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Nomi comuni di montagna
Normali parole che tra le vette assumono significati speciali. Come sella, terrazzo, camino – e molte altre – che nella prima definizione d’un dizionario hanno un certo senso, mentre in una relazione, guida o mappa di montagna ne acquistano un altro. Molto più pieno per chi le vette le ama e le frequenta. Tutto da scoprire per chi si sta avvicinando a esse. Questo processo, quando ci si trova lì nelle Terre alte, è per tutti istantaneo: da semplici vocaboli su carta i termini mutano in sensazioni ed esperienze vive. E a quel punto le altre comuni accezioni svaniscono.
Bruno Tecci, narratore per passione, comunicatore di mestiere. Istruttore sezionale del Cai di Corsico (MI). Autore di Patagonio e la Compagnia dei Randagi del Sud (Rrose Sélavy) e di Montagne da favola (Einaudi Ragazzi).
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Franco Tosolini, ricercatore e divulgatore storico. Istruttore regionale di alpinismo del Cai della Lombardia. È autore e coautore di saggi e libri tra cui La strategia del gatto (Eclettica).
Luca Pettarelli, illustratore e allenatore di karate. Con le sue pitture a olio ha collaborato al volume Montagna (Rizzoli). Nel 2016 è stato selezionato alla Bologna Children’s Book Fair.
12 – Scoglio
È capitato a tutti di interpretare il ruolo dell’alpinista spiaggiato. Vuoi per mantenere un delicato compromesso familiare, vuoi per accontentare i figli (Come si fa a negare una boccata di iodio ai tuoi figli, si chiede Mauro Corona nel libro Aspro e dolce), ci si è ritrovati spesso distesi in spiaggia a osservare il mare sognando rilievi alpini e asperità rocciose. In quei momenti, mentre le onde s’infrangono spumose sugli scogli, pensi al deep water solo (dws). Quella nuova disciplina dell’arrampicata libera, senza corda, che prevede di scalare le scogliere a picco sul mare, avendo come unica protezione la profondità dell’acqua sottostante. Se cadi, fai una nuotata. Il rappresentante più significativo del deep water solo è Chris Sharma, il climber americano che, nel 2006, ha scalato lo spettacolare arco naturale di Es Pontas nell’isola di Maiorca, in Spagna. Una scenografica volta di roccia affiorante dal mare che Sharma, dopo numerosi tentativi e altrettanti tuffi, ha scalato superando difficoltà estreme. Uno scoglio (è proprio il caso di dirlo) miliare per il dws e per l’arrampicata. Mentre sogni di emulare le gesta di Sharma, rifletti su come gli scogli non siano una mera prerogativa marina. Stando alla definizione letterale, lo scoglio è una porzione di roccia che emerge dal mare, eppure lo si trova in gran numero anche sulle Alpi. Quello più famoso è senz’altro il Cervino, che con i suoi oltre 4400 metri è stato definito, a metà dell’Ottocento, lo scoglio più nobile d’Europa. Definizione icastica che è stata ripresa, molti anni dopo, da un bel libro del grande Reinhold Messner. Nella selvaggia e misconosciuta Val Stura, in Piemonte, esiste lo Scoglio di Pianche, una struttura piramidale addossata alle pendici del monte Autes, dove sono stati tracciati dei facili itinerari di arrampicata sportiva. Vocato per i neofiti, lo Scoglio di Pianche è un buon motivo per esplorare e conoscere questa vallata del Monviso che racchiude, come uno scrigno, gioielli di natura incontaminata e pregni di storia. Lo Scoglio di Mroz, invece, è una piramide rocciosa nel Vallone di Piantonetto, nel gruppo del Gran Paradiso, scoperta e scalata nel 1972 da Guido Machetto, Alessandro Gogna, Miller Rava, e Carmelo Di Pietro. In quegli anni, l’alpinismo scopre un nuovo paradigma. Viene abbandonata la lotta con l’alpe – dove gli alpinisti s’imbarcano in odissee campali su repulsive montagne di roccia e ghiaccio – e vengono scoperte e scalate strutture rocciose di fondovalle che, fino a poco prima, non erano degne di uno sguardo. Lo Scoglio di Mroz ne è un esempio. La pace con l’alpe, però, non induca in errore. Le vie d’arrampicata, aperte in quel periodo, sono di difficoltà elevatissima. In Friuli, sul Passo di Monte Croce Carnico, al confine con l’Austria, troviamo non solo uno scoglio, ma, addirittura, una scogliera. La Scogliera carnica è una bastionata rocciosa, addossata al versante occidentale del Pal Piccolo, scoperta negli anni Ottanta, dove sono stati tracciati molti itinerari di salita. La Scogliera è stata la protagonista dei primi meeting di “Arrampicarnia”, un raduno non competitivo che dal 1986 al 1988 ha visto misurarsi, sul suo straordinario calcare, dei giovani climbers che sarebbero diventati leggenda. Manolo, Corona, Kammerlander, Mariacher, Berhault e tantissimi altri. Recentemente, il meeting è stato riproposto con lo stesso spirito ed entusiasmo di quelle prime storiche edizioni. Può così capitare di trasentire, tra i falò serali di “Arrampicarnia 2.0”, le storie di chi ha visto quei mostri sacri muoversi sulle rocce. Racconti dove realtà e mito si confondono ma che si rivelano doni preziosi. Aneddoti che restituiscono una componente umana a quelli che “erano immortali” (per dirla con Maurizio Zanolla). A quel punto, riprendendoti dai pensieri spiaggiati, consideri che, a settembre, potresti portare i bambini all’appuntamento annuale di “Arrampicarnia”. Lo iodio, forse, può bastare.