Caccia Passione - Settembre 2012

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ANNO I nr. 9 - Settembre 2012

caccia passione Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Calendari Venatori:

• Un percorso ad ostacoli per pianificare la stagione 2012/2013

Stanziale:

• Balistica venatoria per la caccia al fagiano

Caccia all’estero:

• Alla scoperta della Corsica

Veterinaria:

• Il tuo cane è davvero in forma? Check up dell’atleta

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in copertina caccia passione ANNO I nr. 9 - Settembre 2012

Dedicato a chi ha la passione per la caccia

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Weimaraner

cane da caccia nobile per cacciatori borghesi Calendari Venatori: Un percorso ad ostacoli

Stanziale: • Balistica venatoria per la caccia Caccia all’estero: • Alla scoperta della Corsica Veterinaria: • RIl tuo cane è davvero in forma?

Weimaraner

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Uno dei pochi cani da caccia polivalente, adatto alla ferma, traccia e riporto, di taglia medio-grande : asciutto, forte, con muscolatura potente e dalle forme armoniose, il Weimaraner è un cane da caccia elegante ed instancabile.

sommario Anno I Nr. 09

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14 Calendari Venatori

Pg 6 News venatorie

26 Stanziale:

Pg 10 L’apertura: il fascino della caccia in Sardegna

balistica venatoria per la caccia al fagiano

A CURA DELLA REDAZIONE

Claudia Zedda e Filippo Meloni

Pg 14 C alendari Venatori: Un percorso ad ostacoli per pianificare la stagione 2012/2013

Giovanni Di Maio

Pg 22 S tanziale: Balistica venatoria per la caccia al fagiano

26 Migratoria:

caccia agli “estatini”

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Diego Mastroberardino

Pg 28 M igratoria: “estatini” KALARIS

A

caccia

di


Pg 76 Racconti venatori: Un solo colpo. Alla ricerca del camoscio nell’Alta Val Brembana. Diego Mastroberardino

Weimaraner cane da caccia nobile per cacciatori borghesi

Pg 70 Ottiche: Nuovi Binocoli H2O bushnell

Domenico Mansueto

Pg 76 Veterinaria: Il tuo cane è davvero in forma? Chek up dell’atleta.

Giovanni Di Maio

Pg 32 Ungulatii: Cervi al bramito, gli scatti raccontati

Claudia Zedda

Pg 38 C accia all’estero: scoperta della Corsica

Alla

Claudia Zedda

Pg 44 Cani da caccia: Weimaraner, cane da caccia nobile per cacciatori borghesi

38 Caccia all’estero: caccia mista in Uruguay 32 Ungulati:

Cervi al bramito, gli scatti raccontati

Diego Mastroberardino

Pg 50 Armi:Misurare la velocità di un proiettile con ilpendolo balistico Diego Mastroberardino

74 Racconti venatori:

un solo colpo. Alla ricerca del camoscio nell’Alta Val Brembana

Pg 60 Fucili da caccia: Nuovo Beretta A300 Outlander : scommessa vincente

Diego Mastroberardino

Pg 66 Munizioni:Onore all’inventore delle cartucce “Dispersanti” Diego Mastroberardino

74 Veterinaria: il tuo cane è davvero in

forma? Check up dell’atleta

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Editoriale I VERI PIROMANI.

Sono quelli che appiccano gli incendi o chi butta benzina sul fuoco delle polemiche? Come ogni estate assistiamo allo scempio del nostro patrimonio boschivo, tutta la penisola brucia e, come sempre, c’è chi ne approfitta per fare propaganda anticaccia. La prima voce a levarsi, non è una novità, è quella dell’ex ministro pecoraro scanio (si minuscolo non merita le lettere maiuscole). Come sua abitudine non perde occasione per esternare i suoi isterismi anticaccia, asserendo che

gli incendi hanno ucciso gli animali selvatici e che questi comunque sono in grande in difficoltà, pertanto sarebbe il caso di sospendere l’attività venatoria fino a data da destinarsi, lui si augura per sempre. Altri ambientalisti sono sempre pronti a buttare “benzina sul fuoco”, con affermazioni simili e adducendo ragioni dovute alla siccità e agli incendi, ma dove vivevano gli anni scorsi? In Italia la situazione si ripete da anni, tutti i telegiornali d’agosto recitano il bollettino incendi, potrebbero ripetere quello dello scorso anno senza grosse variazioni. Nonostante ciò mi sembra che la situazione della selvaggina stanziale, la migratoria cacciabile deve ancora arrivare, non abbia subito gravi deperimenti, anzi gli ungulati, che non possono volare via dai roghi, sono in continuo incremento. Ma a questi signori non basta il divieto di caccia nelle zone bruciate, 10 anni per i boschi e 5 per il resto, no, loro cercano sempre d’impedire l’attività venatoria a tutti i costi. Purtroppo la prima conseguenza è già arrivata, il Tar del Lazio ha bloccato, in questa regione, la preapertura del 1 settembre, adducendo motivazioni a dir poco pretestuose. Da parte nostra chiediamo solo il rispetto dei nostri diritti, troppe volte calpestati, il nostro mondo difende con i fatti e l’impegno quotidiano la ruralità e l’equilibrio con la natura. I facili estremismi che in occasione di ogni apertura montano in maniera strumentale da parte spesso di politici in cerca di facili consensi non devono allarmarci più del dovuto, anche se le Associazioni Venatorie che ci rappresentano dovrebbero far sentire la loro voce con argomenti tecnico/scientifici chiarificatori anche per il grande pubblico. La caccia per noi è una grande passione che ci porta a vivere rispettando e amando la natura, solo un cacciatore può comprendere il fascino dei meccanismi arcani che regolano la caccia e spesso condizionano la sua vita.

Saverio Patrizi


Preapertura, prima giornata tra polemiche e proteste 1° settembre, giornata di preapertura con la quale inizia ufficialmente la nuova Stagione Venatoria in molte regioni italiane tra polemiche ed appelli animalisti contro la caccia con il coinvolgimento del Governo. Il tanto invocato intervento delle istituzioni però non è arrivato pertanto nella maggior parte d’Italia la preapertura si terrà e di certo il 16 settembre aprirà ufficialmente la Stagione Venatoria. Gli ambientalisti protestano a gran voce e la Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambienonostante le incessanti po- te afferma, “L’apertura anticipata ci lemiche di ogni tipo di sigla espone al rischio di sanzioni euroanimalista e anticaccia, comprese pee. Non si gestisce il patrimonio quelle inventate all’ultimo istante, faunistico compiacendo la lobby si è aperta ufficialmente la Stagione delle doppiette, gli italiani se ne riVenatoria in regime di preapertu- cordino...». Immediata la replica dei ra in molte regioni italiane; Lazio cacciatori, a parlare è il presidente e Campani le grandi escluse a cau- di Arcicaccia, Osvaldo Veneziano, sa dei decreti sospensivi del TAR che dice basta con le “strumentaliza seguito di ricorsi presentati dal zazione della siccità. Le associazioWwf. Pur di fermare la caccia pri- ni ambientaliste invocano la siccità ma dell’apertura le varie associazio- pur di trovare un argomento ideoni ambientaliste si sono rivolte al logico per chiedere di sospendere Governo chiedendo un opportuno la caccia. L’ISPRA nelle sue carte ha intervento che potesse, se non can- detto che la sospensiva valeva alle cellare completamente la Stagione condizioni climatiche date: domani Venatoria, almeno rinviarla cancel- ci sarà pioggia, ed è un bene per l’Ilando in ogni caso la preapertura. talia, per l’agricoltura e per la caccia”.

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Lazio: sfuma la preapertura, il Tar da ragione al Wwf . Il Tar del Lazio sospende la preapertura della Stagione Venatoria nella Regione prevista per le giornate del 1 e 2 settembre 2012 accogliendo il ricorso del WWF. .

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cacciatori del Lazio hanno visto così sfumare la possibilità di iniziare anticipatamente la Stagione Venatoria in preapertura sabato 1 settembre in quanto il Tar ha deciso di accogliere il ricorso presentato dal Wwf avverso il decreto del Presidente Polverini riguardante proprio la preapertura della caccia; gli ambientalisti non sono ancora soddisfatti e chiedono inoltre il divieto totale di caccia per scongiurare danni agli ecosistemi. Per andare a caccia quindi i cacciatori laziali dovranno aspettare l’inizio ufficiale della Stagione previsto dal Calendario Venatorio per il 16 set-

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tembre; ai giudici del Tar non è piaciuta la scelta della Regione di concedere il periodo di preapertura pertanto hanno accolto il ricorso ambientalista. Secondo gli esponenti del Wwf il decreto di preapertura della caccia è stato approvato in violazione alle Direttive dell’Unione Europee, “Come ogni anno ormai accade, la Regione Lazio intendeva anticipare di due settimane l’avvio della caccia, contravvenendo palesemente alla direttiva comunitaria Uccelli e ignorando, per specie come il colombaccio, il parere negativo dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Ma il Tar ci ha dato ragione”.


Viterbo, ok alla mobilità venatoria con Perugia e Terni A pochi giorni dall’apertura della Stagione Venatoria, dopo l’iniziale polemica, la Provincia di Viterbo e le Province umbre di Perugia e Terni hanno siglato l’accordo per la mobilità venatoria. ticare la caccia alla migratoria nei territori più favorevoli della vicina provincia di Viterbo finalmente è stato siglato l’accordo tra la tuscia e le Province di Perugia e Terni; l’intesa dovrà ora opo la polemica sul mancato essere approvata dalle singole giunaccordo di mobilità venatoria te provinciali dopo che sarà siglato che faceva paventare l’impossibilità l’accordo interregionale fra la Reper i cacciatori umbri di poter pra- gione Lazio e la Regione Umbria.

