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Animali e scienza | Bentornato stambecco
Il ritorno dello stambecco delle Alpi sulle montagne della Lombardia è un successo del rapporto tra uomo e natura. E ora, grazie a un progetto di citizen science, gli esemplari vengono monitorati e fotografati da cittadini ed escursionisti a beneficio della scienza
testo di Luca Pellicioli* - foto di Dionigi Colombo
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Lo stambecco delle Alpi (Capra ibex) è l’animale simbolo delle alte quote e attraverso il suo indiscusso fascino caratterizza i paesaggi alpini delle montagne. In passato questa specie ha rischiato l’estinzione sull’intero arco alpino e il suo ritorno sulle Alpi rappresenta una storia di successo del rapporto tra uomo e natura e un esempio significativo delle nuove attenzioni che l’uomo pone, oggi, nei confronti della natura.
A distanza di trent’anni dalla reintroduzione dello stambecco nelle Alpi Orobie (Lombardia – Italia) è stato promosso il progetto Citizen science: stambecco Orobie’che si è svolto nel triennio 2017-2019 a cura del Comitato Scientifico Centrale e della Sezione di Bergamo del Club alpino italiano. Un progetto culturale realizzato interpretando i principi della citizen science, il cui obiettivo principale è stato quello di coinvolgere ed educare i cittadini e gli escursionisti a un’osservazione consapevole della fauna selvatica alpina e nello specifico dello stambecco, e inoltre acquisire dati sulla presenza, distribuzione e stato sanitario della popolazione di stambecchi delle Alpi Orobie a distanza di trent’anni dalla loro reintroduzione.
CITIZEN SCIENCE
La citizen science è un metodo di studio e ricerca che sta avendo sempre più successo, anche nel mondo accademico, come strumento di supporto alla raccolta di dati finalizzati alla ricerca scientifica. Definito dall’Oxford English Dictionary nel 2014 come un’attività scientifica condotta da membri del pubblico indistinto in collaborazione con scienziati o sotto la direzione di scienziati professionisti e istituzioni scientifiche, è un metodo ideale che, anche a causa della scarsità di risorse economiche, permette di eseguire monitoraggi a lungo termine. Oggi è uno strumento complementare per raccogliere dati e il suo utilizzo da parte della comunità scientifica è in costante aumento, soprattutto nelle aree protette, dove si configura come una nuova opportunità per il futuro della scienza. Potenzialmente applicabile a qualsiasi ambito, è particolarmente funzionale nel settore naturalistico, dove peraltro il ruolo dei Soci Cai può assumere speciale importanza non solo perché frequentatori della montagna ma anche perché attenti osservatori della biodiversità.
UN PROGETTO PARTECIPATO
Il progetto triennale ha permesso ogni anno, nel periodo dal 1° giugno al 30 novembre, di raccogliere osservazioni di stambecco attraverso l’acquisizione di fotografie realizzate dai cittadini ed escursionisti che frequentano la montagna. Le immagini, pervenute in modalità digitale, sono state in seguito validate, georeferenziate e caricate sulla pagina Facebook e Instagram del progetto @stambeccoorobie. L’interesse e la partecipazione al progetto culturale è stata sin dall’inizio ampia grazie anche all’utilizzo dei social media che hanno permesso di svolgere un’intensa attività di comunicazione e coinvolgere in modo attivo i citizen scientist e soprattutto le nuove generazioni particolarmente attente ai temi ambientali. Complessivamente sono pervenute 2530 osservazione fotografiche di cui 612 (anno 2017), 803 (anno 2018) e 1115 (anno 2019). L’utilizzo delle fotografie si è dimostrato particolarmente applicabile allo studio dello stambecco, in quanto animale facilmente riconoscibile e che presenta elementi morfologici, soprattutto sulle corna, che possono permettere di identificare singoli soggetti in funzione del sesso.
STAMBECCHI: IMMAGINI ED EMOZIONI
Questa pubblicazione (Stambecchi. Immagini ed emozioni, uscita nel luglio 2021 per l’Edizione Parco delle Orobie Bergamasche) raccoglie una selezione di 52 fotografie, una per ogni settimana dell’anno, tra le oltre 2500 inviate da una nuova generazione di fotografi naturalisti capaci di cogliere le particolarità dello stambecco e la bellezza delle montagne. Ogni immagine è accompagnata da una testimonianza di amici del progetto che hanno voluto raccontare il loro modo di vivere la montagna e la passione per gli stambecchi. «Un intreccio di immagini, emozioni e pensieri – racconta Luca Pellicioli, coordinatore scientifico del testo – che ci auguriamo possano aiutare a non dimenticare la grande bellezza delle montagne e ad accompagnarci nel nostro personale incontro con gli animali selvatici».
A FAVORE DELLE MONTAGNE
La collezione di immagini ha permesso di ottenere interessanti risultati sullo status della popolazione. Attraverso la georeferenziazione delle immagini è stato possibile valutare le aree di espansione delle colonie Orobiche identificate nello studio preliminare (1989) con l’attuale distribuzione della specie all’interno del territorio, che si è rilevata più estesa rispetto a quella identificata e prevista in origine. Inoltre le foto si sono confermate utili anche per monitorare lo stato di salute della popolazione di stambecchi. Infatti, attraverso l’utilizzo di sequenze di immagini dello stesso soggetto, scattate in momenti differenti, è stato possibile verificare la presenza e l’andamento di alcune lesioni e patologie all’interno della popolazione. L’esperienza condotta si è dimostrata efficace per innalzare il livello di conoscenza di cittadini ed escursionisti verso i temi riguardanti la conservazione della biodiversità del territorio alpino. L’auspicio per il futuro è di poter replicare con successo, anche in altri settori della ricerca applicata allo studio delle montagne, progetti di citizen science nell’ambito dei quali i Soci Cai possano fornire un contributo significativo nell’attività di monitoraggio e raccolta dati a favore della conoscenza delle montagne e delle politiche di conservazione ambientale.
*Sezione Cai Bergamo Past vice presidente Comitato scientifico Centrale (CSC)
FAUNA E CAMBIAMENTI CLIMATICI
Sono numerose le specie di animali selvatici che hanno manifestato risposte negative agli effetti dei cambiamenti climatici globali. Variazioni degli andamenti demografici, dei flussi migratori e del ciclo epidemiologico di alcune patologie sono tra le principali conseguenze che la comunità scientifica ha evidenziato nell’ultimo decennio. In alcune aree delle Alpi italiane inverni meno nevosi hanno determinato un anticipo della crescita dell’erba più nutriente sui pascoli montani con conseguenze negative sull’attività riproduttiva dello stambecco alpino. Ma non solo sulle Alpi. In nord America la variazione del clima ha inciso sull’accrescimento e la distribuzione delle popolazioni di alce. In Africa centrale sulla migrazione degli gnu e anche sul rapporto tra comunità locali e animali domestici-selvatici che è stato fortemente messo in crisi. Nuove politiche di conservazione sono oggi fondamentali per tutelare la biodiversità e la bellezza che gli animali selvatici sono in grado di donare al nostro pianeta.