Caccia Passione febbraio 2014

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ANNO III nr.02 - febbraio 2014

caccia passione Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Stanziale:

• allevare la starna, vediamo come

Estero:

• caccia ai beccacciani in Romania

Cani da caccia:

• lo spinone italiano, beccacciaio per natura e per tradizione

Caccia al Camoscio in alta quota


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ANNO III nr.02 - febbraio 2014

caccia passione Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

in copertina

Caccia al camoscio in alta quota

Stanziale:

• allevare la starna, vediamo come

Estero:

• caccia ai beccacciani in Romania

Cani da caccia:

• lo spinone italiano, beccacciaio per natura e per tradizione

Caccia al Camoscio in alta quota

La bellezza della caccia al camoscio ad alta quota: natura, avventura e sforzo fisico fanno di questa specialità venatoria una delle più gratificanti. Per praticarla è richiesta non solo esperienza, ma grande rispetto per la montagna, per la natura e per le condizioni meteorologiche.

sommario

12 stanziale: allevare la starna,

26

vediamo come.

Anno III Nr. 02 www.cacciapassione.com

Pg 6 News venatorie

a cura della redazione

Pg 12 S tanziale: allevare la starna, vediamo come

20 Migratoria: la pavoncella,

caratteristiche, abitudini e tecniche di caccia

32 E stero: caccia ai beccaccini in Romania

Giovanni Di Maio

Pg 20 M igratoria: la pavoncella, caratteristiche, abitudini e tecniche di caccia.

Claudia Zedda

Pg 26 Ungulati: caccia al camoscio, in alta quota

Kalaris

Pg 32 Caccia all’estero: caccia ai beccaccini in Romania. Saverio Patrizi Caccia Passione 2


Sommario Pg 58 Ottiche: Burris FastFire II, quando il puntamento veloce è un’esigenza irrinunciabile.

Diego Mastroberardino

Pg 63 Racconti venatori: anatre dal capanno, negli U.S.A. Claudia Zedda

Ungulati: caccia al camoscio in alta quota.

Pg 38 C ani da caccia: lo spinone italiano, beccacciaio per natura e per tradizione.

38 Cani da caccia: lo spinone

italiano, beccacciaio per natura e per tradizione.

Giovanni Di Maio

Pg 44 Fucili da caccia: Sako 85 Hunter in 7- 08 Rem.

Pg 69 Veterinaria: disturbi visivi dei cani da caccia Rosalba Mancuso

44 Fucili da caccia: Sako 85 Hunter in 7-08 Rem

Emanuele Tabasso

Pg 50 A ccessori per la caccia: Auricolari Shothunt the decibel hunter.

Giovanni Di Maio

Pg 56 Munizioni: RWS evolution green la cartuccia a palla senza piombo con le performance del piombo. Rosalba Mancuso

69 Veterinaria: disturbi visivi dei cani da caccia.

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Editoriale La Caccia fa crescere l’Italia. “C’è una luce in fondo al tunnel della crisi e cominciamo ad intravederla..” così esordiva il Presidente del Consiglio Mario Monti quasi al termine del suo mandato… La Caccia, quella fatta bene, anch’essa contribuisce ad accelerare il cammino dell’Italia verso una pronta ripartenza economica, caccia valorizzata e qualificata da un lungo cammino tutto italiano che grazie all’incremento della selvaggina come risorsa, potrà promuovere anche l’industria delle armi sportive, uniche al mondo per meccanica ed estetica e che da sempre simbolo della genialità dei produttori italiani nel mondo. Fabbriche e laboratori che in Italia sorsero oltre cinque secoli addietro e che continuano ad innovarsi grazie alla genialità senza eguali di noi italiani, ove da sempre il fucile da sport accomuna la produzione dello stesso con la passione armaiola, riuscendo altresì a dare un importante riferimento positivo del Pil del nostro Paese. Infatti, quanto questo settore riesca a contribuire nel prodotto interno lordo italiano è ben noto nei palazzi romani o dagli addetti ai mestieri, ma il suo semplice e duraturo riferimento positivo nell’economia italiana, viene da anni osteggiato da un animalismo ideologico e senza anima, in disaccordo con tutto, perfino con se stesso. L’emotività con cui viene accolta dall’opinione pubblica la pratica venatoria ha fatto dimenticare l’importanza economica di questo settore che continua ad animare successi di tecnologia traenza per il made in Italy, il tutto condiviso dall’alto numero di professionisti specializzati che assommano un indotto di oltre 100.000 lavoratori. E’ inoltre calcolato che ogni singolo cacciatore spende circa 502 euro l’anno mentre chi ha anche un cane spenderebbe tra spese veterinarie e mantenimento anche altre 3 euro al giorno, il tutto a favore di una più florida economia. Per queste ragioni si auspica che venga presto presa in considerazione una legge che regolamenti in maniera definitiva la Caccia in Italia, ne riconosca la validità e sancisca in maniera concreta i diritti del cacciatore ad avvalersi in tempi e modi consentiti, di quella risorsa selvaggina che in gran parte è lo stesso cacciatore che contribuisce a produrre. Pierfilippo Meloni


Commissione Europea pensa a modifiche alla Direttiva Armi Caccia e Armi: la Commissione Europea studia modifiche alla Direttiva Armi per quanto concerne l’acquisto e il possesso legale di armi prendendo di mira cacciatori e tiratori sportivi.

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ruxelles studia come cambiare le norme in materia di acquisto e possesso legale. Protestano gli utilizzatori di armi civili: “Si combatta il traffico illecito”. Sull’obiettivo è impossibile discutere: “Proteggere i cittadini e smantellare il traffico illecito” di armi da fuoco. Così si intitola la comunicazione adottata dalla Commissione europea lo scorso ottobre per ridurre i reati commessi in Europa. Ma sui contenuti di quel compendio di “suggerimenti” con cui l’esecutivo UE propone di mettere in campo un’azione più decisa sul tema, si sono scatenate non poche polemiche. A scendere in campo è in particolare chi con le armi da fuoco legali fa sport o lavora ogni giorno, come cacciatori, tiratori sportivi e commercianti di armi civili, che in occasione della tavola rotonda sulle armi da fuoco legali, organizzata al Parlamento europeo, hanno fatto sentire la loro voce. A livello europeo già esiste una Direttiva sulle armi da fuoco, adottata nel 1991 ma profondamente emendata e modificata nel 2008. Uno strumento recente, non ancora trasposto correttamente nelle legislazioni nazionali da tut-

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ti gli Stati membri. Questo è un primo motivo di perplessità tra gli addetti ai lavori. “La direttiva rifletto un largo consenso politico” ed è “il sistema più rigoroso e più efficace del mondo”, fa notare Yves Gollety, Presidente di Aecac (Associazione europea dei commercianti di armi civili). “Bisognerebbe lasciare agli Stati membri il tempo di adattarsi alla nuova direttiva invece di modificarla di nuovo”, chiede ricordando che ad esempio in Francia l’applicazione della direttiva risale a luglio 2013. Ma le perplessità sono anche nel merito della comunicazione della Commissione Ue. A suscitare le proteste della Face (Federazione europea delle associazioni di caccia europee) è soprattutto una delle motivazioni con cui l’esecutivo Ue sostiene la necessità di un cambiamento nella regolamentazione: “Le armi detenute legalmente nell’Ue continuano ad alimentare il mercato illegale”. Inaccettabile, protesta la Federazione, parlare di un nesso tra possesso legittimo e uso illegittimo. La Commissione dichiara che i criminali possono acquistare armi negli Stati membri in cui la normativa è più debole dimenticando che “l’acquisto o la detenzione di armi è già strettamente regolamentato nell’Ue”, spiega Filippo Segato, segretario generale della Face. “I detentori di armi da fuoco legali come i cacciatori – ricorda – sono sottomessi a numerosi controlli rigorosi e non alimentano il mercato illecito delle armi da fuoco. Se la Commissaria Malmstrom vuole migliorare la nostra sicurezza – continua – dovrebbe concentrarsi sulla lotta alle organizzazioni criminali piuttosto che sprecare risorse pubbliche e com-


News venatorie plicare la vita” a chi possiede armi legalmente. Secondo la comunicazione pubblicata dall’esecutivo Ue, poi, c’è il rischio che le armi da fuoco disattivate (rese cioè inservibili per chi le conserva come collezionista) siano riattivate. In questo senso, continua la Face, piuttosto che rivedere la direttiva sulle armi da fuoco occorre semplicemente assicurarsi che gli Stati membri rispettino le disposizioni esistenti e giuridicamente vincolanti. La comunicazione della Commissione presenta una serie di suggerimenti tra cui ad esempio un approccio comune su come contrassegnare le armi da fuoco, norme minime comuni sulle sanzioni penali per i trafficanti, limitazioni da imporre per il possesso delle armi più pericolose. Idee che saranno comunque discusse con Parlamento, Stati membri e soggetti interes-

sati per poi valutare come agire, eventualmente anche con un’azione legislativa. Di sicuro la direttiva non sarà modificata domani. “Vogliamo allargare il dibattito, non vogliamo anticipare niente sulle conclusioni finali” spiega Fabio Marini, responsabile della task force della Commissione europea sulle armi da fuoco: “Abbiamo lanciato due studi – spiega Marini – sarà un processo molto lungo che durerà almeno tutto l’anno. In termini tecnici non abbiamo adottato ancora nulla”. L’idea, continua il funzionario, è “capire dove si situano le migliori pratiche in Europa e su queste basi realizzare una valutazione approfondita su come agire”. 12 febbraio 2014

Fonte: EUNews

Bruzzone di Lega Nord propone modifica alla Legge 157/92 Francesco Bruzzone capogruppo Lega Nord in Consiglio Regionale della Liguria presenta alle Camere una proposta di modifica alla Legge 157/92 sull’attività venatoria.

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rancesco Bruzzone, capogruppo della Lega Nord nel Consiglio Regionale della Liguria, è il primo firmatario di un documento, firmato anche dai Consiglieri Regionali della Lega Nord Edoardo Rixi e Maurizio Torterolo, sottoposto all’assemblea ligure, contenente una proposta di legge alle Camere in merito alla modifica delle norme per la protezione della fauna omeoterma e per il prelievo venatorio. L’iniziativa, ai sensi dell’articolo 121 della Costituzione, chiede al Consiglio Regionale della Liguria di proporre alle Camere modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, che detta norme in ordine all’adozione del calendario venatorio annuale da parte delle Regioni. In particolare, il documento presentato da Bruzzone ha come obiettivo la modifica del comma 4 dell’articolo 18 della legge, affinché venga sostituito dal testo “4. Le regioni, sentito l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

(ISPRA), definiscono con apposita legge il calendario regionale relativo all’intera annata venatoria nel rispetto di quanto stabilito ai commi 1, 2 e 3, e con l’indicazione del numero massimo di capi da abbattere in ciascuna giornata di attività venatoria“. “Questa modifica consentirebbe ai Consigli Regionali di rivendicare il proprio ruolo in materia di caccia“, spiega Francesco Bruzzone, che già lo scorso Novembre ottenne l’approvazione con voto unanime del Consiglio Regionale di un ordine del giorno, che proponeva l’affidamento agli enti regionali della possibilità di approvare anche con legge provvedimento i calendari venatori. “Quanto accaduto nei mesi scorsi ha creato notevoli difficoltà ai cacciatori della Liguria e ha posto l’accento sulla necessità di avere maggiori certezze per il futuro. Deve essere ridata alle Regioni italiane la possibilità di approvare con legge i calendari venatori, e la nostra iniziativa è mirata a quello“. Caccia Passione 7


World Wetland Day 2014: Giornata Mondiale delle Zone Umide 2014 World Wetland Day 2014: Giornata Mondiale delle Zone Umide 2014, “Zone Umide ed Agricoltura partner nella crescita”; i due “mondi” si integrano tra loro e possono coesistere, produrre reddito e combattere la povertà.