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L’Apertura, il Fascino della

Caccia in Sardegna.

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Caccia e cacciatori Il racconto della prima caccia in Sardegna. Il ricordo della prima apertura di caccia a cui si partecipa da ragazzi è indelebile nella memoria.

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vevo poco più di diciotto anni, neo-abilitato, ma già da quando ne avevo quindici mi sentivo un cacciatore. Che ci volete fare, con un padre e tre zii che amano più la caccia e i boschi che qualsiasi altra cosa, non potevo appassionarmi a nient’altro che alla caccia e alla pesca. E già, perché quando non si poteva correre fra i campi, ci si avventurava per mare. All’apertura della caccia di quel settembre di molti anni fa, lo ricordo ancora, mi tremavano le gambe. Ero tanto emozionato che non riuscii a dormire. Mio padre dopo molte mie insistenze aveva acconsentito che prendessi il porto d’armi e che lo accompagnassi, rassicurando mia madre che mi avrebbe tenuto sempre a portata d’occhio. Era ancora buio quando entrò in stanza e io schizzai fuori dal letto senza nemmeno fiatare. Non sentivo ne freddo, ne sonno, solo eccitazione allo stato puro. Ovviamente indossai gli indumenti che la notte prima mi ero preparato e seguii mio Caccia Passione 11


padre che le mattine di caccia non faceva mai colazione in casa. Prendeva qualcosina al bar, diceva a mia madre. Da quella mattina in poi ereditai anche quell’abitudine. Il bar Mariella gremiva cacciatori e l’aria profumava di caffè e abba ardente, per intenderci l’acquavite nostrana. Tutto mi sembrava bellissimo, peccato che presto ci si fa l’abitudine. Non

ni, un diritto che concedeva davvero a pochi. Papà in cambio ripuliva il perimetro che aveva occupato, e di norma gli regalava qualche lepre e qualche pernice. Era proprio per le lepri e per le pernici che eravamo lì. Credo non esista un volatile più bello ed elegante della pernice sarda. Un tempo ce n’erano molte di più in giro. Oggi alle prime avvisaglie di apertura

ho invece mai fatto abitudine al profumo dell’alba sarda, che profuma di mare e di salsedine, di terra umida e di selvatico. Separati dal gruppetto di cacciatori e riscaldati dal caffè corretto, ci siamo inoltrati nel campo di Zio Giovanni. Non ha mai amato la caccia, ma ha sempre permesso a mio padre di cacciare sui suoi terre-

della caccia volano verso le riserve. Ma quel giorno di quel settembre lontano ce n’erano, ce n’erano in abbondanza e a mio padre, sentendole cantare prima dell’alba, brillarono gli occhi. Era taciturno esattamente come a casa, ma lì, in mezzo alla macchia mediterranea, sotto quell’ollastro con il suo Benelli Raffaello cal. 12 in mano era un uomo

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Caccia e cacciatori felice. Felice e innamorato della natu- natura offre deve essere ben accetto. ra e degli animali a cui dava la caccia. Qualche giorno dopo mia madre la Appena conseguito il porto d’armi, cucinò, insieme a quelle catturate da mio padre, mi aveva donato un Benel- mio padre, come solo lei sapeva fare. li 121 con cartucce fiocchi pallino 7 Alla conclusione di quella lunga giorda 36 grammi. Ebnata di caccia, prima Ricorderò il fascino bene sì, mi ricordi rincasare, un bredell’apertura della mia do ancora. Quelve salto al bar da Maprima stagione di caccia lo era il momento riella per un bel bicfinché vivrò. per collaudare il chiere di vino e due mio regalo e dopo avermi impartito chiacchiere con gli amici. Ora sì che qualche “ennesima” istruzione, appe- mi sentivo parte del gruppo e mio na iniziata la battuta, eccola, il cane padre, non esitò a farmelo capire. in ferma, il frullo, mi voltai di scatto, Da quel giorno, fintanto che mio papuntai e feci fuoco. Presa! Quel gior- dre riuscì, andammo a caccia insieno portai a casa la mia prima pernice me, perché non c’è niente di meglio sarda, di meglio non riuscii a fare, ma per saldare un’amicizia, che conmio padre mi disse che non bisogna- dividere la passione per la natura va essere ingordi e tutto quel che la e per la propria terra con chi Ami.

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Calendari Venatori: un percorso ad ostacoli per pianificare la Stagione Venatoria.

Ogni anno, l’inizio della Stagione Venatoria viene preceduta purtroppo dalla “stagione delle polemiche e delle proteste” proprio riguardo allo strumento di disciplina dell’attività venatoria sul piano regionale e provinciale: il Calendario Venatorio

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eneralmente già dai mesi primaverili le Amministrazioni Regionali e le Associazioni Venatorie si affannano, talvolta di concerto tra loro intorno a un tavolo ed altre separatamente, al fine di comporre un documento di gestione capace di disciplinare secondo legge la tutela della fauna e l’attività venatoria nell’ambito delle rispettive competenze territoriali. Per la maggior parte dei casi si arriva al mese di giugno con alme-

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no una bozza di calendario più o meno condivisa dalle varie Associazioni Venatorie; in altri casi, purtroppo negli ultimi anni prassi molto diffusa, per avere il nuovo Calendario Venatorio definitivo si deve aspettare i mesi di luglio e agosto quando l’inizio della stagione venatoria è ormai imminente. Diverse sono le problemati-


Caccia e cacciatori Fauna stanziale che che portano a simili ritardi a causa dei quali, il più delle volte, i cacciatori italiani al mese di luglio ancora non sanno come sarà possibile praticare la caccia per la prossima stagione e magari si trovano ad aver già pagato tasse di rinnovo per licenze e iscrizioni agli Ambiti Territoriali di Caccia. Nella maggioranza dei casi i ritardi sono da attribuire all’operato delle Amministrazioni regionali che spesso non riescono a concertare un documento di gestione capace di recepire e miscelare adeguatamente le esigenze dei cacciatori, dei coltivatori, della tutela della fauna, delle richieste degli am-

bientalisti, delle Direttive Europee e ricevere infine l’ormai famigerato parere favorevole dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Il già difficile compito della Amministrazioni regionali viene maggiormente reso difficoltoso con una certa sistematicità dalle proteste da parte degli ambientalisti e in alcuni casi da parte dei cacciatori. Gli ambientalisti in particolare non perdono occasione per osteggiare sistematicamente le amministrazioni locali nella compilazione dei calendari con l’attività politica dei propri esponenti durante la fase di approvazione e, qualora i documenti vengano approvati, arriva il momento degli ormai inflazionati ricorsi al Tar per le ragioni più svariate ma con in comune lo stesso scopo: sospendere anche solo temporaneamente l’attività venatoria.

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La passata stagione venatoria è stata costellata da ricorsi a firma animalista, presentati al Tar, al Governo ed alla Corte Costituzionale avverso vari Calendari Venatori regionali tra cui quello del Veneto, dell’Abruzzo e della Liguria ma tutti con il comune denominatore dell’illegittimità in quanto approvati con Legge Regionale anziché con

ricorsi al Tar che anche negli anni passati si erano moltiplicati tra le varie regioni; in merito al parere ISPRA, pare invece che sia ancora da chiarire la controversia sul fatto che esso debba essere ritenuto obbligatorio e vincolante per i Calendari Venatori, oppure ritenuto obbligatorio ma non vincolante. Tornando alla stesura dei Calenda-

atto amministrativo come previsto o in quanto privi del parere ISPRA. Per quanto riguarda la questione “Legge o atto amministrativo”, questo tipo di scelta da parte delle amministrazioni regionali si è rivelato in passato un escamotage per sfuggire all’eventualità di quei

ri Venatori, considerata la cattiva riuscita dell’escamotage “Legge regionale”, quest’anno pare che tutte le Regioni siano tornate sui loro passi e, mentre ancora i vecchi Calendari sono oggetto di valutazione normativa da parte dei vari organi giudicanti (vedi quello abruz-

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Caccia e cacciatori zese), le varie Amministrazioni hanno approvato nuovi Calendari Venatori con atti amministrativi e per la maggior parte sottoposti alla valutazione dell’ISPRA possibilmente con parere favorevole. Nonostante però tutti gli accorgimenti e la buona volontà della Amministrazioni regionali quest’anno alcuni Calendari Venatori sono stati comunque oggetto di contestazione con minacce di ricorsi o addirittura già divenuti oggetto di ricorso al Tar da parte degli ambientalisti a pochi giorni dalla pubblicazione. Il caso più eclatante si è rivelato quello del Calendario Venatorio della Regione Sardegna che alla

presentazione della sola bozza è già divenuto oggetto di protesta da parte di alcune sigle animaliste e che una volta approvato non è piaciuto nemmeno agli stessi cacciatori ed agli Enti del Territorio i quali hanno chiesto poi all’Amministrazione regionale di modificare il documento. In particolare ai cacciatori sardi non era piaciuta l’introduzione di due giornate infrasettimanali dedicate alla caccia alla stanziale come le specie di Pernice e Lepre sarda, due specie ritenute a rischio dagli stessi cacciatori pertanto da non sottoporre ad eccessiva pressione venatoria; allo stesso modo l’aggiunta della giornata del giovedì per la

