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Animali e scienza | Il mondo sotto ai nostri piedi

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Sono tante e a volte inattese le forme di vita che abitano il sottosuolo e le grotte delle montagne. Vediamo chi anima, dalle Alpi alle isole maggiori, questo universo buio

di Gianni Comotti*

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I cambiamenti climatici in atto su tutto il nostro pianeta stanno provocando importanti ripercussioni su molte specie faunistiche. Esiste però un mondo sotterraneo composto da una ricca biodiversità di esseri viventi che, a oggi, vive al riparo da questi rischi: sta nel sottosuolo, dove le condizioni ecologiche e ambientali permettono lo svolgimento delle loro principali attività compresa la riproduzione. Ma come farà quel millepiedi a sopravvivere sul monte Baldo e sulla Presolana, nutrendosi dell’acqua dei nevai, se questi verranno meno?

GLI INVERTEBRATI CAVERNICOLI

Percorrendo i sentieri di montagna siamo attratti dalla maestosità dell’ambiente che ci circonda, dalla sua flora e fauna, e spesso non immaginiamo che sotto i nostri piedi ci sia un altro mondo. Un ambiente sotterraneo, fatto da fessure e grotte abitate da una notevole varietà di specie animali. Non troviamo piante verdi o fiori ma una composizione faunistica fatta principalmente da invertebrati per lo più depigmentati e privi di occhi. Il freddo e l’umidità delle grotte non sono un ambiente estremo per queste forme animali ma un luogo normale di vita. Queste specie colonizzano preferibilmente le aree carbonatiche della cerchia alpina, le Alpi Carniche, le Alpi Orobie, le Alpi Marittime e Apuane, gli Appennini e anche la Sicilia e le aree montuose della Sardegna. Partendo dalle Alpi Occidentali sono molti gli invertebrati cavernicoli presenti.

ABITANTI DEL SOTTOSUOLO

Tra i coleotteri più conosciuti troviamo i generi Typlotrechus, Anophthalmus, Orotrechus, Orostygia, Cansiliella. L’altopiano di Asiago e quello dei Lessini veronesi sono stati oggetto di intense ricerche scientifiche che hanno evidenziato il genere endemico, Italaphaenos dimaioi un coleottero della tribù dei Trechini che raggiunge i 14 mm di lunghezza, il Lessinodites caoduroi e recentemente il Cimbrodytes heterognathus. Se ci spostiamo nell’area montuosa del Piemonte e delle Alpi Marittime, luoghi visitati oltre un secolo fa da illustri studiosi e ancora oggi da ricercatori più giovani, qui sono presenti generi di coleotteri quali Agostinia, Doderotrechus, Duvalius, Parabathyscia, Dellabeffaella, Archeoboldoria, oltre a una varietà di Pselafidi, tutti elementi del mondo sotterraneo. Andando più a sud, incontriamo le Alpi Apuane e la dorsale degli Appennini fino alla Sicilia dove la coleotterofauna cavernicola è rappresentata da numerose specie del genere Duvalius, Bathysciola e da alcuni generi di curculionidi tra cui Raymondionymus. Nelle Puglie ricordiamo Italodites stammeri, descritto già nel 1938. Di particolare interesse la Sardegna, ricca di specie endemiche, la cui fauna sotterranea ha caratteristiche avvicinabili a quella dei Pirenei grazie alla presenza di Sardaphaenops, Sardolu, Speomolops, Ovobathysciola, Patriziella, Sardostygia, oltre all’opilionide Buemarinoa patrizii.

LE ALPI OROBIE

Le Alpi Orobie sono un territorio che storicamente è di particolare interesse per la ricerca della fauna sotterranea. Tra gli esemplari più affascinanti riscontriamo un magnifico coleottero cieco, dal colore bruno rossiccio, trovato negli ultimi decenni in una grotta del monte Redondo, il Bus di Tacoi di Gromo, a cui è stato attribuito il nome di Allegrettia tacoensis. Di solito i rappresentanti di questo genere sono distribuiti nei contrafforti prossimi alla pianura, ma successive ricerche hanno permesso il ritrovamento di altre due specie montane di cui una nelle grotte e miniere del Monte Trevasco e Monte secco (A. comottii) e l’altra di più recente scoperta in prossimità della Presolana (A. pedersolii). Questi coleotteri, appartenenti alla tribù dei Trechini sono fra i più rappresentativi del mondo sotterraneo orobico, che è composto da una grande quantità di generi e specie endemiche delle aree calcaree delle Orobie, come Boldoriella, Insubrites, Pseudoboldoria, Viallia. Per questi animali, viste le loro modeste dimensioni, una fessura nel terreno diventa l’accesso a un ambiente con caratteristiche idro-termiche ideali per la loro vita e la riproduzione. Altro curioso coleottero cieco è il Baldorhynchus, che vive nelle grotte superficiali a spese delle radici degli alberi. Presente con varie specie nel Bresciano lo incontriamo anche nelle grotte a Castione della Presolana, Monte Farno e nelle miniere di Dossena con la specie B. pedersolii di recente descrizione. Molti altri invertebrati popolano il sottosuolo e le grotte delle Alpi Orobie come un curioso millepiedi di colore bianco, cieco e lungo 2 centimetri (Osellasoma cauduroi) che è stato rinvenuto in alcuni crepacci della Presolana, il quale presenta comportamenti singolari: si muove infatti sulle pareti vicine alle acque di fusione del nevaio sovrastante, filtrando con un apparato boccale specializzato i liquidi di percolazione e trattenendo le parti organiche per il proprio nutrimento. Nelle grotte fredde dell’Arera e nelle pietraie della Presolana vive Ischyropsalis lithoclasica, un opilionide con i cheliceri allungati tanto da essere scambiato a prima vista per uno scorpione. Alcune cavallette usano le grotte per riprodursi e superare l’inverno, come Troglophilus, che troviamo nelle cavità della Presolana e Monte Secco e Dolichopoda scoperta a Entratico e nelle grotte del Sebino bergamasco. Tra i vertebrati rospi, rane e salamandre vivono nelle zone prossime agli ingressi e traggono nutrimento da risorse esterne. Curioso il ritrovamento di pipistrelli mummificati in una grotta sulle pareti della Cima Valmora, in alta Val Seriana. Sulle pareti di un pozzo interno si possono osservare ancora appese e perfettamente conservate le mummie di pipistrelli del genere Myotis myotis (apertura alare circa 40 cm). È probabile che la latenza invernale si sia protratta nella grotta più a lungo e forse per la permanenza di neve all’esterno a primavera avanzata non abbiano poi avuto le energie per uscire all’esterno. Vista la presenza di questa importante fauna sotterranea è doveroso ricordare l’uso di particolare attenzione nella realizzazione di strutture abitative e ricreative nelle aree montane per evitare dispersioni di inquinanti nel sottosuolo, che andrebbero a disturbare le specie endemiche delle nostre montagne.

* Sottosezione Cai Nembro

un crostaceo Isopode depigmentato e cieco

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