ANNO V nr.04 - Aprile 2016
CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue
“Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • Se non ti rinnovano il porto d’armi
Itinerari di caccia: • La Lapponia
Canna rigata:
• Benelli Argo e Black: grinta e funzionalità
Tordi..
Il primo amore
ANNO V nr.04 - Aprile 2016
CACCIA PASSIONE
in copertina
Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue
“Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • Se non ti rinnovano il porto d’armi
Itinerari di caccia: • La Lapponia
Canna rigata:
• Benelli Argo e Black: grinta e funzionalità
Tordi..
Il primo amore
Tordi.
Il primo amore
Caccia ai tordi. L’ultimo ventennio ha visto profondi mutamenti nella presenza e nelle abitudini del piccolo migratore. Le prime emozioni di questa caccia, sebbene lontane nel tempo, mantengono accesa la fiamma della passione.
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SOMMARIO Anno V Nr. 04
www.cacciapassione.com
14 Migratoria:
Tordi. Il primo amore
Pg 8 “Il dito nell’occhio”.. Se non ti rinnovano il porto d’armi
Bruno Modugno
Pg 12 News ed eventi venatori
22 Ungulati:
In una giornata che fiocca
a cura della redazione
Pg 14 M igratoria: Tordi. Il primo amore
Vincenzo Frascino
Pg 22 U ngulati: In una giornata che fiocca
28 Itinerari di caccia:
La Lapponia
Caccia Passione 2
Pina Apicella
Pg 28 Itinerari di caccia: La Lapponia
Montefeltro Tour Operator
Sommario Pg 56 Ottiche: La flessibilità dei nuovi Z8i
Riccardo Camusso
Pg 62 La penna del pittore: Alessia Griglio Wildlife in bianco e nero
8 “ Il Dito nell’occhio”.. Se non ti rinnovano il porto d’armi
Pg 34 Falconeria: The Scotland’s hawk
Federico Cusimano Serena Galvani
Pg 38 Cani da caccia: Kurzhaar e Drahthaar a confronto su Regine.
Pierfilippo Meloni
Pg 42 Fucili canna liscia: Benelli 828 U: supremazia nell’innovazione
Saverio Patrizi
Pg 66 Attualità: Il gallo cedrone
Goffredo Grassani
Pg 70 Cucina: Coniglio selvatico ai profumi mediterranei
Adelmo Giacomini
Pg 74 Veterinaria: Vipera vs Cane, precauzioni e terapie Kalaris
46 Fucili canna rigata: Benelli Argo e Black: grinta e funzionalità
Emanuele Tabasso
Pg 46 Fucili canna rigata: Benelli Argo e Black: grinta e funzionalità
Emanuele Tabasso
Pg 52 Munizioni: Baschieri & Pellagri: cartuccia Sporting & Compak Long Range in 12/70
54 Ottiche:
La flessibilità dei nuovi Z8i Caccia Passione 3
Editoriale CHE CONFUSIONE… Il Stiamo attraversando un momento di grande confusione sia a livello interno che Europeo. Una brusca accelerata si è registrata a Bruxelles relativa alla così detta Direttiva Armi, i fatti tragici di Parigi prima, e poi della stessa capitale Belga, seppur assolutamente slegati con un corretto e legale trasporto e uso delle armi, hanno posto la questione tra le più urgenti. In questi casi il rischio, sull’onda dell’emozione e della conseguente pressione dell’opinione pubblica, è quello di creare ulteriori restrizioni ai legittimi utilizzatori di armi senza alcuna ragione obiettiva ma soltanto per dare una sorta di contentino ai media e alla gente. Come se i terroristi kamikaze andassero a comperare ciò che gli serve in armeria. In Italia è stata proposta una iniziativa di legge popolare che tende ad inasprire le pene per chi si introduce illegittimamente dell’altrui proprietà e contemporaneamente abolisce l’eccesso colposo di legittima difesa. Le firme possono essere raccolte fino al 31 maggio ma al momento in ogni comune ti dicono una cosa diversa ed è davvero difficile riuscire a firmare. Anche qui regna sovrana l’incertezza e la confusione. Con l’abolizione delle provincie e il progressivo trasferimento delle competenze, ad esempio, nella regione Lazio la materia caccia è passata direttamente alla Regione. Il risultato è che al momento si vive un caos enorme, tanto per dirne una non sono ancora stati forniti i piani di contenimento dei cinghiali, quindi al momento il prelievo al fine di limitare i danni agricoli è bloccato. La Regione non ha ancora attrezzato nulla per assorbire le competenze sulla caccia e sulla pesca, di contro le varie ex provincie se ne lavano le mani dicendo che sono possono farci nulla. Nel frattempo scadono i termini per presentare le domande di ammissione nei distretti e non si sa che fine faranno i corsi di formazione già programmati e così via. C’è però qualcuno che le idee le ha proprio chiare, e che questa confusione gli fa proprio comodo. Sono gli anticaccia che come sempre hanno intenti comuni e risorse economiche da spendere. Non vi sarà sfuggito il neo movimento vegano che molti già definiscono nazi-vegano. Altri talebani, integralisti che vogliono a tutti i costi imporre il proprio modo di vedere il monto. Conoscono bene i meccanismi della comunicazione e fanno passare con forza i loro messaggi, ora professando amore eterno per il povero agnello o cucciolo di volpe, ora con azioni intimidatorie e violente nei confronti di chiunque la pensi diversamente da loro. Vedi ad esempio l’aggressione fisica nei confronti di Cruciani della Zanzara reo, secondo loro, di essere a favore del salame! Continua la lettura sul Portale... Federico Cusimano
SE NON TI RINNOVANO IL PORTO D’ARMI di Bruno Modugno
C’
è un clima generalizzato di restrizioni nella concessione e nel rinnovo del porto d’armi per il fucile da caccia, e ancora di più per la difesa personale. Capita spesso (lo leggo nei messaggi che mi arrivano su FB e sul sito del Canale, ma anche sui giornali di categoria e nella posta dei lettori dei quotidiani di provincia) che a qualche cacciatore quella tal questura non rinnovi il porto d’armi. Perché? Per un vecchio neo, del quale, magari si sono accorti soltanto ora. Faccio un esempio. Alle mie cacciarelle nella Tuscia viterbese incontro sempre un vecchio amico. Quest’anno, per la prima volta, era senza fucile ma andava lo stesso alla posta. E che gli fai, al cignale? Gli dici le parolacce? Sai, mi risponde, non mi hanno rinnovato la licenza. E che hai fatto? Niente. È uscito fuori che quando avevo 20 anni mi beccarono in una bandita a raccogliere funghi. Mi fecero il verbale, pagai la multa e tutto finì lì. Per quarantacinque anni ho continuato ad andare a caccia, con il porto d’armi regolarmente rinnovato, di sei anni in sei anni. Quest’anno mi hanno negato il rinnovo che, come mi hanno detto, non è un diritto del cittadino ma viene concesso a discrezione del questore. Chiedo perché non mi è stato rinnovato. Non è stato facile avere la risposta. Poi gli è scappato detto: Caccia Passione 6
per quella vecchia storia dei funghi. Manco me la ricordavo più. Dico: ma ho pagato e poi sono andato sempre a caccia. Male. La storia ci è arrivata solo oggi. E tu? Ho messo l’avvocato, ma ci spero poco. Atro caso esemplare: la questura di Bolzano ha rifiutato il rinnovo a un tizio che vent’anni fa fu sorpreso dalla Forestale e tagliare un abete per portarlo in casa e trasformarlo in albero di Natale. Anche qui, verbale, multa pagata, vent’anni di caccia senza problemi. Sono casi estremi, ma non infrequenti! Allora, cominciamo a fare un po’ di chiarezza nella giungla normativa. L’emissione (anzi, la concessione) del porto d’armi è regolamentata in Italia dal vecchio Testo Unico della Legge di Pubblica Sicurezza n.773/1931 ove agli articoli 11 e 43 vengono specificati i possibili motivi ostativi al rilascio o al rinnovo di questo documento. Secondo l’art.11, tali autorizzazioni di polizia devono essere negate a chi ha riportato una condanna a tre anni per reato non colposo, e non abbia ottenuto la riabilitazione; agli ammoniti, ai coatti, ai delinquenti abituali; a chi ha riportato condanne per violazioni dell’ordine pubblico, violenza, furto, rapina, estorsione, sequestro di persona, o per violenza e resistenza alla forza pubblica. Ma, attenzione: oltre a questi delinquenti, il porto
Il dito nell’occhio...