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e associazioni WETLAND ITALIA, SATA ONLUS “Sorveglianza Ambientale e Tutela Animali e TRENTALBERI, sono concretamente attive per tutelare, salvaguardare e ripristinare territori ed ambienti naturali, attraverso azioni dirette (affitto di terreni agricoli dismessi e ripristino di zone umide) ed indirette (sensibilizzazione opinione pubblica). La Giornata Mondiale delle zone Umide nacque per ricordare la firma della Convenzione di Ramsar, con la quali gli stati membri assunsero l’impegno di tutelare le zone umide quali elementi indispensabili dell’ambiente naturale e dell’economia agro silvo pastorale. Festeggiano l’evento con una giornata dedicata alla fotografia naturalistica che si terrà nella Palude del Torraccio il 21 marzo 2014 presso Montanlto di Castro Marina (VT). La Convenzione delle Zone Umide, chiamata di Ramsar è un importante trattato internazionale, che fornisce un qua-

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dro per le azioni nazionali e di cooperazione internazionale, per la conservazione ed il sapiente uso delle risorse idriche e delle zone umide. Le organizzazioni governative ed internazionali, gli istituti non governativi, le comunità, gruppi di cittadini in occasione di questo importante evento, hanno colto l’opportunità per diffondere azioni di sensibilizzazione della opinione pubblica, sulla importanza e sul valore delle zone umide e dei benefici che questo mondo produce sugli ecosistemi naturali, sulle biodiversità e sulla collettività degli individui. Il tema della Giornata Mondiale delle Zone Umide 2014 è Wetland ed Agricoltura, due situazioni che si integrano tra loro e costituiscono due mondi che possono coesiste, produrre reddito e combattere la povertà, lo slogan per l’evento del 2014 è “Zone Umide ed Agricoltura partner nella crescita”. Wetland Italia, Sata-onlus e Associazione Trentalberi onlus, con il parere tecnico agronomico della società Lametum Srl di Roma, sono realtà sensibili ed attive, per tutelare, salvaguardare e ripristinare territori ed ambienti naturali. In occasione di questo importante evento, proprio per ricordare la firma della Convenzione di Ramsar, hanno assunto l’impegno di diffondere il messaggio sull’importanza delle Zone Umide per la vita degli ecosistemi naturali e tutela delle biodiversità. Trascurare le Zone Umide, nonché i mezzi sostenibili per


News venatorie la gestione ed il controllo delle acque, oltre a creare perdita di biodiversità, pregiudica la protezione delle coste e prevenzione delle calamità naturali, fattori che incidono sui cambiamenti climatici. Le Zone Umide svolgono un ruolo fondamentale come bacini di raccolta delle acque meteoriche ed alluvionali. Situazioni che producono povertà tra le genti e le imprese, che subiscono gli effetti distruttivi e negativi delle inondazioni, straripamenti di fiumi, e per la cattiva gestione delle amministrazioni locali sul territorio. L’importanza di questi ambienti e la sensibilizzazione per la loro tutela e salvaguardia non devono rimanere parole sterili, ma l’uso sostenibile di questi territori, incide diretta-

mente ed in modo esponenziale sulle capacità delle popolazioni di trarre sostentamento e produrre reddito, anche e soprattutto per le comunità rurali. Le Zone Umide e l’Agricoltura sono delle risorse importantissime, con potenzialità enormi, che la politica e la cattiva gestione non possono e non devono trascurare. Il messaggio: Le Zone Umide ed Agricolture due realtà che sapientemente gestite, possono coesiste, produrre reddito e combattere la povertà. Il Nostro Network proprio per ricordare l’evento e l’importanza delle Zone Umide, il 21.03.2014 ha organizzato La Giornata della Fotografia Naturalistica, presso la Palude del Torraccio di Montalto di Castro Marina (VT).

Chiude l’Hunting Show di Vicenza: più che bene, Benelli! Si è chiuso Lunedì 10 febbraio l’ottava edizione dell’Hunting Show di Vicenza. Lo stand Benelli è stato uno tra i più visitati dell’intera rassegna.

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ra i gioielli della gamma benelli, si è fatto certamente notare il Raffaello Black, lanciato in questo 2014 sul mercato italiano. Il semiautomatico al centro dell’area espositiva, è stato accolto con grande interesse dai cacciatori e appassionati d’armi. Le sue linee hanno catalizzato l’attenzione di buona parte dei visitatori, positivamente colpiti dalle migliorie tecniche che ne facilitano l’uso. Altri due modelli capaci di far breccia nel cuore dei cacciatori sono stati il Vinci Cordoba e il Vinci Super Sport, i più recenti modelli della serie Vinci, che puntano su contenuti ad alta tecnologia e rappresentano l’arma ideale per percorsi di caccia e per il tiro. Questi due semiautomatici sono riusciti a conquistare un pubblico attento alle evoluzioni di un modello che rappresenta l’alta tecnologia Benelli. Un programma fitto di appuntamenti, che ha fatto registrare per la rassegna vicentina un trend positivo (i dati sugli ingressi confermano una cresci-

ta dell’11 per cento rispetto al 2013), un’altra sosta obbligata all’interno dello stand Benelli, dove il nostro staff ha risposto a tante domande e curiosità sui nostri semiautomatici, è stata davanti alla coppia Raffaello Crio e Legacy 28, due esemplari che riassumo in sé leggerezza e maneggevolezza. Due modelli ormai collaudatissimi. Facendo un primo bilancio questo inizio 2014 va archiviato come un’ottima occasione per incontrare ancora una volta l’apprezzamento del pubblico. Tra 300 espositori dell’Hunting Show di Vicenza, dei quali il 22 per cento provenienti dall’estero, Benelli come al solito è stata in grado di distinguersi. Dando dimostrazione che la qualità attrae e ripaga. Suggerendo al nostro team che la fatica di tutti i giorni e le energie spese nella ricerca dell’eccellenza non vanno mai perdute. Paolo Guerini Marketing & Communications Department Caccia Passione 9


Hunting Show e Pescare Show 2014 in Fiera a Vicenza registra l’ennesimo successo con l’aumento dell’11% di visitatori rispetto alla passata edizione.

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urante tre giorni di Manifestazione in 32mila hanno visitato i Saloni dedicati a caccia, pesca e tiro sportivo, ospitati nel nuovo padiglione espositivo di Fiera di Vicenza. Si è chiusa ieri, lunedì 10 febbraio 2014, con grande successo di pubblico l’8^ edizione di Hunting Show, il Salone Internazionale della Caccia, della Natura e del Tiro Sportivo tenutosi in Fiera di Vicenza insieme a Pescare Show, Caccia Passione 10

il Salone Internazionale della Pesca Sportiva. 32mila i visitatori che nel corso di tre giorni di Manifestazione hanno riempito il Quartiere Fieristico vicentino, tra cui il nuovo padiglione 7 della Fiera di Vicenza, inaugurato per l’occasione assieme al nuovo Centro Congressi. Numeri decisamente in crescita, del 11%, rispetto all’edizione del 2013, che aveva registrato 29mila ingressi, e che conferma il trend po-


Eventi

sitivo di Hunting Show e Pescare Show, passata da 14mila visitatori nel 2007 ad appunto 32mila nel 2014. Una Manifestazione che rappresenta il made in Italy di eccellenza del comparto di riferimento e che si contraddistingue per la grande collaborazione con le aziende del tiro, dei munizionamenti, della caccia e della pesca. Più di 300 espositori provenienti da tutta Italia e da diversi paesi stranieri hanno presentato ad Hunting Show quanto di meglio il mercato offre nel settore caccia, pesca e tiro sportivo. Proprio la forte presenza di espositori internazionali, il 22% del totale, ha caratterizzato l’edizione del 2014, provenienti da tutta Europa, in particolare da Austria, Bosnia-Erzegovina, Belgio, Francia, Germania, Estonia, Gran Bretagna, Romania, Ungheria e Pakistan. “Siamo molto soddisfatti dei numeri positivi di questa edizione di Hunting Show e Pescare Show, che consacrano la Manifestazione come una delle fiere lifestyle qualitativamente più coinvolgenti in Italia, dal profilo sempre più internazionale”, dichiara Matteo Marzotto, presidente di Fiera di Vicenza. “Caccia e pesca responsabili e sostenibili, sport, tecnologia e abbigliamento, sono tra gli ingredienti del well done in Italy dedicati al settore dell’aria aperta che hanno contribuito a rendere questa 8^ edizione un appuntamento attrattivo e d’eccellenza, non solo per appassionati, ma anche per esperti operatori del settore. Un successo – conclude il Presidente Marzotto – avvalorato dal superamento a pieni voti della

prima prova d’esame del nuovo padiglione sette, innovativo spazio espositivo di Fiera di Vicenza e simbolo dell’architettura e ingegneria italiana di qualità di cui andiamo particolarmente orgogliosi”. Novità assoluta del 2014 è stata Hunting Dog Show, il Salone interamente dedicato alla cinofilia venatoria, riconosciuto dall’E.N.C.I. come Esposizione Nazionale Razze da Caccia e organizzato con il Circolo Cinofilo Vicentino. Pescare Show ha invece presentato la prima edizione di Boating Show, il nuovo Salone dedicato alla nautica da pesca e da diporto. Fiera di Vicenza ha ampliato la sua presenza nel segmento delle Manifestazioni dedicate al mondo dell’outdoor con caccia, pesca, sport e natura, con l’acquisizione di quote del marchio GAME FAIR ITALIA, primo e unico esempio di country festival in Italia. In occasione di questa edizione di Hunting Show, è stata annunciata la seconda edizione di Game Fair Italia, che oltre a Tarquinia arriverà nelle Puglie a Baia di Calenella a Vico del Gargano. Tra i più importanti eventi andati in scena durante le tre giornate, il convegno inaugurale “Gli Italiani e la Caccia”, in cui è stata presentata l’indagine demoscopica curata dal sociologo Enrico Finzi di Astra Ricerche sui dati relativi alla pratica venatoria nel Nord-Est (Veneto, Trentino- Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia). Da segnalare, inoltre, la premiazione del I Concorso Nazionale di Letteratura Venatoria “Scrivendo&Cacciando”, svoltosi da ottobre 2013 a gennaio 2014, vinto da Claudio Zanini. Caccia Passione 11


Caccia Passione 12


Stanziale

Allevare la starna vediamo come

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Allevare la starna vediamo come

Alcune specie selvatiche, seppur annoverate tra quelle cacciabili, vengono considerate a rischio poichÊ le loro popolazioni sul territorio italiano risultano in declino per cause dipendenti da diversi e complessi fattori. Per tentare di dare una soluzione al problema e ripristinare le popolazioni di animali selvatici in declino su un determinato territorio l’uomo effettua le cosiddette operazioni di ripopolamento.

