ritratto, chi ritrae, chi guarda ritrarre. Questa è una rappresentazione corale di un gesto fotografico collettivo.
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Napoli 1944, il cassettista ed il soldato
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“Old press photograph”, come recita la dichiarazione per la dogana sul pacchetto arrivato dagli U.S.A., cioè una copia originale vintage in stampa gelatina bromuro-argento destinata ad impiego editoriale. 1944: gli inviati sui vari fronti di guerra inviavano alle loro agenzie i rullini con le foto di reportage. Le agenzie si occupavano poi di sviluppare, stampare ed inviare le fotografie per la pubblicazione. A Napoli un fotoreporter che lavora per l’agenzia ACME Newspictures (Acme News Photos) scatta una fotografia ad un combattente inglese in posa per strada seduto su una semplice seggiola di legno. Pipa in bocca, il soldato fatica a tenere aperti gli occhi nella scena inondata di luce. Sullo sfondo si intravvedono quelle che un tempo si chiamavano “camionette”. Gli automezzi militari sono parcheggiati in fila davanti al portone di un edificio religioso sull’architrave del quale si legge un po’ sfocata la scritta “sine labe concepta” (Concepita Senza Peccato). Il fotografo che indossa, a dispetto del sole, pastrano e cappello, armeggia con un ingombrante scatolone fotografico che ha una inequivocabile particolarità: il braccio mobile per rifotografare il negativo in carta! Non si tratta dunque di una fotocamera per ferrotipia, come erroneamente racconta la didascalia battuta a macchina sul foglio applicato al dorso della fotografia: è certamente una camera minutera! 718396 WP - New York Bureau - Busiest man in town. Naples, Italy - A British fighting man sits for a “portrait” to send to the folks back home. The finished product will be a small tintype, made by an itinerant photographer who has just about all the business he can handle in Naples. The photographer charges one dollar for each picture - And he gets it, too, for allied warriors find it almost impossible to buy film for their own cameras. BU CAN Credit Line -WP- (ACME) 3/29/44 (RK) L’uomo più impegnato della città. Napoli, Italia - Un combattente Inglese posa per un “ritratto” da inviare ai suoi cari a casa. Il prodotto finito sarà un piccolo ferrotipo, realizzato dal fotografo itinerante che conduce quasi tutta l’attività economica che si può gestire a Napoli. Il fotografo addebita un dollaro per ogni foto - anche lui ha capito che per i combattenti alleati è praticamente impossibile acquistare pellicola per le proprie macchine fotografiche. Questa didascalia ci racconta, oltre all’equivoco in cui è caduto chi l’ha redatta, che i soldati non potevano certo trovare pellicole da acquistare in una città in cui mancavano persino i generi di prima necessità. Il problema è che nemmeno il fotografo poteva procurarsi lastre per ferrotipia! Si capisce che il solo materiale fotosensibile facilmente reperibile a buon prezzo era qualche pacchetto di carta fotografica! Il redattore della didascalia è probabilmente americano e non gli è nemmeno passato per la testa che si tratta di una fotocamera minutera e non di una macchina fotografica per ferrotipia. Perché? Per il semplice fatto che non la conosceva! Ciò costituisce un ulteriore indizio a conferma dell’area di origine di questa tecnica fotografica. Questa fotografia dimostra una delle ipotesi più fondate sulla nascita a la popolarità della fotografia minutera: la necessità di arrangiarsi con ciò che si trovava. I documenti fotografici che mostrano un fotografo minutero italiano, cioé un cassettista, al lavoro sono rarissimi. Originale: stampa fotografica alla gelatina-bromuro d’argento, smaltata a caldo. 9” x 7” / 23 x 18 cm.
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Fotografia Minutera
Cassettista in azione a Parigi nei primi anni del Novecento. Il secchiello posto a bilanciare il treppiede ci dice che eseguiva il trattamento immediato del positivo, subito pronto per la consegna al cliente in posa.
