Caccia Passione giugno 2014

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ANNO III nr. 6 - giugno 2013

caccia passione Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Caccia all’estero:

• Allodole danubiane by Montefeltro

Caccia e cacciatori:

• Piani di controllo sanitario, cosa bisogna sapere

Ungulati:

• Caccia al cinghiale, suddividere il territorio tra squadre.

Cani da caccia:

• Segugi in allenamento, come andare al cinema.

Fagiani

i segreti di quelli immessi


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in copertina caccia passione ANNO III nr. 6 - giugno 2013

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Fagiani

i segreti di quelli immessi Caccia all’estero:

• Allodole danubiane by Montefeltro

Caccia e cacciatori:

• Piani di controllo sanitario, cosa bisogna sapere

Ungulati:

• Caccia al cinghiale, suddividere il territorio tra squadre.

Cani da caccia:

• Segugi in allenamento, come andare al cinema.

Fagiani

i segreti di quelli immessi

Sul conto dei fagiani immessi se ne sono dette tante, ma ciò non toglie che se ne sappia sempre troppo poco: oggi cerchiamo di scoprire qualche segreto in più di questa affascinante specie, tanto amata e ricercata.

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sommario 16 Migratoria: La beccaccia

Anno III Nr. 6

e le automedicazioni

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Pg 6 News venatorie

20 Caccia all’estero: Allodole

danubiane ...by Montefeltro

A cura della radazione

Pg 10 S tanziale: Fagiani, i segreti di quelli immessi.

Claudia Zedda

Pg 16 M igratoria: La beccaccia e le automedicazioni KALARIS

28 Caccia e cacciatori:

Pg 20 C accia all’estero: Allodole Piani di controllo sanitario, cosa danubiane ...by Montefeltro bisogna sapere. Saverio Patrizi

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S tanziale: Fagiani, i segreti di quelli immessi.

Pg 57 Racconti venatori: Andare a caccia la prima volta, testimonianze, curiosità, informazioni utili Rosalba Mancuso Pg 60 Ottiche: Zeiss Diatal 8x56T, un classico del puntamento da caccia.

Rosalba Mancuso

Pg 72 Veterinaria: Pericolo veleni, capire i sintomi per agire subito.

KALARIS

Pg 28 C accia e cacciatori: Piani di controllo sanitario, cosa bisogna sapere. Claudia Zedda

34 Ungulatii: Caccia al cinghiale, suddividere il territorio tra squadre.

Pg 34 Ungulatii: Caccia al cinghiale, suddividere il territorio tra squadre.

KALARIS

Pg 40 Cani da caccia: Segugi in allenamento, come al cinema.

40 Cani da caccia: Segugi in alle-

Claudia Zedda

namento, come al cinema.

Pg 46 Fucili da caccia: Benelli Pasìon, la classe non passa mai di moda.

Emanuele Tabasso

Pg 52 M unizioni: Da Winchester la cartuccia BLIND SIDE calibro 12/70 Emanuele Tabasso

46 Fucili da caccia: Benelli Pasìon,

la classe non passa mai di moda.

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Editoriale SE CI SEI BATTI UN COLPO Cari amici, non dobbiamo certamente essere noi a dirvi che stiamo vivendo un momento politico molto particolare e difficile per il nostro Paese. Ovviamente questa drammatica situazione sta rallentano, bloccando, le attività e ha ripercussioni in tutti gli aspetti della nostra vita. Questo limbo siamo, dove tutto è il contrario di tutto, dove chi pensava di salvare il Paese si è arroccato su posizioni che difficilmente porteranno lontano, chi avrebbe dovuto scardinare il sistema “fa fatica” a dimostrare di saperlo fare, chi sarebbe dovuto sparire dalla scena politica, è ben presente e sta approfittando degli errori degli altri, ci ha fatto riflettere su un aspetto per noi importante: ci sono, in Parlamento, rappresentanti che vogliono tutelare i diritti di noi cacciatori? Ci siamo quindi posti alcune semplici domande: 1) Che cosa succederà quando gli autorevoli esponenti ambientalisti dei diversi partiti, senza distinzione di colore politico, approfittando del particolare momento di confusione in cui si sta vivendo, presenteranno le loro “illuminate” proposte di legge in difesa o in favore di fantomatiche quanto assurde campagne animaliste? C’è ancora qualcuno che avrà la volontà e la forza per fronteggiarle? 2) Le proposte dell’Onorevole Brambilla & Co. saranno, finalmente per Lei, appoggiate e approvate senza sforzo con l’appoggio di una larga parte del Parlamento e la “casuale distrazione” dell’altra? 3) Le Associazioni venatorie, in questa variegata e confusa composizione parlamentare, potranno ancora fare riferimento sui loro interlocutori politici? Non consideriamo soltanto le legittime invocazioni di noi cacciatori, che viviamo con passione e rispetto la caccia, ma non viviamo di caccia, ricordiamoci sempre che intorno al settore venatorio ci sono migliaia di posti di lavoro, industrie e artigiani che con le loro produzioni sono il vanto del nostro Paese, e sono conosciuti e apprezzati in tutto il mondo! Se, come immaginiamo e speriamo, c’è ancora qualcuno che ha rispetto per tutto il mondo della caccia, e ha la volontà di tutelarci, ti preghiamo di farci sentire la tua voce per darci la consapevolezza che non siamo rimasti da soli?....se ci sei batti un colpo!

Pierfilippo Meloni


Puglia, Calendario Venatorio 2014-2015 Puglia, il nuovo Calendario Venatorio 2014-2015 è stato approvato in Giunta regionale; Nardoni, “risultato del confronto tra mondo tecnico-scientifico, rappresentanti delle Associazioni Venatorie ed ambientaliste”. La Caccia si apre il 21 settembre.

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rrivano regole e tempi certi per gli oltre 22.600 cacciatori pugliesi e per le aree sottoposte a tutele e interdizioni all’attività venatoria. Approvato, infatti, martedì scorso il Calendario Venatorio regionale 2014-2015. L’avvio della Stagione Venatoria è fissato al 21 settembre e terminerà al 31 gennaio 2015. L’assessore regionale alle Risorse Agroalimentari, Fabrizio Nardoni ha spiegato, “Si tratta sostanzialmente del risultato di confronti avuti con tutte le parti in causa: mondo tecnico-scientifico, rappresentanti delle Associazioni Venatorie e dei rappresentati del mondo ambientalista”. Nel 2013, secondo la relazione allegata al provvedimento regionale, si è assistito ad un lieve calo dei capi abbattuti rispetto agli anni precedenti. Condizione probabilmente dovuta alla diminuzione

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del numero di cacciatori regionali che nell’ultimo decennio risulta essersi ridotta del 25%. L’analisi coordinata dall’Osservatorio Faunistico Regionale, mette in evidenza anche una presenza continua sul territorio regionale, durante la stagione venatoria di fauna selvatica delle specie cacciabili, in particolare di “turdidi”, “Beccaccia”, “Colombaccio” e di quelle stanziali come Volpi e Cinghiali. Per quest’ultima specie, pur non avendo una stima sulla densità di popolazione presente sul territorio regionale – dice l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni – siamo in grado di parlare di un esubero rispetto alle densità ottimali, proprio in virtù delle innumerevoli richieste di risarcimento danni avanzate dagli agricoltori, specie nelle provincie di bari, Taranto e Foggia. Allo stato attuale – si legge nella nota di accompagnamento allegata al Calendario Venatorio - l’Osservatorio Faunistico Regionale rimane in attesa di conoscere i dati relativi allo studio del monitoraggio sulla fauna migratoria e stanziale, intrapreso dalle Province, salvo alcuni casi, più volte richiesti e sollecitati dal Servizio Caccia e Pesca Regionale, riservandosi la predisposizione di “Piani di Gestione” delle specie di fauna selvatica, ai sensi e per gli effetti delle vigenti normative e relative indicazioni in merito. L’insieme dei dati rivenienti dall’elaborazione dei tesserini venatori e dagli studi di monitoraggio della fauna confluiranno in una banca dati che porrà la Struttura


News venatorie tecnica regionale nelle condizioni di studiare, in maniera più puntuale, la fenologia delle migrazioni e la densità di popolazione delle specie selvatiche. La stessa si riserva di farlo quanto prima in base al materiale in possesso e di quello in via di acquisizione dalle Province e dagli Osservatori Faunistici provinciali. Le Zone di protezione

della fauna selvatica (Oasi di protezione e Zone di ripopolamento e cattura), i Centri pubblici e le altre aree in cui è vietato l’esercizio venatorio nonché le zone a gestione privatistica sono individuate dal Piano faunistico venatorio regionale. Visitando l’apposita sezione “Calendari Venatori” del Portale

Veneto, Stival scrive al Governo su richiami vivi Stival scrive a Renzi, Galletti e Martina su richiami vivi; “modificare decreto in itinere o non si risolve la procedura europea d’infrazione”.

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’Assessore regionale alla Caccia del Veneto, Daniele Stival, ha inviato al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi e ai Ministri dell’Ambiente, Gianluca Galletti e dell’agricoltura, Maurizio Martina, chiedendo di voler “promuovere con urgenza ogni possibile approfondimento una modifica dell’articolo 16 del decreto legge 91/2014 atto a risolvere la procedura europea d’infrazione rinunciando a qualsiasi approccio “punitivo” nei confronti dei cacciatori. La soppressione di due parole (“di cattura”) all’articolo 16 del decreto legge 91/2014 che modifica la legge 157 del 1992, “Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio”, in attesa di conversione, rischia di vanificare l’impegno delle Regioni verso una forte diminuzione delle catture dei richiami vivi in natura da utilizzare nella caccia da appostamento, tramite la sostituzione con richiami di allevamento. Ciò impedirebbe di rispondere concretamente alla procedura di infrazione in materia di richiami vivi avviata dalla Commissione Europea e creerebbe un impatto fortemente negativo nel mondo venatorio. E’ questo il senso di una lettera che l’Assessore veneto alla Caccia Daniele Stival ha inviato al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e ai Ministri dell’Ambiente, Gianluca Galletti, e dell’agricoltura, Maurizio Martina, chiedendo

di voler “promuovere con urgenza ogni possibile approfondimento affinchè la conversione in legge del decreto 91/2014 in questione contempli una modifica dell’articolo 16 che vada verso l’obiettivo della ricomposizione della procedura europea d’infrazione e che rinunci a qualsiasi approccio ‘punitivo’ nei confronti dei cacciatori, risultando anche di problematica applicazione da parte delle Regioni”. “Sopprimere le parole “di cattura” – sottolinea Stival – finisce di fatto per equiparare i richiami di allevamento a quelli presenti in natura, rendendo così impossibile risolvere la procedura d’infrazione specifica avviata dall’Europa e creando un evidente danno all’esercizio del diritto da parte dei cacciatori di svolgere l’attività venatoria”. “In via preliminare – scrive tra l’altro Stival nella lettera a Renzi e ai Ministri – non è superfluo evidenziare come l’allevamento di richiami si configuri come vera e propria attività imprenditoriale che deve, in quanto tale, potersi esplicare nel rispetto delle prerogative costituzionalmente riconosciute. Si tratta peraltro di attività di allevamento che, anche sotto i profili per così dire etici, non si differenzia per nulla dall’allevamento di uccelli a scopo ornamentale, tenuti in cattività nel rispetto dei principi connessi alla salute e al benessere animale da tempo riconosciuti dall’ordinamento”

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Marche, approvato Calendario Venatorio 2014-15 Marche, il Calendario Venatorio valido per la Stagione Venatoria 2014-2015 è stato approvato dalla Giunta Regionale, si apre il 21 settembre; Giorgi, “coniugate tutela ambientale con attività dei cacciatori”.

