2 minute read

Portfolio | Come al tempo dei pionieri

Next Article
Nuove ascensioni

Nuove ascensioni

Un’esplorazione d’altri tempi all’interno dello “Swat project” di Mountain Wilderness, progetto di valorizzazione e protezione delle montagne nel nord-ovest del Pakistan

Inizio della salita verso il Manali Pass (foto Paola Favero)

Advertisement

Lo Swat Project, nato nel 2017 grazie all’impegno di Mountain Wilderness e di Carlo Alberto Pinelli, suo fondatore, nasce in realtà già nel 1963 quando Betto, allora giovane archeologo e alpinista, raggiunse il professor Giuseppe Tucci in questa regione, dove aveva fondato l’Ismeo e scoperto importanti siti archeologici. La selvaggia bellezza di quelle montagne emerse già allora, insieme all’idea di esplorarle e preservarle. Negli ultimi anni questa è diventata una necessità, poiché lo Swat è oggi meta di un crescente turismo interno, che ha provocato il rapido degrado dei siti più facilmente raggiungibili. Ecco quindi questo progetto che, partendo dall’esplorazione della zona e dalla formazione di guide locali sensibili all’aspetto ambientale, si propone di proteggere le montagne dello Swat promuovendo un turismo montano attento e consapevole e creando un’area protetta. Nel 2018 vengono formate le prime 21 guide di trekking e nel 2019 vengono esplorate valli e scalate montagne. Dopo la pausa causata dal Covid-19 il progetto riprende quest’estate, grazie alla determinazione di Betto e al manipolo di sognatori che lo accompagnano. Queste foto raccontano un po’ della nostra spedizione, iniziata alla fine di agosto, allo scopo di esplorare e cartografare tre differenti zone. Il mio gruppo ha il compito di salire e superare il Manali Pass, collegando valli per lunghi tratti inesplorate. Con noi ci sono 18 portatori, improvvisatisi tali per l’occasione, e due guide più esperte. Nessuno conosce l’intero percorso, solo un vecchio portatore ricorda di aver salito il ghiacciaio del Manali Pass anni fa senza difficoltà. Ma il cambiamento climatico avanza in fretta e così, quando arriviamo ai piedi del ghiacciaio, questo si presenta ridotto di circa un chilometro e trasformato in un affascinante ma pericoloso susseguirsi di pareti verticali, crepacci e seracchi, che ci fanno temere per la riuscita della spedizione. È solo grazie alla nostra determinazione, all’abilità delle guide e alla tenacia dei portatori che riusciamo a superare l’intricato rischioso versante e raggiungere il Manali Pass, che quotava 4910 metri e che risulta ora di ben 100 metri più basso! Il trekking continua poi attraverso valli isolate e selvagge, fino a superare un secondo ghiacciaio che fa ricordare i paesaggi patagonici, e raggiungere le splendide foreste vergini dell’alta valle di Kumrat. Quando ci salutiamo sotto i secolari Cedrus deodara che hanno protetto l’ultimo campo siamo ormai una vera squadra, che ha condiviso fatiche, dubbi, rischi e timori, saperi e conoscenze, ma anche entusiasmo e stupore per i luoghi attraversati, che i portatori hanno ammirato e fotografato come e più di noi, sorpresi dalla bellezza e dalla fragilità della loro terra.

Paola Favero Mountain Wilderness, Socia Gruppo Italiano Scrittori di Montagna

Notte al campo cinque (foto Andrea Monti)

Salendo al Manali Pass (foto Paola Favero)

Discesa sul versante nord del Manali Pass, lungo l’omonimo ghiacciaio (foto Paola Favero)

Alba al campo tre (foto Paola Favero)

Incontri sul cammino (foto Paola Favero)

Incontri sul cammino (foto Paola Favero)

Tra i crepacci, salendo al Manali Pass (foto Andrea Monti)

Incontri sul cammino (foto Paola Favero)

This article is from: