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Libro fotografico realizzato da Anna Talpa Pertengo - Settembre - Dicembre 2013
Il via a questa piccola edizione lo ha dato il mio caro vicino Dante Vercellotti allorquando, dopo il ripristino di parte della mia abitazione, mi regalò la foto di copertina relativa al matrimonio (come scritto di suo pugno sul retro della stessa) "11 aprile 1931, matrimonio di Ines Bodo (prozia del figlio Guido)". Certamente il riconsegnare alla memoria una parte di abitazione quasi qual era a quei tempi, aveva risvegliato dei bei ricordi del tempo che fu ... E' così che ho pensato alle · persone che avevano dato vita al nostro paese e che, per chi come me emigrata da Vercelli, non avevano volto ma che erano state parte viva del tessuto sociale del tempo e progenitori di molti concittadini attuali o che, purtroppo, non ci sono più. E' così che ho iniziato la mia piccola ricerca fotografica che, pur se non esaustiva, ha lo scopo di riconsegnare alla memoria di chi avrà voglia di sfogliare queste pagine, alcuni dei cittadini che hanno fatto parte attiva della Pertengo della prima parte del secolo scorso, con qualche sconfinamento in tempi più recenti. Ringrazio con affetto il signor Bartolomeo Vigino (appassionato cultore della storia
del
nostro
paese)
che
ha
aderito
con
entusiasmo
alla
mia
idea,
consegnandomi le sue foto di famiglia ed un bel libro che tratta in molti punti di -Pertengo. Ringrazio calorosamente Dante Vercellotti, Luigina Balocco, Gianfranco Leone, Mario Rosso,
Eusebio Tarchetti, Giangiacomo Francese, Gianna Ronza e
Renato Cafasso, Angelo Burocco, Claudio Franco e Luigi "Aldo" Bodo per la loro preziosa collaborazione. Ringrazio inoltre tutti coloro che si ritufferanno con me in alcuni fotogrammi del passato, scoprendosi in essi o riscoprendo amici e parenti che hanno reso vivo questo piccolo paese della Bassa Vercellese nel quale, come dalle foto qui riportate, si usava addirittura drammatizzare "La Passione" in costume per le vie del paese. Ringrazio, infine, l'amico Enrico De Maria per essermi sempre vicino nelle mie "avventure pertenghesi".
Pertengo, Set-Dic 2013
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BARTOLOMEO VIGIN O Affezionatissimo al suo paese ed appassionato cultore della storia locale, Bartolomeo Vigino è un ca ro compaesano col quale è bello conversare ed immergersi in molti ricordi, alcuni dei quali sono di seguito riportati. " II Comune prima si trovava a casa Cafasso Sergio e sulla facciata forse si può ancora notare una nicchia nella quale era scritto PROTE TENEO; poi venne trasferito al Palasi dotato di orologio e campana comunale che si suonava quando c'erano le riunioni; venne poi trasfe rito dove ora c'è la piazzetta di via Trieste (già Chiesa di Santa Margherita)" . "Dove ora si trova il Monumento ai Caduti si trovava la ghiacciaia comunale ed un'altra si trovava invece nel Castel, poi stalla della famiglia Calcagno Baldini". " ... Bodo Giovan
Battista, fondatore dell'asilo (sepolto nel cimitero di
Pertengo) spese allora ben 40.000 Lire; parteciparono anche Leopoldo Tarchetti, Don Urasco e la famiglia di Battista Bodo; vi erano le suore del Cottolengo di Torino, partite poi, alla chiusura dell'asilo, negli anni '60: Suor Giordana, Suor Ines e Suor Giovanna". "In regione Campogrande è stata rinvenuto da me e da Mario Rosso un bronzetto denominato Madonna, del I secolo d.C., esposto poi al Museo Leone di Vercelli" .
1.(1 " \ImIOllfll1w di 1~l'TI(,II!!u"
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GIUSEPPE VIGINO (1897-1917)
EUGENIO VIGINO( 1900-1961)
Giuseppe Vigino morì, durante la prima guerra mondiale a Tolmino, località Santa Lucia, colpito da una granata alla testa, sull'altopiano della Bainsiza e ivi sepolto.
LA BANDA DEI PRIMI DECENNI DEL 1900
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ASilO DI PERTENGO
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VIGINO EUGENIO" IL GINIO" SUL PAGLIAIO, CON LE SUE MUCCHE LA "CITA" E "LA BELA", CON LA MOGLIE VITIORA, FOTOGRAFATE ANCHE DAVANTI ALLA "GAGLIOTA".
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VIGINO E GLI AMICI DI"LEVA"
PONTE DI FERRO SULLA MARCOVA
BARTOLOMEO VIGINO E EUSEBIO TARCHETTI ALLO "SGUIET"
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LUIGINA BALOCCO luigina, cara collega della Scuola Elementare di Asigliano così commenta alcune delle immagini gentilmente prestatemi : " l e due grandi fotografie di gruppo rivelano, almeno in parte, la straordinaria affluenza di persone accorse in paese per i festeggiamenti della Madonnina, nel bicentenario della costruzione del Santuario, 7/8 agosto 1948. Pertengo fu davvero una piccola lourdes: processioni, fiaccolate, riti nelle chiese officiati da tanti sacerdoti e da S.E . l'Arcivescovo di Vercelli Mons. Imberti; altoparlanti, posizionati lungo tutto il percorso dalla Parrocchia al Santuario, diffondevano, anche di notte, le note del!' Ave Maria di Gounod . Che atmosfera, che festa l" Commentando la cartolina:
"11 Santuario dedicato alla Vergine d'Oropa sorge, isolato, tra
campi.