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a Giunta regionale ha approvato il Calendario Venatorio 2014-2015. La Stagione della caccia inizierà il 21 settembre 2014 e terminerà il 31 gennaio 2015. Quattro le date di preapertura (1-3-6-13 settembre) e l’aggiunta in conclusione dei giorni dall’1 all’11 febbraio con limitazioni di orario e specifiche modalità. “Il provvedimento – spiega l’assessore alla Caccia Paola Giorgi - individua le specie prelevabili, i periodi e le giornate in cui è consentito esercitare l’attività venatoria, i carnieri, l’ora legale di inizio e termine della giornata di caccia, i periodi e le modalità di addestramento dei cani. Sono stati acquisiti i pareri dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), dell’Osservatorio faunistico regionale (Ofr), oltre le indicazioni emerse dalle consultazioni con le Amministrazioni provinciali, gli Ambiti territoriali di caccia (Atc), che sono

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anche rappresentanti del mondo agricolo e ambientale, le Associazioni venatorie regionali”. “Con le consultazioni svolte – afferma l’assessore alla Caccia, Paola Giorgi – abbiamo recepito le diverse esigenze delle componenti che interagiscono nella gestione dell’attività venatoria. L’obiettivo è, come ogni anno, quello di coniugare le istanze di tutela faunistico ambientale con un esercizio venatorio equilibrato e responsabile da parte dei cacciatori”. Le specie di selvaggina cacciabili, sono distribuite in periodi precisi e regolamentati, così come è prevista eventuale sospensione del prelievo di alcune specie in periodi con particolari condizioni climatiche. I periodi e i giorni consentiti per il prelievo venatorio sono: • settembre: lunedì 1 - mercoledì 3 - sabato 6


News venatorie – sabato 13 – domenica 21 – mercoledì 24 - sabato 27 – domenica 28; • dal 1 ottobre al 31 gennaio 2015: tre giorni a scelta del cacciatore, esclusi martedì e venerdì; • dal 1 ottobre al 30 novembre: la caccia da appostamento alla selvaggina migratoria è consentita per altri due giorni a settimana con esclusione comunque del martedì e del venerdì, con alcuni obblighi puntuali da parte del cacciatore.

Il provvedimento regola, tra le varie attività, anche la caccia al cinghiale permessa nelle giornate di mercoledì, sabato e domenica. Provincia di Pesaro Urbino: dal 1 novembre al 31 gennaio 2015 Provincia di Ancona: dal 1 novembre al 31 gennaio 2015 Provincia di Macerata : dal 19 ottobre al 18 gennaio 2015 Provincia di Fermo: dal 19 ottobre al 18 gennaio 2015 Provincia di Ascoli Piceno: dal 19 ottobre al 18 gennaio 2015.

Lazio, Calendario Venatorio 2014-2015 Lazio, il Calendario Venatorio 2014-2015 è stato firmato dal presidente Zingaretti, si apre il 21 settembre; tra le novità maggiori tutele per l’Orso Marsicano.

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l presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha firmato il Calendario Venatorio regionale valido per la Stagione Venatoria 2014-2015. I cacciatori del Lazio torneranno a caccia dal 21 settembre. Il calendario, in corso di pubblicazione sul bollettino della Regione, prevede, l’apertura a settembre e la chiusura il 31 gennaio. Proprio come quello dello scorso anno che fu, in prima battuta, bloccato dal Tar su ricorso delle associazioni ambientaliste e, in seguito, licenziato proprio dallo stesso tribunale che rigettò il ricorso ritenendolo “infondato”, come si legge nella sentenza del Tar del 2014. Nel dettaglio il calendario prevede la caccia alla quaglia e alla starna dal 21 settembre al 30 ottobre; quella al coniglio selvatico, fagiano e merlo dal 21 settembre al 31 dicembre (nelle aziende venatorio il fagiano è cacciabile fino al 31 gennaio); alzavola, beccaccino, canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, germano reale, marzaiola, mestolone,

moriglione pavoncella, porciglione e volpe saranno cacciabili dal 21 settembre al 31 gennaio; lepre europea dal 21 settembre all’8 dicembre, allodola dal 1 ottobre al 31 dicembre, beccaccia dal 1 ottobre al 19 gennaio; cesena, colombaccio, cornacchia grigia, gazza, ghiandaia, tordo bottaccio, tordo sassello dal 1 ottobre al 31 gennaio; starna dal 1 ottobre 30 novembre. Il cinghiale invece dal 1 novembre al 31 gennaio. Mentre l’addestramento e allenamento dei cani è consentito senza possibilità di sparo dal 31 agosto al 18 settembre, mentre nelle zps dal primo settembre. La novità di questo calendario venatorio regionale rispetto allo scorso anno è la tutela dell’orso bruno marsicano. Secondo quanto previsto la regione adotterà misure particolari, come interdire la caccia in alcune zone, proprio per tutelare questa specie.Visitando l’apposita sezione “Calendari Venatori” del Portale o cliccando il seguente link è possibile visionare il testo integrale del Calendario Venatorio 2014-2015 della Regione Lazio Caccia Passione 9


Fagiani

i segreti di quelli immessi

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Stanziale

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Fagiani

i segreti di quelli immessi

Sul conto dei fagiani immessi se ne sono dette tante, ma ciò non toglie che se ne sappia sempre troppo poco: oggi cerchiamo di scoprire qualche segreto in più di questa affascinante specie, tanto amata e ricercata.

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o sappiamo bene, quando si parla di fagiani immessi sono in tanti a storcere il naso: il rischio per quelli immessi in natura è alto, specie durante i primi periodi. Di norma vengono immessi durante Caccia Passione 12

la stagione estiva e la percentuale di decessi immediatamente dopo l’immissione è altissima. C’è il problema della predazione, c’è il problema dell’adattamento, c’è il problema del cibo e dei parassiti. Insomma la condi-


Stanziale zione di questi poveri fagiani non è per niente semplice. Ma le cose, superato il primo periodo di adattamento, si fanno più facili? Adattamento. In generale per avere un’idea piuttosto chiara del livello di adattamento di un fagiano immesso si controlla il suo peso: i dati sono piuttosto confortanti. Pare infatti che, quelli che riescono a superare i primi periodi di adattamento, presentano un peso non troppo dissimile dai fagiani selvatici a dimostrazione del fatto che lentamente si fa l’abitudine ad una alimentazione “naturale”. Anche da un punto di vista prettamente comportamentale pare che le differenze siano piuttosto esigue. Entrambe le tipologie di fagiano creano gruppi invernali, e le fagiane immesse tendono a mantenere un

femmine, immessi o meno, abbandonano le aree coperte e optano per quelle più aperte, andando alla ricerca del miglior territorio per la riproduzione. Anche in questo caso i fagiani immessi (maschi e femmine) mostrano una tendenza generale a spostarsi di meno rispetto ai fratelli selvatici. La fase riproduttiva. E’ proprio durante la primavera e dunque in concomitanza con la fase riproduttiva che si intravedono le prime, sostanziali differenze fra fagiani selvatici e immessi. Maschi. In generale l’harem di femmine che il fagiano maschio immesso è in grado di formare è nettamente inferiore, numericamente parlando, rispetto a quello che è in grado di formare il fagiano selva-

comportamento simile a quelle selvatiche per quanti si dimostrino meno propense agli spostamenti. In primavera i gruppi formatisi in inverno, come natura del fagiano vuole, si rompono e in generale, maschi e

tico. Si stima che a parità di condizioni una femmina prediliga nell’80% dei casi un fagiano selvatico che non uno immesso. Femmine. Sia le immesse sia le selvatiche presentano le medesime capacità di creazioCaccia Passione 13


ne del nido, di deposizione e di cova e anche di allevamento dei piccoli nati. Le differenze si notano su campi diversi: tanto per cominciare quello della predazione. Si stima che in generale la volpe (acerrima nemica del fagiano) catturi tre volte di più fagiane immesse che non fagiane selvatiche durante il periodo riproduttivo. Ecco perché le possibilità delle fagiane immesse di portare a

termine una nidiata di fagiani e nettamente inferiore. Altro problema da non sottovalutare, che merita d’essere affrontato con una certa attenzione è quello relativo ai parassiti. E’ appunto la debolezza delle fagiane imCaccia Passione 14

messe, maggiormente colpite da attacchi parassitari, a renderle meno produttive, meno attive e più vulnerabili agli attacchi dei predatori. Alcuni studi in merito all’argomento hanno dimostrato che le fagiane immesse, trattate con farmaci antielmintici, hanno dimostrato un successo riproduttivo durante la primavera similare a quello delle fagiane selvatiche. Inoltre anche il grado di sopravvivenza di queste ultime è stato nettamente superiore. Anche trascorsa la fase riproduttiva, tra maggio e agosto, le percentuali di sopravvivenza delle fagiane immesse e trattate e superiore rispetto a quelle non trattate. In linea di massima è dunque possibile dire che le fagiane trattate, e quindi protette da attacchi parassitari, sono madri migliori, fanno più nidi, depongono più uova, allevano meglio i faggianotti e sopravvivono in numero maggiore. I parassiti. La presenza di parassiti intestinali è piuttosto diffusa là dove si verifica un’altra (e innaturale) concentrazione di fagiani. Questi paiono quasi totalmente assenti in quelle comunità di fagiani selvatici, non mischiati a quelli immessi. I parassiti dunque sono una vera e propria piaga, una sorta di effetto residuo relativo all’allevamento dei fagiani. Senza alcun dubbio, le ricerche e gli studi sul campo lo dimostrano, sono proprio questi a causare le più sostanziali differenze, superata la fase di adattamento, fra fagiani selvatici e immessi.


