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Geodiversità | Giochi d’acqua e di roccia

Oltre a essere spettacoli naturali unici, le cascate del Friuli Venezia Giulia raccontano la storia geologica e geomorfologica del territorio

di Chiara Piano e Sara Bensi, Servizio geologico, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

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vista del laghetto alla base del Fontanon di Goriuda da sotto la cascata, sullo sfondo il Monte Cuelat (foto Luca Bincoletto)

CASCATA DEL RIO DELL’ACQUA CADUTA

·Nome geosito: Cascata del Rio dell’Acqua Caduta

·Regione: Friuli Venezia Giulia

·Descrizione: cascata in ambiente collinare morenico con formazione di incrostazioni travertinose

·Tematica scientifica: idrogeologia e geomorfologia

·Accessibilità: nel Comune di San Daniele del Friuli (UD), vicino l’abitato di Cimano, tramite il sentiero che attraversa il biotopo dell’Acqua Caduta (si consiglia l’entrata a sud del bivio con la strada comunale Via Borgo Cerchia in quanto il secondo accesso vicino al cimitero è ripido e non perfettamente agibile)

Spettacoli della natura unici e suggestivi, le cascate sono ammirate per l’affascinante coreografia delle loro acque e per l’attraente vegetazione che le circonda. Tuttavia le cascate sono anche alte pareti verticali dove ammirare la geologia e forme di erosione incomparabili, esaltate dalla potenza dell’acqua. Lungo questo viaggio, allora, osserviamole con occhi diversi che riescano a vedere non solo la loro bellezza scenica ma soprattutto la storia geologica e geomorfologica che ci sanno raccontare.

All’interno del biotopo regionale dell’Acqua Caduta, lungo l’omonimo Rio, si è impostata l’unica cascata ancora attiva dell’intero anfiteatro morenico del Tagliamento. L’anfiteatro morenico è il sistema collinare a forma di ventaglio con dolci rilievi posto laddove il fiume Tagliamento si affaccia alla pianura e deve il suo assetto all’evoluzione dell’omonimo ghiacciaio, detto anche tilaventino (dall’idronimo latino Tiliaventum). Durante il suo progressivo ritiro, iniziato poco più di 18.000 anni fa, depose sedimenti a bassa permeabilità che favoriscono ancora oggi un deflusso delle acque meteoriche prevalentemente superficiale suddiviso in piccoli bacini, tra cui quello del Rio dell’Acqua Caduta. Questo corso d’acqua, in corrispondenza della sua confluenza con il Rio della Palude, incide una breve forra in rocce compatte (conglomerati cementati con spessori massimi di 2-3 metri), intercalate da strati di rocce più friabili (marne). Laddove la roccia è più resistente all’erosione, si sono formati dei salti, tra cui quello di una decina di metri della Cascata del Rio dell’Acqua Caduta. Le sue acque, favorite da una rigogliosa presenza vegetazionale, hanno formato un deposito di calcare travertinoso incrostante che sotto forma di un immaginario drappo di tessuto pietrificato si sviluppa dall’alto senza mai raccordarsi al substrato, creando una sorta di riparo. Nei periodi di maggior piovosità la portata del Rio aumenta e può dare vita a una seconda cascata temporanea, adiacente alla principale, duplicandone la spettacolarità.

RINGRAZIAMENTI | Tutti i testi sono adattamenti tratti dal catasto e dal libro dei geositi della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia: ai numerosi autori il nostro più sentito ringraziamento nonché la nostra massima stima.

Panoramica esplicativa delle tre cascate: 1. Il Fontanon di Goriuda con il contatto tra diversi tipi di roccia e le forme carsiche ipogee sviluppatesi nel calcare; 2. La Cascata del Rio dell’Acqua Caduta impostatasi sui conglomerati cementati e la formazione del velo di calcare travertinoso tra acqua e roccia; 3. La Cascata del Torrente Rosandra in cui si evidenzia la sinclinale e la faglia (disegno di Elena Anna Manfrè)

FONTANON DI GORIUDA

·Regione: Friuli Venezia Giulia

·Descrizione: cascata scenografica in ambiente alpino, importante sorgente carsica d’alta quota

·Tematica scientifica: idrogeologia e geomorfologia

·Accessibilità: lungo la Val Raccolana, nel Comune di Chiusaforte (UD), qualche chilometro a monte dell’abitato di Piani, si segue il sentiero CAI 645 verso Casera Goriuda, al primo bivio si svolta a destra e in breve si giunge alla cascata

Il Fontanon di Goriuda è la spettacolare cascata di una delle più importanti sorgenti carsiche del Friuli Venezia Giulia. Il Fontanon scaturisce da una cavità (numero catasto speleologico 20/1FR) costituita da un’ampia galleria che si sviluppa per oltre 400 metri con andamento sub-orizzontale, caratterizzata da laghi, sifoni e cascate al contatto tra due diverse formazioni rocciose: alla base la dolomia meno permeabile e meno propensa alla dissoluzione e quindi alla carsificazione, rispetto al sovrastante calcare. L’acqua, dopo la fuoriuscita dalla montagna, forma un’alta cascata di circa 30 metri che termina in un laghetto, creato dalla sua stessa azione erosiva, per poi immettersi nel Torrente Raccolana. Sorgente e cascata sono alimentate dalle acque meteoriche del settore nord-occidentale del Col delle Erbe, parte marginale del Massiccio del Monte Canin, imponente complesso montuoso fra i più importanti esempi di carsismo d’alta quota in Europa. Le acque si infiltrano e scorrono attraverso l’estesa rete di cavità sotterranee, il cui sviluppo complessivo è attualmente stimato dagli speleologi in oltre 80 chilometri. Grazie a questa rete l’acqua impiega poco tempo ad attraversare il massiccio roccioso e, in caso di eventi meteorici sull’altopiano, il flusso dell’acqua alla sorgente aumenta in poche ore, anche in modo notevole. In caso di eventi particolarmente intensi, la portata (litri al secondo) può aumentare anche di mille volte (10 l/s in magra e 10.000 l/s durante le piene).

meandri incassati con marmitte del Torrente Rosandra (foto Lucio Apicella dal catasto dei geositi RAFVG).

cascata del Torrente Rosandra (foto Sara Bensi)

CASCATA DEL TORRENTE ROSANDRA

·Nome Geosito: Cascata del Torrente Rosandra

·Regione: Friuli Venezia Giulia

·Descrizione: spettacolare cascata condizionata dal cambio litologico e assetto strutturale della roccia

·Tematica scientifica: idrogeologia, geologia strutturale e geomorfologia

·Accessibilità: la cascata, sita nel Comune Di San Dorligo della Valle (TS), può essere raggiunta sia dall’abitato di Bagnoli che di Bottazzo e ammirata facilmente a piedi attraverso i diversi percorsi e sentieri indicati. Tramite deviazione dal percorso principale, lungo un disagevole sentiero, è possibile visitare direttamente la cascata e la forra

In prossimità dell’abitato di Bottazzo le acque del Rio Grisa e del Torrente Glínšcica confluiscono formando il Torrente Rosandra che, poco più a valle, precipita in una spettacolare cascata di circa 35 metri. La cascata è un esempio di fluviocarsismo, ossia la sua formazione è il risultato dell’azione di erosione fluviale e di corrosione carsica fortemente condizionata dal tipo di rocce (il passaggio, poco prima dell’inizio del salto, da arenarie e marne del flysch poco permeabili e poco propense alla dissoluzione a calcari) e dal loro assetto e fratturazione (ovvero un piegamento degli strati a forma di U, detto piega sinclinale, e una faglia subverticale). La parete della cascata presenta un retroescavamento, tipico delle rocce calcaree, causato dallo scorrimento dell’acqua e dall’aerosol. Alla base della cascata, si ritrova una considerevole vasca di un intenso colore verde azzurro, la prima di molte altre (circa una ventina di marmitte) che si alternano a tratti incassati, talora meandriformi, fino al paese di Bagnoli. È la parte più affascinante del corso del torrente, anche se non di facile accesso. La cascata, invece, è osservabile sia dai sentieri che dalle numerose vedette della Valle, anche se la visione più suggestiva si ha dalla base della stessa.

Le cascate sono anche alte pareti verticali dove ammirare forme di erosione incomparabili

Fontanon di Goriuda (foto Luca Bincoletto)

Formazione del calcare travertinoso incrostante

Nelle cascate la nebulizzazione dell’acqua porta alla possibile formazione di un rivestimento di calcare travertinoso incrostante tra le pareti in roccia e l’acqua della cascata. Infatti tale processo aumenta esponenzialmente la superficie di contatto tra acqua e aria che favorisce lo sprigionarsi dell’anidride carbonica (CO2) disciolta nelle acque e contemporaneamente l’arricchimento delle stesse acque in ioni calcio (Ca2+) sino alla loro precipitazione sotto forma di carbonato di calcio (CaCO3), formando così le croste carbonatiche. Questo fenomeno viene favorito dalla turbolenza dell’acqua che aumenta la vaporizzazione e, importantissimo, dalla fotosintesi degli organismi vegetali, che aumenta la sottrazione della CO2 dalle acque a volte talmente tanto da essere la causa di innesco della formazione del calcare travertinoso.

LINK UTILI • Inventario nazionale dei geositi - Servizio geologico d’Italia: sgi. isprambiente.it/GeositiWeb/default. aspx?ReturnUrl=%2fgeositiweb%2f • Geodivulgazione e catasto dei geositi Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia: www.regione. fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/ambiente-territorio/ geologia/FOGLIA08/

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