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Il confine del non senso
In autunno abbiamo assistito alla riapertura del dibattito sui confini della montagna più alta d’Europa, il Monte Bianco, che si trova in parte in Valle d’Aosta e in parte nell’Alta Savoia francese
di Piero Corda
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Ciclicamente, quasi sempre in occasione di eventi elettorali in Francia, viene riesumato il problema dei confini sul Monte Bianco. A prima vista, sembrerebbe un problema di “lana caprina”, si tratta in effetti di territorio al di sopra dei 4000 metri perennemente ghiacciato. Storicamente, il confine venne definito con il trattato di Torino del 1860, che assegnava Nizza e la Savoia alla Francia e definiva i confini sulle creste spartiacque. La Francia, invece, ritiene validi i confini militari stabiliti, precedentemente, con l’armistizio di Cherasco del 1796 e ricopiati dai cartografi dello stato maggiore Francese nel 1865. Ciò fa sì che la linea di confine scivoli sul versante sud nel lato italiano. Il problema nasce dal fatto che questa interpretazione mette sotto l’autorità del prefetto dell’Alta Savoia il territorio che arriva sino a ridosso dell’uscita della Skiway, dove nell’ultima ordinanza di quest’estate – per timore di dover rispondere alla giustizia per incidenti – il sindaco di Chamonix competente per territorio inviò le guide a porre delle transenne per “motivi di sicurezza”. Per dovere di cronaca, bisogna aggiungere che a livello di amministrazioni comunali, tra Chamonix e Courmayeur vi è un ottimo rapporto. Il problema è il comune di Megève che, oltre a essere punto di partenza della via normale di salita, a causa dello scivolamento del confine si trova ad avere il proprio territorio ampliato sino alla cima. Il ristabilimento dei confini assegnerebbe ai comuni di Chamonix e Courmayeur la potestà sulla vetta, evitando indebite ingerenze politico amministrative da ambo le parti. È quindi un problema squisitamente politico, che esula dal buon senso, e che risulta risolvibile solo a livello governativo, con il ristabilimento del diritto. In questo quadro kafkiano bisogna però aggiungere che per il Monte Bianco, con accordo transnazionale Italia - Francia - Svizzera, grazie all’impegno delle associazioni alpinistiche e ambientaliste internazionali raggruppate in Pro Mont Blanc, agli organismi rappresentativi dei governi locali raggruppati nell’Espace Mont Blanc si è finalmente, dopo circa 20 anni di discussioni, dato il via al dossier per la richiesta di protezione Unesco quale “bene culturale“.
Nella foto, il comprensorio del Monte Bianco (foto Enrico Romanzi)