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La beccaccia ...e le automedicazioni

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Migratoria

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La beccaccia ...e le automedicazioni

In più di una circostanza i comportamenti animali mettono in ridicolo quelli umani: se noi oggi, senza un medico non siamo nemmeno in grado di guarire un raffreddore, esistono alcuni animali che, nonostante la gravità di una ferita, in breve si rimettono in sesto in totale autonomia, o con lo zampino di qualche fratello.

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uando si parla di beccaccia e di automedicazioni un elemento che la fa da padrone è certamente il becco. E’ grazie al suo fantastico e puntito becco che la beccaccia si trasforma in eccellente inferCaccia Passione 18

miera in grado di ricorrere all’istinto atavico che in più di un caso è in grado di salvarle la vita. D’altronde che il becco della beccaccia sia estremamente sensibile lo sappiamo tutti: è con questo che riesce a reperire


Migratoria il proprio cibo, che trova i vermi preferiti, e proprio con il becco, a grande sorpresa, riesce a medicare tutte le ferite, sia quelle che si procura per cause naturali, sia quelle che l’uomo è in grado di causarle, volontariamente o involontariamente. Pallini di piombo, fili della luce, pali, vetrate piuttosto ampie, ma anche forti raffiche di vento possono trasformarsi in delle vere e proprie catastrofi alle quali la beccaccia pone rimedio utilizzando sapientemente il proprio becco. Studi che hanno del sorprendente attestano come le beccacce siano in grado di risistemare in breve tempo tarso e metatarso, che naturalmente sono mantenuti assieme da un sottilissimo lembo di pelle. La cura apportata tramite l’uso del becco consiste in una sorta di tampone formato con le proprie piume che vengono impastate con del sangue, saliva e secrezioni ghiandolari. Il tutto crea un impasto che si trasforma presto in una cucitura sorprendente, chirurgica verrebbe da dire. In alcune circostanze per curare ossi rotti la beccaccia è stata in grado di confezionare una vera e propria ingessatura: tutto ciò è possibile utilizzando quelli che sono elementi che trova in natura, primi fra tutti argilla, foglie secche, ma anche fibre vegetali, saliva e sangue. Grazie a questo composto l’osso viene bloccato e gli si consente di guarire rapidamente e correttamente. Anche le ali sono oggetto di auto medicazione specie nel caso in cui la ferita si trovi in prossimità del gomito. Anche in questo caso la Candy Candy dei boschi utilizza fango secco sotto il quale la pel-

le si rigenera rapidamente restituendo salute e benessere a questo favoloso volatile. Vista la frequenza di queste situazioni, e la precisione delle medicazioni, appare assurdo ritenere che queste siano casuali, involontarie o imputabili a fortuna: appare piuttosto più probabile che la beccaccia sia in grado di curarsi e lo sappia fare piuttosto bene. Medicazione: affare di gruppo Lo sappiamo, la beccaccia è un volatile solitario, quindi sembra strano pensare che in alcuni casi queste si aiutino vicendevolmente prestando cure ad amiche ferite. Pur non esistendo alcuno studio in merito o alcuna attestazione scientifica, esistono tantissimi cacciatori pronti a giurare d’aver osservato due beccacce insieme, l’una intenta a curare, l’altra a farsi curare. La beccaccia infermiera interverrebbe nel caso di ferite mal posizionate, che difficilmente possono essere raggiunte dalla malata, come nel caso di ferite al becco o alla gola. Sono stati ritrovati ad esempio esemplari di beccacce il cui becco, forato da un pallino di piombo, sia stato risistemato grazie all’uso di un tampone naturale: in questo caso le soluzioni possono essere due, o si cede alla romantica idea di una beccaccia che corre a sostegno della compagna ferita, o si propende per la possibilità anche in questa volta di automedicazione apportata tramite la lingua. Qualunque sia la risposta reale, quel che affascina è la sorprendente capacità della beccaccia di rispondere attivamente ai momenti di pericolo dimostrando risorse che in alcuni casi non sono nemmeno dell’uomo, non di quello moderno per lo meno. Caccia Passion 19


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Caccia all’estero

Allodole danubiane ...by Montefeltro

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Allodole danubiane ...by Montefeltro Fra le tante possibilità venatorie offerte dalla Romania, per chi ama il piccolo migratore, una spedizione nella pianura danubiana è sicuramente un’esperienza indimenticabile.

E

ra un po’ di tempo che meditavo una gita venatoria dedicata alle allodole, sia per la voglia di una caccia tranquilla, dove si spara molto, sia per la prelibatezza delle carni, una spiedo bresciano di allodole rappresenta la migliore conclusione di una gita di caccia e il giusto onore alla selvaggina abbattuta. Destinazione Romania, aeroporto di BucaCaccia Passione 22

rest, passato il controllo passaporti siamo subito raggiunti dalla delegazione Montefeltro, l’agenzia italiana del Gruppo Beretta Benelli, capitanata da Luigi Goffi, il nostro referente italiano per i prossimi giorni. Subito gli uomini dell’agenzia del gruppo Beretta ci aiutano a sbrigare le formalità relative alle armi, per chi ha deciso di portarsi il fucile, personalmente ho optato per uti-


Caccia all’estero lizzare uno dei tanti Benelli Comfort messi a disposizione dall’organizzazione insieme alle cartucce e, in pochissimo tempo, siamo in viaggio verso la nostra meta, che si trova circa 35 km dalla capitale rumena. Anche se consapevoli della perfetta organizzazione Montefeltro, al nostro arrivo rimaniamo sorpresi dalla casa di caccia. Una bellissima villa, completa di tutti i comfort, 14 camere con bagno, qui è sempre prevista una camera per cacciatore nonché un ottimo ristorante. La villa di caccia si trova nella zona di Sa-

oltre a Luigi e ai due autisti che sono venuti a prenderci all’aeroporto, ci sono altri due italiani e cinque rumeni, per un totale di dieci persone, che penseranno in toto all’organizzazione della nostra vacanza. Subito ci informiamo sul territorio di caccia, Luigi ci dice che si tratta di circa 50.000 ettari che si sviluppano tutti nelle vicinanze, praticamente la casa di caccia rappresenta il centro del territorio. Adesso che siamo ad inizio ottobre, il periodo migliore per le allodole, si possono realizzare facilmente carnieri superiori ai 100 uccelli per mattina.

rulesti, un’area pianeggiante caratterizzata da culture miste, in questa stagione, oltre a parecchie stoppie ci sono zone arate e altre incolte o a pascolo sulla direttrice migratoria fra i Carpazi e il Mar Nero. Un serbatoio importante che irradia selvaggina su tutto il territorio circostante. Sistemate le nostre cose nelle camere, ci viene presentata tutta la squadra Montefeltro,

Pieni di fiducia per i tre giorni di caccia che ci aspettano prima di cena facciamo il punto per la mattina successiva, saremo tutti dislocati, sia noi, che i cacciatori di un altro gruppo presente contemporaneamente al nostro, in alcuni capanni molto distanti fra loro, così da non disturbarsi a vicenda, ma comunque al massimo a quindici minuti di macchina dalla casa di caccia. Luigi ci assicura che tutto Caccia Passione 23


sarà preparato alla perfezione dagli uomini Montefeltro e che noi dobbiamo solo pensare a riposarci del viaggio e a sparare dritto. Ottima cena con ampia scelta e poi tutti a nanna. Alle quattro e mezza suona la sveglia, un po’ di tempo per prepararmi e scendo per la prima colazione, trovo già tutti i miei compagni di caccia pronti per la partenza, alle sei già c’è luce. Veniamo distribuiti sui vari mezzi e via ognuno verso la sua destinazione. Vengo lasciato in una zona situata fra un campo lavorato e un incolto, la zona è abbastanza umida, cerco di orientarmi e prendere qualche riferimento. Nel frattempo la mia guida completa il capanno di rete mimetica con qualche ramo, posiziona lo sgabello, sarebbe faticosissimo rimanere in piedi tutte quelle ore. Poi passa alla parte richiami, prima monta l’asta per la civetta, un palo di circa tre metri alla cui sommità è posizionata una civetta di plastica dalle ali rotanti, dopo è la volta della giostra con le sue allodoline imbalsamate ad ali aperte, che girando fungono da richiamo, non può Caccia Passione 24

mancare il “macaco” e gli specchietti, che riflettendo la luce del sole diventano un attrazione irresistibile per il piccolo migratore. Ormai è tutto pronto, mi siedo sullo sgabello, ai miei piedi la cassetta piena di cartucce da 28 grammi piombo 11, non servono i cartuccioni, qui si spara tanto e sono consigliate cartucce “morbide” che consentano agevolmente i tre giorni di caccia senza eccessivo affaticamento della spalla. Pronto, appoggiato al capanno, il mio semiautomatico Benelli Comfort, caricato con tre munizioni. Finalmente incomincia ad albeggiare e si vedono le prime allodole, come sempre da principio, si scapicollano sul gioco dei richiami, senza


Caccia all’estero far troppo caso al capanno e ai movimenti del cacciatore, tiri relativamente facili, che mi permettono in breve tempo d’incarnierare diversi uccelli. Anche gli altri capanni si stanno divertendo, sento in lontananza l’eco degli spari, confermati poi da qualche tele-

fonata fatta più per curiosità che per altro. Ormai il sole è alto, quando vedo arrivare le lodole, cerco di attirarle facendo muovere le ali della civetta e fischiando con il richiamo a bocca che mi sono portato dall’Italia e che tengo al collo sempre pronto all’uso. Ora devo stare attento a non fare movimenti inconsulti, ma devo ammettere che in questo periodo credono bene e non è troppo

PERIODI CONSIGLIATI PER LA CACCIA

Allodole: dal 25 settembe al 25 ottobre Quaglie: dal 25 agosto al 15 settembre Starne: dal 15 settembre al 15 dicembre Per chi lo desiderasse, Montefeltro organizza il viaggio dei cani dall’Italia alla Romania, con appositi pulmini. Caccia Passione 25


complicato incrementare il bottino. Siamo ai primi di ottobre, in pieno periodo di passo, in una zona ideale per le allodole, con un’ottima organizzazione, non raggiungere risultati più che soddisfacenti è veramente difficile. La giornata procede senza intoppi fino alle undici, quando il passo rallenta fino a fermarsi completamente, poco prima di mezzogiorno decido di rientrare, la prima

Il PROGRAMMA 1° giorno – Partenza in aereo dall’Italia. Arrivo a Bucarest in poco più di due ore, incontro con i rappresentanti Montefeltro, pratiche doganali e successivo trasferimento alla casa di caccia, sistemazione, cena e pernottamento. 2° giorno – Inizio della caccia con guide specializzate e attrezzature fornite da Montefeltro 3° - 4° giorno – Altri due giorni di caccia Assistenza continua di personale. 5° giorno – rientro in Italia, per chi ha prenotato il volo di rientro dopo le 17,00 c’è la possibilità di un’ulteriore mattina di caccia compresa nel prezzo. Per informazioni www.montefeltro.it – 0722.307229

mattinata si è conclusa con 135 uccelli sparando discretamente, in Romania non ci sono limiti di carniere, un risultato più che soddisfacente che risulterà in linea con quello degli altri cacciatori. Durante il pranzo ognuno racconta la sua esperienza e i suoi numeri, poi decidiamo per il da farsi nel pomeriggio. C’è chi, vista la vicinanza, decide di fare una visita a Bucarest e chi, come me, preferisce fare un giro con i cani da penna per cercare una brigata di starne o qualche quaglia ritardataria. Caccia Passione 26


Caccia all’estero


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Caccia e cacciatori

Piani di controllo sanitario cosa bisogna sapere

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Piani di controllo sanitario cosa bisogna sapere

Il 5 dicembre 2012 la Regione Lombardia ha emanato un piano regionale di monitoraggio e di controllo sanitario della fauna selvatica: approvato senza grosse difficoltà il decreto ha avuto il pregio principale di consentire indagini e ricerche coordinate e integrate fra i tanti enti che fino ad allora si erano occupati, singolarmente, del controllo sanitario dei selvatici. Lo sappiamo bene, l’unione fa la forza, e la forza del decreto ad oggi appare chiara.

L

a formazione dei cacciatori. La collaborazione fra enti è importante, ma ancora più importante è stata la formazione dei cacciatori. Questo ha consentito di disporre di operatori consapevoli e capaci, che operino sul territorio in maniera omogenea e uniforme. La formazione dei cacciatori si rivolge ai più variegati aspetti:

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imparano qualcosa di più sulle patologie della fauna selvatica, su come ipotizzarne la presenza, e soprattutto vengono informati sulla metodologia ideale per svolgere un eventuale e corretto campionamento. D’altronde raccogliere nella maniera più giusta una carcassa, parti di questa, effettuare prelievi ematici e via dicendo non è una cosa semplice quanto


Caccia e cacciatori ci si potrebbe attendere. Durante la formazione i cacciatori vengono inoltre informati relativamente ad eventuali patologie che i selvatici possono trasmettere ai cani o addirittura agli esseri umani, per la sicurezza propria e del proprio amico a quattro zampe. Le mappe di rischio. Attraverso i piani di controllo sanitario è possibile redare delle vere e proprie mappe di rischio, grazie soprattutto alle informazioni raccolte sul campo. L’importanza di queste non è assolutamente fine a se stessa visto che molte delle malattie riscontrate negli animali selvatici sono potenzialmente pericolose e trasmissibili anche agli animali domestici e in alcuni casi all’uomo: è dunque importante conoscerne la diffusione, la collocazione per affrontare al meglio il pericolo e in questo i piani di controllo sanitario stanno offrendo un grande aiuto. Prima di tutto il cacciatore. Essendo a contatto diretto con il selvatico, la figura del cacciatore è fondamentale all’interno del piano di controllo regionale. E’ il cacciatore che porta avanti un monitoraggio attivo e passivo sul selvatico, portando direttamente segnalazioni e campionamenti agli enti predisposti (ASL, ETC IZSLER e Comprensori Alpini). Si parla di monitoraggio passivo nel caso in cui il cacciatore si imbatta in un selvatico morto: in quel caso dovrebbe condurlo presso l’Istituto Zooprofilattico. Si parla di monitoraggio attivo quando l’animale è stato abbattuto durante l’attività di caccia; il monitoraggio attivo riguarda solo le specie più rilevanti relativamente a eventuali agenti infettivi che verranno condotte presso le ASL più vicine per un eventuale controllo. Patologie e specie sotto controllo. In linea di massima le specie soggette ad accurata osservazione sono mammiferi e ungulati; quasi mai il controllo è rivolto a volatili e solo nel caso in cui questi siano ritenuti specie Caccia Passione 31


sentinella relative alla presenza di determinate patologie. Avvertono con largo anticipo della diffusione di influenza aviaria o del west nile disease le cornacchie grigie, la gazza e la tortora dal collare: non è un caso che siano state inserite nel piani di controllo. Anche il cinghiale è una specie sentinella che è in grado di anticipare la presenza di malattie piuttosto fastidiose e pericolose quali la brucellosi, l’encefalomiocardite, la peste suina, la malattia di Aujeszkj, la trichinella e la tubercolosi. Al cacciatore informato è richiesto di osservare l’animale non solamente dopo l’uccisione, ma ancora prima, per notare eventuali difetti di deambu-

dei guanti (contagia anche all’uomo) e sarebbe meglio evitare il contatto del selvatico con il cane. Altra malattia da conoscere e tenere sotto controllo in quanto piuttosto pericolosa per il cane è la cistercosi, larve infestanti che trovano nel cane l’ospite definitivo. Si tratta di una malattia normalmente passata dalle lepri: il contagio avviene nel caso in cui il cane mangino le viscere infestate dell’animale; ecco perché è sentitamente consigliato a tutti i cacciatori di non abbandonare le viscere delle lepri sul terreno di caccia: potrebbero causare seri problemi. Altra malattia piuttosto fastidiosa è quella dell’EBHS; si tratta di un virus che

lazione, scoli oculari, insolita respirazione etc. vive nell’intestino canino che verrà diffuso per mezzo delle feci dell’animale e contagiato in Pericoli per il cane e per l’uomo. genere a lepri. Ecco perché il consiglio, quando Detto questo appare chiaro che le malattie te- il proprio cane è entrato in contatto con specie nute d’occhio sono di quelle con le quali sa- a rischio, è quello di fargli fare una approfonrebbe meglio non scherzare. Alcune sono dita visita dal proprio veterinario di fiducia. infatti in grado di provocare non solamente Insomma il piano di controllo sanitario delproblemi ai selvatici, ma pure al cane e all’uo- la fauna selvatica in Lombardia sembra funmo. Ecco perché è importante che il cacciatore zionare: per quanto probabilmente serviconosca eventuali rischi cui va incontro. Una ranno ritocchi e modifiche quel che conta malattia piuttosto pericolosa per il cane è la è che il sistema abbia iniziato a girare e sia rogna, una nota parassitosi spesso contagiata stato ben accettato dai cacciatori locali: i bedalla volpe. Ecco perché quando si maneggia nefici saranno non solo per i selvatici, ma questi animali è molto importante indossare pure per gli animali domestici e per l’uomo. Caccia Passione 32



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Ungulati

Caccia al cinghiale

suddividere il territorio tra squarde.

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Caccia al cinghiale

suddividere il territorio tra squarde. Limitare i conflitti fra squadre è possibile: il segreto sta nella buona conoscenza del territorio che dovrà essere distribuito in maniera equa e tenendo conto di molti elementi spesso sottovalutati.

Q

uando si parla di caccia al cinghiale, uno dei problemi principali è quello della conflittualità delle squadre. Le zone di caccia vengono spesso vengono distibuite male, e non tenendo in considerazione elementi importanti. Questa disparità fra territori assegnati all’una e all’altra squadra, come è facile immaginare, sono

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motivo di scontri piuttosto intensi che vanno a discapito del selvatico e del territorio. Creare delle suddivisioni ben pensate non solo è possibile ma risulta altresì indispensabile per una buona gestione degli ungulati sui territori. D’altronde la presenza eccessiva di cinghiali sul territorio è in grado di causare non pochi problemi a chi abita e coltiva a pochi passi dai boschi.


Ungulati In pochi lo sanno, ma in condizioni ottimali il cinghiale lascia difficilmente il suo habitat. I motivi che lo spingono a farlo sono piuttosto semplici: per quanto preferiscano cibarsi di ghiande e castagne e di tutti i prodotti offerti dal bosco, non sempre questi sono disponibili. Durante le stagioni secche ad esempio, la necessità spinge il cinghiale fuori dai boschi, alla ricerca di cibo. Il pericolo per i territori agricoli che si trovano in zona è facilmente intuibile. Più piccolo è povero di cibo è il bosco, più frequenti saranno le scorribande dei cinghiali: si tratta di un elemento importante da prendere in considerazione quando si pro-

in considerazione in fase di suddivisione dei territorio sono diversi: • distanza dei territori di caccia da quei territori comunemente detti “serbatoi” ossia le aree dove i cinghiali sanno di potersi rifugiare in quanto al cacciatore non è consentito l’ingresso con il fucile in mano; • entità del carniere che storicamente si è riuscito a realizzare in una determinata area; • composizione numerica di ciascuna squadra; • tempi di rotazione tra le divere aree di caccia (si riferiscono ai tempi di riposo che ciascuna squadra dovrà offrire alla zona per far in

cede con la ripartizione dei terreni di caccia . Come ripartire i terreni di caccia fra squadre: Farlo è piuttosto difficoltoso e impegnativo, e la buona ripartizione dei territori è fondamentale per una buona gestione della presenza del selvatico sul territorio. Gli elementi da tenere

modo che i cinghiali la popolino di nuovo). Presi in considerazione tutti questi elementi è possibile realizzare una piccola mappa di tutta la superficie messa a disposizione della caccia per poi suddividere il territorio fra squadre. Il principio da rispettare è semplice: ciascuna squadra deve avere potenzialmente le stesse possibilità di caccia delle altre. In questo Caccia Passione 37


modo le conflittualità fra gruppi si potranno calore delle giovani femmine. cancellare o per lo meno limitare. Qualora il foraggiamento venisse consentito (soprattutto durante i periodi di caccia) il prelievo venatorio del selvatico sarebbe tale da Il foraggiamento: Si tratta di una tecnica non sempre consen- rendere totalmente inutile, durante i periodi di tita per cercare di attirare i cinghiali fuori da chiusura della caccia, i prelievi di selezione. quelle aree dette serbatoio. I cinghiali infatti, Inoltre il foraggiamento pianificato, consenselvatici piuttosto furbi e diffidenti, imparano tirebbe di limitare i conflitti fra squadre, che presto che uscendo dalle aree protette rischia- trovano anche in merito a questo argomento, no grosso, quindi i cacciatori, per convincerli possibilità di discussione. ad uscire allo scoperto fanno leva sull’appetito del selvatico: posizionano nelle aree di caccia La parata. grani di mais che inevitabilmente attraggono i Anche le tante tecniche di parata vietate sarebcinghiali. Come accennato si tratta di una tec- bero forse da rivalutare in quanto occasione nica comunemente vietata dalle amministra- di scontro fra le diverse squadre. Per quanto

zioni locali per almeno due motivi: si ritiene generalmente che il foraggiamento sia in grado di indurre un aumento della produttività delle popolazioni di cinghiale e che le scrofe soggette a foraggiamento siano soggette a doppi parti. In linea di massima si tratta di semplici leggende rurali: il fatto che si avvistino piccoli di cinghiale sia durante l’autunno sia durante l’inverno più che da un doppio parto è situazione causata dallo sfasamento del periodo di Caccia Passione 38

sia necessario continuare a vietare l’uso di sostanze chimiche inquinanti, strisce colorate e per giunta fuoco, meno dannosa si dimostra la presenza delle squadre sul territorio di caccia poche ore prima dell’apertura. La presenza dei cacciatori impedisce infatti al selvatico di rifugiarsi nei territori serbatoio garantendo un buon prelievo durante il periodo di apertura della caccia. Questa concessione renderebbe praticamente inutile il prelievo di selezione.


