Pagine da Strength & Conditioning 0

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trength S & onditioning C

Foto Vanda Biffani

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Per una scienza del movimento dell'uomo

EDITORIALI

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Anno 1 - Numero 0 Autunno 2011

pERchè UNa NUOva RIvISTa Antonio Urso

Tre partner per una nuova impresa editoriale la NSca National Strength and conditioning association

SIGNORI, LA FORZA

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Il mITO DElla fORZa Livio Toschi

Il SITO DElla fORZa Francesco Felici

la fORZa è UN RITO Pasquale Bellotti, Antonio Urso

LA MACCHINA CHE C’è IN ME

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INTRODUZIONE Menotti Calvani

I TEST bIOchImIcI NON INvaSIvI NElla RIcERca SUlla pRESTaZIONE SpORTIva: la SalIva Fulvio Marzatico

glI EffETTI DEl vOlUmE DI allENamENTO E DElla cOmpETIZIONE SUllE cONcENTRaZIONI DI cORTISOlO NElla SalIva DI aTlETI chE ESEgUONO Il SOllEvamENTO pESI OlImpIcO Blair T. Crewther, Taati Here e Justin W. L. Keogh

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la claSSIfIcaZIONE DElla TIpOlOgIa DEllE fIbRE DEl mUScOlO SchElETRIcO NEll’UOmO: UN appROfONDImENTO Gian Nicola Bisciotti

QUELLO STILE DI VITA CHIAMATO ALLENAMENTO

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INTRODUZIONE Pasquale Bellotti, Antonio Urso

UN mODEllO DI pROgRESSIONE IN 6 faSI pER INSEgNaRE la gIRaTa al pETTO IN SOSpENSIONE DallE gINOcchIa James Duba, William J. Kraemer, Gerard Martin

pROgETTaZIONE E ImplEmENTaZIONE DI UNO SpEcIfIcO pROgRamma DElla fORZa pER Il baDmINTON Sean Sturgess, Robert U. Newton

PREVENZIONE E RIABILITAZIONE

INTRODUZIONE Massimiliano Febbi

Il mODEllO bIO-pSIcO-SOcIalE NElla pREScRIZIONE DEll’aTTIvITà fISIca aDaTTaTa Luca Marin

lO SqUaT a cORpO lIbERO: UNa valUTaZIONE DEl mOvImENTO pER lO SchEma DEllO SqUaT Matthew Kritz, John Cronin e Patria Hume

Il RUOlO DEl cORE TRaININg NElla pERfORmaNcE aTlETIca, NElla pREvENZIONE DEllE lESIONI E NEl lORO TRaTTamENTO John M. Cissik

mODIfIchE Da appORTaRE all’allENamENTO cON pESI pER glI INDIvIDUI cON INSTabIlITà aNTERIORE DI Spalla

Melissa Corrao, Giancarlos H. Pizzini, David R. Palo, William J. Hanney, Dott. Morey J. Kolbert

LA PROFESSIONE

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la pROfESSIONE, ETIca E DEONTOlOgIa DElla pRaTIca DI mOvImENTO E SpORT ScRIvERE, pUbblIcaRE DElla SEmplIcITà E DEl SUO REcUpERO Pasquale Bellotti

la pROfESSIONE DEl pERSONal TRaINER Enrico Guerra

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Perché una

nuova rivista

EDITORIALE Antonio Urso Presidente FIPE

queste e molte altre sono state le domande che la fIpE, con il supporto degli autorevoli amici del comitato Scientifico e dell’Editore, si è posta prima di dare vita a questa rivista e vi assicuro che il travaglio è durato non poco: tante le domande e tantissime le risposte, a volte entusiasmanti; da alcune scaturivano altri interrogativi e nuovi dubbi: alla fine il tempo, la passione e le giuste idee ci hanno portato a credere che di questa Rivista ci fosse proprio la necessità e non solo perché siamo di parte, quanto perché volevamo fare la rivista con le conoscenze che avremmo sempre voluto trovare in edicola o più pretenziosamente negli scaffali di una biblioteca o tra i nostri libri e le nostre letture. E non è stata nemmeno una pura e semplice operazione di marketing; non siamo mai stati minimamente attraversati da questa idea, pur legittima, perché in tale ottica sarebbe stato più semplice fare una rivista che si occupasse di cronaca e di politica federale. abbiamo voluto puntare invece su una periodico di qualità, di prestigio, che in qualche maniera potesse riportare a tutti il nostro punto di vista sull’evoluzione dell’allenamento e, in particolare, sull’evoluzione dell’allenamento della forza. la forza, proprio questa grande capacità dell’uomo, che in qualche maniera trattiamo dal lontano 1902 anno in cui questa federazione, ufficialmente, fu costituita. la nobile idea di un nobil uomo, il marchese luigi monticelli Obizzi (18631946), che ancora oggi dobbiamo ringraziare per la sua dedizione a questo sport e, in particolare, per il grande messaggio che è riuscito a far portare avanti e così a far tramandare da intere generazioni. Sono certo che quando portò a compimento la sua idea neanche egli avrebbe mai immaginato che alle soglie del 21° secolo si parlasse ancora di un qualcosa di inerente all’espressione (anche estetica) della forza, di certo più evoluto, ma che avrebbe trovato salde radici nella sua opera. la forza, quindi, quella meravigliosa magia (la forza è una magia? certo lo è; lo diciamo qui e altrove in questo primo assaggio di nuova rivista), magia dunque, che ha permesso all’uomo di difendersi, di cacciare, di nutrirsi, riprodursi e raggiungere altre ed alte mete; quella condizione che gli ha inoltre permesso di misurarsi (con se stesso e con altri) di

vincere, di gioire, di perdere e quindi fortificarsi (allora quando si perde, si diventa più forti, quando si perde si vince anche?), ma, soprattutto, gli ha permesso di evolversi, di passare dalla posizione quadrupede alla posizione e stazione eretta. la forza di sollevarsi a guardare e dominare l’ambiente intorno a sé e poi quello lontano: con la forza, pian piano o veloce veloce, si va lontano. gli ha anche permesso di diventare intelligente, questa capacità di muoversi nello spazio circostante, quindi di interagire con l’ambiente, ricevendone nuovi stimoli al suo divenire. è stato bellissimo essersi evoluti attraverso la forza e l’uomo per ringraziare la natura di questo dono ha addirittura creato degli stili di movimento con cui rendere omaggio di questo dono: lo sport. l’uomo ha scoperto, inventato, trovato lo sport. Non c’è sport che esprima il suo stile senza far ricorso alla forza, non c’è allenatore che non incoraggi un suo atleta prima della prestazione dicendogli: “..dai, forza”. Non c’è momento del giorno e della notte che non siamo costretti a lottare e vincere contro la forza che domina il nostro pianeta ed il nostro sistema planetario: quella di gravità. anche quando dobbiamo convincere qualcuno di qualcosa usiamo la forza, quella delle parole e quella del pensiero.