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ggigiorno le specie che maggiormente sono protagoniste di interventi di ripopolamento sono i Fagiani, le Lepri e le Starne; gli esemplari di queste specie vengono generalmente catturati in porzio-

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ni di territorio ove siano considerati in sovrannumero per essere poi liberati in quelle zone ove queste specie siano in declino. Spesso però l’intervento di ripopolamento richiede un numero di individui maggio-


Stanziale re di quanti se ne possano catturare pertanto si ricorre ad esemplari allevati in cattività. Prediamo in esame in questa sede proprio gli aspetti dell’allevamento di fauna selvatica e tutto ciò che occorre per riprodurne esemplari in cattività; in particolare parleremo dell’allevamento della Starna, una delle specie che maggiormente ha subito riduzioni delle proprie popolazioni presenti sul territorio e molto apprezzata dal mondo venatorio. La Starna (Perdix Perdix) è un uccello Galliforme, appartenente alla famiglia Phasianidae, di dimensioni medie, le cui misure arrivano ad un massimo di 31 cm; la livrea della Starna è generalmente grigia tendente al marrone sulle parti superiori, con debole striatura nerastra nella parte della coda e striature longitudinali chiare sulle ali castane. Ampie

bientali e negli altri fattori che hanno avuto come conseguenza la scomparsa degli habitat idonei alla nidificazione di questa specie relegando così i pochi esemplari rimasti nelle zone collinari dove sussistono pratiche agricole compatibili con la presenza della specie. A tutto ciò si aggiunge l’elevata pressione venatoria che ha certamente contribuito al declino della popolazione italiana di Starna. Vediamo quindi quali sono i metodi per allevare in cattività le Starne, animali abbastanza rustici ma particolarmente delicati in fase di riproduzione; si può cominciare con riproduttori già adulti o con una serie di uova che una volta schiuse forniranno il primo nucleo di uccelli tra i quali verranno scelti i riproduttori. Se si utilizzano riproduttori adulti, gli esemplari necessari possono essere acquistati presso altri

strie castane solcano i fianchi della starna e sul petto è presente un’inconfondibile macchia rosso ruggine. Cause della pesante riduzione della popolazione di Starne in Italia vanno ricercate nei drastici cambiamenti am-

allevamenti o catturati nelle zone preposte ma questa seconda ipotesi viene fortemente sconsigliata poiché gli animali adulti cresciuti in natura non si adatterebbero bene alla vita in cattività pregiudicando l’attività riproduttiva. Caccia Passione 15


Per iniziare l’allevamento è necessario innanzitutto allestire un parco di allevamento; molto importante conoscere per tempo quanti animali si intende produrre nel corso dell’anno in modo da dimensionare correttamente l’impianto. Da tenere in considerazione la scelta della zona ove ubicare l’allevamento di Starne al fine di assicurare la tranquillità richiesta affinché sia il più simile possibile alla situazione

amori, ed una rapida e facile amministrazione delle coppie compresa la raccolta delle uova. Il parchetto su rete non è altro che un cassone (1,50x1,50 m ed alto 0,50 m) avente tre pareti in legno ed una, quella anteriore, in rete a maglia larga per evitare che le Starne si possano ferire infilandoci la testa; il cassone sarà dotato di mangiatoie ed abbeveratoi nonché di un al asse divisorio che all’occorrenza potrà

naturale pertanto lontana da rumori e disturbi di ogni genere; inoltre l’area dovrà essere idoneamente recintata al fine di impedire a qualsivoglia predatore di avvicinarsi alle voliere. Il passo successivo è l’allestimento dei parchetti per i riproduttori che dovranno ospitare le singole coppie; tralasciamo quelli “a terra”, non più utilizzati, sostituiti ormai da quelli “su rete” i quali risultano più funzionali poiché capaci di assolvere sia alle funzioni di parchetto per riproduttori che da voliera di fidanzamento; il parchetto su rete permette inoltre di mantenere divisi maschi e femmine fino al periodo degli

dividere il parchetto in parti uguali separate. La coppia, formata nei mesi di settembreottobre, viene posta nel parchetto e tenuta separata dall’apposito asse divisorio dotato di una feritoia attraverso la quale maschio e femmina potranno continuare a vedersi ed innamorarsi l’uno dell’altro. Con l’avvicinarsi della stagione degli a amori, si curerà l’alimentazione dei riproduttori con apposito mangime differenziando i tempi di somministrazione tra maschio e femmina poiché il primo entra in amore più rapidamente. L’incontro vero e proprio della coppia dovrà avvenire

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Stanziale nella prima metà di aprile sfilando l’asse divisorio, eventualmente riposizionandolo però qualora si verificassero zuffe ripetendo l’operazione dopo qualche giorno. È molto importante, durante il periodo riproduttivo, somministrare alle Starne, sempre e tutti i giorni, notevoli quantità di erba fresca quali graminacee, erba medica, trifoglio, ravizzone, ecc.. La deposizione delle uova in genere inizia

che se più piccole, e munite di un nido riparato. I gruppi di riproduttori vengono formati a febbraio mentre la riproduzione inizia tra fine marzo e i primi di aprile proseguendo fino a luglio; le uova ,raccolte quotidianamente, vengono conservate con la punta rivolta verso il basso per un massimo di sette giorni quindi incubate in modo “artificiale”; una volta nati i pulcini questi verranno al-

fra l’ultima decade di aprile e i primi di maggio, a seconda delle condizioni metereologiche, protraendosi fino a fine giugno a cicli quasi settimanali con una produzione media di 40/50 uova, con punte massime di 70. Altro tradizionale sistema per l’allevamento e la riproduzione delle Starne è il sistema a batterie; si tratta di gabbie metalliche realizzate in serie, sollevate da terra, con pavimento pendente verso l’esterno per far rotolare nell’apposita “grondaia” le uova deposte per facilitarne la raccolta. Le gabbie sono allestite più o meno allo stesso modo dei parchetti già descritti, an-

loggiati in apposite strutture riscaldate (madri artificiali), e dopo circa 3-4 settimane verranno trasferiti in apposite voliere all’aperto generalmente in gruppi di alcune centinaia di capi. Molte però sono le problematiche, spesso di difficile soluzione, si presentano a chi decide di dedicarsi all’allevamento delle Starne e riguardano l’accoppiamento, l’aspetto igienico-sanitario, l’alimentazione e la predazione. L’allevamento “artificiale” risulta estremamente negativo proprio perché gli esemplari giovani vengono cresciuti in condizioni di sovraffollamento, spesso costretti in spaCaccia Passione 17


zi ridotti, comportando questo la mancata acquisizione della necessaria rusticità e resistenza alla competizione nonché esponendoli al rischio di pericolose epidemie costringendo l’allevatore alla continua somministrazione di farmaci per il controllo delle stesse. A risentirne è anche il comportamento sociale della specie in quanto gli esemplari, costretti a vivere in gruppi numerosi ed in spazi ridotti, non riescono a stabilire i legami e le gerarchie caratteristiche del gruppo che permettono all’occorrenza di sfuggire ai predatori, scegliere idonei luoghi per il riposo e la cova, ricercare il nutrimento ecc.. Per questi motivi i ripopolamenti effettuati con esemplari provenienti da allevamenti “artificiali” non garantiscono un buon successo in quanto una volta immessi in Natura, questi mostrano molto spesso disturbi comportamentali che li porta a non ricercare, ad esempio, rifugi adeguati in caso di pericolo, a non essere in grado di procurarsi il cibo in quantità Caccia Passione 18

sufficiente e addirittura a non essere in grado di riprodursi, poiché incapaci di nidificare o di fornire le necessarie cure parentali alla prole. A tale scopo si predilige spesso costituire cosiddette Unità Perdix su basi di 29 soggetti giovani, generalmente 90 giorni di vita, più un maschio adulto che funga da punto di riferimento. Molto importante inoltre, nella fase di introduzione in natura, è l’affezionamento al luogo prescelto; questa fase non può che avvenire in una voliera, dove i soggetti possano imparare a conoscersi ed a dipendere gli uni dagli altri. Se la prima fase avrà successo per la brigata che si sarà creata sarà più facile impratichirsi dell’ambiente di reintroduzione. Un metodo di allevamento che sopperisce a tali problematiche è quello cosiddetto “seminaturale”: le uova di Starna vengono affidate ad una chioccia, madre adottiva, che fornirà ai pulcini i necessari schemi comportamentali (imprinting), soprattutto per quanto riguarda le cure parentali. L’allevamento inoltre viene


Stanziale svolto direttamente nelle zone in cui verranno successivamente liberati gli esemplari allevati limitandone così i problemi di adattamento e di inserimento. Gli esemplari coì allevati risulteranno di maggiore qualità ed adatti a costituire un nuovo nucleo di riproduttori nella zona che si intende ripopolare. Altre problematiche concernono la riproduzione delle Starne divenute adulte, anche se allevate in semi-libertà, essendo correlate al patrimonio genetico dei riproduttori, che poco o niente hanno da spartire con le Starne che un tempo popolavano i nostri territori a causa dei continui incroci, sia consanguinei diretti che indiretti, finalizzati alla selezione di esemplari con determinate caratteristiche morfologico-commerciali (taglia, peso, piumaggio, ecc..), lontani però dalla tipicità della Starna selvatica. L’ideale per l’allevamento di fauna selvatica, in questo caso della Starna, deve ottenere buona resa in termini qualitativi e quantitativi con costi di produzione sostenibili e allo stesso tempo rendere produttivo l’inserimento in natura dei soggetti nati in cattività secondo un compromesso che tenga conto del fatto che si tratta di animali selvatici destinati a condurre, fin dal momento del rilascio in Natura, una vita autonoma. In tale prospettiva, affinché la produzione e l’allevamento delle Starne dia risultati quanto meno superiori a quelli ottenuti con gli odierni standard di allevamento, sarebbe opportuno apportare alcune modifiche alle tecniche secondo alcuni punti essenziali: una corretta alimentazione dei pulcini in funzione delle loro esigenze nutritive; una somministrazione progressivamente crescente di fibre dai primi

30 ai 100 giorni di vita; l’uso di voliere dotate di idonea copertura vegetale con le specie vegetali preferite dalla specie ed adatte alla natura del territorio; l’adeguata modificazione della dieta per gli esemplari in crescita con una progressiva sostituzione del mangime a favore di spighe, granaglie, pannocchie o semi di specie vegetali appetite, sparse su ampie superfici di terreno al fine di incentivarne la ricerca e la selezione.

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La pavoncella

caratteristiche, abitudini, tecniche di caccia

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Migratoria

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La pavoncella

caratteristiche, abitudini, tecniche di caccia Cimentarsi nella caccia alla pavoncella significa conoscerne le abitudini, le caratteristiche, l’habitat, ma soprattutto conoscere le tecniche di caccia che riescono ad aggirare la sagacia del volatile tanto astuto e diffidente.

P

reda ambita da molti cacciatori disseminati sul territorio italiano, la pavoncella è specie lunga circa 30 cm, con apertura alare pari a 90 cm circa e peso che si aggira intorno ai 250 grammi. E’ molto semplice distinguere il maschio dalla femmina: l’uno possiede un ciuffo caratteristico ampio circa 10 centimetri, che nella femmina non

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supera i 7 centimetri. Particolarmente bella esteticamente, presenta un piumaggio forte, nerastro e screziato di riflessi blu, cenere e bianco, fino a raggiungere, sulla schiena, screziature di verdastro. La pavoncella è inconfondibile anche grazie al verso che produce, che somiglia ad un lamento breve e ripetuto, che sentito una volta sarà impossibile


Migratoria dimenticare. Si ciba normalmente di larve, molluschi, insetti, semi o germogli. La sua dieta ovviamente muta al mutare dell’habitat; non è raro infatti incontrare pavoncelle nelle pianure, nei campi aperti o addirittura in zone umide parzialmente. L’Italia non è l’unico territorio di diffusione della pavoncella; questa abita comodamente la Cina, l’Asia, l’Africa, il Giappone, e non manca nemmeno in alcune zone settentrionali europee. In Olanda nidifica esattamente come di rado accade nel nostro paese, e sceglie per riprodursi località dell’Europa centrale ed orientale. Diverso il discorso per lo svernamento che av-

vece avverrà solamente ad inizio novembre, per quanto le prime avvisaglie di spostamento si possano intuire già dai primi giorni di ottobre. La pavoncella per i suoi spostamenti predilige la notte o le prime luci dell’alba. Il gruppo di volo assume normalmente un assetto molto ordinato, con una caratteristica ed inconfondibile forma a V rovesciata o in alcuni casi a mezza luna. Manco a dirlo si dimostra non solo un ottimo, ma anche un velocissimo volatore. Basti pensare che ad una velocità di 60 km orari possono coprire distanze davvero notevoli. La pianura padana è meta particolarmente amata dalla pavon-

viene in Europa occidentale e meridionale o addirittura nell’Africa settentrionale. Durante il mese di febbraio fino a marzo inoltrato, si compie il ripasso che porterà le pavoncelle verso i luoghi di riproduzione. È proprio in questo periodo che i volatici si spostano in grossi stormi e i maschi soprattutto si mostrano particolarmente agitati. Il passo in-

cella durante il passo invernale per lo meno fintanto che riesce a trovarvi del cibo. Non è raro trovare stormi di pavoncelle nei pressi di terreni in fase di aratura. In linea di massima possiamo comunque dire che predilige le pianure aperte evitando le zone alberate e boscose. Per quanto oggi sia vietato cacciare la pavoncella oltre il 31 gennaio, un tempo era Caccia Passione 23


preda occasionale anche durante il periodo di ripasso. Il cacciatore che praticava questo genere di caccia, trascorreva le proprie giornate di febbraio e marzo negli appositi capanni per quanto il selvatico, probabilmente perché in periodo di amori, cedeva meno ai richiami. Poco adatta alla pavoncella è la caccia in forma vagante. Solo di rado questa tecnica può dare buoni risultati a causa soprattutto dell’intelligenza dei volatili e dei territori nei quali è solita rifugiarsi. Le pianure infatti non offrono al cacciatore luoghi di riparo e dunque l’unica possibilità di riuscita, nel caso di caccia in forma vagante, è quella di cacciare la pavoncella nelle prime ore del mattino, là dove gli stormi riposano. Fondamentale che la mattinata sia di fitta nebbia. Particolarmente gettonata invece è la caccia da appostamento. A rendere particolarmente difficoltosa la tecnica è la sagacia dell’uccello che cede ai richiami e zimbelli di rado. Tutto dovrà essere svolto alla perfezione, nel caso contrario gli stormi di pavoncelle sorvoleranno la zona a distanza di sicurezza per poi allontanarsi rapidamente. Il segreto per la buona riuscita della caccia è prima di tutto rappresentato dal terreno sul quale questa si svolgerà. Come già accennato, questa dovrà svolgersi in distese aperte, arate, erbose, umidificate dalla pioggia. Vanno benissimo anche i campi di grano e soia raccolti di recente. Anche il capanno deve essere un elemento da studiare fin nei minimi dettagli. Questo in primo luogo non dovrà allarmare il selvatico, che come ogni buon migratore si dimostra particolarmente sospettoso. E’ bene ricordare che al primo accenno di pericolo la pavoncella si allontanerà senza pensarci su troppo. Quindi il consiglio è di alterare il meno possibile l’habitat naturale, e di interrare il capanno di caccia. Là dove non sia possibile, andrà benissimo anche collocarlo in una fossa, o in un canale d’irrigazione a secco. La struttura inoltre dovrà essere il più basso possibile, e ben armonizzata con il territorio circostante. Ad aiutare il cacciatore ci penseCaccia Passione 24

ranno una trentina di stampe impagliate, una giostra nella quale piazzare alcune pavoncelle impagliate in volo e alcune pavoncelle da utilizzarsi come zimbello. Il buon cacciatore dovrà inoltre prestare una certa attenzione al vento. Questo non dovrà mai raggiungere il capanno a pavoncelle frontalmente o dal retro, sarebbe meglio infatti che le folate arrivassero dai lati per non allarmare le pavoncelle che immediatamente dopo gli stampi si trovassero di fronte il capanno. Una volta catturata l’attenzione del volatile, per il cacciatore sarà fondamentale ricordare che questo non si abbassa mai di colpo ma preferisce aggirare l’obbiettivo discendendo progressivamente. Ci si dovrà, in quel caso muovere molto lentamente e decidere se tirare al volo o attendere che il volatile si posi. Ovviamente la decisione sarà presa in base alla propria esperienza, non di rado infatti capita che la pavoncella dopo aver sorvolato a lungo il luogo decida di non posarsi e volare via come una furia. Sbaglia chi immagina che la pavoncella sia un bersaglio facile. Dopo il primo sparo infatti lo stormo si cimenta in evoluzioni davvero imprevedibili che rendono i tiri successivi davvero complicati. Apertura alare e distanze inoltre rischiano d’ingannare l’occhio del cacciatore che non di rado spara tanto e raccoglie davvero poco. Ecco perché, a parte tutte le attenzioni sopra citate, fondamentale nella caccia alla pavoncella è l’esperienza, la pazienza e le capacità di buon tiratore. Per la caccia alla pavoncella si consigliano cartucce con contenitore dai 32 ai 34 grammi con un numero di pallini pari a 10 con fucili di calibro 12, 20. A chiudere merita un cenno merita anche l’allevamento delle pavoncelle in cattività spesso usate nel vivo della caccia. Queste richiedono particolari attenzioni da parte del cacciatore, che dovrà nutrirla con carne tritata e spaghetti, provvedendo a non lasciarla per lungo tempo a contatto con il pavimento. Insomma una caccia tanto affascinante quanto complicata, forse proprio per questo tanto amata.


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Ungulati

Caccia al camoscio in alta quota

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Caccia al camoscio in alta quota

La bellezza della caccia al camoscio ad alta quota: natura, avventura e sforzo fisico fanno di questa specialità venatoria una delle più gratificanti. Per praticarla è richiesta non solo esperienza, ma grande rispetto per la montagna, per la natura e per le condizioni meteorologiche.

L

a caccia al camoscio è un’avventura: io ogni volta che ne parlo la definisco così e come ogni avventura non è adatta a tutti. Ti deve piacere la montagna, ti devi trovare a tuo agio con il freddo e soprattutto devi essere preparato fisicamente perché il camoscio vende la sua vita a patto che tu sudi molti gilet.

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Ho imparato a rispettare la montagna fin da ragazzina; papa mi portava con sé visto che a me camminare piaceva e da quel che diceva lui sembravo una capretta. Ancora oggi riesco ad arrampicarmi praticamente ovunque e ad entrare in perfetta simbiosi con la natura. La prima cosa che devi imparare se vuoi andare a


Ungulati caccia di camosci è che la natura è capricciosa e il tempo può cambiare in qualsiasi momento. Le giornate prima della caccia, quando ancora c’era papa e non c’era il meteo.it le si trascorreva a guardare il volo degli uccelli, le nuvole e il cielo notturno. Papa faceva qualche rapido calcolo e sapeva con precisione se quella seguente sarebbe stata o meno una buona giornata. Ha sbagliato solamente una volta da che ricordo, ma anche i migliori delle volte cadono in fallo. Il tempo dunque è un fattore da tenere in considerazione: ad alta quota puoi rischiare grosso quindi a caccia si va solo con il bel tempo e senza fare sciocchezze, sempre che non ci si voglia restare secchi sotto la neve. La caccia più bella che ricordo l’ho vissuta qual-

precedenti, e solo grazie alle mie ruote motrici e gomme da neve ero riuscita a raggiungere il paesello di montagna dove abita Francesco, un carissimo amico. Ci fosse stato papà nemmeno saremmo usciti di casa, ma dopo tanto che aspetti di salire in montagna per la caccia al camoscio, non rinunci subito. Era un inizio giornata di novembre piuttosto freddo, avevo lasciato mio marito e i miei due figli a letto ed ero corsa fuori come una gazzella. Amo essere madre, ma delle volte ho la necessità di evadere. Come al solito si decise per una colazione piuttosto frugale al solito bar dove ancora oggi mi guardano un po’ strano: la caccia d’altronde è una cosa da uomini e io sono sicuramente una donna. Dopo esserci consul-

che anno fa, papa già non c’era più da tempo ma ogni volta che salgo in montagna mi pare d’averlo vicino con i suoi soliti consigli che negli ultimi periodi erano diventati piuttosto ripetitivi ma sempre utili. Le condizioni climatiche erano piuttosto preoccupanti: la notte aveva nevicato parecchio, come nei giorni

tati si decise per la salita. Dalla macchina lo spettacolo che lentamente ci si apriva davanti agli occhi era impareggiabile: il bianco della neve diventava accecante illuminato dai raggi solari e il cielo era di un celeste da cartolina. Al solito bivio si decise di scendere e dare uno sguardo con i binocoli: il sentiero che ogni Caccia Passione 29


anno percorrevamo si vedeva chiaramente. Era l’unica strada per raggiungere la zona nella quale i camosci si sfamano. Naturalmente era da percorrere rigorosamente a piedi. La fatica, più avanzano gli anni più si sente, ma è quasi sempre ben ripagata. Grazie alle nostre ottime lenti quel giorno riuscimmo a individuare ben nove esemplari di camoscio tra i quali c’era pure una vecchia femmina che rientrava nel nostro piano di abbattimento. Niente di meglio e dopo un buon caffè caldo il buon umore tornò a tutti quanti. Quando si deve scegliere il camoscio da abbattere è d’obbligo prestare parecchia attenzione: anche quel giorno rimasi molto tempo ad osservare quella femmina e in seguito ad un lungo studio capii che era l’esemplare che faceva al caso mio. Salii in compagnia di Giuseppe mentre gli altri due amici scelsero di prendere un’altra strada. Scalare la montaCaccia Passione 30

gna con zaino, carabina io e binocolo Giuseppe era piuttosto pesante, specie per via della neve. Di tanto in tanto interrompevamo la salita per controllare che il nostro camoscio si trovasse sempre dove lo avevamo visto. Ad un certo punto la neve si fece davvero parecchio alta tanto che avanzare divenne quasi impossibile con quel carico. Sembravamo due tori in un recinto fintanto che non decisi di provare il tiro direttamente dalla posizione nella quale ci si trovava, d’altronde la distanza non era eccessiva, e la mia esperienza mi avrebbe aiutata, a patto che ci si mettesse anche la fortuna, come diceva sempre mio padre. Mi presi tutto il tempo che serviva: sistemai carabina e binocolo, cercai la femmina di camoscio, feci un bel respiro e sparai. Difficile, quando si usano ottiche con grande ingrandimento e armi piuttosto potenti comprendere subito l’esito del tiro, per fortuna con me c’era


Ungulati Giuseppe che mi consigliò di ricaricare. Avevo fallito ma ci poteva stare. Il camoscio dal canto suo non si era accorto di niente. Mi ritrovai a ripetere tutte le azioni precedenti solo mirai leggermente più in basso. Un bel respiro e via. Una deliziosa sensazione quando il colpo va a segno, una bella pacca sulla spalla e un generoso sorriso subito interrotto da un pensiero: recuperare il camoscio. Non ti nascondo sia stata la parte più difficoltosa e pericolosa di tutta la giornata. Rimasi molto a lungo a guardare quell’elegante esemplare di femmina di camoscio, esaminai che l’abbattimento fosse conforme, l’età del selvatico e il suo stato fisico. Portammo fino alla macchina la camozza trascinandola per le corna, recuperammo ottica, carabina, bossoli e zaini e concludemmo la giornata con qualche bella chiacchiera. Quella notte, dopo una generosa cena in famiglia,

mi concessi un riposante sonno non prima di aver risposto a tutte le domande dei miei figli: sono certa che presto o tardi li porterò con me a caccia, ce l’hanno nel sangue.

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Caccia all’estero

Caccia ai beccaccini in Romania

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Caccia ai beccaccini in Romania

In Romania esistono delle risaie a perdita d’occhio, qui se si trova il periodo giusto si possono realizzare importanti carnieri di beccaccini ai quali si aggiunge spesso anche qualche becco piatto.

