ANNO IV nr.09 - Settembre 2015
CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue
“Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • I Carabinieri delle barzellette..
Itinerari:
• Montefeltro Sport. Due italianissime riserve per cacciate autentiche..
Cani da caccia:
• Flat-Coated Retriever. Il migliore nel riporto..
Il cervo di Ciampei..
ANNO IV nr.06 - Giugno 2015
CACCIA PASSIONE
in copertina
Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue
Il cervo
di Ciampei.. “Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • I Carabinieri delle barzellette..
Itinerari:
• Montefeltro Sport.. Riserve per cacciate autentiche..
Cani da caccia:
• Flat-Coated Retriever. il migliore nel riporto..
Il cervo
Caccia al cervo. Un’emozionante giornata di caccia, nel meraviglioso scenario delle Alpi Carniche..
di Ciampei..
SOMMARIO Anno IV Nr. 09
14 Migratoria:
Attenti da Attenti da Poggio Perone!
www.cacciapassione.com
Pg 8 “Il Dito nell’occhio”.. I Carabinieri delle berzellette..
Bruno Modugno
Pg 12 News ed eventi venatori
20 Ungulati:
Il cervo di Ciampei
a cura della redazione
Pg 14 M igratoria: Attenti da Poggio Perone..
Vincenzo Frascino
Pg 20 Ungulati: Il cervo di Ciampei..
26 Attualità:
Stambecco. Cosa aspettano
Caccia Passione 4
Vincenzo Frascino
Pg 26 Attualità: Stambecco. Cosa aspettano?
Goffredo Grassani
26
Sommario
Pg 63 Cucina: Ravioli allo stracotto di cervo..
Adelmo Giacomini
8
“Il Dito nell’occhio”.. Bruno Modugno: I Carabinieri delle barzellette
Pg 34 Itinerari di caccia: Montefeltro Sport. Due italianissime riserve per cacciate autentiche.. claudia Zedda
Pg 70 Veterinaria: Allergie alimentari nel cane da caccia..
Kalaris
34 Itinerari di caccia: Monte-
feltro Sport.. Due italianissime riserve per cacciate autentiche
Pg 40 Cani da caccia: Flat-Coated Retriever il migliore nel riporto..
Claudia Zedda
Pg 46 Fucili canna rigata: Rössler Titan 6 e Kahles Helia 5.. Emanuele Tabasso
46 Fucili canna rigata: Rössler Titan 6 e Kahles Helia 5
Pg 54 Munizioni: La cartuccia .264 Win. Mag.. Costantino Ramolfi Pg 58 Racconti venatori: Qualcuno di troppo..
Pina Apicella
66 Veterinaria: Allergie
alimentari nel cane da caccia Caccia Passione 5
Editoriale BUGIE SULL’EMERGENZA CINGHIALI.. Quella appena trascorsa è stata un’estate torrida, forse la più calda degli ultimi centocinquant’anni. Ma non è stato il gran caldo a far impazzire i cinghiali che di colpo hanno riempito le cronache della stampa generica diventando protagonisti di diverse trasmissioni televisive e radiofoniche. Insomma, di punto in bianco, gli italiani si sono accorti che i cinghiali esistono. Ci sono voluti gli incidenti mortali, è stato necessario che invadessero decisamente le grandi città e che gli agricoltori, attraverso le proprie associazioni, urlassero richiedendo centinaia di milioni di Euro per i danni subiti a causa dei cinghiali. Ma noi tutto questo lo sapevamo già. Non perché siamo indovini e neanche perché lo abbiamo letto sui libri. Lo sappiamo semplicemente per il fatto che frequentiamo i boschi, le campagne, la natura. Insieme a tutto questo clamore nei confronti dei cinghiali abbiamo oltretutto assistito al peggio del peggio che gli anticaccia possono offrire con la collaborazione della stampa. Con una citazione potremmo dire: ”abbiamo visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare”. Presidenti di parchi hanno raccontato il fenomeno in maniera fiabesca, saccenti veterinari hanno detto che la colpa è nostra perché disgreghiamo con la caccia i gruppi familiari, e una pletora di animalisti hanno dichiarato ai quattro venti che siamo stati noi a creare il problema attraverso immissioni selvagge di cinghiali. A tutta questa gente dico che dovrebbero soltanto provare vergogna di loro stessi. Una massa di ignoranti, nella migliore delle ipotesi, e di gente in male fede senza nemmeno il senso del pudore. Insomma veniamo accusati di sterminare le povere bestiole e di farle estinguere, ma quando al contrario, siamo letteralmente invasi da animali selvatici siamo ugualmente accusati non so bene di cosa. Vi prego, almeno fate pace con il cervello! Non mi dilungherò in spiegazioni tecniche e non parlerò dei motivi che hanno consentito ai cinghiali, come agli ungulati in generale, di avere delle popolazioni in continua crescita. Questi argomenti li conoscete già, li avete letti, studiati e vissuti decine e decine di volte anche attraverso autorevoli autori di questa rivista. Mi limiterò a dire ai nostri politici, a chi è chiamato a prendere delle decisioni, che i cacciatori sono stati, sono e saranno sempre in prima fila nella corretta gestione dei territori e rappresentano una risorsa importantissima e gratuita per l’intera collettività. Pertanto lasciateci operare in santa pace, con criterio e su basi scientifiche, per avere territori sempre più fruibili e ricchi di biodiversità. Noi siamo in grado di far risparmiare alla collettività centinaia di milioni di euro oggi spesi per gli indennizzi che tra l’altro non soddisfano nessuno neanche gli agricoltori ai quali sono rivolti, in quanto riescono a coprire solo in piccolissima parte i danni subiti... Continia la lettura sul nostro Portale Caccia Passione... Federico Cusimano
I carabinieri
delle barzellette.. di Bruno Modugno
Q
uesta volta il dito lo metto nell’occhio di quei carabinieri (pochi, per fortuna) che fanno di tutto per somigliare a quei loro colleghi delle barzellette. Che poi – è il caso di rivelarlo – furono messe in giro agli inizi degli anni ’70 dall’allora capo ufficio stampa dell’Arma che semplicemente aveva utilizzato quelle storielle che i Parigini raccontavano sui Belgi. Fu un colpo di genio che portò alle stelle le simpatie per la Benemerita, che ancora oggi sono altissime. Chi non ama i Carabinieri? La loro cortesia, la loro disponibilità nei confronti del pubblico, la loro efficienza, l’alto grado di preparazione sono proverbiali. Io poi ho vissuto sin da bambino nel culto dell’Arma, con un nonno colonnello del Ruolo d’Onore (in un tempo in cui non esistevano i generali dei Carabinieri, se non provenienti da altre Armi). Ho vissuto tra slanci di amore patrio, fanfare, feluche e lucerne, calendari, pennacchi, sciabole e caroselli di piazza di Siena. Da cronista investigativo al Giornale d’Italia curavo – come si diceva in gergo – l’Arma. Spero quindi che nessuno dei miei amici carabinieri (molti dei quali cacciatori) pensino che io voglia gettare il discredito su quella benemerita istituzione nella quale – lo confesso – spero che entri mia nipote visti gli ottimi voti riportati alla maturità. Caccia Passione 8
Ma quando ce vo’ ce vo’- E il mio malumore è un po’ il seguito del precedente articolo contro il pensiero unico, nemico numero uno delle armi sportive e da caccia, che aleggia in molti settori della vita culturale, politica, nella magistratura ed anche – l’ho scoperto da poco- tra i carabinieri delle barzellette. Vi racconto brevemente due storie. Non faccio nomi e cambio anche alcuni riferimenti, visto che i miei due amici, vittime dei carabinieri delle barzellette, sono ancora in ballo – chi in attesa di giudizio e chi di licenza - e potrebbero ricavarne altri dispiaceri. La prima storia riguarda un vecchio cacciatore, con almeno 60 licenze. Gran signore, dal comportamento irreprensibile, mai avuto un verbale, un cattivo comportamento e nemmeno un diverbio stradale. Vive in campagna, in una villa blindata con allarmi acustici e luminosi, le grate alle finestre, i cani. In più ha un armadio blindato dove ripone, per un eccesso di pignoleria, le sue armi. Con lui vive una domestica, che come prevede il contratto, ha diritto alla libera uscita il giovedì pomeriggio e la domenica. Il caso ha voluto che proprio di domenica gli fosse stato segnalato un buon passo di beccacce, e così il mio amico, con cane, fucile e cartuccera, si gettò tra carpini e rogare alla ricerca della Regina. Non mi chiedete i risultati.
Il dito nell’occhio..
Credo comunque che un paio di beccacce sia riuscito a incarnierarle. Al suo ritorno trovò la casa sottosopra, i carabinieri con le luminarie accese e la domestica in lagrime. Era successo che proprio durante la sua assenza i ladri, molto professionali, avessero disattivato l’allarme, smurato una delle grate e cercato di trovare qualche cosa da portare via. Forse disturbati da qualcosa (forse dal ritorno a casa della colf) si sono dati alla fuga senza fare altri danni. Un fucile, forse trafugato e abbandonato all’ultimo momento, o forse dimenticato dal mio amico cacciatore fuori dell’armadio blindato, faceva bella mostra di sé in camera da letto. Il mio amico, cornuto e mazziato, fu interrogato il giorno dopo alla stazione dei carabinieri. Il comandante pare gli abbia chiesto se la colf avesse la licenza di caccia. Naturalmente no, rispose il mio amico. L’arma gli fu sequestra-
ta e lui stesso fu denunciato per omessa custodia d’arma o qualcosa del genere. Tremila euro all’avvocato per ottenere che gli venisse dissequestrata l’arma. Spenderà più del doppio per difendersi in tribunale dall’accusa, e , comunque vada, avrà sicuramente dei problemi quando sarà il momento di rinnovare la licenza. Che, come tutti sanno, non è un diritto ma oggetto di “concessione” a seconda degli umori dl questore, E se hai mostrato l’anulare a chi ti sorpassa a destra insultandoti, puoi anche sentirtela negare. Siamo in Italia, paese di sudditi e non di cittadini! A parte la legge che stabilisce Caccia Passione 9
come le armi debbano essere custodite con diligenza nel sito “Ministero della DifesaArma dei Carabinieri” si legge: “…è lecito detenerle purchè adeguatamente custodite e regolarmente denunciate presso l’Ufficio di P.S. competente per territorio.” Nessuno ha mai legiferato che le armi debbano essere chiuse in armadi blindati. Quindi un fucile tenuto in una casa con le finestre provviste di grate e allarmate è senz’altro “custodito con diligenza”. Ma i ladri sono entrati nonostante le grate e il sistema d’allarme, obietterebbe il carabiniere delle barzellette. Forse ha letto da qualche parte che i ladri entrano anche nei caveau delle banche che in quanto a custodire con diligenza denaro contante e preziosi non prendono lezioni da nessuno. Ma intanto è successo, anche nel passato, che dopo un furto di armi nella sua abitazione, uno sfortunato detentore abbia passato i guai suoi. Finalmente una ennesima sentenza della Cassazione dovrebbe aver messo fine a ogni dubbio e ad ogni disputa stabilendo che nessuna lettera di legge impone l’utilizzo di casseforti o di sistemi di allarme.