d’armi può essere negato anche “a chi non può provare la sua buona condotta”. Ecco, dunque, che qui entra in campo la discrezionalità del questore. L’art.43 ripete più o meno le stesse cose, ma aggiunge i disertori in tempo di guerra e quelli che si sono macchiati del reato di porto abusivo di armi. Ma anche questo articolo ribadisce che la licenza va negata “a chi non può provare la sua buona condotta e non dà affidamento di non abusare delle armi”. Ci risiamo. E chi decide? Sempre il Questore. Se non gli di-
mostro la mia buona condotta o se gli sembra che potrei non fare buon uso delle armi, non mi concede il rilascio o il rinnovo del documento. Ecco perché, a formare questa opinione, basta un vecchio verbale per aver raccolto funghi in una bandita o perché aver portato l’albero di Natale ai bambini. Posso essere l’uomo migliore del mondo, incensurato e timorato di Dio, ma se il questore scopre questi peccatucci d’antan, del resto scontati, sono fottuto. Le diverse sezioni del Consiglio di Stato, in Caccia Passione 7
tempi diversi hanno cercato di mettere un po’ d’ordine, ma hanno accresciuto la confusione con sentenze in contrasto fra loro, che rappresentavano due diverse correnti di pensiero: una, assai restrittiva, che non tiene conto dell’avvenuta riabilitazione e l’altra che afferma sempre di più il ruolo della discrezionalità del questore. Tutto questo produce insicurezza giuridica. Per questo, nel 2014 il ministero dell’Interno ha chiesto al Consiglio di Stato un parere chiarificatore, che è arrivato col numero 3257/14: le questure devono attenersi all’interpretazione più restrittiva. Ecco perché due anni fa tanti porto d’armi non sono stati rinnovati! Ovviamente, molte delle persone colpite dalla misura hanno adito le vie legali. Nel 2015 il Consiglio di Stato, con sentenza n.1072 ha riaffrontato la questione affidando di nuovo al buon cuore del questore il compito di decidere nei casi dubbi. Ma in caso di riabilitazione viene meno l’automatismo relativo alla non concessione. Il che non significa che la condanna, per quanto remota e superata dalla riabilitazione, perda la sua rilevanza in senso assoluto “ma può semmai essere posta a base di una valutazione discrezionale”. Da parte di chi? del questore. Di fatto però le questure continuano ad attenersi al precedente parere- Ecco perché continuano a non accogliere istanze di rinnovo. Una semplice legge risolverebbe questo problema che risale al 1931. Farebbe chiarezza e restituirebbe a tutti noi, finora trattati come sudditi in questa e in altre situazioni, la dignità di cittadini. Trovo grottesco che in più di un’occasione il Consiglio di Stato abbia contraddetto se stesso. Ma trovo altrettanto grottesco che, nel migliore dei casi, si debba sperare nella buona impressione che possiamo aver fatto al questore. Questa non è democrazia, né in un caso né nell’altro. Una buona legge può esprimersi con chiarezza, senCaccia Passione 8
za sbatacchiare il cittadino fra atteggiamenti restrittivi e la discrezionalità di un questore. Se il porto d’armi è un diritto, dobbiamo sapere con certezza a chi e perché verrà negato. E ancora, un diritto non può essere una gentile concessione dovuta all’umore o alle personali opinioni di un funzionario dello Stato. Vediamo di dare agli interessati che si sono visti rifiutare il rinnovo, alcune istruzioni d’uso. Si può mettere tutto nelle mani di un avvocato. Ma i costi sono elevati: tra i 5 mila e gli 8 mila euro, tra spese legali e processuali. Si può presentare ricorso alla questura entro dieci giorni dalla comunicazione che recita “è in corso di valutazione l’opportunità di non accogliere l’istanza”, e affidarsi alla discrezionalità e al buon cuore del questore. Ma ‘sto dito; in quale occhio lo ficco? Bruno Modugno
Allarme per il calo del numero di cacciatori in Friuli Gorizia: conferenza per diffondere l’equilibrio degli interessi tra il mondo venatorio, l’agricoltura e ambientalisti.
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abato 9 aprile 2016, si è tenuta a Gorizia una interessante conferenza dal titolo “Caccia e biodiversità in Europa: una coesistenza necessaria”. Come riferito da Triesteprima.it, sono emersi diversi spunti di riflessione e un messaggio centrale, vale a dire quello secondo cui la ricerca di un equilibrio tra i vari interessi (mondo venatorio, settore agricolo e tutela ambientale) è difficile ma non impossibile. Al dibattito, organizzato dalla Provincia di Gorizia, hanno preso parte Paolo Panontin, assessore regionale alla Caccia, Michl Ebner, numero uno di FACE (Federazione Europea delle Associazioni per la Caccia e la Conservazione), Jost Jaska, in rappresentanza del Ministero dell’Agricoltura sloveno, Stefano Raimondi, rappresentante di Legambiente e Mara Cernic, vicepresidente della Provincia goriziana. L’incontro è stato definito molto utile, in particolare per tracciare un confronto tra il Friuli Venezia Giulia e la vicina Slovenia. Nello specifico, i problemi venuti a galla sono molto simili, in primis quello relativo ai cinghiali. Nel corso della conferenza è stato smentito
più volte come in territorio sloveno ci siano comportamenti più permissivi in merito al prelievo venatorio dell’ungulato, visto che nella nazione balcanica l’attività è limitata nelle ore notturne e viene consentita solamente quando si ha a che fare con determinate criticità. È stato poi lanciato un allarme che non deve essere assolutamente sottovalutato: sia in Friuli che in Slovenia bisogna fare i conti con il calo del numero di cacciatori e l’aumento inevitabile dell’età media di chi provvede all’equilibrio faunistico. Come sottolineato da Ebner, si crede erroneamente che la caccia sia fine a sé stessa e finalizzata soltanto al gusto di uccidere gli animali, ma il ruolo dei cacciatori è completamente diverso ed è utile alla natura, in quanto si sta parlando di uno strumento funzionale allo sviluppo sostenibile. Tra l’altro, Raimondi ha rimarcato come le regole siano diverse da regione a regione, di conseguenza il contesto cambia in continuazione e anche le esigenze di tutti i protagonisti.
Biella, pronta task force per gli abbattimenti dei cinghiali Dopo l’appello del presidente della Provincia, Emanuele Ramella, è stata registrata la partecipazione di 65 volontari. la si era rivolto nelle ultime ore ai cacciatori e alle associazioni venatorie, chiedendo un impegno maggiore per affrontare il problema dei cinghiali in questa parte del Piemonte. Il regolamento che disciplina gli abbattimenti degli ungulati ha subito delle modifiche da non molto tempo, in particolare il numero dei cani che è possibile impiegare è aumentato rispetto agli anni passati. Le iscrizioni di cacciatori volontari sono state numerose e ora si attende il loro impiego effettivo nel corso delle azioni di contenimento degli animali. Secondo quanto spiegato da Giovanni Caristia, numero uno ’appello della Provincia di Biella ha avuto un dell’Ambito Territoriale di Caccia Biella 1, le serate riscontro importante: come riferito da La formative per approfondire le tematiche legate alla Stampa, infatti, il presidente Emanuele Ramel- sicurezza sono terminate e hanno registrato una
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News venatorie Proposta di legge per la legittima difesa in casa propria. L’Italia dei Valori ha presentato una iniziativa che fa molto discutere e che punta a eliminare l’eccesso colposo in caso di violazione di domicilio.
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a legittima difesa in casa propria non dovrà più essere considerato un reato: è questa la sintesi estrema di una iniziativa popolare di cui si sta parlando parecchio negli ultimi giorni e che potrebbe cambiare radicalmente la tutela del domicilio. Si tratta di una proposta del partito dell’Italia dei Valori il cui testo è il seguente: “Una proposta di legge popolare per punire più severamente la violazione del domicilio col raddoppio delle pene e per accrescere la possibilità di difesa legittima senza incorrere nell’eccesso colposo. Con la nostra proposta chi si introdurrà nei privati domicili saprà, dunque, di pagare più severamente e di non potersi trasformare da aggressore in vittima chiedendo il risarcimento dei danni. Per le stesse ragioni chi difende l’incolumità o i beni propri o altrui all’interno del proprio domicilio non potrà rispondere della propria condotta, neppure a titolo di eccesso colposo in legittima difesa”.
il 614 (“Violazione di domicilio”). L’obiettivo è quello di aumentare la pena da infliggere, senza dimenticarne un altro, vale a dire l’impossibilità per chi viola il domicilio di chiedere il risarcimento dei danni subiti.
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l tema dei furti e delle rapine in casa interessa ovviamente da vicino tutti i privati cittadini, ecco perché l’iniziativa sta facendo discutere. C’è però un pizzico di confusione, dunque qualche precisazione è necessaria. In particolare, c’è chi è convinto che presso i comuni di residenza si possano raccogliere le firme per il referendum sulla legittima difesa. In realtà gli enti locali non ne sanno nulla, per il momento l’Italia dei Valori ha semplicemente avanzato una proposta di legge popolare.
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ome sottolineato dal Comitato Direttiva 477, nato dall’iniziativa di appassionati, collezionisti e operatori del settore armiero dopo l’approvazione della legge che impone dei limiti alle armi e al loro a nota poi prosegue: “L’ampliamento legislativo utilizzo venatorio, se si arriverà a presentare un vero e della tutela, volto anche ad evitare il rischio di proprio testo normativo bisognerà valutare gli emenalimentare la cultura dello “sceriffo fai da te”, caval- damenti in grado di migliorare la situazione attuale. cata da forze politiche estremiste nei toni ma impro- La proposta da sola non basta per produrre effetti e duttive nelle soluzioni, vuole invece costituire un più cambiare la legge che c’è adesso, il progetto concreto forte deterrente verso i criminali”. In pratica si sta potrà essere presentato con almeno 50mila firme, una chiedendo la modifica di due articoli del Codice Pe- raccolta che può avvenire anche in piazza e non esclunale, il 55 (quello che disciplina l’eccesso colposo) e sivamente in un ufficio comunale oppure all’anagrafe.
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La maggior parte degli incontri è concentrata nelle ore crepuscolari Caccia Passione 12
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Il primo amore di Vincenzo Frascino
Caccia ai tordi. L’ultimo ventennio ha visto profondi mutamenti nella presenza e nelle abitudini del piccolo migratore. Le prime emozioni di questa caccia, sebbene lontane nel tempo, mantengono accesa la fiamma della passione.
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on sono mai stato una persona dalla memoria poderosa. Della mia infanzia non serbo che poche immagini disordinate. Eppure dall’età di nove anni ho collezionato centinaia di dettagliati ricordi ricchi di colori sapori ed emozioni, frutto delle mie prime esperienze di caccia. Quindi posso affermare che la mia memoria inizia con la caccia. Ho iniziato ad accompagnare mio padre a caccia alla lepre. Fino a dicembre la domenica ci svegliavamo prestissimo, e non mi pesava lasciare il tiepido giaciglio per seguirlo. Al pomeriggio, subito dopo pranzo, si andava a tordi. Poi da gennaio i tordi si cacciavano fin dal mattino. Mi piaceva moltissimo, e non si contano le volte che andavo a tirare giÚ dal letto mio padre quando, finito il periodo della caccia alla lepre, la sua preferita, gli pesava non poco onorare la promessa fatta in tarda sera davanti al camino! Ancora a buio ci si appostava ai margini del bosco per lo spolCaccia Passione 14
lo. Col mio udito illibato di bambino sentivo i tordi zirlare diversi secondi prima che le nere frecce schizzassero come popcorn scoppiettanti dal bordo ombroso degli alberi. Erano moltissimi i cacciatori che praticavano questa modalità di caccia, faticosa per le levatacce che impone e per le temperature poco clementi rispetto alla proverbiale mitezza degli inverni in Calabria. Il territorio ricco di uliveti intervallati da boschi è particolarmente vocato per questa specie. Dopo lo spollo continuava un andirivieni di tordi
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tra un uliveto e l’altro. Era tutto uno zirlare di tordi in pastura, senza mai una reale pausa durante il giorno. Durante il traccheggio mattutino i cacciatori si disponevano in appostamenti temporanei fino quasi a mezzogiorno. Poche ore separavano la caccia del mattino dal rientro serale, quando i tordi abbandonavano gli uliveti per rientrare nel bosco, dal primo dopo-pranzo fino a notte. In quel tempo di tordi ce n’erano moltissimi e altrettanti erano i cacciatori che vi si dedicavano. A tordi andavano quasi tutti, facen-
L'autore durante una giornata di caccia ai tordi Caccia Passione 15
La caccia al piccolo migratore offre sempre grandi emozioni
L’autore e il setter Tim.