Dovremmo investire tantissimo nella cultura, quella che ci consenta di trasferire il sapere nel saper fare. Il mondo sportivo ha bisogno di fare una riflessione di ordine culturale, e noi vogliamo metterci in discussione, provando a cominciarla – mettendoci per strada – e poi a continuarla. considero le palestre, i campi di allenamento ed ogni luogo dove fare attività fisica, spazi importanti, alla stregua degli ambulatori medici, dove si tratta la medicina per curare la salute dell’uomo, perché sicuramente un uomo forte è anche sano. per tale motivo,i professionisti dell’allenamento, i tecnici e i personal trainer, sono figure che certamente non possono essere improvvisate, né tantomeno essere dotate di un ridotto bagaglio scientifico e di scarsa esperienza pratica. Non a caso, li definisco dei terapisti del movimento; come i terapisti tout court sono in grado di curare la salute, i terapisti del movimento devono essere in grado di “guarire” la prestazione sportiva, insieme devono anche riportare atleti dopo infortuni o situazioni patologiche e pregresse nuovamente alla prestazione.

la rivista si rivolge quindi a professionisti con la P maiuscola, anche se la legislazione attuale non ne riconosce la professionalità ed anzi, al contrario, con scarsa lungimiranza e sensibilità, offre spesso a Se tutto questo è vero, allora era ne- chicchessia la possibilità di allenare, recessario che ci fosse uno spazio dedicato cuperare o avviare alla prestazione sporche si occupasse principalmente di far tiva. ragionare in maniera scientifica quei protagonisti che hanno necessità di ricavare per tutte queste ragioni, vogliamo aprire vantaggi fisici dallo sviluppo della forza attraverso questo nuovo strumento cul(prepotenza esclusa). turale un tavolo autorevole di confronto, Era necessario capire come la forza può a cercare nel nostro ambito di compeinfluenzare un modello prestativo, se tenza, già vasto, una risposta non stabasta solamente diventare più forti per tica alle esigenze dello sport di alto vincere una competizione. livello, di quello amatoriale e di quello deDi certo rispondere da soli a queste do- stinato esclusivamente allo star bene. mande sarebbe stato un compito complesso e, coscienti e consapevoli di ci accompagneranno in questa faticosa questo, abbiamo raddoppiato. ma affascinante impresa due illustri Il prodotto di questa rivista sarà piena- amici: il prof. pasquale bellotti ed il prof. mente condiviso e supportato da un ente menotti calvani che costituiscono asinternazionalmente riconosciuto come sieme al sottoscritto il comitato Scienl’agenzia internazionale di riferimento per tifico della Rivista. hanno condiviso con ciò che riguarda l’allenamento della forza: entusiasmo e passione straordinaria la la NSca (National Strength and condi- nascita di questo nuovo progetto che si tioning association) che ormai da anni può realizzare anche grazie alla presenza ha creduto alla valenza del nostro pro- illuminata dell’Editrice calzetti & magetto e per questo ci ha permesso addi- riucci di Roberto calzetti. ma saranno rittura di costituire un’agenzia che la molte, auspichiamo, le firme eccellenti, rappresentasse nel nostro territorio: la ed altrettanto quelle che lo diventeranno, NSca Italia. magari anche grazie alla nostra rivista, Il loro motto è noto ai più: bridging the per dare il loro prezioso contributo alla gap between science and application, col- realizzazione di un nostro sogno che si mare il gap tra la scienza dell’allena- realizza…la forza dei sogni. mento e l’applicazione pratica. Non possiamo che condividerlo considerati alcuni limiti nella formazione italiana in amE, dunque, si va! Forza! bito sportivo.

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

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c’è la necessità in questa nostra epoca di eccesso informativo di mettere del nuovo inchiostro su dei fogli di carta? Una successione di parole, in genere, costituisce un messaggio; a chi è indirizzato il messaggio di questa rivista? E di una rivista che parli di sport? Ed ancora, perché prevalentemente di forza?


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tre partner per una nuova impresa editoriale: FiPE, NsCa italia e Calzetti & Mariucci Editore

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NSCA ITALIA è un progetto nato nel 2009 dall’incontro tra la federazione Italiana pesistica (fIpE) e la National Strength and conditioning association (NSca), associazione educativa internazionale costituita a colorado Springs nel 1978 da un gruppo di preparatori atletici provenienti da tutti gli Stati Uniti. la Mission di questo sodalizio internazionale è quella di condividere e perseguire un obiettivo primario nel futuro sviluppo dell’attività professionale degli istruttori sportivi: colmare il divario, tutt’oggi esistente in Italia, tra la teoria e la pratica nell’insegnamento delle discipline sportive, con particolare riferimento alla metodologia di allenamento della forza con l’utilizzo dei sovraccarichi. E non a caso, il claim della NSca è proprio questo: “Bridging the gap between science and application”. NSCA ITALIA organizza gli esami, in Italia ed in lingua italiana, per il rilascio delle certificazioni NSca di:

per le attività della fIpE potete consultare il sito www.federpesistica.it

Il percorso formativo di questa “élite di istruttori dello sport” non si esaurisce con la certifica ma prevede un aggiornamento continuo mediante l’acquisizione di “crediti formativi” che permette loro di accrescere ulteriormente le proprie competenze e mantenere nel tempo lo status di Tecnico NSCA. per le attività di NSca ITalIa si consulti il sito www.nscaitalia.it

Specialista nell’Allenamento e Condizionamento della Forza (cScS - certified Strength and conditioning Specialist), che permette di acquisire conoscenze e competenze specifiche per elaborare efficaci programmi di allenamento sulla forza per atleti di alto livello; Personal Trainer Qualificato (cpT - certified personal Trainer), nel cui ambito i tecnici partecipanti vedranno accresciuta la loro capacità di elaborare programmi di allenamento e di esercizio fisico, adeguati ed efficaci, sia per individui sani che per i soggetti che presentino specifiche patologie o abbiano esigenze particolari.

UN EDITORE CON LA PASSIONE PER IL MOVIMENTO E PER LO SPORT CALZETTI & MARIUCCI è editore di sport e di movimento fin dal 1993. pubblica libri di autori italiani e stranieri di fama. la sua produzione è attualmente molto ampia: libri di testo, manuali, riviste, software, video, dvd, sia per l’addetto ai lavori che per il semplice praticante che voglia documentarsi e che intenda migliorare la qualità della propria vita attraverso l’esercizio regolare di movimento e di sport. Il catalogo 2011-2012 abbraccia una vasta gamma di specialità sportive: dagli sport individuali a quelli di squadra, da quelli di combattimento a quelli tecnico-combinatori, dei quali tutti vengono affrontati aspetti più e meno complessi dell’apprendimento, dell’iniziazione e della pratica di alto livello, ivi inclusi gli aspetti scientifici della pratica. la validità delle pubblicazioni è garantita dalla possibilità della casa Editrice di contare sulla consulenza di istituzioni quali la Scuola dello Sport del comitato Olimpico Nazionale Italiano e di varie federazioni, tra cui – attualmente – la fIpE, federazione Italiana pesistica, e la fIpav, federazione Italiana pallavolo. fin dal 1994, il coni ha affidato a calzetti & mariucci la gestione editoriale e la diffusione della rivista SDS, Scuola dello Sport, periodico trimestrale assai noto agli addetti ai lavori. Nel 2008, la calzetti & mariucci ha acquisito la gestione del giornale Italiano di psicologia dello Sport (rivista ufficiale dell'associazione psicologi dello Sport). Tra gli oltre 400 titoli del catalogo, la casa Editrice può vantare l’edizione italiana di alcuni dei più importanti best seller europei e mondiali del settore, come ad esempio “physiology of Sport and Exercise” di Jack h. Wilmore e David l. costill; “health fitness Instructor’s handbook” di “Edward T. howley e b. Don franks; “Science and practice of strength training” di William Kraemer e vladimir Zatsiorsky; “OptimalesTraining” di Jürgen Weineck; “NSca,s Essentials of personal Training”, a cura di Roger W. Earle e Thomas R. beachle; “Essentials of Strength Training and conditioning”, a cura di Roger W. Earle e Thomas R. beachle (cfr. il sito internet www.calzetti-mariucci.it).

STRENGTH AND CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

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Da fIpcf a FIPE: nata nel 1902, nel giugno 2011 la federazione Italiana pesistica e cultura fisica diventa Federazione Italiana Pesistica. con quest’ultimo passaggio del suo percorso evolutivo, la federazione sancisce la propria autorità formale e autorevolezza culturale su tutto ciò che concerne l’attività con i pesi e l’allenamento della forza. Sono cambiati il look e le aspettative future: una proposta sportiva consolidata sul piano organizzativo ed una offerta didattico-formativa sempre più elevata, arricchita con studi e ricerche scientifiche a livello tecnico/metodologico. la federazione Italiana pesistica è riconosciuta dal cONI come unico soggetto dell’ordinamento sportivo cui è attribuita l’organizzazione sul territorio nazionale della pesistica Olimpica e di tutte quelle discipline che prevedono l’utilizzo di sovraccarichi e resistenze finalizzate alla pratica sportiva, al fitness ed al benessere fisico. Inoltre è riconosciuta dal comitato Italiano paralimpico per la disciplina Sportiva paralimpica del Sollevamento pesi. la FIPE svolge anche un’intensa attività di formazione dei Tecnici (Istruttori e personal Trainer) con il supporto organizzativo di società specializzate nella formazione per lo sport e delle principali Università italiane di Scienze motorie. la FIPE presenta all’interno della sua struttura un apposito settore dedicato alla “Promozione e Sviluppo” di progetti finalizzati alla crescita generale del movimento pesistico, alla promozione delle attività giovanili sul territorio nazionale ed alla valorizzazione delle qualità tecniche dei personal Trainer in ambito professionale.


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LA NSCA National Strength and Conditioning Association

