PIZZINATO E VENEZIA
PIZZINATO E VENEZIA a cura di CA SIMIRO DI CRESCENZO
Bugno Art Gallery S. Marco 1996/D 30124 Venezia tel. 041 5231305 fax 041 5230360 info@bugnoartgallery.it www.bugnoartgallery.it
Fotografie Matteo De Fina Progetto grafico Marco Vidali
Bugno Art Gallery
Autoritratto, 1938 olio su compensato, cm. 33,8 x 29
Il Ghetto, 1932 matita su carta, cm. 14 x 18,3
PIZZINATO E VENEZIA
Venezia è anche Campo Manin dove Pizzinato, in Liberazione di Venezia, 1952 ambienta la celebrazione della vittoria della Resistenza sul Fascismo,
Pizzinato ricorda che vide per la prima volta Vene-
implicitamente legando questo periodo storico con
zia da bambino quando suo padre lo portò con sé
i moti risorgimentali, indagati, due anni dopo, in un
durante un viaggio per affari. Meraviglioso fu per lui
altro quadro, La difesa di Venezia. Sempre Venezia è
scoprire il mare, il Canal Grande e questa città gli
presente ed è racchiusa nella magia dei dipinti poe-
apparve fantastica in confronto alla piccola Maniago
ticamente intitolati “Dal Giardino di Zaira” in ricordo
in Friuli, dove era nato il 7 ottobre 1910. La storia
della moglie scomparsa, poiché questo luogo priva-
che lega Armando Pizzinato a Venezia è lunga e in-
to e nascosto, quintessenza della natura più intima
tensa, intessuta di relazioni, avvenimenti, incontri,
di Venezia, ne ripropone la fluida energia e atmosfe-
fatti e momenti che progressivamente saldano la
ra. Non a caso, la stessa alchimia dei blu e dei verdi
vita dell’artista con la città che lo accolse nel 1930,
esplode con le vedute dedicate alla città degli anni
giovane studente dell’Accademia di Belle Arti. Vene-
settanta, dove gli edifici semplificati e ridotti a forme
zia è un aspetto importante dell’opera di Armando:
geometriche vibrano nella sintesi operata dall’artista
la si ritrova, pervasa di malinconia, nelle vedute di
e nelle linee di forza che sottolineano la composi-
gusto espressionista precedenti la seconda guer-
zione e ne aumentano l’energia. Lo stesso tema del
ra mondiale; nelle composizioni del Fronte Nuovo,
volo dei Gabbiani che, secondo l’artista, trova la sua
invece, è rappresentata dinamica ed industriale e
origine nel 1967 nel porto di Odessa, con le sue infi-
un linguaggio audace celebra una diversa, moder-
nite variazioni, salda in una sola immagine, come un
na visione della realtà. I suoi quadri illustrano nuovi
battito d’ali, l’anima libera dell’artista e l’atmosfera
angoli della città e, rivestiti di colori scintillanti, si ri-
fuggevole della città. Ed è questa simbiosi catartica
conoscono lo squero di San Trovaso, i cantieri della
che aumenta il fascino delle sue ultime composizio-
Giudecca, i moli e le industrie di Porto Marghera.
ni, il preludio del quarto tempo, annunciatore di una
Anche nel periodo della sua adesione al realismo,
rinnovata ricerca dove mondo interiore e realtà este-
Pizzinato reinterpreta il concetto di paesaggio e Ve-
riore convivono e si compenetrano creando nuove
nezia compare come solenne sfondo al duro lavoro
sinfonie di luce e di colore.
dei pescatori o degli scaricatori di carbone e sale.
Pizzinato e Zaira sul ponte dell’Accademia, 1948 Pizzinato nel suo studio con Zaira e Patrizia, sullo sfondo Bracciante ucciso, 1949
Il Ghetto, piccolo disegno a matita del 1932, ci ripor-
l’altro fratello, vuole un posto sicuro, magari statale,
L’arrivo a Venezia a vent’anni rappresentò quindi il
alla fabbrica di Ceramiche Galvani come disegnato-
ta all’inizio di questo viaggio e all’incontro con Giulio
che garantisca uno stipendio fisso. Pizzinato, inve-
coronamento di un sogno a lungo accarezzato e
re progettista, esperienza che, però, si conclude in
Turcato, il primo studente e artista con cui strinse
ce, decide di entrare nella bottega d’arte di Tibur-
ostinatamente coltivato. Ha la fortuna di avere come
fretta, in sei mesi, non trovando nei suoi superiori
amicizia all’Accademia. Avevano le stesse idee po-
zio Donadon, un pittore-decoratore di successo,
maestro Virgilio Guidi, insegnante e artista da lui
quel clima di collaborazione che si attendeva. Que-
litiche e gli stessi interessi nella pittura, discutevano
dove, rapidamente notato per la sua abilità tra gli
apprezzato e ammirato, e al quale serberà ricono-
sto è un momento difficile per Pizzinato, un periodo
appassionatamente di arte e di poesia, di Picasso,
altri garzoni, iniziò a lavorare nello studio personale
scenza e affetto per tutta la vita. La passione rive-
di sbandamento, ma che riesce a superare vincendo
Matisse e Mallarmé. Rifiutavano la tradizione difesa
del maestro, apprendendo le prime regole del me-
lata dalle conversazioni con Turcato è alimentata
nel 1936 la borsa di studio Marangoni che gli per-
dai pittori lagunari; desideravano, invece, raffigurare
stiere. Purtroppo, il lavoro d’apprendista non era re-
dall’entusiasmo di poter finalmente essere artista.
mette di vivere per tre anni a Roma. Nella capitale
non la Venezia turistica, ma quella delle persone nor-
tribuito e dopo otto mesi di duro lavoro, Donadon
Pizzinato approfitta di tutte le possibilità che Venezia
conosce Mafai, Guttuso, Cagli e Modotto, si interes-
mali che vi abitano e vi lavorano. Queste lunghe, ani-
lo ricompensò con due lire arrecando una profonda
gli offre. Visita la Biennale nell’estate del 1930 rima-
sa all’opera di Scipione ed è influenzato dall’espres-
mate discussioni avevano fatto loro scoprire angoli
umiliazione ad Armando che, cedendo alle insistenti
nendo profondamente colpito dalla retrospettiva su
sionismo della scuola romana. Soprattutto si lega
di Castello, Cannaregio, della Giudecca e arrivare
pressioni della madre, fu costretto ad abbandonare
Modigliani. Si impegna con passione nella pittura,
con una forte amicizia a Guttuso che lo ospita per gli
fino al campo del Ghetto dove Pizzinato dipinse una
la bottega e a entrare in una banca, prima come fat-
sebbene di questo periodo, conservi un solo qua-
ultimi due anni nel suo studio di Piazza Melozzo da
tela, di cui si sono perse le tracce. Questo disegno
torino e poi come impiegato, lavoro che conserverà
dro, Modella, del 1932. Inizia a esporre alle collettive
Forlì. La frequentazione degli ambienti antifascisti
ed un altro sono gli unici ricordi di questo momento.
