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Essere comunità
Non chiamatele “economie fragili”, perché quelle di montagna sono imprese che mettono insieme – come mai nessuno prima – idee, visioni e valori. Scelte coraggiose che abbiamo vissuto (e raccontato) fin dalla loro genesi
testo e foto di Gianluca Testa
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Si è soliti ripetere che le parole sono importanti. Vero, verissimo. Ecco perché la narrazione della montagna come un luogo da vivere non è uguale a quella della montagna come luogo in cui vivere. A volte basta poco per indicare la direzione di un percorso. Sono sufficienti piccole sfumature, come ad esempio un pronome o una preposizione. All’interno di quello spazio residuale d’interpretazione si aprono però confini nuovi, scene mai raccontate, consapevolezze fino a quel momento taciute. È lì, in quei luoghi di montagna in cui si vive, che si annidano storie, idee, progetti. A volte bellissimi e visionari, altre volte faticosi e ingombranti. È lì che i fallimenti divengono propedeutici ai futuri successi, che le comunità si riconoscono come interpreti di un bisogno comune; ed è sempre lì che il mondo si fa piccolo per accogliere un universo inaspettatamente assai più grande e variegato.
LE ECONOMIE DI MONTAGNA
Negli ultimi anni Montagne360 ha aperto un varco tra queste esperienze che banalmente potremmo definire come economie di montagna. Sì, d’accordo, il tema dell’industria della neve è stato ampiamente e criticamente affrontato. Ma non è questa l’economia di cui parliamo. Da sempre esiste la visione di una vita in montagna che non è solo legata al turismo, alla stagionalità, all’accoglienza o agli impianti di risalita. La montagna non esiste solo d’inverno per gli sciatori o d’estate per i camminatori. Non esistono solo l’alpinismo, il trekking, il cicloescursionismo e tutte le altre discipline che individuano nella montagna il loro spazio ideale. Fino a una manciata di anni fa in montagna si lavorava per vivere e per sopravvivere. C’erano i mestieri, le mulattiere, gli allevamenti, l’agricoltura, la pastorizia, gli artigiani. Poi più nulla (o quasi). In quel “poi” c’è stato il boom economico, la scesa a valle per un lavoro sicuro e uno
Sotto, da sinistra nella foto, Giovanni Teneggi (Confcooperative), Erika Farina (cooperativa "I Briganti di Cerreto") e Giovanni Lindo Ferretti durante il primo Festival delle cooperative di comunità della Toscana organizzato a Pieve di Compito (Capannori, LU) dal Centro Culturale Compitese nel settembre 2022. Sotto, Giovanni Lindo Ferretti