Arrivando in paese da Asigliano, lo si vede ergersi in lontananza col suo stile semplice ma armonioso. I Pertenghesi sono (ma forse lo erano molto più intensamente nei tempi passati) devotissimi alla Madonna nera, come si evince anche da un tema di un suo scolaro. " Mia nonna, con altre donne, nella bella stagione, ogni giorno, verso sera, si recava sgranando la corona alla Madunina. Faticava un poco perché ai piedi aveva ai
sodi, confezionate da suo figlio Minoti (Domenico), bravo nel suo lavoro e ben attrezzato ... " la piccola costruzione addossata alla chiesetta, un tempo, era abitata; ora funziona da sacrestia . Il sacerdote è Don Luigi Balocco che fu a lungo parroco di ~
Pertengo. Don Balocco approfondiva molto l'insegnamento del catechismo. Esigeva che ben conoscessimo non solo i Comandamenti ma anche ciò che ognuno di essi ordinava o proibiva. Due erano i mesi in cui si prodigava in particolar modo per i suoi fedeli: giugno coi riti in onore del Sacro Cuore e maggio in onore della Madonna."
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'ertenszo - Ch iesa Pilrrocc h iale - Presb it.r io ,.et
LA MAMMA
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Vt R CU L(
CARTOLINA DELLA CHIESA PARROCCHIALE
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7-8 AGOSTO 1948 - PROCESSIONE DEL BICENTENARIO
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BINA SULL'AIA (sopra) - GRUPPO DI PERTENGHESI IN FESTA (sotto)
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FAMIGLIA GIANFRANCO LEONE
GIUSEPPE BO DO E MOGLIE
BATTISTA EUSEBIONE - MORTO A CASERTA NEl SECONDO CONFLITTO MONDIALE
- 13 -
MATRIMONIO DI BATTISTA E IOLANDA EUSEBIONE; SI RICONOSCONO FILIPPO E DOMENICA EUSEBIO NE E I PICCOLI GIANFRANCO LEONE E LA CUGINA ELSA SERRAVALLE
SI RICONOSCONO ANTONIO PROTTI, GIUSEPPE BO DO, BATTISTA EUSEBIONE, PAOLO LEONE, BATTISTA ROSSO E BATTISTA LEONE
- 14 -
"\'------A SINISTRA, DOMENICA BODO E A DESTRA LA NIPOTE (DOVE ORA SI
TROVANO LE VILLETTE A SCHIERA IN FONDO AL PAESE)
SEDUTO AL CENTRO, PAOLO LEONE NELLA BANDA MILITARE
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FOTO CLASSI III-IV 1920-1921; SI RICONOSCONO IN ALTO, SECONDA E SESTA DA DESTRA, RITA EUSEBIONE E DOMENICA EUSEBIONE
ASILO 1939, A TERRA PRIMO A SINISTRA ANTONIO LEONE, E QUARTO GIANFRANCO LEONE; IN SECONDA FILA, SECONDA E TERZA DA SINISTRA, CATERINA BALOCCO E GIANNA RONZA; IN TERZA FILA, SECONDA, QUINTO E SESTO DA SINISTRA, BARBARA BODO, LUIGI E CARLA FERRARIS
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MARIO ROSSO
DRAMMATIZZAZIONE DELLA PASSIONE PER LE VIE DEL PAESE (1930)
- 17 -
FAMIGLIA TARCHETTI
PROCESSIONE AL SANTUARIO DELLA MADONNA DI OROPA
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III
ASILO 1940 - A SINISTRA, CON INNAFFIATOIO, EUSEBIO TARCHETTI
SCUOLE ELEMENTARI- SECONDO IN ALTO DA SINISTRA, EUSEBIO TARCHETTI
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LEVA DEL 1937
LU'G' "ALDO" BOOO, BAND'TORE DEll"NCANTO PER LA "MADONN'NA"
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GIANGIACOMO FRANCESE Giangiacomo ha voluto legare alle foto, che mi ha consegnate come " reliquie", alcuni pensieri che, per comoditĂ , ho raccolto in questa pagina introduttiva alle immagini. Ricordando la mamma Beatrice e Teresa e Maddalena Bodo con lei ritratte " Oh Dio, dona i pensieri che immemore ultimo dĂŹ non muta, con i nostri fluenti e meravigliosi sempiterni ricordi". Un pensiero di grande affetto per il trisnonno Francesco, che morĂŹ lo stesso giorno in cui Giangiacomo nacque: 24/06/1932. Commento alla foto dei primi Anni Cinquanta: " Come l' armonia e il piacere di conversare sono ben rappresentate e significative, le loro confidenze animate dal folto gruppo". " Un ricordo particolare per il Dott. Mario Bodo, emerito primario tisiologo dell'Ospedale S. Luigi Gonzaga di Torino, conosciuto da tante persone all'epoca, cui profuse generosamente le dovute cure . Diede lustro al suo paese, i cui abitanti lo ricordano con stima e benevolenza".
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BO DO FRANCESCO (BISNONNO)
CONIUGI BO DO (TRISAVOLl)
TRISAVOLO IN TENUTA DA CACCIA
BEATRICE BODO (MAMMA, PRIMA DA SINISTRA)
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FRANCESCO BODO E FAMIGLIA (1899)
FAMIGLIA LEONE
1918: PRIMO DA DESTRA LO ZIO ANTONIO BODO
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ASILO INFANTILE
1938 - SCUOLA ELEMENTARE DI PERTENGO. SI RICONOSCONO : IN SECONDA FILA DA SINISTRA, FERRARIS LUIGI"MEI"; IN TERZA FILA TERZO DA SINISTRA, GIANGIACOMO FRANCESE, MARIO ROSSO E GIANBATTISTA BODO.
1939 - SCUOLA ELEMENTARE DI PERTENGO SI RICONOSCONO: ACCOSCIATI, DA SINISTRA, MARIO ROSSO E, AL CENTRO, SERGIO E RENATO CAFASSO; IN PIEDI DA SINISTRA LUIGINA BODO, GIOVANNA FRA (QUARTA) ACCANTO ALLA MAESTRA BO DO; IN ULTIMA FILA, TERZO DA SINISTRA GIANGIACOMO FRANCESE E, SECONDO DA DESTRA, ALDO BODO.