per quattro anni. È in questo ambiente di lavoro che
della Bevilacqua La Masa. Passa molto tempo alla
radicalizza la sua posizione politica e l’avversione al
Le conversazioni sull’arte con Turcato evidenziano
incontra due amici che gli fanno conoscere le idee
Biblioteca Querini Stampalia e all’Archivio storico
Fascismo si fa sempre più netta e decisa. Lo scop-
la passione per il dipingere che lo aveva animato da
socialiste, il poeta Romano Pascutto e Francesco
della Biennale, all’epoca ospitato in Palazzo Ducale,
pio della seconda guerra mondiale, lo costringe ad
sempre. Fin da piccolo aveva sentito con forza il de-
Maddalena. Così Pizzinato, con l’ingenuità e l’ardo-
a leggere e studiare le riviste d’arte straniere e italiani.
abbandonare Roma. Deve ritornare a Pordenone e
siderio di essere pittore e creò i primi disegni all’età
re dell’adolescenza, inizia a formarsi una coscienza
Altri incontri avvengono e nuove amicizie si creano:
lasciare l’insegnamento di Ornato e Pittura, ottenuto
di dieci anni. L’attività del padre Giovanni Battista,
politica, ma la passione per l’arte rimane viva. Co-
Viani, Afro, e poi i suoi fratelli Mirko e Dino. Gli anni
con l’aiuto di Argan, presso la Scuola d’Arte di Mari-
proprietario di un noto caffè nel centro di Maniago,
mincia a interessarsi alla storia dell’arte antica e mo-
dell’Accademia passano in fretta, anche se vissuti
no Laziale, cittadina vicino a Roma.
aveva protetto l’infanzia di Pizzinato, anche durante
derna. In questo periodo inizia a collezionare i fasci-
da “studente povero” come si è spesso definito e nel
la prima guerra mondiale, sebbene la famiglia fosse
coli a uscita settimanale delle Vite di Vasari, volumi
1934 deve ritornare a Pordenone dove si ripropone,
Il 1940 è il ritorno a Venezia, un ritorno definitivo in
stata obbligata a sfollare a Firenze quando, dopo
che conserverà per tutta la vita. Compra anche una
di nuovo, l’identica situazione familiare di tensione
quanto non abbandonerà più la città. Il suo primo
Caporetto, le truppe austriache avevano occupato
cassetta di colori e inizia a dipingere paesaggi dal
e di conflitto. Pizzinato è in bilico tra i suoi desideri
indirizzo è Calle di Mezzo 4969, vicino al Ponte dei
la città. Anche se bambino, Pizzinato aveva avver-
vero nella campagna intorno a Pordenone. Il diret-
di realizzazione artistica e le pressioni della madre
Bareteri, dove affitta una stanza presso la famiglia
tito le tensioni sociali del dopoguerra e le violenze
tore della banca, scoperta questa sua passione, lo
che cerca per lui un impiego fisso, sicuro. Pensa di
Satin. L’insegnamento di Mosaico e Interpretazione
legate all’avvento del Fascismo, ma il grande trauma
incoraggia e gli fa dare lezioni di disegno dal pittore
aver risolto il problema, riuscendo ad avere un posto
presso l’Accademia delle Belle Arti gli permette di
fu il suicidio del padre, che a causa di un dissesto
Pio Rossi, il primo artista che ha creduto nelle capa-
finanziario si tolse la vita, a 46 anni, il 1 ottobre del
cità di Pizzinato. Nel 1930, migliorate le condizioni
1922, gettandosi in acqua alla Dogana, il porto flu-
economiche della famiglia, Pizzinato decide di ab-
viale di Pordenone. Il trauma per tutta la famiglia fu
bandonare il lavoro in banca e s’iscrive all’Accade-
enorme, lasciava una giovane moglie con due figli
mia di Belle Arti di Venezia.
ancora in tenera età, ma lo shock fu ancora più forte per Armando che pochi giorni dopo, il 7 ottobre avrebbe compiuto 12 anni. Un capitolo della sua vita si chiudeva improvvisamente e con violenza; un anno dopo la famiglia lascia Maniago e si installa a Pordenone in una grande casa dove sua madre, Andremonda, affitta qualche stanza e si improvvisa cuoca per riuscire a mantenere la famiglia. Terminati gli studi regolari a quattordici anni, Andremonda impone a Pizzinato di trovare un lavoro. Lui vorrebbe seguire la sua vocazione d’artista. Sua madre vuole che come primogenito Armando sia di esempio per
Nello studio di Pizzinato a Venezia. Tra gli altri Vedova, Massimo Rendina, Santomaso ed Emanuelli, 1947
Pizzinato nel suo studio di Venezia, 1947
avere un stipendio regolare, di tranquillizzare sua
scritta da Virgilio Guidi e nel dicembre dello stesso
smo di stati d’animo” e per questo rapidamente ri-
lotta partigiana, abbandona i pennelli e smette di di-
madre e di pianificare la sua carriera. Infatti, a Vene-
anno ha una personale a Venezia alla Galleria del
pudiato - che insiste sulla deformazione delle linee,
pingere. Iscrittosi al Partito Comunista clandestino,
zia, al contrario di altre città italiane, la vita artistica
Cavallino di Carlo Cardazzo. Sempre a Venezia, in-
l’accentuazione del ritmo e la liberazione del colore
col nome di battaglia Stefano fa parte della Brigata
continua malgrado la guerra; per esempio l’ultima
contra nel 1941 Zaira Candiani di cui si innamorerà
dall’influenza dell’oggetto. In Lo Squero, un disegno
Biancotto. Diventa il responsabile della stampa e
Biennale prima della sospensione è del 1942 e le
ben presto e dalla quale avrà una figlia, Patrizia, nel-
a carboncino, il tratto libero e veloce accentua la di-
propaganda della provincia di Venezia; in un primo
collettive della Bevilacqua La Masa si svolsero rego-
l’agosto del 1943. Trova uno studio nelle adiacenze
namicità della composizione, mentre nella tempe-
tempo mette a disposizione il suo studio di pittore,
larmente fino al 1944. Essere protetta dalle distru-
di Campo Sant’Agnese e il nuovo indirizzo di casa,
ra I Gondolieri sono i colori che creano la fastosità
poi per ragioni di maggior sicurezza, allestisce una
zioni causate dal conflitto, garantiva un’effervescen-
poco distante, è un appartamento al terzo piano in
della composizione e il bianco esalta lo scintillio dei
stamperia clandestina, il Buco Stampa, all’ultimo
za culturale che solo l’approssimarsi della fine della
Calle dei Frati, 942. Dall’altana si vede la chiesa dei
ferri delle gondole. In Barche alle Zattere, invece, il
piano del palazzo in cui abita in una soffitta cieca e
guerra con le inevitabili restrizioni riuscirono ad arre-
Gesuati e lo squero di San Trovaso, soggetto che
limpido disegno ad inchiostro con pochi, essenziali
ben nascosta sotto l’altana. È arrestato dai fascisti
stare. Nel 1940, Pizzinato è premiato a Roma alla IX
subito dipinge e che lo ispirerà più volte negli anni
tratti ricrea la scena osservata dall’artista dalla fon-
della Brigata Nera di Mestre il 2 gennaio del 1945;
Mostra del Sindacato Interprovinciale Fascista Belle
a seguire.