CPT - Certified Personal Trainer CSCS - Certified Strength and Conditioning Specialist ampie e circostanziate informazioni su cosa è la NSca e sui numerosi servizi erogati dall’associazione ai suoi associati sono disponibili sul bellissimo sito: www.nsca-lift.org. Pubblicazioni della NSCA la NSca produce 4 importanti strumenti di conoscenza e di approfondimento nel campo dello sviluppo della forza e dell’allenamento fisico nei suoi diversi aspetti. Essi costituiscono un esempio unico al mondo di materiali conoscitivi di diverso livello predisposti ad hoc per le esigenze degli allenatori e degli altri addetti ai lavori nel campo professionale della pratica del movimento e dello sport. Sono: 1. Strength and conditioning Journal 2. Journal of Strength and conditioning Research 3. NSca’s performance Training Journal 4. Tactical Strength and conditioning Report (TSac Report) li descriviamo in estrema sintesi per stimolare una riflessione sulle necessità, per l’esperto del mondo del movimento e dello sport, di continuo approfondimento dei temi vitali della professione. Non uno, ma ben 4 strumenti, per facilitare l’opera di acquisizione di contenuti specifici ed up to date! 1. Strength and Conditioning Journal Strength and conditioning Journal è davvero la rivista professionale per gli allenatori, i personal trainer, i terapisti della riabilitazione e della rieducazione, i preparatori e le altre figure di professionisti operanti nel mondo del movimento e dello sport. la missione editoriale della rivista (un bimestrale che, perciò, appare 6 volte all’anno), è di “to publish articles that report both the practical applications of research findings and the knowledge gained by experienced professionals” (“pubblicare articoli che riportino sia le applicazioni pratiche dei risultati della ricerca sia le conoscenze acquisite da professionisti con ampia esperienza alle spalle”). gli articoli pubblicati vengono tutti revisionati da esperti, con il collaudato sistema della peer-review (peer-reviewed articles). Esce dal 1979. 2. Journal of Strength and Conditioning Research Il Journal of Strength and conditioning Research è considerato la rivista scientifica della NSca. Si tratta di una pubblicazione con periodicità mensile, assai ricca di contenuti – tra l’altro abbraccianti branche diverse – tutti orientati al campo dello sviluppo della forza muscolare, nei suoi molteplici aspetti, e dell’allenamento e del movimento in generale. Rappresenta un importante punto di riferimento per singoli esperti e per istituzioni, per ricercatori e per professionisti. gli argomenti affrontati ed il legame che sempre viene (richiesto e) mantenuto tra la ricerca e la pratica applicazione dei risultati rendono questa importante rivista basilare per lo studio e l’approfondimento dell’esercizio fisico e dell’allenamento in generale. viene pubblicato dal febbraio 1987. 3. Nsca’s Performance Training Journal Il NSca’s performance Training Journal è un periodico quindicinale che riporta contributi sui temi dell’allenamento e dello sviluppo della forza, basati sui risultati concreti della ricerca applicata. viene considerata una rivista di base, ma il livello dei materiali pubblicati è sempre elevato come è indiscutibile il rigore dell’approccio. ha iniziato le sue pubblicazioni nel 2002. 4. Tactical Strength and Conditioning Report (TSAC Report) Il Tactical Strength and conditioning Report (TSac Report) è una pubblicazione della NSca diffusa online. Il suo riferimento è agli sport con forte componente tattica. Il taglio dei materiali è pratico, con grande attenzione agli aspetti relativi all’efficienza muscolare, alle abilità, alle componenti tecnico-tattiche della prestazione. Si pubblica dal 2007. qui di seguito una tabella che raccoglie importanti informazioni sulle prime due pubblicazioni: Rivista Strength and conditio1 ning Journal Journal of Strength and 2 conditioning Research

Editor in chief T. Jeff chandler, EdD, cScS*D, fNSca William J. Kraemer, phD, cScS, fNSca

frequenza 6 numeri l’anno 12 numeri l’anno

Ranking Sport Sciences 57/79 Sport Sciences 33/79

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la National Strength and conditioning association (NSca) è un’associazione internazionale per la formazione di quadri, che non ha fini di lucro, costituita a colorado Springs (colorado, USa) nel 1978, da un gruppo di 76 preparatori atletici provenienti da tutti gli Stati dell’Unione. l’associazione, che conta oggi oltre 33.000 membri in 59 paesi del mondo ed è considerata l’autorità di riferimento a livello mondiale in materia di sviluppo della forza muscolare e di condizionamento fisico, ha incentrato le proprie attività proprio sullo sviluppo della forza per il miglioramento delle prestazioni atletiche, con l’obiettivo primario di colmare il divario tra la teoria e la pratica nell’insegnamento delle discipline sportive e del fitness (bridging the gap between science and application è uno degli slogan della NSca). a differenza di altre associazioni a carattere sportivo, la NSca riunisce un cospicuo e variegato gruppo di professionisti nei settori della scienza dello sport, delle specialità sportive, delle scienze mediche applicate e del fitness. questi professionisti perseguono un fine comune: la corretta applicazione – nella pratica – delle conoscenze sull’allenamento della forza e sul condizionamento fisico, al fine di migliorare le prestazioni atletiche e la cosiddetta efficienza fisica. la National Strength and conditioning association rilascia due certificazioni che accertano e garantiscono la professionalità degli istruttori attivi nel mondo dello sport:

Impact factor 0,713 1,848

Ulteriori informazioni sulle riviste, i loro contenuti, la loro diffusione, possono essere assunte dal sito web della NSca: https://www.nsca-lift.org/

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SIGNORI, LA FORZA!

IL MITO, IL SITO, IL RITO

PASQUALE BELLOTTI (pasquale.bellotti@ fastwebnet.it; pasquale.bellotti@ unito.it), medico, esperto di movimento e di allenamento, insegna attualmente Etica e bioetica dello Sport a Torino, nella SUISm. molti libri e molti articoli al suo attivo. è anche presidente de l’amàca Onlus, associazione con numerosi progetti di assistenza e di supporto in africa (ed in Italia): www.amacaonlus.org

MA DA DOVE VIENE LA FORZA? DI

PASQUALE BELLOTTI

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Da dove viene la forza è una domanda con almeno tre risposte, tutte legittime. anzi è vero il fatto che sono proprio obbligatorie tre risposte, date insieme e contemporaneamente. così, per cominciare, ci proviamo a darle. ci mettiamo alla prova. la forza viene dalla storia, si perde nella storia, si crea e si sviluppa nella storia e nel mito. Nel mito, sì: i miti sono i sogni dei popoli. la forza lo era. lo fu a lungo e, da mito, plasmò corpi e anche menti. così, vi parliamo de “Il mito della forza” (lo racconta livio Toschi, un esperto che il mito lo conosce meglio di chiunque altro). viene, poi, dal muscolo la forza. I muscoli sono - pensate! - artefici di vita perché rendono, loro soltanto, con la loro contrazione, possibile il movimento e, dunque, l’essere ed il fare, ovvero l’esistenza delle persone. Il muscolo ed il cervello che lo comanda. Il “sito” della forza, si chiama così la seconda nostra risposta. Scrive il sito un espertissimo fisiologo italiano, francesco felici, dell’ateneo romano del foro Italico. manca, a questo punto, il rito della forza. quel rito che si rinnova nel processo e nello stile di vita con cui si prepara la forza e ci si prepara ad un cimento. Un confronto con altri, un confronto con un sé di ieri, meno valido dell’oggi, un sé superato. Il rito lo scrivono pasquale bellotti ed antonio Urso, a quattro mani. più mani = più forza? Eccoli, il mito, il sito e il rito della forza (pb).