Ungulati

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Cani da caccia

Segugi in allenamento: come al cinema

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Segugi in allenamento: come al cinema Un’avventura indimenticabile in compagnia di un addestratore a cinque stelle e dei suoi sei segugi italiani. Partire all’inseguimento di una lepre non è mai stato tanto eccitante.

A

vere la possibilità di ammirare i segugi, quelli veri e capaci, ben guidati e all’opera è un’esperienza da sogno, specie se si è cacciatori appassionati della seguita alla lepre. In quel caso si è pure disposti a pagare il biglietto, portare con sé qualche cosa da sgranocchiare e attendere che lo spettacolo prenda avvio. Il momento migliore per dedicarsi a questo genere di miracolo è quello dell’addestramento, quando i cani e i canettieri sono più rilassati, gli uni in grado di dare il meglio di sé, gli altri, i canettieri, disposti a qualche chiacchiera e a regalare qualche spiegazione in più. E’ per questo che di tanto in tanto abbandono la mia postazione davanti al computer e in mezzo alla settimana volo da un carissimo amico, un canettiere a cinque stelle, di quelli in grado di lucidare qualsiasi diamante grezzo a quattro zampe e farne un gioiello tutto da invidiare. A Damiano ho sempre invidiato la grandiosa capacità di saper valutare fin dal primo sguardo un cane, di valorizzarlo al meglio e di addestrarlo nella maniera più conveniente per poi condurlo nel modo che Caccia Passione 42

meglio si adatta alle capacità dell’ausiliare. Lui è modesto: da sempre dice che il canettiere può davvero fare poco quando davanti non ha un cane eccezionale, ma quando si ha a disposizione un segugio dalle grandi potenzialità, le cose cambiano. E’ piuttosto certo di non avere segreti da svelare, visto che


Cani da caccia lui compie esattamente le azioni di addestramento seguite dai suoi colleghi: ciò non toglie che a Damiano le cose vengano meglio che agli altri; non è un caso che ogni qual volta ho un cucciolo da iniziare all’arte della seguita io contatti lui: non mi ha mai deluso. D’altronde i cani per lui sono importantissimi e lui è da sempre importantissimo per i cani. Ricordo che da ragazzetti, quando si

andava a caccia con i nostri genitori i cani davano sempre retta a Damiano, e questo faceva letteralmente imbestialire il padre. E anche se gli animali non l’avevano mai visto, bastava una parola, uno sguardo, un cenno perché diventassero amici: era scritto che sarebbe diventato un addestratore da favola.

Un giovedì di questo marzo appena trascorso sono riuscito a raggiungerlo al campo d’addestramento dove lui trascorre praticamente ogni minuto della sua giornata e tanto per fare due chiacchiere come vecchi amici, oramai vecchi davvero, che non si incontrano più tropo spesso, gli ho tenuto compagnia durante l’addestramento della sua favolosa muta di segugi italiani. Guardarli in azione è sempre un’emozione, e Damiano lo sa. Forse per questo quel giorno ha scelto i suoi cani migliori, per regalarmi una bellissima mattinata, ricca di emozioni e di aria fresca. Noto subito che ancora oggi, dopo molti anni trascorsi da addestratore, la sua pazienza è rimasta invariata. Dopo essermi goduto la fase della sciolta, sempre molto entusiasmante i cani, cinque a pelo raso e uno a pelo forte, sono già in seguita. Purtroppo il fatto che il campo di addestramento sia super affollato, ha conseguenze non troppo positive. I cani comprendono presto d’aver seguito una lepre che ha lasciato da poco il proprio covo, mossa da altri segugi che di poco hanno preceduto i nostri. Damiano non si spazientisce: tagli la strada ai suoi segugi, li ferma e li lega scegliendo di liberarli altrove, in una zona che è più povera di lepri e dunque per questo molto meno frequentata. In un bel prato Damiano libera i suoi seguCaccia Passione 43


gi e l’emozione riparte. La cerca parte praticamente da subito, e qualche minuto dopo i segugi si fermano. Damiano mi fa cenno di tenere gli occhi su Tib un esemplare piuttosto giovane ma dannatamente promettente. La muta scagna decisa, segnale inconfondibile dell’avvenuto incontro. E’ proprio Tib a trovare un punto d’accesso al bosco dentro il quale si deve essere andata a cacciare la lepre, e fare da apripista. Mi sorprende con

confondibile urlo di scovo poi ci fanno capire che la lepre è stata ritrovata e che immediatamente dopo è partita. Ancora Damiano mi consiglia di osservare Tib: dimostra, è palese una grande velocità, una sorprendente tenacia ma soprattutto è in grado di ben mescolarsi con la muta non creando alcun genere di tensione. Tutti i segugi fanno la loro parte, per questo la muta funziona tanto bene. Tib però rispetto agli altri ha palesemente

quanta dedizione gli altri lo seguano: è proprio un leader. Pochi passi e raggiungiamo il gruppetto; un ruscello li ha messi in difficoltà. E’ probabile che la lepre lo abbia guadato facendo perdere, momentaneamente, le proprie tracce. I cani iniziano a disegnare con i proprio passi cerchi man mano più ampi fintanto che la passata non viene ripresa e i sei ripartono all’inseguimento. I segnali in lontananza sono chiari: gli scagni prima e l’in-

una marcia in più visto che, come mi confida Damiano, è un cane completo nelle quattro fasi di caccia, ben riesce in muta, in coppia, per quanto il megli odi se lo dia da solo. <<Ma come diavolo fai ad addestrarli così bene?>> Mi racconta che uno degli elementi fondamentali, tecnica e conoscenze a parte, è quello di entrare in simbiosi con il cane: è molto importante che gli animali si fidino ciecamente del proprio addestratore,

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Cani da caccia

che capiscano che per lui sono tutto. In quel caso loro faranno di tutto per compiacerlo. Inoltre è fondamentale trascorrere con loro almeno due ore al giorno, li si studia, si diventa amici e gli si insegna tutto il possibile, il resto lo farà il buon istinto dell’animale. E la fiducia, insieme con il tempo impegnato ad addestrare questi sei eccezionali segugi

italiani viene immediatamente ripagato da una situazione che potenzialmente spiacevole. Da una radura poco distante dal bosco, nella quale la lepre sta schizzando via, fanno la loro comparsa due caprioli probabilmente infastiditi dal passaggio dei cani. Stringo i denti aspettandomi di veder la muta sopraffatta dall’istinto. Invece no, praticamente i sei cani sfiorano i caprioli ma non se ne curano e tirano diritti alla volta della lepre instancabile. Dopo un addestramento lungo si e no due ore, Damiano decide di fermare i suoi promettenti segugi: loro, richiamati, si fermano sorprendentemente, si fanno legare e sono pronti per un meritato riposo. Io e Damiano continuiamo a chiacchierare e qualche ora dopo ci salutiamo promettendoci di non far trascorrere troppo tempo prima del nostro prossimo incontro. Chi vivrà vedrà.

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Caccia Caccia Passione Passione 46 52


Fucili da caccia

Benelli Pasiòn la classe non passa mai di moda

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Benelli Pasiòn la classe non passa mai di moda Benelli Armi: La riedizione di un modello che dal suo apparire aveva saputo conquistare il mercato è una saggia operazione che dà modo alla clientela di approfittare di una quotazione particolare ponendo in rastrelliera un pezzo di storia armiera.

L

a Benelli propone nuovamente al mercato lo stile, l’eleganza e la meccanica nate con il Modello SL 80. Gli inizi dell’avventura armiera della Benelli prendono avvio nel 1967 per l’incontro di due intelligenze molto aperte e assai determinate: quella del dr. Paolo Benelli e quella di Bruno Civolani, industriale motociclistico il primo, studioso e ricercatore armiero il secondo. Dopo aver visto la conferma del semiautomatico a canna liscia funzionante a lungo rinculo, qualche raro esemplare a corto rinculo, l’assestarsi del meccanismo a presa di gas, Civolani osserva il Sijögren svedese, in particolare il suo funzionamento detto inerziale. E’ un sistema dove si sfrutta la temporanea staticità di una massa rispetto a un’altra mossa dall’energia di rinculo, inframezzate da una robusta molla che, cessando l’applicazione della forza, restituisce quanto ha immagazzinato per far Caccia Passione 48


Fucili da caccia compiere al complesso di chiusura i movimenti necessari al ciclo di riarmo. L’interesse della famiglia Benelli per diversificare la produzione meccanica spinge proprio nella direzione armiera e, come sovente accade, le innovazioni che più si staccano dalla tradizione vengono accettate sulle prime da chi non è del ramo, ma

è dotato di fantasia e capacità di rischio. Impiantare una nuova azienda del settore armiero dove non c’è nulla del genere è una sfida fuori dal comune e ancora per questo si forma un gruppo saldo e coeso proprio ad Urbino. La meccanica di questo nuovo fucile è di stimolo a far bene: l’inerziale funziona egregiamente solo se

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tutti i componenti sono realizzati e montati con la massima precisione e tale fattore diviene la dirimente con altre produzioni. I Benelli sono meccanicamente di altissimo livello e insieme viene curato un aspetto estetico che li vesta degnamente: il Pasiòn nuovamente proposto mantiene quello stile caratteristico che si differenzia dalla concorrenza, pur bella, insistendo profondamente sulla fusione fra tecnica e classe. Il lungo manicotto di culatta fissato alla canna ed entro cui scorre la massa dell’otturatore imprime slancio all’insieme e viene supportato dalla culatta a forma Caccia Passione 50

di L coricata, dove si fondono elementi curvi e linee tese: la soluzione diviene un elemento caratterizzante del nuovo, differente progetto. C’è evidente un salto di età, un salto di gusto, un elemento nuovo da proporre al mercato che risponde in maniera ottimale: non una fiammata e poi un quieto vivere, ma un gradiente continuo a salire di piacere da parte dei clienti che si contagiano l’un l’altro quasi in gara a dimostrare la propria padronanza del nuovo. Le prime spiegazioni di molti addetti ai lavori sul funzionamento di questo fucile non saranno sempre all’altezza del dovuto e occorrerà tempo prima che si diffonda e venga compreso questo inusuale concetto di un qualcosa che sta fermo, l’otturatore, mentre attorno tutto il resto del fucile rincula. Il sistema si fonda primariamente su un robusto traversino fisso ricavato nel fondo del castello contro cui insiste nella fase statica di chiusura un puntone inclinato incastrato nell’otturatore: sotto sparo il complesso rimane stabile e la testina chiude la camera di cartuccia poi il movimento sopra descritto fa sollevare il puntone dal proprio riscontro e l’energia immagazzinata dalla corta molla interna, situata fra testina e corpo dell’otturatore, spinge indietro l’intero complesso estraendo il bossolo spento e riarmando il cane: si è


Fucili da caccia intanto compressa una lunga molla posta all’interno del calcio che rimanda in avanti il sistema quando arriva al punto morto posteriore; avanzando viene prelevata una cartuccia prelevata dal tubo serbatoio e il ciclo ricomincia. Per chi è appassionato di caccia e dei semiautomatici in particolare questo modello SL/80 rappresenta una pietra miliare, un punto di svolta che ver-

rà poi elaborato ulteriormente con i modelli che gli succederanno a cui si apporterà una sola modifica di rilievo: la sostituzione del puntone inclinato con una testina rotante a due alette. Naturalmente tante altre finezze verranno poste in atto con materiali e raffinatezze esecutive diverse, ma la sostanza rimarrà tale e la riedizione attuale molto curata nelle incisioni e nei legni di questo primo fucile, oggi con il nuovo nome Pasiòn, è l’occasione per chi non

era presente allora, di trovare a un prezzo concorrenziale un pezzo di storia armiera con cui divertirsi a caccia tenendo nel contempo in rastrelliera un fucile che più lo si osserva e più ci si sente mossi a riverenza verso quel gruppo di impavidi, è il caso proprio di chiamarli così, che quasi cinquant’anni fa hanno giocato in maniera tanto brillante le proprie carte.

Scheda tecnica:

Calibro 12 Camera 76 magnum Canna Brunita lucida Lunghezza canna 65-70 cm Fodero Acciaio, brunito lucido Carcassa Ergal, nichelata e finemente decorata Lunghezza calcio 360 mm Piega al nasello 38,5 mm Piega al tallone 55, regolabile in 50, 60 Capacità serbatoio* 4 colpi standard, 3 colpi magnum Peso** 3.300 gr. * Tutti fucili sono dotati di riduttore a 2 colpi. Ove richiesto per legge viene montato il tubo serbatoio con limitazione a 2 colpi. ** Ad arma scarica con canna da 70 cm. Il peso può subire variazioni in base alle tolleranze dei componenti. Prezzo indicativo – 1.240,00 € Caccia Passione 51


Da Winchester la cartuccia

Blind Side calibro 12/70

La Casa statunitense ha presentato recentemente una cartuccia a munizione spezzata dotata di particolari innovativi frutto di una ricerca approfondita sui componenti e sulla balistica terminale

L

e migliorie sulle cartucce a pallini sono meno percepibili di quelle apportate alle consorelle per le canne rigate dove una rosata di alcuni colpi cerziora immediatamente sulla validità dell’innovazione. Pochi sono nelle condizioni di provare sull’appropriato bersaglio cartaceo le rosate di pallini, men che meno

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di compiere quei magnifici rilevamenti su apparecchi elettronici, ma in compenso chi è davvero interessato e maneggia la materia con il dovuto mestiere coglie rapidamente sul campo l’essenza di quel che ha per le mani. Esaminiamo una cartuccia presentata recentemente dalla BWMI e prodotta dalla Winchester, del gruppo Olin® Corp.


Munizioni in uno dei propri stabilimenti degli Stati Uniti. Già sulla bella e accattivante confezione nei colori nero, argento e rosso, spicca la destinazione specifica per cui la cartuccia è stata pensata: gli acquatici. Sappiamo quanto sia diffusa questa selvaggina in molti dei territori del Continente Nuovo, dagli USA al Canada, dal Centro a molte zone del Sud America e si comprenderà come la finalizzazione degli studi sia stata molto ben spesa. A vivacizzare la cosa una piccola scritta con cui si segnala al cliente come l’azienda orgogliosamente spon-

La cartuccia prende le mosse dall’impiego, oramai obbligatorio un po’ dappertutto, dei pallini di acciaio che non hanno le brutte prerogative del piombo quando vengono ingeriti dai selvatici. Al di là di tale giusta considerazione, per le armi e la balistica questa scelta ha creato diversi problemi, ma l’industria è lì apposta per risolverli al meglio: le canne odierne sono tutte certificate per l’impiego di simili munizioni, ma la resa com’è? A parità di condizioni inferiore, senza dubbio, quindi occorre un qualcosa di diverso per ripianare la que-

sorizzi l’organizzazione Ducks Unlimited (www.ducks.org) che cura appunto il mantenimento e la salvaguardia delle zone umide: dove poi si andrà a caccia cogliendo in maniera opportuna e regolamentata i frutti degli investimenti mentre qui da noi sarebbero fabbriche di poltrone, appannaggi e inattività, salvo quella di sbinocolare.

stione e non far rimpiangere il bel tempo andato. La carica della Blind Side calibro 12/70 è pari a 35 g, quindi caratteristica e conforme agli usi; la velocità denunciata pari a 425 m/sec dice già qualcosa di più interessante della media nel rapporto con il peso di carica e sappiamo bene quanto tale parametro giochi a favore della letaCaccia Passione 53


lità, specie su selvatici con un piumaggio assai poco penetrabile come quello delle anitre; la densità di rosata è figlia del numero di pallini e del loro viaggio nella canna prima e dalla canna al bersaglio poi. Gli studi Winchester hanno ottimizzato la velocità, il Gruppo Olin® ha polveri di ogni

genere e non dev’essere stato un problema mettere a punto quella specifica, volgendo l’attenzione al rapporto peso/ numero di pallini e individuando una forma antica, mai usata però nel settore: l’esaedro è in pratica il dado da gioco con facce piane raccordate da spigoli smussati. Con apposito macchinario si stiva nel contenitore della cartuccia una colonna ordinata che contiene un numero maggiore delle solite sferette (circa + 15%), ergo ci saranno più elementi in volo a guarnire la rosata. Quest’ultima a Caccia Passione 54

sua volta viene molto favorita dall’adozione nel caricamento di una coppetta inferiore a due concavità contrapposte sopra a cui è posizionato un tubetto contenitore con tre alette lanceolate intagliate nella parete cilindrica: l’aria relativa al movimento impiega un certo tempo/percorso ad aprirle quindi la colonna di pallini vola distante dalla bocca del fucile rimanendo compatta e disperdendosi solo più avanti. Inoltre questi proiettili possiedono un fattore di forma favorevole al volo e al man-

tenimento della velocità riducendo drasticamente le dispersioni periferiche con da ultimo, ma non ultimo, un potere lesivo decisamente maggiore della classica sfera. In finale viene da domandare se questo non sia l’uovo di Colombo? Pare sempre così quando qualcuno arriva per primo alla soluzione di un problema.


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Racconti venatori

Andare a caccia la prima volta testimonianze, curiosità ed informazioni utili

Andare a caccia per la prima volta è un po’ come vivere quella famosa “prima volta”. Emozioni, ansia da prestazione, timore di non riuscire, sono tutte sensazioni e sentimenti che si provano proprio durante tutte le cose che si fanno per la prima volta.

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ndare a caccia la prima volta significa essenzialmente partecipare a una battuta e sparare la prima cartuccia. L’esperienza, sicuramente, rappresenta un grande punto di svolta nella vita del neo cacciatore, che si trova a vivere ( in senso venatorio) un cambiamento importante nella sua vita. Le prime esperienze di caccia, secondo le testimonianze degli stessi cacciatori, vengono vissute molto precocemente, un po’ come quell’altra “prima volta”. In genere, i cacciatori professionali, o appassionati, sono figli o nipoti “d’arte” che da adolescenti accompagnavano padri, nonni o zii durante le loro battute. Frequenti anche i casi in cui la prima volta a caccia è stata vissuta durante l’infanzia, tra i tre ed i sei anni. In questo caso, i futuri cacciatori hanno solo assistito alla battuta e non sono stati coinvolti ( per fortuna) nell’uso del fucile. Esistono anche genitori che hanno avuto l’ardire di portare i loro figli a caccia e di far sparare loro la prima cartuccia alla precocissima età di sette anni. In questa sede non possiamo soffermarci sulla bontà o pericolosità di questo gesto, che rimettiamo solamente ed unicamente alla coscienza dei genitori. Di certo, far assistere un figlio o un nipote a una battuta non è negativo, anzi. Sono proprio queste prime esperienze che fanno maturare nei ragazzi il germe selvaggio della passione venatoria. Inizialmente, se i futuri cacciatori sono troppo

piccoli, l’esperienza può dar loro fastidio o, al contrario, può diventare estremamente esaltante, come ricorda un cacciatore oggi sessantenne. Quest’ultimo racconta di essere andato per la prima volta a caccia con il padre all’età di tre anni e mezzo. Un altro cacciatore racconta, invece, di aver avuto quattro anni quando ha vissuto le prime esperienze venatorie in compagnia del padre. Si è trattato di esperienze entusiasmanti, tanto che era proprio lui, da bambino, ad alzarsi per primo la mattina e ad aspettare il papà per andare a caccia. Le primissime esperienze di caccia vissute dai cacciatori e raccontate con sincerità e passione nei forum venatori sono tutte molto appassionanti ed appassionate e rivelano il grande amore che si prova per un’attività che non è come si crede, cioè negativa o criticabile, ma che si pratica per una passione profonda nei confronti della vita all’aria aperta e a contatto con la natura. Le prime battute di caccia sono raccontate da cacciatori che hanno imparato dai loro padri e nonni il rispetto per l’ambiente e per le specie protette, l’emozione dell’attesa e la cattura del selvatico che appare e scompare improvvisamente su un paesaggio poco prima silenzioso e deserto. Ed ancora, i cacciatori adulti di oggi rivedono le giornate di sabato o domenica mattina trascorse a mangiare panini con i loro nonni o genitori in attesa di preparare le poste, oppure le uscita all’alba nelle mattinate piovose, ma pur Caccia Passione 57


sempre eccitanti e foriere di grandi speranze. Tra i ricordi delle prime esperienze venatorie spiccano maggiormente quelli di caccia alla selvaggina migratoria, come beccacce, tortore, tordi e quaglie. Intensamente vissute anche le prime esperienze di caccia alla lepre. Il ricordo si fa vivo in coloro che hanno assistito da piccoli ( sempre tra i tre e di cinque anni) alla cattura di una lepre che era più grande di loro. Da tutte queste prime esperienze di caccia sono venuti fuori i cacciatori professionisti di oggi. Tra questi, anche numerose donne, le quali, da ragazzine, venivano coinvolte nelle battute di caccia dai loro nonni, padri o zii cacciatori. Basti pensare che in Maremma ci sono circa 200 donne cacciatrici, donne che hanno maturato la passione per la caccia vivendola all’interno delle loro famiglie d’origine. Queste donne, oggi, sono cacciatrici provette, sanno mirare e colpire il selvatico alla perfezione e sanno addestrare i cani da utilizzare per le diverse tipologie di caccia. Dalle esperienze del passato si arriva poi alla prima esperienza ufficiale come cacciatore, che avviene a 18 anni, con il conseguimento della licenza di caccia. La licenza si Caccia Passione 58

consegue presentando una richiesta al comando dei carabinieri o alla questura competente e superando un esame in cui si deve dimostrare di conoscere le leggi venatorie, le specie di animali selvatici, le norme ambientali e quelle sull’utilizzo delle armi da fuoco. Il calendario delle prove di esame è fissato dagli uffici provinciali caccia e pesca. Per essere ammessi all’esame si devono produrre dei documenti che comprendono: due marche da bollo, un certificato medico in bollo dell’Asl che attesti l’idoneità all’esercizio venatorio, un certificato del medico curante, un certificato di stato di famiglia in carta semplice, due fotografie formato tessera di cui una autenticata, una fotocopia del congedo militare o un certificato di abilitazione al tiro rilasciato dal Tiro a segno nazionale e copia dei versamenti di una tassa di concessione governativa. Superato l’esame, tutta la documentazione va inviata al comando dei carabinieri o alla questura. Eventuali variazioni della procedura vengono stabilite dalle singole province o regioni. La licenza di caccia dura sei anni, dopo i quali si deve procedere al rinnovo. Il neo cacciatore maggiorenne che ottiene


Racconti venatori l’agognata licenza si appresta a vivere certamente un’esperienza indimenticabile e spesso coronata dal regalo del primo fucile di caccia. Anche se regalato, il fucile va scelto in base al tipo di caccia che il giovane cacciatore vorrà praticare. Solitamente, si tratta della stessa caccia praticata dai parenti che, per tramandare una tradizione, spesso regalano proprio il loro vecchio fucile o una nuova versione dello stesso. L’arma da usare deve però essere calibrata in base al peso e alla muscolatura del cacciatore. Il fucile, infatti, deve avere la lunghezza adatta per l’impugnatura e per garantire la mira, lo stesso dicasi del calcio. Quest’ultimo deve garantire un’esatta impugnatura e la pressione dell’indice sul grilletto. Un’errata lunghezza del fucile può causare errori di mira o di allineamento della canna. In tutti questi casi bisogna procedere alla modifica o all’acquisto di un’arma nuova. Per la caccia alla migratoria conviene scegliere armi superleggere, specie per cacciare la beccaccia, selvatico a volte difficile da individuare nelle zone impervie in cui si sosta per alcuni periodi dell’anno. Per la selvaggina di piccole dimensioni su usano fucili a canna liscia (

doppiette, sovrapposti, semiautomatici) che sparano munizioni spezzate, cioè a pallini. Per la caccia al selvatico di medie e grandi dimensioni si usano i fucili a canna rigata, che sparano munizioni a palla unica, ovvero le carabine. Per andare a caccia e sparare per la prima volta bisogna anche conoscere le cartucce da usare. I neo cacciatori, di solito, preferiscono cimentarsi nella caccia alla migratoria. Ricordiamo, allora, che per cacciare la beccaccia vanno bene munizioni con piombo dall’8 al 12, preferibilmente con un calibro 12. Per le quaglie vanno bene cartucce con pallini di piccole dimensioni: 10, 11 e anche 12. Per il colombaccio, selvatico robusto e incassatore, si devono usare munizioni pesanti o magnum del calibro 12, contenenti piombo dal 5, al 7. Per la piccola migratoria( tordo, fringuello, passero, cesena, allodola, storno, merlo) si usano cartucce con piombo dal numero 8 al 10, ideali per la caccia da appostamento e per i tiri a lunghe distanze. Per quella allo schizzo, dove si spara a corta distanza, meglio usare piombo nella numerazione che va dal 10 al 12.

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Zeiss Diatal 8x56T un classico del puntamento da caccia Nella caccia, quando si parla di accessori classici, non ci si riferisce sempre a prodotti obsoleti o superati, ma anche ad utensili indistruttibili e senza tempo. In questa categoria di prodotti rientrano pure i cannocchiali della Zeiss, prestigiosa azienda tedesca leader mondiale degli strumenti ottici industriali e non.

L

a Zeiss, fondata dall’ottico e imprenditore omonimo, ha attraversato ben tre secoli di storia: dal 1846, anno della sua fondazione, al 1900, secolo delle due guerre mondiali, fino agli anni 2000, dove le scoperte tecnologiche del passato hanno sapientemente saputo incontrare anche quelle del futuro. La Zeiss ha vissuto anche l’esperienza della divisione delle due Germanie e poi della successiva riunificazione seguita alla caduta del muro di Berlino. Con l’unione della Germania si assiste anche alla riunificazione delle due aziende Zeiss situate rispettivamente nella ex Germania Est ed Ovest. Oggi la Zeiss è un’unica grande “corporation” che produce lenti, strumenti medicali e industriali e ottiche da caccia di qualità insuperabile, rimanendo di fatto il leader mondiale incontrastato del settore. Ecco perché quando si parla di cannocchiali classici da caccia Zeiss non ci si riferisce mai a prodotti superati o poco funzionali, ma ad ottiche di precisione le cui performance restano e si mantengono sempre molto alte. Molto nota Caccia Passione 60

è la linea Classic, con la serie di cannocchiali di puntamento denominati Diatal. Queste ottiche rappresentano il fiore all’occhiello della produzione Zeiss dedicata alla caccia e, anche con l’introduzione dei nuovi cannocchiali, rimangono sempre molto ricercate dai cacciatori. Nei cannocchiali di puntamento Classic, il miglioramento della visione avviene grazie ad alcune recenti modifiche tecniche introdotte dall’azienda. Fermo restando le tecnologie di base, l’aggiunta di alcune funzionalità tecniche consente di produrre cannocchiali classici improntati alla modernità. Questa modernità è riscontrabile anche nell’ottica di mira Zeiss Diatal 8x56T, prodotto della linea Classic nato dall’evoluzione del precedente Diatal 7x50T. Anche senza descrivere le caratteristiche tecniche di questo cannocchiale ( lo faremo tra poco) possiamo affermare con certezza che si tratta di un’ottica molto potente e con prestazioni incredibili. Le qualità di questo prodotto sono decantate da tutti i suoi utilizzatori, che lo ritengono anche uno strumento indimen-


Ottiche ticabile. Visione e ingrandimento non hanno limiti o difetti se si usa uno Zeiss Diatal 8x56T. L’ottica di puntamento, grazie al reticolo illuminato e alla giusta proporzione tra il diametro dell’obiettivo e la capacità di risoluzione, garantisce una visibilità eccellente in tutte le condizioni esterne dove questa è compromessa ( crepuscolo, luce notturna o scarsa luce diurna). Zeiss Diatal 8x56T si monta sulle carabine: fucili a canna rigata usati per la caccia in alta montagna. L’ottica si monta con attacco a piede di porco, un “classico” nelle ottiche classiche della Zeiss. Ecco perché quando si parla di questi cannocchiali di puntamento si dice che siano senza tempo. Il loro montaggio avviene, infatti, su fucili classici che hanno fatto la storia della caccia. Zeiss Diatal 8x56T si può montare anche su altri fucili a canna rigata, come i sovrapposti Express. Molti fucili Express della Beretta, ad esempio, sono predisposti proprio per l’attacco delle ottiche Zeiss Diatal. Sceglie queste ottiche il cacciatore abituato a cacciare con fucili di lusso o di pregio, ma anche chi dimento effettivo 8 x; diametro dell’obiettivo concepisce la caccia non solo come un hobby, 56 mm; pupilla d’uscita 7 mm; valore crepuma come una pratica in cui anche la tradizio- scolare 21,2; campo visivo a 100 metri 5,2 m; ne e gli strumenti classici fanno la loro parte. distanza dall’occhio 80 mm; regolazione per Abbinare un’ottica Zeiss Diatal a un fucile di click a 100 metri 1 cm; reticolo 1-4-8; diamelusso a canna rigata comporta una certa spesa tro tubo obiettivo 62mm; diametro tubo oculare 41mm; diametro e nulla vieta di scegliere Le Diatal rappresentatubo centrale 25,4 mm; ottiche più economiche, compensazione diottrimagari provenienti da al- no il fiore all’occhieltra produzione, ma quanca -4 bis+2dpt; corso di lo della produzione do si sceglie la qualità tiregolazione al quadradedicata alla to ( cm/100m) 145 cm; pica dei prodotti Zeiss, Zeiss più che di spesa si preferi- caccia peso con guida intersce parlare di investimenna e con reticolo lumito, perché questi strumenti sono così ricercati noso 550 grammi; peso senza guida interna che è possibile rivenderli non appena si deci- con reticolo luminoso 525 grammi; lunghezde di cambiare il fucile o di praticare altri tipi za 352 mm. L’ottica resiste all’acqua fino a una di caccia. A proposito di questo, Zeiss Diatal pressione di 400 bar e a temperature com8x56T è adatto per la caccia di montagna, per prese tra -25 e + 50° C. Zeiss Diatal 8x56T quella di appostamento e per la caccia prati- ha lenti di alta qualità trattate con sistema cata in condizioni di scarsa visibilità nottur- T e non presenta la parallasse a 100 metri. na o diurna o al crepuscolo. Le caratteristiche Il prezzo di vendita al pubblico di quest’ottecniche di Zeiss Diatal 8x56T sono: ingran- tica è di circa 653 euro Iva esclusa. Caccia Passione 61