damenta delle Zattere, un luogo questo che ritrove-
la sua casa è perquisita, ma la stamperia, fortunata-
remo spesso nella sua opera felicemente declinato
mente, non è scoperta. Trascorre in prigionia gli ulti-
in sempre nuove variazioni.
mi mesi di guerra, in attesa di processo, e il 25 aprile
Arti del Lazio, mentre nello stesso anno il dipinto Composizione di figure riceve un premio acquisto
A Venezia, si muove a suo agio nell’ambiente arti-
d’incoraggiamento del Ministero dell’Educazione
stico. Ha ritrovato il suo maestro Virgilio Guidi, è in
Nazionale al II Premio Bergamo ed entra così a far
contatto con Cesetti e riallacciato i rapporti con la
I tragici fatti legati all’otto settembre 1943 irrompono
degli interrogatori. Complice il caos generale, riesce
parte della collezione della Galleria d’Arte Moderna
giovane avanguardia: i fratelli Basaldella, Viani, De
nella quotidianità della vita di Pizzinato, interrom-
a uscire indisturbato e a riguadagnare la libertà.
di Roma. Nel 1941, l’artista organizza la sua prima
Luigi, Santomaso e Vedova. La sua pittura, che a
pendo i suoi progetti. La mostra al Milione di Milano
mostra personale alle Botteghe d’Arte in Piazza San
Roma era influenzata da una ricerca tonale, risente
prima e quella al Cavallino di Venezia poi lo avevano
Inizia così un periodo per Pizzinato segnato da gran-
Marco a Venezia; i venti dipinti esposti riscuotono un
ora dell’influsso della tradizione europea, soprattut-
imposto all’attenzione generale; era stato invitato
di speranze e forti ardori, un momento magico, pie-
grande successo di pubblico, di critica e di vendita.
to francese. Guarda alla scuola post-impressionista,
a partecipare alla Biennale del 1944, edizione che,
no di entusiasmi. Riprende a dipingere con slancio
Nel 1942 partecipa al IV Premio Bergamo, nel 1943
s’ispira alla lezione di Picasso e studia la ricerca sul
però, fu annullata. Tutto fa pensare che ben presto
e nasce una grande intesa con Emilio Vedova, arti-
espone alla Galleria del Milione di Milano insieme a
colore di Matisse. Nel 1943, si rafforza l’interesse
il suo valore artistico sarebbe stato riconosciuto a
sta e partigiano di nove anni più giovane, col qua-
Luciano Gaspari con una presentazione in catalogo
per l’espressionismo - da lui definito “impressioni-
livello nazionale. Tuttavia, nell’autunno del 1943, col
le sperimenta nuove soluzioni e cerca nuovi motivi
formarsi di gruppi uniti nella Resistenza, Pizzinato
d’ispirazione nelle fabbriche di Marghera, nei can-
sente che deve lottare in prima persona contro il Fa-
tieri della Giudecca, tra le case di Burano. Entrambi
scismo; non è un sentimento motivato dall’odio, è
sono alla ricerca di un nuovo linguaggio capace di
vissuto come una cosa giusta da farsi, e in questo
rendere la nuova realtà che si sta costruendo. Pizzi-
aveva il sostegno della moglie Zaira. Nella disciplina
nato è convinto che con la caduta del fascismo, con
e nella responsabilità della vita clandestina si rico-
le distruzioni causate dal conflitto, la vecchia società
nosce come uomo e inevitabilmente, aderendo alla
borghese sia destinata a scomparire. La lotta intra-
lo sorprende in Questura dove era stato portato per
Squero, 1943 carboncino su carta. cm. 21,2 x 26,5
Gondolieri, 1943 tempera su carta, cm. 20,6 x 29,5 Barche alle Zattere, 1943 inchiostro su carta, cm. 19,4 x 24,6
presa dalla Resistenza antifascista deve continuare
protagonista alla vita culturale della città. Frequenta
nell’impegno civile per una società più giusta, libe-
attivamente la sezione in Campo San Barnaba, di-
ra e democratica. Nel 1946 nella Galleria de l’Arco
segna vignette politiche per il quotidiano “La Voce
alle Prigioni - un’associazione culturale di giovani
del Popolo” e manifesti di propaganda elettorale.
di sinistra interessati al teatro, poesia, musica, arti
Ricopre incarichi delicati come la presidenza della
figurative - Pizzinato e Vedova inaugurano, con un
Commissione di epurazione per le Accademie e gli
enorme successo, la loro mostra in comune sulla
istituti d’Arte. Il Comune di Venezia lo nomina suo
Resistenza, costituita da pannelli che con grandi
rappresentante nella Commissione per l’assegna-
tempere ne illustrano la storia. Sempre in quest’an-
zione delle Mostre personali e collettive dell’Opera
no prende in affitto la casa alla Salute, in Calle dello
Bevilacqua La Masa. Costituisce a Venezia un’As-
Squero, 33, che diventerà la sua abitazione definiti-
sociazione autonoma sindacale degli artisti, pittori
va. In uno slancio, utopistico ma comprensibile se si
e scultori. Si batte per la presenza di rappresentanti
pensa all’entusiasmo scatenato da quella stagione
degli artisti nelle maggiori Istituzioni quali la Biennale
politica irripetibile, segnata dal referendum Repub-
di Venezia, la Triveneta di Padova, la Triennale di Mi-
blica e Monarchia del 2 giugno e dalle prime elezio-
lano e la Quadriennale di Roma.
ni democratiche, Pizzinato ha scelto di stare dalla parte dei lavoratori e del partito che li rappresenta.
Contemporaneamente, cerca in pittura un linguag-
La sua è una forte militanza politica che lo porta a
gio capace di rappresentare la nuova realtà che si
ricoprire anche incarichi ufficiali e a partecipare da
sta formando, un linguaggio che possa dare forma
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Squero di San Trovaso, 1947 olio su tela, cm. 45 x 55,5
e vita ai nuovi contenuti. La sua adesione al Fronte
La partecipazione alla Biennale del 1948 segna il
Nuovo delle Arti, movimento che ebbe inizio nel-
momento più alto della vicenda in comune del Fron-
l’ottobre del 1946, trovò il suo culmine alla Bienna-
te, considerato la grande novità del panorama ita-
le del 1948 per concludersi il 3 marzo del 1950, si
liano. Alla soddisfazione generale per l’ottenuto ri-
basava su una comunanza etica e morale, più che
conoscimento, anche in campo internazionale, per
su un’estetica, da tutti condivisa. Si deve all’abile
Pizzinato si aggiunse una gratificazione personale
mediazione di Marchiori, critico del gruppo, la ca-
rappresentata dall’acquisto della tela Primo maggio
pacità di riunire personalità artistiche così diverse
da parte della collezionista americana Peggy Gug-
che, comunque, avevano in comune la posizione
genheim, la cui collezione esposta nel Padiglione
antifascista e l’orientamento politico. La posizione
greco fu l’altra grande attrattiva di quell’edizione.
ufficiale del Fronte non era per un’arte astratta o
Tuttavia, un dubbio rimane in Pizzinato: Peggy Gug-
anti-astratta, ma impegnava gli artisti a unire le pro-
genheim ha comprato il quadro perché le piace, lo
prie ricerche per un’arte nuova, per un nuovo modo
trova originale e interessante nelle forme, ma sem-
di vedere la realtà. Il manifesto del gruppo termina
bra del tutto indifferente ai suoi contenuti politici e
con queste parole: “Pittura e scultura, divenute così
sociali. Primo maggio è idealmente dedicato alle lot-
strumento di dichiarazione e di libera esplorazione
te dell’uomo per la sua emancipazione e per il suo
nel mondo, aumenteranno sempre più la frequenza
avvenire. Ma se il contenuto fosse stato più eviden-
con la realtà. L’arte non è il volto convenzionale della
te, più esplicito, come si sarebbe comportata? La ri-
storia, ma la storia stessa, che degli uomini non può
sposta la ebbe due anni dopo, sempre alla Biennale,
fare a meno”. Gli artisti del Fronte, superati i vecchi
quando osservando Un fantasma percorre l’Europa
formalismi, rivendicavano la libertà di espressione
Peggy Guggenheim gli disse con garbo che faceva
e la necessità di un’arte ispirata ai temi della vita,
troppe figure. Un modo educato per dirgli che non
alla realtà dell’uomo moderno. Per Pizzinato, e per
era interessata al suo lavoro realista. Per Pizzinato,
molti artisti del Fronte, il primo passo da compiere
invece, l’arte non deve rivolgersi a un’élite raffinata,
era ripartire da zero, fare tabula rasa del passato
a un pubblico di privilegiati, ma indirizzarsi a tutti gli
per costruire un’arte nuova per una nuova società.
uomini e servire a creare una società di uomini liberi.
Pizzinato ritiene di aver già studiato la lezione dei
Già nel suo testo Gli artisti chiedono pareti da di-
movimenti europei. Impressionismo, espressioni-
pingere pubblicato in “L’Unità” afferma che la nuova
smo, cubismo sono stati utili per denunciare la crisi
realtà storica in corso vede l’avanzata delle classi
dell’uomo moderno, ma sono strumenti di indagine
lavoratrici. Come i Papa e i Re hanno saputo inco-
inadatti per raffigurare la dinamicità di una società in
raggiare e promuovere artisti che hanno interpretato
piena evoluzione. Per questi motivi Pizzinato è parti-
la loro storia, nello stesso modo il Partito Comunista
colarmente affascinato dalla lezione dei costruttivisti
deve creare occasioni di lavoro per gli artisti, dan-
russi, e si sente più vicino alla poesia di Majakowsky
do loro muri da dipingere e statue da scolpire per
che non al futurismo di Boccioni. Per esempio, i suoi
raccontare la nuova storia che vede protagonista
dipinti esposti alla Biennale del 1948, I difensori del-
la classe dei lavoratori. Alla luce di quanto detto,
le fabbriche, Cantieri, Canale della Giudecca, Primo
la posizione artistica di Pizzinato appare più chiara
maggio, partono sempre dalla realtà, riproponendo-
quando nell’autunno di quell’anno un breve articolo
ne una sintesi dinamico-costruttivista. La forma non
di commento alla mostra d’arte organizzata a Bolo-
cede il passo ad una gestualità istintiva, ma è elabo-
gna dall’Alleanza della Cultura apparso anonimo su
rata con rigore, strutturalmente meditata e l’uso del
“Rinascita” provocò la feroce polemica tra Astrat-
colore ne accentua la carica espressiva, assumen-
tisti e Realisti. Una polemica molto violenta anche
do un forte valore simbolico.
perché Togliatti, fu considerato l’autore di questo testo che conteneva in nome del “buon senso comune” una pesante quanto rozza e semplicistica
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Barche [1952] matita su carta, cm. 12,6 x 15,3
critica all’arte non figurativa. Sull’onda delle discus-
nella società civile a difesa della nuova realtà sociale
pa, connota in sé l’idea della lotta che ogni uomo è
a presentarne solo cinque, tre dipinti sono dedicati
sioni sulla posizione da tenere in vista della ormai
rappresentata dal proletariato, operai e contadini.
disposto a combattere per affermare i propri diritti.
al tema del lavoro. In Falciatori affronta un tema che
prossima partecipazione alla Biennale del 1950, lo
Con orgoglio, espone queste idee alla Biennale del
L’artista per aumentare la dinamicità della scena, ri-
sente difficile per lui e del quale trova pochi modelli
scontro divampò anche tra gli artisti componen-
1950 con Un Fantasma percorre l’Europa, quadro
duce volutamente l’inquadratura ad un primo piano;
in pittura, mentre abbondano immagini nelle riviste
ti il Fronte Nuovo. Due punti di vista, radicalmente
che celebra i cento anni del Manifesto di Marx. Il
infatti, taglia una ruota del carro e il piccone in mano
sovietiche inneggianti ai successi dell’economia so-
opposti, si fronteggiavano: uno più politico vedeva
fantasma vola alto nel cielo salutato da contadini e
al secondo uomo sullo sfondo, mentre, a destra la
cialista e nei libri di fotografia. In Guardafili si ritrova
uniti Guttuso e Pizzinato nell’adesione al Realismo
operai in festa e, portatore di un simbolico di vitto-
presenza di un terzo protagonista è semplicemente
in chiave realista l’immagine dei due operai al lavo-
per affermare i contenuti della nuova realtà sociale
ria, la sua immagine riprende, ma rovesciata, quel-
suggerita dallo strumento di lavoro sospeso in aria.
ro arrampicati sul palo già elaborata in precedenza,
e uno di difesa delle esperienze astratte invocato da
la del contadino che giace per terra nel Bracciante
In questo modo, Pizzinato coinvolge lo spettatore
mentre con Scaricatori di sale cerca di introdurre
tutti gli altri componenti. Santomaso non accettava
ucciso del 1949. Ai due lati del Fantasma, come un
affidandogli il compito di completare mentalmente la
una nuova visione del paesaggio, scaturita da una
la messa al bando da parte del Partito dei movimen-
trittico inneggiante ai lavoratori, erano esposte due
scena da lui immaginata, riunendone tutti i dettagli e
personale ricerca fotografica. Questa è una Venezia
ti europei, riconoscendone, al contrario, gli apporti
tele: Terra, non guerra, a favore delle lotte agrarie
sviluppandone il racconto.
affrontata per la prima volta; gli operai, che lavorano
positivi nella formulazione di un nuovo linguaggio.
dei braccianti contro lo sfruttamento dei latifondisti
Pizzinato ama fotografare strade e case di Venezia
su una barca in riva alle Zattere, sono i personaggi
La posizione di Vedova, più libertaria, rifiutava l’idea
e I difensori delle fabbriche, rappresentazione del
e fissare negli scatti scene di vita quotidiana; la fo-
principali e naturalmente sono ritratti in primo piano;
stessa che il Partito indicasse agli artisti la via da se-
mondo industriale, il cui titolo rimanda alle lotte degli
tografia diventa in questo modo un suo personalis-
tuttavia, sullo sfondo, in maniera inedita e sorpren-
guire. L’inconciliabilità tra le due fazioni, determinò la
operai che salvarono le fabbriche di Marghera dalla
simo strumento di indagine. Spesso i protagonisti
dente, la città lagunare si trasforma in un magnifico
scissione, provocando il definitivo scioglimento del
distruzione tedesca.
sono gli operai al lavoro nei cantieri stradali, scal-
fondale con l’ampio arco del Bacino, l’isola di San
pellini muratori, o scaricatori di carbone e di sale al
Giorgio e la Giudecca.
L’estetica realista di Pizzinato segue un indirizzo pre-
lavoro sulle barche accostate alla riva. La dura fati-
Le altre due tele affrontano, invece, temi storici; uno,
ciso e rigoroso. Pizzinato, lontano da un pensiero
ca dell’operaio è riproposta anche in veloci schizzi
di stretta attualità, denuncia la fucilazione di Belo-
Come abbiamo visto, l’interesse di Pizzinato è sem-
idealista, cerca l’ispirazione nella realtà concreta e si
dove studia le diverse posizioni o immagina le com-
yannis, l’eroe comunista greco, e pone l’attenzione
pre stato rivolto alla realtà; all’indomani della Libera-
rivolge ad un pubblico che rappresenta una precisa
posizioni migliori per sviluppare un racconto credi-
sulla minaccia sempre attuale del pericolo fascista.
zione, intesa come vitalistico slancio di riappropria-
realtà sociale, i lavoratori. Quindi, il suo linguaggio
bile, ricco di contenuti. Nella Biennale del 1952, cui
Pizzinato tratta questo tema in modo nuovo; volendo
zione della propria libertà e, in questo senso, l’ade-
artistico deve essere comprensibile a questo nuovo
era stato invitato con nove opere, ma dove riuscirà
rappresentare quello che Beloyannis vide per l’ulti-
sione al Fronte nuovo rappresentava il superamento
pubblico, e saperne interpretare gli ideali e i valori.
di una esperienza individuale; ora invece, la fede
Progressivamente, la pittura di Pizzinato si spoglia
politica spinge Pizzinato a spogliarsi delle contrad-
di ogni connotazione astratta e alla ricerca di una
dizioni di una educazione borghese per diventare
obiettività rigorosa, si libera di contenuti poetici,
“un’intellettuale organico” nell’accezione formulata
facilmente trasformabili nell’espressione di un indi-
da Gramsci. L’adesione al Realismo italiano, quindi,
vidualismo decadente. Il cinema neorealista e la fo-
è vissuta da Pizzinato come la conclusione logica di
tografia danno un aiuto nella formulazione di questa
un cammino coerente verso un umanesimo sociali-
via originale al Realismo socialista. Ispirato dall’effi-
sta. Questo percorso trova ampia corrispondenza
cacia rappresentativa di un’inquadratura ben scelta,
nella linea ideologica del Partito che, nel periodo
dall’importanza del singolo fotogramma magnificato
della guerra fredda, si impone come dominante. Si
dalle scelte operate in fase di montaggio, Pizzinato
assiste quindi ad una progressiva svalutazione e al
costruisce con sapienza le proprie composizioni,
rifiuto delle conquiste dell’arte europea, per esaltare
spesso i protagonisti sembrano immobili, come se
al contrario “un’arte nazional-popolare”, presto iden-
la scena fosse stata colta in un istante. Spesse linee
tificata nella “tradizione italiana”, che quindi è indica-
contornano le figure per bloccarne la posizione ed
ta con sempre maggiore insistenza come la sola via
aumentare la solennità della rappresentazione. In
per il realismo socialista. L’Umanesimo marxista affi-
Terra, non guerra, l’artista ha scelto di rappresenta-
da all’intellettuale il compito di “andare verso il popo-
re al centro della tela il lavoratore nell’atto di picco-
lo”. La sua azione culturale, di impegno politico e di
nare la terra; gesto che esprime il desiderio di ogni
lotta ideale, è la continuazione della battaglia iniziata
uomo di poter vivere in pace col frutto del proprio
con la Resistenza che prosegue ora con l’impegno
lavoro; ma il piccone, più di una vanga o una zap-
Fronte sancito in una riunione al ristorante all’Angelo il 3 marzo 1950.
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Treno sul Ponte della Ferrovia, 1953 olio su tela, cm. 27 x 46 Ponte della ferrovia, Venezia
ma volta, mette lo spettatore al suo posto. In una
un gusto personale e originale. Tuttavia quello che
notte buia, un ufficiale comanda il plotone di esecu-
la fotografia ha catturato di questo fabbricato indu-
zione, formato da quattro soldati coi Thompson mi-
striale a fianco del ponte è trasformato dall’artista in
nacciosamente puntati in avanti, in un cortile di una
un prezioso gioco cromatico, intriso di luce, di linee
caserma, alla luce dei fari degli automezzi. In alto si
orizzontali, che rafforzano la massa nera del treno
intravede il Partenone, L’altro dipinto rappresenta la
contrapposta al bianco avorio dell’edificio.
