MARIO DELUIGI
BUGNO ART GALLERY Modern - Contemporary - Photography
MARIO DELUIGI Testo a cura di Giovanni Bianchi
Bugno Art Gallery
S. MARCO 1996/D, 30124 VENEZIA tel. 041 5231305 fax 041 5230360 infobugnoartgallery.it www.bugnoartgallery.it
© Bugno Art Gallery 2012 testo di Giovanni Bianchi Grafica: Andrés David Carrara Fotografie: Matteo De Fina
Amori in gondola
tempera su faesite, 32 x 37 cm, 1948
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Amori in gondola (Particolare)
tempera su faesite, 32 x 37 cm, 1948
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Donne sotto l’ombrello
tempera su faesite, 32,5 x 42 cm, 1949-40
Motivi sui vuoti - Grattage con rilievi
tecnica mista su tavola, 182 x 89 cm, 1948
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Motivi sui vuoti - Grattage con rilievi (Particolare)
tecnica mista su tavola, 182 x 89 cm, 1948
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Grattage marron
tecnica mista su tela, 95 x 64 cm, 1970
Grattage celeste - O. V.
tecnica mista su tela, 150 x 100 cm, 1966
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Grattage celeste - O. V. (Particolare)
tecnica mista su tela, 150 x 100 cm, 1966
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Grattage (rosso - rosa)
tecnica mista su tela, 33 x 33 cm
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Grattage (grigio - viola)
tecnica mista su tela, 32 x 33 cm
Grattage marron
tecnica mista su tela, 70 x 40 cm, 1969
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Grattage marron (Particolare)
tecnica mista su tela, 70 x 40 cm, 1969
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Grattage (grigio - viola)
tecnica mista su tela, 32 x 33 cm
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Grattage (rosso - rosa)
tecnica mista su tela, 33 x 33 cm
Grattage azzurro intenso
tecnica mista su tela, 40 x 51 cm
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Grattage azzurro intenso (Particolare) tecnica mista su tela, 40 x 51 cm
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Grattage blu striato viola rosa tecnica mista su tela, 117 x 74 cm
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Grattage blu striato viola rosa (Particolare)
tecnica mista su tela, 117 x 74 cm
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DELUIGI MARIO Treviso 1901 - Venezia 1978
Mario De Luigi (che come artista si firmerà Deluigi) nasce a Treviso il 21 giugno 1901 da Eugenio De Luigi e da Alceste Pasti, ultimo con la gemella Maria di undici figli. Diplomatosi nel 1925 al Liceo Artistico privato Rinaldo Contardo di Venezia si iscrive nel 1926 all’Accademia di Belle Arti, dove segue il corso di pittura tenuto da Ettore Tito, cui l’anno dopo subentrerà Virgilio Guidi, figura importante nella formazione del giovane artista. Risale a questi anni l’inizio del rapporto di fraterna amicizia con l’architetto Carlo Scarpa, suo compagno di studi. Nel 1926 compie il suo primo viaggio a Parigi, dove ritornerà nel 1937 in occasione dell’Esposizione Universale. Nel 1928 conosce Gino Severini con il quale instaura un rapporto di reciproca stima. Nello stesso anno inizia la sua attività espositiva presentando due dipinti alla XIX collettiva dell’Opera Bevilacqua La Masa e nel 1930 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia. Nei primi anni trenta con Scarpa inizia ad occuparsi di arredamento, un loro lavoro per la casa di Ferruccio Asta (1931) viene segnalato da Edoardo Persico in “La Casa Bella”. Nel 1933, presentato da Guidi, partecipa alla collettiva Cinque pittori veneti allestita presso la Galleria del Milione di Milano. Negli stessi anni si interessa al mosaico, attività che continuerà per tutta la vita (nel 1932 presenta alla XVIII Biennale di Venezia, nella sezione Arti Decorative, Il bagno un mosaico a tessere vetrose, progettato e realizzato nel 1929 insieme a Scarpa). Nel frattempo Deluigi, dopo un esordio di carattere accademico, al seguito degli insegnamenti di Tito, rimane affascinato dalla pittura luminosa di Guidi e dal tocco post-impressionista della scuola di Burano. Alla ricerca di un linguaggio espressivo ‘moderno’, si interessa già intorno al 1934, ed è fra i pochi artisti in Italia, alle problematiche poste dalla ricerca cubista aprendosi così a stimoli e suggestioni internazionali. Elabora quindi una pittura caratterizzata dalla semplificazione plastica delle forme, rese con uniformi e nette campiture colora-
te, di cui esempio significativo è l’affresco, La scuola (1936) eseguito per l’Università di Ca’ Foscari. Affascinato dalla ricerca della plasticità delle forme, l’artista sperimenta negli anni trenta la scultura e dal 1942 al 1944 sarà assistente di Arturo Martini all’Accademia di Belle Arti di Venezia. In questi anni l’artista entra in contatto con l’ambiente culturale veneziano, in particolare con i poeti, Ugo Fasolo, Carlo Betocchi, Diego Valeri, Giacomo Noventa, i musicisti, Bruno Maderna, Gian Francesco Malipiero e con il gallerista Carlo Cardazzo. Negli anni quaranta Deluigi continua la sua ricerca ed elabora una pittura ancora legata a suggestioni figurative, definita fisiologica, dalle forme plastiche inserite in un contesto spaziale. Esempi di questa ricerca sono i monotipi che l’artista presenta nella sua prima mostra personale alla Galleria del Cavallino nel 1944 (dove terrà ancora personali nel 1953, 1956, 1957, 1961, 1973). Nel 1946 insieme a Carlo Scarpa e Anton Giulio Ambrosini fonda la Scuola Libera di Arti Plastiche e nello stesso anno è chiamato ad insegnare scenografia presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, dove rimarrà fino al 1971. Il contatto con le problematiche legate alla progettazione architettonica, e soprattutto il confronto con Bruno Zevi, permettono a Deluigi di definire il personale concetto di spazio, inteso non come dimensione ma come condizione temporale del fare artistico. Nel 1946 ottiene un significativo riconoscimento al Premio Burano e nel 1947 vince il Premio Abano. Nello stesso anno tiene una personale alla Galleria del Naviglio a Milano (dove esporrà ancora nel 1951, 1955, 1958, 1964, 1972). Dalla metà degli anni quaranta l’artista si orienta verso l’astrazione operando una graduale eliminazione della plasticità fisiologica delle figurazioni, aprendo e dissolvendo le forme in suggestioni cromatiche e luminose, che caratterizzano lo spazio con le loro sfumature. Emblematiche di questo particolare momento sono le opere Amori (1948), che testimoniano la prima ricerca spaziale di Deluigi, che nel 1951 firma a Milano il Manifesto dell’arte spaziale,
il Manifesto del movimento spaziale per la televisione (1952) e quindi Lo spazialismo e la pittura italiana nel secolo XX (1953). Partecipa alle mostre del gruppo spaziale, capitanato da Lucio Fontana e promosso da Carlo Cardazzo. In questi anni continua la sua riflessione sullo spazio, legato al colore e alla luce, che diventerà il tema dominante della sua opera. La luce è concepita come un valore strutturale, non dipinta ma costruita all’interno del dipinto, mediante la creazione di segni incisi sulla superficie pittorica. È questa la tecnica del grattage che caratterizzerà tutta la sua futura produzione artistica, e che appare ben definita nelle opere esposte alla Biennale di Venezia nel 1954, chiamate Motivi sui vuoti. Nel 1955, in collaborazione con Anton Giulio Ambrosiani, progetta il mosaico per l’atrio della Stazione centrale Santa Lucia di Venezia. Nel corso degli anni sessanta e settanta Deluigi continua la sua ricerca e tiene significative mostre personali, tra cui si segnalano quella del 1966 alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia (presentazione di Giuseppe Mazzariol) e l’importante antologica allestita nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano nel 1975 (presentato da Guido Ballo e Bruno Zevi). A Venezia, dal 1962 al 1970 insegna Addestramento alla visione al Corso Superiore di Disegno Industriale e dal 1970 al 1978 Principi di Forma e Colore all’Università Internazionale dell’Arte. Partecipa a manifestazioni artistiche nazionali e internazionali, tra cui si ricordano le Biennali di Venezia del 1930, 1932, 1948, 1950, 1952, 1954, 1962 sala personale allestita da Carlo Scarpa (presentato da Carlo Cardazzo), 1968 sala personale allestita da Carlo Scarpa (presentato da Guido Ballo), e le Quadriennali di Roma del 1959, 1972. Nel 1980 alla Biennale di Venezia, nel 1991 alla Galleria d’Arte Moderna Ca’ Pesaro di Venezia, nel 1997 al Palazzo RegazzoniFlangini-Biglia di Sacile e nel 2004 a Roma, S. Michele, si sono tenute importanti mostre antologiche.
Giovanni Bianchi
Grattage rosa
tecnica mista su tela, 34 x 29 cm
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