Diffusione della fotografia itinerante immediata La fotografia minutera itinerante immediata, Street Box Photography, fotografia popolare di strada e di piazza, nacque tra la fine Ottocento ed inizio Novecento, affermandosi inizialmente e soprattutto in area mediterranea. Il maggiore successo fu nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo ed in America Latina e conobbe il suo apice negli anni della prima guerra modiale per poi declinare rapidamente nel secondo dopoguerra. Come esercizio di fotografia pubblica ha resistito nei Paesi nei quali il consumo fotografico è rimasto più circoscritto per motivi economici e dove continua ad essere esercitata anche come iniziativa culturale di curiosità turistica. Alla fine del secolo XX risultava ancora praticata nell’America Meridionale, nei Caraibi e particolarmente a Cuba, nelle maggiori località turistiche spagnole e particolarmente a Barcellona, ancora oggi “roccaforte” della fotografia minutera. Barcellona è la città di Rafael Garriga i Roca (Barcellona 30 agosto 1896 – 6 ottobre 1969), ingegnere industriale catalano che ebbe un ruolo importante nella storia della fotografia spagnola di inizio Novecento. Egli fu, inoltre, autore del “Manual del minutero” (1926). La rinascita della fotografia minutera in Italia prese avvio nel 2014, grazie a Giorgio Cadeddu che realizzò la sua prima “Sardinian Camera” traendo spunto dalle scarne informazioni che allora erano disponibili in rete. Dalla sua esperienza nacque una serie di contributi pubblicati su fotografismo.altervista.org che aiutarono i primi appassionati ad approfondire l’argomento e ad iniziare a sperimentare. Nel 2015 l’artista visuale Barbara Ghidini, già da tempo residente a Barcellona, incontra la fotografia minutera in occasione di un festival di fotografia analogica e se ne innamora. Grazie a Jose Luis Navarro Martin, artigiano e minutero di Alicante riesce a procurarsi la camera fotografica ed inizia a praticare la fotografia immediata di piazza come professione. Nel 2017 porta la camera minutera a Brescia, contagiando subito un ristretto ma entusiasta numero di appassionati che, a loro volta, diffondono tra gli amici di varie città la conoscenza della tecnica minutera. Il primo raduno dei minuteros italiani si tiene a Brescia nel 2019 e successivamente a Lodi nel corso delle edizioni del Festival della Fotografia Etica. Attualmente in Italia operano una dozzina di “minuteros”, ma il numero è in continuo aumento. L’interesse per questa tecnica fotografica che è insieme performance, festa, condivisione sta crescendo tra tutte le persone che amano la fotografia tattile e l’azione fotografica analogica come esperienza umana di condivisione ed amicizia.
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Press-Photo (ACME) Cassettista in azione. Napoli, 1944.
Cassettista in azione. Lungolago di Desenzano, anni Settanta. Fotografia: Eros Fiammetti.
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¡ Vamos a minutear !
Chi pratica la fotografia minutera non ama solo la fotografia: adora stare in mezzo alla gente, mescolarsi con l’odore ed il vento di strada e di piazza, andare in scena come un attore, ma anche come un guitto. L’azione fotografica nella sua interezza e complessità costituiscono il nucleo della pratica pratica minutera. Essa non si esaurisce con il risultato fotografico, ma consiste nell’intera performance artistica e visuale, con tutte le sue conseguenze umane, immediate e persistenti.
Sopra, Barbara Ghidini. Sotto, Gabriele Chiesa e Barbara Ghidini; Brescia 2018, Barbara Ghidini in azione a Brescia.
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Sopra: Andrea Dall’Aglio, Parma; Daniele Sandri, Basiliano. Sotto: Antonio D’Ambrosio, Castelfiorentino.
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I minuteros italiani presenti in mostra A Barbara Ghidini va doverosamente l’onore di aprire questo catalogo perchè è stata la madrina della fotografia minutera in Italia. A Giorgio Cadeddu va il merito di essere stato l’apripista dal punto di vista tecnico ed operativo, ma Barbara Ghidini è stata l’artista visuale che per prima ha promosso l’aspetto sociale, culturale ed espressivo di quest’arte in Italia. Le opere in esposizione a Brescia nella mostra “Fotografia Minutera e box camera italiana” Non sono state ristampate espressamente in positivo per questo evento: Barbara le ha letteralmente staccate dal pannello di presentazione delle fotografie che impiega in piazza a Barcellona. Sono fotografie cariche di emozioni e di sguardi.
Barbara Ghidini Sono una fotografa italiana che vive a Barcellona da oltre vent’anni. Ho scoperto il “fotografo minutero” per caso durante un festival di fotografia analogica nel 2015 e sin dal primo istante sono rimasta affascinata da questa figura che trasporta una curiosa cassa di legno, macchina fotografica e camera oscura allo stesso tempo, da cui tira fuori, attraverso un rito “magico”, una curiosa immagine di te. Dopo il fatidico incontro mi sono immediatamente messa alla ricerca di una macchina minutera e dopo qualche tempo sono riuscita a procurarmene una, grazie a Jose Luis Navarro Martin, un artigiano e minutero di Alicante. Da allora essere fotografa minutera è diventato non solamente un mestiere ma anche uno stile di vita che ama i ritmi lenti, che crea empatia con l’altro e che riscatta un modo di fotografare di altri tempi.
Pieghevole di cartoncino per il montaggio e la consegna delle stampe in fotografia minutera di Barbara Ghidini.
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Gianni Morano
Fotografo di professione dal 1976. Minutero per vocazione dal 2018. Fotografo di strada e di piazza, ama sperimentare vari aspetti della tecnica minutera ed in particolare il contatto con la gente. Appassionato costruttore di fotocamere artigianali, piega e salda il ferro, taglia con sapienza ed assembla con arte il legno fino ad ottenere splendide macchine per fotografia minutera. Attualmente possiede 7 fotocamere, diverse per funzionalità e formato. Ma confessa con soddisfazione che “non è finita qui!”. Le fotografie in tecnica minutera esposte fanno parte del progetto “panchine d’artista, Vigone, Maggio 2020 In piena pandemia la mascherina apparve come unica difesa dal covid. Nudi di fronte al virus. https://www.panchinedartista.it/ L’ idea è stata quella di contrapprre il nudo e l’uso della mascherina per sottolineare che nel pieno della pandemia ciò che contava, più di ogni altra cosa, ancor più del coprire le proprie nudità, era l’uso della mascherina. L’ambientazione erano le panchine d’artista che si trovano a Vigone (TO), in particolare la panchina sul tetto, “panca per quelli che volano”, che si trova sul tetto di un’antica ghiacciaia, ora sede della pro loco. Per questo motivo la “modella” ha, per l’occasione, un paio di ali.
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Panchine d’Artista è un progetto culturale per la promozione dell’arte contemporanea nella Città di Vigone. Arte come aggregazione, come crescita sociale e rigenerazione urbana. Perché le panchine? Perché da sempre, soprattutto nei paesi, sono proprio le panchine il punto di ritrovo di grandi e piccini, simbolo di una socialità e di una convivialità ormai quasi perduta. Ogni anno, quindi, l’Associazione affida la creazione di una panchina ad un artista di fama internazionale, che ne interpreta il significato declinandolo secondo il suo estro, il suo spirito e la sua infanzia. Ogni anno l’iniziativa arricchisce la Città di Vigone di opere d’arte con l’ambizioso obiettivo di costruire negli anni un “museo a cielo aperto”. L’attività dell’Associazione Panchine d’artista è possibile grazie alla collaborazione fra enti pubblici e alla sensibilità di generosi sponsor, ma anche grazie agli artisti che donano l’opera gratuitamente e ad appassionati cittadini. Paolo Pasquetti Presidente Associazione Panchine d’Artista
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Fotografia Minutera
Positivi fotografici in formato 10x15 cm.
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Positivi fotografici in formato 10x15 cm.
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Daniele Sandri
Nato a Milano nel 1964, da bambino il disegno era la mia passione, seguono pittura e incisione negli anni Novanta. Solo recentemente ho affrontato da autodidatta il vasto mondo della fotografia analogica. In particolare realizzo fotocamere stenopeiche per il formato 135, 120 e per carte fino al formato 13 x 18, uso anche dorsi Fujifilm e Polaroid, Kiev e Hasselblad, Fuji Instax Wide e Mini e vari obiettivi per il medio e grande formato. Minutera e Afghan Box Camera sono l’ultima mia passione.