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DI

LIVIO TOSChI

Se è vero che fin dalla notte dei tempi l’uomo ha corso e lottato per necessità o per gioco, è altrettanto vero che si è sempre compiaciuto della propria forza, esibendosi nelle prove più svariate e non di rado stravaganti: sollevare, sostenere, lanciare, tendere, piegare, spezzare, contrastare, spingere e trascinare, erano alcuni degli esercizi praticati. Inoltre, «fino all’apparizione delle armi da fuoco la forza costituì la principale risorsa dei combattenti, che su di essa facevano affidamento per sopravvivere» (georges lambert). più tardi, quando gli uomini cominciarono ad affrontarsi nelle contese sportive, compresero che per primeggiare dovevano allenarsi metodicamente, magari utilizzando l’esperienza di medici famosi. per aumentare il loro vigore s’impegnarono in appropriati esercizi, tra cui – ovviamente – il sollevamento dei pesi, servendosi ingegnosamente di svariati oggetti quali macigni, tronchi e halteres, che erano manubri di pietra o di metallo, di peso e forme sempre diversi, alla ricerca della massima funzionalità. certo, senza i nostri precisissimi bilancieri, un tempo era difficile misurare la propria forza e impossibile competere a distanza. Eppure, già all’alba della civiltà, i confronti non mancarono e a poco a poco divennero sempre più frequenti grazie all’utilizzo di appositi attrezzi, quali la “pietra di paragone”.

gilgamesh strangola un leone, rilievo dal palazzo di Khorsabad (vIII secolo a.c.) – louvre, parigi

* l’idea dell’uomo grande e forte ha sempre suscitato paura e rispetto. basti pensare ai giganti o ai ciclopi. Omero nell’Odissea ci ha narrato di polifemo, che scagliò «d’un monte la divelta cima» contro la nave di Ulisse (libro IX), e dei lestrigoni, che affondarono la flotta del laerziade con «immense pietre» (libro X). antichi poemi epici esaltano le imprese dell’Ercole fenicio melkart, del re sumero gilgamesh e del faraone amenofi II. E chi non conosce il gigante filisteo golia, ucciso con la fionda da Davide, o il gigante libico anteo, stritolato dalle possenti braccia di Ercole? personaggi che ben potrebbero identificarsi con Il colosso dipinto da francisco goya. giganti in quantità popolano i romanzi e il regno delle fiabe. Sarà sufficiente citare gargantua e suo figlio pantagruele, scaturiti dalla fantasia di françois Rabelais, e gulliver, protagonista del romanzo di Jonathan Swift. * ai nostri tempi altri eroi della forza sono stati creati dalla fervida immaginazione di scrittori e disegnatori. Nel meraviglioso mondo dei fumetti come dimenticare, fra i tanti, braccio di ferro (popeye) e Obelix, bleck “macigno” e lothar (il fedele assistente di mandrake), fino all’hercules di Walt Disney? Il polacco henryk Sienkiewicz, premio Nobel per la letteratura nel 1905, alla fine dell’Ottocento ha scritto il romanzo quo vadis? portato per la prima volta sullo schermo nel 1913 da Enrico guazzoni per la cines di Roma, ha dato vita al fortissimo Ursus, interpretato dal pesista romano bruto castellani. al film cabiria (1914), di giovanni pa-

milone, statua in marmo di Edme Dumont, altezza 78 cm (1754) – louvre, parigi

LIVIO TOSChI architetto, s’interessa anche d’impianti sportivi e di storia dello sport. è consulente storico e artistico della federazione Italiana Judo lotta Karate e arti marziali, della federazione Italiana pesistica, della federazione Sammarinese lotta pesi Judo, nonché dell’European Weightlifting federation. Docente di Storia alla Scuola Nazionale fIJlKam e alla Scuola Nazionale Sammarinese di Judo. Nel campo dello sport ha scritto 15 libri e innumerevoli articoli, organizzando inoltre diverse mostre.

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IL MITO DELLA FORZA

Ercole e anteo, bronzo di antonio pollaiolo (1475 circa), altezza 45 cm – museo del bargello, firenze

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IL SITO DELLA FORZA DI FRANCESCO FELICI Università degli Studi di Roma – foro Italico

FRANCESCO FELICI, medico specialista in medicina dello Sport, insegna fisiologia umana e fisiologia applicata allo sport ed all'esercizio presso la facoltà di Scienze motorie dell'Università di Roma foro Italico. ha avviato il primo corso di Dottorato di ricerca in scienze dello Sport e coordinato il corso di laurea in Scienza e tecnica dello sport. è autore/coautore di numerosi lavori scientifici in tema di funzionamento del sistema di controllo neurale del movimento e dei suoi adattamenti all'allenamento.

1. R. m. Enoka. Neuromechanics of human movement, human Kinetics, 2008 2. S. cerquiglini. Il Sistema neuromuscolare; comunicazione inedita 3. movement mechanics as a determinate of muscle structure, recruitment and coordination. J. m. Wakeling, O. m. blake, I. Wong, m. Rana and S.S. m. lee. phil. Trans. R.