I

l beccaccino mi ha sempre affascinato, fin dai primi anni di licenza ero attratto della saetta alata, allora con gli amici battevo le zone costiere del viterbese, di ATC ancora non si parlava, Tarquinia, Pian di Spille e la foce del Mignone o l’alveo della valle del Baccano, spingendomi fino ai confini dell’allora oasi di Martignano. Per queste cacce la partenza avveniva in piena notte, spesso direttamente dalle discote-

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che romane o da feste private, specialmente nel periodo dell’apertura il risultato era assicurato, non molti ma qualche becco lungo ricompensava sempre le nostre uscite. Ricordo, una volta, battemmo prima la zona del poligono di Pian di Spille, poi, non soddisfatti, ci recammo vicino Tarquinia, in una zona dove erano stare costruite delle fondamenta i cui palazzi non erano mai stati portati avanti, questo aveva generato delle


Caccia all’estero “piscine” molto amate dai beccaccini. Arrivati sul posto notammo una Fiat 126 parcheggiata al limite della zona paludosa, curiosi di vedere chi fosse, i cacciatori che battevano quelle zone gli conoscevamo tutti e nessuno aveva una 126! Giunti vicino alla piccola utilitaria vedemmo un nostro amico, proprietario di discoteche romane, addormentato sul sedile posteriore abbracciato al fucile e sotto di lui un discreto mazzo di uccelli. Naturalmente non resistemmo e dopo aver scrollato per bene la macchina e averlo svegliato, ci disse di aver avuto problemi con il fuoristrada e pertanto aveva preso la macchina della moglie, per noi era inutile proseguire, era già

per fare delle riprese, gli dissi che mi faceva sicuramente piacere. Decidiamo per il volo Blue Air da Fiumicino a Bucarest, compagnia Low Cost che porta anche cani e fucili. Arrivati a Bucarest c’è un pulmino che ci aspetta e nel giro di un paio d’ore arriviamo alla casa di caccia di Braila, giusto il tempo di preparare le licenze di caccia e tutti a nanna, appuntamento alle 5,00 del giorno seguente. La mattina abbiamo a disposizione un Land Rover 130 e Luca Moriggi, un italiano che da tanti anni si occupa di caccia in Romania, pertanto ci carica in macchina e partiamo, Federico, il sottoscritto, Tommaso il comune amico e Salvo l’operatore video. Dopo poco, ancora a

passato “Attila”. Quando l’amico Luca Lucarini di Agrofloracaccia mi ha proposto di recarmi da lui, a Braila in Romania, per cacciare i beccaccini in risaia, non ho esitato un attimo nel dare la mia disponibilità. Decidemmo per il 20 settembre, un po’ tardi, ma prima non potevo. Poco prima di partire mi chiamò Federico Cusimano di Sky Caccia e Pesca chiedendomi se, insieme ad un comune amico, potevano venire con me

buio, giungiamo all’immensa risaia, per questa mattina abbiamo deciso di cacciare a rastrello, battendo quelle zone dove il riso non è cresciuto abbondante o i margini delle vasche, così da non recar danni alle colture. Appena s’incomincia a vedere qualcosa, la risaia si anima, branchetti di anatre si spostano dal luogo di pastura, cicogne nere sorvolano le nostre teste e partono in cerca della “colazione”, poi chiurli e trampoCaccia Passione 35


lieri vari popolano il cielo del primo mattino. Mentre stiamo ammirando lo spettacolo, notiamo diversi stormi di beccaccini entrare nella risaia e buttarsi fra il riso alto, le premesse sono ottime e senza indugiare oltre ci rechiamo ad un prato allagato che Luca ci dice essere moto frequentato. Percorriamo il campo lungo circa 500 metri e largo 200 almeno cinque volte, avanti e indietro, e ogni volta trovavamo un cospicuo numero di uccelli, molti partivano fuori tiro ma diversi cadevano sotto i nostri colpi. La mattinata è proseguita battendo gli argini delle vasche dove il riso era alto e quasi maturo, questa volta abbiamo portato anche i cani, la bracca di Federico e la setter di Tommaso, e per la prima volta in vita mia ho fatto una coppiola ai beccaccini sotto ferma del cane, una gran bella soddisfazione, per me e per il cane che non aveva mai visto e fermato i beccaccini prima di allora. Dopo quattro ore di questa caccia eravamo esausti e siamo rientrati volentieri a casa, il pomeriggio ci saremmo dedicati alle quaglie. La seconda mattina provammo la caccia al capanno, caratteristica di queste zone e particolarmente adatta alla risaia. Nel mezzo di alcune vasche erano stati ricavati, nel riso, dei chiari di circa 70/80 metri di diametro, sul cui bordo erano stati realizzati dei capanni di cannucce. Arrivammo a buio e a circa 20 metri dal capanno posizionammo alcuni stampi di trampolieri e a poca distanza qualche altro di alzavole, la mattina prima ne avevo notate diverse volare sulla risaia. Questa mattina sono solo, preparo tutte le mie cose, compresa la macchina Caccia Passione 36

fotografica, e aspetto. Ancora a buio arriva una punta di tre o quattro alzavole, ma non riesco a vederle e dopo poco ripartono, alla prima luce una coppia di anatre “struscia” gli stampi e … le padello malamente, finalmente ne arrivano altre due di cui una viene a riempire il mio carniere. Quando la luce aumenta si fanno vedere anche i beccaccini, si posano o passano a poca distanza dal capanno, si buttano come saette e spesso non riesco neanche a incannarli, comunque fra padelle e tiri centrati il mio carniere di fine mattinata risulterà di 13 beccaccini e 1 alzavola, niente in confronto ai risultati dell’apertura, dove cadevano oltre 100 beccaccini a capanno, ma comunque di grande soddisfazione e divertimento. Quest’avventura mi ha riportato ai vecchi tempi risvegliando in me l’amore per il Principe del padule, sicuramente tornerò in questa zona, sia per la bellezza della caccia che per la grande professionalità dell’organizzatore.



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Cani da caccia

Lo Spinone italiano

beccacciaio per natura e per tradizione

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Lo Spinone italiano

beccacciaio per natura e per tradizione

La caccia alla Beccaccia, la Regina del Bosco, è uno dei tipi di caccia più affascinanti proprio per le difficoltà che presenta a causa dell’indole di questo magnifico selvatico. La Beccaccia infatti è di per se molto furba e difficile da scovare, viene chiamata Regina dei Boschi non per niente; diffidente e sospettosa tanto che darle la caccia costituisce una sfida per qualsiasi cacciatore e per qualsiasi cane beccacciaio, anche per i più esperti.

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olte sono le razze di cani specializzati nella caccia alla Regina del Bosco ma probabilmente il vero beccacciaio per natura è lo Spinone Italiano Caccia Passione 40

dotato di una grande attitudine per la scova del selvatico maggiormente messe in risalto con spettacolari guidate e ferme statuarie frutto di un buon addestramento sul campo.


Cani da caccia Lo Spinone Italiano è un cane di grande mole dotato di una struttura solida e vigorosa grazie alla muscolatura ben sviluppata ed alla robusta ossatura; caratteristiche particolari di questa razza di cani sono la tessitura del pelo, per cui viene definito a “pelo duro”, e la conformazione della testa sia per l’espressione che per la posizione del pelo. Le origini di questa razza non sono ben chiare ma di Spinoni Italiani, “cani italici a pelo duro”, si parla già durante la metà del ‘400 come di una razza particolarmente stimata e dotata di particolari tipicità ed attitudini; le informazioni si fanno più certe sul finire dell’ottocento, quando lo Spinone raggiunse il suo massimo splendore e popolarità come cane da ferma con una buona diffusione soprattutto in Lombardia, in Piemonte ed in Veneto per poi essere apprezzato anche nel resto d’Italia. Con l’arrivo delle razze inglesi la diffusione dello Spinone subì un notevole arresto al pari del collega Bracco Italiano, beccacciaio altrettanto bravo, ma la professionalità dimostrata negli anni difficilmente venne dimenticata tanto che lo Spinone Italiano ancora oggi rappresenta una delle razze cinofile più ambite per la caccia, stimata per la solidità, la robustezza e l’affidabilità anche a largo raggio degli esemplari che le appartengono. Nonostante i vari tentativi di incroci la razza dello

Spinone Italiano è giunta pura fino ai nostri giorni grazie alla professionalità, passione e la grande pazienza di alcuni allevatori privati che dopo la seconda guerra mondiale hanno fatto in modo di rivalutare e ricostruire questa razza con doti fisiche e psichiche inconfondibili tali da renderlo totalmente differente da qualsiasi altra razza anche a parità di lavoro. Lo Spinone Italiano è un cane molto rustico ed è stato dotato dalla natura delle caratteristiche necessarie a farne un grande cacciatore; i cani di questa razza sono dotati di finissimo olfatto, Caccia Passione 41


una eccellente capacità di cerca ma soprattutto sono dotati di ferma solida e sicura nonché di un’innata attitudine al riporto. Non manca allo Spinone Italiano la capacità di rendere il meglio di se su qualsiasi tipo di terreno grazie anche all’elevata resistenza che lo caratterizza sia nei periodi caldi che in inverno con temperature molto rigide e condizioni metereologiche avverse. Come già dicevamo lo Spinone Italiano possiede la capacità, particolarmente apprezzata, di allargare la cerca del selvatico su largo raggio, spesso addirittura fuori portata del fucile, per poi fermarlo con una spetta-

l’addestramento, grazie anche alla grande intelligenza di cui sono dotati i cani di questa razza che gli fornisce una eccezionale capacità di apprendimento. Lo Spinone Italiano infatti è per natura un cane ubbidiente, possiamo addirittura dire innamorato del proprio conduttore, per questo motivo ama soddisfare ogni desiderio, anche inespresso, del suo compagno tanto che spesso non gli servono comandi per comunicare con il proprio cane. L’indole dello Spinone infatti è dolce, pacifica ed affettuosa; per la sua pazienza e per la sua socievolezza è adatto anche per stare con la famiglia e con

colare immobilità fino all’arrivo del cacciatore a distanza utile per il tiro; immediato, dopo lo sparo, è lo scatto dello Spinone verso il selvatico abbattuto provvedendo a recuperarlo e riportarlo al cacciatore in brevissimo tempo. Altra caratteristica peculiare dello Spinone Italiano è la capacità di instaurare un forte legame di fiducia e complicità con il proprio conduttore pertanto ne risulta alquanto facile

i bambini. E’ una razza veramente unica per le sue doti morfologiche e comportamentali. Nonostante le doti dello Spinone siano insite nei suoi geni, affinché emergano al meglio, vanno comunque stimolate e perfezionate tramite un adeguato addestramento sul campo, a diretto contatto con i selvatici vivi; proprio per questo motivo sarebbe buona norma portare il cucciolone direttamente in campo già all’aper-

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Cani da caccia tura della stagione venatoria, anche se per lui sarà la prima volta, tenendo però in considerazione che non si tratta già di vera caccia ma di una fase di addestramento. Proprio nell’ottica del periodo addestrativo inizialmente non è il caso di aspettarsi chissà quale carniere ma alla lunga il tempo speso per l’addestramento sul campo darà ottimi risultati senza dover ricorrere all’utilizzo di altri sistemi. L’istinto alla ferma e l’attitudine al riporto sono caratteri bel radicati nello Spinone di razza pura pertanto con l’addestramento sul campo verranno correttamente stimolati affinché

cucciolone si è avvicinato troppo o addirittura abbia tentato di afferrarlo saltandogli addosso. Con tale metodo addestrativo lo Spinone dovrebbe imparare presto che l’amico cacciatore desidera che egli resti immobile nella ferma e che, qualora questi decida di sparare al selvatico in frullo, tale scelta verrà addirittura interpretata dal cane come una specie di gratificazione che lo porterà ad affinare le proprie capacità stimolandolo a svolgere il proprio lavoro nel miglior modo possibile. Proprio grazie alle innate caratteristiche di cui è dotato ed alla sua congeniale risposta all’ad-

divengano primari nel suo comportamento. Uno degli insegnamenti che lo Spinone deve apprendere al più presto possibile è proprio il mantenimento della ferma sul selvatico evitando che questo frulli via fuggendo prima che il cacciatore sia a distanza utile per il tiro; un metodo per far capire questo concetto al cane potrebbe essere quello di evitare di sparare al volatile frullato precocemente quando il

destramento, lo Spinone Italiano risulta ancora oggi in tutta Italia, uno dei migliori compagni di caccia soprattutto per quei cacciatori che amano insidiare la Beccaccia, la Regina del Bosco; al cacciatore che possiede uno Spinone Italiano di razza pura non resterà che scegliere il giusto fucile con le giuste cartucce ed un’adeguata location per concretizzare al meglio le fatiche dell’addestramento e della giornata venatoria. Caccia Passione 43


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Fucili da caccia

Sako 85

Hunter 7 - 08 Rem

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Sako 85

Hunter 7 - 08 Rem La Sako ha sempre mantenuto un livello qualitativo elevato nella progettazione e nell’esecuzione dei suoi fucili rigati raggiungendo una ben meritata notorietà di primissimo piano.