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1940: PRIMA COMUNIONE DI GIANGIACOMO FRANCESE
PERTENGO - Via Umberto I
CARTOLINA DELLA VIA PRINCIPALE DI PERTENGO
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ANNI'50 - SEDUTO (SECONDO DA DESTRA) PROF. FRANCESCO ROSSO, GIORNALISTA DE "LA STAMPA".
MONUMENTO AI CADUTI (PRIMA GUERRA MONDIALE)
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PAOLO ROSSO MENTRE "INCANTA" ALLA MADONNINA
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CIRCOLO RICREATIVO WRAtE rERTE~ GO 'T E SS eR A D C R ICONOS CIMENTO
" TESSERE ASSOCIATIVA - 1920
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GIANNA RONZA E RENATO CAFASSO
FOTO IN BASSO: ACCOSICATI DA DESTRA - SECONDO "AL ClARA", QUINTO ADELIO CAFASSO, SETTIMO SIG. MORCALDO; FILA IN ALTO DA DESTRA - CARLO CROVA, FRANCESCO ROSSO, ULTIMO DOMENICO RONZA; DAVANTI A LUI, COI BAFFETTI, "AL CIAPELA".
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ANGELO BUROCCO
ANGELO CON LA MADRE
IL PADRE DI ANGELO - ACQUAIOLO
ALESSIO CARENZO " AL SINU"
BUROCCO E CARENZO CON LE MOGLI
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LA CUMPAGNIA DAL BALUN
NELLA FOTO SI VEDE UN GRUPPO AFFIATATO DI COMPAESANI DURANTE UN MOMENTO CONVIVIALE DI RIPOSO, DOPO LE LUNGHE GIORNATE DI FATICOSO LAVORO NEI CAMPI. LA ZONA DETTA " BALUN" ERA SITA DOVE UN TEMPO SORGEVA LA "EX CASA DEL DOPO-LAVORO", DOVE ORA SI TROVA LA RINNOVATA PIAZZETTA DI VIA TRIESTE.
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CLAUDIO FRANCO
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OPERAI, CAVALLANTI, "PISTAREU" E MANOVALI DELLA EX RISERIA MORANDI (ANNI'40)
GIOVANNI FRANCO, FANTE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
"PRADAREU DI PERTENGO: ACCOSCIATI DA SINISTRA MARIO MARINONE, GIOVANNI BOTTARO E "AL MEl". IN PIEDI: F. COPPO, VITTORINO FRANCO, V. DATTRINO, FlORINDO DENTELLO, IL CAPO ANTONIO E G. LANZONI
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MATRIMONIO DELLA ZIA DI CLAUDIO, TOSCA TURCHI VALLI CON LO ZIO LUCIANO FRANCO. DA SINISTRA, GIUSEPPE FRANCO, GIANCARLO ROSSO, "AL TARTAJA", MARIO ROSSO E GLI SPOSI.
VITTORINO FRANCO ALLA MACCHINA TRAPIANTATRICE AD UNA FILA, BREVETTATA A COZZO LOMELLINA CON IL PATROCINIO DELL'ENTE NAZIOINALE RISI. PROVA DEL 04/05/1962 ALLA CASCINA "FAVORITA". INVENTATA DA UN OROLOGIAIO, FU SUBITO ABBANDONATA PERCHÉ RITENUTA NON ECONOMICA
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LUIGI
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BARTOlOMEO BODO - FRATELLO DI ALDO, DISPERSO SUL FRONTE DEL DON NEL 1942, E DA RICERCHE EFFETTUATE, INTERNATO NEL LAGHER 62 NEKRILOVO DOVE MORI' IL 06/02/1943. NELLE PAGINE SEGUENTI LE LETTERE DI RICHIESTA DI RICERCA E LA RISPOSTA DEL MINISTERO DELLA DIFESA.
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i~ , . Alla PRESIDENZA DEL fNSI~UO DEI MIl\'1STRI
lÀ>mmlsslone lntermlnl5terlale per la f01'-done e la rleostrudone di Affi di Morte e di Nascita non redatti o andati Ìllnanitl o distrutti per eventi bellici l'ia Carlo Pllscal, 6 - 00167 ROMA
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PERTENGO
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ARGOMENTO: Ri chi ('sla allo di morl e di domiciliato a ... ~~:r:~. (!.ll:g9. .............. .
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Il lSot toscritto
Via .C.e.l>.sre....:Bs.t .t1.s.t1............. ......
. ... , rivolge domanda a codesta Commissione affinchè
gli venga rilascia!<l l'at.to di morte del proprio ...f..r.!:S1;~n.P.
....J:lg~. J:l.~.1;..()±()!Il~.9. ... ~.~().~~l:1.~.~
(grado di parentela)
(grado mUitare)
.... .......;\:).9.-W ..:B!;\r.:t.Ql.o.m..eQ............................... . _................... -...... -..................... ............... -......................................... . figlio di~.~ .... <z.~.~.s.~.P.P~
(cognome e nome)
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..... ' e di .fIJ.H· :BERl'A. Anna .MarisH........................... ..... .
nato il ........ ~t..~.(J.~.f.J. .................................................................
:a ..........F.,ERXEU.GO.................................................._....
coniugato con ...C.ei.1be ...............:...
.; ..................... ultima residenza anagrafica in Italia
.PERT:E:N..Ct..().....::-.................. .. . Via .:ç.~.s..~:r:.~ ... :J:l.~~..1;.1.:I:I.:t4..
nel C<lmune di
appartenente al Distrettomilltare di .. _..................y.~.]i;~............. ......
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già in servizio presso 11 repart{) ..........
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TI sottoscritto fa presente ' quanto segue:
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... Jlp..~ ....~.9. ...t..~.at.e.llQ ....Ar.t .......B.ODQ ...:Bar.tol.ome.o.:..r1.su.l.t a ....d1spero ... s1l1 ...;t.!'Oll1Te ...... :........
. ..~.r.....:r.)(J.M.....{.!W~§.!.4. ...dal.....1.0J.121.1.94.2 •...:nllima ...car.t .ollna...-eh.e .......m1.o...:fr.atello ........
