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Stefano Duglio I confini del ghiaccio

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Indice 2020

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ANNIVERSARI I confini del ghiaccio

Trent'anni di ricerche glaciologiche in Trentino, da Cesare Battisti alla crisi climatica

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Cristian Ferrari*

Nel 1898 il noto geografo irredentista trentino Cesare Battisti scriveva al geografo trentino Giovanni Battista Trener (primo direttore del Museo di Storia Naturale di Trento ) proponendo di realizzare un “Circolo di studi glaciologici, idrologici e speleologici”, suggerendo che lo stesso “sarebbe dovuto sorgere in seno alla Società degli Alpinisti Tridentini” in collaborazione con Leonardo Ricci (anch’egli geografo e glaciologo di origini trentine, socio della SAT e professore universitario) e altri. La proposta non ebbe subito successo, finché nel 1928 venne fondato il Comitato Scientifico della SAT che, riprendendo l’idea di Battisti, suddivise la propria attività in tre sezioni: speleologia, limnologia e glaciologia.

LO STATO DEI GHIACCIAI In realtà le attività di esplorazione di montagne e ghiacciai nel territorio del Trentino erano ben precedenti alla proposta di Battisti e Trener, grazie alle prime imprese alpinistiche a opera per esempio di Julius Payer sull’Adamello, John Ball alla Bocca di Brenta, Douglas William Freshfield alla Presanella, Paul Grohmann sulla Marmolada e di molti altri. Attraverso i loro diari di salita e le mappe dei territori, hanno permesso di definire i primi confini delle aree glacializzate e la loro situazione in quella che era circa la fine della Piccola Età Glaciale. Contemporaneamente con lo sviluppo della fotografia, verso la fine dell’Ottocento, inizia una metodica documentazione fotografica del territorio – anche quello di alta quota – da parte di fotografi famosi come Giovanni Battista Simone Unterveger, Vittorio Sella, Vittorio Stenico, Giuseppe e Carlo Garbari, i fratelli Pedrotti e altri ancora. La Prima guerra mondiale, che ha visto combattere aspre battaglie sulle cime più alte di molti massicci montuosi trentini, ha letteralmente contribuito a riempire gli archivi di testimonianze fotografiche e di racconti sullo stato dei ghiacciai che, allo stesso tempo, fungevano da riparo e costituivano un temuto obiettivo da conquistare a tutti i costi.

Sopra, Pian di Neve, il Ghiacciaio del Mandrone (Adamello). In alto a destra, il Centro Studi Adamello "Julius Payer". Sotto, segnali di misura storici al ghiacciaio del Mandrone, in Val Genova I PROGETTI DELLA SAT Dopo l’interruzione dovuta alla Prima guerra mondiale e l’annessione del Trentino all’Italia, formalizzata nel 1919, riprese quindi anche l’attività di studio e ricerca sui ghiacciai trentini a opera dei pionieri del tempo come il geografo Leonardo Ricci, su cui si innestarono i lavori dei professori Bruno Parisi (all’epoca, presidente del Comitato scientifico centrale del Cai, organismo con il quale il gruppo della SAT è sempre rimasto in stretto contatto) e Vigilio Marchetti, che condussero nel Secondo dopoguerra un’azione sistematica di rilievo soprattutto delle aree glacializzate delle Dolomiti di Brenta e del Gruppo Adamello Presanella, in qualità di membri del Comitato glaciologico italiano. Anche altri ghiacciai trentini venivano contemporaneamente monitorati dal Comitato Glaciologico Italiano: il professor Ardito Desio, con le prime campagne di rilievo tra il 1923 e il 1927 e l’ultima del 1960, realizzava interessanti rilievi e fotografie dei ghiacciai in Val di Pejo riassunti nel testo I ghiacciai del gruppo Ortles-Cevedale: (Alpi centrali), mentre il professor Giorgio Zanon dell’Università di Padova, per conto del Comitato glaciologico Italiano, iniziava nel 1966/67 i rilievi utili a compilare il bilancio di massa del ghiacciaio del Careser in alta Val di Pejo che, a oggi, vanta ancora la serie più lunga e ininterrotta di bilancio di massa su un ghiacciaio italiano. Sulla scia di questi lavori, in particolare quelli di Parisi e Marchetti, nel 1990 la Società degli Alpinisti Tridentini, sotto la guida di Roberto Bombarda, dava vita alla “Commissione Glaciologica della SAT” che ben presto si sarebbe trasformata in un Comitato con quasi 50 operatori attivi e operanti all’interno del territorio della Provincia di Trento che, negli anni, ha prodotto importanti lavori nel campo della glaciologia, come il primo catasto dei ghiacciai del Parco Adamello Brenta, i primi rilievi con tecnologia Gps e l’ampliamento dei numero di ghiacciai sottoposti ad analisi del bilancio di massa.

L’IMPORTANZA DELLA CONDIVISIONE Mano a mano che il gruppo acquisiva competenze nasceva la necessità di condividere i risultati degli studi e creare un presidio didattico permanente in quota, così grazie alla collaborazione fra la SAT e l’allora Museo Tridentino di Scienze Naturali nasceva nei pressi del Rifugio Mandrone Città di Trento, nel Gruppo dell’Adamello Presanella, nel 1994 il Centro Studi Adamello “Julius Payer”, che veniva poi rinnovato nel 2004. Con la chiusura degli ultimi rilievi autunnali del 2020 la Commissione Glaciologica della SAT ha trovato il tempo per festeggiare i primi 30 anni di attività; nel frattempo molti ghiacciai si sono ritirati, altri sono scomparsi, e rimangono sempre oggetto di studio, ma sono prima di tutto dei termometri dei cambiamenti climatici. Lo studio e la divulgazione a tutti i livelli dei fenomeni che interessano questi importanti ambienti, la conoscenza del ciclo dell’acqua che ne consegue come risorsa sempre più importante e limitata, sono tra gli obiettivi primari della Commissione, che cerca di sensibilizzare con le proprie attività tutti gli utenti della montagna, dal fondovalle alle vette coperte da ghiacci. *Presidente Commissione Glaciologica della SAT

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