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Nuove ascensioni
Intramontabile alpinismo classico
Siamo sulla parete nord della Cima delle Gole Larghe (3003 m), nel gruppo dell’Adamello, dove nelle ultime due estati Matteo Iacuone, Giuseppe Rocca, Giorgio Ghezzi e Francesco Majavacca hanno aperto Un sogno per Ettore (250 m, VI-) e Rolando (270 m, VI)
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Basta poco, un breve tratto lungo la strada per il Passo del Tonale, e il traffico del centro di Edolo diventa un ricordo. La carrozzabile risale la valle, supera il piccolo comune di Incudine e raggiunge il più vasto nucleo di Vezza d’Oglio da cui prosegue per Temù – dove si trova il Museo della Guerra Bianca –, Ponte di Legno e il valico. E a destra, severo, s’innalza il gruppo dell’Adamello: un fantastico mondo di ghiaccio e roccia, teatro umano e naturale con pochi paragoni nell’intero arco alpino. La Val Paghera, che confluisce nell’alta Val Camonica proprio in corrispondenza di Vezza d’Oglio, è uno degli accessi al cuore del massiccio: la si può percorrere in auto fino al Rifugio Alla Cascata (1453 m) da cui, a piedi, si sale alla splendida conca dell’Aviolo con il suo lago e il Rifugio Sandro Occhi (1930 m). Cime su cime racchiudono la conca: tra le tante, a ovest spicca il Monte Aviolo (2881 m), a sud tocca al Corno Baitone (3330 m) e a est ecco il Monte Avio (2962 m) e la Cima delle Gole Larghe (3003 m). Quest’ultima, come scrive Pericle Sacchi nel secondo volume della storica guida Cai-Tci dedicata all’Adamello (1986), è una «bella piramide rocciosa» che «domina l’omonimo valico con le brevi ma ripide pareti Ne e No [...]. Dalla cresta sommitale scende (verso ovest, ndr) un lungo crestone che forma la sponda sinistra orografica della Valletta», percorsa dal sentiero che dal Rifugio Occhi conduce al passo e quindi in vetta, sulle tracce di A. Giannantonj e G. Bassi che passarono di qui nel 1919. La prima salita della montagna, effettuata da B. Cavalleri, D. Ferrari e G. Cresseri nel 1897, si svolse invece dall’altra parte (sudest) per «costa erbosa e per canali di rocce franose». Ma perché “Cima delle Gole Larghe”? Qual è l’origine di questo nome curioso? È ancora Sacchi a venirci in aiuto, spiegandoci che «il toponimo è riferito agli ampi valloni che scendono dal vicino e omonimo passo».
UN SOGNO PER ETTORE
11 agosto 2020: Matteo Iacuone, che ha voglia di sgranchirsi un po’ le gambe, sale al Rifugio Occhi e da lì prosegue verso il Passo delle Gole Larghe. È ormai nei pressi della meta quando, sulla destra, nota una parete di granito: non è altissima ma davvero bella, solcata da fessure che chiedono soltanto di essere scalate. Una linea, logica ed evidente, cattura subito l’attenzione dell’alpinista, che scatta alcune foto e la sera stessa racconta di quella meraviglia all’amico Giuseppe Rocca. Che si accende come un fiammifero ed esclama: «Domani andiamo a provarla». E così è: alle sette del mattino del giorno dopo, equipaggiati con dadi, friend, chiodi a volontà, martelli, staffe e altri aggeggi, i nostri partono alla volta della Nord della Cima delle Gole Larghe, dove vogliono aprire la loro prima via nuova. Due ore di avvicinamento e l’avventura può cominciare: la fessura iniziale si rivela un camino (bagnato) con placca intermedia dove sta il passo chiave (VI-) dell’intera salita. Giuseppe è felicissimo e Matteo parte per il secondo tiro, prima abbastanza impegnativo (V+) e poi più facile (IV+) fino a una sosta su friend. Il resto della scalata, altre cinque lunghezze con difficoltà dal III al V grado, è inequivocabile: «La via prosegue per la stessa identica spaccatura – spiegano i ragazzi –. È incredibile riuscire ad infilare sette tiri, uno dopo l’altro, senza mai dubitare della direzione da prendere». E in cima sono gioia e soddisfazione al termine di Un sogno per Ettore (250 m, VI-): un itinerario di stampo classico con soste attrezzate a chiodi (tranne la seconda e l’ultima), quattro chiodi intermedi (di cui due lungo il primo tiro) e una dedica al figlio di Matteo, arrivato tra noi poche settimane dopo questa indimenticabile avventura.
ROLANDO
«Temevo che la genitorialità mi avrebbe allontanato dalle montagne. Tuttavia, complice una moglie molto comprensiva, ciò non è successo»: parole di Matteo Iacuone, che nell’estate 2021 si ritrova di nuovo ai piedi della Cima delle Gole Larghe. Con lui ci sono Giuseppe Rocca, Giorgio Ghezzi e Francesco Majavacca, pronti a ripetere Un sogno per Ettore. La salita è un piacere e l’occhio, come spesso accade in queste circostanze, all’inizio vaga e poi si posa su ciò che pare interessante, come quella serie di fessure e diedri che si sviluppa qualche decina di metri a destra della via del 2020. E allora, un paio di giorni dopo – per la precisione il 17 agosto 2021 –, la truppa riparte all’attacco: «Di nuovo carichi di ogni chincaglieria, di nuovo armati di buonumore e questa volta un po’ più consapevoli» (parole di Matteo). La parete impiastrata di grandine, il freddo alla base, un orrido diedro che dal basso sembrava banale e poi forzatamente aggirato, un volo trattenuto da un chiodino piccolo così. E poi il gusto della scoperta, il genuino spirito di avventura, le battute e gli scherzi in una giornata in cui ciascuno ha fatto il suo, dall’alba al tramonto, nel segno di una passione condivisa. Insomma: c’è dell’altro oltre alla descrizione dei passaggi, dei tiri di corda e di quei numeri romani che indicano quanta abilità e fatica occorrono per salire: Rolando (270 m, VI, soste attrezzate con due chiodi, quattro chiodi intermedi) è una successione di attimi che in vetta si fanno subito ricordi, un regalo della montagna – che ha indicato la strada: ecco il bello dell’alpinismo classico – e di chi ha introdotto Matteo, Giuseppe, Giorgio e Francesco a questa attività sui generis. Ma lasciamo la parola ai ragazzi: «Il 1° gennaio 2021, dopo una lunga malattia, moriva Rolando Canuti, fondatore e anima della nostra scuola di alpinismo. Senza il suo inestimabile lavoro, senza la sua perseveranza non si sarebbe mai creato quel contesto – una meravigliosa famiglia – che è la “Bruno e Gualtiero” del Cai di Cinisello Balsamo. Non si sarebbero formati i forti alpinisti che ci hanno insegnato a muoverci sulle montagne. Se siamo qui, se possiamo fare ciò che ci piace, in qualche modo lo dobbiamo a Rolando: lo sappiamo tutti e in verità, ancora prima di aprire la via, avevamo già deciso. Quella salita sarebbe stata per lui». E dopo Un sogno per Ettore, dedicata a una nascita, il cerchio si chiude nel segno della memoria: futuro e passato insieme, l’uno accanto all’altro, sulla bella parete della Cima delle Gole Larghe.