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.................................. ..................................... ....................................... _...... ........................ _..................... _...._.... ..-:......._..:..................:... . . Si prega di r;peci!icare se è stata già fatta la °richiesta per ottenere la sentenza di morte presunta e, nell'affermativa, precisare a quale Tribunale.
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ROMA.
MINISTERO DELLA DIFESA Direzi·) ne Generale Leva Reclutamento Obbligatorio . Militarizzazione Mobilitazione Civile e Corpi AU5iliari
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l i 3 1 AGO 19 92 CC .
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F' t:;:T:: ~ ~ :' , ~
7' DIVISION E
Prot . n . LEV -7 - /6 32~t C/ URSS QJi9~TIQ-,-
Sold o BODO Bart olomeo . di Gius';';Jpe e di Bert. 3 Anna Maria . nato i l 0 9 . 06 . 1921 a Pe rte r;oo e, per conoscenz a:
Al I .
Al MINISTERO DEL TESORO Dir . Ge n . Pe ns . Guerra 001 00 ROMA Ad oNORCADUTI PI le L . Stur zo. 23 00144 ROMA All a C,.I.F . A.G. \Z ia M. Ba t t i s ti n i . 11 3 cip 167 ROMA Al D1STRETTO MILITARE DI 1'10 0 VERCELLI Al Cf)MUNE di ~5 030 PERTE NGO
Fascicolo per la C. I . F . A. G.
,.. Il Commissari ato Generale " Onora nz e ai Caduti i n Guerra, C'on fo g lio n . 3 / 13422 / 470 / URSS del 20.8.199 2, ha c omun icato c he il milita re i ndicat o in ogget t o . già dichiarato disp ~rso. risul ta: catturato dal l e FF . AA . RussEl, i n\ ernato nel La ger 62 NEKRILOVO ove è deceduto il 06 . 02 . :1 943 . ., . Non è sta t a c omu nicata la località di sepo ltura. Codesto Coma ndo è pre gato ai vo l er dispor re. d a ndo ne assicurazion e alla Sc rive nte ad ONORCAD UTI e alla C . I . F A. G.. i n i ndirizzo , perché quanto sopra sia comuni c ato co n le d ovute caut ele ai fa milia ri costi re siden ti, Vi a Cesare Eattisti 29. es p rimendo le pi~ sentite condoglianze da part e del Si g nor Min i stro della Difesa . informandoli inoltre che è stata i nteresp a ta la competente Commissione I nte rmi nisteria le . per : [ l
l'eventuale formazione dell 'atto di mo r te.
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l'eventuale rettifica dell'atto di morte presunta che risu lt a già redatto e tras c ri tto nei re qist ri di Stato Civile del Comune di Perte ng o (a l n .2. P . II, s. C. anno 1 9 .~ 4)
Il Distretto Militare . do cumentazione matr icolare. del sopraindicato, ass icurando .
è
pregato vol er aQ gi ornare la in questio ne ne l se ns o militare
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IL DIRETTORE DW (Ten . Col . amo
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IN RICORDO DI FRANCESCO ROSSO Mi è parso doveroso ricordare in queste pagine un noto giornalista de "La Stampa" di Torino che col suo lavoro ha dato lustro a questo piccolo paese della Basse Vercellese, in cui nacque il 27 Marzo 1909: Francesco Rosso. Il mio ricordo personale è legato ad un breve articolo che egli scrisse allorquando venni eletta con Maria Teresa Olivieri in Calcagno e Luigina Balocco nel Consiglio Comunale di Pertengo retto dall'allora Sindaco Mario Bazzano, titolato :
"Tre massaie in Comune". In poche righe aveva saputo condensare con un'arguta ironia la novità dettata dalla compresenza, per la prima volta, di tre donne in un Consiglio Comunale del paese. Allora mi fece particolarmente piacere che un giornalista così importante si fosse ricordato anche di noi, accennando l'evento su una testata di importanza nazionale.
Nelle pagine seguenti si riportano un articolo di Paolo Brunati, scritto in occasione della sua morte ed uno scritto da Francesco che tratteggia la storia degli "s-ciavandé", anima delle aziende agricole della nostra Bassa.
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Dieci anni fa moriva a Torino
Francesco Rosso maestro di giornalismo PAOLO BRUNATI
Il 29 gen n:uo. dieci anni fa, moriva a Torino IIn grand e giornaliSia, Francesco Rosso_Nato a Perlengo, in pro\incl. diVercclii il2 7 marz.o 1909. a\'CVa incominciato collaborando a varie leStale per approdare poi alla Gazzella del Popolo c infine alla Slampa, chlama lOvi dal direllore, Giulio Dcbe · nedelli, come cronisla, Alle riu · nioni di redazione. duranle le quali il Dicellore esigeva che lul ti slessero in piedi. so llanlo a Friltil. (il segrelorio) e • France· sco Rosso era concesso di sedersi. Chi ha conosciulo il caratlere perlomeno bizzarro di Debenedelli sa quale segno di slima fos se mai queslO, Scovare la notizla.l·ansia c qua si il do\·erc d i raccontarla, Rosso l'aveva nel Dna, Un im pulso che lo spinse nei giorni dell·oc · cupazlone ledesca a concepire !'idea rischiosissima di fondare un giornale . • 1'0 · pi nlone. , La pagò con un bel po' d i car-
della guerra In Vlem.m, fino ai grandi servizi sul.la guerra dei Sei Giorni e s ull. mafia in Sicilia, -Cecco ricevette mohe min3cce racconta la signora Cesarina -, Un giorno gli .rrivb una bUSla con il classico messaggio anonimo composlo di lellere rhagllale, Gli chiedevano, d. Palermo, in quale pilone di calcestruzzo desid.,a,,,, che lo murasserolt. la casa di un inviai o si riconosce perche! rassom iglia a quella di un esploralO re. è piena di oggelli esol.ici raccolti in tullo il mondo, Qui. nell'angolo di una stanza ci sono du e grandi scaloloni verdi con le maniglie. come le casse dei tesorI. Sono pieni di dccine e de cine di lacclll nl, molti assai malandati. assai vi,ssuti. Contengo no annolazioni colle sul campo, chi sa forse io quali fr.nge nti, pagine macchiate. copenine su.p · p'le o perdu te. Vi si rivivono le guerre di questi ullimi decenni. s i polrebbe farne un libro • spezzonl . ,clnemalogr~fi.
