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In attesa della primavera

Aspettando le raccolte primaverili, vi accompagniamo questo mese nelle Terre del Mincio, alla scoperta delle proprietà del fior di loto, pianta originaria dell’Asia e ormai divenuta infestante, tanto da essere considerata dannosa per flora e fauna

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Le giornate di fine febbraio ci accompagnano verso un momento magico nell’universo naturale. Basta, infatti, avventurarsi nei boschi di pianura o nei prati sotto al livello della media montagna e osservare silenziosamente intorno a noi per notare subito le prime rivelazioni della primavera che ci coglierà improvvisamente da lì a poco. I presagi sono chiari: i primi fiori pionieri che sfidano le ancora bassissime temperature, le gemme degli alberi che si ingrossano sempre più fino a sembrare pronte a scoppiare in un tripudio di vita, le luce che cambia e ci incoraggia a uscire ed esplorare di più. Io inizio a fremere, consapevole, da forager, di quello che mi aspetterà a breve, tra raccolte primaverili e meravigliose nuove scoperte. La fine di febbraio è però anche l’ultimo periodo disponibile per raccogliere uno dei principali ingredienti invernali, le radici, e così, in questa uscita, prima di godere della primavera, voglio portarvi in un luogo che amo e che vi permetterà, se mai deciderete di visitarlo, di cavare tuberi, rizomi e bulbi dal terreno senza troppa fatica durante i mesi più freddi dell’anno.

veduta aerea del Fiume Mincio nella zona di Rivalta sul Mincio

UNA RICCHISSIMA BIODIVERSITÀ VEGETALE

Sto parlando delle Terre del Mincio, che si estendono dalla costa sud del Lago di Garda fino a Sacchetta di Sustinente sul Po, di cui il fiume è affluente. Un’area fatta da territori diversi, colmi di significative testimonianze storiche e naturalistiche e caratterizzati da un intricato labirinto acquatico che ospita più di trecento specie di uccelli stanziali, nidificanti, migratori o di passo e una ricchissima biodiversità vegetale composta da un’affascinante vegetazione acquatica. Un vero paradiso che ci permette di esplorare diversi habitat partendo dalle paludi e le zone umide fino ad arrivare ai boschi planiziali e igrofili. Per comprendere appieno la struttura di questo particolare territorio e le sue incantevoli caratteristiche vi consiglio di attraversarlo seguendo un percorso molto semplice, di circa 40 chilometri. Come oramai avrete capito, io adoro camminare su vie lunghe, ma questo tracciato, se volete accorciare i tempi, può essere percorso anche in bicicletta. Ha inizio a Peschiera nella località di Porto Vecchio e termina a Mantova e fa parte proprio dell’itinerario numero 7 dei tragitti in bici Eurovelo, che da Capo Nord arriva sull’isola di Malta. Il percorso si snoda lungo le pigre e sinuose acque del fiume tra colline moreniche, verdi panorami, fontanili, torbiere e piccole cittadine profumate di storia e degli odori dei tortelli di zucca e mostarda. Due dei primi borghi che incontriamo lungo il cammino sono Valeggio sul Mincio e Borghetto, proprio in concomitanza di un’ampia ansa del fiume che ci apre le porte del Parco Regionale del Mincio. Il tragitto da qui è perlopiù pianeggiante o in discesa, come nel tratto prima di Pozzolo dove, al centro delle acque che scorrono lente, è facile localizzare un grande isolotto verde. Sulle sponde le specie più presenti in quest’area sono la ginestra, la genziana di palude, la menta e l’orchidea acquatica.

raccolta e analisi delle radici nelle acque del fiume (foto Isacco Emiliani)

I LUOGHI DI INTERESSE

Da qui fino a Mantova incontriamo moltissimi luoghi d’interesse come il mulino medievale ancora funzionante nei pressi dell’incrocio con il canale Massimbona e il Parco Giardino Bertone, ricco di sentieri e laghetti, con l’enorme Ginkgo Biloba e la villa padronale risalente al 1800 su cui volano le cicogne. Poco distante da Soave Marmirolo incontriamo anche il Bosco della Fontana, uno dei rari esempi di foresta fluviale rimasta intatta da secoli. Il tempo e i chilometri scorrono in fretta in mezzo a quest’incanto ma prima di arrivare a Mantova io mi prendo sempre del tempo per fermarmi a Rivalta sul Mincio. Trovo incantevole il velo di malinconia che caratterizza questa zona del Parco. Il tempo sembra essersi fermato, qui, anche se, osservando bene la biodiversità che lussureggiante ci circonda, ci accorgiamo che non è esattamente cosi.

I MINERALI DEL FIOR DI LOTO

L’area purtroppo è invasa da moltissime piante aliene che stanno mettendo a dura prova gli ecosistemi locali. Una delle piante che è più responsabile in tal senso è sicuramente il loto, nome popolare della Nelumba Nucifera, pianta appartenente alla famiglia delle Nelumbonaceae. Originaria dell’India, Cina, Sud Est asiatico e Giappone vive lungo fiumi, estuari e paludi e in quei Paesi è considerata una pianta sacra nella religione Buddista e nell’Induismo. È stata introdotta in Italia a scopo ornamentale, largamente utilizzata per la sua stupefacente bellezza e poi, come spesso accade, si è diffusa senza nessun controllo. È considerata una specie dannosa perché forma popolamenti monospecifici che sottraggono spazio alla vegetazione autoctona. Questi effetti non colpiscono solo le altre piante, ma anche la fauna: è stato dimostrato che dove prolifera il fior di loto, diminuisce sia il numero di esemplari che il numero di specie di macroinvertebrati, diverse specie di insetti che fanno parte del ciclo vitale legato agli ambienti acquatici. È importante, perciò, contrastare la crescita e lo sviluppo di questo genere di piante nell’area e raccoglierle a scopo alimentare è sicuramente un’iniziativa positiva in questo contesto. Possiamo considerare quasi tutte le parti della pianta commestibili: i fiori, i semi, i rizomi e le foglie giovani possono essere utilizzati e consumati. Sono ottimi e molto nutrienti. La radice in particolare contiene minerali, tra cui soprattutto rame, ferro, zinco, magnesio e manganese, e vitamine. Si può bollire, saltare in padella ed è ottima tagliata a fettine sottili e fritta. I petali possono essere consumati crudi e cotti mentre i semi, tostati, possono essere utilizzati come surrogato del caffè o farina di sussistenza. Spero davvero che possiate trovare utile questa insolita esplorazione e ci aggiorniamo a marzo, all’inizio della nuova primavera!

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