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Storie di montagna | Gli amici ritrovati

Dal Colorado alle Dolomiti, passando per Montagne360. Due amici fraterni si erano persi di vista 25 anni fa e si sono rincontrati grazie all'appello pubblicato dalla nostra rivista. Vi raccontiamo la loro storia

di Gianluca Testa

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A volte le nostre vite sono determinate da piccoli episodi. Incontri, percorsi intrapresi o negati, opportunità afferrate o sfumate. A pensarci bene sono innumerevoli le “sliding doors” che ci troviamo davanti nel corso dell’esistenza. Qualche volta attraversiamo la porta girevole, altre volte no. Quasi mai scopriamo cosa sarebbe accaduto se avessimo fatto una scelta diversa, e il più delle volte non ci resta che l’alibi del rimpianto. Eppure a volte è possibile porre rimedio. Accade quando la caparbietà di alcuni si scontra con la generosità del destino. Ebbene, stavolta possiamo dire di aver avuto un ruolo determinante: abbiamo infatti contribuito a facilitare il cammino della buona sorte.

LA LETTERA ARRIVATA DA LONTANO

Come forse ricorderete, nella rubrica dedicata alle lettere del febbraio scorso pubblicammo su Montagne360 un appello arrivato da lontano, addirittura da oltreoceano. Andrew Terrill, escursionista ed esploratore britannico, ci aveva scritto dal Colorado, dove ora abita e vive con la moglie e i due figli, pur continuando a camminare attraverso i canyon e costruendo igloo per i turisti nei periodi invernali. Ci disse che stava scrivendo un libro sul suo viaggio in Italia. Nella seconda metà degli anni Novanta, infatti, aveva attraversato la penisola in verticale, a piedi. Quasi alla fine della sua avventura italiana, sulle Dolomiti, incontrò due persone che ha sempre ritenuto speciali. Aveva perso i contatti, ma aveva una foto da mostrarci e si ricordava i loro nomi: Flavio e Graziella. Quella foto l’abbiamo pubblicata insieme all’appello. Lo abbiamo fatto col desiderio di poter ricevere una risposta, ma forse senza crederci davvero. Nessuno immaginava che, a distanza di pochi giorni dalla distribuzione della rivista, Andrew e Flavio avrebbero davvero potuto rincontrarsi. Eppure così è stato.

IL PRIMO CONTATTO

In risposta a quel messaggio struggente, il direttore di Montagne360 Luca Calzolari si era preso un impegno formale. “Ovviamente vi terremo aggiornati”, aveva scritto. “Perché, com’è giusto che sia, la storia continua”. La storia in questione passa dalla poltrona e dal camino di un’abitazione di Ala, piccolo comune distante una quindicina di chilometri da Rovereto, in trentino. Lì abita Bepi Pinter, che da oltre mezzo secolo è socio Sat (Società degli alpinisti tridentini). Ha ricoperto numerosi incarichi e per oltre quarant’anni ha fatto parte del Soccorso alpino, anche come responsabile dell’unità cinofila. Ogni mese riceve la rivista nella cassetta delle lettere, quasi sempre la sfoglia. Stavolta però è stato diverso. Quella sera, dopo aver ricevuto il numero di febbraio, aveva deciso di gustarsela tutta, una pagina dopo l’altra, dedicandole tutto il tempo necessario a una lettura attenta. «Quando sono arrivato alla rubrica delle lettere, be’, stentavo a crederci. Subito mi sono detto: io questo Flavio lo conosco. E così, ancora sull’onda dell’emozione, l’ho chiamato. Quando gli ho parlato di Andrew e dell’appello si è commosso. Era proprio lui».

IL LINGUAGGIO DELLA MONTAGNA

Il Flavio in questione si chiama Flavio Pettene. Abita a Erbè, un paesino a metà strada tra Verona e il fiume Po. Nella vita, oltre a camminare, ha fatto un po’ di tutto. Manager, volontario, educatore e fotografo. Amico dell’alpinista Fausto De Stefani, ha conosciuto Bepi molti anni fa, quasi per caso. «Avevo iniziato la discesa dalla capanna che la Sat di Ala gestisce sulle Piccole Dolomiti, quando poco dopo mi sento chiamare da questo ragazzone», racconta Pinter. «Avevo lasciato il telefono cellulare sulla panca e lui me lo aveva riportato. Camminammo insieme. E, come spesso accade con gli incontri che si fanno in montagna, siamo diventati amici». Seguono vent’anni di frequentazione, di viaggi, di regali portati dal Tibet o di chiacchiere sulle cime più belle del mondo, seduti attorno a un tavolo. «Sì Bepi, quello sono proprio io», dirà Flavio durante la sua prima telefonata. Nel giro di poche ore il cerchio si chiude: viene contattata la nostra redazione, e parallelamente anche Andrew, rintracciato da Bepi grazie a facebook. Di fronte alla meraviglia di certe scoperte non c’è fuso orario che tenga. Anche dal Colorado le risposte arrivano di getto, senza pensare troppo alla forma di messaggi e parole che appartengono a lingue diverse. Quello della montagna, alla fine, è un linguaggio universale. E i tre s’intendono a meraviglia. L’INCONTRO COL “FIGLIO DEL VENTO” «Non puoi immaginare la sorpresa» ci confessa Flavio. «La storia di Andrew, nel tempo, l’ho raccontata più e più volte. Quando lo conobbi avevo quarantatré anni, lui ventisei. Pochi mesi prima avevo perso mio fratello Andrea. E incontrare questo giovane giramondo che portava il suo stesso nome mi colpì al cuore fin da subito. Il ricordo di quel “figlio del vento” l’ho sempre portato con me. E ora, grazie a voi, ci siamo ritrovati». I due si sono parlati a lungo, ripetutamente. Andrew gli ha confessato di aver conservato e utilizzato a lungo il coltellino che Flavio gli aveva regalato in quel lontano 1997. Si sono messi in pari su ciò che hanno fatto e visto in questo quarto di secolo. Flavio gli ha addirittura inviato in Colorado un libro sulle montagne del Veneto che ha realizzato per Cierre edizioni insieme ad altri fotografi. «L’ha ricevuto pochi giorni fa, era entusiasta». Ma cosa si sono detti Flavio e Andrew per la prima volta? «Che siamo vivi» ci confessa. È così che andata. «Del resto camminiamo entrambi in montagna, ci parliamo attraverso le montagne. Abbiamo capito che il mondo è piccolo e che le montagne fanno incontrare le persone». Un’idea semplice ma non scontata, condivisa anche da Andrew, che in una nuova accorata lettera ringrazia la rivista e il Cai. «Scrivo per esprimere la mia più profonda gratitudine al Club alpino italiano. Sono felicissimo di poter condividere con voi la notizia: Flavio e io siamo come due fratelli, finalmente ci siamo ritrovati». E così Andrew ringrazia il Cai, Montagne360, Luca Calzolari e Bepi Pinter. «Un grazie moltiplicato per mille», conclude. E ora cosa accadrà? «Sento che ci vedremo di nuovo», assicura Flavio. Ed è quello che crediamo anche noi.

Andrew Terrill in Colorado (il libro sul cammino italiano, The earth beneath my feet, sarà pubblicato a giugno)

Bepi Pinter con il suo cane da valanga (cui ha dedicato il libro L'ombra di Baloo)

Flavio Pettene

la foto di Flavio e Graziella scattata da Andrew

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