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Il secondo caso è meno grave perché non ha avuto implicazioni giudiziarie. Una mia cara amica ha finalmente preso la licenza di caccia, superando gli esami ben quattro mesi fa. Ma la licenza non le arriva. Dopo l’ultimo sollecito, il funzionario le ha chiesto: “Ma non ha ricevuto una lettera dalla stazione dei carabinieri del suo paese?”. Alla risposta negativa della mia amica, il funzionario ha replicato. “Beh, allora le converrebbe andare da carabinieri e rispondere alle loro domande”. Così ha fatto. Alla stazione, si è sentita chiedere dal brigadiere di turno: “Ma l’ha comprato l’armadietto blindato?” Giuro che è vera. Quindi, la mia amica, non avendo il porto d’armi non ha nemmeno un fucile a tappo. E poi, lo ripeto. l’armadietto non è obbligatorio. E’ solo utile. Io ce l’ho e non per paura dei ladri, né che qualche bambino o drogato o pazzo criminale possa mettere mano alla mie armi. Che sono tante e qualcuna anche di pregio. No, ce l’ho per paura dei carabinieri delle barzellette. Bruno Modugno
News venatorie Arcicaccia: ” Wilma la cacciatrice con un passato da anticaccia”. Caccia & ambiente: La storia di una donna che dall’ostilità preconcetta ora dirige un circolo dell’Arci Caccia.
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pensare che ero stata sempre contro la caccia…”. Confessa il suo “peccato originale”, che l’ha accompagnata per oltre quarant’anni, Wilma Vettorel, trevigiana, dal 2010 cacciatrice e da quest’anno presidente del circolo Arci Caccia di Mareno che conta 104 cacciatori, tutti uomini. Simbolicamente e convintamente, a ridosso dell’8 marzo, nell’assemblea congressuale, all’unanimità dei presenti, l’hanno voluta a capo dell’Associazione. “Una scelta difficile – ci dice Wilma – perché si trattava di prendere il posto di Ferruccio Carnielli, indimenticabile dirigente dell’associazione che ha segnato positivamente, per più lustri, con le battaglie dell’Arci Caccia che lo hanno visto in prima fila, la storia della caccia come piace a me: responsabile, legata alla gestione e alla conservazione della fauna”. “Di Carnielli – continua a raccontare Wilma a tavola con Pier Luigi Pittarello, Paolo Sponchiado e Giuliano Ezzelini Storti – ricordo il primo incontro dopo che mi associai al circolo Arci Caccia di Mareno e mi iscrissi all’Atc n.4. Avvertii subito la sua passione e la sua ostinazione nel promuovere la caccia popolare e sostenibile.
Ferruccio sono andata a caccia per due anni. Imparo da lui la caccia col cane a lepri e a fagiani, a rispettare le regole e le distanze, a conoscere le zone, a considerare il lavoro degli agricoltori, a capire sempre di più cos’è la caccia, chi sono i cacciatori e perché occorre combattere i bracconieri e la cultura della rapina e della distruzione che portano con sé”. “E poi ..”.- si ferma un attimo Wilma. Con lo sguardo rivolto all’orizzonte sembra rivivere quei momenti e il suo volto si illumina. “Ho partecipato alle catture delle lepri nelle zone ripopolamento e ho scoperto la gioia e l’amarezza degli uomini a seconda dei risultati conseguiti perché quelle catture rappresentano la palese testimonianza del buon lavoro di gestione fatto e di quanto sia utili i cacciatori nella tutela della biodiversità. In quelle circostanze capisco cos’è la caccia: tradizione, rispetto per l’ambiente, impegno sociale, sano divertimento, amicizia vera e genuina ma anche sana rivalità e competizione. Durante le operazioni di cattura guardi gli occhi e la fatica di quelle persone, che sacrificano tempo e denaro alla loro famiglia, e avverti la devozione per la natura da parte dei cacciatori. Molto di più di certe persone che amano definirsi ambientalisti ma che poi dalle piccole cose quotidiane dimostrano, purtroppo, il contrario”. “Torna a chiamarlo fin che te eo trova…” rispose Ferruccio in dialetto stretto.aro magica ma sento, e so di dargli un dispiacere, che non è nelle mie corde, non mi entusiasma.
Nel frattempo faccio allenamento al tiro al piattello per prepararmi, ma… con le anatre non ci so proprio fare. Roberto ha anche passione per la caccia agli ungulati e mi coinvolge in questa nuova esperienza. Per un’intera stagione lo seguo zitta e attenta in altana, alla cerca nei boschi al tempo del bramito dei cervi e nelle grandi battute ai cinghiali. Sono affascinata, anche se la sveglia è alle 3 del mattino e fa un freddo cane. Ora si, mi piace tutto. Dopo aver ottenuto la licenza ungherese e una carabina mi cimento nella caccia ai cinghiali. La gente capirà. D’altronde è già Mi colpì. E’ stato un grande presidente e un grande successo a me!” uomo pur con i difetti, ad iniziare dal suo partico- Fox Red lare carattere, che hanno tutti gli esseri umani. Con Caccia Passione 9
Migratoria: arrivato il primo Tordo ANUU Migratoristi rende note le informazioni sul passo migratorio italiano, ad Arosio inanellato il primo Tordo Bottaccio.
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accia e Migratoria. Dall’Osservatorio Ornitologico di Arosio della FEIN – che cura settimanalmente queste notizie in collaborazione con i punti di riferimento esteri e con il gruppo di soci ANUUMigratoristi che offrono le loro notizie pro-
venienti dagli appostamenti fissi – abbiamo la comunicazione che il primo Tordo bottaccio (anzi ben 4 nella sola mattinata) è stato inanellato sabato 19 settembre, una data alquanto ritardata rispetto alla cronologia degli anni passati. Dopo le infelici condizioni meteo dell’inizio settimana dal 14 al 20 settembre nulla di particolare vi è da segnalare per i Prispoloni e anche le Balie nere hanno cominciato a calare nel numero delle presenze salvo un simpatico ritorno nel pomeriggio di domenica 20, quando, calato il vento, è stato un momento più che felice per il clima di settembre. Sono invece riapparse in modo molto positivo le Capinere, accompagnate dai costanti Beccafichi e dalle Bigiarelle. Discreto il movimento del Pettirosso e buona la presenza del Torcicollo. Il Merlo si mantiene nella norma senza “picchi” particolari e, infine, si hanno notizie delle prime avvisaglie del Lucherino in collina. ANUU Migratoristi
Friuli, nuovi limiti di prelievo su specie selvatiche alpine Friuli Venezia Giulia, approvate limitazioni per caccia galliformi alpini, sospensione del prelievo coturnice bianca e lepre bianca
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l Comitato faunistico regionale, riunitosi a Udine e presieduto dall’assessore regionale alle Autonomie locali, Caccia e Risorse ittiche, Paolo Panontin, ha approvato le limitazioni all’attività venatoria sui galliformi alpini. In particolare, ha approvato la riduzione del periodo di caccia del fagiano di monte, limitando anche il numero delle uscite venatorie. L’apertura della caccia a tale specie sarà infatti posticipata all’11 ottobre; mentre la chiusura verrà anticipata al 9 novembre. Inoltre, il fagiano di monte sarà cacciabile in tale periodo, ma solamente per sei giornate. Il Comitato faunistico regionale ha altresì approvato la sospensione dell’attività venatoria per il prelievo della coturnice bianca e della lepre bianca. Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
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News venatorie “Diventa uno di noi”: entra nel vivo il video contest di Caccia e Pesca. “Diventa uno di noi”: Termina il 30 novembre la possibilità di partecipare al concorso e diventare produttori dei canali. Ora disponibili online anche i video con i suggerimenti e gli accorgimenti tecnici degli esperti di Caccia e Pesca.
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ntra nel clou “Diventa uno di noi”*, la video competizione, lanciata lo scorso marzo dai canali Caccia e Pesca (Sky 235-236), che fino al 30 novembre offre la possibilità agli appassionati di diventare protagonisti dei canali con una propria produzione. Per agevolare i partecipanti al concorso, i canali hanno coinvolto i produttori nella realizzazione di pillole video contenenti consigli e linee guida che facilitino il lavoro di produzione dei neofiti. Facilmente fruibili, i filmati brevi sono disponibili nelle playlist di Youtube dei canali: Caccia Tv e Pesca Tv e vengono regolarmente postati sulle rispettive pagine FB. Per partecipare al video contest “Diventa uno di noi”* basta inviare all’indirizzo info@cacciaepesca.tv il proprio video della durata di cinque minuti, che racconta la propria passione, caccia o pesca, con relativa liberatoria che ne autorizza l’uso nelle piattaforme tv e web dei canali – scaricabile su cacciaepesca.tv (http://concorsi.cacciaepesca.tv/uno-di-noi/).
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accia e pesca sky - canale pescaI video pervenuti entro il 30 novembre saranno resi disponibili all’interno del mini sito e potranno essere votati dal pubblico fino al 31 gennaio. Successivamente, dal 1° al 4 febbraio 2016, i video saranno valutati da una giuria di esperti, composta da membri della redazione dei canali Caccia e Pesca (Sky 235-236), a cui spetterà la valutazione finale dei contenuti e l’individuazione dei vincitori ai quali, uno per il canale Caccia e uno per il canale Pesca, verrà offerto un contratto (valore commerciale di 6 mila euro) per la fornitura di un filmato, della durata di un’ora ciascuno, che entrerà a far parte del palinsesto dei due canali. *Termini e condizioni sono disponibili nel mini sito dedicato, all’interno di cacciaepesca.tv.
