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Escursionismo | A casa di Quintino Sella
Facendo base a Biella, città del fondatore del Club alpino, è possibile realizzare molti itinerari: cinque valli (Elvo, Oropa, Cervo, Strona e Sessera) e cime di tutto rispetto rilanciano le attrattive del turismo di prossimità
di Andrea Formagnana
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B.iella, quest’anno è insignita del titolo di città alpina dell’anno. Dal’1 al 3 luglio la città ospita le delegazioni internazionali per l’annuale convegno dell’associazione e in contemporanea si tiene il congresso della Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra). Un motivo in più per decidere di trascorre un periodo più o meno lungo in questa città che si sviluppa su un territorio che va da 420 metri fino ai 2398 del Monte Camino, da cui la vista spazia sui Quattromila delle Alpi. Biella si trova geograficamente a metà strada tra Torino e Milano. Dalle due metropoli ci si arriva in un’oretta d’auto. È una città che è sorta su tre terrazze: più in alto c’è il Piazzo, la città medievale; sotto, collegato con una suggestiva funicolare, c’è il Piano dove, in piazza Martiri della Libertà, sorge la statua a Quintino Sella. A un livello più basso, quello dove scorre il torrente Cervo, c’è la città industriale, quella nata tra la fine del ’700 e sviluppatasi per tutto l’800. Quella delle fabbriche tessili e delle ciminiere cantate dal Carducci: «Biella tra ‘I monte e il verdeggiar de’ piani / lieta guardante l'ubere convalle, / ch'armi ed aratri e a l'opera fumanti / camini ostenta».
LA MANCHESTER D’ITALIA
I lanifici, Biella era chiamata la Manchester d’Italia, si sono via via spostati e quei contenitori oggi sono spazi reinventati. Ospitano arte, come il caso di Cittadellarte del maestro Michelangelo Pistoletto, oppure archivi, università e startup come il vecchio lanificio Maurizio Sella dove, accanto a quella che era la casa del fondatore del Club alpino, Quintino Sella, ha sede la Fondazione Sella che custodisce le preziose fotografie del nipote, il pioniere della fotografia di montagna, Vittorio Sella. Una città che storicamente ha sempre avuto un saldo legame con la sua montagna, ancora percorsa ogni primavera e autunno, dalle mandrie che salgono e scendono dagli alpeggi che generosi danno il latte per le pregiate tome e maccagni. A Biella confluiscono direttamente due valli. Quella d’Oropa e quella del Cervo. Da qui transitavano due importanti direttrici dirette nella confinante Valle d’Aosta. Direttrici su cui si spostavano i commerci tra Nord e Sud Europa. E forse l’importanza del santuario d’Oropa, a 1100 metri di quota, sotto il Colle della Balma, meta ogni cinque anni di un sentito pellegrinaggio dalla valdostana Fontainmore, comunità della valle del Lys, in parte si spiega con questa ragione.
MONTAGNA DI PROSSIMITÀ
Biella è il luogo ideale per chi cerca una montagna di prossimità. Nel raggio di pochi chilometri gli escursionisti possono trovare, oltre alle già citate valli Oropa e Cervo, la Valle Elvo, e le valli Strona e Sessera. Sono valli molto diverse una dall’altra. Più antropizzata, più dolce, quella dell’Elvo dove un piccolo borgo di montagna, Bagneri, sta rifiorendo grazie alla presenza degli scout e sta richiamando giovani artisti come Cecilia Martin Birsa, allieva di Placido Gastaldi (la genealogia artistica per suo tramite arriva a Giuseppe Bozzalla e Lorenzo Delleani), che qui ha deciso di risiedere e ha aperto la sua bottega d’arte. Le opere, per lo più animali del bosco, scolpite nella pietra di torrente, sono esposte lungo il sentiero che sale alla borgata. Più selvagge le contigue valli Mosso e Sessera, un vero e proprio paradiso del wilderness. Qui gli accessi sono dalla strada panoramica voluta da Ermenegildo Zegna attraverso le bocchette da cui si ammira il maestoso Monte Rosa. La località di riferimento è Bielmonte, dove si trovano info utili sulle numerose possibilità outdoor offerte dall’Oasi Zegna. Per non volersi allontanare dalla città c’è poi il Parco della Burcina. Un’intera collina disegnata a parco a confine tra Biella e Pollone. Qui si trova la più grande collezione di rododendri a sud delle Alpi. Un regalo fatto alla comunità dalla famiglia di industriali tessili Piacenza. La stessa famiglia che annovera tra i propri membri Guido e Mario Piacenza, alpinisti e pionieri delle esplorazioni extraeuropee. Da lì lo sguardo non può che essere rubato dall’iconica mole del Mucrone, montagna simbolo del biellese. Le vie più difficili si sviluppano sulla parete chiamata non a caso Piacenza. Nel gennaio 2020, poco dopo che Biella è entrata nel novero delle città creative Unesco, l’alpinista e guida alpina Stefano Perrone vi ha aperto una nuova via di misto ghiaccio battezzandola con il nome dell’agenzia Onu che si dedica alla cultura. Una via che, in determinate condizioni climatiche, ha caratteristiche di ambienti che si trovano solo in alta montagna: siamo invece a 2335 metri, nemmeno a mezz’ora d’auto dalla città.
LA GRANDE BIELLEZZA
“BIellezza”, per creare una forte identità turistica wellneess e attraverso una promozione coordinata raddoppiare, in cinque anni, le presenze dei turisti nel Biellese. Questo l’obiettivo di Fondazione BIellezza, di cui il Club alpino italiano è tra i patrocinatori, insieme al Fai. Soci fondatori sono il Gruppo Zegna, Banca Sella e la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella. Il termine “BIellezza”, che gioca con il nome della città, ha il chiaro intento di sottolineare quanto di pregevole c’è nel biellese. «Nasce per volontà dei sostenitori di mettersi insieme per dare un contributo concreto a un nuovo sviluppo del territorio in campo turistico» spiega Paolo Zegna, presidente del gruppo Ermenegildo Zegna, chiamato a ricoprire la presidenza della nuova realtà, nata nel 2020 in piena emergenza Covid. La progettualità di BIellezza trae spunto dall’esperienza e dai risultati della Wellness Valley, l’iniziativa avviata nel 2003 in Romagna da Nerio Alessandri (fondatore di Technogym): oggi riconosciuta come punto di riferimento internazionale per i territori che vogliono perseguire uno sviluppo sostenibile di lungo periodo, mettendo al centro la qualità della vita. E tra gli asset strategici del biellese c’è proprio la montagna.