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caccia al cinghiale non era piaciuta alle stesse squadre di cinghialai sardi che vedevano la giornata aggiuntiva come un mezzo di eccessivo disturbo per il selvatico insistente nelle zone destinate alle “tradizionali” battute domenicali, con conseguente inasprimento di rapporti sociali consolidati da decenni. Altro esempio di Calendario Venatorio interessato dai ricorsi è quello del Veneto colpito da decreto sospensivo riguardante alcune sue parti a seguito di un ricorso al Tar di stampo anticaccia; per la precisione l’intervento del Tar ha riguardato tre singoli aspetti del CalenCaccia Passione 18

dario che non avrebbero aderito al parere dell’ISPRA, cioè il periodo di pre-apertura al Merlo e alla Tortora, le due giornate aggiuntive riservate alla caccia alla migratoria da appostamento nei mesi di ottobre e novembre ed il periodo di addestramento dei cani da caccia. In attesa della valutazione in Camera di Consiglio il Tar ha ritenuto però di revocare la sospensiva temporanea al Calendario Venatorio Veneto accogliendo le richieste della Regione ed assicurando così la preapertura per i cacciatori veneti, pur se lo stesso documento è ancora oggetto di invettive ani-


Caccia e cacciatori maliste anche a livello europeo. e del Ministero dell’Ambiente. Vi è poi il Calendario Venato- A tutto ciò si aggiungono le ire dei rio Siciliano che ha attirato su di cacciatori delle regioni limitrofe, se le solite proteste ed un ricorso soprattutto calabresi, in quanto ambientalista al Tar soprattutto a non ammessi, secondo il Calencausa della previsione di apertu- dario, a cacciare sull’isola durante il periodo di preara della Stagione Tra mille polemiche si apre pertura previsto Venatoria nonoin gran parte d’Italia la già dal 1 settembre. stante la mancanstagione venatoria con la Infine il Caza del Piano Regiornata di preapertura. lendario Vegionale Faunistico Venatorio con la possibilità di cac- natorio abruzzese che pur ciare anche all’interno dei Siti di essendo scampato quest’anno ai riImportanza Comunitaria senza corsi animalisti ha ricevuto il parere la preventiva Valutazione di In- contrario del Parco Nazionale d’Acidenza Ambientale, obbligatoria bruzzo in quanto metterebbe a riper legge, il tutto a sua volta senza schiol’incolumitàdell’orsomarsicano. alcun parere da parte dell’ISPRA Nella stesura del Calendario infatti

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pare che la Regione Abruzzo non abbia voluto tenere conto dell’esplicita richiesta dell’Ente parco di posticipare l’apertura della caccia al cinghiale al 1° novembre al fine di evitare interferenze con il periodo di iperfagia dell’Orso, ovvero il delicato periodo in cui l’orso marsicano si prepara per affrontare il letargo invernale e, per le femmine, il probabile parto. Ultimissime novità di questi giorni, contro tutti calendari venatori e addirittura contro l’intera Stagione Venatoria, sono l’eccessiva siccità ed i numerosi incendi che hanno colpito negli ultimi mesi le campagne e i boschi italiani. Le maggiori sigle ambientaliste ed Caccia Passione 20

il Ministro delle Politiche Agricole, Mario Catania, hanno chiesto di rinviare, o addirittura cancellare, la Stagione Venatoria 2012-2013 al fine di non sottoporre a pressione venatoria la fauna già stremata dagli incendi e dalla siccità. A pochi giorni dall’apertura la partita è ancora aperta e i cacciatori di ogni regione non sanno se per la prossima stagione potranno praticare la loro passione . Che il 2012, Maya permettendo, venga ricordato anche come un anno senza caccia? Noi ovviamente ci auguriamo di no!


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Balistica venatoria per la caccia al fagiano: scelta del fucile e delle munizioni

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Fauna stanziale

CacciaPassione Passione23 23 Caccia


Balistica venatoria per

la caccia al fagiano: scelta del fucile e delle munizioni

L’importanza della balistica venatoria per la caccia al fagiano, l’uccello stanziale più cacciato in Italia.

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e due diverse modalità di caccia a questo uccello, nel bosco o in terreni aperti, impongono una scelta ponderata delle armi, del calibro e delle munizioni che si vogliono utilizzare, per ottenere tiri efficaci e precisi. La specie di uccello stanziale maggiormente cacciata in Italia è senza dubbio il fagiano. Nel nostro paese la tecnica di caccia più in voga Caccia Passione 24

per questo volatile è quella che prevede l’uso del cane da ferma, anche se alcuni cacciatori organizzano cacce stile inglese in battuta con la classica doppietta in spalla. Alla modalità di caccia che si sceglie corrisponde la scelta del fucile. Nelle zone boscose il cacciatore utilizzerà i relativi mezzi (cartucce e fucile), i quali saranno diversi se la caccia si svolge in luoghi


Fauna stanziale aperti composti di prati o brughie- circostanze la scelta di un’arma corre. In quest’ultimo caso le distanze ta è sicuramente la migliore, poiché di tiro, le capacità di sfuggire del sel- ha un brandeggio rapido ed in gravatico e le fatiche del cacciatore sono do di sviluppare una rosa aperta per molto differenti tra loro; tali differen- bilanciare la difficoltà di realizzare ze aumenteranno se la caccia si svol- una mira precisa. Nel segmento delle armi basculanti la ge in battuta alla Qualunque sia il terredoppietta è il fucile posta. Nel bosco la no di caccia o la tecnica per eccellenza, conscelta del fucile non scelta l’importante è opsiderate le sue caratpuò che ricadere sul tare per il fucile e le muteristiche, ma anche calibro 12, preferiil sovrapposto, con bilmente un model- nigione giuste. lo leggero e dotato di canne corte con la sua stabilità di tiro, risulta altretridotta strozzatura, meglio ancora se tanto efficace. Con i fucili semiautoquest’ultima è assente. Cacciare nel matici si ha a disposizione un colpo bosco impone tiri corti e immediati, in più e ciò consentirebbe di colmacon una conseguente diminuzione re “lo spazio aereo” della sagoma. dell’efficacia balistica dell’arma e della Per tal motivo, alcuni cacciatori ricartuccia a causa del fogliame. In tali tengono il semiautomatico migliore.


Le scuole di pensiero sono svariate, ma tutti concordano che l’uso della doppietta a cani esterni è altamente sconsigliato, a poiché in mezzo al bosco aumenta il rischio di impigliare i rami degli arbusti ai cani dell’arma. Il calibro 20 non è consigliato perché ha una più rilevante necessità di essere mirato con precisione, nonostante la sua leggerezza. Nel caso in cui la caccia al fagiano si svolge in terreni

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aperti, liberi da ostacoli naturali fra se e la preda, il tiro avverrà alle lunghe distanze, con la conseguente necessità di utilizzare cartucce di una certa potenza potenti. Le armi utilizzate (doppietta, sovrapposto, semiautomatico) devono montare canne di 70 - 71 cm. con strozzatura 2 stelle nell’automatico e 1/3 nei fucili basculanti. Nella caccia vagante al fagiano, in passato, si utilizzavano fucili ca-


Fauna stanziale libro 20 per l’esigenza di portarsi un peso minore, ma negli ultimi anni il problema è stato superato, poiché molte aziende armiere hanno sfornato calibro 12 sempre più leggeri. I fucili impiegati nelle cacce alla posta devono essere rigorosamente calibro 12 con canne lunghe e strozzate e di proporzionata pesantezza, per il bisogno di esplodere colpi con cartucce potenti ed adatte a tiri lunghi. Biso-

gna inoltre tenere in considerazione l’effetto del rinculo che si genera con cariche magnum, il cui risultato è evidente su fucili da caccia diretti, come sovrapposti e doppiette. L’effetto rinculo viene invece ammortizzato dai fucili semiautomatici a sottrazione di gas, che vengono preferiti anche per la possibilità di sparare il terzo colpo. Nella caccia vagante con o senza il cane lungo i canneti, scegliere il fucile è importante, poiché le distanze di tiro non sono mai eccessive e l’imbracciata è alquanto veloce. Alcuni cacciatori preferiscono fucili leggeri e non magnum. Il calibro del fucile da caccia devono essere rigorosamente il 12, dal momento che il 20, anche se magnum, non raggiunge le potenzialità indispensabili sui tiri a lunga distanza. Per quanto riguarda la scelta delle cartucce, se si utilizza un fucile più o meno strozzato e leggero in aree boschive le munizioni consigliate sono quelle a carica di 28 - 30 gr. con piombo 7 o 6. Alcuni cacciatori preferiscono utilizzare cartucce dispersanti, al fine di compensare le difficoltà di puntamento all’interno del bosco. Se i tiri avvengono all’aperto e sono abbastanza lunghi si possono utilizzare cartucce da 33 fino a 36 grammi e in alcuni casi in fucili abbastanza pesanti si possono caricare le baby magnum di 42 grammi. Caccia Passione 27


A caccia di “estatini”

Caccia Passione 28 Caccia Passione 28


migratoria

Non se ne sente parlare troppo spesso, per quanto si tratti di una caccia ben nota agli amanti dell’arte venatoria. Gli appassionati di migratoria specialmente attendono la preapertura e gli estatini, che si possono incontrare, ma soprattutto cacciare in questo periodo.