co. le no ie d i un InvialÒ pri · m. che le in cerco viasse, .. Ma . Quando lo Francesco Rosso liberarono an , Cccço era schivo. Non avrebbe mai voluto dai ad aspellarlo alle Nuo\'e - racun a cosa del genere _, dice la siconia la moglie Cesarina. allora gnora Cesarina. appena sposaia -, Abilavamo in In fondo non è poi cosl ncces· \~ a Modena 26. al capo OppOSIO della cillà, Per lomare a casa al- sario riesumarc carte postume di U-aversammo Torino a piedj imo Paesi 10ltlanl, pe rché Rosso uo ballendoci in spellacoli di do lore vava da racconlare anche alle e di violenza, in persone cui ave· po ne di casa. ed è quello che ha vano rasa to la lesta, e soldati, c rallo negli ultimi anni: memoragente presa a bolte •. Quel rilorno bili se T\~zi d i rilorn i a Pertengo. alle sue campagne \'ercelle.i. Rio casa fu forse per Rosso un pritratti dell a \; la del braccianll. delmo semzio di imoalo, anche se le mondine. affreschi d i un amnon lo ra cconlb mal per La Slambienle palriarcale cosI vÌ\~ che P', dove invece lJovarono spazio altri resoconli e altri sodali.1 con sembra d i esse rci. Molli anni fa. a figure di s picco di un giòrnalismo cbi scrive. un suo articolo p ro ~ signorile e sempre rispelloso del- curò Il desiderio inconlenibile di la persona come Il suo grande un rlsollo con le rane, lant'era amico Piero Morlinolti. E fu rono bella la descrizlone_ . Pezzi fall i sOllogamba-. dice\'a lui scheri giorni gloriosi dei reporlage in America La lina, del caso Montesi. mendosi. E in\'CCc no,
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Schiavi ili risaia La storia degli «s-ciavandé», anima delle aziende agricole Nel. 1243 furono affrancati, ma rinunciarono alla libertà Per mantenere il lavoro - Li.ha «~bo~ti» solo la tec)1ologia Devono essere ancora nu- rivoluzionaria aociaia conmerosi i vercellesi che ricor· tro la «servitù d~lla ~Ieba•• dono lo Nùlllaruli procago- cioè qu.ella ghettizzazione nisra chiave nell'ammini- sociale propria ad feudalesistraziçme dell'azienda agri- mo. Se un, tizio aVCVll ,tant'o danaro per comperare un cola. Gli eranO affidati compi ci feudo, o d:!. esserne inllestito ricc:vcva umilissimi, ed avvi lc:nti , dall'imperatore, come curare la stalia, mun- come soprainmercato gli gere e cener pulite 'Ie m\lC- abitanti stabiliti sui suoi che, rimuovere il letame, territori. Si vendevano e ma c:rinO compiti vitali per compc:ravapo terre, unical'azic:ndi In cii la stalla ave- mente a bestie e uomini. E gUai a.c:hi fuggiva dalva peso economicp enonne. Eppure:. era ' considerato la sçhiavitùi poteva esser ?,OCA più di uno schiavo, condannato duramente. Rjperché praticamente non cordare «Le anime morte» aveva orario fisso di lavoro di Go~ol?" Anche da noi, e la poca libertà dipendeva non soltanto nella Russia dalla volontà del padronc:, zatista, !=la ~e~duco qualcoc:he poteva essere anche ci· sa dci gençre. La sola diffe· rannicà. Nella Società di al· renza è che il Cicikov gogolora eia considerato poco li ano è ~gli inizi dell'Otco· più di un paria e coloro che volevano ilar forbito dicevano: ci mio schiavan· daio:o, rermine mai regiscra· tO da alcun dizionario ma abbastanza trasparente nel· l'interpretazione: "il mio schiavo.. All'inizio degli Anni Cinquanta arrivarono dall' America i cIl serbanti , che cambiarono volto ~lIla risaia. Spàrirono le mondi· ne, e pOIc:hé la scalla era di· ventata anti onomica, scom· parvero anche gli Nìal/andl. Ne rimasero alcuni, ma rari, altamente specializzati, e per averli bisognava garan· tirgli salari di molto supe' riori allo stipendio di un professore d'Universicà. Discorso un po' lungo, ma nl;cessario pet ricercare le origini dello s·dallanrfl, che meglio si definirebbe famiglio, o wgamìn (veniva· no quasi tutci da Bergamo) e di come finI di essere tale. Correva l'aMO 1243, una ~.,\a da tener,ç ' Ij;~td~rl~ •: ij~~fhé da vercj: .l~Jimì;,Wl'~;.
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cento, mentre i servi delh gleba nostrani,ebbero il momento più trisce della loro esistenza miseranda oltre ci nque secoli prim a. , Il lO luglio 1243, il C0mune cIl Vercelli, primo in Icali a, affrancò rutci i servi della gleba rendendoli indi· p,endenti e autonomi dai loro padroni feudali. Dal maccino alla sera, migliaia e migliaia cIl contadini dc:l Vercellese si ritrovarono li· beri citradini, una concllzione che molte altre cictà d'I· talia avrebbero ancor acceso a lungo. Ma non basca dire ad un uomo «ru sei libero, puoi fare quello che vuoi, andare dove vuoi.. Quel povero servo della' gleba era uno schiavo, ma aJmenc aveva un padrone c:he gli 'garantiva una capanm, qualche scracéio per coprir· si, il vi tro necessario per s0pravvivere:. Accade allora nel Vercc:!· lese, poi in rutta Italia, qualcosa di analogo a quan· co è accaduto in certi Stati arabi nei quali era ancora consentlta la schiavitù. L'Onu e l'opinione pubblica condannarono duramente . gli emiri petrolieri e schia· visti, i quali aprirono le sportellino de:lla gabbia. Ma pochissimi loro schiavi volarono via. Dove andare, come vivere? Fino a ie:ri aveva provveduro il padrone, ma domani? Per cui, sia pure <}uasi a borsa nera, h schiaVitù continuò come prima. Nel Vercellese gli J . dalla"'" scomparsero sole quando le nuove tecnologie agricole li resero superflui, Rimangono alcuni epigoni· ,ma cosi rari da diventare im''2Ìi; rocrazi a. :..... 'L''';Francesco 'Rdsso'' . .