do di questa nobile e prodiga specie spesso la loro esclusiva forma di caccia. Quei giorni di caccia della mia infanzia, quando ero solo un piccolo osservatore entusiasta, sono diventati via via i primi tasselli della mia “carriera” venatoria fino a quanCaccia Passione 18
do, in prima persona, durante l’università mi rituffavo nella caccia ai tordi a costo di lunghi stancanti viaggi in corriera per tornare in Calabria da Roma. Ma inesorabilmente, sebbene il mio entusiasmo restasse immutato, negli ultimi vent’anni molte cose
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Un bel regalo di Natale.
sono cambiate. Sono cambiate le persone, è cambiata la caccia, è cambiato il territorio e anche le abitudini dei selvatici. Vuoi per il boom della caccia al cinghiale, o per la moda della beccaccia, ad oggi sono sempre meno numerosi i cacciatori che si dedicano ai tor-
di, probabilmente come conseguenza di una netta contrazione della presenza della specie. PiÚ di tutto sono profondamente cambiate le abitudini dei tordi: gli incontri sono ormai possibili solo nelle ore estremamente crepuscolari, cioè ai primissimi bagliori del Caccia Passione 19
L'ausilio di un cane da riporto è quasi indispensabile
giorno e gli ultimissimi della sera, al confine con gli orari del calendario venatorio. Dopo lo spollo gli unici incontri possibili si possono fare praticando la caccia allo schizzo, ma del duraturo traccheggio mattutino neanche l’ombra, così come del rientro che un tempo iniziava già nel primo pomeriggio. Caccia Passione 20
Nonostante tante cose siano cambiate, il primo amore non si scorda mai e la passione per il piccolo migratore è tale che ogni volta che torno in Calabria non manco mai allo spollo e al rientro. Quell’ora nella macchia mi riporta alle origini di una passione che è cresciuta con me e che, a differenza di me, non invecchia mai.
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Ungulati
In una giornata
che fiocca
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In una giornata che fiocca
di Pina Apicella
Caccia al capriolo. Cronaca di una fredda giornata di caccia ai “calvi” ai piedi del Monte Rosa
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on la presente le comunichiamo che per la stagione venatoria 20152016 le è stato assegnato n.1 capo, femmina adulta o classe zero. Cordiali saluti.” Con questa lettera dell’ATC si apriva per me la stagione delle aspettative e delle speranze. Una nuova zona, un po’ meno antropizzata della precedente, ricca di boschi, circondata da un parco immenso, nelle colline ai piedi del Monte Rosa. Stringo nella mano la fascetta gialla e mi faccio intimamente un grande in bocca al lupo! I postumi di un infortunio mi costringono a procrastinare l’inizio della stagione a febbraio, ma so che la mia nuova zona è nota per essere ricca di caprioli, non faticherò a completare al più presto il mio piano! Per conoscere meglio il territorio concordo un giro col mio amico Renato, un sabato pomeriggio. Ho con me la carabina. Imbuco la prima cartolina e mi ficco in macchina di Renato. Nel primo dopo-pranzo siamo già in giro per il bosco. “Ecco, questa è la parte più isolata della zona 8, un quadrilatero verde estesissimo circondato da boschi. Il contadino che lavora queste piantagioni di soia dice di aver visto fino a quattordici caprioli tutti insieme …vedrai che ti piacerà cacciare qui!” mi dice Renato, entusiasta come un agente
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Ungulati immobiliare, mentre perlustriamo la zona. Dopo un po’ di giri, quando la luce inizia a farsi un po’ traversa, decidiamo di appostarci per osservare gli animali e…perché no, tentare di abbattere un classe 0! “Quanto sarà da qui al bordo del bosco?” chiedo a Renato. “Mah, a occhio e croce un 200 metri…” risponde lui. “Ora misuro col telem…..noooo! Ma non l’ho preso? È rimasto in macchinaaaa!” frigno, piccata. Con l’avanzare del buio, mentre il cellulare vibra per i frenetici messaggi delle mie amiche che stanno organizzando la serata, il mio pensiero è rivolto al telemetro, che mi sarebbe servito per “mappare” i possibili tiri, e i miei occhi sono rivolti alla spessa linea scura che come una nuvola avvolge i primi metri di prato davanti al bosco. Il lento e continuo oscillare degli oculari si ferma improvvisamente, come pietrificato, sul culetto bianco di una femmina. Dietro di lei due piccoli. Ai margini del gruppetto un bel maschio. “Bingo! Gran bella zona Renato! Quattro caprioli alla prima uscita!” sussurro entusiasta. “Che fai, provi a tirare?” mi stuzzica sorridendo sotto i folti baffoni. Non conosco la distanza esatta, la mia carabina è tarata a cento metri, non so che fare. “Dai, tira! Ora o mai più, è quasi buio”. Mi lascio convincere, pur sapendo di non fare la cosa più saggia. Mi accovaccio a terra e lentamente mi stendo, posando la carabina sullo zaino. La conformazione del terreno non è l’ideale, troppo pianeggiante, qualche filo d’erba oscilla sfocato davanti alla croce di mira. Sblocco la torretta balistica e do i click che corrispondono alla presunta distanza. Attivo una fioca illuminazione del reticolo. Avanti lo stecher, fuori l’aria dai polmoni….”Baaam”! La Tikka risponde col docile rinculo del 308 sul pettorale, la fiammata ha abbagliato la mia visuale ma i quattro ciuffi bianchi sono facili da individuare mentre scappano di buona lena. Camminiamo un bel pezzo. Sull’anschuss nessuna traccia, eccetto la striscia di terra smossa dal colpo che è andato troppo basso… evidentemente non erano 200 metri! A causa di una serie di avverse vicende, diverse uscite infrasettimanali mi hanno regalato Caccia Passione 25
gelide attese, tramonti infuocati e null’altro. Qualche weekend prima della chiusura sarà l’occasione del mio riscatto. E della mia rivalsa. C’è con me Vincenzo, lui ha completato il suo piano in Toscana e ora uniremo le forze per portare a casa anche il mio capriolo. Il sabato ci preclude ogni possibilità di uscita: in città piove e tira un vento furibondo, mentre notizie di neve giungono dai siti internet e da testimonianze varie di chi abita in collina. Dopo un giorno costretti in casa siamo riposati e carichi per la domenica. Arriviamo sul posto prima delle sei. Sono emozionata e felice perché finalmente posso mostrare per la prima volta a Vincenzo la “mia” zona. Tante volte per spiegargli le mie strategie e gli avvistamenti gli mandavo foto, pezzi di cartine, link di internet…ora potrò indicargli con un dito i posti, le traiettorie e…fargli vivere di persona la magia di un’alba ai piedi delle Alpi! Man mano che la mia utilitaria sgusciava su per la statale incontravamo mucchi di neve ai bordi della strada. La campagna sembrava il set di uno schiuma party. È così fuori luogo trovare la prima neve quasi a primavera! Scesi dall’auto ci ritroviamo immersi in un paesaggio lunare. Le stelle emanano una fredda luce che la neve riflette, amplificandola. Tutto intorno è ovattato e silenzioso. Tutto sembra dormire il sonno del letargo, vittima di un incantesimo che ha congelato ogni cosa. Pur senza lampade vediamo perfettamente il nostro cammino, e le nostre impronte azzurre si intrecciano con quelle di qualche capriolo che ci ha anticipati di qualche minuto. Le orme degli animali si annodano tra loro e costeggiano la macchia. Anche noi facciamo un percorso radente per non farci vedere. Ci appostiamo nel piccolo bosco che campeggia al centro del campo, a 200 metri [telemetrati! ndr] dal sentiero principale da cui di solito escono i caprioli. “È bellissimo qui!” commenta Vincenzo, ed io sono felice, orgogliosa e…fiduciosa! Quando l’aria inizia a vibrare per il magnetismo dei primi bagliori di luce, anche la temperatura, piacevolmente fresca e asciutta fino a quel momento, si alCaccia Passione 26
Ungulati tera: fa un freddo tremendo! La gioia e la speranza di incontrare i caprioli crescono man mano che la visibilità aumenta, mentre la nebbia nera delle tenebre si dipana a favore del mattino. Pian piano chiazze di neve bianchissima si palesano tra i tronchi degli alberi, ma non un filo d’erba è visibile: la neve ha sommerso tutto! Ci rendiamo conto che questo “imprevisto” può aver impattato pesantemente sulle abitudini dei caprioli, e via via che la luce si intensifica la nostra speranza va scemando. Approfittiamo del momento per misurare le varie distanze, azzardando ipotesi sui percorsi degli animali. Non ci resta che aspettare… Con una pausa a metà giornata il nostro appostamento si protrae fino a sera. Il sole alto ha sciolto gran parte della neve, tramutando
l’acqua in rivoli che nutrono la tenera erba. I fili verdi e rigogliosi del campo son lì, in attesa di un musetto bianco che venga a brucarli, ma niente. Solo quasi a buio il poderoso palco in velluto del solito maschio si palesa ai nostri occhi. L’ha visto per primo Vincenzo e si è un po’ rincuorato dopo una giornata fredda e stancante priva d’incontri. Il capriolo se ne sta laggiù a brucare, assumendo pose statuarie che sembrano interpretare una certa vanità. Forse lo sa che non rischia nulla, e si fa beffa di noi. Sono abbastanza amareggiata per la levataccia, per il freddo, per quell’occasione mancata d’inizio stagione… In una zona così bella poteva essere una giornata con i fiocchi e invece nulla. Solo fiocchi di neve!
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LA LAPPONIA
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Itinerari di caccia
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La Lapponia di Luca con Montefeltro.. di Montefeltro Tour Operator
Il sogno di Luca è sempre stato uno: un viaggio in Lapponia..
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ome ogni cacciatore cinofilo, sognava di cacciare in spazi aperti e zone incontaminate, trovare selvaggina e vivere la propria passione immerso nella natura. Dopo aver desiderato e immaginato per molto tempo questi luoghi finalmente il sogno è diventato realtà. Lo scorso anno ha deciso di realizzarlo e l’ha fatto scegliendo Montefeltro.