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Attenti
da Poggio Perone! Caccia Passione 15
Attenti
da Poggio Perone! di Vincenzo Frascino
Caccia al colombaccio. Un capanno a picco sul mare, in compagnia degli amici e delle strabilianti evoluzioni dei volantini, potrebbero essere già gli ingredienti sufficienti per una fantastica giornata…finché il vento non comincia a girare…
Anche se negli ultimi anni i miei sforzi venatori sono stati rivolti principalmente nei confronti degli ungulati, devo dire che il primo amore a conquistarmi è stata la migratoria. Sia in Calabria che in Sicilia ho sempre insidiato il colombaccio anche con ottimi risultati, ma è sempre stata una caccia da appostamento temporaneo, da terra, Caccia Passione 16
senza l’utilizzo di richiami vivi. Non posso negare quanto mi sarebbe piaciuto provare un’esperienza di caccia al colombaccio dal palco con i volantini. La proposta di Emiliano giunge dunque in questo contesto, e per diverse settimane tengo nel cassetto questa opportunità in attesa del momento giusto. “Ci son stati tre giorni di scirocco” – sbuffa
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un po’ stizzita la voce di Emiliano al telefono – “ma da ieri è entrato il maestrale, certo, non è la tramontana ma sono giorni di passo, quindi direi, vieni su e vediamo come va!”. Per non rischiare di far tardi vado su dalla sera prima: siamo a Castiglione della Pescaia, splendido tratto di costa a nord di Grosseto, nel cuore della Maremma, nel regno della caccia. Sono stato invitato da Emiliano nell’AFV “Punta Ala- ValMaestraLe Rocchette”, dove lui è responsabile delle attività venatoria. Alle quattro del mattino, prima che la sveglia suoni vengo svegliato dal fragore del vento che soffia sulle imposte. Mentre guido verso l’appuntamento con Emiliano, mi scopro euforico ed emozionato: cacciare a Castiglione della Pescaia, famosa zona di passo di tordi e colombi, è
esperto canaio, mi racconta della sua passione per questa particolare forma di caccia. “La passione per i colombi me l’ha trasmessa il mi’ babbo” – mi racconta – “lui è stato uno dei pionieri qui. È stato uno dei primi ad addestrare i volantini negli anni ’50. Io ho ereditato la sua passione e le sue conoscenze e tutt’oggi, dai primi di agosto, quando inizio ad addestrare i volantini, fino a novembre, mi dedico interamente al capanno … finché non inizia la caccia al cinghiale, eh!” mi sorride furbetto mentre guida. Giunti in prossimità del capanno posiamo l’auto e salutiamo i due amici di Emiliano, Mirko e Simone, che occuperanno i due capanni ai lati di quello di Emiliano, che ospita i volantini. Emiliano oggi metterà in campo 7 volantini, 5 stantuffi e 2 racchette. Se qualcuno
una cosa per pochi e mi sento privilegiato, sebbene l’arma che custodisco nel baule sia dotata solo di teleobiettivo e di zoom! Dopo un veloce caffè mi accoglie il Terrano di Emiliano, dove le due Labrador India e Asia mi fanno le feste leccandomi la faccia e scodinzolando. Lungo il tragitto verso il capanno, Emiliano, cinghialaio incallito ed
ha presente il numero di Moira Orfei con le sue colombe bianche si può fare un’idea della dimestichezza di Emiliano con i suoi volantini e della loro confidenza con lui. È veramente stupefacente! “Ogni anno, come faceva mio padre, addestro nuovi volantini. Qualcuno lo ritiene sciocco, ma io preferisco così, per evitare Caccia Passione 17
che prendano vizi difficilmente estirpabili!” mi sottolinea Emiliano. La scaletta per montare sul capanno è abbastanza breve. La macchia mediterranea in cui è incastonato è fitta ma bassa e bastano pochi metri per sbucare oltre le cime di folti alberi. Una volta che i nostri occhi superano le chiome vengono inondati da tanto cielo, tanto mare e tanta bellezza da perdere il fiato. Il sole sta facendo capolino da sud-est regalandoci un’alba spettacolare che fa brillare la superficie del mare e, come per magia, fa scorgere i profili di terre fin ora invisibili. “Da qui si Caccia Passione 16
vede Talamone, l’Argentario, il Giglio, l’isola di Montecristo, l’Elba e, se si schiarisce un po’, riusciremo a vedere le vette della Corsica”, seguo ipnotizzato il dito di Emiliano che sfiora l’orizzonte. Un orizzonte a lui noto e caro, e un po’ lo invidio. “Le curate più belle le dovremmo avere dalla nostra sinistra” - mi dice Emiliano - “I branchi vengono dall’entroterra diretti verso la Sardegna e la Corsica, ma con una giornata di vento così difficilmente attraversano il mare. Arrivati al mare dovrebbero girare e se credono ai volantini il gioco è fatto”. Il primo grosso bran-
co sbuca, infatti, da un crinale alla nostra sinistra, detto Poggio Perone e da lì prende una gola verso il basso dirigendosi verso di noi. Emiliano comincia a manovrare convulsamente stantuffi e racchette con movimenti rapidi e precisi. I volantini lanciati compiono una stretta traiettoria prima di tornare al capanno. All’inizio il grosso branco sembra non crederci ma poi a un tratto i numerosi puntini nel cielo assumono una forma sempre più definita. Con le fucilate dei tre capanni i primi quattro colombacci sono a terra. Peccato che alle successive
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curate non si verifichi la stessa situazione: i colombacci continuano ad arrivare ma, ahimè, non a cadere. Sarà per l’emozione di essere fotografati o per lo stupore per la dovizia che arriva dal cielo, ma le padelle si susseguono intervallate dal qualche bel tiro. “Attenti da Poggio Peroneee” sembra essere la parola d’ordine oggi: la maggior parte dei voli proviene da lì e piombano sul capanno attratti dal perfetto gioco dei volantini. “Chi l’avrebbe detto, Vincenzo! Questa giornata era senza aspettative e invece guarda che belle curate che ci siamo goduti!” mi dice Caccia Passione 17
soddisfatto Emiliano, mentre ci attardiamo a farci scaldare dal sole già alto. Guardiamo i colombacci disposti ai piedi del capanno, sorvegliati dalle Labrador. “Il carniere è di tutto rispetto ma in una giornata come questa sarebbe potuto essere sicuramente più ricco” - commenta Emiliano - “ma credimi, la mia più grande soddisfazione non è averli lì, ma vederli arrivare al capanno mentre credono ai miei volantini”.
A sinistra. L’autore con la brava e bella labrador di Emiliano. Sotto. L’allegra comitiva di cacciatori con il carniere della mattinata.
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Ungulati
Il cervo
di Ciampei..
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Il cervo
di Ciampei..
di Vincenzo Frascino
Caccia al cervo. Un’emozionante giornata di caccia, nel meraviglioso scenario delle Alpi Carniche, in compagnia dell’amico Franco e della sua hannoveriana Lea
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l binocolo c’è, torcia frontale presa, cioccolata, noci e alpenstock… tutto è pronto, non vedo l’ora di partire! La coda dell’hannoveriana Lea muove l’aria nel suo eccitato scodinzolare. Mi trovo ai piedi del monte Zoncolan, in piena Carnia, ospite dell’amico Franco in occasione dell’apertura al cervo. Siamo al termine di un’estate così torrida che resterà nella storia, ma qui il caldo che ancora tormenta l’Italia si manifesta con un bel fine settimana di sole e tepore, così raro a queste latitudini! Segnata in bacheca l’uscita in località Ciampei, percorriamo ancora un pezzo di strada in macchina, prima di avviarci a piedi. La salita parte già ripida, e presto il nostro sentiero s’infila nel bosco di abeti. La Lea ci precede di qualche metro, io seguo Franco mentre la luna piena di agosto fa capolino tra gli alberi illuminando i nostri passi felpati. Sull’altro versante della montagna contemporaneamente sta salendo Francesco, il socio di Franco: lui cammina già da più di un’ora, poiché è diretto al più alto costone di roccia che domina l’anfiteatro della zona di caccia. Poco prima dell’arrivo al punto di osservazione ci fermiamo a cambiare gli abiti intrisi del sudo-
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re della salita e ci copriamo. Quassù c’è vento e una temperatura decisamente più alpina che a fondo valle! Posiamo gli zaini sotto un abete e iniziamo a scrutare l’orizzonte. “Nei giorni precedenti abbiamo avvistato numerosi camosci nei pratoni lassù in alto” mi spiega a bassissima voce Franco, “Francesco si sta posizionando su quei costoni di roccia, in modo da dominarli dall’alto. Il camoscio si aspetta di essere assaltato dal basso, la sua è un’ottima strategia… speriamo che riesca a identificare il capo assegnatogli!”. Mentre mi parla a bassissima voce, Franco scruta col binocolo i terrazzamenti più bassi sul costone difronte a noi “I cervi preferiscono quei prati più giù, accanto alla cascata, dove c’è fresco e umido”. Anch’io mi metto a osservare quel punto, ma di animali neanche l’ombra. “Probabilmente la luna piena di stanotte ha un po’ alterato il ritmo dei pascoli” osservo, “Certo, è molto probabile, perciò ancora non se ne vedono, ma fidati Vincenzo, qui di animali ce ne sono eccome, aspettiamo qualche minuto e vedrai”. Difronte a noi, lontanissimo e invisibile a occhio nudo, c’è Francesco, in cima alla cresta della montagna. Un suo SMS ci rende parte-
Ungulati cipi della sua situazione “Branco di camosci davanti a me, dalla vostra posizione non sono visibili, cerco la femmina, in bocca al lupo!”. Mentre Franco ripone il telefonino nella tasca, il suo formidabile occhio intercetta qualcosa d’interessante e lui quasi si pietrifica. Inquadra con il binocolo ed esclama “Un fusone! E’ nel piano!”. Lo imito, ma non identifico subito l’animale. Seguendo le sue coordinate risalgo al punto in cui ha avvistato il cervo e mi rendo conto con ammirazione che è visibile solo una porzione di posteriore, la testa col breve palco occhieggia tra gli ontani alpini tra un passo e l’altro mentre pascola. “Che strano sia solo, mi sarei aspettato di vederlo con una femmina e un piccolo!” sussurra Franco tra se e se. “Ora è a cartolina, ma da qui sono 580 metri! Pensi di avvicinarlo?” osservo. “Mah, se continua a pa-
scolare spostandosi in quella direzione finisce dritto nell’area di Francesco, aspettiamo ancora un attimo” dice Franco. Ma il cervo non si sposta. Sembra aver trovato qualcosa di suo gradimento in quei cespugli. Passano i minuti e il viso di Franco si fa sempre più concentrato ed espressivo, capisco che sta maturando una decisione. Pochi secondi dopo ne ho la conferma: “Andiamo!”. La Lea ci segue con passetti leggeri, ogni tanto mi volto a controllare che ci sia tanto è silenziosa. Abbiamo camminato in salita per un po’, guadagnando un centinaio di metri. Non possiamo procedere oltre, rischieremmo di essere visti dal cervo. Franco posa lo zaino su un grande sasso, adagia la carabina e si stende. Il binotelemetro segna 426 metri. “Per me sarebbe un tiro estremo”, penso. “Raramente ho fatto tiri così lunghi” mi fa
- L’autore in compagnia della fida hannoveriana Lea.
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eco Franco, con la voce impercettibile, venata dall’emozione. Ma nel suo sguardo leggo determinazione e sangue freddo. Questo è il momento chiave. “Devo correggere di 40 centimetri” mi dice Franco con un’espressione tra il perplesso e l’intrigante, dopo aver consultato il telemetro. Io non commento, non so cosa farei al suo posto, in verità. Va considerato che Franco gode di un ottimo appoggio, di una grande esperienza e di una tecnologia puntuale e affidabile di altissimo livello: i presupposti per un tiro così ci sono tutti! Mentre tengo d’occhio il fusone, l’indice di Franco sfiora il grilletto corrispondente al calibro 7x65R del suo splendido bergstutzen. La palla compie la parabola prevista. Le zampe del cervo si piegano per poi andare a grattare il cielo. Non si è ancora estinta l’eco dello sparo che risuona quella dei tonfi delle spoglie del cervo. Stramazzando al suolo l’animale non ha trovato una superficie
- Franco e il suo socio di caccia Francesco.
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piana ma scoscese roccette incapaci di frenarne la caduta. Di balza in balza rotola giù per poi fermarsi nel letto di un ruscello, in un profondo e ghiaioso canalone. “Waidmannsheil!” stringo la mano a Franco con profonda ammirazione. Mentre ci guardiamo negli occhi l’ombra delle difficoltà che ci attendono smorza i nostri festosi sorrisi. Svuotiamo gli zaini da tutto ciò che è superfluo: solo la reflex non può restare qui. “Risaliremo questo costone, per poi superare due saliscendi, quindi arriveremo nel letto del torrente e lo risaliremo fino al punto in cui deve essere caduto il cervo” mi spiega Franco. A parole sembra faticoso, ma nei fatti si rivela un percorso durissimo! Ci muoviamo su pendenze quasi verticali, tenendo l’equilibrio con l’alpenstock. Superiamo alcuni passaggi molto “arei” che mi fanno letteralmente tremare le gambe, camminando su agglomerati di pietre instabili e insidiose.