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BRICIOLE DI STORIA Grazie all'inesauribile disponibilità del sig. Bartolomeo Vigino, ho potuto visionare un libro particolarmente interessante per le ipotesi prospettate dall'autore circa le origini di Pertengo, da cui ho attinto alcune righe a completamento di quanto compreso in queste poche pagine, senza voler né comparare ipotesi né saggi storici che lascio, come di dovere, a chi è competente. Il libro di cui sopra titola {{ LE CONSUETUDINI, LA LEGISLAZIONE, LE ISTITUZIONI" (piemontesi). ED. GIAPPICCHELLI - TORINO (1950), autore PAOLO BODO (pertenghese) già prefetto, secondo quanto espostomi dal sig. Vigino, in varie città italiane e sepolto nel cimitero di Pertengo. Il Bodo, descrivendo gli Ordinamenti politici del Piemonte, racconta di "essersi trovato di fronte a vari organismi politici, più o meno importanti, e quindi di essere nella necessità di dare un ragguaglio brevemente su tutte le zone che poi assunsero il nome di Piemonte, ma, in particolar modo, sulla Signoria di Vercelli e specificata mente PERTENGO perché connesso in quel periodo alla storia di Vercelli, essendo nel suo DISTRICTUS, ed anche perché presenta dati particolari che illuminano prospettive di ordine ecclesiastico". Le origini di Pertengo non sono note ma è probabile che esistesse un agglomerato urbano in epoca preromanica e romanica, con abitanti celti o liguri, come in tutto l'alto vercellese, come accreditato dai ritrova menti, in località San Nicola, nei pressi del paese, di sarcofaghi monolitici di granito non levigato, con coperchio a due spioventi, pare anche usati successivamente come abbeveratoi. PERTENGUM, toponimo di origine germanica, compare per la prima volta nel Diploma di Ottone III del 7 maggio 999 fra le terre comprese nel Comitato di Vercelli di cui Leone Vescovo di Vercelli veniva infeudato. Sempre riguardo l'origine del nome, vengono ricordate due ipotesi: il celebre 1
P. Luigi Bruzza Barnabita scrive: "In Pertengo si riconosce il nome di Perto o Berto che, come asserisce il Ch. Flecchia, era frequente presso i Longobardi ed ai Franchi e usato principalmente in forma complessa come quello di Cunibertus, Anselbertus, 1
P. Luigi Bruzza, Inscizioni antiche vercel/esi.
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Conspertus, Regenbertus, che furono Vescovi di Vercelli e di Terbertus suddiacono che per ordine di Attone scrisse in compagnia del Diacono Vercellino il Codice Eusebiano dei Commentari delle Epistole di San Paolo (Attonis Opera p. XXIV) ." Diversamente, un altro codice CXLlI1.8, che secondo il Bianchini è del secolo ottavo, riporta una miniatura in cui una figura, a lato della quale è scritto David Pertus Diaconus, presenta a San Pietro il volume delle Omelie di San Gregorio, che forse egli aveva trascritte
2
•
Quanto al suffisso -engo,
P.
Massia a proposito di Olcenengo fa osservare che esso
è
indubbiamente
di
ongme
germanica:
"Entrato antichissimamente - secoli prima del 1000 - nell'uso del latino volgare, si diffuse assai nella Lombardia e nel Piemonte per formare aggettivi e fu applicato abbondantemente a nomi locali di terre o di persone". 3 Continuando
il
nostro
percorso,
il toponimo
compare
in
un
Codice
4
dell'Archivio Capitolare di Vercel1i a proposito del possesso da parte del Capitolo Eusebiano di un moggio di terreno in Pertengo nel 1180 e in alcuni codici dello stesso Archivio, dove è riportato congiuntamente a nomi di persone, quali Giacomo di Pertengo (1192), Bertiano di Pertengo (1199) e altri. Pertengo compare tra i beni dell'Abbazia di Sant'Andrea di Vercelli a seguito di donazione da parte di un legato del Vescovo Giacomo da Carnario, che Federico di s Vigliano dice di essere un Vialardi . Questi, fin dal 19 novembre 1234, quando era Preposto di Sant'Eusebio, aveva testato a favore della Chiesa e del Monastero di Sant'Andrea, per affetto all'amico suo il Cardinal Guala Bicchieri, che probabilmente aveva seguito nelle legazioni di Francia e di Inghilterra: col detto testamento, aperto alla morte di lui nel 1241, i suoi beni stabili a Pertengo, passarono all'Abbazia (il testamento è conservato nell'Archivio Capitolare di Vercelli). L'Abbazia, nel patrimonio di Pertengo, composto dall'eredità De Carnario e da un legato di Giacomo da Cremona, in tutto possedeva 520 giornate, che nel 1438 erano affittate
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Bianchini, Lettere al Cardinale delle Lancie presso il De Gregory, p. IV, 556). P. Ma ssia in: Archivio della Società Vercellese di Storia ed Arte, Anno IX, fase. 3-4, pago502. Biblioteca della Società Storica Subalpina, Val. 71: Le carte dell'Archivio Capitolare di Vercelli, pago86. Federico di Vigliano, La repubblica vercellese durante il Vescovado di Martino Avogadro di Quaregna , pag o9.
