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Trent’anni fa la tragedia della Chiusetta

Il 9 dicembre 1990 due slavine hanno travolto nove speleologi provenienti dalla grotta Labassa, nel Massiccio del Marguareis, Alpi Liguri: Sergio Acquarone, Aldo Avanzini, Roberto Guiffrey, Marino Mercati, Luigi Ramella, Mauro Scagliarini, Stefano Sconfienza, Flavio Tesi, Paolo Valle. Tre i superstiti

Nella foto, il piano della Chiusetta visto dal Ferà (foto Massimo Taronna) Carnino, neve ovunque. Al parcheggio troviamo, semisepolte, le macchine dei nostri compari. Boati di slavine, quattro al minuto, praticamente un bombardamento. Il Marguareis sta spiegando che oggi non si passa e i compari bisognerà recuperarli con l’elicottero. Due giorni prima suonava tutta un’altra musica. Era partita di lì una compagine mista ligur-piemontese per festeggiare con un’esplorazione succosa il recente accordo che metteva la parola fine alle dispute, malintesi, litigi e dispetti che avevano condito, negli ultimi anni, l’attività speleologica dei gruppi di Imperia e Torino. Una giornata splendida aveva accompagnato gli otto speleologi al piano della Chiusetta, incantevole, enorme prato tra i monti dell’altissima Val Tanaro ai piedi di un Marguareis stranamente ancor privo di neve. In una parete sovrastante si apre l’ingresso di Labassa, enorme grotta trovata pochi anni prima dagli speleologi di Imperia, nonché meta di quel giorno. Le previsioni del tempo non erano un granché ma all’epoca erano considerate, soprattutto in quelle montagne, alla stregua dei responsi degli aruspici: stessa valenza di un oroscopo. Ai primi otto si aggiungeranno in un secondo tempo altri quattro speleologi inizialmente destinati ad altra grotta. Dodici in tutto. L’obiettivo era sostanzioso: cercare un passaggio, tuttora celato, che colleghi due delle più grandi grotte marguareisiane, Piaggia Bella e Labassa. Per fare ciò erano convenuti alcuni tra i migliori esploratori che il nord-ovest d’Italia potesse vantare, ben attrezzati per una permanenza di tre giorni nell’abisso. Di diverso segno sarà l’uscita: nella notte l’intero Piemonte, Torino compresa, fu coperto da uno spesso tappeto nevoso. Il Marguareis di più. Durante la risalita dalla grotta i dodici speleologi avevano trovato pratico dividersi in due gruppi, comunque a stretto contatto tra loro. I primi sette si trovarono quindi a scendere dalla grotta giù per una corda, prima dipanati lungo il pendio, poi ammucchiati sul fondo della valle, dove il vento aveva accumulato più neve, in una zona comunque tradizionalmente considerata sicura. È questo il luogo e il momento nel quale una slavina, non grande, ma comunque sufficiente a coprirli tutti, decise di staccarsi dal blando pendio sulla loro destra coricandoli l’uno sull’altro. A breve distanza di tempo il secondo gruppo, sicuro di avere il primo davanti a sé, superando il luogo della tragedia, si avventurò nella zona realmente pericolosa. Qui uno dei cinque sprofondò nella neve e altri due si fermarono per aiutarlo a riemergere. A pochi passi da loro una seconda valanga si staccò dal ripido versante sinistro travolgendo i due davanti a loro. Una pericolosa ritirata verso la grotta salvò quindi la vita ai tre superstiti, recuperati diverse ore più tardi dall’elicottero. Di qui in poi ci sarà spazio, uomini e cani, solo per il Soccorso Alpino. Trent’anni fa.

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È questo il luogo e il momento nel quale una slavina, non grande, ma sufficiente a coprirli tutti, si staccò dal pendio sulla loro destra coricandoli l’uno sull’altro

Le foto pubblicate in questa pagina sono state scattate da Roberto Guiffrey, uno dei nove speleologi che hanno perso la vita nella spedizione alla Gola della Chiusetta, sul Marguareis, travolti da due valanghe il 9 dicembre 1990, dopo essere usciti dalla Grotta Labassa. I soccorritori su Guiffrey trovarono una macchina fotografica con mezzo rullino impressionato, che mostra le scene immediatamente precedenti gli incidenti. Ringraziamo il Gruppo Speleologico Piemontese Cai – Uget: le foto sono tratte dalla loro pubblicazione Grotte (anno 33, n. 104), dedicata al dramma della Chiusetta.

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