Minutera verde, formato carta 9x13 “Miniminu”, il nome naturalmente deriva dal fatto che è una minutera compatta. Realizzata all’inizio del 2020 con una Folding Zeiss degli anni ’30. Cavalletto dedicato in legno e testa snodabile in metallo (testa acquistata).
Minutera blu, formato 10x15 “Di ca’ da l’aga”, qui il nome cita lo “Stroligut” di Pasolini perché mi piaceva che portasse con sé il luogo dove è stata realizzata. Costruita nel 2019, utilizza un obiettivo russo da 300 mm. Cavalletto dedicato, sempre in legno.
Minutera “Repubblica”, Formato della carta 10x15 L’ho chiamata così perché è rivestita con pagine del quotidiano. La prima che ho realizzato. Anche questa utilizza una vecchia folding Zeiss degli anni ’20. La costruzione è del 2018. Anche in questo caso la fotocamera ha un suo cavalletto su misura.
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Nicola Mauro Salza
Nato nel 1958, da oltre 45 anni convive con la sua camera oscura. Lavora esclusivamente con B&N e nel 1989 scopre le “antiche tecniche di stampa” che tuttora pratica. Tra i fondatori del “Gruppo Rodolfo Namias” di Parma. Porta nelle scuole la fotografia analogica con il foro stenopeico. Nel 2019 scopre casualmente la “Fotografia minutera” dalla quale viene letteralmente folgorato. Costruisce tre macchine: 1) la “Niko 15x22”, formato 15x22 cm. 2) la “Corona 2020”, formato 13x13 cm, progettata e realizzata durante il lokdown pandemico 3) la “Colt 10x15”, formato 10x15 cm, che grazie ad un tamburo rotante può consentire di realizzare fino a cinque scatti consecutivi senza necessità di ricarica. Attualmente si dedica con passione a fare conoscere la fotografia minutera in occasione di eventi e cerimonie; nelle strade, nelle piazze e nelle scuole.
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2 Opere partecipanti al Premio Gianluigi Parpani Contemporary Carte-de-visite. Tecnica: negativo originale unico su carta fotosensibile, fotografia minutera. Formato 64x105 mm. Progetto: Cenerentola 2020 Modella: Matilde
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1 Scintillante vuoi la pentola? Non affidarla a Cenerentola… 2 La tua casa vuoi splendente? Di Cenerentola sii diffidente… 3 Urge una colf a tempo pieno? Di Cenerentola fai a meno. 4 Stirare, spolverare, lavar piatti. Cenerentola dice: “siamo matti?”
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Qui accanto, il pieghevole di cartoncino per il montaggio e la consegna delle stampe in fotografia minutera di Nicola Mauro Salza. Sotto: il volantino che viene consegnato ai soggetti fotografati, con cenni sul processo minutero.
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La camera fotografica “Minupeika” è stata realizzata da Nicola Mauro Salza per eseguire riprese fotografiche con foro stenopeico, unendo i concetti costruttivi della camera minutera alla tecnica del foro stenopeico. Impiega pellicola fotografica. Permette di ottenere negativi che possono poi essere riprodotti a contatto ottenendone trasparenze positive.
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Fotografia Minutera
Fotografia minutera formato 14x 20 montata in passepartout 19x23 cm. Ripresa realizzata nel corso di un evento, con l’intervento di Nicola Mauro Salza come animatore della performance di fotografia minutera.
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Fotografia minutera formato 13x18 montato in 17 x23 cm. Cartoncini passepartout con timbro a secco.
Fotografia minutera formato 10x15 montato in 14x19 cm. Ripresa notturna con flash in doppia esposizione. All’armonica: Nuccio Pellegrino (Homeless BluesBand).