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per 140 staia di frumento e 140 di segale. Considerando che allora lo staio equivale a It. 78,95 si vede quanto poco rendessero poco le terre, pur sapendo che allora in pa ese erano presenti vigne e coltivazioni di canapa, normalmente sottratte all'affitto. Passata
a Vercelli
nel
1243, attraverso le
investiture dei Vescovi al Reggimento Libero della comunità stessa, Pertengo seguì le sorti della patria di
Vercelli, come scrive un documento del 1562, del cui distretto faceva parte, e vi rimane ininterrottamente anche quando Vercelli da comune libero passò sotto il
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dominio Visconteo e, in seguito, quando vi si stabilì
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Casa
Savoia.
Il
paese
restò
sotto
la
diretta
•
T I ZZONI
OlGiA TI
giurisdizione di Vercelli per più di un secolo senza amministratori
propri;
nel
1613 fu
infeudata ai
Tizzoni. HllA TO~H
L'immagine a sinistra riporta i blasoni delle principali famiglie di feudatari e grandi proprietari di Pertengo, cui le terre in Pertengo furono cedute dalla
. TUR I NUTI
Chiesa di Vercelli.
I Tizzoni, secondo Manno, avevano per arma: "Nel primo e quarto d'oro, con
un'aquila di nero coronata nel medesimo, nel secondo e nel terzo palato di rosso e d'argento e sovra tutto d'argento con tre tizzoni di nero posti ,di banda ed accostati gli uni agli altri, accesi di rosso nel capo e nei lati: cimiero un'aquila volante a destra qual con l'artiglio destro tiene un tizzone acceso. Motto: Nihil detersi familiari nimico". Camillo Olgiati comprava nel 1573 le terre dei Tizzoni a Pertengo. Le armi degli Olgiati portano "di rasso con un luccio color naturale posto in fascia e il capo d'oro
caricato di un'aquila nera coranata del medesimo". Estinto poco dopo (1636) il ramo di Curzio Tizzoni e ritornato perciò alla Corona, il feudo di Pertengo passò ai Della Torre ed in seguito ai Turinetti che, quali Marchesi di Priero, avevano la seguente arma: "Nel primo e nel quarto d'oro can una
torre di rosso aperta e finestrata di nero; nel secondo e terzo d'azzurro con una - 43 -
mezz'aquila d'argento movente del/a partizione membrata, rostrata e coronata di nero. Motto: Non deferenero". Sostegni: "Pel ramo di Pertengo due leoni di rosso". Né nel catasto del 1751, né in quello napoleonico risulta che i Turinetti avessero terre a Pertengo, ma è assai probabile che sia stato loro il palazzotto che si trova a metà della via principale. Infine, i beni passarono al Conte Claudio d'Hallot Des Hayes, compreso il rustico "entro cui v'è il castel/otto antico e su di una parete all'entrata fece dipingere
lo stemma (che il Bado ricorda ancora aver visto) composto da strisce chiare e nere (come lo stemma dei D'HaI/o t)". Nella Monarchia Savoia due erano le forme di governo: una immediata a mezzo di balivi e castellani, l'altra mediata a mezzo dei vassalli e dei comuni. La prima abbracciava i distretti rurali e le terre né infeudate né rette dai comuni, l'altra era una larga applicazione del!' enfiteusi, ove tra principi e sudditi si interponevano i signori feudali e i comuni, armati di privilegi, investiture e contratti. Il principe non governava, ma assisteva al loro governo traendone benefici in denaro o servizi. Si può dire (secondo Bado) che in Piemonte, ed in particolar modo a Vercelli, l'Amministrazione Comunale si appoggiasse ai consoli eletti generalmente dalla
Universitas della popolazione e alla Credenza formata in genere nelle maggiori città dalle magne parentele, eredi dei decurioni dei tempi romani, e nei centri minori dalla stessa Universitas populi o dai consoli o dai c/avari, e già nel 1200 le classi popolari premevano per partecipare al governo. Pertengo, prima del XVI secolo, non aveva assemblee di popolo pur essendo sotto la dominazione sabauda da più di un secolo. Poco dopo, Emanuele Filiberto instaurò nuovi ordinamenti in tutti i comuni. Nel!' Atto di Giuramento di Fedeltà del 2 Maggio 1562, intervengon~ per "Ia vicinanza et homini di Pertengo i consoli e la
credenza".
PAGINA SEGUENTE: ATTO DI GIURAMENTO DI FEDELTÀ.
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Ci rca l'origine della Parrocchia di Pertengo, Don Giuseppe Ferraris, professore del Seminario Arcivescovile, scrive "Nel Registro delle Decime del 1298, lo ecclesia di Pertengo figura con un reddito tassabile di 24 lire pavesi... ".6 Quindi si può dedurre che Pertengo fosse parrocchia a pIeno iure con diritto del fonte battesimale. La chiesa di Pertengo era indiscutibilmente parrocchia nel 1438, comparendo come tale nel
"Registrum Synodalium Mensae solvendorum ".
Pochi sono i
documenti posteriori relativi alla parrocchia ma, sempre in una pubblicazione di Don Ferraris, "è venuto alla luce un manoscritto del 1500 del Canonico Carraria, conservao nel!' Archivio Capitolare di Biella, nel quale si nota essere allo stesso conferita la pa rrocchia dei SS, Remigio e Germano di Pertengo"
7.
L'antico sigillo parrocch iale, in uso ancora nel 1800, come da impronte in ceralacca su di un testamento Bodo conservato nel!' Archivio Notarile di Vercelli, porta nella metà superiore l'effigie di S. Germano benedicente, e nella zona inferiore la croce sabauda coi due leoni affiancati, omaggio ai due poteri religioso e civile. Attualmente
la
parrocchia
è
dedicata
Foto di Anna Talpo - Gennaio 2013
6 7
Arc hivio Arcives covile di Verce lli. L' illustrato re bi ellese, 1937.
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a
S.
Germano
di
Auxerre.
