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Fotogrammi d’alta quota

a cura di Antonio Massena

Everest: un reto sobrehumano *

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Regia Aitor Barez (Spagna 2017) - 80 minuti

Alex Txikon è uno dei migliori alpinisti himalayani, ha scalato 12 Ottomila inclusa la storica prima invernale al Nanga Parbat. Ora sta per affrontare la sua sfida più difficile: l’Everest in invernale senza maschera di ossigeno, un’impresa mai compiuta prima. Il film è realizzato con grande professionalità. La parte iniziale dedicata essenzialmente alle fasi degli allenamenti, alla presentazione dei compagni di spedizione di Alex, alle interviste agli stessi e ai familiari di Txikon, il viaggio e l’arrivo a Kathmandu, pur nell’ottica del già visto, ci riserva una visione, a tratti, intimistica e di riflessioni positive. Intelligente la soluzione di non eccedere nelle solite immagini stereotipate del percorso da Kathmandu a Lukla in aereo e del trekking fino al campo base dell’Everest. Ogni attimo è narrato velocemente e senza sbavature lasciando spazio alle sole situazioni che più fanno presa sullo spettatore: il carico enorme di un giovane portatore (oltre 100 kg di peso sulle spalle) che viene aiutato da Txikon e compagni e le considerazioni che scaturiscono dai pensieri e dalle parole in vista dei memoriali in prossimità del campo base. È più pericoloso essere alpinisti al limite o attraversare una strada in un’ora di grande traffico? Sicuramente non è una questione di percentuali ma di scelte e di motivazioni. Le riprese in montagna sono realizzate con grande cura, i passaggi dai totali ai particolari e ai primi piani imprimono al racconto una cadenza ritmica che dà allo spettatore la sensazione di essere in quei luoghi. La forza della natura, l’inverno a quelle quote, il confronto fra un grande alpinista e la montagna confluiscono in un racconto e in un commento mai eroico e mai sopra le righe. Gran bella sequenza: la valanga fra il campo 1 e il 2 che li investe, girata con maestria e senza sbavature. Le immagini delle salite nel periodo primavera/estate, quando con le spedizioni commerciali la montagna diviene un gran luna park, si contrappongono a quelle di condizioni estreme e di gran solitudine vissute dai protagonisti. Così come a volte capita fra la voglia di lasciare tutto e tornare indietro e la volontà di continuare. L’alpinismo invernale sugli Ottomila senza l’utilizzo dell’ossigeno ausiliario è senza dubbio una delle forme più estreme per questa disciplina, tenendo anche conto di tutta un’altra serie di fattori oggettivi: le temperature bassissime, il pericolo di frequenti valanghe, i venti fortissimi, l’acclimatamento e la solitudine che condiziona ulteriormente psiche e corpo. Un ʻimpresa che vede Alex Txikon costretto a rinunciare per le avverse condizioni meteo ma con la promessa di un ritorno, pur affermando …«Se continuerò a fare spedizioni invernali una volta o l’altra cadrò e non tornerò …».

Alex Txikon verso il campo base dell'Everest

Alex sulla via normale

* La prenotazione dei titoli è riservata alle Sezioni Cai. Per informazioni sul prestito del film: www.cai/itcineteca - cineteca@cai.it

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