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Lettere

La montagna di tutti

Caro direttore Calzolari, le scrivo dopo aver concluso la lettura dello speciale di settembre di Montagne360, quello dedicato all’accessibilità o, per dirla meglio, alla montagna per tutti. Apprezzo moltissimo che il Club alpino italiano si stia impegnando nell’ambito dell’inclusione, cercando, là dov’è possibile, di mettere a sistema esperienze cariche di significati e di valori. Le confesso che, pur essendo Socio Cai, non ho mai fatto delle montagne la mia ragione di vita. Ho sempre percepito tutta la loro forza, ma spesso mi sono accontentato di ammirarle dal basso verso l’alto, come se fossero elementi di una scenografia ideale. Col tempo ho imparato che a viverle davvero, lungo i sentieri e lassù fino alle vette, cambia la prospettiva. Non solo quella visiva, ma anche quella legata all’esperienza. Ho capito che si possono scoprire mondi nuovi capaci di coinvolgere cuore e anima. Ora si domanderà perché le racconto tutto questo e io le risponderò che mi sono sentito tirare in ballo proprio dallo speciale di Montagne360. L’avete titolato Sentieri accessibili. E per una rivista destinata soprattutto a coloro che amano il trekking, l’alpinismo e, me lo lasci dire, l’avventura (a volte anche estrema) mi è parso fin da subito una grande apertura verso tutto il resto del mondo. Un mondo a cui appartengo anch’io. Per farmi capire meglio le devo raccontare qualcosa di personale: non ho alcuna disabilità grave, ma nonostante sia ancora abbastanza giovane sono afflitto da un particolare tipo di artrite che coinvolge le articolazioni. Certi sport, come ad esempio il calcio, non posso più praticarli e camminare troppo a lungo, a prescindere dal livello di difficoltà del sentiero, accentua infiammazioni e dolori. Però ho scoperto una cosa meravigliosa, anzi due: l’escursionismo e il cicloescursionismo. Per le ragioni che ho appena condiviso con lei non posso affrontare percorsi troppo lunghi o troppo impegnativi, perché non mi sarebbe possibile portarli a termine. Così, consapevole dei miei limiti, studio il percorso prima di partire valutando tutte le variabili. Scoprire che ce ne sono di accessibili, che si sta lavorando per la loro “misurazione” e che il Cai sta investendo nella formazione e nell’informazioni dei “sentieri per tutti”, non solo mi consola, ma mi fa anche sentire meno solo. Quindi vi prego di continuare su quella strada. Usi pure questa mia lettera come meglio crede e non si senta obbligato a rispondermi. Nel caso in cui decidesse di pubblicarla, le chiedo solo di omettere il mio nome. Non perché mi vergogni dei limiti di cui le ho detto, ma solo perché preferisco la riservatezza che solo l’anonimato di uno pseudonimo può garantire.

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G. L. - Socio Cai

Caro Guido, come può ben vedere non ho trascurato la sua e-mail. Abbiamo deciso di pubblicarla, pur con la sigla che lei stesso ci ha suggerito, perché la riteniamo meritevole di essere letta e condivisa. Capisco bene il suo punto di vista e perfino i suoi bisogni. Ed è proprio perché penso di comprendere l’importanza e il valore delle sue esperienze che abbiamo pensato fosse utile dar voce a lei per dar voce al tempo stesso a tutti quelli che, come lei, si trovano a condividere la stessa condizione. Per vivere la montagna non bisogna certo essere dei supereroi, né tantomeno possedere particolari doti o abilità. Quel che è necessario è l’amore per l’ambiente, per la natura, per gli spazi aperti e salubri. Come abbiamo avuto modo di scrivere e raccontare, la montagna è di tutti e per tutti. Poi ognuno ha la sua attitudine ed è spinto da desideri differenti. Ma non c’è solo il bianco o il nero. Esistono, infatti, infinite sfumature di colore nel quale ciascuno può ritrovarsi. Lei ha trovato la sua dimensione, ed è giusto che la difenda e la preservi. Come avrà avuto modo di leggere, non tutti hanno le stesse opportunità. Almeno finora. È anche per questo che il Club alpino italiano sta lavorando. Perché la montagna, proprio com’era scritto sulla copertina del numero di settembre, possa adattarsi a tutte le abilità affinché nessuno si debba sentire escluso.

Luca Calzolari Direttore Montagne360

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