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Soc. b (2011) 366, 1554–1564

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INTRODUZIONE Roger Enoka1, in anni del tutto recenti, ha coniato la felice espressione di neuro meccanica per definire quel settore della scienza sperimentale che si occupa dello studio del comportamento del sistema neuromuscolare. a tal punto sono intimamente connessi sistema nervoso ed apparato muscolo scheletrico che taluni autori – e cerquiglini2 era tra questi – si sono spinti a parlare di “neuro dipendenza” del muscolo, essenziale per il corretto funzionamento di quest’ultimo. E l’esperienza sensoriale stessa ci dice, ponendoci innanzi agli esiti drammatici delle lesioni traumatiche del midollo spinale, quanto impotente sia il nostro motore quando privato della sua comunicazione con il sistema nervoso centrale (SNc). è sempre il caso di ricordare l’affermazione, apodittica nella sua sinteticità, del Nobel Sir charles Sherrington: “… tutto ciò che il genere umano può fare è muovere cose …”. è evidente che, in questo contesto, il verbo fare allude all’intero repertorio di abilità motorie che caratterizza la nostra vita di relazione e, dunque, qualifica ed esprime il nostro pensiero. Detta in altro modo, il movimento dell’uomo è “la manifestazione” del suo sentire più profondo. l’esecutore dei programmi motori elaborati dal SNc è il muscolo striato scheletrico. Organizzando in modo appropriato l’attività dei muscoli, il SNc rende possibile un’esecuzione dei diversi atti motori tanto raffinata ed elegante da farli percepire, ai più, estremamente semplici, quasi banali. Tale motore, tuttavia, non è affatto un servo sciocco: esso risponde, infatti, alle sollecitazioni funzionali ed ai comandi a lui impartiti dal SNc adattando progressivamente la sua struttura anatomo-funzionale si da raggiungere un ottimo di risposta. In tal senso si può affermare che il muscolo striato sia un organo plastico e versatile, né, verrebbe fatto di pensare, avrebbe potuto essere diversamente considerata la sua intima connessione con il sistema plastico per eccellenza, il sistema nervoso appunto. Una trattazione del comportamento meccanico del muscolo che sia isolata da quella del SNc (e periferico), quale quella che in questo scritto sarà presentata, ha la sua unica giustificazione, dunque, nel tentativo di rispettare i limiti di spazio e la pazienza del lettore, essendo, per ogni altra via, assolutamente insensata. Obiettivo di questo scritto è quello di fornire un resoconto succinto, ancorché il più possibile aggiornato, delle conoscenze in tema di caratteristiche contrattili del muscolo e delle relazioni tra struttura e funzione. ad oggi, nonostante gli enormi progressi compiuti sulla conoscenza della struttura e della funzione del muscolo, si è ancora relativamente lontani dal derivare definitivamente le equazioni costitutive che descrivono il suo comportamento meccanico. ciò è in gran parte dovuto al fatto che il muscolo scheletrico non può esercitare correttamente la sua funzione in assenza delle strutture ad esso associate. Il muscolo genera delle forze che devono essere trasmesse ad un segmento scheletrico tramite la giunzione muscolo-tendinea ed il tendine. come recentemente ben dimostrato da James Wakeling ed il suo gruppo3, le proprietà di questi elementi strutturali possono influenzare il modo con cui un muscolo eroga forza ed il suo ruolo nella meccanica articolare, e rappresentare un potente segnale perché l’interazione tra strutture muscolo tendinee e scheletriche e l’attivazione neurale possa generare movimenti corporei fluidi, eleganti, efficaci. 1. LA STRUTTURA DEL MUSCOLO SChELETRICO giova premettere alle considerazioni funzionali un brevissimo richiamo sulla struttura anatomica macro e microspia del muscolo striato scheletrico. la complessità della funzione meccanica muscolare, infatti, può e deve essere apprezzata alla luce della conoscenza della complessità architetturale di tale macchina. l’anatomia macroscopica ci mostra che esistono diversi tipi di muscoli quanto alla loro forma ed alla loro dimensione: più o meno grandi, più o meno lunghi e con architetture assai diverse. l’orientamento dei fasci di fibre, rispetto a quello del muscolo intero, varia tra differenti muscoli e, a questo proposito, si distin-

guono: muscoli fusiformi, unipennati, bipennati, triangolari, laminari. Un muscolo è costituito da molte sub unità e mostra una complessa disposizione strutturale. macroscopicamente circondato da una fascia chiamata epimisio, è suddiviso in un numero variabile di sub unità dette fascicoli circondati, a loro volta, da propaggini dell’epimisio, il perimisio. Ogni fascicolo è costituito da fasci di fibre muscolari (cellule muscolari) avvolte da una lamina detta endomisio (Ishikawa, 1983). Tale tipo di organizzazione comporta la compartimentalizzazione di pacchetti di fibre muscolari, e fa nascere il sospetto che pensare all’attivazione muscolare come ad un fenomeno omogeneo che investe,

sia pure a diversi livelli di intensità e partecipazione, tutte le porzioni del muscolo non sia il modo più corretto di presentare le cose. la massa delle fibre muscolari è per il 75% rappresentata da acqua. Il restante 25% è quasi completamente costituito da proteine: 30% solubili, 38% miosina, 12% actina. le fibre muscolari sono multinucleate con una densità stimata intorno ai 50-100 nuclei per mm di lunghezza della fibra. I nuclei dettano la qualità e la quantità, oltre che la distribuzione, del materiale presente all’interno della fibra; le caratteristiche individuali di velocità, forza e resistenza di ciascuna fibra sono imposte dal tipo di proteine pro-

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LA FORZA è UN RITO DI

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1. cfr. per questo ed altro, il bellissimo Eternità – Il nostro prossimo miliardo di anni, di michael hanlon, la biblioteca delle Scienze, milano 2011 (orig. Eternity. Our Next billion Years, specie ai cap. 6 e 7).

