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Luca Calzolari Lo smart working mette gli scarponi

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APPROFONDIMENTI Lo smart working mette gli scarponi

Grazie alla diffusione del telelavoro e della banda larga ad alta quota, è possibile lavorare da remoto anche in molti rifugi

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di Nicola Cortesi

Milioni di italiani quest’anno hanno provato per la prima volta lo smart working dal mare o dalla montagna, cominciando ad apprezzare questo stile di vita. Anche dopo che l’emergenza sanitaria sarà finita, il mondo del lavoro si sarà trasformato per sempre, diventando molto più location-independent di prima.

LAVORARE IN MONTAGNA Finora, lo smart working in montagna si è limitato principalmente al lavoro da appartamento, ma con la diffusione del 4G e di Internet satellitare, sta diventando possibile lavorare anche dai rifugi. Le professioni più indicate sono, ovviamente, quelle che non dipendono dalla presenza fisica in un luogo particolare, non solo tra i freelancers o nel settore privato, ma anche tra i dipendenti pubblici. Il tipico impiegato con un solo mese di ferie all’anno potrebbe in questo modo trascorrere l’intera estate in montagna, alternando il lavoro da remoto nei rifugi con il trekking nel tempo libero e nei weekend. Questo nuovo tipo di escursionista, in parte smart worker e in parte trekker (in breve “smartrekker”), è destinato a creare un segmento di mercato che prima non esisteva, apportando nuova linfa vitale ai rifugi. Lavorando da lunedì a venerdì, non si sovrappone agli escursionisti tradizionali, concentrati soprattutto nei weekend e nel mese di agosto, evitando così di sovraffollare i rifugi. Anche se lavorare da remoto in un rifugio non è così piacevole come andarci in vacanza con gli amici, per gli appassionati di montagna è comunque una prospettiva molto migliore di quella di rimanere bloccati in città, lontani dalla natura.

LA PRIMA ALTA VIA Sono molti ormai i rifugi alpini italiani che dispongono di free wifi e/o 4G (vedi mappa, ndr). La maggior parte di loro è concentrata in Lombardia e in Trentino, specialmente intorno al Lago di Como e al gruppo del Pelmo e della Civetta. Questi rifugi potrebbero aprire le porte, passata la crisi sanitaria, a un nuovo stile di vita basato sulla possibilità di trascorrere lunghi periodi dell’anno lavorando e camminando in montagna. Per esempio, la linea rossa al centro della mappa indica la prima Alta Via dello Smart Working, da Lecco a Morbegno in 9-16 giorni, ideata

In apertura, un tablet ultraleggero per lavorare dai rifugi (foto Nicola Cortesi)

Sotto, la mappa dei rifugi alpini italiani con free wifi/4G (disponibile online su www.facebook.com/ groups/smartrekkers). Fonte: umap. openstreetmap.fr Questo nuovo tipo di escursionista (lo “smartrekker”), è destinato a creare un segmento di mercato che prima non esisteva, apportando nuova linfa vitale ai rifugi

per lavorare con ufficio vista Alpi, approfittando dei week-end per raggiungere il rifugio successivo. Ci auguriamo che presto sia possibile anche vivere e lavorare lungo cammini già esistenti, come il Sentiero Italia CAI.

LA SFIDA TECNOLOGICA Le sfide principali degli smartrekkers sono due: una tecnologica e una psicologica. La prima riguarda la diffusione della banda larga nelle zone montuose. Le tariffe di internet satellitare sono ancora alte, ma la forte competizione tra giganti come Amazon e SpaceX è destinata a farle scendere. Un altro ostacolo è il peso dei dispositivi elettronici, ma è giá possibile sostituire i laptop con tablet ultraleggeri e altrettanto potenti e comodi. La seconda sfida è legata alla percezione della montagna come luogo di libertà, di svago, di sport o di relax, ma non di lavoro. La nostra mente non è mai stata abituata ad associare la montagna al lavoro, perciò ci sembra di venir meno allo “spirito” stesso dell’andare in montagna. È chiaro che affinché il telelavoro dai rifugi si diffonda, è necessario un cambio di mentalità: si deve sviluppare la consapevolezza che è normale che nel terzo millennio anche i rifugi aprano le loro porte a Internet. Non si tratta di trasformarsi in uffici, ma in punti d’incontro di realtà diverse accomunate dall’amore per la montagna: in pratica, quello che già sono.

ESPERIENZE E CONSIGLI Per accelerare questo processo, è stato creato un gruppo Facebook (“smartrekkers”) per costruire un ponte tra i gestori dei rifugi e questo nuovo tipo di escursionista. La cooperazione tra queste due realtà permetterà a entrambe di crescere e prosperare insieme, in una strategia win-win che avvantaggia tutti. Questa iniziativa mira anche a raccogliere tutte le esperienze e i consigli di chi pratica questo stile di vita, oltre a descrivere e dare visibilità ai rifugi più adatti per lavorare da remoto. Forse siamo agli albori di una rivoluzione silenziosa che permetterà, almeno ad alcuni di noi, di vivere in modo più itinerante, in comunione con la natura ma con tutti i vantaggi della tecnologia moderna.

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