Ungulati
- Franco rende gli onori al cervo abbattuto.
Giunti nel letto del torrente la Lea torna spesso sui suoi passi per incitare gli impacciati bipedi a raggiungere insieme a lei il fusone. La troviamo a vegliare le spoglie dell’animale con l’espressione fiera e seria che sembra voler dire “Questo è mio!”. Sul torace del cervo è visibile l’ingresso della palla che ha spezzato la spina dorsale, nonché i segni delle fratture riportate nella caduta, che ha infranto purtroppo anche il palco. Trascinando le spoglie del cervo con le corde ripercorriamo a ritroso la strada, ugualmente insidiosa, ma resa più faticosa dalla stanchezza e dal peso. Al pun-
to di avvistamento troviamo ad attenderci Francesco che (per fortuna, penso io egoisticamente!) non ha potuto prelevare il capo di camoscio assegnatogli e accoglie nel suo zaino la nostra attrezzatura. La discesa in paese è una scanzonata passeggiata tra verdi prati e boschi rigogliosi, di cui posso ammirare la bellezza alla luce piena del sole di mezzogiorno. La zavorra è pesante, la stanchezza è tanta, eppure sento le gambe leggere e ho un’incontenibile vitalità: sarà l’aria buona di montagna o, più verosimilmente, l’effetto delle emozioni forti condivise con un grande amico! Caccia Passione 25
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AttualitĂ
STAMBECCO.
Cosa aspettano?
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STAMBECCO.
Cosa aspettano?
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a oltre quarant’anni si sono susseguiti e intensificati – per la verità, in questi ultimi tempi si sono alquanto sopiti – studi, convegni, relazioni sulla situazione dello stambecco in Italia ed in Europa; nel frattempo ( anni 60) si sono verificati fenomeni di reinserimento spontaneo in Alto Adige, dalle limitrofe Svizzera ed Austria; sono seguite intense operazioni di restoking e di reintroduzioni in varie parti dell’arco alpino, alcune con effetto positivo immediato (come in Piemonte, Valle d’Aosta e sulle Alpi Giulie), altre invece con difficoltà iniziali di ambientamento (“ risultato negativo!”, commentava Rolando Bier a seguito del primo tentativo di immissione nelle montagne pordenonesi). Alla situazione “buona” delle varie colonie, che si era venuta formando nel tempo, si aggiunse il “regalo” di uno stock di 40 animali a varie montagne italiane da parte della Svizzera, riconoscente per aver l’Italia salvaguardato la specie anche in periodi estremamente pericolosi (basti pensare alle due guerre mondiali) e per farsi perdonare lo scippo/bracconaggio di piccoli di stambecco in Val d’Aosta, che ha dato origine all’attuale patrimonio stambecco svizzero. Per quanto riguarda Caccia Passione 28
di Goffredo Grassani
l’Italia, la consistenza (Fonte :Tosi-Pedrotti- Ispra) offre una specie fuori pericolo di estinzione; le colonie di stambecco sono
numerose e omogeneamente distribuite.Il Gruppo di lavoro ( costituito nel 2009 dalla Provincia di Sondrio con il fior fiore di “scienziati”, coordinati da Tosi e Pedrotti), ha prodotto un piano di conservazione, diffusione e gestione dello stambecco sull’arco alpino italiano, prevedendo “la possibilità di una fruizione venatoria, subordinandola, ovviamente alla messa in atto di ben precise imprescindibili condizioni tecnico/scientifiche”. Sappiamo che la battaglia è dura. In Alto Adige, nel 1988 effettuarono i primi prelievi, in forza della specialità della Provincia autonoma (50 capi a fronte di una consistenza stimata di 700 capi). Motivazione? “ Nei branchi vi sono individui maturi, vecchi e ultra vecchi, al punto che è logico e lecito prelevare ciò che altrimenti andrebbe perso”. Inoltre “ la possibilità di prelievo mantiene vivo l’interesse verso una specie, ne garantisce il controllo e quindi le consente di prosperare!” (Stocker, Presidente ACAA 2001 in “La gestione degli ungulati” UNCZA 2005 ).Tutta la letteratura e le ricerche scientifiche sinora consultabili concordano con la possibilità della gestione venatoria dello stambecco. Concorde è anche il parere dell’ISPRA (allora INFS) sin dal 1991, parere scritto a firma Prof.
AttualitĂ
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Mario Spagnesi, che ne fissava il periodo di prelievo tra il primo settembre ed il quindici dicembre (“Bramito incluso!”, quindi). Concorde il parere, espresso in più occasioni, del Dr.Marco Giacometti, del “Wildvet Project – Ziegelried CH, grande esperto nella gestione dello stambecco in Svizzera, e del Dr. Paider Ratti, Ispettore Forestale del Cantone dei Grigioni: ”Le popolazioni di stambecco, una volta radicate sul territorio, hanno in sé la virtù per moltiplicarsi: è il territorio che rimane sempre lo stesso, per cui è necessaria una gestione venatoria!” Riportiamo in breve sintesi il parere di altri illustri tecnici. Luca Pedrotti (Livigno, Caccia Passione 30
2007 Uncza): ”anche le aree protette non debbono chiudersi!”. Guido Tosi, Docente universitario Insubria :” necessità della gestione faunistico/venatoria ad evitare rischi di bracconaggio e di possibili malattie”. Altro esempio quello della reintroduzione dello stambecco nel Parco nazionale sloveno del Triglav. Al rilascio è seguito l’immediato intervento venatorio, come d’uso in Slovenia (Veljko Varicak Caccia Alpina, Marzo/Aprile 1990 ):” fattore importante è che dal primo giorno dell’immissione si inizi con l’abbattimento sanitario di tutti gli esemplari che diano eventuali segni di malattia, lesioni o che siano palesemente de-
Attualità
bilitati. In tal modo si permette alla nuova popolazione di rinforzarsi”. Nel 2006, nell’ambito del “Progetto stambecco Marmolada”, grazie al finanziamento del Safari Club International – Italian Chapter (in particolare di Gianni Castaldello) e all’opera del Corpo Forestale dello Stato (ed in particolare di Paolo De Martin, il maggio esperto di selvatici del Friuli Venezia Giulia), sono stati prelevati nel Tarvisiano 11 capi, rilasciati sulla Marmolada, con effetto positivo. Dell’evento è stato dato ampio spazio dal Canale “Caccia e pesca”, ma non dalla stampa che si è ben guardata dal sottolineare che l’evento era stato reso possibile dal fi-
nanziamento dei cacciatori del Safari Club. Tecnicamente, il prelievo di questi capi sta a significare che la popolazione di stambecchi del Tarvisiano è matura per una gestione faunistico/venatoria. Dalla relazione di Paolo De Martin, “Situazione dello stambecco nella Foresta di Tarvisio” (Valcanale Verde- Marzo/Aprile 1989) risulta che, in dieci anni, con l’immissione iniziale di 18 capi (9 maschi e 9 femmine) si erano riscontrate 35 nascite (17 maschi e 18 femmine), 4 perdite, con una rimanenza sul territorio di 45 esemplari, cui si aggregavano le colonie esistenti a Bovec, sul Triglav e sul Parco delle Prealpi Giulie. Oggi nel Caccia Passione 31
Tarvisiano si stimano 7/800 stambecchi fissi. Sull’onda dei pareri e dei risultati, la Valle d’Aosta, patria di tutti gli stambecchi d’Europa, aveva predisposto una ordinanza di prelievo. Che fine ha fatto? A questo punto, sorge spontanea una domanda: che cosa si aspetta ad inserire lo stambecco tra le specie cacciabili, con tutte le precauzioni del caso? O ci accontentiamo di vederne gli ambiti trofei a casa dei bracconieri o nelle Rassegne di gestione, come esito di incidenti da valanga o moria da rogna sarcoptica? Lasciar fare alla natura comporterà una distruzione della specie, come già è successo con il camoscio.
La barzelletta dello stambecco, precluso alla caccia proprio a casa sua, la patria di tutti gli stambecchi europei, fa il pari con quella della capra di Montecristo. E dei cervi del Boscon della Mesola. Quando ci stuferemo di farci ridere dietro da tutto il mondo?
Weidmannsheil!
Per saperne di più: - 1) – F.Guarda :Contributo allo studio della patologia dello stambecco e del camoscio ( in “Lo stambecco”- Uncza 1983; - 2) – G.Tosi : “Potenziale biologico dello stambecco” – idem come sopra; - 3) – V.Pieracino – B.Bassano : “relazione sullo stato delle colonie di stambecco”-1986; - 4) - P.De Martin :”Situazione dello stambecco nella Foresta di Tarvisio” – Rivista Valcanale Verde – Marzo Aprile 1989; - 5) - V.Varicak – “L’introduzione nell’ambiente di alcune specie di selvatici” - Rivista Caccia Alpina n.2 - Marzo/Aprile 1990; - 6) - L.Rossi e altri : “Effettivi di popolazione” – 1998/1999; - 7) - Provincia di Bolzano :”Lo stambecco in Alto Adige” – 2000: - 8) - M.Giacometti :”Gestione dello stambecco in Svizzera”. Wildwet Project –Uncza 2000: 9) - L.Rivoira : “Quale futuro per lo stambecco in Piemonte?” -2002; 10) – S.Toso : “Introduzione dello stambecco e della marmotta nell’elenco delle specie Cacciabili”- parere 16.07.2004; - 11) – K.Stocker – “La gestione degli ungulati” – Uncza 2005; - 12) – F.Zunino : idem c/s; - 13) – G. Castaldello : “Il Safari club per gli stambecchi” – 2006; - 14) – G.Grassani : “Convegno Uncza sullo stambecco” – Livigno 2007 – Rivista “Caccia Alpina” n. 4 Agosto 2007; - 15) - M. Rodolfi : “Lo stambecco nella Foresta di Tarvisio” – 2007; - 16) - G. De Lucia – Elaborato di laurea – 2007/2008; - 17) – L. Gerstgrasser : “Lo stambecco in Alto Adige” – in “ Giornale del cacciatore” . n.2 / 2014. Caccia Passione 32
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Itinerari di caccia
Montefeltro Sport..
due italianissime riserve
per cacciate autentiche..
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Montefeltro Sport..
Due italianissime riserve
per cacciate autentiche.. di Claudia Zedda
Chi l’ha detto che per trascorrere giornate di caccia entusiasmanti, ricche di avventura e fascino si debba necessariamente volare dall’altra parte del mondo?
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on di certo Montefeltro Sport che mette a tua disposizione non solo mete lontane ed esotiche ma anche due italianissime riserve di caccia. Una adagiata sui colli piacentini, l’altra nascosta fra le dolci colline marchigiane per un’esperienza di caccia unica nel suo genere, rigorosamente made in Italy.
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a stoppa a Rivergaro Ci sono boschi che inseguono ampi prati colorati di un verde brillante e forte, abitati da starne, pernici rosse, fagiani e lepri. Siamo a Rivergaro, nei suggestivi colli piacentini indimenticabili per una lunga giornata di caccia. Qui, oltre alla caccia con cane, è possibile praticare il drive al fagiano e alle pernici rosse, o cimentarsi con la caccia a palla su caprioli e cinghiali, all’aspetto o da altana. A questa tipologia di caccia sono riservati 800 ettari della tenuta con animali numerosi, liberi da recinti, che ti daranno filo da torcere. Un’ottima occasione per metterti alla prova.
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Itinerari di caccia
La Stoppa: drive al fagiano e alle pernici rosse.
Nella foto: Toni Gialdini presso la riserva di caccia La Stoppa. Caccia Passione 37
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olleone di San Fiorano a Cagli C’è profumo di erba medica, di querce e rumore di acqua che scorre libera: a Cagli, in provincia di Pesaro e Urbino, puoi respirare la dolce essenza delle colline marchigiane durante lunghe e piacevoli giornate di caccia. La riserva è ampia 2000 ettari, posizionata a 600 metri sul livello del mare. Questo scenario è l’ideale per te che ami le cacciate autentiche al fagiano, alle starne, pernici rosse e beccacce e che apprezzi il fascino suggestivo del Bel Paese. Gli ampi spazi della riserva consentono agli ausiliari di dare il meglio di sé, e al padrone di tenerli sott’occhio, godendo di ogni loro mossa.
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lub house: il rustico che ha fascino Entrambe le riserve danno la possibilità durante tutto l’anno di addestramento cani con sparo (zona C), in attesa dell’apertura della stagione di caccia. I cacciatori che desiderano mettersi alla prova nelle nostre riserve possono scegliere di Caccia Passione 38
acquistare uscite giornaliere o optare per le quote. Comprare le quote è comodo e conveniente: non fai altro che acquistare diverse uscite che potrai utilizzare entro la stagione. Ciliegine sulla torta delle riserve di caccia di Rivergaro e Cagli sono le rispettive Club House, residenze dal fascino rustico che
Itinerari di caccia non rinunciano all’eleganza. Le case sono il nido perfetto per trascorrere giornate di caccia tra amici o familiari. Entrambe sono dotate di spogliatoi e docce e su prenotazione è possibile consumare gustosi pranzi. Montefeltro Sport ha organizzato per te programmi dettagliati e possibilità di week end da trascorrere in comitiva, tra amici o in famiglia, circondato dal fascino e dall’eleganza rigorosamente Made in Italy.
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Cani da caccia
Flat-Coated Retriever
il migliore nel riporto..
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Flat-Coated Retriever
il migliore nel riporto..
di Claudia Zedda
Flat-Coated Retriever: Questa razza sta conoscendo una graduale valorizzazione in ambito venatorio, grazie alle sue doti olfattive, la sua resistenza fisica e la sua straordinaria capacità nel riporto.
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na delle razze più complete e capaci nel riporto, secondo molti esperti cinofili, è il Flat-Coated Retriever. Questa razza è stata classificata dal F.C.I. nel Gruppo 8 dei cani da riporto, cani da cerca e cani da acqua. Lo standard ufficiale della razza è piuttosto recente, essendo stato diffuso dal Kennel Club britannico nel 1986 e in seguito ratificato Caccia Passione 42
dall’Assemblea generale della F.C.I. a Tel Aviv il 24 giugno 1987. Poiché lo standard della razza è stato definito pochi anni, è stato possibile tracciare una linea storica sulle origini della razza, in modo quasi certo. Il Flat-Coated Retriever discende dal “Cane di Terranova”, il quale è stato scelto per essere incrociato con il “Setter irlandese”. Oltre a queste due razze, alcuni cinofili hanno
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Cani da caccia
Attualmente, gli allevatori del Flat-Coated Retriever avanzano delle ulteriori ipotesi riguardanti un possibile incrocio, fatto in passato, con il “Levriere russo”, il quale ha partecipato alla selezione della razza per conferirle maggiore resistenza fisica. Il
cco il Flat-Coated Retriever Solo dopo il 1960 si verificò una rivalutazione della razza, che ha consentito la nascita di molti allevamenti in Gran Bretagna, negli U.S.A. e in molti Paesi d’Europa, anche in Italia. Per quanto riguarda lo standard della razza, il Flat-Coated Retriever è un cane di media taglia, per molti aspetti simile al “Cane di Terranova”, sia dal punto di vista fisico che caratteriale. L’espressione intelligente di questa razza è la prima caratteristica che si nota osservandola da vicino. Il Flat-Coated Retriever possiede una struttura fisica potente, ma non pesante, con un aspetto elegante e “di razza”. Il mantello è a pelo lungo, di tessitura fine, liscio e piatto, di colore nero o fegato e asso-
Flat-Coated Retriever, un tempo, era una razza molto popolare in Inghilterra, ma negli anni si riscontrarono troppe incertezze dell’allevamento nel fissare i caratteri tipici, un aspetto quest’ultimo che influenzò negativamente la sua diffusione, dando un netto vantaggio ad altre razze come il “Labrador” ed il “Golden”. Cane da caccia retriver specialista del recupero in acqua.
miglia molto al suo antenato. L’utilizzazione di questa razza è del tutto identico a quello del Curly-coated, essendo entrambe ottimi nuotatori, anche se il Flat-Coated Retriever dimostra maggiori doti olfattive e visive rispetto alla razza precedente. In ambito venatorio dimostra di essere un ottimo pistaiolo ed un infaticabile camminatore. La natura serena e allegra del Flat-Coated Retriever,
ipotizzato che abbiano partecipato alla sua selezione anche i “Labrador Retriever” ed i “Curly-Coated Retriever”. I progenitori del Flat-Coated Retriever, nel tardo Ottocento, venivano chiamati “Wave-coated Retriver”, ossia “a pelo ondulato”. Il primo esemplare di cui si ha una documentazione attendibile, si chiamava “Windham” il quale venne esposto alla fiera cinofila di Birmingham nel 1860, dal suo padrone Mr. Braisford.
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conferisce a questa razza un elevato grado di socievolezza soprattutto in famiglia, dimostrandosi sempre disponibile al gioco ed all’allenamento. La sua tempra ed il suo fisico, consentono a questa razza di adattarsi ad ogni tipo di luogo e di clima, anche quelli particolarmente freddi. Equilibrio e docilità sono le sue peculiarità, che difficilmente tradiscono le aspettative del padrone. lat-Coated Retriever black cane da caccia specializzato nel riporto in acqua. Nonostante oggi il Flat-Coated Retriever sia considerato, quasi esclusivamente, un cane da compagnia, questa razza può essere tranquillamente addestrata per svolgere mansioni in ambito venatorio, senza nulla invidiare alle razze comunemente utilizzate a caccia. La sua voglia di stare sempre movimento, il suo ottimismo e amicizia che dimostra scodinzolando costantemente, fa del Flat-Coa-
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Cani da caccia
ted Retriever un cane che merita maggiore considerazione tra i cacciatori. Per quanto riguarda l’aspetto fisico, il Flat-Coated Retriever ha un’altezza compresa tra i 58 ed i 61 cm per gli esemplari maschi, mentre per le femmine tra i 56 ed i 59 cm. Il peso varia tra i 27 ed i 32 kg. La zona del tronco, ben sagomato, presenta costole anteriori piuttosto patte, con un’apertura graduale e ben cerchiate al centro, ma più leggere verso gli arti posteriori. Le reni sono corte e squadrate. La testa è lunga e ben modellata, con il cranio piatto e moderatamente largo, stop leggero, ami accentuato, fra gli occhi, senza essere incassato o a “scodella”. Le mascelle, le quali si pensa siano un’eredità del Levriero Russo, sono lunghe, forti, in grado di trasportare una lepre o un fagiano senza troppa fatica. La dentatura è perfetta, regolare e completa, con chiusura a forbice. Il tartufo è di grandezza adeguata, con narici aperte. Il collo è ben attaccato alla testa ed è ragionevolmente lungo e senza giogaia, simmetrico e unito obliquamente alle spalle; inoltre è ben prolungato nel dorso per consentirgli di seguire agevolmente le piste e le tracce lasciate dal selvatico. Le orecchie sono piccole, ben attaccate ed aderenti ai lati della testa. Gli occhi sono di media grandezza,
color marrone scuro o nocciola, tagliati non obliquamente, i quali denotano una spiccata intelligenza della razza. Il torace è piuttosto profondo ed ampio, con la regione sternale ben definita, che consente al Flat-Coated Retriever un movimento sciolto e regolare dei gomiti. Gli arti anteriori sono dritti, con buona ossatura su tutta la loro lunghezza, mentre quelli posteriori hanno una muscolatura possente. I piedi sono rotondi e forti, con dita chiuse e ben arcuate, con cuscinetti plantari spessi e forti. La spalla è ben proporzionata ed obliqua. Infine l’andatura: elegante, sciolta e fluida, con arti diritti e solidi visti sia dal davanti che da dietro. La coda corta, diritta e ben attaccata, viene portata sempre allegramente, ma mai molto sopra la linea del dorso. Il pelo folto, di buona qualità, di consistenza fine/media e piatto, consente al Flat-Coated Retriever di sopportare acqua e temperature fredde. Lo standard ufficiale della razza ammette colori unicamente nero o bruno fegato. Alcuni allevatori stanno portando questa razza al di fuori del solito ambito al quale viene destinato il Flat-Coated Retriever, ossia il salvataggio in acqua, ed hanno iniziato programmi di addestramento per consentire a questo cane di trovare spazio anche in ambito venatorio. Caccia Passione 45
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Fucili canna rigata
DALL’AUSTRIA..
Rössler Titan 6 e Kahles Helia 5..
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DALL’AUSTRIA..