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PASQUALE BELLOTTI

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ANTONIO URSO

Nello sport come nel movimento della vita quotidiana, la forza è tutto. la forza, qui intendiamo, intesa nel suo significato più genuino, più proprio, quello di espressione dell’unica capacità che si riconosce al muscolo del vivente, la contrattilità. la forza è l’espressione tangibile della contrazione muscolare, letteralmente dell’impegno per avvicinare le estremità di una compagine muscolare, che ha come conseguenza uno spostamento o, comunque, un tentativo di spostamento di una parte di corpo, di tutto il corpo, di un oggetto associato al corpo, perché da prendere o afferrare, da lanciare o lasciare, da avvicinare o da allontanare, da trasmettere o da ricevere. O da sollevare o da abbassare. O da tenere. la forza rende possibile tutti i movimenti, che siano del pesista o del pianista. Si tratta sempre di un’armonia, di una musica. Si tratta sempre di una tecnica esecutiva, la forza è la tecnica, anche. Il movimento è l’espressione della capacità di forza muscolare. per questo non si vive senza la forza, per questo non c’è sport senza la forza, per questo curare il corpo attraverso il movimento significa curare la forza. allenare la forza. l’allenamento della forza muscolare è l’allenamento. Sostanzialmente e senza eccezioni di sorta. Nel pesista di un tempo e di quello odierno, moderno. Nello sprinter dell’atletica leggera, nel calciatore e nel pallavolista, nel golf come nel tennis, nel maratoneta senza dubbio. con modalità di estrinsecazione e di espressione diverse (la forza ha mille modi per manifestarsi), con supporti e sostegni diversi (per rendere più intenso o più protratto un gesto o una sequenza di gesti, il muscolo si avvale di rifornimenti da parte di altri sistemi ed apparati), con forme diverse (un’etica e un’estetica della forza?), ma senza perdere il ruolo primario e, anzi, definitivo. la forza è tutto. lo comprese bene chi ne fece un mito e chi, cercando di disvelarne i numerosi aspetti ancora non noti, ne cercò il sito, trovandolo prima nel particolare assemblamento di parti e di particelle della struttura del muscolo stesso, poi sempre più nel collegamento tra le parti effettrici, realizzatrici, del movimento (l’ultrastruttura delle fibre muscolari) e la parte ideatrice e ordinatrice dello stesso, ovvero il sistema nervoso, nel suo complesso dobbiamo precisare, considerate le numerose implicazioni di tutte le sue parti nel determinare il movimento ed il suo sofisticato assetto di fenomeno che si dipana nel tempo e che assume forme e variazioni più e meno percettibili delle stesse, in funzione dell’obiettivo da raggiungere: offrire un fiore ad una dama o presentare all’avversario il fioretto o la spada. conferisce all’espressione motoria il necessario ordine: funzione veramente ordinatrice. Ordinatrice perché mette ordine e perché dà ordini e comandi come espressione di una volontà, di atti volontariamente definiti ed imposti.

la forza non è la stessa in tutti gli umani: alcune popolazioni ne hanno tendenzialmente di più riri spetto ad altre, sono più forti; così è degli uomini rispetto alle donne, in genere, ma con diverse eccezioni; così è degli adulti rispetto ai bambini, così dei vecchi rispetto agli adulti e ai giovani, con numerose altre eccezioni e varianti. la forza si guadagna e si perde, con l’età che avanza prima si guadagna e poi si perde, esprimendo tutto il senso dell’evoluzione di una vita. consentì ai progenitori di sopravvivere all’ambiente ostile (furono i più forti ad avere il sopravvento, l’evoluzione lo garantì, dovremmo ricordarcene nella nostra epoca così sedentaria), non è certo che sarà sempre un retaggio significativo degli uomini che verranno1 (magari in un futuro assai lontano), poiché la forza si perde, si perde anche di molto, il suo non esercizio la fa ripiegare su se stessa fino a rendere debole e privo di forza l’umano che quel dono con comprende. Il massimo della debolezza e della perdita di forza è la morte. Nella morte, non c’è più movimento, dunque non vi è più la forza, non più la vita. con la vita, ecco invece la forza. la forza è vita e migliora la vita, con il suo esercizio. addirittura con un progetto di esercizio, un progetto individualizzato di esercizio, un personale rito di scelta di modalità e di tipo di impegno fisico, la forza cresce, il muscolo si sviluppa e sviluppa le sue capacità, in modo più e meno visibile. ma la forza aumenta, fino a livelli inverosimili: il cervello comanda un impegno più grande, il muscolo esegue, prova: può riuscire o meno, ma intanto si allena. l’allenamento della forza è un rito. Un rito che fu sacro nell’antichità e che ha del sacro oggi, quando l’atleta vi si dedica, dedicando, in parte, a volte in gran parte, anni della sua vita. gli anni della maggiore sua forza. Non lo fa da solo, ha bisogno di stare con sé ma anche (e soprattutto) con altri, necessita di una guida. E di una guida sicura. Una guida che conosca le strade, quelle possibili (vi sono anche quelle impossibili, poco sicure o proibite), e su queste sappia modellare un cammino particolare. l’allenamento (e, dunque, l’allenamento della forza) è sempre un particolare modello di comportamento. particolare per il soggetto implicato, particolare per l’obiettivo, particolare per l’atto creativo (oltre che interpretativo) che fa l’allenamento di uno diverso da quello di un altro. l’allenamento della forza è un rito anche per questi motivi. maestro di questo rito è colui che allena: con sapienza e con pru-

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LA MACChINA ChE C’è IN ME

La macchina che c’è in me l’attività fisica ha bisogno di energia, di strutture che trasformino l’energia in movimento, di un sistema che provveda al coordinamento delle varie parti e di un super sistema che provveda in tempo reale a prendere decisioni su come ottimizzare le attività. la conoscenza di tutte queste cose è complicata, ma è essenziale per l’atleta e per i trainer per migliorare l’efficienza della prestazione e il mantenimento dello stato di salute. Il nostro compito è quello di dare informazioni in maniera semplice, comprensibile a tutti su come funziona il nostro organismo, utilizzando le informazioni scientifiche che vengono pubblicate da autorevoli riviste nel campo dell’allenamento (e non solo), da commenti preparati da esperti sull’argomento che di volta in volta verrà scelto e da un mio editoriale che farà da introduzione. Il nostro spazio ospiterà anche lavori scientifici originali che saranno vagliati dal board scientifico della rivista. In questo numero affronteremo un argomento insolito, poco conosciuto, ma che ci darà il pretesto per capire un po’ di più della macchina che c’è in noi: la saliva. lo spunto ci viene dato da un articolo pubbicato sul Journal of Strength and Conditioning (25(1): 10-15, 2011) da un gruppo di ricercatori neozelandesi avente per titolo “The Effect of Training Volume and Competition on Salivary Cortisol Concentration of Olimpic Weighlifters“. l’articolo viene presentato in versione integrale, tradotto in italiano, preceduto da un contributo del prof. fulvio marzatico, della Università di pavia, che da anni dirige un prestigioso laboratorio, dove - tra le molte attività di ricerca - vi è anche quella sull’uso diagnostico della saliva.

