Gavin Rain - Arte In (August 2013)

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Speciale Biennale • Special Biennal di • by Simona Clementoni

Speciale Biennale • Special Biennal GAVIN RAIN Nella pagina a fianco / On the other page Lena, 2013 Sotto / Down Lena (dettaglio / detail), 2013

GAVIN RAIN, TRA ARTE E SCIENZA, GAVIN RAIN, BETWEEN ART AND PROTAGONISTA NEL PADIGLIONE SCIENCE, PROTAGONIST IN THE DEL BANGLADESH BANGLADESH PAVILION

Allargate gli orizzonti Realizzati mediante uno stile che emula una matrice digitale, i ritratti dell’artista sudafricano si definiscono nitidamente solo quando lo spettatore si allontana

Broaden Your Horizons Created in a style that emulates a digital matrix, the portraits by the South African artist become clearer and clearer each step the viewer takes back 00 • avvenimenti • EVENTS

AVVENIMENTI • EVENTS • 00


Speciale Biennale • Special Biennal

Speciale Biennale • Special Biennal GAVIN RAIN Da sinistra / From the left Mi-full, xxxxxx

GAVIN RAIN Dall’alto / From the top Audry, xxxx Diana, xxxxxx

Girl with a peal earring,xxxx

Marilyn, xxxxxx Grace, xxxxxx

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Gavin Rain è un artista sudafricano che nasce a Cape Town il 23 marzo 1971. Dopo i consensi di pubblico e critica che hanno accolto la sua partecipazione alla 54ª Biennale di Venezia del 2011, nel Padiglione della Repubblica del Costa Rica, con un originale ritratto del Premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, quest’anno conferma la sua presenza, nel Padiglione della Repubblica del Bangladesh, con un’opera intitolata Lena che si inserisce all’interno del tema del “Supernatural”, secondo cui l’uomo è artefice del proprio futuro e l’analisi scientifica per comprendere la realtà

in cui vive deve essere svolta con l’ausilio delle scienze sociali, delle scienze esatte come la matematica, ma anche dell’indagine artistica. Di conseguenza, Gavin Rain rivendica per la sua arte un obiettivo ben preciso, condiviso dalla scienza: allargare gli orizzonti visivi e cognitivi delle persone, mostrando loro il fantastico e l’impossibile, ma al tempo stesso scuoterle, allarmarle, denunciando i rischi dell’uso smodato dei linguaggi digitali a discapito della pienezza delle informazioni veicolate dai precedenti linguaggi analogici. Nel 2002, stanco della pittura naturalistica e disilluso nei confronti

dell’arte tradizionale che percepisce “a corto di cose da dire”, l’artista si propone di trovare per il suo lavoro un messaggio profondo, incisivo e comprensibile a tutti. Il primo passo verso il coinvolgimento dell’osservatore lo compie lavorando sullo stile delle sue opere, anch’esso significante al pari del contenuto. Combinando le sue origini, i suoi studi, le attitudini e il talento personale, Gavin Rain elabora un’arte diversa e partecipativa, per cui chiunque si trovi di fronte a suo dipinto si rende conto della confluenza in esso di due opposti stili pittorici: l’astratto della moltitudine dei cerchi concentrici

variopinti che si addensano in spessi e imperfetti punti materici in rilievo, e il figurativo dell’immagine che si definisce dalla somma dei suddetti punti nel momento in cui si compiono alcuni passi indietro. È proprio in quell’indietreggiare il messaggio che l’artista intende divulgare: per acquisire consapevolezza di ciò che è celato ma proprio davanti agli occhi, ossia di ciò che è nascosto in bella vista (hidden in plain sight) bisogna arretrare. E questo vale non solo per la sua arte, ma per ogni contesto socio-politicoculturale. Spesso, infatti, non ci rendiamo conto di quante persone sono ‘legate’ a noi, avendo

contribuito in vario modo a plasmare le nostre vite: non solo leader eroici come gli attivisti Steven Biko e Aung San Suu Kyi, ma anche figure come Lena Söderberg, la modella svedese il cui ritratto fotografico – tratto dalla pagina centrale della rivista “Playboy” del novembre 1972 – è probabilmente il più utilizzato per tutti i tipi di algoritmi di elaborazione delle immagini. Scegliendo Lena o Lenna come soggetto per la 55ª Biennale di Venezia, Gavin Rain vuole anche sottolineare la meta-comunicazione dell’immagine e come il suo significato sia cambiato nel corso del tempo e attraverso i mezzi.

