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Una finestra sul mondo

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Salendo si impara

Salendo si impara

Il racconto del mio multiforme impegno nell’ambito di questa rivista, dalle prime copertine alle rubriche, al lavoro in redazione: è stato bello raccontare ai lettori il mondo delle montagne (e le montagne del mondo)

di Mario Vianelli

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La mia liason con Montagne360 è durata un decennio, dagli iniziali contribuiti con copertine e immagini quando la rivista era in fasce e non aveva ancora perso il “°” dopo il 360, fino a questo numero conclusivo. Il primo impegno continuativo fu la rubrica Le montagne dallo spazio, coronamento di un desiderio che covavo da tempo, almeno da quando sono disponibili le strabilianti immagini riprese dalla Stazione Spaziale Internazionale e dai satelliti commerciali. Vedere la terra dall’esterno ha significato un radicale cambiamento nello sguardo dell’uomo sulla Terra: ce ne ha fatto capire la fragilità, l’armonia e la bellezza, sancita dalle prime parole di un uomo nello spazio (Yuri Gagarinin il 12 aprile 1961: «La terra è blu, ed è bellissima»). L’appuntamento mensile con le foto satellitari è stato un gradito pretesto per esplorare questa bellezza invisibile dal livello del suolo e per affrontare discorsi sulle molteplici forme del nostro pianeta e sulle forze che le hanno prodotte, ma anche sui segni e le trasformazioni impressi dall’uomo negli ultimi due secoli. Da lassù si vede tutto, basta sapere guardare; e in tal senso mi auguro che la rubrica sia servita non soltanto a illustrare pezzi della superficie terrestre e le potenzialità del punto di vista satellitare, ma anche a stimolare qualche curiosità.

IN PRIMA LINEA

A questa prima rubrica seguì un periodo in cui mi fu affidato l’onore – e soprattutto l’onere – di coordinare la redazione, lavoro che mi ha fatto toccare con mano quanto sia impegnativo “montare” ogni mese la rivista, a dispetto delle inevitabili difficoltà e dell’incalzare delle scadenze; esperienza “in prima linea”, che mi ha permesso di conoscere nuovi aspetti della professione giornalistica e il vitale mondo dei Soci, sempre presenti con proposte, puntualizzazioni, lettere, suggerimenti. Conclusa dopo quasi tre anni la parentesi redazionale sono ritornato sui miei passi con due nuove rubriche: La notizia dal mondo e Segnali dal clima. La prima nasce come integrazione alle pagine di news, concentrate prevalentemente sulle notizie italiane, e ha avuto come campo d’azione le montagne di tutto il mondo. Anche in questo caso, come per Le montagne dallo spazio, è stato un stimolante pretesto per mettermi ogni mese alla ricerca di argomenti curiosi, rilevanti o ritenuti interessanti per i lettori. Discorso analogo vale per i Segnali dal clima, con la differenza che l’attualità e la vastità dell’argomento hanno richiesto fin dall’inizio scelte molto ponderate. Nata come rubrica-contenitore per notizie attinenti il cambiamento climatico, la prima insidia da evitare era di parlare soltanto dei – numerosi – aspetti negativi per non cadere nel tono allarmistico, quando non catastrofista, dell’informazione generalista. Partendo dalla consapevolezza che il clima è sempre cambiato ma che la rapidità sconcertante delle trasformazioni in atto è alimentata dalle emissioni prodotte dall’uomo, ho cercato di tracciare, mese per mese, un quadro degli aspetti – non

Nella pagina a destra, il Ghiacciaio del Gorner, 1986

A sinistra, l'Himalaya orientale vista dalla Stazione Spaziale Internazionale. Sotto, una grotta-sorgente nelle Prealpi Carniche. In basso a sinistra, in volo sopra la valle di Langtang, Nepal. Sotto, a destra, il Monte Baldo

necessariamente nocivi – che la crisi climatica va assumendo, alla luce delle odierne conoscenze che purtroppo sono molto lacunose. Singoli tasselli di un mosaico talmente complesso e sfuggente – invisibile nella sua interezza – da essere difficilmente percepito come minaccia, se non nel caso di eventi catastrofici.

UNO SCENARIO CHE CAMBIA

Quando Segnali dal clima iniziò il suo cammino le strade erano invase dai ragazzi di “Friday for future”, i temi ambientali e climatici stavano finalmente raggiungendo il centro del discorso pubblico e si respirava un’aria di moderato ottimismo sulla capacità di riuscire in qualche modo a gestire una sfida planetaria senza precedenti. Ad appena tre anni di distanza lo scenario è completamente cambiato, schiacciato dalle emergenze contingenti: la pandemia e la guerra hanno monopolizzato l’attenzione ricordandoci, fra l’altro, la nostra fragilità e che la pace e il benessere non sono affatto scontati. Adesso si parla molto più di armamenti e di strategie militari che del futuro del pianeta, ma la crisi negli approvvigionamenti che stiamo vivendo sulle nostre tasche non potrà non cambiare in modo radicale

Alcune copertine tratte dall’archivio di Montagne360: da sinistra, il numero di maggio 2014, di aprile 2014 e di gennaio 2017

l’approccio alla produzione di energia, e dobbiamo augurarci che questo avvenga in modo moderno e virtuoso e non incrementando il disastroso uso di carbone, oppure continuando a fratturare la roccia per succhiare fino all’ultima goccia di petrolio come si è tentati di fare in molti Paesi.

ANNI RICCHI DI STIMOLI

Il quadro della mia multiforme collaborazione a Montagne360 sarebbe incompleto senza ricordare i numerosi portfolio fotografici, gli speciali dedicati all’acqua e alle grotte di ghiaccio, gli articoli che mi hanno permesso di spaziare dalle vicende degli armeni assediati sul Mussa Dagh alle esplorazioni himalayane del botanico Francis Kingdon-Ward; e tutto questo con la soddisfazione di lavorare per un pubblico numeroso e attento. In sintesi, sono stati indubbiamente anni ricchi di stimoli e di nuove opportunità professionali, non ultima quella di fare un lavoro di squadra che in genere è mancato nelle mie esperienze precedenti. Sarebbe stato bello continuare a mostrare ai lettori il mondo delle montagne (e le montagne del mondo) attraverso questa finestra privilegiata, ma le cose belle raramente durano a lungo.

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