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A caccia di “estatini”

Si tratta molto semplicemente di merli giovani, di colombacci o di tortore che hanno scelto di rimanere in Italia dopo la migrazione di luglio e agosto durante la quale i genitori hanno abbandonato la penisola

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acciabili in appostamento dal primo settembre, gli estatini sono lungamente attesi da molti cacciatori che si riavvicinano alla caccia dopo lunghi mesi di digiuno. Naturalmente ciascun cacciatore ha le proprie preferenze, per quanto in

va in Italia. Ama nidificare nelle zone pianeggianti, o al massimo nelle basse colline, non distante da campi di orzo, grano, o girasoli dei cui semi si nutre. Il pericolo per chi da la caccia alla tortora selvatica, è che questa venga scambiata per quella dal collare orientale

linea di massima tutti preferiscano dare la caccia alla tortora selvatica che durante il corso dell’anno effettua notevoli spostamenti: di norma sverna in Africa e tra aprile e maggio arri-

o per l’africana la cui caccia è vietata. Naturalmente distinguere la tortora selvatica dalle cugine è possibile: esistono infatti una serie di elementi che ci consentono di farlo. Tanto

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migratoria per cominciare la tortora dal collare è caratterizzata da un volo lento e assolutamente rettilineo, se paragonato a quello della selvatica. E’ inoltre socievole con l’uomo, d’altronde ama vivere in zone antropizzate, in prossimità di centri abitati, giardinetti pubblici ma anche parchi cittadini. La tortora dal collare è inoltre leggermente più grossa rispetto a quel-

norma un austero e ben mimetizzato riparo creato con la vegetazione spontanea presente nel dintorno, che viene piazzato poco distante dai girasoli o dalle aree nelle quali gli estatini transitano. E’ necessaria davvero poca attrezzatura da richiamo, qualche stampo in plastica di tortora e alcuni stampi con ali rotanti. Preparata la postazione si at-

la selvatica e si nutre anche e soprattutto di scarti lasciati dall’uomo. Il suo piumaggio è uniformemente chiaro ed è caratterizzata da una coda particolarmente lunga, dotata di un collare vistoso e punte delle ali inconfondibilmente scure. I cacciatori che amano questo genere di caccia già da agosto sono in allerta: sorvegliano la crescita dei girasoli e impiantano la parata, nell’attesa che settembre e la preapertura arrivino presto. Il capanno che viene installato è di

tende l’arrivo delle protagoniste naturalmente in compagnia dell’arma giusta ma soprattutto della cartuccia ideale: il consiglio è quello di usarne una veloce, con piombo 8 e 34. Durante la preapertura lo scenario è sempre lo stesso: la tortora selvatica inizia la sua corsa un’ora dopo l’albeggiare e si invola verso i campi di girasole, rasentando i fiori. Per questo il tiro non è assolutamente facile e al cacciatore è richiesta ottima mira, buona imbracciatura e pazienza. Caccia Passione 31


Cervi al Bramito: gli scatti raccontati

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Ungulati

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Cervi al Bramito: gli scatti raccontati

Quella del digiscoping è una passione che accomuna molti cacciatori che dopo anni di studio del selvatico cui danno la caccia, davvero non possono far a meno di immortalare le loro pose più naturali. Fra i più fotografati certamente i cervi al bramito.

E

’ nata prima la passione per la natura, poi quella per la caccia ed infine quella per la favolosa fotografia e per il digiscoping. Ne avete già sentito parlare? Ci

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si avvicina furtivamente al selvatico, cosa che noi cacciatori dovremmo saper fare a meraviglia, e gli si punta contro un obbiettivo, in attesa che qualche sua suggestiva posa ravvivi


Ungulati il nostro interesse e stimoli lo scatto. macchina fotografica. Detto fatto, La mia lunga esperienza di fotogra- me ne sono procurato una adatta, fo naturalista mi ha portato a girare e alla caccia ho intervallato lunbuona parte dell’Italia settentrio- ghi periodi di studio del selvatico. nale e a fotografare una quantità di Ricordo ancora la prima foto che animali davvero sorprendente, ma ho scattato ad un cervo al bramil’ungulato che mi affascina di più è to. Saranno trascorsi almeno 6 di sicuro il cervo. Mai visto un ani- anni, ma sono momenti che non male tanto imponente ed elegante. si dimenticano tanto facilmente. Sarà perché è difficile da scovare in Avevo con me la mia compatta digiatteggiamenti naturali, sarà perché tale in abbinamento con il telescopio, immortalarlo al bramito è un’espe- regalo di mia moglie che condivide rienza da provare, fatto è che appe- con me la passione per la fotografia. na posso scappo in compagnia della Gli strumenti d’altronde non costamia macchina fotografica alla ricer- no troppo, meno di quanto vi possiate immaginare, ca di emozioni da mettere in digitale. il digiscoping è la nuova pas- ma il loro utilizzo Della fotografia sione dei cacciatori amanti vi riempie le giornaturalistica mi della natura che associa nate e vi consente sono innamora- amore per la fotografia e di vivere la natura to circa dieci anni per la vita all’aria aperta. in maniera semplice e suggestiva. fa, quando tutto intenzionato a conoscere meglio Avevo organizzato una bella gita con le abitudini dei selvatici cui davo quella che allora era la mia ragazza la caccia in maniera programma- presso un parco austriaco, pensando ta, mi sono trovato ad ammirare a tutto fin nei minimi dettagli: ananimali di ogni genere e tipo, non che il tempo per quel fine settimasolo intelligenti, ma anche davve- na non aveva segreti. Ci attendevaro belli. Scivolare nelle loro abi- no due giorni di meraviglioso sole. tudini quotidiane senza essere vi- Appena arrivati abbiamo abbansti è davvero un’emozione che non donato i bagagli e ci siamo imha prezzo, ma quando ho avuto la mediatamente diretti verso il fortuna di incappare in un meravi- folto del bosco, scantonando legglioso esemplare di cervo, ho desi- germente dai percorsi segnaderato per la prima volta avere una ti per gli amanti del trekking. Caccia Passione 35


Solo in questo modo, ci ha detto la guida, avremmo avuto qualche possibilità di scovare un cervo. Ovviamente abbiamo seguito con precisione tutte le informazioni dateci, ma per le prime due ore non c’è stata traccia di alcun cervo. Devo ammetterlo, io e Katia stavamo per abbandonare la ricerca quando lei per prima ha iniziato a percepire qualche rumore. Dotati entrambi di un abbigliamento mimetico, ben posizionati a favore di vento abbiamo avanzato verso i rumori caratteristici di un gruppo di cervi che consumano un lauto pasto. Intanto la vegetazione si diradava, e si iniziava a percepire un frizzante rumore d’acqua che correva lungo un fino letto. L’attesa si stava facendo davvero insopportabile quando finalmente li abbiamo visti. Erano distanti da noi circa una cinquantina di metri e fra i pochi, meravigliosi esemplari abbiamo immediatamente distinto il maschio che ha iniziato ad assumere pose che non potevo non immortalare. Era un eccezionale esemplare di cervo rosso, imponente ed elegante, ad oggi diffuso in tutto l’alto Adige, in Italia centrale, in Austria , in Svizzera e in Slovenia. Entrambi ci siamo pentiti di non aver portato con noi il capanno moCaccia Passione 36

bile, ci avrebbe consentito di avvicinarci di più, passando inosservati. Il momento più eccezionale dell’intero incontro è stato quello durante il quale abbiamo avuto la possibilità di scattare istantanee del bramito di quel meraviglioso esemplare di cervo rosso: io ho portato


Ungulati a casa una bellissima foto frontale, Katia un’incredibile posa laterale. Immagino sia stato per colpa mia che siano scappati. Ho cercato di avvicinarmi di qualche metro, ma il cervo ha un istinto e un udito davvero raffinati. Ci hanno salutati con una frene-

sia che naturalmente ho dovuto fotografare. Dopo qualche minuto siamo scappati anche noi. Dovevamo assolutamente dare uno sguardo ai bellissimi scatti che ancora oggi restano fra i piĂš suggestivi che ho realizzato. La fortuna del principiante.

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Alla scoperta della

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Corsica

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Alla scoperta della La Corsica è un piccolo paradiso roccioso e ricco a pochi passi da casa, eccellente per chi ama la caccia alla migratoria autentica e divertente.

C

hi l’ha detto che per organizzare un bel viaggio venatorio bisogna necessariamente fare il giro del mondo? Chiunque l’abbia fatto ha sbagliato, dato che gli italiani hanno la grande fortuna d’avere nel proprio territorio riserve di caccia a cinque stelle, e a pochi passi da casa oasi selvagge ed incontaminate, da riscoprire con il rispetto che meritano. Oggi non parliamo dell’Estonia, dell’Argentina, delCaccia Passione 40

la Bielorussia o dell’Albania, oggi pariamo di Corsica. A rendere tanto appetibile un viaggio di caccia in Corsica è il costo dell’avventura, la serietà dell’esperienza riservata ai soli cacciatori a cinque stelle, e la possibilità di conoscere una terra tanto vicina e tanto ignota. L’isola la si raggiunge comodamente in traghetto, e in meno di tre ore si può respirare tutto il profumo isolano: presto si scopre


