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La montagna e il clima | Monitoraggi ad alta quota

Una Summer school del Politecnico di Milano sul ghiacciaio del Belvedere a Macugnaga: da diversi anni un gruppo di ricercatori e studenti effettua rilievi sullo spostamento del ghiacciaio attraverso tecniche di topografia e di fotogrammetria

di Federico Tosca

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Come tragicamente testimoniato dal recente crollo sulla Marmolada, i ghiacciai dell’arco alpino non sono tutti uguali: tante sono le variabili da tenere in considerazione per valutarne l’evoluzione. Il Belvedere, posto sul massiccio del Monte Rosa sopra Macugnaga, in Piemonte, è tra i più peculiari. Si tratta di un ghiacciaio nero bilobato a bassa quota: coperto di detriti rocciosi, si divide in due lingue glaciali che scendono fino a 1750 metri. Tra il 2000 e il 2002, inoltre, mentre la massa di molti ghiacciai era in diminuzione da decenni, il Belvedere era in espansione. Il fenomeno, chiamato surge, è dovuto allo scioglimento dei ghiacci sulla parete nord-est del Rosa che, infiltrandosi sotto il ghiacciaio, ne hanno determinato l’aumento di volume. Dal 2002 in poi, anche il Belvedere ha iniziato a ridursi velocemente e a spostarsi a valle, causando crolli nelle morene e rendendo difficoltosa la manutenzione dei sentieri.

uno studente posiziona un target per il rilievo topografico, sullo sfondo una porzione del Ghiacciaio del Belvedere

ESPERIENZA SUL CAMPO

In virtù di questi aspetti, l’Alta Scuola Politecnica (ASP) – programma di alta formazione nato dalla collaborazione tra Politecnico di Milano e Politecnico di Torino – ha avviato nel 2015 il monitoraggio del ghiacciaio, per il quale ha finanziato i rilievi fino al 2018. Livio Pinto, professore associato di topografia, cartografia e geomatica del Politecnico di Milano, ha partecipato al progetto dalla prima edizione. Già da anni organizzava una “Summer school” perché gli iscritti al corso di Ingegneria Civile potessero applicare quanto appreso nei corsi in un contesto simulato, quando nel 2017 ha deciso di coinvolgere gli studenti nei rilievi sul Belvedere. «Si tratta di una vera e propria esperienza professionale condotta sul campo», spiega il docente. Perciò possono iscriversi fino a 12 persone tra studenti e dottorandi, purché abbiano conoscenze basilari delle tecniche di rilievo. La Summer school si svolge sempre l’ultima settimana di luglio e ha come base il Rifugio Zamboni-Zappa. Qui gli studenti alloggiano autofinanziandosi e imparano prassi inusuali rispetto alle classiche tecniche glaciologiche quali le perforazioni, concentrandosi piuttosto su metodi topografici e fotogrammetrici per misurare l’evoluzione del ghiacciaio. Posizionando dei marker colorati all’interno del ghiacciaio e al di fuori, sulle morene, è possibile valutare di anno in anno gli spostamenti. Con le immagini dei droni, invece, viene ricostruita tridimensionalmente la superficie del ghiacciaio per misurarne l’abbassamento.

il professor Livio Pinto e due studenti misurano la posizione di un target fotogrammetrico con un ricevitore Gnss (sistema di geolocalizzazione satellitare)

Un progetto ulteriore riguarda la fronte del ghiacciaio: avviato nel 2019 con il finanziamento dell’ASP e coordinato da Francesco Ioli, dottorando in Environmental and Infrastructure Engineering, il rilievo è effettuato tramite due centraline dotate di pannelli solari e macchine fotografiche reflex che registrano l’arretramento della fronte quotidianamente, permettendo di svilupparne un modello 3D. Dalle misurazioni risulta una forte riduzione della massa glaciale: «se nei primi anni l’abbassamento era di circa un metro all’anno – spiega ancora Pinto – ora si è arrivati a 1,6-1,8 metri all’anno, mentre la fronte arretra di una ventina di metri ogni anno». Anche lo spostamento della massa glaciale è notevole, attestandosi intorno ai 20 metri l’anno nella parte centrale e sui 10 metri agli estremi. Durante i rilievi sul campo le complicazioni non mancano. La maggior parte riguardano le foto dall’alto: i tutor Ioli e Federico Barbieri (borsista laureato in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio), entrambi piloti di droni, progettano accuratamente i voli con gli studenti, ma il vento in quota è imprevedibile, senza contare i danni provocati dagli attacchi dei rapaci. Inoltre, benché il Belvedere presenti pochi rischi, muoversi sul ghiacciaio richiede esperienza. Perciò, negli anni, laSummer school si è avvalsa dell’aiuto di vari esperti, tra cui il prof. Alberto Bianchi, già presidente nazionale delle guide alpine, che ha guidato i gruppi di studenti sul ghiacciaio in sicurezza.

Federico Barbieri e uno studente installano un ricevitore Gnss sulla riva del lago delle Locce

L’ULTIMA EDIZIONE

Gli iscritti all’ultima edizione, tenutasi tra il 25 e il 29 luglio, sono stati pochi, ma la Summer school si è tenuta comunque: la continuità è uno dei suoi punti forti. Per questo, dopo il supporto dell’ASP, i coordinatori sono in cerca di nuovi finanziamenti. Come sottolinea Ioli, «non molti programmi di ricerca in ambiente glaciale sono condotti a cadenza regolare e a lungo termine», aspetti che, oltre alla precisione di misura, garantiscono un’affidabilità sempre maggiore nella previsione dell’evoluzione del ghiacciaio.

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