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Luca Baldassari
Sono nato a Roma nel 1972, dove ho vissuto fino al 2015. Mi sono diplomato nel 1993 presso l’Istituto di Stato per la Cinematografia e Televisione “Roberto Rossellini”, sezione fotografia. Da oltre trent’’anni uso prevalentemente la tecnica del foro stenopeico e costruisco artigianalmente le macchine fotografiche e i fori. Questa tecnica mi permette di comporre il mio spazio visivo/fotografico in libertà, usando tutti i materiali sensibili a disposizione, dalla carta fotografica alla polaroid, dalle fuji al digitale; i tempi d’esposizione lunghi mi concedono di vedere le cose da un punto di vista altro, che mi lascia il tempo di pensare, andare a fondo, capire. Il tema comune delle mie foto è spesso il viaggio, e gli scatti sono appunti che mi aiutano a trattenere luoghi e spazi nella memoria. Ho partecipato a numerose mostre collettive ed alcune personali. Da anni sono impegnato in progetti sociali collaborando con varie associazioni del territorio. Ho collaborato, organizzando eventi e tenendo corsi di formazione e laboratori di fotografia analogica, cianotipia, fotografia digitale e fotoritocco con: le associazioni culturali come Caserma Archeologica Sansepolcro; Gli Sfocati e Gruppo 6iso - Arezzo; con le associazioni di volontariato per persone disabili Il Velocipede - Arezzo; con Legambiente Arezzo. Ho lavorato presso l’associazione di promozione sociale Electra onlus in Arezzo, in particolare nell’area delle disabilità e con adolescenti. Vivo e lavoro ad Arezzo.
Maria Luce Benini Diplomata in chimica e successivamente in design e progettazione d’interni ho lavorato in vari settori, tra i quali grafica pubblicitaria e design industriale. Vincitrice nel 1990 del “Winners award” del Ministero delle Poste giapponese per il design di un francobollo sul tema della pace con un’opera in aerografia intitolata “poppies-wire”. Dal 2012 mi occupo di fotografia collaborando come docente e tutor di fotografia e fotoritocco presso associazioni fotografiche e di volontariato e attraverso l’organizzazione e la conduzione di eventi e laboratori di fotografia sia analogica che digitale. Ho partecipato a numerose mostre personali e collettive con progetti fotografici e artistici. Attualmente organizzo eventi di fotografia ambulante detta anche minutera con il gruppo I bucanieri, partecipando a fiere e festival. Ho collaborato, organizzando eventi e tenendo corsi di formazione e laboratori di fotografia analogica, cianotipia, fotografia digitale e fotoritocco con: le associazioni culturali L’Artefice - Arezzo e Caserma Archeologica Sansepolcro; le associazioni fotografiche Imago, Gli Sfocati e Gruppo 6iso - Arezzo; con le associazioni di volontariato per persone disabili CLA-Electra aps onlus e Il Velocipede - Arezzo; con Legambiente Arezzo.
Sbilenka La SBILENKA è un progetto fondato e gestito da Luca Baldassari e Maria Luce Benini che nasce dal desiderio di diffondere la cultura fotografica riappropriandosi della lentezza e del piacere meditativo di quest’arte in un ambiente che favorisca l’inclusione, la partecipazione e la condivisione di interessi e saperi attraverso la riscoperta e il recupero di processi e tecniche fotografiche tradizionali, alternative e sostenibili. La nostra minutera, battezzata “La Sbilenka” è stata costruita durante la quarantena, e oggi ci porta nelle piazze e nelle strade per ricucire ciò che l’isolamento ci aveva tolto: la socialità, la possibilità di costruire insieme una breve esperienza e di portarne con noi un ricordo fotografico.
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Luca Spennato
Amante della fotografica da oltre 30 anni, professionista da oltre 15, è diplomato in fotografia presso l’Istituto Superiore di Fotografia di Barcellona (Spagna) con specializzazione in ritratto e still life, ha lavorato per diverse agenzie italiane ed estere di pubblicità e moda, e come direttore della fotografia. La vita professionale non lo distrae dalla sua passione per la fotografia documentaria lavorando con pellicola analogica soprattutto in medio formato (Mamiya RB67), realizzando diversi documentari come ad esempio: “Issawi” Tunisia, “Alla ricerca del Nahuathl” Messico, “Presente assenza” Basilicata, “I figli di Taras” Taranto. Nel 2014, nella costante ricerca di metodi “alternativi” riscopre la fotografia al collodio umido, che lo porterà alla scoperta di un nuovo tipo di fotografia, più intima e introspettiva, che segnerà la sua traiettoria artistica principale. Negli ultimi 5 anni infatti, lavora soprattutto come ritrattista utilizzando la tecnica del collodio umido (ambrotipo). “Uno scatto che mette a nudo l’anima: è uno dei punti di attrazione di questa particolare tecnica. Con il Collodio si abbandona il rapporto frenetico tipico del digitale, ci si concentra nella pre-visualizzazione dell’immagine finale, lo scatto è la fotografia, instaurando al contempo un rapporto intimo con il soggetto. I lunghi tempi di esposizione, per decisione non inferiori a 3 secondi, decostruiscono il soggetto mettendo a nudo la parte più intima, più profonda e sincera dell’anima.” Luca Spennato. Valle D’Itraia / Puglia / Italia Instagram: Luca Spennato Web: www.lucaspennato.com Le immagini in mostra sono riproduzioni delle lastre ambrotype originali in vetro.