Corsica

Caccia all’estero

cui dare la caccia per altro sono davvero numerosi durante questi lunghi mesi: tortore per cominciare, ma anche colombacci e tordi, che la Corsica è un microcosmo cesene e merli, tordelle e allodole, completo con tanto di mare, collina e montagna, location ideale per la caccia alla migratoria e per le vacanze venatorie in compagnia della propria famiglia e unire l’utile al dilettevole non è mai dispiaciuto ad alcun cacciatore. Come accennato, ci si deve avvicinare all’isola e ai terreni di caccia con un certo rispetto: tanto per cominciare si tratta di un atteggiamento indispensabile quan- storni, beccacce, acquatici. Sono do ci si approccia con madre na- meno comuni ma non impossibitura, inoltre spesso è richiesto li da scovare i conigli e le pernici. di entrare in terreni di proprietà Insomma in una terra tanto picprivata, accompagnati da esper- cola ce n’è davvero per tutti i gusti. ti del luogo. Il cacciatore educa- Prima di lasciarsi prendere dall’ento sarà certo visto di buon occhio. tusiasmo è però importante ricorIn Corsica la caccia ha inizio a set- dare che la Corsica ha i propri regotembre e si conclude a febbraio e durante tutto questo periodo è possibile praticare la caccia in forma vagante, se lo si desidera accompagnati dal proprio cane. I selvatici Caccia Passione 41


lamenti in parte differenti da quelli italiani. Non è possibile ad esempio utilizzare qualsivoglia tipo di richiamo, sia esso vivo o in plastica, acustico o meccanico, a bocca o manuale: cacciatore avvisato mezzo salvato. Inoltre ti sarà possibile importare solamente 100 cartucce a fucile e per tordi e merli è previsto un ab-

tembre, ottobre e novembre, la precedenza è data ai cacciatori autoctoni, come è giusto che sia. Da non dimenticare inoltre che tra gennaio e febbraio, nella zona settentrionale dell’isola, si può cacciare durante tutta la settimana, ma nella zona meridionale, martedì e venerdì è vietata la caccia

battimento giornaliero massimo di 40 prede. Naturalmente gli ordinamenti possono cambiare di anno in anno, dunque prima di imbarcarsi è bene informarsi con cura. Per dare la caccia a tordi e merli i mesi migliori sono quelli di dicembre, gennaio e inizi febbraio: in fondo i mesi di set-

ed imposto il silenzio venatorio. Detto questo ricorda di portar con te la carta europea per l’esportazione dell’arma, l’assicurazione con validità estesa anche per la Francia e naturalmente il porto d’armi e il permesso di caccia. Non ti resta che imbarcarti e dedicarti ad una caccia autentica e viva.

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Caccia all’estero


Weimaraner cane da caccia nobile per cacciatori borghesi..

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Cani da caccia

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Weimaraner cane da caccia nobile per cacciatori borghesi...

Uno dei pochi cani da caccia polivalente, adatto alla ferma, traccia e riporto, di taglia medio-grande : asciutto, forte, con muscolatura potente e dalle forme armoniose, il Weimaraner è un cane da caccia elegante ed instancabile.

L

a razza Weimaraner (Braque de Weimar) eredita il nome dalla città tedesca di Weimar, anche se non ci sono prove certe che sia originario di quella città. L’unica certezza è che si tratta di un cane Caccia Passione 46

originario della Germania. Tra i suoi antenati c’è sicuramente lo “Chien de Saint-Ubert” o “Bloodhound”, forse in modo diretto o probabilmente attraverso il “Cane grigio di San Luigi”, ormai estinto, dal quale discendeva.


Cani da caccia Esistono due teorie sulla sua origine. La prima di queste considera il Weimaraner una razza proveniente fuori dalla Germania e giunto li attraverso il Reno, intorno al XV secolo. L’altra teoria considera questa razza del tutto autoctona. Secondo alcuni esperti, infatti, questo cane è frutto dall’incrocio degli antenati del “Cane da ferma tedesco a pelo corto” o “Kurzhaar” con altre razze da caccia. In ogni caso, il Weimaraner è una razza molto diffusa negli U.S.A. ed in Italia invece non ha mai conosciuto una grande notorietà, al punto che per alcuni anni

era difficile trovare un cucciolo. E’ un cane di taglia medio-grande, tipicamente braccoide. Ha un corpo allungato ed una muscolatura ben sviluppata. Il suo mantello grigio, congiunto alla leggerezza del suo movimento, gli ha conferito il soprannome di “fantasma grigio” negli Stati Uniti. La razza è suddivisa in due varietà: quella “a pelo corto” e quella “a pelo lungo”. Il Weimaraner è un cane molto docile, anche se orgoglioso. Risulta facilmente addestrabile. Razza adatta per stare anche con i bambini, si affeziona molto al suo padrone.

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Nonostante sia un cane da ferma, Si tratta di un cane fondamenma in alcuni Paesi, per esempio in talmente sano e resistente, anche Brasile, viene utilizzato come cane se ha un punto debole: la pelle. da difesa e come cane poliziotto. Infatti, è soggetto ad eczemi ed a Trova spazio anche all’uso nella piodermiti interdigitali, pertanto è protezione civile e nella ricerca del- appropriato controllargli periodicale persone scomparse, mansione mente le zampe e le orecchie necesche svolge eccellentemente grazie al sitano di pulizia e controlli costanti. suo ottimo olfatto. Il suo magnifico Al fine di evitare il rischio di torsione carattere lo rende particolarmen- dello stomaco è consigliato suddivite versatile, risultando caparbio ed dere la razione di cibo quotidiana insistente nella caccia. In quest’ulti- in due somministrazioni ed evitare mo ambito è molto metodico nella di far fare al cane moto intenso suricerca. Il Weimabito dopo i pasti. Il Weimaraner è un affiraner è un cane Il Weimaraner è molto robusto e dabile cane da ferma e un cacciatore gerustico, che non da riporto anche in ac- nerico che sa ben ha esigenze par- qua e tende a continua- adattarsi alla cacticolari, infatti re il lavoro anche dopo cia di diverse spepuò essere tenu- lo sparo, a dimostrazio- cie e ad ogni tipo to sia in giardino ne della sua indole co- di ambiente. Acche in casa, an- raggiosa ed instancabile. compagna il cacche se necessita di ciatore in modo molto esercizio fisico. egregio, anche in un clima e in un Nato come cane da caccia generico, ambiente estremo come quelli della negli anni si è specializzato come Svezia, un paese dove è particolarcane di selvaggina da piuma, senza mente diffuso. E’ dotato di ottimo dimenticarsi della sua abilità di “pi- olfatto e alterna nella cerca il trotstare”, come i suoi antenati segugi. to, il galoppo ed un’andatura interIl Weimaraner sa essere un cane mol- media tra quella dei cani continento obbediente e può rivelarsi in mani tali italiani e i continentali esteri. sbagliate molto testardo e non equili- Il Weimaraner è considerabrato. Il Weimaraner è stato selezio- to un ottimo riportatore e pinato per accompagnare il cacciatore statore, un’eredità questa lasciaed esplorare il terreno per ore e ore. tagli dai suoi antenati segugi Caccia Passione 48


Cani da caccia

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Misurare la velocitĂ del proiettile

con il pendolo balistico Caccia Passione 50


Balistica Se non si vuole acquistare un costoso cronografo, si può utilizzare il pendolo balistico, un metodo un po’ datato, ma che risulta sempre preciso ed affidabile. Il pendolo balistico, le cui origini risalgono al 1700, ha gettato le fondamenta della balistica moderna.

I

periti balistici e gli amanti del- ta verso una massa pendolare, la ricarica di cartucce spes- composta da materiale in grado so si avvalgono dell’ausilio del di trattenere il proiettile e di concronografo, uno strumento con il cretizzare un urto anelastico. quale viene stabilita con esattezza Sparando il proiettile questo si inla velocità di un proiettile. Coloro troduce nella massa pendolare trainvece che non vogliono acquista- smettendole un impulso. Partendo re il cronografo, possono impiegare dal teorema della conservazione il vecchio metodo del pendolo ba- della quantità di moto e ricordando le leggi del moto listico, con il quale La balistica è così imporpendolare, si arsi ottengono dati tante per lo studio del riva alla quantipiù che attendibili moto dei proiettili spatà di moto della senza alcuna spesa. rati dalle armi da fuoco massa pendolare Cassini Junior nel che quest’ultimo è divendall’ampiezza del1707 ebbe l’idea di tato lo stimolo principale la sua oscillazione, usare un pendolo che ha portato allo svie quindi alla veloper determinare la luppo di questa scienza cità del proiettile. velocità di un proiettile, ma furono successivi stu- Dato il peso P della massa pendodiosi come B. Robins, Diddion, lare e p il peso del proiettile, adMorin e Piobert a sviluppare lo dizionando P e p si ottiene il peso strumento derivatone, chiama- del pendolo con il proiettile infisso; to pendolo balistico. Quest’ultimo data la velocità acquisita dal penè stato lo strumento che ha getta- dolo la V e v la velocità del proietto le basi della balistica moderna. tile prima dell’urto, otterremo la Il principio teorico alla base del seguente formula: p•v=(P+p)•V, pendolo balistico è molto sem- dalla quale si arriva alla forplice: l’arma deve essere punta- mula inversa : V=(p•v)/(P+p). Caccia Passione 51


Attraverso l’influenza dell’urto, il pendolo acquista una velocità e quindi una forza viva E, espressa dalla formula E=(P+p)xVª/2x9.81, la quale lo fa alzare di un certo spazio h dove si trasforma in energia potenziale Ep=(P+p)•h. Poiché E=Ep, si possono mettere insieme le due espressioni e ricavare che V è data dalla radice quadrata di hx2x9.81, ossia la formula relativa alla caduta dei gravi. Tale valore deve corrispondere a quello derivato dall’impulso e, di conseguenza, si ottiene la formula:

da cui:

in cui l’unica incognita è data dall’angolo alfa, il quale deve essere misurato di volta in volta. La lunghezza l del pendolo può essere determinata indirettamente dalle leggi fisiche del moto pendolare: si individua con un cronometro la durata D in secondi di una oscillazione, contando ad esempio il numero delle oscillazioni compiute in un minuto primo, e da da qui si ricava la lunghezza in metri secondo la formula l = 0,248•D². Anziché misurare l’ampiezza dell’angolo di oscillazione del pendolo, può risultare più semplice misurare l’ampiezza s dell’arco percorso da un suo punto e da qui risalire all’angolo alfa mediante la formula:

L’altezza h non è determinabile direttamente, ma può essere espressa trigonometricamente in funzio- ove L rappresenta la distanza effettine della lunghezza l del pendolo e va tra il punto attorno a cui oscilla il dell’ampiezza dell’ angolo dell’oscil- pendolo e il punto che traccia l’arco. lazione con la formula h=l•(1-cosã). In definitiva, la formula da applicare è la seguente :

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Fucili da caccia

Beretta A300 Outlander Scommessa vincente La Beretta presenta il nuovo A300 Outlander, un semiautomatico calibro 12 dalle caratteristiche meccaniche straordinarie e dall’estetica essenziale e lineare.