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ata all’inizio degli Anni Venti come officina di riparazioni d’armi e poi come produttrice di fucili rigati, la Sako ha seguito con tenacia e gradualità un percorso tecnico e commerciale improntato allo spirito che anima i finlandesi fatto di

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tanta sostanza e di signorile contenutezza. La rispondenza all’uso anche in climi estremi e una serie cospicua di vantaggiose caratteristiche ha sempre formato la connotazione di questi fucili a cui non è mai mancata anche la componente estetica di garbo e raffinatezza.


Fucili da caccia L’ingresso sul nostro mercato risale ai primi Anni Sessanta grazie alle cure dell’importatore Peroldo di Torino che aveva fatto conoscere anche in Italia una realtà oramai più che affermata negli Stati Uniti. Alcuni decenni più tardi l’ingresso dell’azienda costruttrice nella Holding Beretta ha dato un ulteriore respiro al complesso dove le radici tecniche sono implementate dal potenziale della grande società di Gardone. Esaminiamo l’ultima realizzazione, il Modello 85 in uno dei diversi allestimenti proposti, l’Hunter che, a nostro parere, interpreta compiutamente le attese del cliente tipo della fabbrica di Riihimäki. Senza sconfessare la scelta di funzionalità dell’inox abbinato al polimero, per certi versi insostituibile, passare lo sguardo su una bel-

un elemento superfluo: il disegno dell’insieme come dei particolari obbedisce ai canoni immutabili dove la funzione crea la forma. Castello e otturatore Da una billetta di acciaio legato e poi trattato termicamente viene ricavato il castello a fondo piatto di migliore stabilità, con anello anteriore e ponte chiuso: il primo riporta la filettatura per il montaggio della canna, le mortise per le alette di chiusura e il prisma integrale di scarico delle forze che insiste su uno zoccolo in lega di alluminio fissato con due viti al fusto, mentre su entrambi sono ricavate le code di rondine per il fissaggio delle basi specifiche Optilock® finalizzate a un comodo montaggio dell’ottica. Due peculiarità in evidenza: la sagomatura raccordata esterna dove le forme eleganti

la calciatura in noce e una meccanica brunita reca conforto allo spirito: impiegare nelle proprie attività oggetti in cui l’eleganza e lo stile non siano disgiunti dalla resa tecnica è una dichiarazione di amore per la bellezza. Le armi Sako sono innanzitutto belle e ciò non appaia

contribuiscono alla rigidità strutturale, e la finezza di proporre ben cinque diverse misure dell’azione per altrettanti gruppi di cartucce, fatto unico nelle realtà industriali del settore. L’otturatore è lavorato da un blocco unico di acciaio al NiCr quindi cilindro, testa e manuCaccia Passione 47


brio non presentano soluzioni di continuità, come i memorabili Mauser K98; anche qui evidenziamo le ricercatezze come le tre alette in testa a sezione conica e con profilo esterno ondulato per aumentare di numero i punti di contatto con il castello riducendone la superficie unitaria: la soluzione insieme alla tiratura delle parti induce quella scorrevolezza magistrale peculiare delle Sako. Le tre alette poi riducono l’angolo di manovra sveltendo l’operazione. La faccia presenta un cercine superiore per accogliere e posizionare il fondello della cartuccia che, poco dopo lo sfilamento dal caricatore, passa sotto la tutela dell’estrattore a unghia, ben dimensionato e con molla e pistoncino interni; ancora si osserva la fresatura inferiore, non interferente in un’aletta, in cui passa l’espulsore a lamina fissato in un traversino del castello, una soluzione unica nel novero degli otturatori a tre tenoni. Canna, scatto, caricatore La canna in acciaio al carbonio presenta una Caccia Passione 48

sezione cilindro conica e lunghezza di 57 cm adeguati alla cartuccia camerata: la rigatura a quattro principi destrorsi con passo di 1:9,5 viene rotomartellata a freddo, secondo una tecnica di cui Sako ha una storica padronanza, e l’egresso al vivo di volata è protetto da un invaso conico: i risultati di tiro esplicano meglio di ogni parola quel che tale impianto riesce a realizzare. Su questo modello sono presenti le mire aperte con la tacca a U antiriflesso e il mirino a lama in tunnel, regolabili in deriva e in altezza. Apprezzabile il trattamento di brunitura opaca antiossido. Lo scatto si avvale di un pacchetto metallico molto rigido e del grilletto singolo, curvo e con superficie di appoggio rigata: usandolo in modalità diretta, con peso di sgancio intorno ai 1200 g, si ha una valida soluzione per il tiro in movimento mentre lo stecher alla francese, regolabile e qui fissato intorno ai 210 g, è perfetto per quello mirato. Il caricatore è all’altezza di tutto il resto: lamiera di acciaio inox imbuti-


Fucili da caccia ta con nervature antisbattimento, suola elevatrice sagomata nello stesso materiale e solida sporgenza di aggancio al dente della propria sede. Il rilascio avviene premendo sulla soletta e sul dente defilato per evitare sganci fortuiti. Calciatura e accessori Torniamo a osservare il noce della calciatura apprezzando la scelta del materiale così come della linea dove si abbinano elementi della vecchia Europa e concetti statunitensi: il connubio dà un appagamento visivo e funzionale di piena soddisfazione, completato dalla particolare zigrinatura dei campi di presa. Ancora un colpo d’occhio alle piccole scelte qualificanti come

la levetta a molla con superficie zigrinata, posta all’apice posteriore sinistro del castello, per svincolare l’otturatore a fondo corsa, oppure i due tasti a destra del castello, dietro all’incasso del manubrio, il maggiore dei quali comanda la sicura, silenziosa, rapida e manovrabile quando si è già in punteria, mentre quello piccolo consente l’apertura dell’otturatore a sicura inserita, per scarrellare in tranquillità. Si può ben affermare che il Sako Hunter sia un fucile di classe elevata, di aspetto elegante, dai particolari tecnici raffinati e dalle prestazioni consequenziali a tanta applicazione nella ricerca e nell’esecuzione.

Scheda tecnica

Costruttore: Sako Oy - Tikka, Sakon Katu 2, FIN-11100 Riihimäki, Finlandia – export@ sako.fi – www.sako.fi Distributore: azienda del gruppo Beretta che ne cura la distribuzione in Italia Modello: 85 Hunter Tipo: carabina a otturatore girevole scorrevole a ripetizione ordinaria Castello: anello anteriore e ponticello chiuso posteriore Otturatore: a tre alette in testa con chiusura nel castello Canna: in acciaio speciale rotomartellata - profilo cilindro conico lunga 570 mm - montata flottante Serbatoio: mobile da 5 cartucce in lamiera di acciaio imbutita, molla al silicio e suola elevatrice in lega leggera – soletta in acciaio Materiali: tutte le parti metalliche dell’arma sono in acciaio lavorato di fresa – alcune sono microfuse Calciatura: in noce scelto Congegno di scatto: grilletto singolo con stecher alla francese – regolazione dal vano caricatore Estrattore: a unghia e molla inserita nel corpo otturatore Espulsore: a lamina fissa nel castello Sicura: a tasto posto sul fianco destro del castello – blocca scatto, percussione e otturatore – tasto supplementare per scaricare l’arma a sicura inserita Mire: tacca di mira e mirino regolabili rispettivamente in deriva ed elevazione - attacchi specifici Optilock® Finiture: brunitura opaca delle parti metalliche – lucida per il corpo otturatore – calciatura con verniciatura a olio mezzo lucido Lunghezza: 1.075 mm Peso: 3.200 grammi circa senza ottica N. CAT: 16418 Prezzo: 2.139,00 € (informativo) Caccia Passione 49


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FAccessori per la caccia

Auricolari Shothunt the decibel hunter

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Auricolari Shothunt the decibel hunter

Quante volte abbiamo pensato di liberarci delle ingombranti cuffie protettive o dei fastidiosi tappi auricolari mentre ci trovavamo sulla linea di tiro in poligono, sulla pedana da tiro a volo o durante una battuta di caccia?

O

ggi finalmente è possibile grazie agli innovativi auricolari “Shothunt” prodotti dall’azienda italiana Euro Sonit. Gli auricolari Shothunt costituiscono la risposta adeguata per chi cerca una valida alternativa alle ingombranti cuffie o ai tappi auricolari per potersi sentire liberi ma allo stesso tempo protetti mentre ci si dedica alla

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propria passione. Si tratta infatti di un nuovo tipo di auricolare elettronico capace di assolvere allo stesso tempo sia alla funzione protettiva dell’apparato uditivo che alla funzione di amplificazione dei suoni naturali. Nello specifico gli auricolari Shothunt sono capaci di attenuare in automatico i suoni dannosi per l’apparato uditivo, come spari


FAccessori per la caccia e rumori prolungati che in genere superano gli 82dB, riuscendo ad abbattere il rumore fino ai ben più sopportabili ed innocui 32dB; tutto ciò grazie al processore 100% digitale con tecnologia multicanale che consente di eliminare solo i suoni dannosi lasciando però inalterati anche i suoni più acuti. Allo stesso tempo Shothunt riproduce ad alta fedeltà i suoni naturali amplificandoli fino a 20dB senza mai alterarne il naturale ascolto; la direzionalità dei suoni naturali assicura un ascolto a 360°. Gli auricolari elettronici Shothunt non temono le intem-

possono utilizzare gli auricolari Shothunt poiché, grazie allo Standard Fit adatto alla maggior parte dei padiglioni auricolari, non necessita di una precedente presa d’impronta per modellarli al nostro condotto uditivo. Questo tipo di apparecchio è dotato infatti di una forma Half Shell a conca ergonomica capace di garantire un’eccellente tenuta all’interno dell’orecchio; inoltre i gommini Comply™ Memory Foam di cui sono dotati gli auricolari Shothunt permettono una perfetta adattabilità e aderenza a tutti i condotti uditivi garantendo il massimo comfort

perie e l’umidità poiché tutta la componentistica elettronica interna è idrorepellente grazie alla nano-tecnologia P2i Aridion™; questo trattamento di assoluta innovazione tecnologica conferisce agli auricolari Shothunt un’eccezionale affidabilità assicurando una totale protezione contro l’acqua, l’umidità, il sudore e quindi la corrosione. Tutti

a tutti gli utilizzatori. Testimonianza della grande affidabilità degli auricolari elettronici Shothunt viene fornita dal Guinness World Recordman, Raniero Testa, detentore di due record mondiali di tiro a volo tra cui il record conquistato colpendo dodici piattelli lanciati contemporaneamente senza farli cadere al suolo e quello conquistaCaccia Passione 53


to colpendo nove piattelli in 1,1 secondi. Shothunt è un prodotto esclusivo di Euro Sonit Srl, azienda leader in Italia nella produzione e importazione di apparecchi acustici da sempre impegnata, in termine di ricerca e di risorse umane, nello sviluppo di dispositivi medici contro la sordità soprattutto con modelli intrauricolari di elevato livello qualitativo. Secondo lo spirito che l’ha caratterizzata in tutti questi anni Euro Sonit ha intrapreso la ricerca di nuovi prodotti e nuove soluzioni anche in altri settori, in par-

Sonit progetta, realizza e brevetta Shothunt ®, l’innovativo auricolare elettronico protettivo rivolto a tutti gli appassionati di caccia e tiro sportivo specificamente ideato per proteggere il loro udito. Gli auricolari Shothunt sono in vendita, sul sito dedicato shothunt. com, al prezzo di 590,00 euro; All’interno della confezione sono inclusi: una coppia di Auricolari Elettronici Protettivi Shothunt, un comodo astuccio protettivo, una confezione blister contenente sei batterie, sei gommini in tre diverse misure (small, medium,

ticolare quello della caccia e del tiro sportivo. Proprio per perseguire al meglio tale scopo l’Azienda si è quindi rivolta alle associazioni venatorie, parlando direttamente con i cacciatori, e si è recata presso i centri di Tiro a Segno nonché alle manifestazioni sportive al fine di avere i necessari riscontri e valutazioni dai diretti interessati al principale utilizzo del prodotto che i ricercatori avevano in mente. In base ai risultati ottenuti Euro

large) per poter adattare perfettamente gli apparecchi acustici al vostro condotto uditivo in modo da garantirvi il massimo confort durante l’utilizzo ed infine uno spazzolino per la pulizia ordinaria. Gli auricolari Shothunt vengono venduti con una garanzia di 2 anni. Sentiti libero di praticare la tua passione senza ingombri ed impedimenti proteggendo allo stesso tempo il tuo udito, utilizza gli auricolari elettronici Shothunt.