Da un vecchio bollettino parrocchiale: 25 Agosto: Festa Compatronale Non vi meravigli il titolo Compatrona le, perché, proprio nei giorni antecedenti all a festa della Madonnina di Oropa, ho trovato, nell'Archivio Segreto della Parrocchia, un documento della Sacra Congregazione dei Riti, in data 8 agosto 1923, in cui si dice che "si dichiara e costituisce la Beata Vergine di Oropa venerata in Pertengo, Patrona e Titolare egualmente principale della Parrocchia e della Chiesa Pa rrocchiale di Pertengo", come lo è San Germano. Questa dichiarazione si ebbe in seguito ad una richiesta del Parroco di allora, Don Alessandro Casetti, di comune accordo con la popolazione ed il Consiglio Comunale, che il 21 giugno 1921, con voto unanime, chiedeva tale privilegio. In tale petizione era ricordato il sorgere della devozione alla Madonna di Oropa, che riportiamo testualmente: "Nel territorio di Pertengo, a trecento metri circa dall'abitato verso ovest, eravi una cappelletta in forma di pilastro con dipinta l'immagine della B.V. venerata di Oropa. la mattina del 2 febbraio 1742, come si legge nei documenti dell'Archivio Parrocchiale (che non ho ancora trovato), si ritrovarono alcuni spineti attorno alla Cappelletta, non solo verdeggianti, ma coi loro frutti maturi. Fu ritenuto il fatto miracoloso e quasi seguì ch e la Madonna desiderasse d'esser ivi particolarmente venerata. Questo prodigio fu constatato dai Canonici lateranensi di S. Andrea ed autent icata dalla relazione del Prevosto di Stroppiana, Don Cerretto, Vicario Foraneo, incaricato e delegato da ll'I ll.mo Card . Ferreri a fare il debito esame. In memoria dell'avvenimento ed in riconoscenza alla Vergine, i Pertenghesi colle loro elemosine vi eressero una chiesa, che fu terminata nel 1747. Detto Oratorio fu completamente restaurato nel 1877". Dopo questa narrazione, del sorgere della devozione alla Madonna di Oropa in Pertengo, Don Ca setti chiede che la Madonna d'Oropa fosse dichiarata Compatrona per: " il desiderio di favorire ed accrescere la pietà dei parrocchiani verso la Vergine SS. ed assicurarsi sempre più la protezione della Madre Celeste". Anche per noi, a maggior ragione ora ch e sa ppiamo che è nostra Compatrona, sia sempre questo il motivo che ci spinge ad onorare la nostra Madonnina: di rle il nostro amore e chiedere la Sua materna protezione, non tanto nelle cose materiali, quanto soprattutto in quelle spirituali. Anche quest'anno si sono fatte le funzioni, ormai da tutti conosciute: la fi accolata dal Santuario alla Chiesa Parrocchiale il primo giorno della novena, le fu nzioni serali per tutti i nove giorni, e grande solennità il giorno della Festa . Ci - 47 -
ritrovammo in molti in quel giorno nel nostro paese: sembrava rivivere giorni di una vitalitĂ ormai lontana. Fu con noi Mons. Carlo Trinchero, Canonico della Cattedrale di Vercelli, che tenne il panegirico e presiedette le azioni liturgiche e ricomparve la riorganizzata Banda di Costanzana per la processione pomeridiana . A tutti gli offerenti, sia in denaro che in natura, a tutti coloro che hanno fatto sĂŹ che la festa riuscisse nel migliore dei modi, specialmente agli addetti alla pulizia e custodia del Santuario, il piĂš vivo ringraziamento.
Foto di Anna Talpa - Agosto 2012
SANTUARIO DEDICATO ALLA MADONNA DI OROPA
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La Madunina at Parteng (di Carla Rosso)
In brisulin cun ai frut marù suta la fioca al meis ad Faurè, L'è coicos che al miracul al fa criiè. A Parteng l'è capità, riva al pilast cun ai lineament d'la Madona neira piturà. Ai Partanghin an tal miracul ian cardì, e subit na gisieta per la Madona ian custruì. Cun devusiun lu pregu e ian prigala, e Madunina ian semp ciamala. Ad Aust tuta la pupulasiun, a lu porta an parsisiun, cun la banda ca la suna, e allodi cai ven cantà, tut al pais l'è animà . Anche gent, che per travaii a Parteng ai vivu pù, quant l'è la festa d'la Madunina ai venu su, e finiia la funsiun, ai portu avanti na vegia tradisiun, cun turti, vin, ris e gai, suta al portiot ai fan l'incant, e tue ai cercu d'offri tanto L'è na degna cunclusiun, facia at di\ì ertiment e religiun .
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Folo di Anna Talpo ~ Agosto 2012
ALLA VERGINE D'OROPA
(Inno di Don Mario Oppezzo) A Te Vergine, nostra Patrona,
A Pertengo in quel tempo devota,
eleviam questo canto d'amore,
manifesti il tuo cuore materno,
a Te giunga l'omaggio del cuore,
al miracolo eccelso l'inverno
espressione di gioia e di fè.
in quel dì per incanto sparì.
Oggi un tempio rifatto abbellito
E dai campi coperti di neve
Ti dimostra l'affetto dei figli,
il cespuglio del bel biancospino
Tu proteggi da tutti i perigli,
che al tuo santo pilone è vicino
or Pertengo che affidasi a Te.
oh! Prodigio mai visto fiorì.
Vergin d'Oropa, nostra Regina
Vergin d'Oropa, nostra Regina
sopra Pertengo lo sguardo china
sopra Pertengo lo sguardo china e
e dal materno santo tuo cuor,
dal materno santo tuo cuor,
scendan copiose grazie e favor.
scendan copiose grazie e favor. E
E dal materno santo tuo cuor,
dal materno santo tuo cuor,
scendan copiose grazie e favor.
scenda n copiose grazie e favor.
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Finito di stampare nel mese di novembre 2013 da Artigiana San Giuseppe Lavoratore Coop. sociale onlus Via Tigrai, l - 13100 Vercelli