I

l nuovo fucile semiautomatico da caccia A300 Outlander segna un nuovo corso della Beretta dal punto di vista produttivo: i nuovi processi ed i macchinari che vengono utilizzati per creare questo nuovo semiautomatico, hanno consentito all’azienda di standardizzare ogni fase produttiva, con notevoli risvolti sul prezzo finale del prodotto. Infatti, l’A300 Outlander si colloca in una fascia di prezzo più che accessibile per i neofiti cacciatori e molto competitivo sul mercato: circa 1000 euro. Questo prezzo ha sbalordito un po’ tutti, poiché stiamo parlando di un semiautomatico Beretta che, pur conservando tutte quelle caratteristiche tecniche di precisione ed affidabilità, viene proposto ad un prezzo molto economico. Caccia Passione 55


In tempi di crisi ed incertezze, la Beretta ha deciso di innovare ed investire su nuovi processi produttivi, che abbattono i costi e migliorano le qualità di ogni singolo componente dell’A300. In particolare, la Beretta ha scelto di diminuire il numero di quest’ultimi, andando alla ricerca, con ottimi risultati senz’altro, dell’essenziale per un semiautomatico. Cominciamo dalla canne dell’Outlander, le quali vengono verticalmente integrate in casa Beretta,

al fine di mantenere questo processo produttivo all’interno dell’azienda. Le canne vengono sottoposte al processo di martellatura a freddo che inizia dalla materia prima : l’acciaio dell’A300 e di tutti i

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fucili ad anima liscia della Beretta, presenta caratteristiche elevate in fatto di sicurezza dell’arma, essendo in grado di sparare cartucce con grammature da 24 grammi (ambito sportivo) a 64 grammi (estreme per la caccia). Le canne sono ottenute tramite il processo di martellatura, con il quale vengono deformate a freddo attraverso quattro

martelli che agiscono in direzione ortogonale all’asse della canna. Con questo processo si ottengono due vantaggi : precisione elevata con tolleranze millesimali ed una finitura interna senza paragoni. Dopo la martellatura, le canne dell’A300 Outlander vengono lavorate in altri macchinari per terminare questa prima fase di produzione.


Fucili da caccia Si arriva alla lavorazione dell’anima che è totalmente cromata per assicurare la massima dura-

ta e resistenza alla corrosione ed all’usura, con il fine anche di aumentare la velocità dei pallini in uscita. L’esterno della canna, invece, è brunito colore nero. Le canne hanno tutto il contenuto tecnologico della Beretta. Sono state eliminate alcune features di carattere estetico, come l’arabescatura sulla bindella per abbassare il prezzo finale del fucile. Un sacrificio necessario, ma che il cacciatore comprenderà. Gli strozzatori interni Beretta Mobilchoke, con cono allungato, presentano un profilo interno stu-

diato appositamente per ridurre l’attrito, ottimizzare la concentrazione e la distribuzione della rosata. Vengono realizzati in acciaio ad alta resistenza, che a sua volta ha subito il trattamento finale di nichelatura. Gli strozzatori Beretta Mobilchoke offrono una rilevante protezione dalla corrosione e resistenza all’utilizzo dei pallini di

acc i a io nel corso del tempo. Per quanto riguarda la carcassa è doveroso sottolineare che quest’ultima viene prodotta all’interna della beretta, un ulteriore garanzia di affidabilità sotto il segno del made in Italy. La sua creazione inizia da un estruso in ergal (lega

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in alluminio) che viene lavorato in un impianto mcm (automatico). Lo step di produzione è uno solo ed una volta completata la macchinazione, la carcassa viene sottoposta al trattamento termico superficiale a laser ed ossidazione nodica, con lo scopo di aumentare e garantire la resi-

Outlander di questo dispositivo. L’A300 installa un sistema di presa di gas brevettato da Beretta, con cilindro e pistone autopulenti e dotato di una valvola compensatrice, anch’essa autopulente, che permette di scaricare automaticamente all'esterno l'eccedenza di pressione provocata dalle

stenza alla corrosione. Il montaggio della scatola di culatta è completamente fatto a mano, essendo composta da un tubo tirante calcio, dal serbatoio e dal tappo tubo serbatoio. Il nuovo semiautomatico di Casa Beretta ha una capacità del serbatoio limitata, in osservanza alla normativa di caccia in vigore in molti paesi, di 2 colpi, attraverso l’inserimento di un riduttore. Quest’ultimo permette l’uso del fucile a non più di tre colpi: due nel serbatoio, uno in camera di cartuccia. La Beretta fornisce direttamente, in fase di costruzione ed assemblaggio, l’A300

cartucce più forti. Il sistema a presa di gas del semiautomatico A300 Outlander è stato rivisitato ed ottimizzato a garanzia di una minore dispersione dei gas. Essendo autopulente, questo sistema riduce la manutenzione e lo sforzo a cui sono sottoposti gli organi di funzionamento, nel momento in cui vengono utilizzate cariche molto potenti, ottenendo una maggiore longevità dell’arma. La scelta e la progettazione di questo sistema offre una pulizia costante nel tempo dei residui di sparo all’interno del cilindro, aumentando l’efficienza dell’arma e riducendo la manutenzione. La fascetta elastica di tenuta, avendo una superficie raschian-

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Fucili da caccia te, partecipa anch’essa alla pulizia. Descriviamo ora l’ultima parte del fucile, ossia il calcio. Per l'interposizione tra calcio e scatola di culatta è stata scelta una piastrina in tecnopolimero, la quale permette di variare la piega e la deviazione del calcio senza interventi particolari, ma semplicemente variando la posizione di montaggio di questa piastrina e di quella corrispondente in acciaio inossidabile interna al calcio. L’A300 Outlander prevede anche la possibilità di ottenere ulteriori valori di piega, sostituendo la coppia di piastrine con il set fornito in dotazione. Infine, il guardamano in polimero è reso più gradevole grazie all’innovativa texture. Il profilo semisquadrato

no è stato accresciuto per permettere l’uso del grilletto anche con i guanti. L’A300 Outlander è un concentrato di tecnologia connessa alla manualità degli artigiani italiani, che con il loro lavoro mantengono standard qualitativi sempre elevati e competi-

agevola l’appoggio del dito, mentre i profili smussati e l’assenza di spigoli favoriscono una presa del grilletto rapida e sicura. L’impiego del tecnopolimero garantisce sia la conservazione del colore delle parti particolarmente soggette a sfregamento, sia una migliore sensazione al tatto in climi rigidi. L’occhio del guardama-

tivi nel mondo. Questo nuovo semiautomatico di Casa Beretta concorrere a conservare la competitività del made in Italy nel mondo, grazie ad investimenti mirati ad abbassare i costi produttivi, in un momento molto particolare dal punto di vista economico come quello che stiamo vivendo nel nostro paese. Caccia Passione 59


Onore all’inventore delle...

...cartucce dispersanti

Il genio di Angelo Pilli e la sua creazione, la cartuccia dispersante. Questa invenzione ha migliorato notevolmente il funzionamento dei fucili e le prestazioni delle cartucce. Le cartucce Pilli, attraverso l’amplificatore, riescono a generare una rosata già amplificata a dieci metri ed omogenea anche alle lunghe distanze

U

n’idea nasce dalla curiosità, dalla passione per qualcosa che si vuole approfondire, da un’esigenza. Angelo Pilli li aveva tut-

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te queste peculiarità, le quali lo hanno condotto ad inventare la cartuccia dispersante. Questa cartuccia è frutto della passione per la caccia e dal gran-


Munizioni de ingegno di Angelo Pilli, il quale fin dall’infanzia dimostrò un grande coinvolgimento per tutto ciò che ruotava intorno alla selvaggina ed ai fucili da caccia. L’avventura di questo genio della caccia è iniziata nel 1938, quando il Sig. Pilli rilevò un piccolo negozio di armi e munizioni nel centro del suo paese, a Nocera Umbra in provincia di Perugia. La gestione di quel negozio si- all’atto dello sparo? Quale rosagnificò per molti appassionati ta era necessaria per ottimizzare le prestazioni? cacciatori di quelquesiti le zone, di rela- La Angelo Pilli, attraver- Questi zionarsi con An- so la cartuccia dispersan- condussero Angelo Pilli il quale te e dell’amplificatore, gelo Pilli a concesi prestava sem- ha conquistato i cuori di pire una cartuccia pre a dare consi- tutti i cacciatori italiani. con l’amplificatore, che negli anni gli per la caccia e raccontare fantastiche battu- seguenti brevettò e che, soprattutte alle quali aveva partecipato. to, andò a rivoluzionare il monProprio il continuo scambio di do venatorio fino ai giorni nostri. informazioni tra Pilli ed i suoi L’utilizzo della cartuccia Pilli si è amici cacciatori, lo spinse a pen- così ampliato in tutta Italia e nelle sare e progettare qualcosa di battute di caccia all’estero, grazie nuovo, di diverso che potesse alle sue particolarità balistiche. migliorare il funzionamento dei L’amplificatore, nello specififucili e le prestazioni delle cartucce. co, è un dispositivo che conLa domanda: “Una cartuccia per sente di caratterizzare una caressere completa, come doveva tuccia in grado di amplificare essere? Cosa doveva provocare la rosata in maniera omogenea. Caccia Passione 61