Rössler Titan 6 e Kahles Helia 5.. Grazie alla disponibilità del produttore e del distributore italiano, la RA Redolfi di Manerbio, abbiamo provato questo classico fucile rigato della nota azienda austriaca e un’ottica Kahles scelta fra i recenti modelli proposti
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n’azienda produttrice di meccanica fine risiedente in Austria alle pendici delle Alpi è quasi moralmente obbligata a riservare uno spazio produttivo alle armi lunghe rigate: la passione e le cognizioni del fondatore, Eric Rössler, hanno fatto sì che a Kufstein, cittadina incuneata fra Tirolo e Baviera, si avviasse una produzione qualificata di tale fatta. Grazie alla cortesia dell’a-
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di Emanuele Tabasso
zienda e a quella del distributore nella persona del signor Mauro Redolfi della RA con sede a Manerbio (BS) abbiamo avuto in prova per diverso tempo un esemplare del Mod. Titan 6 abbinato a un’ottica Kahles Helia 5 con valori 2,4-12x56i, altra marca nota e di valore sempre distribuita dalla stessa RA. Nella scelta del calibro si è optato per il 7 Rem. Mag. una cartuccia polivalente che qui da noi ha fatto
Fucili canna rigata proseliti per la caccia in montagna dove potenza, radenza e precisione intrinseca sono i fattori primari di riuscita anche nei tiri a lunga distanza, insieme a una grande varietà di cariche commerciali e la disponibilità dei diversi componenti per la ricarica domestica. e caratteristiche salienti Qualche punto fermo a cui attenersi nella progettazione: peso contenuto poco sopra i 3 kg, canna intercambiabile, scatto regolabile. Si è risposto con un castello in Ergal, la lega di alluminio aeronautico dalle ottime caratteristiche di resistenza e di lavorabilità all’utensile, cui si è data una foggia con fianchi spianati e parti superiori tondeggianti a favore della rigidità, con anello lungo atto a ricevere la culatta della canna e ponte chiuso parimenti ben dimensionato: su entrambi sono predisposti i fori per il montaggio delle basi dell’ottica. Sempre a vantaggio della rigidità del complesso osserviamo ancora la finestra di espulsione di contenute dimensioni come la feritoia inferiore per l’inserimento del caricatore in polimero e solida lamiera di acciaio imbutita. Dall’otturatore cilindrico sono ricavate a ribasso le sei alette a profilo differenziato e disposte su due ranghi
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da tre: nella testa ribassata si nota il foro rettificato del percussore, il nottolino di espulsione e l’unghia di estrazione incassata in una delle alette anteriori, dotata di movimento ortogonale e molletta di registro. Il castello in lega e la possibile sostituzione della canna sottendono che la chiusura avvenga direttamente nelle mortise praticate nella culatta con positivi effetti nella resistenza e nella precisione. Il manubrio presenta il corto braccetto a sezione prismatica, piegato indietro e con nocca tonda: soluzione ottimale per offrire poche possibilità di impigliarsi insieme a una corretta manovrabilità, grazie anche ai soli 60° di rotazione necessari per la manovra. Il fissaggio avviene tramite un incastro in un anello di base a sua volta calettato sul corpo centrale. Da notare poi il lungo tappo apicale modellato con un’estensione inferiore dove passa la noce di armamento mentre nella parte superiore destra viene ricavato dal pieno un prisma con la duplice funzione di occludere la feritoia praticata nel ponte per il passaggio del manubrio favorendone insieme la scorrevolezza. a canna viene fornita da primarie ditte tedesche, così si legge sulla presentazione aziendale, e noi immaginiamo la
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Lothar Walther che è sempre una garanzia: ricavata da rotomartellatura presenta sei righe e un passo di 9,5/1 adeguato ai pesi correnti di palla (fra 120 e 170 gr) un profilo snello e una lunghezza limitata a 61 cm, sempre in omaggio alla leggerezza e alla moda odierna che sacrifica qualcosa nelle prestazioni delle cartucce magnum a favore della facilità di porto. Poi però si aggiungono in volata i 4,5 cm del freno di bocca: insomma si patteggia fra massa dell’arma ed energia fornita dalla carica, cercando di accontentare gli incontentabili, coloro che vedono nella caccia in montagna una palestra di velocità, e poi i recoil sensitive o timorosi del rinculo, ma che non possono astenersi da una cartuccia ad altissime prestazioni, almeno sulla carta e con le dovute misure di canna. Piccolo sfogo di un pensiero che appartiene al passato per sottolineare tuttavia come la Rössler abbia fatto il possibile per acCaccia Passione 50
contentare il cacciatore odierno, riuscendoci a meraviglia. Particolare tutto europeo mantenere le mire metalliche con tacca a scostamento laterale su coda di rondine e doppia visuale, a V ampia e U stretta, più il mirino a prisma regolabile in elevazione: per qualche sortita al cinghiale in ambienti con sfondi ridotti può tornare utile togliere l’ottica e destreggiarsi con il vecchio sistema di puntamento. Lo scatto è composto da un pacchetto in acciaio di ottima rigidità con il sistema diretto o con stecher alla francese, entrambi assai curati nella loro funzione. I pesi di sgancio vedono rispettivamente circa 1850 e 295 g. L’alleggerimento favorisce tiri accurati alle distanze maggiori consentite dalla cartuccia e dalla precisione dell’arma. La sicura a tastino rigato posto sulla codetta del castello si rivela funzionale con blocco dello scatto, del percussore e del manubrio: silenziosa, si aziona
Fucili canna rigata con facilità quando si è in punteria, ma occorre scarrellare senza il suo apporto quando si estrae la cartuccia camerata ponendo la dovuta attenzione. La calciatura in noce rivela una notevole robustezza, magari un poco a discapito della linea che ci appare un po’ massiccia nella parte fra pistola e fusto dove una leggera limatina alle masse potrebbe offrire maggiore piacere all’occhio, e già che ci siamo vedremmo bene una vernice più brillante su un fondo meno oscurato dall’impregnante. Per il resto nulla da eccepire per funzionalità e qualità dei materiali e delle lavorazioni. Piace poi sottolineare il peculiare sistema di giunzione fra legno e meccanica: sotto all’a-
nello sono ricavati due prismi affiancati con due fori trasversali filettati per l’inserimento di altrettante brugole e fra questi si posiziona una lamina di acciaio a due lobi forati più un terzo foro ortogonale e dotato di passo a vite. Si avvitano le due brugole parallele bloccando la lamina e successivamente si chiude la lunga vite inserita nel legno del fusto che ferma così la parte anteriore legno e meccanica, mentre una seconda brugola attraversa la guardia e il legno dell’impugnatura avvitandosi nella codetta di culatta. Nei punti di giunzione si trova un riporto in stucco epossidico che garantisce il costante riposizionamento delle parti.
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osì al tiro Al poligono di Carrù, ospiti dell’amico Giorgio Rosso, abbiamo valutato per bene le possibilità del fucile e dell’ottica traendone parecchie soddisfazioni. Nel tiro a 100 m abbiamo sparato tre colpi con le cartucce originali Federal Premium dotate di palla Trophy® Copper, monolitica in rame da 150 gr con apice in polimero, ottenendo una rosata di 9 mm. Altro bel risultato con
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tre colpi in 15 mm, sempre a 100 m, impiegando le Remington con palla Core-Lokt® da 150 gr. Molto ben dissipato dal freno di bocca l’altrimenti vivace rinculo del 7 mm Rem. Mag. e contenuto il fastidio acustico nell’angusto ambito del poligono. La quotazione sia del fucile che dell’ottica sono interessanti rispetto ai criteri costruttivi, ai materiali e alle prestazioni: da farci sicuramente un pensiero.
Fucili canna rigata
Scheda tecnica: Costruttore: Rößler Waffen GmbH – Ing. Walther Simmer-Weg 11- A-6330 Kufstein – office@jagd-shop.at - www.jagd-shop.at Distributore fucili Rößler : RA Gun Division dei Fratelli Redolfi snc – Via Strada provinciale 668 - km. 28,310 – 25025 Manerbio (BS) – redolfi.mauro@virgilio.it Distributore ottiche Kahles: RA Sport srl – Via Strada provinciale 668 - km 28,310 – 25025 Manerbio (BS) – Tel. 0039 030 93 80 140 – Fax 0039 030 93 85 348 – rasport@perinternet.it – redolfi.mauro@virgilio.it – www. ra-sport.it Modello: Titan 6 Tipo: carabina a otturatore girevole scorrevole a ripetizione ordinaria- fornibile anche in versione mancina nei modelli Luxus, Exclusive, Allround Castello: in lega leggera con anello anteriore e ponticello chiuso posteriore Otturatore: a sei alette in testa su due ranghi da tre con chiusura nella culatta della canna Canna: in acciaio speciale rotomartellata - sostituibile in gruppi compatibili di calibri - profilo cilindro conico lunga 610 mm (560 mm calibri standard) - montata flottante Calibro: 7 Rem. Mag. (Titan 3: .222 Rem. - .223 Rem. – 5,6x50 Mag. DWM - .22-250 Rem. – Titan 6: 6 mm Norma BR – 6 mm XC - .243 Win. - .25-06 Rem. – 6,5-284 Norma – 6,5x47 Lapua – 6,5x55 SE –6,5x57 6,5x65 RWS – 7x57 – 7x64 - .270 Win. – 7 mm-08 Rem. – 7,62x39 - .308 Win. - .30-06 Sprg. - .358 Win. – 8x57 IS – 9,3x62 – 6,5x68 Schuler – 8x68S Schuler – 8,5x63 Reb - .270 WSM - .300 WSM - .300 Win. Mag. - .338 Win. Mag. - .375 Ruger Serbatoio: mobile da 3 cartucce in lamiera di acciaio imbutita, molla al silicio e suola elevatrice in lega leggera – soletta in polimero Materiali: acciaio per canna e otturatore – lega leggera per castello – polimero per accessori Calciatura: in noce scelto Congegno di scatto: diretto con peso medio di 1.848 g oppure con stecher alla francese con peso medio di 296 g Estrattore: unghia con base a prisma inserita in un’aletta dell’otturatore e molla interna di contrasto Espulsore: nottolino elastico nella faccia dell’otturatore Sicura: a tasto posto sulla codetta del castello – blocca scatto e otturatore: Mire: tacca di mira e mirino regolabili rispettivamente in deriva ed elevazione – 4 fori per attacchi ottica Finiture: brunitura delle parti metalliche – lucidatura per il corpo otturatore – calciatura con verniciatura a olio mezzo lucido Lunghezza: magnum 1.130 mm – normali 1.080 mm Peso: 3.000 g circa senza ottica (standard 2.900 g) Prezzo: 1.588,00 euro (informativo) compreso freno di bocca e con calciatura standard – escluse le basi per l’ottica Prezzo ottica Kahles Helia 5 – 2,4-12x56i – reticolo G4B: 2.149,00 € (informativo) Caccia Passione 53
La cartuccia
.264 Win. Mag.
Parlando a suo tempo della 7 Rem. Mag. ne abbiamo sottolineato la straordinaria diffusione con pieno merito mentre in questa sede prendiamo ad esempio la .264 Win. Mag. per sottolineare l’immeritata sfortuna commerciale di una carica ancor oggi di straordinaria validità di Costantino Ramolfi
L
a nostra personale conoscenza della .264 Win. Mag. risale al ’64 quando si trattava di decidere il calibro della Mannlicher Schönauer, all’epoca la carabina per chi ambisse cacciare il camoscio. Ambizioni ne avevamo tante, capacità pressoché nulle e tanta fiducia nell’armiere che pilotava le nostre prime esperienze. Due i calibri presi
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in esame, e ancor oggi ci domandiamo come mai il terzo non fosse comparso in scena: ecco le due possibilità con la super classica .270 Win. affiancata proprio dalla .264 Win. Mag. mentre era latitante quello che conoscemmo appresso come lo specifico europeo per la caccia in montagna, il 6,5x68 Schuler. Probabilmente quest’ultimo non rientrava
Munizioni nelle simpatie o nelle disponibilità del venditore, ma ugualmente il suo contraltare statunitense da 6,5 mm non veniva visto bene: chissà che questa decisa cartuccia non fosse considerata troppo spinta per un neofita a cui venne posta come panacea e solutrice dei problemi venatori l’allora pimpante quarantenne di fama e diffusione più che cospicue. Ma la 6,5 d’oltre Atlantico continuò a ronzarci per la testa man mano che si diffondevano le letture armiere e, con una punta di rammarico, considerammo perduta una buona occasione specie quando, oramai trascorso più di un ventennio, entrammo in simpatia con un medico, cacciatore di montagna a palla e a pallini, che con una Winchester 70 in tale calibro aveva collezionato un’impressionante serie di camosci. Iniziammo così a pal-
distanze considerevoli. La carica, la gola di ingresso alla rigatura e il passo di quest’ultima erano quindi studiati per spingere palle pesanti, dotate di prestante energia e forte penetrazione anche ai 300 m e oltre. Tant’è che il proiettile di elezione era da 140 gr contro i 96 gr della tedesca, dotato inoltre di una struttura robusta e con camiciatura spessa. Erano previsti anche pesi inferiori a partire dai 100 gr e proprio questi innescarono il processo di calo di gradimento presso i nostri cacciatori. Tali proiettili, specie il 100 gr, erano dotati di una camiciatura molto sottile, più da varmint che da prede robuste e fu così, almeno tale è la tradizione orale che s’è perpetuata qui da noi, che la cartuccia fu vista sotto una cattiva luce con ferimenti superficiali causate dalla fragilità della palla
leggiare le specifiche caratteristiche dei due pari calibro apprendendo come la tedesca fosse altamente specifica per il camoscio con la palla da 6 g spinta a velocità ancor oggi fenomenale e come l’antagonista fosse pensata diversamente per l’impiego sulle antilopi dei territori d’origine, ben più sostanziose della nostra rupicapra e parimenti da ingaggiare a
con scarsa capacità di fermare sul posto l’animale. La scelta di questa palla era frutto dei concetti del tempo per cui leggera e veloce uguale tiro molto radente, con tale parametro in cima alla scala delle valutazioni; si conosceva decisamente meno quel poco di balistica terminale che appresso venne meglio illustrato dalle Case produttrici e dalla cuCaccia Passione 55
riosità degli utilizzatori: un 140 gr era quasi scartato a priori perché si riteneva che con un simile peso la parabola risultasse troppo curva mancando il camoscio a quei fatidici 300 m, traguardo formidabile e tutt’oggi non disprezzabile. Pensiamo che il proiettile studiato apposta dalla Winchester, con quel peso e parte apicale posteriore decalibrata e rastremata sia ancor oggi un bell’esempio di balistica esterna e terminale. Nell’attuale produzione abbiamo sperimentato con successo le Nosler Accubond® senza deflettere da quella massa che riteniamo inscindibile dal calibro: entrambi non rovinano le prede piccole e lavorano a dovere su quelle grosse. oi arrivò il 7 Rem. Mag. e la spallata per mettere in angolo un temibile concorrente fu assestata senza rimedio. Oramai è tardi per un ripescaggio con diffusione commerciale e questa bella cartuccia rimane come un ottimo esempio di balistica, ma confinata a livello amatoriale: pochissime le ditte che producono ancora la carica e fra queste la Remington con prezzi che risentono della scarsissima commercializzazione. Una bella ricarica con la citata Nosler Accubond da 140 gr e 60-62 gr di MRP possono sempre far divertire, con un fucile adeguato alla classe di un magnum di ottima valenza. (Ricarica citata senza nostra responsabilità e garanzia)
P
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Munizioni
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Qualcuno
Racconti di caccia
di troppo..
di Pina Apicella
Caccia al capriolo. Prime uscite estive, tante aspettative e un incontro inatteso. Cronaca di un appostamento serale a caccia di un maschio giovane. La caccia di selezione a giugno offre la possibilità di godere del mese più bello dell’anno da un punto di osservazione privilegiato. La natura è nel pieno del suo splendore, i campi sono sapientemente lavorati dai contadini, il bosco offre una frescura verdeggiante. Unico aspetto un po’ “scomodo” è che le poche ore che separano gli infuocati tramonti dalle tiepide albe di giugno offrono al cacciatore ben poche ore di ristoro e se non si ha la possibilità di schiacciare un pisolino nel corso della giornata, la stanchezza può diventare veramente invalidante. Nella pianificazione delle ferie estive col mio compagno Vincenzo non potevamo non ritagliarci una bella settimana a metà giugno da dedicare alla caccia di selezione al capriolo. Le mie colleghe resteranno deluse dal vedermi rientrare dalla Maremma senza nemmeno l’ombra dell’abbronzatura che si aspettano, ma questa settimana sarà tutta dedicata alla caccia, usciremo col buio e a buio rientreremo, sfruttando le ore di sole per riprenderci dalle levatacce e per pianificare le strategie delle uscite successive. Quest’anno a Vincenzo è stato assegnato un maschio giovane. “Se dovessimo trovare solo il 10% dei maschi che abbiamo visto a marzo quando cercavamo la femmina, potrem-
mo completare il piano fin dalla prima uscita” mi dice sornione Vincenzo mentre guida verso Manciano. “Mi spiace solo che per te sarà faticoso raggiungere l’appostamento con quei bastoni”. In effetti, lo penso anch’io, sarà faticoso camminare nella macchia “a bordo” delle stampelle che devo usare da quando a seguito di un piccolo incidente in montagna mi è stato vietato di camminare sulla caviglia infortunata. Ce la metterò tutta, non voglio essere un peso e ho troppa voglia di accompagnare Vincenzo all’appostamento. Le prime uscite sono però state un disastro. A parte la fatica di avanzare nell’erba alta che si aggroviglia sulle stampelle, e le braccia che diventano molli man mano che procedo arrancando, il vero problema è che dei maschi che eravamo certi di incontrare neanche l’ombra! Dopo due giorni di levatacce e attese decidiamo di provare un appostamento diverso, che non ha mai deluso le aspettative, ma che avevamo scartato a causa del lungo e accidentato percorso necessario per raggiungerlo. “Vi ci porto io con il mio inarrestabile fuoristrada!” si offre Franco, nostro amico cacciatore nonché capodistretto nel territorio dove caccia Vincenzo, “Io ho l’appostamento nel terreno attiguo, domani si va insieme allora!”. Caccia Passione 59
Fin dal primo pomeriggio ci vediamo a casa di Franco per consultare la cartina e pianificare il percorso che faremo in fuoristrada, in modo da avvisare i proprietari dei terreni che attraverseremo. Apriamo e richiudiamo cancelli, staccionate, reti e attraversiamo vari campi fino a raggiungere l’appostamento che in condizioni di “salute” richiede una mezz’ora di passeggiata a passo svelto. “Mai dare nulla per scontato” penso tra me e me mentre ballonzolo nel retro del fuoristrada “A volte non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati anche solo nel fare un giro a piedi nel bosco!”. Il sole è ancora alto nel cielo quando Franco ci saluta e si avvia verso il suo appostamento. Io e Vincenzo ci sistemiamo al meglio, in prossimità di grosse balle di fieno, apriamo il treppiedi e lo collochiamo in una posizione che possa servire più angolazioni possibili. Sparare da sdraiati con la carabina sullo zaino è sicuramente la posizione più comoda e stabile, ma in questa stagione con l’erba alta un po’ ovunque non è sempre possibile. E poi le flessioni del terreno fanno si che la visuale migliore sia da in piedi...purtroppo! Io faccio Caccia Passione 60
fatica a star in piedi dovendo caricare tutto il peso sulla gamba sana, e ho la tentazione di sedermi spesso, per poi rialzarmi strisciando dietro la balla di fieno per non dare nell’occhio. Il sole compie impercettibile il suo arco sulle nostre teste, fino a lambire le cime degli alberi nel bosco davanti a noi. Le pennellate gialle e verdi che la luce spande sui campi si ritirano lasciando spazio alla penombra che avanza. È l’ora buona. “Guarda guardaaa!!” urlo senza voce a Vincenzo che sta sbinocolando. Non riesco ad attirare la sua attenzione, sono acquattata nell’erba, come un piccolo di capriolo, resa alla stanchezza della gamba buona. Un cinghiale sta avanzando di corsa in diagonale verso di noi. Ha un’andatura decisamente orientata alla fuga, quasi come avesse dietro una canizza. Vincenzo lo intercetta e riesce perfino a fotografarlo. All’improvviso, senza nemmeno alzare il grifo da terra, inspiegabilmente si gira su se stesso e prosegue la sua corsa nella direzione opposta. Forse ci ha avventati? Chissà! “Ma dove andava così di corsa?” sussurra Vincenzo. Mistero …. Dopo pochi minuti la nostra attenzione è
Racconti di caccia attratta da una capriola che spunta tra i cardi alla nostra sinistra: si muove circospetta, brucando e camminando con piccole pause, ma con un passo decisamente sostenuto. Dopo pochi metri comincia a correre e con due lunghi balzi scompare anch’essa nel bosco. Vincenzo si gira verso di me, mi guarda con aria tra il sospetto e il rimprovero “Avrai mica messo su il tuo Chanel?!!!” mi chiede. Non gli rispondo nemmeno, offesa dall’insinuazione. So perfettamente che non lo pensa neanche lui, ma, in effetti, il comportamento dei due selvatici intorno a noi sembra proprio denunciare che abbiano “sentito” qualcosa di strano! Mentre ci interroghiamo ognuno nella sua testa quanto sta accadendo stasera, uno sparo interrompe il flusso dei pensieri e annuncia che dalle parti di Franco le cose sono andate diversamente. Il suo sms conferma le nostre dedu-
zioni. Continuiamo a sbinocolare in giro, con la speranza sempre più flebile, che un maschio giovane si affacci sul nostro appostamento, ma il binocolo intercetta un’altra presenza: uno splendido esemplare di lupo si palesa ai nostri occhi. Un maschio, di grossa taglia, avanza sui passi della capriola, svelandoci con la sua maestosa presenza i misteri che ci arrovellavano la mente. Non avevamo mai visto così da vicino un lupo, restiamo ipnotizzati tra l’ammirazione e la soggezione che quest’animale suscita. Mentre Franco si presta riluttante alla foto di rito col suo maschio adulto, ci complimentiamo con lui e riflettiamo, tra l’ilare e il pensieroso, che quest’anno ci toccherà condividere la zona di caccia con un altro “cacciatore”, privo di fascette, incurante delle classi di sesso ed età, e libero di scorrazzare notte e giorno in cerca di caprioli.
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Accessori per la caccia Pattadese, Coltelli di Sardegna per Tradizione. Si tratta di un coltello a serramanico, dalla linea affusolata e sinuosa con il manico in monoblocco con un’anima in ferro o ottone, compresa tra due guance in corno. Anticamente, ma anche oggi, veniva commissionato a seconda delle esigenze che andava a servire. Il corno usato per la realizzazione del Pattadese è di muflone o montone,
Hornady Lock-N-Load Sonic Cleaner e i 100 bossoli come nuovi È possibile, disponendo dell’attrezzatura adatta la pulizia dei bossoli, prima di procedere con ogni ulteriore criterio di selezione, può determinare il più indimenticabile dei successi sportivi se ben eseguita, oppure il più doloroso sconforto se sottovalutata. Dalla Hornady Manufactoring Company di Grand Island, Nevada, ci giunge notizia di questa nuova pulitrice elettrica per bossoli, la cui concezione coinvolge la tecnologia degli ultrasuoni applicata alla ricarica. La macchina può pulire, in una sola sessione, cento bossoli calibro .308 Winchester, oppure ben duecento in calibro .223 Remington.