Accessori per la caccia Hardcore Hunter della Otis:

il kit di pulizia tascabile e completo L’Hardcore Hunter della Otis è un kit di pulizia tascabile e competo, facile da utilizzare e per nulla ingombrante, per essere facilmente portato in tasca o nel proprio zaino. Essenziale e comodo, questo kit può essere utilizzato per la pulizia delle armi rigate, shogun e pistole. Ordine e pulizia sono importanti per conservare e mantenere in perfetta efficienza le armi da caccia. Maneggiare un’arma pulita e lucidata, soprattutto al proprio interno, da la sensazione che funzioni meglio. Pulire il proprio fucile è un altro modo di vivere la caccia, poiché si instaura un vero e proprio rapporto personale con la l’arma. Per ulteriori info segui il link: Hardcore Hunter della Otis

Torcia E15 della Fenixlight Limited, Qualità e Versatilità in soli 6 cm. Torcia E15 della Fenixlight Limited: La Fenixlight Limited si è imposta di produrre torce di qualità con una alto grado di resistenza all’acqua ed alle cadute accidentali. Considerate le sue caratteristiche tecniche, la E15 è una torcia che non può mancare nel taschino della giacca di un cacciatore. Dalla Cina non provengono solo torce di scarsa qualità che si trovano nei banchetti dei mercati rionali. Infatti, al crepuscolo o prima dell’alba vi è la necessità di fare luce sul proprio cammino. Molti cacciatori, infatti, sono soliti uscire o rientrare a casa quando la luce scarseggia o è totalmente assente, per cui emerge la necessità di equipaggiarsi di torce elettriche che possano illuminare la strada che si sta percorrendo a piedi. Per ulteriori info segui il link: Torcia E15 della Fenixlight Limited

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protezione e comfort seguono il vostro passo Durante una battuta di caccia acqua, fango, erba alta sono “ostacoli” naturali che si possono incontrare. Solo con una calzatura che assicura prestazioni e protezione ottimali su ogni terreno può agevolare lunghe camminate. Gli stivali Labrador LTR della AKU accompagnano il cacciatore in qualunque condizione e su ogni terreno. AKU è una nota realtà industriale del settore calzaturiero italiano, fondata dal Galliano Bordin, il quale fu in grado di trasformare un piccolo laboratorio artigianale in una moderna industria Montebelluna, in provincia di Treviso. Per ulteriori info segui il link: Stivali da caccia Labrador LTR della AKU Caccia Passione 62


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Veterinaria

Pericolo veleni: capire i sintomi per agire subito

Chi ha un animale da compagnia conosce bene il rischio rappresentato dai veleni: è molto diffuso e piuttosto subdolo. Molti cani da caccia, ma non solo hanno perso la vita a causa di diagnosi sbagliate, ritardi nei soccorsi ed errori di valutazione. Scopriamo insieme quali sono i veleni più pericolosi e diffusi, come leggere i sintomi e agire tempestivamente.

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i veleni ce ne sono una infinità, siano essi naturali o chimici. Il cane che spesso si allontana dal conduttore è per sua stessa natura oggetto a rischio: durante una battuta di caccia potrebbe imbattersi in un boccone avvelenato, in apparenza particolarmente gustoso, potrebbe scontrarsi con qualche animale velenoso, o in sostanze letali di derivazione naturale. Insomma i pericoli sono numerosi. Sbaglia infatti chi ritiene che i veleni abbiano una esclusiva origine chimica. Per quanto siano ad oggi i più diffusi fra i nostri boschi e le nostre campagne, non sono i soli. Arsenico, piombo e mercurio sono ad esempio veleni minerali e la stracnina deriva da una pianta tropicale letale. Insetti e rettili velenosi di certo non mancano e la lista potrebbe proseguire. Gli anti coagulanti. Tra i tanti possibili veleni nei quali si potrebbe imbattere il vostro cane, uno dei più comuni e pericolosi è certamente rappresentato dai rodenticidi anticoagulanti. A renderli tanto comuni ci pensa il fatto che vengono

spesso impiegati dalle aziende agricole che per combattere il problema roditori ne pensano una più del diavolo. Ovviamente non si tratta di veleni privi di antidoto: la soluzione è anche piuttosto semplice da somministrare visto che a risolvere il problema ci pensa la vitamina K . Il problema reale è rappresentato dal fatto che un avvelenamento da rodenticidi anticoagulanti è piuttosto difficile da diagnosticare e i sintomi potrebbero fare la loro comparsa anche molti giorni dopo l’assunzione del veleno. Potrebbero inoltre essere particolarmente vaghi e difficilmente interpretabili. In generale si verifica una vaga stanchezza, rantoli durante la respirazione, mucose pallide e sangue nelle feci. Per questo sono in tanti i veterinari che consigliano, quando anche solo si suppone avvelenamento da rodenticidi anticoagulanti , di somministrare immediatamente la vitamina k. Sarà dunque bene farne richiesta esplicita al proprio veterinario senza utilizzare invece molti altri medicinali che il più delle volte potenziano gli effetti del veleno. A renderlo tanto subdolo ci pensa il fatto che gli effetti, blandi e poco vistoCaccia Passione 65


si possono durare molto a lungo e sfocia- vomito, condizione anch’essa potenzialre quando meno ce lo si aspetta, in pesanti mente mortale. Eppure in generale il vomiemorragie causate anche da traumi banali. to immediato può salvare la vita del cane; • portare con sé acqua ossigenata 10 Veleni: come agire. volumi potrebbe tornarvi piuttosto utile, Non è sempre semplice accorgersi dell’avve- specie se si frequentano zone nelle quali si nuto avvelenamento. Il segreto è comunque sono già verificati avvelenamenti. Inserendo quello di agire repentinamente, senza per- con una siringa senza ago la soluzione (1 ml dere tempo, anche se si ha il sospetto che il per ogni kg di peso del cane) e aggiungencane abbia ingerito qualcosa di non meglio do il 50% con dell’acqua si potrà provocare precisato. Una conferma di eventuale avve- piuttosto semplicemente il vomito. A prefe-

lenamento potrebbe essere rappresentata dalla improvvisa stranezza del nostro amico a quattro zampe. Se dopo aver ingerito qualcosa di sospetto non ci sembra più il cane di sempre ecco come consigliamo di agire: • far vomitare subito il cane. Non tutti sono d’accordo visto che la sostanza velenosa ingerita potrebbe, se vomitata, ledere l’esofago. Inoltre il cane sottoposto ad una situazione neurologica depressiva o eccitata potrebbe aspirare il Caccia Passione 66

renza si potrà far ingerire all’animale acqua con sale: la soluzione dovrà essere soprasatura (il sale dovrà depositarsi sul fondo). Nel caso in cui il cane non vomiti subito si potrà decidere di somministrare ancora una volta la soluzione salina o l’acqua ossigenata. Il consiglio è comunque sempre quello di essere estremamente delicati, per evitare lesioni; • recarsi dal veterinario subito. Anche se il cane ha vomitato e si suppone stia meglio, il consiglio è sempre quello di re-


Veterinaria carsi da un veterinario. Non si sa infatti se il cane abbia vomitato tutto e nel caso in cui parte del veleno sia stata già metabolizzata è bene che intervenga un medico; • la precisione è importante. E’ bene che al veterinario si sia in grado di dare il maggior numero di informazioni possibili: quanto tempo è passato dall’ingestione, le condizioni, i sintomi già riscontrati e possibilmente portare un “campione” del boccone incriminato; • evitare il latte. Diversamente da

barcollano, tremano, ansimano e si mostrano generalmente indeboliti. Possono sbavare copiosamente, possono avere scariche diarroiche, emorragie o addirittura convulsioni e svenimenti. Da ricordare inoltre che non tutti i sintomi si presentano subito: è più comune invece che si presentino dopo una mezz’ora, forse di più. L’avvelenamento secondario. Si tratta di una forma di avvelenamen-

come si ritiene il latte non ha alcun effetto positivo sul cane avvelenato: aiuta infatti l’assorbimento delle sostanze velenose, rendendo ancora più grave la situazione. Qualora disponibili si dimostrano invece molto più utili gli albumi d’uovo.

to da non sottovalutare. Alcuni veleni sono in grado di resistere anche a lungo nelle spoglie di un animale deceduto. Qualora il cane ingerisse animali morti per avvelenamento potrebbe a sua volta avvelenarsi. E’ importante che il cacciatore conosca anche questa tipologia di avvelenamento. Avvelenamento: i sintomi. Detto questo è bene ribadire che è fondamenNon ne esistono di univoci, ma quel che è tale recarsi dal veterinario anche nel caso di comune in tutti i cani avvelenati è la stra- sospetto di avvelenamento e che la tempestinezza. Si comportano in maniera insolita, vità potrebbe salvare la vita del proprio cane. Caccia Passione 67


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Anno III – N° 6 – giugno 2014 www.cacciapassione.com Direttore Responsabile Pierfilippo Meloni Vicedirettore Domenico Mansueto

Direttore Marketing Valerio Troili marketing@cacciapassione.com Collaborazioni Claudia Zedda, Diego Mastroberardino, Giovanni Di Maio, Rosalba Mancuso, Pierfilippo Meloni, Domenico Mansueto, Kalaris. Traduzioni, Grafica e Impaginazione A cura della Redazione Pubblicità Ilaria Troili - Cell. 335.6408561 commerciale@cacciapassione.com Fotografi Archivio Caccia Passione, Shutterstock

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Redazione Via Camillo Golgi, 1 - 20090 - Opera (MI) redazione@cacciapassione.com Cell. 3383243383 Service Provider Made Network srl Via Macanno, 59 - Rimini (RN) Editore Caccia Passione s.r.l. Via Camillo Golgi, 1 - 20090 – Opera (MI) Cell. 3383243383 redazione@cacciapassione.com Registrazione in Tribunale n. 17 del 21/01/2012 Direttore Responsabile: Pierfilippo Meloni

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