2 minute read

Montagna d’inverno: prospettive

Next Article
Indice 2020

Indice 2020

Montagna d’inverno: prospettive generali

Contrario alla monocultura prevalente, il Cai auspica investimenti per il sostegno di attività innovative. Anche e soprattutto in vista dei Mondiali di Sci alpino a Cortina e delle Olimpiadi Invernali del 2026

Advertisement

di Oscar Del Barba*

Il documento “Cambiamenti climatici, neve, industria dello sci: analisi del contesto, prospettive e proposte” rappresenta la posizione ufficiale del Cai relativamente alle modalità con cui affrontare le varie proposte che riguardano sia l’industria dello sci, sia una visione dell’economia turistica della montagna, nel contesto generale dei cambiamenti climatici. È una presa di posizione che il Cai propone ai propri Soci, ma anche a tutti coloro che nelle aree montane partecipano all’indotto del turismo invernale, ai frequentatori della montagna, ai quattro milioni di sciatori (fondo e discesa), agli amministratori pubblici, in realtà a tutti gli italiani che frequentano la montagna in ogni forma. È un documento guida che fornisce elementi di valutazione proprio nel momento in cui il dibattito sulle opere, in fase di ultimazione, per i Mondiali di Sci alpino a Cortina, ma anche e soprattutto su quelle prospettate in vista delle Olimpiadi Invernali del 2026, ha innescato prese di posizione settoriali e corporative. Da tempo «il Cai è di norma contrario alla realizzazione di nuove infrastrutture, di nuovi impianti o di ampliamento di quelli esistenti, in particolare nelle Aree Protette e nei Siti Natura 2000», come recita il Bidecalogo, testo di autoregolamentazione relativo alle questioni ambientali, riguardo al turismo di montagna. Questo tuttavia non significa che il Cai abbia una visione contraria al mantenimento di opportunità economiche negli ambienti montani, ma che la monocultura prevalente dello sci di pista abbia privilegiato gli investimenti per ampliare gli impianti sciistici e realizzare anche nuovi comprensori, sviluppando la concorrenza per accaparrarsi quote di un mercato limitato, in cui l’offerta già ora supera la domanda. Questi investimenti, dalla redditività economica debole, provocano un sempre maggiore incremento delle integrazioni con soldi pubblici (provenienti dalle tasse di tutti i cittadini), sottraendo risorse alla possibilità di avviare una coordinata diversificazione dei servizi offerti dalle località di montagna e dalle stazioni sciistiche Le stesse risorse, se impiegate per il potenziamento delle attività produttive tradizionali (turismo rurale, piccola impresa artigiana, agricoltura di montagna e filiera agroalimentare, attività forestali, ristorazione, offerta culturale, commercio di prossimità, produzioni tipiche locali …), e per il sostegno di attività innovative connesse ai siti Natura 2000 e alle Aree Protette, potrebbero generare la crescita anche del turismo estivo e potenzialmente anche di quello multistagionale, perché la montagna, Alpi e Appennini, offre situazioni climatiche differenziate. Questa visione, che il Cai offre a tutti gli italiani, è la prospettiva che il trattato internazionale noto come “Convenzione delle Alpi”, approvato dal Parlamento italiano, dagli otto Stati alpini (Francia, Svizzera, Germania, Austria, Slovenia, Liechtenstein, Principato di Monaco e Italia) e dall’Unione Europea, prefigura, fin dal lontano 1992, come scenario per la tutela e lo sviluppo durevole dello spazio alpino. * Segretario ambiente Cai

This article is from: