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Lettera a Babbo Natale

di Luca Calzolari*

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In questi giorni mi è tornata alla mente la lettera che Anna, una bambina di sette anni, ha scritto nell'aprile scorso a Babbo Natale mentre eravamo in pieno lockdown, pubblicata da La Repubblica, edizione di Firenze. Anna, disorientata dalla situazione e da quello che stava vivendo, si è rivolta direttamente a un personaggio magico, rassicurante e amico dei bambini. Dopo essersi informata su come stavano Mamma Natale, le Renne e gli Elfi, la piccola voleva sapere se il virus c'era anche lì, al Polo Nord, e come era la situazione. “Una cosa così” scriveva Anna “non mi è mai capitata” e chiedeva se lui (con la sua magia presumiamo) poteva “uccidere questo virus”, far tornare tutti a scuola, incontrare di nuovo i parenti, gli amici e “tornare a vedere i posti”. Poi è arrivata l’estate e quasi ci si è dimenticati del Covid-19, ma il virus era lì che aspettava. In autunno sono ripartiti i contagi e siamo ricaduti dentro l’emergenza sanitaria. All’inizio di novembre, da Cesano Maderno - che si trova nella provincia di Monza-Brianza, una delle più colpite dalla seconda ondata - Tommaso, cinque anni, ha scritto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiedendogli di rilasciare un’autocertificazione speciale per consentire a Babbo Natale di consegnare i doni a tutti i bambini del mondo. Scrive poi Tommaso: “So che Babbo Natale è anziano ed è pericoloso andare nelle case, ma lui è bravo e metterà sicuramente la mascherina per proteggersi. Le prometto che, oltre al lattino caldo e ai biscotti, metterò sotto l’albero anche l’igienizzante". Queste due lettere in qualche modo fotografano ad altezza bambino quest’anno pandemico. Ci parlano del loro vissuto e confermano quanto i bimbi siano capaci di chiedere davvero ciò che conta: ritorno alla normalità e di essere attenti anche durante l’emergenza alla felicità dei più piccoli (i doni di Natale). È proprio nelle loro richieste che vediamo riflessa la loro (e la nostra) speranza e la necessità di una vita senza il Covid-19. Quando un anno finisce, come da tradizione, si fanno i bilanci dei mesi trascorsi, si tirano le somme e compilano liste di buoni propositi che, ammettiamolo, il più delle volte restano solo intenzioni disattese. Forse per una volta dovremmo fare in modo di alleggerire il lavoro di Santa Claus creando le condizioni perché con la sua slitta possa portare i doni a tutti i bambini del mondo, senza rischiare di ammalarsi e anzi, aiutandoci a sconfiggere il virus. Lo possiamo fare non abbandonandoci allo sconforto, continuando a vivere e a progettare, comportandoci responsabilmente dentro e fuori di casa, assumendo atteggiamenti sostenibili. Suggerimenti, questi, che hanno il sapore dei buoni propositi, ma sono molto di più che buoni propositi di fine anno. Sono una necessità. Queste raccomandazioni le abbiamo fatte nostre fin dai primi momenti e le abbiamo ripetute all'infinito quando, concluso il primo grande lockdown, siamo poi tornati a vivere all'aperto. Le montagne e i suoi abitanti hanno saputo rispondere con eccezionale solerzia, zelanti e rispettosi delle nuove regole. Abbiamo saputo in parte adattarci, calibrando ogni volta proposte, scelte e azioni in base ai mutamenti. Abbiamo visto - forse non troppo a sorpresa - che in assenza del turismo all'estero, gli italiani hanno riscoperto la bellezza della montagna e che - nonostante le infinite difficoltà - albergatori, ristoratori, guide e rifugisti hanno visto salva quest'anomala stagione estiva. Hanno arginato anche - e diciamolo a chiare lettere ancora una volta - l'irresponsabilità di molti, che in certi casi ha trasformato luoghi naturali e di pace in spazi oltremodo affollati. Ci ricordiamo delle code per salire in funivia o delle escursioni vissute come alternativa alle palestre chiuse. Di quelle scene da movida di cui abbiamo dato conto in queste pagine. Ma l’irresponsabilità non è stata solo in montagna. Ecco, su questo c'è ancora molto da lavorare. Poi, quando pensavamo di esserci lasciati il peggio alle spalle, il contatore dei contagi ha ricominciato a girare veloce. E allora ecco le nuove - necessarie - limitazioni, le regioni colorate e l'introduzione del coprifuoco. Immersi in questa sorta di “lockdown leggero”, non sappiamo cosa sarà del 2021. Pur augurandoci che il prossimo anno possa davvero rappresentare l'anno della liberazione definitiva dal virus, di una cosa siamo certi: molto dipenderà da noi, dalle nostre azioni, dalla capacità di agire e reagire. Avere comportamenti negazionisti significa mettere a rischio se stessi e gli altri. Se vogliamo davvero aiutare Babbo Natale a realizzare i desideri dei nostri bambini, non gettiamo al vento questi mesi di riflessioni e grandi prove. Trasformiamo la pandemia in opportunità, valorizziamo le nostre montagne, rispettiamo l'ambiente e il prossimo con comportamenti responsabili. Non rinunciamo a camminare (rispettando le norme e le limitazioni), e passo dopo passo usciremo anche dalla pandemia. Ciascuno di noi sia portatore sano di responsabilità. Perché è questo ciò che chiede il nostro tempo. Con questi auspici rivolgo a tutti voi i nostri migliori auguri di buone feste. * Direttore Montagne360

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