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Dopo aver affidato a Montefeltro il trasporto dei propri cani, insieme alla gestione delle pratiche per portare la propria arma, Luca con biglietto aereo in mano e tanta voglia di cacciare è partito alla scoperta della Lapponia. Arrivato lassù, ai confini del mondo, quasi a toccare il cielo, ha trovato un angolo di terra dove natura e animali mettono alla prova cacciatori e cani.
Itinerari di caccia
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Gli unici abitanti che ha incontrato in questi incantati posti sono stati pernici bianche, pernici nordiche, galli forcelli e cedroni. Paesaggi da togliere il fiato, una diversità della fauna ineguagliabile, natura selvaggia, territori vasti ed incontaminati: il posto ideale per la caccia col cane. Insieme alla sua guida Montefeltro che l’ha accompagnato per tutto il periodo, Luca è andato alla scoperta di zone ancora vergini grazie all’uso dell’elicottero o della barca per gli spostamenti. Dopo aver vissuto esperienze uniche, Luca tornava ogni sera nel suo confortevole lodge, appagato come dopo nessun altra giornata di caccia. Se prima chiedevi a Luca cos’era per lui la Lapponia ti rispondeva “Un sogno”. Se glieCaccia Passione 30
lo chiedi ora, la sua risposta è: “La Lapponia è quanto di più si avvicini alla magia”. Se anche per te la caccia è natura, bellezza e colori, allora la Lapponia è il viaggio che fa per te. Vieni in Lapponia vieni con Montefeltro.
Speciale cinghiale
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The Scotland’s hawk Testo di Federico Cusimano Foto di Serena Galvani
Le ragioni per andare in Scozia sono davvero tante, tantissime. Un paese orgoglioso, appassionato, ricco, vero. Le cime rocciose si rispecchiano in laghi mozzafiato. Il paesaggio verde e rigoglioso contrasta con le coste a strapiombo sull’oceano. La Scozia ha una magia tutta sua fatta di castelli incantati, animali selvatici e città spettacolari. Il suono melodioso delle cornamuse aiuta ad immergersi completamente in questa fantastica avventura. Sei falconieri italiani hanno inseguito un sogno vecchio come l’uomo stesso. Sfidare le imprendibili grouse col falco.
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ra da tanto che ci pensavano. Da una vita intera. Riuscire ad organizzare un viaggio in Scozia. Un pugno di amici fidati, con una enorme passione in comune e con un’idea fissa nella testa. Andare a caccia di grouse con il falco nella brughiera scozzese. Sognavano grandi distese di terra selvaggia abitata da uomini in kilt, dal suono delle cornamuse, con quell’atmosfera magica, come si vivesse in eterno in un set di un film: tra vecchi castelli, laghi popolati da creature mitiche, pascoli a perdita d’occhio nei quali le pecore dalla faccia nera e le mucche highlander sono i padroni incontrastati. E ancora un mare aspro, infuriato, che si infrange contro rocce dure, eterne. Un mare agitato dal vento, dalla pioggia e da quella onnipresente nebbiolina che penetra le ossa e lo spirito degli abitanti della Scozia siano essi essere umani, animali selvatici o creature magiche. Era questo il luogo che i falconieri cercavano, uomini strani anche loro, in bilico tra due mondi, tra passato e presente, tra tradizione e Caccia Passione 32
Falconeria
modernità. Uomini che amano i propri animali e con i quali condivido il desiderio ancestrale di volare e cacciare. Una settimana rubata alla vita quotidiana così Gianluca, Federico, Giampietro, Eugenio, Gianluca e Fabio, tutti del Circolo culturale della falconeria tradizionale italiana sono partiti con i loro inseparabili falchi. Ad Edimburgo hanno incontrato Stephen, falconiere anche lui che portava il cane, una bellissima femmina di bracco tedesco con un po’ di sangue di pointer, per renderla più veloce, come lui stesso ha detto. Serena, con la sua macchina fotografica e una vera passione per i falchi e per l’aria, aveva il compito di catturare il tempo, renderlo infinito. Da lì sono partiti per perdersi nello spazio, per entrare in sintonia con una natura fatta di odori forti, suoni autentici o inimmaginabili silenzi. Sono andati fin lì per una ragione. Far volare i falchi. Una sparviera portata in pugno da Fabio, e tre astori rispettivamente di Gianluca, Giampietro e Federico componevano la squadra Caccia Passione 33
Gianluca Barone con al pugno la bellissima femmina di Astore di Gianpietro Rosi
La femmina di Astore di Gianluca Medde che osserva molto interessata il conigli catturato
La pellegrina di Eugenio appena involata
di basso volo. I due pellegrini di Eugenio e Gianluca con le loro azioni da alto volo erano i signori dell’aria. La settimana è volata via come il soffio di una folata di vento che attraversando le distese di erica delle Highlands ha lasciato negli occhi e nei cuori dei protagonisti la certezza di essere stati lì, uomini e falchi, insieme come un tutt’uno. Grandi voli, grandi cani e grandi prede. Per il resto solo uomini con ancora più saldi sentimenti d’amicizia, affetto e condivisione di momenti indimenticabili. Con una grande, questa si grande davvero, passione in comune: l’antica tradizione della falconeria. Caccia Passione 34
Giampietro Rosi con bellissima femmina di astore
Kurzhaar e Drahthaar a confronto su Regine.
di Pierfilippo Meloni
Kurzhaar Vs Drahthaar: Due geni della caccia alla beccaccia a confronto, più simili di quel che si creda. Tecniche di caccia e allenamenti tutti da mettere in pratica.
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ettere a confronto due cani è sempre complicato soprattutto per via del fatto che l’amico a quattro zampe è in grado di regalare maggiori o minori emozioni in caccia in base al padrone che ha accanto: non di rado dunque converrebbe mettere a confronto i cacciatori; eppure, quando si parla di Kurzhaar, Drahthaar, bosco e beccacce il confronto è inevitabile. È certo che chi ha sperimentato la caccia nei boschi alla beccaccia accompagnato dal kurzhaar difficilmente dimentica l’esperienza e difficilmente vorrebbe cambiare cane. È rustico ma elegante, forte ed elastico, dotato di gran fiuto e dal carattere equilibrato. Dire che il kurzhaar sia intelligente è riduttivo e fin dalla prima occhiata è palese che sia nato per la vita all’aria aperta. Ottimo animale da compagnia, il kurzhaar non di rado viene impiegato anche dalla protezione civile per la sua sensibilità e per il suo fiuto: originario della Germania, ha come parenti più prossimi esemplari prussiani e pointer inglesi. L’incontro fu un vero e proprio successo: Caccia Passione 36
la struttura fisica migliorò notevolmente, ma anche il carattere si fece più equilibrato e gradevole. È proprio per via della sua forza caratteriale che l’addestramento del kurzhaar deve essere portato avanti fin da subito, coerente e fermo. Diversamente il cane sarà un ottimo cane da compagnia ma non avrà niente a che vedere con un cane da caccia per la regina dei boschi. Il Drahthaar è un incredibile cane da ferma tutto fare, nato in Germania sul finire dell’ottocento. L’idea era quella di creare un cane totalmente tedesco dall’incrocio di due razze che già esistevano, il Langhaar e il Kurzhaar, mantenendo dei due, ovviamente, solo i pregi. A regalare grande carattere alla razza ci pensò il Kurzhaar e gli inizi degli anni venti del novecento il Drahthaar prese forma grazie all’incontro di alcune fra le più eleganti, forti e capaci razze già note: il Pudel-Pointer, Stichelhaar, Grifone Korthal, e Kurzhaar. Versatile e dotato di un’addestrabilità eccezionale, il Drahthaar può dimostrarsi più forte del dovuto nelle proprie reazioni con gli altri cani, ma con l’uomo è tutto
Cani da caccia un altro paio di maniche. Per addestrarlo ci vuole carattere e costanza, questo sì, ma niente di impossibile. Questo cane eccezionale creato a tavolino è un’eccellente cacciatore: si muove su tutti i terreni, si dimostra capace nella ferma, ed è un asso nel seguir le piste e nel difendere il suo cacciatore. Certo non può essere definito un cane stilisticamente fascinoso, non come il setter irlandese per lo meno, eppure è dotato della sua eleganza e svolge perfettamente la sua mansione: è un eccellente ausiliare per la caccia di tutti i giorni. L’appariscenza la lascia ad altre razze. Non solo è il cane che tanti cacciatori vorrebbero avere accanto, ma non di rado è usato dalla guardia civile per le sue operazioni: è agile, resistente e forte, tenace e dotato di grande olfatto e la sua stazza
è media, ne troppo grande, ne troppo piccola; il pelo infine è la ciliegina sulla torta, rustico e capace di proteggere il cane in diverse situazioni. Non tutti sanno inoltre che il Drahthaar è un eccellente nuotatore: recupera la selvaggina senza esitazioni in acqua andando anche contro corrente nell’acqua gelida come se niente fosse. Tornando al nostro Kurzhaar è bene ricordare che chi intende averlo accanto durante la caccia alla beccaccia, deve addestrarlo fin dalla giovanissima età: solo in questo modo sarà in grado di instaurare un rapporto di rispetto e fiducia con il padrone. Non è raro infatti che dato il carattere forte, il cane riesca addirittura a sopraffare il suo padrone, dimostrandosi inutile durante l’attività venatoria. In fondo apprende davvero velocemente: lo fa
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in fase di addestramento e sul campo imparando dall’uomo ma anche dal selvatico e dalla location nella quale si trova. Per cui un addestratore con un poco di polso fermo non avrà alcun problema ad addestrare questo cane spettacolare. L’importante è che il Kurzhaar sia messo subito a contatto con beccacce doc, solo in questo modo sarà pronto all’attività venatoria. L’addestramento che più di altri è consigliato quando si parla di Kurzhaar è quello alla tedesca, che non stona nemmeno nel caso del Drahthaar: la tecnica è caratterizzata da costanza e fermezza. L’addestratore deve essere meticoloso e
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non dimenticare mai che l’addestramento del proprio cane non è un gioco. Assimilati i comandi più semplici insegnate al vostro Kurzhaar ma anche al Drahthaar il riporto ripetendo “la lezione” più volte, fintanto che il cane non si dimostrerà sicuro di quel che fa. Solo in seguito si potrà lavorare sulla ferma e sulla cerca. Val la pena ricordare comunque che sia l’una razza che l’altra dimostrano una capacità d’apprendimento sorprendente, quindi serve correttezza di informazioni fin dal primo momento. Posti sul campo Kurzhaar e Drahthaar metteranno in mostra insegnamento ed istinto. Il Drahthaar il cui nome indica appunto
Cani da caccia il suo pelo duro, si dimostra fin da subito eccellente. La sua pelliccia è un’ottima copertura che gli consente di attraversare anche i boschi più irti. Proprio per merito del suo pelo fitto e irto, quasi di ferro, è ottimo cacciatore anche di anatre anche durante i mesi più freddi. Stranamente le capacità di questa razza si stanno scoprendo solamente ora, anche in Italia, mentre il Kurzhaar è apprezzato e utilizzato da decenni. Quel che conta ricordare è che non esiste una razza migliore dell’altra, piuttosto esiste un cacciatore più adatto al Drahthaar e uno più adatto al Kurzhaar: tutto sta nel ritrovare il cane che faccia
per sé. Detto questo merita almeno un accenno l’attrezzatura che il cacciatore deve portar con sé quando si cimenta nell’arte della caccia alla regina dei boschi: il fucile deve essere leggero per avvantaggiare la percorrenza lungo i sentieri montani impervi e il calibro che più si adatta alla beccaccia va dal 12 al 20 con canna corta e strozzatura minima. In questo modo si potrà risolvere il problema delle foglie che infastidiscono il tiro, che è molto meglio sia ravvicinato il più possibile. Concludiamo ricordando che l’ideale è che la canna sia fra i 60 ed i 66 cm. Doppietta e sovrapposto sono scelte davvero intelligenti.