Liberazione di Venezia, ed esalta il mito della Resistenza su cui si fonda la Costituzione della Repub-
Dopo il 1954 e fino al 1966 Pizzinato non è più invi-
blica italiana. Il 25 aprile 1945 fu per Pizzinato anche
tato alla Biennale. I primi due anni lo vedono impe-
il giorno della ritrovata libertà, dopo quattro mesi di
gnato nella realizzazione degli affreschi per la Sala
carcere fascista. La scena di questo quadro ha di
Consiliare del Palazzo della Provincia di Parma, la
nuovo il sapore di un fotogramma bloccato. Men-
committenza più importante ricevuta in questo pe-
tre i partigiani avanzano vittoriosi, i tedeschi sconfitti
riodo e sicuramente l’esito più alto della sua adesio-
alzano le mani in segno di resa, le armi gettate a
ne al Realismo. Purtroppo, nell’anno in cui si celebrò
terra. Sul ponte nello sfondo altri uomini sventolano
il compimento del suo lavoro e fu inaugurata con
un tricolore e una bandiera rossa. Non a caso, Pizzi-
grande successo la sala, la Commissione culturale
nato sceglie di ambientare questa scena nel campo
del Partito Comunista decretò la fine del movimento
intitolato a Daniele Manin, eroico difensore dell’indi-
realista, decidendo di considerare conclusa questa
pendenza di Venezia, con l’evidente scopo di unire
esperienza e di lasciare a ciascun artista la libertà
i nuovi valori resistenziali con quelli sempre attuali
di esprimersi seguendo la propria ricerca. Per Piz-
espressi dai moti risorgimentali per l’Unità italiana.
zinato, che aveva sempre creduto nel Partito, fu un
Gli stessi temi sono espressi anche nella parteci-
duro colpo che però non lo spezzò. Preferì isolarsi e
pazione alla Biennale del 1954: l’eroico sacrificio
lavorare in solitudine, continuando con ostinazione
degli uomini rappresentato in Difesa di Venezia, di-
ad essere fedele a se stesso e ai suoi principi, come
pinto che ricorda il feroce assedio degli austriaci del
si può vedere, per esempio, in Pescatori, quadro di-
1848, rivive nei volti dei protagonisti di Fucilazione
pinto nel 1959, dove con il lavoro in laguna, motivo
di patrioti, italiani di ogni condizione e classe - si ri-
questo legato a Venezia, si esalta un mestiere il cui
conosce il contadino, l’operaio in tuta, l’intellettuale
risultato è data da uno sforzo corale. L’importante
in camicia e l’anziana donna, laica mater dolorosa
retrospettiva organizzata alla Bevilacqua La Masa
- tutte vittime innocenti della ferocia fascista. Gli
nel 1962 è il giusto riconoscimento che la città di Ve-
altri dipinti ripropongono motivi di una Venezia mi-
nezia dedica a un artista ormai pienamente inserito
nore come Ponte della Ferrovia o scene reali tratte
nella vita culturale della città. Nella nota pubblicata
dall’osservazione diretta come Ragazzo in barca o
in catalogo Pizzinato cerca con molta onestà critica
Operaio sull’impalcatura. Come si può osservare nel
di fare il punto della sua vicenda artistica, spiegan-
cartone preparatorio di quest’ultimo dipinto, la posa
do il suo percorso dagli anni giovanili al periodo del
del protagonista ricalca quella dell’operaio fotogra-
Fronte fino al momento attuale del Realismo. La sua
fato a Venezia da Pizzinato, ma l’artista ha voluto
ricerca, spiega, si è sempre rivolta alla realtà ma con
aggiungere alla composizione questa visione dall’al-
un linguaggio che fosse chiaramente comprensibile
to di un’isola lagunare, forse Murano, che se da una
a tutti. Pur ammettendo iniziali errori da parte dei
parte risulta convincente nella resa realistica delle
realisti, pur constatando che la confusione è grande
case, così sospese tra il mare e il cielo, dall’altra
e che molte sono le strade per arrivare a una soluzio-
idealizza efficacemente il lavoro dell’operaio. Anche
ne, resta ancora convinto che il movimento realista
per il dipinto Treno sul Ponte della Ferrovia si ha la
fosse il giusto cammino da percorrere. Purtroppo,
prova di una documentazione fotografica da parte
durò troppo poco, solo cinque anni, per permette-
dell’artista che ricerca a Venezia nuovi spunti con
re ai suoi componenti di correggere le impostazioni
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Operaio al lavoro, Venezia
Operaio sull’impalcatura, 1954 olio su cartoncino incollato su compensato, cm. 98,5 x 69
sbagliate e di superare gli errori. Dal canto suo non
Clari nella vita di Pizzinato segna un cambiamento
vuole seguire le mode e conclude il suo scritto con
in positivo di grande importanza; Pizzinato si sente
la speranza di avere la forza di continuare a percor-
trascinato dalla vitalità e dalla prorompente perso-
rerla. Frase questa, simile a una preghiera, che fa
nalità di Clari e nel suo testo per la mostra al Correr
comprendere quanti dubbi abbiano agitato l’animo
non esita a renderle omaggio definendo il periodo
dell’artista. Tuttavia fu un evento imprevisto, più che
che stanno vivendo insieme tra i più fortunati e feli-
le riflessioni sul suo lavoro esposto in mostra, a co-
ci. Pizzinato divide con Clari l’emozione del grande
stringerlo a riconsiderare radicalmente il suo modo
riconoscimento internazionale delle mostre a Mosca
di dipingere. Nel dicembre di quell’anno, l’improvvi-
e a San Pietroburgo (all’epoca Leningrado) nel 1967
sa morte di Zaira lo getta in una profonda dispera-
e a Berlino e a Dresda nel 1968. Clari diventa la sua
zione che gli impedisce di dipingere. È un momento
musa ispiratrice ritratta numerose volte in dipinti e
di grande crisi. Abbattuto da un dolore immenso,
disegni fino alle grandi composizioni con figure del
aggrappato a una concezione troppo radicale della
1972 e 1974 che rendono omaggio a Matisse. Assie-
realtà, è incapace di toccare i pennelli, di raccontare
me a lei ha scoperto nel viaggio in Russia i fortunati
sulla tela la scomparsa di Zaira. Provvidenziale fu
motivi dei gabbiani e delle betulle, declinati in sem-
l’intervento di Mazzariol, critico d’arte e suo grande
pre nuove e differenti variazioni. Tra le serie più felici
amico, che recatosi nella sua abitazione per invitarlo
sono i quadri dedicati a Venezia, in genere vedute di
a partecipare alla Mostra di Pittura di La Spezia, di
angoli minori della città, sovente legate ai suoi per-
fronte alla paralisi creativa di Pizzinato, gli suggerì
corsi quotidiani. Una Venezia personale, elaborata
di iniziare dipingere gli alberi del giardino di casa,
razionalmente, e alla quale è sempre più intimamen-
un piccolo spazio dove, all’ombra di una enorme
te legato. Pizzinato la ricerca sia con sue fotografie,
magnolia, si era formata una vegetazione del tut-
sia anche collezionando cartoline turistiche. Definita
to spontanea e casuale, con un fico e delle palme,
la scena, le architetture sono sintetizzate in forme
circondata da un glicine color lilla e bianco. Fu un consiglio prezioso dal quale nacque la bellissima serie, profondamente ispirata, “Dal giardino di Zaira” che fu accolta con favore a La Spezia, esposta alla personale della Galleria Gianferrari, alla Fondazione Querini nel 1964 e, con una sala personale presentata da Mazzariol, alla XXXIII Biennale nel 1966. Con queste opere, Pizzinato non abbandona la realtà, ma ne amplifica gli orizzonti, con una lettura più libera e lirica del paesaggio. Il Giardino di Zaira diventa un luogo magico, espressione anche della città che lo circonda e che lo inonda della sua luce e ne amplifica le ombre. Pizzinato ritrova la felicità del dipingere e questa forma di neo-naturalismo gli fa riscoprire la bellezza di un soggetto in continua trasformazione, sottoposto come è al cambio delle stagioni, alle mutevoli condizioni climatiche, al trascorrere delle ore.