Da effigie pornografica, involontariamente censurata, a nuovo passo nella tecnologia computerizzata, a soggetto di un dipinto realizzato mediante uno stile che emula una matrice digitale, per cui il ritratto si definisce quando da esso ci si allontana. Un chiaro invito da parte dell’artista a “indietreggiare” prendendo le distanze anche nella vita, poiché, come sostiene la psicologia gestaltica, il tutto è maggiore della somma delle parti e dunque occorre osservare l’immagine grande, l’insieme, senza preoccuparsi di singoli accadimenti o punti di vista isolati.

Gavin Rain rivendica

Gavin Rain is a South African artist who was born in Cape Town on 23 March 1971. After enjoying accolades from the public and critics, who welcomed his participation in the 54th Venice Biennale in 2011, in the Republic of Costa Rica Pavilion with an original portrait of Nobel Peace Prize winner Aung San Suu Kyi, this year he confirms his presence in the Republic of Bangladesh Pavilion with a work entitled Lena , a perfect fit for the “Supernatural” theme, according to which man is the artifice of his own future, and the scientific analysis applied to understand the world he

lives in must be supported by social sciences, precise sciences like mathematics, and even artistic research. Consequentially, Gavin Rain lays claim to a very precise objective for his art, one that is also shared by science: broaden people’s visual and cognitive horizons by showing them the fantastic and impossible, but at the same time shake them up and alarm them by declaring the risks of the unrestrained use of digital languages to the detriment of the comprehensiveness of the information conveyed by previous analogic languages. In 2002, weary of

naturalistic painting and disenchanted with traditional art, which he perceives as “having nothing more to say”, the artist sets out to find a profound message for his work, one that would be striking and comprehensible to everyone. He takes his first step towards engaging the viewer by working on the style of his creations, which is as important as the content. By combining his origins, his studies, aptitudes and personal talent, Gavin Rain invents an art that is both unique and participative so that all who look at one of his paintings can perceive the convergence

of two opposing pictorial styles: the abstractness of the multitude of colourful concentric circles that thicken into dense and imperfect dots in relief, and the figurative aspect of the image that is defined by the sum of these same dots as the viewer takes a few steps back. It is precisely in this backing-off that the artist’s intended message lies: in order to acquire awareness of something that is concealed yet right in front of your eyes, or hidden in plain sight, you must distance yourself by moving backwards. And this is not only true for his art, but also for any socialpolitical-culture context. We indeed often fail to

realize how many people are “tied” to us, having contributed to moulding our lives in so many ways: not only heroic leaders like activists including Steven Biko and Aung San Suu Kyi but also figures like Lena Söderberg, the Swedish model whose photographic portrait – taken from the “Playboy” centrefold of November 1972 – is probably the most commonly used for all types of image processing algorithms. By choosing Lena or Lenna as a subject for the 55th Venice Biennale, Gavin Rain also intends to highlight the metacommunication of the image and how its meaning changes over

time and via media. From pornographic effigies, involuntarily censored, to new techniques in computerised technologies, to the subject of a painting created by means of a style that emulates a digital matrix, by which the portrait is defined when the view moves away from it. His is a clear invitation to “back off”, to create some distance in life as well, because as gestalt psychology sustains, the whole is greater than the sum of the parts so we must view the big picture, the whole, without worrying about isolated events or individual points of view.

Gavin Rain lays claim

per la sua arte un obiettivo ben preciso, condiviso dalla scienza: allargare gli orizzonti visivi e cognitivi delle persone, mostrando loro il fantastico e l’impossibile

to a very precise objective for his art, one that is also shared by science: broaden people’s visual and cognitive horizons by showing them the fantastic and impossible AVVENIMENTI • EVENTS • 00


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