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Benelli 828 U:
supremazia nell’innovazione
di Emanuele Tabasso
All’IWA 2016 il sovrapposto 828 U continua a mantenere in Casa Benelli una fortissima componente di novità perché le innovazioni immesse in questo fucile sono tali e tante da stravolgere le usuali caratteristiche tecniche e richiedono tempo per venir completamente assaporate dalla mente degli appassionati
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uando alla riunione tenuta presso lo stand Benelli durante l’IWA di marzo 2016 il presentatore ufficiale della produzione, il Direttore Commerciale Dr. Lucio Porreca ha sottolineato come la novità dell’azienda fosse il sovrapposto 828 U non c’è stato fra gli astanti il minimo sconcerto: è vero che la presentazione ufficiale era stata effettuata nella stessa manifestazione dello scorso anno, ma fra tutti i presenti si era percepito come lo statuario fucile, figlio di una genetica per certi versi assurda, fosse ancora e in continuo “la novità”. L’assurdo della genetica lo verifichiamo subito: immaginiamo la lotta fra i calcolatori di progetto e i personaggi che vi danzano immaginariamente attorno guidati dall’Ing. Vignaroli, personaggi di vaglia tanto discreti nell’apparire quanto straordinariamente reali nelle opere e signorilmente amabili e gentili nel porgere, con una disarmante semplicità, i frutti del loro lavoro. Immaginiamo le menti Caccia Passione 40
fisiche ed elettroniche che congiurano ai danni di quello che per cinquant’anni (ancora un anno per la fausta ricorrenza) è stato l’archetipo prototipo del loro lavoro, il semiautomatico inerziale: non osiamo pensare ai contorsionismi di pensiero per ingabbiare in un nuovo progetto una voglia tanto distante da quella traccia che ha sempre fatto proprio il detto Benelli, più avanti, da sempre. Ora però l’andare avanti comportava strani pensieri e così è balzato dagli schermi prima e dall’officina poi un sovrapposto che ha del semiauto l’aspetto del castello scatolato (carcassa è pure termine tecnico, ma ci è sempre parso un cacofonico dispregiativo), proprio per quell’assurdità genetica cui abbiamo appena accennato. Questa strana forma di partenza viene modellata per assumere linee consone a una bascula accogliendo un paio di canne sovrapposte, una chiave di apertura e fissandosi al calcio e all’asta.
Fucili canna liscia
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La meccanica interna Una simile base di partenza ha visto accompagnarsi alcuni parametri come il peso entro i 3 kg, bilanciatura ottimale per prontezza di intervento in ogni situazione, piacevolezza di impiego, tutto racchiuso in un insieme rivoluzionario per l’aspetto e per diverse funzioni. Si parte dalla chiusura derivata dalla Jäger, Caccia Caccia Passione Passione 50 42
ma coperta da un nuovo brevetto, che implementa il lavoro di base del blocchetto a L inserito nella bascula e dei riscontri ricavati nel monoblocco di culatta in cui vengono fissate le canne. I pezzi sono in acciaio con il segmento verticale della L dotato di due corti puntoni laterali e profilo superiore a doppia convessitĂ mentre quello inferiore
Fucili canna liscia
presenta un arco chiuso fra due incavi. Le funzioni del monobloc sono diverse con la complementarietà di tenuta grazie a due tasche ricavate nei prolungamenti superiori della culatta dove alloggiano le citate convessità; una flangia sporgente dalla canna inferiore si inserisce in apposite mortise del braccio orizzontale del blocchetto dove si
posiziona il profilo a semicerchio della canna inferiore. Da ultimo osserviamo ancora la coppia dei semiperni e orecchioni più due puntoni cilindrici, mossi dalla chiave, inseriti in apposite mortise rotonde praticate nei prolungamenti di culatta. Le forze da contrastare risultano quelle tendenti a separare il vivo di culatta delle canne dal blocchetto, a far ruotare le canne, a proiettarle in avanti: l’insieme blocchetto e canne risulta già un complesso stabile, coadiuvato ancora dai particolari aggiuntivi per una sicurezza e una stabilità compiutamente affidabili. I gambi degli estrattori situati nel monobloc sono caricati a molla e lo sgancio è attuato da pistoncini inseriti trasversalmente nella canna e messi in espansione dalla pressione dei gas di sparo. Ancora una particolarità: nel monobloc si ricavano le camere di cartuccia e solo pochi mm sono necessari per saldarvi le canne. L’azionamento della chiave di forma arcuata e disassata rispetto alla mezzeria del fucile non solo fa basculare le canne, ma arma i percussori del tipo lanciato, di massa ridotta e dotati di grande velocità con gli intuibili vantaggi nella prontezza di fuoco e nell’assenza dei classici meccanismi di rinvio: Permane il testacroce legato all’asta, quale elemento di registrazione del tiraggio dell’arma e quindi della sua funzionalità. Un accenno alle canne lunghe 65 o 70 cm e realizzate secondo la tipologia Power Bore con trattamento criogenico così come gli strozzatori Crio Chokes mentre la bindella è in carbonio per leggerezza e dissipazione del calore. La calciatura vede un noce di grado 3 e 3 super dotato del sistema Progressive Comfort con dorso in sintetico, che smorza energia e vibrazioni, e calciolo con sistema interno per lo smaltimento graduale del rinculo. Per concludere la dotazione di piastrine per ottimizzare la postura del calcio in rapporto al tiratore offre un’estensione di gamma davvero inusitata. Benelli, più avanti da sempre: provate un po’ a dire di no. Caccia Caccia Passione Passione 49 43
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Fucili canna rigata
Benelli Argo e Black: grinta e funzionalitĂ
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Benelli Argo e Black: grinta e funzionalità
di Emanuele Tabasso
Dalla sua presentazione il semiauto rigato di Benelli ha visto implementare le sue potenzialità a vantaggio di un più facile impiego e di una migliore resa dovuta a ricerche ergonomiche che hanno realizzato una nuova traccia nel settore
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resentato nel 2003 il primo semiauto rigato italiano balza dalle officine Benelli con una somma di caratteristiche inusuali, come ben si conviene alla firma di Urbino. Dal castello in ergal anodizzato dalla foggia a L coricata e coperchio in lamierino d’acciaio, alla canna intercambiabile entro gruppi omogenei di calibri si percorre la strada del nuovo anche all’interno con un sistema di funzionamento a recupero di gas dove masse più leggere della norma percorrono a forte velocità spazi minori. L’otturatore in due parti vede una massa posteriore supportare la testina a tre alette congiunte da un piolo e una pista a camme con cui si attua le rotazione e, con essa, lo svincolo dalle mortise ricavate nella culatta della canna. Molto efficienti l’unghia di estrazione e il nottolino elastico di espulsione. La spinta viene data dai due impulsori piazzati nel castello che ricevono energia dal pistone, dove si scarica la forza dei gas, trasferendola direttamente alla base del carrello porta otturatore: una bielletta posteriore carica la molla di recupero posta entro il calcio rendendo possibile la ripersa del ciclo di funzionamento. Caccia Passione 46
L’attenzione verso il cacciatore L’ampia diffusione di questo fucile va di pari passo con l’estensione della caccia al cinghiale e considerando come in tali situazioni si sparino sovente molti colpi si ha, nel volgere di un tempo limitato, una casistica reale su cui ripensare alcuni particolari, sempre in funzione di fornire al cliente un mezzo dotato di caratteristiche ancora più adeguate. Le migliorie non si riflettono soltanto sull’impiego al campo, ma su quel che viene dopo e si chiama la pulizia: sappiamo purtroppo come a molti sia particolarmente invisa questa incombenza e come sia facile riporre l’arma, magari in un fodero con microambiente umido, rimandando a miglior occasione il doveroso intervento. Quando poi, dopo molti, anzi troppi rinvii il fucile manca un colpo si grida quasi allo scandalo senza mai pensare di essere gli artefici della propria sorte. Benelli ha pensato anche a questi amici mutando in parte il sistema di presa di gas e i particolari meccanici connessi per cui diventa ancor più difficile che le concrezioni di ossido si presentino nei punti individuati come critici. Senza scendere nello specifico dei particola-
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ri tecnici accenniamo a come tali mutamenti avvengano sui materiali, acciaio inox in luogo di lega leggera, e sulle forme del pistone apportando una maggiore affidabilità e non solo: anche la fluidità del movimento di riarmo favorisce il mantenimento della linea di mira, ma qui è soprattutto il Comfortech System a garantire l’unico sistema Full Comfort con riduzione dell’impennamento e della sensazione di rinculo: seguire il selvatico in corsa sarà assai più facile e istintivo. La canna da 51 cm e con 6 rigature viene costruita con il processo criogenico assicurando precisione e durata: il ciclo di abbassamento a una temperatura intorno ai -160 °C e i tempi di permanenza e risalita al valore ambientale conferisce all’acciaio notevoli migliorie di resistenza ed elasticità. Caccia Passione 47
Il fenomeno Comfortech Il complesso poi di elementi brevettati che vanno sotto il nome di Comfortech assicura la migliore interazione tra fucile e tiratore mutando le regole del tiro e stabilendo equilibri più avanzati tra pesi e ingombri, ergonomia e rendimento effettivo. Si parte dalle zone di impugnatura con zigrini Air Touch in cui l’aerodinamica delle piccole sfere assicura un piacevole contatto e una presa stabile in ogni condizione, quindi anche con mani bagnate, per arrivare agli inserti elastici entro il calcio che assorbono una notevole quantità di energia dissipandola nella loro flessione. Si aggiungono poi i naselli sostituibili e i calcioli differenziati, tutti finalizzati a separare il tiratore dalle vibrazioni e dall’energia espresse dallo sparo, facendogli percepire tale fenomeno in maniera minimale. L’attenzione agli accessori è sempre molto spinta come per la bindella realizzata in fibra di carbonio, unendo leggerezza e dissipazione del calore, e ricavando una tacca di mira integrale con inserimento di riferimenti in fibra ottica ad alta visibilità.