A questa nuova serenità spirituale contribuisce anche la presenza di Clari, che, conosciuta nel febbraio del 1966 diventerà la sua seconda moglie. L’arrivo di
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Pescatori, 1961 olio su compensato, cm. 132 x 90
Pescatori [1956-57] matita su carta, cm. 15,7 x 9,7 Pescatore [1956-57] matita su carta, cm. 13,1 x 20,9
solide geometriche, le linee di forza ne colgono la di-
mente con la sua storia vissuta. Né poteva esser al-
namicità e ne sottolineano lo spazio con vibranti ed
trimenti quando a introduzione del catalogo e della
energici segni. Sebbene le struttura architettoniche
mostra Pizzinato pone una poesia di Zanzotto che
siano sempre articolate in maniera precisa, il colore
ama molto, La contrada, poema che lo ispira fino a
riesce a riproporne la sottile atmosfera della città e
diventare una sorta di manifesto personale. Pizzina-
la sua caratteristica luminosità. Tra i suoi soggetti
to ha sempre cercato di comprendere e di difende-
preferiti si riconosce la riva delle Zattere con i suoi
re la “Zauberkraft “ raccontata da Zanzotto, questa
pontili e barconi ormeggiati. Spesso sullo sfondo
“forza magica” di un luogo che ne racchiude la verità
si staglia il Redentore, immagine questa riproposta
e la bellezza. E il seme racchiuso in questa poesia,
numerose volte fino ad arrivare progressivamente al
lentamente, nel corso degli anni cresce e si sviluppa
limite dell’astrazione, diventando la composizione
nella mente dell’artista, diventando nel 1992 il libro
un pretesto per uno studio sulla luce e sul colore.
Poffabro luogo magico, bellissima testimonianza au-
Si ritrovano anche il campo di San Vio che si af-
tobiografica di amore verso la propria terra natale,
faccia sul Canal Grande vicino al Cantinone Storico,
finalmente considerata a pieno titolo la terra-madre.
locale a cui era affezionato fin dai tempi della guer-
Riconoscendo la forza magica di un luogo nel quale
ra; lo squero e la Chiesa di San Trovaso, immagine
si è cresciuti, si ammette l’importanza delle radici
questa tra le più amate; il ponte dopo la Toletta; il
che hanno plasmato la nostra storia e nutrito il no-
Campo San Barnaba e la riva su cui si affacciava la
stro carattere. La forza magica è soprattutto amore
sua sezione di partito; il mercato di Rialto, la Scuola
verso la nostra terra, che, quindi, non può essere
Grande di San Marco con il rio della Misericordia e
altro che amore verso la propria vita. Già nel 1981
molti altri ancora .
la Zauberkraft evocata da Zanzotto spinge Pizzinato a scrivere un testo sul Gazzettino, una pressante
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La mostra al Correr del 1981, a 71 anni, segna il
richiesta di aiuto diretta alla Soprintendenza in dife-
definitivo successo di Pizzinato, e finalmente
sa del chiostro adiacente alla chiesa della Madon-
Pizzinato rivendica la conquista di quella sere-
na dell’Orto e a protezione del campo del Ghetto,
nità d’animo a lungo cercata e si riconcilia piena-
due luoghi di Venezia da lui molto amati, ma il primo
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Marzo, 1965 olio su tela, cm. 68 x 49
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Piante, 1963 matita e pastello su carta, cm. 35 x 25
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Pizzinato e Clari al Lido di Venezia, 1966
Clari, 1970 olio su tela, cm. 38,5 x 26,5
minacciato da un vergognoso degrado provocato
purissimo equilibrio di luce e colori. La pennellata si
dall’incuria dell’uomo, il secondo invece indifeso da
fa più rada, il colore tesse gli accordi, anima i con-
restauri irrispettosi del luogo. L’artista chiede che
trasti, fa vibrare le forme e la tecnica delle velatura
venga rispettato il senso e il significato di questo
costruisce lo spazio. Sono composizioni astratte di
luogo, che ha accolto per secoli gli Ebrei e ne ha
assoluta libertà, dove la realtà esteriore convive con
visto le sofferenze, senza che restauri improvvisa-
il suo mondo interiore.
ti ne tradiscano o peggio distruggano l’intima sua
volta il suo messaggio d’artista a difesa dell’uomo,
natura. Non a caso, il campo del Ghetto, come un
della sua dignità e della sua libertà.