CargoLab L’idea del CargoLab nasce soprattutto come risposta alla pandemia. Nonostante fossi presente come artista già da alcuni anni in festival di arte, mercatini ed eventi vari, la situazione di totale stallo che si era creata nel 2020 mi ha portato alla realizzazione di un folle desiderio: costruire un laboratorio mobile per esibirmi con “più semplicità” e maggiore libertà in un modo non del tutto convenzionale. Il CargoLab è il completamento di un sentimento interiore: il romanticismo che risiede in questo tipo di attività e il modo in cui lo faccio, l’intenso rapporto che si instaura tra me, la fotografia e il soggetto e, la sana follia che alimenta il processo artistico.
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Luca Spennato in azione con il processo ambrotype, collodio umido su lastra in vetro. Il materiale fotosensibile viene preparato, sensibilizzato, esposto e trattato immediatamente. Questa tecnica fotografica è nata nel 1851 ed ancora praticata da alcuni artisti visuali. L’esecuzione in esterno, con laboratorio mobile, come fa Luca Spennato, richiede competenze ed abilità di massimo livello.
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Eugenio Gherardi Angiolini
Classe 53, sono nato e vissuto in Toscana, ho esercitato la professione di fotografo pubblicitario ed ho insegnato grafica e fotografia negli Istituti e nei Licei Artistici, sino alla pensione. Dopo l’incontro e l’innamoramento per la fotografia minutera, ho iniziato questa nuova avventura girovagando per le piazze Italiane. https://www.youtube.com/watch?v=9rmeNFYxRYM
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“Fotografia minutera” è l’espressione in lingua spagnola che indica la fotografia pronta in pochi minuti, cioé un’immagine o più precisamente un ritratto individuale o di gruppo realizzato immediatamente, come accade con le fotocamere istantanee. Questo atto fotografico costituisce un momento straordinario perché offre l’opportunità di vivere l’esperienza di un autentico ritratto d’arte, realizzato con un processo fotografico analogico che impiega una fotocamera che integra una camera oscura portatile. In pochi minuti dalla ripresa è così possibile ottenere una stampa in bianco e nero su carta fotosensibile argentica.
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Fotografia minutera. Riprese di Eugenio Gherardi Angiolini alla troupe del Circo Patuf. Stampe su carta argentica 105x150 mm. Belluno, agosto 2021. Il Circo Patuf è una compagnia di circo-teatro itinerante che si muove con il suo chapiteau (tendone di circo).
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L’idea che anima il circo Patuf nelle sue azioni artistiche è l’inseguimento di quel sogno, di quella fiamma vitale che ci vuole liberi di esprimerci nelle nostre diversità e di portare il sorriso nel mondo. Il progetto è nato nel 2010 per inseguire il sogno di un gruppo di amici artisti che credono fortemente nel potere della risata. Per questo è nata l’associazione culturale “Patapufete”.
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Negli anni la compagnia ha collaborato con molte realtà, tessendo legami e collaborazioni con artisti di strada e circensi. L’esperienza circense si è poi estes contaminandosi con il teatro, la danza, il canto, la magia, la musica e il cinema. Gli spettacoli sono sempre stati il risultato di sperimentazioni, discussioni e fantasie, che hanno portato in scena utopie e sentimenti degli artisti coinvolti.
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Nelle ultime stagioni la compagnia ha scelto di affrontare anche temi sociali come l’immigrazione e i conflitti, argomenti da cui gli artisti si sentono toccati e attraverso i quali vogliono trasmettere dei messaggi che vanno oltre l’intrattenimento delle loro performances, anche se velati e travestiti dalla comicità. Web site: https://www.circopatuf.com/
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Gabriele Chiesa
si occupa di studi e ricerche nell’ambito del linguaggio e della storia degli antichi processi fotografici. Si è laureato con una tesi su “Uso e funzione sociale dell’album di famiglia”. Autore di contributi ICPAL relativi alle antiche tecniche fotografiche ed alla valorizzazione delle immagini d’epoca. Ha pubblicato libri dedicati alla cultura della fotografia. Animatore di iniziative, mostre ed eventi dedicati alla fotografia. Ha ideato Phototrace, manifestazione dedicata alla fotografia tattile che si tiene ogni anno, dal 2012, in una diversa città italiana.
Ritratti minuteri eseguiti in corso Zanardelli in occasione del Raduno Minutero di Brescia, 23 giugno 2019. Dall’alto, a sinistra: Gianni Morano, Giuseppe Toffoli (tintype immediata in strada), Daniele Sandri, Barbara Ghidini.
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Ritratti minuteri eseguiti in piazza Grande, ad Arezzo, 28 settembre 2019, in occasione di “Phototrace 2019 Arezzo”. Phototrace, www.phototrace.it, è un evento dedicato alla fotografia analogica che si tiene ogni anno in una diversa città italiana. Luca Pichi, Petra Juliane Wagner, Luca Sorbo. Nicola Mauro Salza, Paolo Roscini. Foto di classe di studentesse d’arte e coppia di giovani con mascherina, in periodo di pandemimia covid. Piazza Pietro Zaninelli, Lodi. Riprese eseguita in occasione del Festiva della Fotografia Etica, Lodi 17 ottobre 2020.
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Fotografia ricordo di matrimonio, 21.09.2019. Evento: Semplicemente Fotografare, Novefeltria. Foto minutera di gruppo in corso Zanardelli, in occasione del Raduno Minutero di Brescia, 23 giugno 2019. Due giovani reporter italiani di rilievo internazionale: Massimo Berruti e Giulio Piscitelli. Ripresa eseguita in occasione del Festiva della Fotografia Etica. Foto ricordo di gruppo eseguita con camera minutera davanti al monitor. Ultimo dell’anno pandemico 2020. Raduno virtuale di amici fotografi.
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DA MODIFICARE Massimo Berruti e Giulio Piscitelli. Due giovani, ma reporter italiani di rilievo internazionale. Ripresa eseguita in occasione del Festiva della Fotografia Etica
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Massimo Ginammi Ho iniziato a sperimentare la fotografia negli anni dei rullini, diapositive e camera oscura a partire dai miei tredici anni. Analogico convinto, ho scoperto nel 2017 la fotografia minutera e sono stato immediatamente rapito dalla tecnica, dalla teatralità e dal significato profondo della fotografia di piazza. Ho costruito così la prima macchina minutera, trasformandomi in Ginominutero ed ho iniziato ad animare le piazze di Bergamo e tanti paesi della provincia, Lecco, Brescia, Lodi, Sarnico, Milano. Dopo qualche anno di attività e centinaia di ritratti di persone, coppie, famiglie, gruppi è sempre un piacere sancire in maniera solenne su carta argentica un momento, per sempre. FB e Instagram: Max Gino
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Indice Presentazione .................................................................. 3 Il Museo ........................................................................... 3 La Mostra .................................................................. 3 Fotografia minutera ...................................................... Fotografia ambulante immediata di strada .............. Fonti storiche e testimonianze .................................... Il mestiere biù bello del mondo ................................... Napoli 1944, il cassettista ed il soldato ...................... Diffusione della fotografia itinerante immediata ..... ¡ Vamos a minutear ! ...................................................... Andrea Dall’Aglio ........................................................... Antonio D’Ambrosio .....................................................
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I minuteros italiani presenti in mostra ...................... Barbara Ghidini .............................................................. Gianni Morano ............................................................... Daniele Sandri ................................................................ Nicola Mauro Salza ........................................................ Luca Baldassari .............................................................. Maria Luce Benini ........................................................... Luca Spennato ................................................................ Eugenio Gherardi Angiolini .......................................... Gabriele Chiesa ............................................................... Massimo Ginammi .........................................................
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