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Cinque i calibri proposti con il .30-06 Sprg. sempre in vetta alle preferenze dei cacciatori, incalzato da qualche tempo da un’anziana e validissima cartuccia tedesca di inizio ‘900, la 9,3x62 che ha decisamente e giustamente soppiantato la .300 Win. Mag. per le sue caratteristiche di stoppatrice alle brevi distanze mentre la statunitense gioca appieno il suo ruolo sulle distanze medio lunghe; non mancano poi la .308 Win. altra eccellente soluzione come la 7x64 Brenneke, usata obbligatoriamente in Francia dove le cartucce militari sono tuttora vietate al pubblico.
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Per terminare indichiamo ancora il gruppo di scatto situato in una posizione assai favorevole per intervenire sul grilletto con la postura della mano assunta nel tiro in piedi; nel rebbio della guardia si trova il bottone della sicura, con posizione reversibile per i mancini e sul davanti sporge il tasto arcuato per lo svincolo del pacchetto caricatore, la cui capacità è di 2 o 4 cartucce secondo i regolamenti in vigore. Il peso dell’arma senza ottica risulta di 3.450 g circa, un indovinato connubio per facilità di porto e stabilità nel tiro. Caccia Passione 49
Baschieri & Pellagri:
cartuccia Sporting & Compak Long Range in 12/70
di Emanuele Tabasso
Con i viaggi venatori la caccia si propone in ogni periodo dell’anno anche se molti preferiscono i tempi e le prede di casa per cui certi mesi sono istituzionalmente riservati alla pedana, ottimo sostituto per mantenere viva la passione e affinare le capacità di tiro
I
l periodo primaverile mantiene ancora vivacità venatoria nella mente degli adepti del verbo di Diana, ma non si è mai sotto la spinta energica e sostanziosa del tempo autunnale per cui molti si dedicano alla pedana. Parecchi anni addietro mettersi lì al cospetto di amici o, peggio, di sconosciuti per esibire le poche capacità di rompere quei veloci piattelli era vista come una pena fastidiosa, dove il timore di non prenderci superava di gran lunga il piacere di sparare qualche fucilata. Poi fortunatamente le cose sono cambiate, per Caccia Passione 50
una volta in meglio, e si sono affinate in un crescendo apprezzabile le capacità dei tiratori, la funzionalità delle armi, la resa delle cartucce. Passati i tempi in cui queste erano le occasioni per finire quel che era rimasto in cartucciera al termine della stagione, con dei 4 e dei 2 da lepre gettati malamente alla rincorsa di un piattello: oggi le cose sono condotte con cognizione e maestria e lo si deve in particolare proprio ai fabbricanti di fucili con proposte specifiche e finalizzate alla specialità dello Sporting, quella che più si avvicina al tiro
Munizioni
di caccia e che quindi raccoglie un forte numero di appassionati. La disponibilità di molti campi di tiro, il dilatarsi delle presenze e quindi la valenza sociale di trovarsi con i propri simili a cui esporre certezze, dubbi e ipotesi sulla comune passione, ha funzionato da coagulante per un numero di praticanti in continua crescita. Le cartucce non son più gli avanzi perché lo spirito competitivo, una certa disponibilità alla spesa, l’oculatezza della proposta delle Case e di una fitta schiera di armieri ben informati e che sovente stanno in pe-
dana gomito a gomito con i propri clienti ha creato la magia di uno sport dove la componente agonistica non appanna il divertimento che è e deve rimanere la spinta principale di tutta la faccenda. Baschieri & Pellagri è produttore troppo noto per star qui a tesserne gli elogi, è una delle diverse Case italiane vanto del settore con quelle specifiche tecniche che, a fine giornata, hanno consentito di rompere quel piattello in più e quindi di rientrare sereni e felici alla vita familiare o, in certe occasioni, di salire su uno di quei tre graCaccia Passione 51
dini tanto ambiti dagli agonisti. Il prodotto che oggi proponiamo è decisamente specifico, proprio perché riteniamo che la specializzazione sia a fondamento di una buona e gratificante riuscita: ecco dunque la cartuccia Sporting & Compak Long Range in calibro 12 con bossolo da 70 mm e fondello da 12 mm, caricata con la polvere lamellare G2000 e 28 g di pallini in Pb temperato nero del 7½, orlatura a stella termosaldata e borra a bicchierino tipo PC con intagli di apertura e la pregevole caratteristica d’essere fotodegradabile, peculia-
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rità assai apprezzabile per evitare buona parte del lavoro di recupero. La polvere impiegata e soprattutto il famoso bossolo Gordon System con buscione interno dal particolare profilo, stemperano l’effetto del rinculo consentendo al tiratore sessioni di tiro prolungate con il minimo affaticamento. I dati balistici evidenziano una V/0 con canna full di circa 405 m/sec e una pressione di 630 bar. La cartuccia viene proposta al pubblico in confezioni di un accattivante colore rosso: soliti i contenuti da 25 pezzi o, per maggiore praticità, da 250.
Il nuovo Z8i si adatta a diverse situazioni venatorie, anche le pi첫 impegnative
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Ottiche
LA FLESSIBILITÀ DEI NUOVI Z8i. Caccia Passione 55
LA FLESSIBILITÀ DEI NUOVI Z8i.
di Riccardo Camusso
Presentati all’IWA 2016 di Norimberga, i quattro modelli illuminati del nuovo Z8i si sono fatti ammirare per le grandi prestazioni, per lo zoom 8x e, soprattutto, per la flessibilità delle due torrette balistiche, in grado di affrontare situazioni venatorie diversificate tra loro.
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a SwarovskiOptik non finisce mai di stupirci. Quest’anno lo ha fatto, all’IWA Outdoor Classics 2016 di Norimberga, con una vera e propria “bomba” nel campo delle ottiche da puntamento: il nuovo, rivoluzionario Z8i, disponibile in quattro modelli a partire dal prossimo giugno 2016. Molto attesa, questa novità ha superato le nostre aspettative, non tanto e non solo per le prestazioni, quanto per la flessibilità e per alcune caratteristiche indiscutibilmente all’avanguardia. Lasciamo comunque la parola ai numeri e alle prerogative di questo nuovo cannocchiale. Quattro modelli distinti. Tutte le versioni illuminate. Impareggiabile zoom 8x. Tubo centrale da 30mm. Reticoli intercambiabili. Splendido design. Comandi ampi. Torretta balistica flessibile (BTF) e anello balistico personalizzato. La gamma dei nuovi Z8i fornisce davvero un ventaglio di soluzioni adatte a molte e diversificate situazioni venatorie. Dal cinghiale in battuta alla caccia selettiva in montagna.
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I modelli sono quattro: Z8i 8x24; Z8i 1,713,3x42 P; Z8i 2-16x50 P; Z8i 2,3-18x56 P. Il primo reticolo intercambiabile (Flexange 4A-IF), con anello illuminato collegabile è disponibile per l’1-8x24 (particolarmente progettato per la caccia al cinghiale) e per l’1,713,3x42P, adatto alla vera caccia di selezione (in primis capriolo e camoscio). Un breve cenno meritano i comandi operativi ampi, per un utilizzo veloce e sicuro. Ciò contribuisce ad un’ immediata ergonomia e ad una funzionalità resa possibile da due batterie: la principale nella torretta di sinistra; la seconda, di ricambio, nella torretta di destra. Lo zoom 8x, poi, combina l’ampiezza del campo visivo ad un alto riconoscimento dei dettagli e del punto vitale – non ci stancheremo mai di sottolineare quanto sia fondamentale il “colpo solo”, anche dal punto di vista etico. Questi ingrandimenti offrono tale possibilità e lo realizzano con una grande risoluzione ottica e con una notevole nitidezza lungo l’intero campo visivo per tutti i livelli di ingrandimento.
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La parola d’ordine per gli Z8i è “flessibilità”: ne è con- L’ergonomia e l’eleganza dello Z8i 2-16x50P ferma l’interscambio fra le due torrette balistiche.