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Fucili da caccia


RWS evolution green

la cartuccia a palla senza piombo con le performance del piombo. “ Questa cartuccia può fare tutto quello che le altre si vantano di poter fare”. Cosi si esprime uno dei cacciatori che lo scorso anno sono stati invitati a testare una cartuccia a palla senza piombo.

Q

uesta cartuccia è davvero uno strumento di ultima generazione, perché realizzato con tecnologie e materiali che cercano di restare il più possibile fedeli alle performance balistiche delle cartucce in piombo. La munizione di cui parliamo si chiama RWS Evolution Green, ovvero l’evoluzione verde ed ecologica, come verrebbe da tradurre in italiano. RWS è un prestigioso marchio tedesco che dagli anni ’30 produce munizioni a palla. Il marchio ha origine dalle Rheinisch-Westfälischen Sprengstoff-Fabriken, fabbriche che proprio nel 1931 divennero di proprietà di Alfred Nobel, inventore del premio Nobel. Forse non tutti

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sanno che Alfred Nobel è stato anche l’inventore della dinamite e che, quindi, il premio Nobel dato ogni anno a personaggi di spicco in molti campi ( compresa la Pace) nasce da un’idea dell’inventore di uno strumento usato anche per scopi di guerra. Fortunatamente, la cartuccia RWS Evolution Green serve per scopi di caccia e, precisamente, per cacciare ungulati di grossa taglia. RWS comprende anche la divisione Rottweil, che si occupa della produzione delle cartucce a pallini. Queste aziende tedesche sono ormai leader nel mercato internazionale delle munizioni da caccia e da tiro sportivo. La loro produzione ha saputo inseguire i cambiamenti dei tempi e le


Munizioni evoluzioni tecnologiche che li hanno accompagnati. Non a caso, una parte della moderna produzione è stata ribattezzata proprio “Evolution” , per indicare i progressi fatti nel campo delle cartucce di ultima generazione. La cartuccia a palla RWS Evolution Green esternamente si presenta con la stessa forma di quelle in piombo, solo che al suo interno non c’è traccia di piombo, ma di stagno, minerale usato anche nell’industria alimentare per produrre la famosa carta stagnola, ormai sostituita dalla carta in alluminio laminato. Secondo alcuni, lo stagno rientrerebbe nella lista dei metalli tossici come il piombo e il cadmio, ma altri sostengono che l’assorbimento per via orale di questo materiale sarebbe trascurabile. In questa sede, però, non stiamo parlando di prodotti alimentari, ma di munizioni da caccia. Per la RWS Evolution Green, lo stagno riguarda la parte anteriore della palla, dove vengono creati anche dei punti di rottura che determinano l’efficacia balistica del proiettile. Il blocco del proiettile, durante la penetrazione nel bersaglio, avviene grazie a una punta in polimero realizzata in tecnologia Speed Tip. Questa tecnologia consente di abbattere il selvatico sul posto, senza doverlo cercare altrove. RWS Evolution Green, insomma, provoca nella preda una “morte dolce”, così come accade con la palla in piombo, che, per la sua caratteristica di deformarsi dopo lo sparo, colpisce l’animale senza lacerarlo e senza causargli una morte lenta o una corsa agonizzante verso un luogo in cui morire. Rispetto alla palla in piombo, RWS Evolution Green subisce una minore deformazione a lunghe distanze, ma la resa balistica viene mantenuta dalla forma ottimizzata del proiettile, dalla punta e dal bordo netto, che garantiscono una traiettoria radente , energica e veloce e un’entrata perfetta della palla, la quale, con la coda stabile, fuoriesce facilmente ed è perfettamente rintracciabile. L’interno in stagno della palla è ricoperto da nichelatura per evitare problemi nelle canne. RWS Evolution Green è stata testata, la scorta estate, in Germania, attraverso cento tester di prodotto selezionati tra 500 cacciatori candidati.

Il test ha fornito i seguenti risultati: i maggiori abbattimenti si sono realizzati a una distanza di tiro tra 50 e 100 metri; nel 50% dei casi la preda è caduta sul punto di impatto; nel 35% dei casi, a una distanza di fuga di 40 metri. Durante il periodo di prova, le specie più cacciate sono state il capriolo da 20 chili e il cinghiale da 45 chili. Nel 98% degli abbattimenti si è evidenziato un foro di uscita. La cartuccia è stata maggiormente usata sul calibro .30-06 e sull’ 8x57IS. RWS Evolution Green è disponibile anche per diversi calibri, ovvero: 30.R blaser, .300 Win. Mag, .308 Win, 7 mm Rem.Mag, 7x57R, 7x64, 7x65R, 8x57JRS, 9,3x62, 9,3x74R. I tester che hanno effettuato le prove hanno anche espresso le loro opinioni. La gran parte di loro considera la resa balistica di RWS Evolution Green estremamente efficace. Alcuni tester rivelano di non averla provata su selvaggina più grossa e di aver verificato un deprezzamento, ma anche la distruzione, della selvaggina più piccola. I tester hanno anche evidenziato che le schegge di RWS Evolution Green sono più energiche rispetto a quelle di altre cartucce e penetrano più facilmente nelle costole dell’animale. Per il resto, rispetto ad altre munizioni a palla, RWS Evolution Green non causa ematomi. Alcuni tester concludono con l’opinione che il proiettile testato sia molto efficace e potente a distanze ridotte e che, nonostante la precisione di tiro, bisognerebbe usarlo per distanze non inferiori ai 100 metri. In caso contrario, l’onda d’urto dei colpi nel torace potrebbe danneggiare gravemente l’intestino della selvaggina. Sui possibili limiti di RWS Evolution Green, i tester consigliano di chiudere un occhio, perché in realtà non si tratta di limiti o difetti, ma delle conseguenze di un uso non appropriato della cartuccia, pensata proprio per i tiri lunghi alla selvaggina di medie dimensioni. L’unico neo di RWS Evolution Green è il prezzo, troppo alto rispetto alle cartucce tradizionali e quindi poco accessibile per i cacciatori a basso reddito. Questo punto a sfavore potrebbe però cambiare molto presto anche grazie ai continui mutamenti del mercato. Caccia Passione 57


Burris FastFire II quando il puntamento veloce è un’esigenza irrinunciabile Il FastFire II appartiene alla famiglia delle ottiche con sistema di puntamento rapido, adatto a tutti i tipi di fucile e carabine da caccia. Quest’otica consente un’acquisizione del bersaglio molto veloce e precisa: basta allineare il punto rosso sul bersaglio e premere il grilletto.

L

a BURRIS è un’azienda americana, considerata come un’icone nel campo delle ottiche. Ha sede nella cittadina di Greeley, un comune degli Stati Uniti d’America, nella Contea di Weld, nello stato del Colorado. La Burris ha conquistato fette di mercato ed Caccia Passione 58

una reputazione di tutto rispetto negli USA. In attività da oltre 40 anni, la Burris è specializzata in ottiche professionali per cacciatori professionisti. I suoi prodotti vengono considerati robusti ed affidabili, i quali garantiscono prestazioni di altissimo livello in ogni situazione


Ottiche e territorio. La Burris, così come tutte le aziende che desiderano rimanere competitive sul mercato, ha scelto la strada dell’innovazione tecnologica, connessa alla grande tradizione e passione americana per la caccia. Le ottiche della Burris montano più di 100 singoli componenti in alcuni cannocchiali, a testimonianza della volontà di offrire prodotti altamente performanti. Alcuni considerano le tecniche di lavorazione adottate in quest’azienda superiori agli gli standard ottici tedeschi, quest’ultimi considerati i i migliori e scrupolosi al mondo. Per confermare quanto appena scritto, è utile citare il lancio sul mercato del mirino Ballistic Laserscope con lenti luminose e cristalline, combinate con un calcolatore di portata ed una compensazione automatica della traiettoria, testati sul campo. Molte delle ottiche Burris, come la serie SixX, offrono un design

il primo reticolo costantemente centrato senza ingrandimento, in cannocchiali di potenza variabile; i primi cannocchiali 4 – 12 x, 6 – 18 x e 8 – 32 x; il primo cannocchiale a doppio reticolo con compensatore di traiettoria AccuRange; i primi cannocchiali a potenza variabile per pistole; il primo cannocchiale costruito in titanio; il primo reticolo a piano singolo con compensatore di traiettoria; il primo puntatore ottico per pistola che si monta sul normale piano di mira (sistema SpeedBead); infine, il primo cannocchiale che offre un targeting laser, fornendo una perfetta inquadratura dell‘angolo di sparo associata alla cartuccia che verrà utilizzata (il Ballistic LaserScope). Come accade quando viene descritta una nuova azienda, è nostra cura dare la possibilità al lettore di farsi un’idea della tecnologia che viene utilizzata nella costruzione del prodotto,

avanzato con l‘indice di ingrandimento 6:1, il quale consente di settare velocemente il giusto livello di potenza per ogni situazione di caccia : dalle boscaglie più impenetrabili alla precisione a lunga distanza. La Burris è conosciuta anche e soprattutto per i suoi brevetti, come

in questo un’ottica con sistema di puntamento rapido. Il FastFire II è frutto di questo livello tecnologico raggiunto dalla Burris. In primo luogo, speciali sistemi di espansione meccanica vengono utilizzati al fine di eliminare le ripercussioni degli urti multipli all’interno del Caccia Passione 59


cannocchiale, assicurando così integrità, precisione della messa a fuoco e alte prestazioni senza la necessità della correzione della parallasse per tutti gli ingrandimenti possibili. La resistenza ai graffi e alla corrosione, quest’ultima migliorata di 4 volte, viene assicurata dall’anodizzazione Hard-Coat classe II tipo

Le aree critiche dell’ottica sono state ingrossate per assicurare un sostegno estremamente forte per ogni cannocchiale. I cilindri a camme sono composti da alluminio ad alta resistenza alla tensione, tipo 7075-T6, ottenendo un’alta resistenza nei punti di impatto, facilitare la messa a fuoco precisa e alte prestazioni senza

III per la massima resistenza ai graffi. L’utilizzo di superiori componenti metallici conferiscono alle ottiche Burris la più alta qualità ed un’incredibile durevolezza. A questo proposito, la Burris utilizza l’ottone 360 per le cellule di formazione invece dell’alluminio, al fine di garantire prestazioni molto più precise e costanti. Il regolatore a tasti e gli anelli di regolazione sono in acciaio rinforzato per ottenere estrema resistenza. I cilindri esterni sono costruiti in un unico pezzo ed hanno origine da un’estrusione di spesso alluminio aeronautico.

correzione della parallasse per tutti gli ingrandimenti possibili. All’interno è stata applicata una doppia forza elastica interna congiunta al sistema interno di zoom per non avere conseguenze negative nei punti di impatto sottoposti a severi contraccolpi o a vibrazioni, derivanti dal trasporto ad esempio trasporto. Molte case produttrici di ottiche, al contrario, usano semplicemente una molla in questo caso. I sigilli quadrangolari specifici sono montati in alcuni punti per fornire una doppia garanzia contro l’appannamento. La Burris ha scel-