Il collare beeper “CANIBEEP RADIO PRO” mette in comunicazione cane e cacciatore Il CANIBEEP RADIO PRO della Canicom è un collare beeper ideato per stabilire un contatto tra il cane ed il padrone. E’ stato progettato per consentire al cacciatore di localizzare il cane quando è in ferma, in cerca o quando si ritiene necessario. Durante le battute di caccia, spesso, è necessario stabilire un contatto con il cane ai fini di una buona riuscita della stessa. Canibeep Radio Pro è un collare beeper dotato di telecomando, che permette al cacciatore di localizzare immediatamente il cane fino a 300 mt. Caccia Passione 70
Cucina
Ravioli
allo stracotto di cervo..
di Adelmo Giacomini
Cucinare è l’arte che si sposa da sempre con la caccia. Vediamo nel dettaglio come preparare dei ravioli allo stracotto di cervo. INGREDIENTI PER 4 PERSONE: • 600 g di polpa di cervo • vino rosso di buona qualità q.b. (almeno una bottiglia) • sedano, carote, cipolle • chiodi di garofano • pepe in grani • bacche di ginepro • olio extravergine di oliva • sale • noce moscata • 1 noce di burro • 400 g. di semola di grano duro rimacinata • 5 uova (4 per la pasta 1 per il ripieno) PREPARAZIONE Per lo stracotto: tagliare a pezzi la polpa di cervo, tritare grossolanamente il sedano, le carote e picchettare la cipolla con dei chiodi di garofano, mettere il tutto in una ciotola e coprire con il vino rosso. Lasciare riposare in frigo la marinata per 10/12 ore. Preparare trito di sedano, carote, cipolle e farlo rosolare in abbondante olio extravergine di oliva aggiungendo 4/5 bacche di ginepro, 2/3 chiodi di garofano e grani di pepe. (con cacciagione sconsiglio di usare marinata sia vino che verdure).
Scolare bene la carne, asciugarla con della carta assorbente e farla rosolare a parte in una padella antiaderente ben calda. Aggiungere la carne al soffritto e continuare a rosolarla. Una volta dorata la carne aggiungere ½ bicchiere vino e continuare la cottura a fuoco moderato. La cottura deve essere molto lunga aggiungendo il vino poco alla volta e fino a quando la carne non sarà stracotta (almeno 2/3 ore testando con la forchetta fino a quando la carne si sfilaccia facilmente). Consiglio: si può ovviare a questa lunga cottura utilizzando la pentola a pressione ma consiglio comunque di effettuare almeno la prima ora di cottura con il metodo classico continuando poi in pentola a pressione avendo cura di controllare la cottura ogni 20/30 minuti e se necessario aggiungere il vino. Il risultato finale dipende anche dalla qualità del vino quindi si raccomanda di usare un vino di buona qualità. Per la pasta: disporre la semola a fontana (se preferite un impasto che in cottura risulti più morbido sostituire la semola con la farina di grano tenero tipo doppio zero) rompere le 4 uova al centro della farina, aggiungere un pizzico di sale ed impastare. Lavorare bene la pasta, avvolgerla nella pellicola e lasciarla riposare a temperatura ambiente per almeno ½ ora. Caccia Passione 63
Per il ripieno: mettere lo stracotto nel mixer aggiungere 1 uovo un po’ di fondo di cottura (attenzione tenere da parte fondo sufficiente per poi condire i ravioli quindi se necessario potete usare brodo di care) ed una grattata di noce moscata frullare fino ad ottenere un composto omogeneo morbido ma abbastanza asciutto (si deve poter modellare senza attaccarsi alle dita). Tirare la pasta con la macchina (consiglio di non farla troppo
Sopra: l’esperto di cucina Adelmo Giacomini Caccia Passione 64
sottile tenuto conto che il ripieno ha un sapore molto deciso, il penultimo buco della regolazione dei rulli della machina andrà bene) fare delle palline con il ripieno piÚ o meno della grandezza di un’oliva e metterle sulla sfoglia a distanza di 2 cm circa una dall’altra in senso longitudinale. Spennellare i bordi della pasta e tra le palline con acqua e ripiegare la sfoglia su se stessa avendo cura di far uscire l’aria dai ravioli per
Cucina
evitare che si gonfino durante la cottura. Sigillare bene e ritagliare con la rotella tagliapasta. Unire al fondo di cottura una noce di burro per lisciare la salsa e se necessario far addensare. Lessare i ravioli in abbondante acqua salata e saltarli nella salsa precedentemente preparata, terminare il piatto con del pepe nero rigorosamente macinato fresco. Buon appetito a tutti.
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Veterinaria
Allergie alimentari nel cane da caccia.. Caccia Passione 67
Allergie alimentari nel cane da caccia.. Negli ultimi anni, in concomitanza con l’aumento delle allergie umane, si è verificato anche un preoccupante aumento delle allergie e delle intolleranze negli animali, sia domestici che da caccia.
S
econdo una rivista americana dedicata all’educazione degli animali, circa il 10% di tutte le allergie diagnosticate nella popolazione canina è di origine alimentare. Le cause biologiche di queste allergie non sono ancora del tutto note, mentre i sintomi con cui le stesse si manifestano sono ben conosciuti dalla medicina veterinaria e dal proprietario del cane che ne è colpito. L’animale, infatti, a seguito di una reazione avversa ad alcuni alimenti o a delle sostanze in essi contenute, può manifestare prurito, eritema, caduta del pelo e disturbi Caccia Passione 68
di Kalaris
gastrointestinali. Durante i sintomi, il cane può grattarsi più volte al giorno, fino a provocarsi delle ferite e dei morsi nelle zone colpite dal prurito. Se l’allergia si manifesta con disturbi gastrointestinali, il cane può accusare diarrea o defecare più volte al giorno. Un cane sano deve defecare una volta e mezza al giorno, mentre, nel cane allergico, le defecazioni possono anche essere superiori alle tre volte al giorno. Un’allergia alimentare può compromettere non solo le prestazioni venatorie dell’animale, ma anche alcuni preziosi organi usati per individuare la preda. E’ stato,
Veterinaria infatti, riscontrato che le allergie alimentari provocano un aumento delle infezioni nell’orecchio del cane, con conseguente diminuzione della sua capacità uditiva. In campo veterinario ( ma anche nella scienza medica in generale) si tende a operare una distinzione tra allergie e intolleranze alimentari. Le prime sono causate da un’avversa reazione immunitaria dell’organismo, che tenta di eliminare la sostanza a cui è allergico producendo un numero abnorme di anticorpi. Le seconde sono dei fenomeni di intolleranza a determinati cibi o additivi contenuti nei cibi, ma senza reazioni immunitarie. I sintomi delle intolleranze alimentari sono fastidiosi e spesso simili alle allergie, ecco perché, nei cani, si tende spesso a parlare di reazioni alimentari avverse, indicate con la sigla RAV. Le RAV colpiscono qualsiasi cane, con prevalenza nelle seguenti razze: Labrador, Golden Retriever, Boxer, Cocker Spaniel, Westhighland, White Terrier, Setter Irlandese, Dalmata, Pastore Tedesco e incroci. La maggiore incidenza delle allergie e delle intolleranze alimentari è stata riscontrata nei cani di età compresa tra i due e i sei anni di età. A volte, l’esordio delle stesse è estremamente precoce e può interessare anche i cani con appena cinque mesi di vita o quelli più anziani. Nel cane da caccia è possibile prevenire le allergie e le intolleranze alimentari curando per tempo le parassitosi intestinali. I batteri patogeni dell’intestino possono, infatti, predisporre l’animale allo sviluppo di reazioni avverse agli alimenti. Esistono anche situazioni in cui è impossibile prevedere il rischio di un’allergia o di un’intolleranza alimentare, perché queste patologie possono manifestarsi anche all’improvviso e in cani apparentemente sani e nutriti con alimenti che in precedenza non hanno causato alcun disturbo. Nel campo delle intolleranze si è visto che queste possono manifestarsi in cani alimentati con abbondanti quantità di un determinato alimento. E’ il caso,
ad esempio, dell’intolleranza al lattosio, lo zucchero presente nel latte e causa di intolleranza in molti cuccioli alimentati in maniera abnorme con il latte vaccino. La maggior parte delle allergie e delle intolleranze alimentari nei cani da caccia adulti è, invece, causata dagli alimenti proteici, specie dalle carni rosse. Tutti sanno che l’alimentazione proteica è molto importante per rafforzare la struttura muscolo scheletrica del cane da lavoro. In questo tipo di cane, infatti, la razione giornaliera di proteine viene aumentata in proporzione allo sforzo fisico che l’animale dovrà sopportare durante l’attività venatoria. In genere, gli alimenti che possono causare intolleranza nel cane da caccia sono la carne bovina, il pollo, il pesce, il latte, le uova, la soia, il frumento, il mais e il riso. Recentemente si è scoperto che anche la carne di agnello può causare allergia e intolleranza nel cane. Il fatto è, di per sé, preoccupante, visto che in passato i cani non hanno mai manifestato segni di allergia alla carne ovina. Anche se è possibile sottoporre il cane a test sierologici ( esami del sangue), questi non consentono di individuare in maniera affidabile gli alimenti o le sostanze responsabili delle reazioni avverse. Alcuni laboratori veterinari hanno messo a punto dei test che mettono a contatto il pelo del cane con una serie di alimenti che potrebbero causare allergia. Secondo i veterinari, però, al momento, l’unico test, ma anche l’unica terapia per individuare e contrastare le allergie alimentari nel cane da caccia è la dieta ad esclusione o ad eliminazione. Con questa dieta si eliminano gradualmente, e a rotazione, alcune carni che potrebbero causare allergia, fino a individuare quelle responsabili del disturbo. Nei cani da caccia allergici alle proteine della carne rossa si può integrare la quota proteica ricorrendo ad altri tipi di carne, come quella di tacchino, cervo e pesce. Negli Stati Uniti, ad esempio, i cani colpiti da allergie alle carni rosse vengono alimentati con Caccia Passione 69
una dieta proteica alternativa a base di carne di canguro. La dieta ad eliminazione per il cane allergico va prescritta dal veterinario e dura da sei a otto settimane. Gli alimenti che compongono la dieta ad esclusione possono essere preparati in maniera casalinga o tramite miscele “ipoallergeniche ” vendute nei negozi di alimenti per animali. Le diete commerciali maggiormente utilizzate per i cani allergici sono: /d Hill’s, z/d Hill’s, Hypoallergenic Royal Canin, HA Purina, LB Dermatosis Eukanuba, Solo Quaglia ICF, Venice and Potato Baubon, Fish and Potato Baubon. La dieta con preparazioni commerciali è a base di alimenti allergenici trattati in modo da non poter causare reazioni avverse. Questa dieta è più pratica rispetto a quella casalinga, ma meno affidabile ai fini dell’individuazione del cibo che scatena al-
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lergia. La dieta casalinga si compone, invece, di accoppiamenti di due cibi, proteine e fonti di zucchero, che il cane non ha mai consumato. Gli accoppiamenti alimentari possono comprendere cavallo + patate o cervo + patate o maiale + patate. Con questa alimentazione si rischia però di causare delle carenze alimentari nel cane. In tal caso è preferibile ricorrere alle diete commerciali, certamente più bilanciate dal punto di vista proteico, vitaminico e minerale e spesso utili nel favorire la scomparsa dei sintomi da intolleranza. Per alleviare i disturbi dell’allergia in attesa che la dieta faccia effetto, si può ricorrere ad antistaminici o a bagni dermoprotettivi per il prurito, ad antibiotici per le infezioni e ad integratori a base di zinco o di grassi Omega 3 e 6 ad azione antinfiammatoria.
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Spaniel su lepre
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