Tale soluzione genera una rosata già amplificata a dieci metri ed omogenea anche alle lunghe distanze. I test ai quali sono state sottoposte le cartucce hanno evidenziato queste prestazioni a diverse distanze. Sono stati effettuati diversi sparando da 10, 20 e 30 metri per testare che la rosata rimanga aperta ed omogenea fin da subito, rimanendo però molto compatta anche sulle lunghe distanze. La ditta Angelo Pilli produce vari tipi di cartucce con dispersante: cartucce a palla, cartucce per piccola selvaggina e cartucce per tiro a volo. La prima tipologia di cartucce viene caricata con polvere MB, bossolo fiocchi e proiettile Gualandi da 32gr, per garantire una precisione di tiro superiore. Il secondo tipo viene caricato utilizzando 30 gr. di piombo dal 9 all’11 in bossolo fiocchi di Tipo 1. Le polveri impiegate vanno alle Sidna, JK6 ed MB per garantire qualità ed affidabilità eccezionali alle nostre cartucce. L’ultima tipologia di cartucce, a differenza delle altre della produzione, sono caricate con la consueta polvere Caccia Passione 62

kemira, con 28 gr. di piombo 7,5 e bossolo Fiocchi Tipo 4. Infine, la ditta Pilli si rivolge anche ai cacciatori che desiderano caricare i propri fucili con le cartucce classiche, la cui realizzazione è manuale, presentano un’orlatura tonda e vengono


Munizioni sottoposte a severi controlli per testarne l’efficacia e sicurezza. La Angelo Pilli, attraverso la cartuccia dispersante e dell’amplificatore, ha conquistato i cuori di tutti i cacciatori italiani. Solo l’estro e la genialità italiana possono spingere il settore

armiero italiano verso nuovi orizzonti. La Angelo Pilli contribuisce a questo scopo con i suoi prodotti. Ricerca e sviluppo di nuove soluzioni sono la chiave di volta per prodotti competitivi ed unici, anche a livello internazionale.

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Alla ricerca del camoscio nell’Alta Val Brembana

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Racconti venatori Abito nella Valle Taleggio, una piccola oasi di pace incastonata tra le prealpi orobiche. Questa valle è situata a ridosso delle valli Brembana, Valsassina e Valtellina, ed è ancora oggi un luogo che sembra essersi fermato nel tempo. Qui ho la fortuna di godere appieno della vera pace e vivere a contatto con la natura

L

a natura, proprio lei. Il mio mitammo solo ad osservarlo, senza rapporto con essa, essendo un avere la possibilità di avvicinarci a appassionato cacciatore, è sta- lui a causa del terreno impervio, che to sempre intenso. Fare lunghe pas- limitava i nostri movimenti. seggiate, osservare l’ambiente, cattu- Durante l’osservazione dell’animale, rare prede, sono le modalità con le lo ammiravamo in tutta la sua belquali esprimo i miei sentimenti ver- lezza e potenza, l’eleganza dei suoi so la natura. Qualcuno potrebbe dire movimenti. Non avendolo catturato, che uccidere animali per farne dei decidemmo di concentrare la nostra battuta su di lui, “trofei”, materiali o ...Era ancora buio quanper portare a casa immaginari, non sia do ci incamminammo proprio una mani- per il primo sentiero, un trofeo. festazione di affetto. aiutandoci con del- La sveglia suonò Ma è propria questa le torce elettriche... presto alle 3.00. Mi alzai dal letto muol’essenza della caccia: dare la possibilità a chiunque di vendomi piano per non disturbare mia moglie Laura. Mi avvicinai alla pensarla come meglio crede. Non mi sono presentato: mi chiamo finestra e osservai una fantastica luna Antonio e questa è stata la battuta di piena che schiariva la notte fredda. caccia a di un camoscio nell’Alta Val Scesi giù in cucina e preparai la colazione. Federico, in quello stesso Brembana. Io ed il mio amico Federico, sia nel- istante, stava sicuramente compienla vita che nella caccia, l’anno prima do i miei stessi movimenti. Sorrisi al avevamo avvistato un esemplare di pensiero, immaginando la perfetta camoscio maschio, molto grande di sincronia tra me ed il mio amico. età, nei pressi del Pizzo del Diavolo, Terminata la colazione iniziai a preche segna il confine più settentrio- pararmi. Una volta lavato e vestito, nale con la Valle Seriana. Eravamo ricontrollai tutto il mio equipaggiamolto distanti dal camoscio e ci li- mento, che avevo preparata la sera Caccia Passione 65


prima. Un rituale solo per accertarmi che non avessi dimenticato nulla. Uscì di casa ed entrai nel mio fuoristrada. Rimasi fermo qualche istante per far scaldare il motore e ne approfittai per accendermi una sigaretta, l’ultima fino alla fine della battuta di caccia. Misi la prima ed andai a prendere Federico, che mi aspettava già in stra-

lita verso la nostra meta. Sulla mia spalla c’era la mia carabina Merkel SR1, mentre su quella di Federico una Blaser R8, entrambe con ottiche di precisione. Era ancora buio quando ci incamminammo per il primo sentiero, aiutandoci con delle torce elettriche. Arrivammo in prossimità del Pizzo del Diavolo verso le 5.30. L’alba stava

da, sapendo che sarei arrivato entro poco tempo, poiché conosceva la mia precisione negli appuntamenti. Salito in macchina, ci stringemmo la mano ed iniziammo il viaggio verso le pendici del Pizzo del Diavolo. Il viaggio durò circa un’ora. Erano le 4.15. Scendemmo dalla macchina, in assoluto silenzio ed iniziammo la sa-

per arrivare. Decidemmo di ritornare nel luogo dove avevamo avvistato l’anno prima il camoscio. Speravamo che non fossero cambiate le sue abitudini e che l’animale avesse conservato il proprio territorio. Ci appostammo ed iniziammo a caricare le nostre armi, controllando che tutto fosse in sicurezza.

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Racconti venatori

Faceva freddo ed io e Federico ci controllavamo a vicenda per accertarci che nessuno dei due avesse problemi con il freddo. Eravamo ben equipaggiati, ma dopo tanti anni di battutre di caccia, avevamo imparato una cosa: che la prudenza e non dare nulla per scontato a caccia è fondamentale. Durante l’attesa, dal cielo iniziava a filtrare un po’ di luce, aiutando la nostra osservazione che fino a quel momento era stata limitata. Infatti, non potendo scorgere bene alle lunghe distanze, ci aiutavamo più con l’udito, cercando di carpire ogni singolo suono nei paraggi. Stavo per dire a Federico che forse era il caso di cambiare postazione, ma ad un certo punto sentimmo dei

rumori. Il suono inconfondibile del passo del camoscio accelerò il mio cuore, che iniziò a pompare sangue a maggiore velocità. Ero emozionato e lo dissi a Federico, il quale mi rispose che anche lui sperava di vedere ciò che pensavamo, il nostro camoscio. Non era lui, ma una mamma con il suo piccolo che le stava sempre dietro. Puntai il fucile verso la femmina, ma Federico posò una mano sul mio avambraccio, dicendo a bassa voce: “Se uccidiamo la madre, uccideremo anche il piccolo. Credo sia meglio lasciar perdere”. Stavo per rispondergli che sprecavamo un’ottima occasione per portare a casa un trofeo, ma Federico mi disse, anticipandomi, che eravamo li non per portare a casa un trofeo, ma il trofeo, il camoscio maschio che ci era sfuggito l’anno prima. Rimanemmo in silenzio qualche secondo ed abbassai l’arma. Federico mi sorrise e continuammo ad aspettare. Erano le 7.30 e la vallata era in pieno sole. Presi il binocolo ed iniziai ad osservare tutto l’ambiente circostante alla ricerca del nostro camoscio. Era un esemplare unico, distinguibiCaccia Passione 67


le per una cicatrice sul fianco destro, che forse si era procurato cadendo su una roccia per sfuggire a qualche pericolo. L’osservazione non diede nessun risultato e mi alzai per rimetterci in marcia verso un altro versante del Pizzo del Diavolo. Anche Federico stava per alzarsi, ma si accovacciò di nuovo, all’improvviso, tirando giù anche me. Puntò il fucile, dicendomi: “Dritto davanti a noi a circa 100 mt”. Era un camoscio maschio molto grande, ma leggermente diverso dall’esemplare dell’anno prima. Era girato sul fianco sinistro e quindi non potevamo vedere la famosa cicatrice. Girandosi per brucare dell’erba, il Caccia Passione 68

camoscio mise in mostra la ferita di “guerra”. Era più snello dell’anno prima, anche se conservava intatta tutta la sua maestosità. La nostra regola a caccia di camoscio era una: “un colpo solo”. La osservavamo per una questione di rispetto verso l’animale, per evitare che potesse soffrire se ferito ad una parte non letale, ma che lo avrebbe sfiancato comunque in attesa del colpo di grazia. Dissi a Federico che spettava a lui il compito di sparare, poiché era stato lui ad avvistarlo per primo. Tra me e lui non c’era mai stata rivalità nella vita, figuriamoci a caccia. Fede puntò il fucile e fece partire il colpo, che andò dritto al cuore uccidendo l’ani-