per affermare ancora una
cerchio che si conclude, ci riporta all’inizio di questo testo, al disegno del 1932 e alle passeggiate e
Casimiro Di Crescenzo
alle conversazioni di Pizzinato con Turcato. L’ultimo periodo di Pizzinato si conclude sotto il segno della Zauberkraft. Riconciliato al suo Friuli, al suo paese natale, Pizzinato riconosce anche la forza magica di Venezia e il nutrimento spirituale ricevuto. Pizzinato affronta con energia il suo ultimo ciclo di pitture, definito da Mazzariol, “Preludio per un quarto tempo”. Elabora grandi geometrie che rispondono a un rigoroso ordine interno dove ogni elemento riposa su un
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Gabbiani [s.d.] olio su tela, cm. 100 x 70
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Venezia, 1970 olio su tela, cm. 41 x 51
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Canale della Giudecca, 1980 gessetti su carta grigia, cm. 24 x 29,6 Volo di gabbiani, 1980 matita su carta, cm. 48,3 x 34,3
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Venezia (Punta della Dogana e Salute) [c. 1971] olio su tela, cm. 80 x 140 Punta della dogana, Venezia
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Studio per Due ponti, 1972 matita su carta, cm. 23,3 x 34,6
San Barnaba, s.d. [anni 70] olio su tela, cm. 50 x 70
Rio della Toletta, Venezia
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Senza titolo, [s.d.] tecnica mista su carta, cm. 42 x 52
Venezia, [s.d.] olio su tela, cm. 50 x 70
Barconi alle Zattere, sullo sfondo la Chiesa del Redentore, Venezia
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Studi, 1970 penna e inchiostro su carta, cm. 28,1 x 24,1
Venezia, [s.d.] olio su tela, cm. 50 x 70
Gabbiani, s.d. pennarelli su carta, cm. 32,2 x 23,9
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Rio e squero di San Trovaso, Venezia
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Ponte a San Trovaso, s.d. olio su tela, cm. 40,5 x 70
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Canale veneziano, [1972 ca.] olio su tela, cm. 52 x 62
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Venezia (Paesaggio lagunare), s.d. olio su tela, cm. 43 x 56,3
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Campo San Trovaso, Venezia
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Ponte a San Trovaso, s.d. olio su tela, cm. 30 x 40
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[Composizione], s.d. [1980 ca.] olio su tela, cm 70 x 50
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Forma spaziale, 1983 tempera su carta intelata, cm. 58 x 43,5
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Gabbiani, 1971 olio su tela, cm. 80 x 60
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Pizzinato alla Fondazione Levi in occasione del suo novantesimo compleanno, 2000 foto Elio Montanari
CENNI BIOGRAFICI
ta la Borsa Marangoni a Udine, è a Roma dove fre-
nel febbraio del 1966 con Clari, che diventerà la sua
quenta il gruppo della Cometa: Mafai, Cagli, Mirko,
seconda moglie, nuova modella per una ricca serie
Capogrossi e poi Guttuso. Lo scoppio del conflitto
di ritratti e figure, e feconda musa ispiratrice di for-
Armando Pizzinato nasce il 7 ottobre 2010 a Mania-
bellico lo riporta nel 1940 a Venezia che è diventata
tunati motivi, tra i quali la serie di dipinti “I Gabbiani”,
go (PN) dove suo padre, Giovanni Battista, che ave-
la sua città di adozione. Qui, per molti anni, è do-
“Le Betulle”, “Le Venezia”. Oltre alla partecipazio-
va sposato il 12 gennaio di quell’anno Andremonda
cente all’Accademia di Belle Arti e al Liceo Artistico
ne alle edizioni della Biennale di Venezia del 1948,
Astolfo, è proprietario del noto Caffè dell’Unità Ita-
di Venezia. Nel 1941 incontra Zaira Candiani che più
1950, 1952, 1954 e 1966, ricordiamo, tra la mostre
liana, posto all’angolo di Piazza Maggiore, attuale
tardi diventerà sua moglie e dalla quale, nell’agosto
più significative, quella alla Bevilacqua La Masa del
Piazza Italia. Fin da bambino sviluppa una passione
del 1943, avrà un’unica figlia, Patrizia. Nell’autunno
1962, le grandi mostre a Mosca e a Leningrado nel
per il disegno. Una dolorosa sciagura lo sorprende,
del 1943 fino al 1945 interrompe l’attività di pittore
1967 e a Berlino e Dresda nel 1968, la retrospetti-
quando il 1 ottobre 1922, suo padre si suicida per
e partecipa attivamente alla Resistenza; arrestato
va a Pordenone del 1970, e quella al Museo Cor-
dissesti finanziari, gettandosi in acqua alla Dogana,
dai fascisti il 2 gennaio 1945, è imprigionato a Santa
rer del 1981 che rappresentò la sua consacrazione
il porto fluviale di Pordenone.
Maria Maggiore fino al 25 aprile, giorno della Libera-
definitiva. Pizzinato non si ferma qui, ma la ricerca
Nell’ottobre del 1923 con la famiglia si trasferisce a
zione. Riprende a dipingere e nel 1946 è fra i promo-
di nuovi orizzonti, il raggiungimento di una piena li-
Pordenone. Dopo saltuari lavori, migliorate le condi-
tori del Fronte Nuovo delle Arti, il primo movimento
bertà interiore, lo spingono verso traguardi maggio-
zioni di vita, può iscriversi nel 1930 all’Accademia di
artistico italiano dopo la caduta del Fascismo, uffi-
ri. Inizia così quello che sarà l’ultimo ciclo della sua
Venezia, sotto l’insegnamento di Virgilio Guidi. Prime
cialmente riconosciuto nella Biennale del 1948. La
pittura, con critica intelligenza definito da Mazzariol
amicizie artistiche con Turcato e Afro. Nel 1936, vin-
polemica tra astrattisti e realisti segna la fine del
il “Preludio per un quarto tempo”. Grandi dipinti por-
Fronte nel marzo del 1950; Pizzinato aderisce, in-
tatori di una nuova astrazione costruita su rigorose
sieme a Guttuso, al movimento del Realismo italiano
geometrie. Pubblica il libro Poffabro luogo magico,
nelle cui sale esporrà alla XXV Biennale dello stes-
dedicato alla sua terra natale, dove mescola ricor-
so anno. Nel 1953 si aggiudica il concorso, bandi-
di autobiografici alla denuncia costruttiva contro la
to dall’Amministrazione Provinciale di Parma, per la
speculazione edilizia, la distruzione del paesaggio
decorazione della Sala Consigliare. Questo ciclo di
e restauri architettonici dissennati. Un alto monito
affreschi, che lo impegna fino al 1956, è l’esperienza
a difesa del rispetto dei luoghi e della loro memo-
fondamentale di questi anni. Su invito di Pizzinato,
ria. Ormai anziano, ha il tempo di occuparsi della
Carlo Scarpa si occupa dell’arredamento e della si-
grande retrospettiva che si tiene alla Villa Manin di
stemazione delle pareti. Fedele alla rappresentazio-
Passariano nel 1996. Per lui, l’ultima occasione di
ne della nuova realtà sociale, proletaria e contadina,
vedere riuniti insieme i suoi dipinti sparsi in Italia e
rappresentata politicamente dal Partito Comunista,
nel mondo in importanti istituzioni pubbliche e nu-
rimane legato al movimento realista fino al 1962,
merose collezioni private. L’artista muore all’età di 93
molti anni dopo la brutale sconfessione operata dal-
anni il 17 aprile del 2004. Le sue ceneri riposano nel
la Commissione culturale del Partito nel 1956; da
Cimitero di San Michele a Venezia.
questa data Pizzinato visse in una forzata solitudine accettata con rassegnato stoicismo. Fu l’improvvisa morte della moglie Zaira nel dicembre del 1962 a provocare una profonda crisi artistica e l’esaurirsi dell’esperienza realistica. Il fecondo dialogo con Mazzariol lo porta già nel marzo del 1963 al periodo neonaturalistico, iniziato dalla felice serie “dal giardino di Zaira”, e con la quale giunge ad una piena libertà espressiva utilizzando forme sia dinamiche, sia astratte o figurative ma sempre fedele ad una visione costruttiva della realtà. A questa rinnovata felicità nell’arte non è estranea, nella vita, l’incontro
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