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Salendo si impara

Alta policromia

Salendo s’impara che la montagna è un caleidoscopio naturale di colori. Sarebbe semplice – e pure banale – afferire alla coloratissima flora alpina per concretizzare questa affermazione. E non c’è neppure bisogno di scomodare Leslie Stephen, padre di Virginia Wolf, che nel 1873, con parole che paiono pennellate, “dipinse” un tramonto sul Bianco come un quadro di Segantini. È invece sulle pareti rocciose apparentemente monocrome che occorre andare. Qui, infatti, troviamo i gialli degli strapiombi dolomitici, i bianchi accecanti dei calcari e di alcuni graniti, i verdi dei serpentiniti, i neri delle rocce magmatiche, i rossi delle intrusioni ferrose, gli arancioni che tingono la dolomia, sul far della sera, dando spettacolo con quel fenomeno denominato enrosadira. E poi gli ocra, i marroni i grigi. Sarebbe un divertente esercizio cercare l’esatta collocazione geografica di una foto ritraente una parete rocciosa. Con un po’ di allenamento si potrebbero ottenere risultati sorprendenti. Purché, ovviamente, la foto sia a colori.

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