La vera anima dei nuovi Z8 restano comunque la torretta balistica flessibile (BTF). Cosa s’intende per “flessibile”? Semplicemente la possibilità di essere usata come entrambe le torrette o essere temporaneamente disabilitata. La BTF è progettata, cioè, per essere utilizzata come torretta superiore o laterale ed essere rimossa senza l’impiego di alcun attrezzo specifico: basta una leggera pressione al centro della sua estremità superiore con una penna o una cartuccia. In dotazione è anche compreso un anello grande con tacche di scala lineari per l’alzo e la deriva, 6 anelli sottili (4 con tacche per i numeri, 2 con tacche per i punti). Quattro di questi anelli possono essere montati contemporaneamente. Fra gli accessori, c’è, infine, il PBR, un anello balistico personalizzato. Le incisioni riguardano dati specifici relativi alle munizioni utilizzate, tre varianti di incisioni - due in sistema metrico e uno in scala lineare - con ampie possibilità di configurare un programma balistico personalizzato. Sbagliare, perciò, non è più consentito. È bene che sia così, in nome di un criterio selettivo – regolamentato e importante per la gestione – e di una domanda: perché non utilizzare questa sofisticata tecnologia che offre grande precisione di tiro quando il capo rientra comunque nel Piano di Prelievo selettivo? I quattro modelli dello Z8i, tutti illuminati. Caccia Passione 57
La torretta flessibile balistica (BTF)
CARATTERISTICHE TECNICHE
Z8I 1- 8x24
1,7-13,3x
2-16x50 P
2,3-18x56P
1-8x
1,7-13,3x
2-16x
2,3 -18
Diametro utile dell’obiettivo (mm)
8,2-24
13,6-42
16,3-50
18,4 - 56
Diametro della pupilla d’uscita (m)
8,1-3,0
8,1-3,1
8,1 -3,1
8,1-3,1
Ingrandimento
Distanza della pupilla d’uscita (mm) 95 95 95 95 Campo visivo (m/100 m)
42,5-5, 3
25,2-3,1
21,0-2,6
18,6-2,3
Campo visivo (gradi)
24,0-3,0
14,4- 1,8
12,0-1,5
10,6-1,3
Campo visivo soggettivo (gradi) Compensazione diottrica (dpt) Trasmissione di luce (%) Valore crepuscolare secondo ISO 14132-1
24 24 24 24 da -3 a +2
da -3 a +2
da-3 a +2
da -3 a+2
93 93 93 93 2,9-13,9
4,8-23,6
5,7-28,3
6,5 – 31,8
Lunghezza (mm)
301 336 356 364
Peso (g)
515 620 675 725
Diametro del tubo centrale (mm)
30 30 30 30
Temperatura di funzionamento
-20 °C / +55 °C
Temperatura di stoccaggio
-30 °C / +70 °C
Impermeabilità BTF torretta balistica flessibile Prezzi listino € indicativi, Iva inclusa (a seconda modello)
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4 m di profondità sott’acqua (riempimento con gas inerte) 70 click (1 click = 1 cm/100m 2.290/2.590 2.680/2.990 2.800/2.860 3.020/3.080
Ottiche
Il profilo essenziale del modello preferito dai cacciatori di cinghiali, lo Z8i 1-8x24
L’anello balistico personalizzato PBR
I comandi operativi molto ampi consentono un utilizzo rapido e sicuro.
All’IWA 2016 di Norimberga Franco Cernigliaro ha presentato alla stampa i nuovi Z8i.
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ALESSIA GRIGLIO
Wildlife in bianco e nero
O
rmai sono diversi anni che Alessia Griglio si è avvicinata al mondo venatorio, per la prima volta l’incontrai all’Exa di Brescia del 2010 con un piccolo spazio dove esponeva le sue opere dedicate alla caccia e alla montagna, oltre a una tela con uno splendido bufalo, posizionato all’ingresso dello stand, che sembrava facesse da guardia del corpo alla giovane artista.
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di Saverio Patrizi
Da quel momento la sua produzione artistica si è spostata quasi unicamente verso il mondo venatorio, che ne ha saputo apprezzare oltre alla qualità dei quadri, quel sentimento che esprimono gli animali da lei realizzati, all’attento osservatore trasmettono tutte quelle sensazioni ed emozioni proprie del mondo animale e ancor più della selvaggina. L’amore per la montagna, da buona piemon-
La penna del pittore
tese, si ritrova in ogni sua collezione, dove la neve, caprioli, camosci e cervi non mancano mai, a questi nel corso degli anni grazie alla grande passione per i viaggi e alla collaborazione con il Safari Club International ha affiancato un’importante collezione di quadri dedicati al continente nero, con predilezione per i mitici Big Five, elefanti , leoni e leopardi esprimono tutto il loro fascino e la loro aggressività grazie al sapiente utilizzo delle ombre. Presto è stata notata a Beretta con cui nel 2011 ha prodotto il catalogo e nel 2012 il calendario, collaborazione che le ha dato una grande visibilità anche a livello internazionale e ha contribuito al suo successo. Oltre a Beretta negli anni ha stretto accordi con Swarovski Optik e con altre aziende. Attualmente partecipa assiduamente alle Convention americane dal Safari Club, alla fiera della caccia di Salisburgo, oltre ad altre numerose esposizioni in giro per l’Europa e per il mondo e, da quest’anno, è tornata anche nelle fiere italiane partecipando all’HIT di Vicenza. Adesso Alessia è considerata una dei più importanti artisti wildlife italiani, la sua particolare tecnica la rende unica nel suo genere, sempre molto attenta al particolare e alle luci, fattori indispensabili per chi si dedica a matita e carboncino preferendo le tonalità del grigio alle sfumature del colore. Il suo percorso artistico comincia in tenera età quando grazie alla passione per i viaggi dei genitori ha avuto modo di confrontarsi con culture e mondi diversi. Questo le ha permesso di ammirare tutte le sfumature del mondo e della natura apprezzandone i particolari e creandosi un importante bagaglio culturale che ritroviamo in tutte le sue opere. Anche gli studi sono stati dedicati ad un percorso artistico concluso con la laurea in Restauro e Conservazione dei Beni Culturali ed Ambientali, da qui diverse collaborazioni con il mondo dei beni culturali senza però mai abbandonare la grande passione per il disegno e a pittura. Caccia Passione 61
Le sue opere sono esposte nelle case dei più grandi cacciatori del mondo, che oltre ai quadri animalier, spesso richiedono ritratti raffiguranti loro stessi impegnati nella caccia o dei loro cani colti nei momenti magici della ferma o del riporto.
zione delle sue opere, fra cui un grande leone accovacciato e tranquillo che pure in questa posizione comunicava tutta la sua regalità, un vecchio e imponente elefante con alcune zebre sullo sfondo che rappresenta il sogno di ogni cacciatore d’Africa. Affascinante un trittico di zebre dedite all’abbeverata e un primo piano Dopo qualche anno ho avuto l’occasione di di leopardo completavano le opere dedicate rincontrarla in occasione di HIT in quel di al continente nero. Bellissimo l’angolo riserVicenza, dove esponeva un’importante sele- vato ai camosci, un’animale che con la tecnica
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La penna del pittore
del bianco e nero si abbina perfettamente, poi lier lei dipinge in casa, in mezzo ai bambini, ancora cani e ritratti di cacciatori, il tutto in per terra o sul tavolo di cucina, in montagna e uno stand elegante dove Alessia, insieme alla dove capita. mamma, pazientemente accoglieva e intratteneva i visitatori della fiera. Sempre sorridente e simpatica, attiva anche sui Per Alessia la pittura è essenzialmente un social e su internet, chi volesse approfondire grande amore cui dedica ogni momento li- la sua storia e contattarla può andare su www. bero, quando gli domandiamo del suo atelier, alessiagriglio.com, su face book o instagram con un sorriso ci dice che non esiste un ate- cercando alessiagriglio.
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Il Gallo Cedrone.
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no dei simboli della Valcanale e della Foresta di Tarvisio è il Gallo Cedrone. Con merito e giustificazione. Foresta millenaria, Maria Teresa d’Austria, Francesco Giuseppe, il Re di Sassonia, gli Amministratori forestali, i Direttori della Riserva di caccia, i Cacciatori locali, tutti si riconducono a questa meraviglia della natura. Scriverne, ora che il “Re” è stato relegato nel limbo del dimenticatoio, è per me di grande sofferenza. Non per vana nostalgia , ma per la memoria dei tempi eroici impegnati in difesa di questo monumento ecologico. Dall’analisi degli eventi che hanno caratterizzato la vita della Valcanale fin da tempi remoti, risulta a chiare note che il maggior rischio
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di Goffredo Grassani
per il Gallo Cedrone è stato rappresentato dal fenomeno dell’antropizzazione. Bastino alcune testimonianze recenti. Negli anni ’70/80, in occasione della revisione legislativa della exYugoslavia, la maggior attenzione fu riservata alla conservazione del bosco, anche capillarmente nei punti di frequentazione del Gallo. L’Alto Adige, quotidiano di Bolzano, il 22 marzo del 1995 scriveva: “ basta che il Gallo Cedrone noti un fotografo che tenti di riprenderlo o d’inverno uno sciatore che pratichi lo scialpinismo, per creare le condizioni del decesso”. Hubert Haring, cacciatore esperto del Tarvisiano (noi lo chiamavamo “l’enciclopedia faunistica vivente”), così riferiva – parlando di
Attualità Cedroni - su “Valcanale Verde n. 3 del 1986 (e sul quale avremo modo di ritornare): “ Una vera prova di alta considerazione per l’ambiente è stata data dal signor Kraner Martino senior, di Aclete, il quale, sollecitato dal comandante della stazione forestale a provvedere all’abbattimento delle piante a lui assegnate per il taglio, così rispondeva: cinquanta tronchi in più o cinquanta tronchi in meno non mi fanno diventare ricco e nemmeno povero; mi dispiace levare le piante preferite dai Galli per il loro canto e mi sembra di togliere a loro la stanza da letto per la loro luna di miele!” Fatte queste brevi premesse, va subito detto che la caccia al Gallo Cedrone (così come al Gallo Forcello) nel Tarvisiano si è sempre svolta al canto, in primavera, a maggio. Tradizione centenaria, confermata ad inizio secolo XX dal Re di Sassonia, che aveva in affitto la Foresta, vero fan di questa caccia. E da allora alla fine del secolo (per il Cedrone un decennio meno), la caccia si è sempre svolta solamente a maggio, al canto. Poche regole, ma chiare. Piccoli numeri e ben controllati (in sessanta anni di rilevazione sistematica degli abbattimenti, media un Gallo/anno); assegnazione capo per capo, zona per zona ai singoli soci della Riserva; controllo sistematico del Direttore della Riserva e del Guardiacaccia. Da gestione spontanea e tradizionale, la caccia al canto era – e sarebbe tuttora - una “necessità tecnica” per l’indispensabile uniformità di interventi con quelli praticati in Jugoslavia (ora Slovenia) e Carinzia. Stessi boschi, anche se su versanti opposti, stesse popolazioni. Nonostante la persistente avversità dei cosiddetti protezionisti, siamo sempre riusciti, grazie proprio a queste “necessità tecniche”, ad ottenere le necessarie autorizzazioni. Negli anni ’80 si accentuarono le ostilità con gli oppositori di questo tipo di intervento. Interlocutore principe, il Professor Paolo De Franceschi, che ebbe il merito di farci appro-
fondire l’argomento. Dalla nostra parte, il fatto che proprio i terreni ove si era praticata da sempre solo ed esclusivamente la caccia al canto, rappresentavano (e rappresentano) le località ove il Gallo Cedrone soffriva meno che da altre parti rischi di degrado. Nonché relazioni autorevoli dell’Università di Vienna e scritti di illustri studiosi , come il Professor Ghigi, tra l’altro fondatore dell’INBS (poi INFS, oggi ISPRA), che nel suo libro “La caccia” del 1963, così si esprime: “ per i tetraonidi, nelle riserve di montagna, i soli mezzi di ripopolamento stanno nella soppressione dei predatori, specialmente volpi, e, per quanto riguarda Urogallo e Gallo Forcello, nella eliminazione di maschi in eccesso durante il mese di maggio, giacchè il maschio innamorato sciupa parecchie nidiate”. Alla fine il buon senso e la maturità dei nostri amministratori regionali (citiamoli: Comelli, Biasutti, Lenardi, Ermanno) portarono all’inserimento nella legge regionale 14 del 1987 anche la caccia primaverile al canto del Cedrone e del Forcello! Con le dovute garanzie. Durò poco. Con un colpo di mano degno della migliore pirateria legislativa, approfittando del fatto che i cacciatori erano super impegnati nelle vicende referendarie, in un solo mese un consigliere regionale verde (che tra l’altro, pur essendo ingegnere, non conosceva la differenza tra diritto reale di servitù e uso civico!), sostenuto dal dirigente regionale di turno, riuscì a far abrogare le norme in questione. E ripiombammo nel baratro. “Fatte salve le tradizioni, usi e consuetudini locali!” Ma quando mai! Restava la scappatoia della deroga. Ma la Regione opponeva il fatto che ancora non fosse stato pubblicato il Piano faunistico regionale: a cosa si doveva derogare? Oggi, mestamente, pare che i Cacciatori di Tarvisio abbiano abbandonato le armi. Non resta, quindi, che un revival attraverso la citazione di alcune riflessioni del nostro ami-
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co Haring (ricordate? L’enciclopedia faunistica vivente, oggi purtroppo….. assente).. “Il cacciatore oggi si reca in bosco e in montagna con un intento ben diverso dal fare preda, che è la protezione, difesa e salvaguardia della selvaggina.” Per quanto riguarda il Gallo Cedrone, esistono “posti di canto principali (Hauptbalzplatz) e alcuni posti di canto secondari. Nei primi sono presenti le galline…..I cacciatori di Galli si portano ripetute volte sui posti principali di canto per individuare eventuali galli idonei all’abbattimento….Il gallo vecchio (baruffone, preda principale, il più delle volte infecondo), dispone di un canto silenziosissimo, interrotto da lunghe pause….caccia molto faticosa: 24 notti un socio in una sola stagione, 21 un altro
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ecc. Una quindicina di uscite sono comunque una cosa normalissima.” E così ci restano le immagini e i suoni dell’Hochbalz, del Tiefbalz, del Klepfen, del Triller, dell’Hauptschlag, dello Schleifen, mentre seguiamo quasi incorporei la nostra guida verso il richiamo sempre più lontano e sempre più affascinante del nostro Urogallo. Brusco il risveglio: prima di cena, “Caduta libera”, programma leggero dopo tanto rimuginare. Beh? Domanda, fatale tra l’altro al concorrente: “ Le sue piume ornano il cappello dei bersaglieri”. Scena muta. Risposta ufficiale degli autori: Gallo Cedrone”. Povera Italia! Weidmannsheil!
Coniglio selvatico ai profumi mediterranei
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di Adelmo Giacomini
Cucina
INGREDIENTI PER 8 PERSONE 2 conigli (dipende dalla grandezza nella preparazione ne sono stati utilizzati 2 per circa 3 Kg di carne); fegato e reni dei conigli; 1 cipolla; 1 peperoncino fresco; 1 rametto di timo; 4 foglie di alloro; 1 spicchio d’aglio; 5/6 grani di pepe; 6 bacche di ginepro 40 g. di pinoli; 40 g. di uvetta; 30 g. di pomodorini secchi possibilmente ciliegino; 1 bicchiere di vino bianco secco; 350 ml. di brodo di carne; 5 cucchiai di olio extravergine di oliva; sale q.b. Caccia Passione 69
PREPARAZIONE Sciacquare bene i conigli e lasciarli in acqua corrente per un 1 o 2 ore. Tritare la cipolla e soffriggerla nell’olio extravergine insieme allo spicchio d’aglio, il peperoncino, l’alloro, il timo, il ginepro ed il pepe in grani. Aggiungere i conigli tagliati a pezzi e rosolare per bene, salare e sfumare con il vino bianco. Una volta evaporato l’alcool coprire e continuare la cottura a fuoco moderato. Nel frattempo scottare i pomodorini secchi in acqua bollente per 1 minuto (se si usano pomodori secchi normali tagliarli a pezzi). Quando il vino viene assorbito dalla carne aggiungere l’uvetta, i pinoli e i pomodorini secchi. Far insaporire per qualche minuto e aggiungere del brodo (quanto basta) per continuare la cottura. Dopo circa 45 minuti aggiungere il fegato ed i reni dei conigli tagliati a dadini (questa operazione va fatta quando il liquido di cottura si è ritirato per far si che le interiora si rosolino insieme alla carne, conferendo carattere alla preparazione) aggiungere ulteriore brodo e continuare la cottura (si raccomanda di cuocere a fuoco moderato coprendo il tegame con il coperchio, questo favorirà una cottura omogenea della carne). Controllare la preparazione durante la cottura e se necessario aggiungere di tanto in tanto del brodo. La preparazione dovrà risultare umida. Quando la carne risulterà tenera alla prova forchetta sarà cotta (circa 1,5/2 ore). Terminata la cottura impiattare e….. Buon appetito!
Sopra: l’esperto di cucina Adelmo Giacomini Caccia Passione 70
CONSIGLIO: la testa del coniglio può essere utilizzata per preparare il brodo che utilizzeremo nella preparazione. Rosolare la testa nell’olio extravergine, sfumare con il vino ed una volta evaporato aggiungere: acqua fredda, una carota, una costa di sedano ed una cipolla. Salare e far cuocere per il tempo necessario ad ottenere un brodo saporito.
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Veterinaria
Vipera vs Cane, precauzioni e terapie Caccia Passione 73
Vipera vs Cane, precauzioni e terapie
di Kalaris
Per quanto meno comuni di quel che si possa pensare, gli incontri tra vipere velenose e cani possono dimostrarsi letali per questi ultimi. In caso di morso l’importante è non perdere la testa e correre dal proprio veterinario.
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i tratta di un rischio meno frequente di quel che ci si aspetta, eppure il morso della vipera è situazione particolarmente pericolosa per il nostro cane, che se trascurata può portare alla morte del caro amico a quattro zampe. Protette in quanto particolarmente rare, in Italia sono presenti ben 8 specie di vipere, ma solamente due sono velenose: parliamo della vipera comune e del marasso che è possibile incontrare specialmente nella fascia alpina e prealpina. Riconoscere la vipera velenosa: Incontrare una vipera non fa mai piacere, ma potrebbe tornare utile saper riconoscere quelle velenose da quelle innocue, per altro le più comuni. Attive principalmente durante i mesi che vanno da febbraio a ottobre, generalmente le vipere non velenose possono raggiungere anche i due metri di lunghezza, possiedono code lunghe e affusolate, pupille rotonde e squame sulla testa piuttosto grandi. Caccia Passione 74
Diversa la conformazione delle vipere velenose piuttosto piccole (raggiungono al massimo i 50 – 60 cm), hanno una coda tozza, la pupilla a fessura verticale e piccole squame sulla testa. Amano nascondersi in luoghi soleggiati e protetti: le si può incontrare ad esempio nelle cataste di legno o nei muretti a secco ma preferiscono nascondersi durante le giornate troppo umide e piovose o troppo calde e secche.
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I sintomi: Il morso di una vipera velenosa e l’assunzione del suo veleno ha l’effetto principale di distruggere i globuli rossi del malcapitato: è questo a causare le preoccupanti emorragie che seguono al morso. Vista la drammaticità degli effetti che un morso di vipera può avere su un qualsiasi cane, che sia esso da caccia o da compagnia, il consiglio è quello di recarsi immediata-
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Veterinaria mente da un veterinario anche per il sospetto di uno scontro fra vipera e cane. In definitiva quando un cane incontra una vipera il proprietario se ne può facilmente rendere conto: di norma il cane compie un balzo indietro e se morso inizia a guaire dolorosamente. Le parti che solitamente vengono colpite sono le labbra, il naso, le orecchie, la gola e le zampe.
I sintomi che si possono osservare immediatamente dopo il morso sono ugualmente chiari: • d olore e gonfiore dell’area morsa con la messa in risalto dei due denti; • d iffusione della colorazione rosso bluastra della zona circostante il morso; • stanchezza, sonnolenza e perdita dell’equilibrio;
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• respiro affannoso e accelerato; • stato di shock; • vomito emorragico (raramente); • urine rosse nei casi avanzati. Primo soccorso: Il consiglio è quello di impedire al cane morso di muoversi e di immobilizzare la parte: in questa maniera il veleno entrerà in circolo più lentamente. Si può inoltre praticare una fasciatura della parte morsa, che sia compressiva della zona. Da ricordare che lo scopo è quello di rallentare la circolazione e non di fermarla, quindi tra la fasciatura e la pelle del cane dovrà passare almeno un dito. A questo punto non resta che chiamare immediatamente un veterinario e mettersi in macchina. In linea di massima è sconsigliata qualsiasi terapia fai da te che consenta la fuoriuscita del veleno.
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Le terapie: In generale le terapie utilizzate sono di tre tipologie: c’è la fluidoterapia, indispensabile per evitare il rischio di collasso cardio circolatorio, l’utilizzo di farmaci antinfiammatori steroidei e di antibiotici ad ampio spettro e l’uso di un siero antiofidico, per quanto il suo utilizzo è circoscritto in ambito ospedaliero. Con un intervento rapido ed efficiente le possibilità per il cane di salvarsi sono piuttosto alte. In ogni caso l’animale dovrà rimanere sotto controllo e sottoposto a terapia intensiva per almeno altre 72 ore. Prevenzione: Qualora si decida di cacciare in zone comunemente abitate da vipere velenose il consiglio è quello di aver con sé il numero dei veterinari della zona che probabilmente sapranno come agire in caso di morso. L’importante è non perdere la testa: abbandonare immediatamente la caccia e dirigersi verso la macchina dopo aver prestato il primo soccorso al nostro cane.
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Spaniel su lepre
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