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Ottiche allineare e mettere a fuoco su tre elementi largamente separati – vista frontale, vista posteriore e bersaglio. Basta semplicemente collocare il punto rosso sul bersaglio e premere il grilletto. Con un peso di soli 51 g, il FastFire II non subirà nessun danno anche se si usano calibri magnum e può tranquillamente essere utilizzato nelle condizioni meteo più avverse. Funziona a batteria al litio CR2032, la quale dura circa 5 anni. Le caratteristiche tecniche del FastFireII sono le seguenti : 100% imperto di utilizzare sigilli quadrangolari a quattro punti di chiusura, al posto dei soli due punti di chiusura. I cannocchiali Burris sono testati per resistere all’estrema forza di 70 G, ossia 60 volte la forza che un razzo Saturn V necessita nella fase di massima potenza. Ogni cannocchiale della Burris è riempito ad azoto, che in seguito viene aspirato. Questa procedura viene ripetuta 24 volte per ottenere l’assoluta assenza di umidità all’interno del cannocchiale. meabile, possibilità di mira con entrambi gli occhi, controllo elettronico della luminosità, sub tensione del puntatore di 4 MOA (5,8 cm a 50 m), campo visivo totale ed illimitato grazie all’ingrandimento 1x e spegnimento automatico quando è inserito il coperchio protettivo. Con il FastFire II punterete il bersaglio molto velocemente e non sprecherete un solo colpo, perché la preda non è mai stata così facile da inquadrare. Al termine di questa procedura, viene lasciato all’interno di ogni cannocchiale un gradiente finale di azoto da laboratorio. Inoltre, le lenti vengono multi-rivestite, una procedura dalla quale si ottiene la migliore trasmissione della luce su tutto lo spettro. Ogni rivestimento di ciascuna lente ha lo spessore di 1 nanometro, con il risultato di una notevole riduzione dei riflessi ed una maggiore trasmissione della luce. Veniamo ora al FastFire II. Con quest’ottica a puntamento rapido non c’è necessità di Caccia Passione 61


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Racconti di caccia

Anatre dal capanno negli U.S.A.

Caccia alle anatre, una passione che non conosce confini: Riccardo racconta le sue esperienze passando da Roma fino al Montana e all’Alaska.

C

i si innamora della caccia alle ana- barchino andava con una velocità inaspettatre mai per caso, ma per una predi- ta, fatto è che ricordo ancora quel momento sposizione genetica. A me il colpo di con grande emozione. Il capanno era ben fulmine mi ha letteralmente folgorato du- nascosto, ma il padre di Alberto conosceva rante una vacanza in casa di un carissimo quella laguna come le sue tasche: ci lasciò sul amico di scuola. Allora ero ancora all’uni- capanno e si dedicò alla disposizione di un centinaio di stampi e versità e pur di fuggire dai libri si face- La selvaggina non si fece attende- richiami vivi. Veloce va davvero di tutto. re e per quanto quello non fosse era veloce quell’uoAlberto mi portò mo, forse preso da in quello che oggi è il mio habitat, riuscii a portare a una frenesia che ridiventato un mera- casa qualche soddisfazione, ma usciva a celare alla viglioso parco natugrande. La selvagmi beccai quella brutta malatrale a Fogliano, poco gina non si fece ata sud di Roma, con tia che è la passione incontrol- tendere e per quanto suo padre che mi quello non fosse il labile per la caccia alle anatre. iniziò a quella forma mio habitat, riuscii di caccia che in pochi conoscono: in botte a portare a casa qualche soddisfazione, ma o dal cestino come amava chiamarla lui. Il mi beccai quella brutta malattia che è la pascapanno era detto cestino in quanto compo- sione incontrollabile per la caccia alle anatre. sto da frasche posizionate con cura su una Per inseguirla sono arrivato ovunque, persipiattaforma di legno. Il tutto veniva lasciato no negli Stati Uniti. A quei tempi nel Montana sull’acqua e lo si poteva raggiungere esclusi- davvero in pochi si dedicavano a questo genere vamente con una piccola imbarcazione. Po- di caccia, ma io in quel paese lontano per motete immaginare il mio disagio quando mi tivi di lavoro, non riuscii proprio a resistere. chiesero di montare su quel barchino: io vivo Devo dirtelo, la caccia lì era decisamente più in montagna e l’acqua navigabile la vedo di semplice: era sufficiente avvicinarsi ad uno rado. Metti che il mio senso d’equilibrio era dei tanti laghetti naturali presenti nella zona precario, metti che il buio era pesto e che il e non era nemmeno necessario far chissà Caccia Passione 63


che per nascondersi. Ricordo di mattine intere passate a contare germani, codoni, alzavole, canapiglie: certo le cose non devono essere più così nemmeno nel Montana, per lo meno da quel che mi dicono gli amici della zona, ma nel ricordo gli Stati Uniti resteranno per me il sogno di ciascun cacciatore. Le anatre intravedendomi naturalmente scattavano e sorvolavano la mia figura con una velocità sorprendente. Imparare l’arte della pazienza è stato fondamentale: se avessi sparato in quel momento non sarebbero più tornate per almeno qualche giorno e le avrei trasformate in creature più che sospettose. Era molto meglio trovare un piccolo angolo nascosto, costruendolo se necessario e aspettare: non mi hanno mai fatto attendere più

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di una ventina di minuti. Tornavano un po’ per volta e in quel momento il mio istinto di cacciatore si risvegliava: quelli erano senza ombra di dubbio i momenti più frenetici dell’intera giornata di caccia. In quei momenti non ti devi far prendere dall’entusiasmo: va bene l’eccitazione, siamo cacciatori ma pur sempre umani, eppure devi tenere i piedi per terra. Il carniere legale non doveva superare i 7 esemplari, e se tutto andava bene, in una mezzoretta riuscivo a portare a casa un bel bottino. I primi tempi non mi facevo accompagnare nemmeno dal cane per il riporto: il più del lavoro lo facevano le correnti, e le anatre che proprio non riuscivo a recuperare personalmente, venivano portate a casa grazie all’uso di una comodissima


Racconti di caccia

canna da pesca, che faceva il lavoro sporco. La regola che m’ero imposto era semplice: mai frequentare due giorni di seguito il medesimo posto. Bisogna avere cura dei luoghi di caccia e rispettare i suoi esemplari. Cercavo sempre di lasciare una, due settimane di tregua ad ogni location, in quel modo le anatre non s’impaurivano troppo e le mie giornate di caccia passavano via tranquille. Il lavoro qualche anno più tardi mi ha portato in Alaska: sì c’è freddo, c’è freddissimo e cacciare le anatre non è per niente semplice. I cacciatori certo non mancano e le anatre con il passare del tempo si sono fatte, giustamente, sospettose. Eppure non perdo le speranze: quando posso mi reco nelle anse dei fiumi o nelle foci, perché di laghetti accessibili qui non ce ne sono poi tanti, ma di questo racconterò la prossima volta. Caccia Passione 65


Accessori per la caccia S&W Special Ops Watch/Knife Combo. Include un SW5TBS il bellissimo coltello Smith and Wesson con lama in acciaio pregiato. Inoltre il kit comprende un orologio S&W con facciata blue e numeri bianchi. Bezel rotante e corpo in acciaio nero. Cinturino nero in nylon. Resistente all’acqua fino a 300ft. Per ulteriori info segui il link: http://www.smith-wesson.com/

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Veterinaria

Disturbi visivi nel cane da caccia.

La vista è un bene prezioso, sia per gli uomini che per gli animali. Entrambi possono condividere dei disturbi visivi in grado di compromettere qualsiasi attività, caccia compresa.

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ra le patologie che presentano una poche righe avrete capito che per cacciare certa rilevanza nell’ambito della cac- bene, gli occhi del cacciatore e del suo cane cia, vogliamo ricordare le miode- devono essere in buona salute. Non a caso, sopsie, conosciute anche come “ mosche per ottenere la licenza di caccia, gli esseri volanti”. Questo disturbo è causato dalla umani appassionati di arte venatoria devodegenerazione del corpo vitreo, la sostanza no sottoporsi proprio a un’approfondita vigelatinosa che si trova nel lato posteriore del sita oculistica. Diverse, però, le cause delle globo oculare. Quando il corpo vitreo di- miodesopsie negli uomini e nei cani. Nei minuisce, si sfalda o si disidrata, si ha come primi, la degenerazione vitreale può essere l’impressione di avere dei puntini o dei fi- determinata da miopia elevata ( causa che lamenti che fluttuano l’uomo condivide con davanti agli occhi. Gli Anche il miglior amico l’animale), denutrizione e invecchiamento, oculisti rassicurano dell’uomo soffre di disugli effetti di questa mentre nei secondi, malattia, che non è sturbi visivi legati alla esclusivamente da cauassolutamente legata se genetiche non ancodegenerazione vitreale a un probabile rischio ra del tutto chiare. Uno di cecità. I disagi di chi studio riportato sul sito è affetto da miodesopsie riguardano, però, la dell’Associazione “Cielo Azzurro Onlus” e compromissione delle immagini, disturbate condotto da James V. Schoster, veterinario dalla presenza di questi fastidiosi “mosceri- della Highland Animal Hospital del Minneni “ che saltano dall’alto in basso davanti agli sota USA, ha evidenziato che le miodesopsie occhi. Il cacciatore affetto da miodesopsie, colpiscono prevalentemente i levrieri, razza infatti, per non vederle, ha bisogno di sta- canina dalla testa piccola e dal corpo snello, re lontano da fonti di luce, rischiando una adatta allo scatto, alla velocità e all’inseguicattiva mira nell’uso del fucile e conseguen- mento della preda “ a vista”. In questi cani, ti spari a vuoto o molto pericolosi. Il cane, le miodesopsie possono rivelarsi davvero invece, spaventato da queste strane tracce fastidiose, perché lo scatto dei levrieri è deoculari, potrebbe innervosirsi o non pre- terminato proprio dall’individuazione visistare attenzione alla preda da inseguire o va della preda e non dal fiuto o dai rumori da individuare. Insomma, leggendo queste emessi dalla selvaggina. I levrieri da caccia Caccia Passione 69


affetti da miodesopsie diventano dunque degli ausili venatori non idonei a garantire delle buone prestazioni di caccia. Secondo i dati del CERF americano (Canine Eyes Register Foundation), riportati sempre dall’Associazione “Cielo Azzurro Onlus”, dal 1991 al 1999 le miodesopsie hanno colpito il 18% dei levrieri italiani e il 6% dei levrieri Whippet, cioè inglesi. Le due razze hanno origini temporali molto lontane tra loro: la prima risale addirittura a 5 mila anni a.C, mentre la seconda è stata selezionata nell’Ottocento da operai minatori inglesi. Nonostante le diverse origini, le probabili cause genetiche alla base della degenerazione vitreale hanno determinato miodesopsie anche nelle nuove generazioni di levrieri. Le terapie per curare le “mosche volanti” sono ancora oggetto di studio e perfezionamento. Per l’uomo viene spesso consigliato di bere molto e di assumere degli integratori vitaminici; per il cane da caccia, la soluzione più valida resta la selezione genetica. Se i genitori del levriero soffrono di degenerazione vitreale, è probabile che trasmettano il disturbo anche ai cuccioli. Gli allevatori e i cacciatori dovranno, dunque, fare attenzione alla scelta dei levrieri da caccia. Non è semplice, però, effettuare una selezione tra levrieri sani e malati perchè non è ancora possibile individuare precocemente la malattia. Un levriero affetto da degenerazione vitreale si scoprirà solo con un’accurata visita oculistica in cui le pupille dell’animale verranno dilatate per controllare la parte posteriore dell’occhio. Gli studi genetici mirano, però, a mettere a punto dei test per individuare anche i portatori sani di questi disturbi visivi. Nel frattempo, gli allevatori devono avere cura di sottoporre gli animali a specifiche visite oculistico-veterinarie. L’obbligo di controllare la vista con regolarità spetta anche al cacciatore, perché una buona visione è sempre alla base di una buona mira. Caccia Passione 70


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