Racconti venatori male sul colpo, senza farlo soffrire. La regola non era stata infranta. Iniziammo ad avvicinarci all’animale per prepararlo al trasporto verso la macchina. Mentre ci avvicinavamo, io e Fede ci guardammo soddisfatti. Non eravamo grandi chiacchieroni. A me e lui bastava uno sguardo per capire cosa stesse pensando l’altro. Arrivammo vicino all’animale, ormai morto. Era molto pesante e durante il trasporto facemmo non so quante soste per riposarci. Arrivati alla macchina, lo legammo sul tettuccio ed iniziammo il viaggio di ritorno. Mentre ci complimentavamo a vi-

cenda, ad un certo punto mi venne in mente una cosa e dissi: “Oggi abbiamo ricevuto un regalo dall’Alta Val Brembana e non dobbiamo dimenticarci quanto siamo fortunati a vivere qui”. Quel giorno non sparai nemmeno un colpo; era già capitato in precedenza, ma non è mai stato un problema. Quel colpo non sparato voleva una femmina di camoscio viva accanto al suo piccolo. La stagione di caccia non era terminata e ci sarebbero state altre occasioni.

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Cani in forma: check up completo per il tuo atleta da caccia. Se vogliamo avere al nostro fianco nelle battute di caccia un cane che sia all’altezza del compito e che sia capace di svolgere il proprio lavoro sopportando le fatiche e gli sforzi di una giornata di caccia, dobbiamo lavorare insieme a lui in un adeguato allenamento.

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Cani in forma: check up completo per il tuo atleta da caccia.

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llenare il cane vuol dire sottoporlo progressivamente ad una serie di sforzi sempre più intensi, in modo da aumentarne l’efficienza poco alla volta abituandolo man mano allo sforzo prolungato e ad un rapido recupero funzionale dopo lo sforzo. Qualsiasi cane da caccia, di qualunque sesso ed età può essere sottoposto ad allenamento purché sia in perfette condizioni di salute pertanto non affetto da malattie acute o croniche che invece renderebbero assolutamente nulli, se non addirittura deleteri, gli sforzi degli allenamenti. Proprio per tali motivi è necessario, prima d’iniziare l’attività fisica sottoCaccia Passione 76

porre il nostro atleta a quattro zampe ad una accurata visita medica presso uno studio veterinario con particolare attenzione per le condizioni e l’integrità di quegli organi più stimolati durante una intensa attività fisica. Partendo da questo presupposto grande attenzione va rivolta all’apparato muscolo scheletrico, inteso come macchina per il movimento del nostro cane; una macchina però servirebbe a poco senza un motore efficiente per questo una grande importanza è rivestita dall’apparato cardiovascolare del nostro cane, poiché esso è deputato a portare ossigeno ai muscoli e a smaltire le tossine accumulatesi con la fatica.


Veterinaria Non sono da sottovalutare inol- rare è la quantità di globuli bianchi tre gli altri organi tra cui il fe- il cui aumento ad esempio indica gato, indispensabile per fornire che nell’organismo si sta verificanenergia durante il lavoro e “smal- do un’infezione e con un ulteriore tire” la fatica durante il riposo. esame, inteso a valutare la formula Si tratta quindi di sottoporre il nostro leucocitaria, si possono studiare le cane ad un check up clinico completo diverse famiglie di queste cellule e vacon esami del sangue, in particolare lutare se l’infezione sia provocata da l’emocromo (esame emocitometrico) batteri, virus o altri microrganismi. con il quale viene valutata la quanti- Una diminuzione nei valori dell’età dei principali costituenti cellulari matocrito (che rappresenta il voludel sangue (globuli bianchi, globu- me degli eritrociti presenti nel sanli rossi, emoglobina, piastrine ecc.), gue), cioè quando la parte liquida esami delle urine e, qualora il veteri- del sangue è in eccesso, indica un maggiore pericolo nario lo ritenga neIl segreto di un cane di anemia rispetto cessario, esami struda caccia in forma è la alla norma. Una dimentali per il cuore sua salute prima che minuzione del nue le articolazioni. Soprattutto gli esami un buon allenamento. mero delle piastridel sangue possono essere utili per ne, le cellule che hanno il compito avere un quadro generale della si- di favorire la coagulazione del santuazione dell’organismo anche attra- gue, possono creare problemi soverso la valutazione delle interazioni prattutto in caso di eventuali ferite reciproche tra le sue componenti; ad che potrebbero rimarginarsi a fatica. esempio, bassi valori di globuli rossi Se vogliamo seguire lo stato di salupossono indicare un’anemia, tuttavia te del nostro cane è bene conoscere è anche necessario conoscere la quan- alcune sigle utilizzate per identificare tità di emoglobina presente al loro in ambito medico alcuni parametri interno perché, dal momento che l’e- dell’emocromo: Emoglobina (Hgb) moglobina lega l’ossigeno trasportato è la proteina che trasporta l’ossigeno alle cellule, può anche capitare che, ed è presente nei globuli rossi; Volunonostante la quantità dei globuli me Corpuscolare Medio (MCV) con rossi sia inferiore alla norma, il loro il quale viene indicata la grandezza volume sia maggiore del normale. dei globuli rossi ed è importante perAltro importante fattore da conside- ché serve nella diagnosi delle anemie. Caccia Passione 77


I globuli rossi infatti potrebbero essere più piccoli del normale in caso di anemia microcitica, o più grandi in caso di anemia macrocitica; il Volume Corpuscolare Medio (MCV) si ricava da (ematocrito*10/numero di globuli rossi) e i valori normali vanno da 82 a 92 femtolitri (indicati con fl). Negli sport di resistenza l’allenamento aumenta il valore dell’MCV (alcuni atleti keniani arrivano anche a valori di 110). Il Contenuto Emoglobinico Corpuscolare Medio (MCH) è la quantità di emoglobina contenuta in media in un globulo rosso. Si ricava da (emoglobina*10/numero di globuli rossi in milioni/ml) e i valori normali vanno da 27 a 34 picogrammi. La Concentrazione Emoglobinica Corpuscolare Media (MCHC) indica se i globuli rossi a seconda della loro grandezza contengono poca o molta emoglobina e si ricava da (emoglobina*10/ematocrito), i valori normali espressi in percentuale vanno da 31 a 37; valori inferiori si riscontrano nelle anemie ipocromiche, valori superiori negli stati emolitici (configurazione sferocitica dei globuli). Il Red-cell Distribution Width (RDW), misurato in percentuale (da 11 a 16) o in assoluto (da 39 a 50 fl), indica una misura dell’ampiezza della curva dei volumi dei globuli rossi, permettendo di riconoscere Caccia Passione 78

i casi di anisocitosi (RDW elevato). La Velocità di Eritrosedimentazione (Ves), calcola il tempo necessario perché la parte solida del sangue (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine) si separi da quella liquida (plasma); valori normali sono 7 mm/ora sia per il cane che per il gatto ma non è un valore attendibile in quanto può non essere presente anche se l’infezione è già in atto mentre. Cause di valori superiori alla media di riferimento possono essere determinati artriti reumatoidi, infarto, infezioni, infiammazioni, insufficienza renale malattie del fegato, gravidanza, leucemie, neoplasie maligne, shock, toxoplasmosi mentre al contrario cause di valori inferiori alla media di riferimento possono essere determinati da allergie, microcitemia (malattia del sangue in cui esistono globuli rossi più piccoli dei nor-


mali), neoplasie terminali, policitemie. Gli esami ematochimici indagano sugli enzimi che circolano nel sangue, tra i tanti possibili è necessario scegliere quelli più indicativi a seconda delle esigenze. E’ bene ricordare che i valori indicati sono orientativi e solo un veterinario può interpretare adeguatamente i valori di un esame clinico. Gli esami radiologici permettono di verificare l’integrità e la normalità dello scheletro del nostro cane ma anche di indagare alcune strutture del torace e dell’addome. Gli esami strumentali del cuore possono avvalersi di elettrocardiogramma o di ecocardiografia a seconda che si voglia indagare su eventuali alterazioni del ritmo cardiaco o si voglia visualizzare l’anatomia e le dimensioni delle strutture cardiache.

Molto diffuso negli ultimi anni è l’esame ecodoppler che permette di analizzare i flussi di sangue attraverso le valvole cardiache individuando eventuali restringimenti o insufficienze di questi importanti organi. L’esame delle urine è un esame pratico e poco costoso che conviene sempre effettuare nel complesso. Il campione ideale deve essere prelevato con il cane a digiuno da almeno 8 ore ed a riposo da almeno 24. Con questo esame è possibile individuare nell’urina proteine da stress, da superlavoro o da eccessiva alimentazione proteica. Una volta che si saremo accertati dell’ottima salute e robusta costituzione del nostro amico a quattro zampe possiamo impegnarci a fondo nell’intenso lavoro di allenamento preparatorio per le più impegnative giornate di caccia. Caccia Passione 79


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Anno I – N° 9 – settembre 2012 www.cacciapassione.com Direttore Responsabile Pierfilippo Meloni Vicedirettore Domenico Mansueto Direttore Marketing Valerio Troili Consulente del Direttore Saverio Patrizi

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Turdus: biologia della Specie e flussi migratori italiani ed esteri dei tordi

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