A bocca asciutta… Rimanere a bocca asciutta è una sensazione spiacevole, ma niente in confronto a quello che provavano gli imputati nei tribunali della antica cina, quando invitati dai giudici a mangiare una ciotola di riso bollito sprovvisto di qualsiasi condimento, si fermavano senza completare il compito per la bocca che diventava secca e incapace di lubrificare il cibo … si riteneva che l’intensa situazione emotiva ( tipica ? ) dei colpevoli bloccasse la formazione di saliva! la medicina cinese aveva scoperto che la produzione di saliva dipendeva dallo stato emotivo dei soggetti e questa è esperienza nota a molti oratori che durante una conferenza hanno necessità di bere acqua, che gli organizzatori dei convegni provvedono a porre sul tavolo dei conferenzieri.

Francesco Antognarelli

MENOTTI CALVANI

MENOTTI CALVANI medico, specializzato in neurologia, farmacologia clinica oltre che in tossicologia medica, si è laureato in scienza della nutrizione umana. ha pubblicato oltre 200 articoli scientifici su riviste internazionali prevalentemente sui temi del metabolismo, sui mitocondri e sulle patologie degenerative.

menti. pavlov abituò l’animale a ricevere il cibo dopo la presentazione di un suono; accadde che il cane si preparava alla masticazione producendo una intensa salivazione anche in assenza di cibo purché venisse prodotto il suono. anche in questo caso, la produzione di saliva era legata ad una attività del cervello, ma di segno opposto a quella dei condannati cinesi.

Leccarsi le ferite… nel linguaggio parlato significa cercare di consolarsi dopo una sconfitta. Nel mondo animale, ma anche nell’uomo è presente il comportamento istintivo di umettare con la saliva le ferite. Nella saliva sono presenti, tra gli altri, dei composti chimici, i nitriti, prodotti con la collaborazione dei batteri della lingua, che sulla ferita vengono trasformati in ossido di azoto che ha la capacità di uccidere i batteri, ma anche di promuovere la riparazione dei tessuti, di migliorare la circolazione sanguigna, di incrementare la utilizzazione a scopi energetici dello zucchero, etc.. Dell’ossido di azoto parleremo nel prossimo numero quando affronteremo il segreto di braccio di ferro.

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Mamma ti dà un bacio..sulla bua… accade spesso che in maniera spontanea portiamo in bocca un dito dolente dopo un trauma. è un atto istintivo che compiamo senza alcuna conoscenza scientifica, ma recentemente nella saliva è stata identificata una sostanza, prodotta dalle ghiandole Avere l’acquolina in bocca… lo diciamo riferendoci salivari, la opiorfina, che ha una attività antidoloriad una aspettativa piacevole, l’idea di un cibo che fica 6 volte superiore a quella della morfina. ci accingiamo a mangiare o addirittura pregu- quattro modi di dire e di agire nati dalla saggezza stando l’avverarsi di un desiderio. Dal punto di popolare e dall’istinto che hanno individuato provista scientifico, il testimonial più famoso fu il cane prietà biologiche della saliva molto prima che la usato dal fisiologo russo pavlov per i suoi esperi- scienza ufficiale le scoprisse!

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I TEST BIOChIMICI NON INVASIVI NELLA RICERCA SULLA PRESTAZIONE SPORTIVA: LA SALIVA FULVIO MARZATICO FULVIO MARZATICO Responsabile laboratorio farmacobiochimica, Nutrizione e Nutraceutica, Università di pavia. v. presidente Società Italiana Nutrizione Sportiva e del benessere (www.SINSeb.it). advisory board International Society Sport Nutrition (USa). Docente di alimentazione e Dietetica e farmacologia applicata allo Sport. autore di 160 pubblicazioni su riviste internazionali e atti di congresso.

Introduzione lo studio della saliva come fonte biologica per le analisi di laboratorio sta assumendo sempre maggiore importanza per le sue implicazioni nella ricerca di base ma anche nella ricerca clinica. la saliva è composta da molte molecole di origine organica ed inorganica e molti ormoni che sono valutati nel plasma possono essere valutati anche nella saliva. In questo liquido biologico si possono valutare gli ormoni steroidei, che sono i più studiati, ma anche gli ormoni non steroidei e peptidici (anche se con maggiori limitazioni)1,2,3,4. la possibilità, in campo sportivo, di poter ottenere campioni biologici sui quali valutare i parametri ormonali con metodi non invasivi rappresenta un miglioramento fondamentale per lo studio e il monitoraggio della performance degli atleti. Sebbene la saliva sia facile da raccogliere e manipolare, bisogna comunque operare con attenzione nelle procedure di raccolta e stoccaggio dei campioni, nonché nella validazione dei metodi analitici applicati. I campioni di saliva possono essere utilizzati per: a. valutare molecole legate a stati emozionali; b. accertare la presenza nell’organismo di sostanze naturali e farmacologiche; c. valutazione dello stato ormonale; d. valutazioni di parametri immunologici; e. valutazione di stati nutrizionali e/o metabolici. Tutte le possibilità di indagine elencate possono essere utilizzate ed essere di grande aiuto nella ricerca di carattere sportivo.

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Caratteristiche Biologiche della Saliva la saliva (secrezione non stimolata) si origina principalmente da tre tipologie di ghiandole: sottomandibolari (65%), parotidi (23%) e sub-linguali (4%) e da una certa serie di ghiandole minori che partecipano a circa il 10% della formazione del fluido orale5,6. la composizione della saliva risente dell’origine ghiandolare, in quanto le parotidi producono saliva sierosa (senza mucina), mentre le sottomandibolari e le sublinguali producono una saliva a composizione mista siero-mucosa. la saliva primaria prodotta e conservata negli acini ghiandolari è isotonica con il plasma, dopo la sua secrezione viene drenata dalla mucosa orale e - in questo passaggio - molti elettroliti sottoposti all’azione di un trasporto attivo cambiano la loro concentrazione rendendo la saliva un liquido ipotonico. la stimolazione della salivazione è controllata dal sistema nervoso autonomo, la componente mucosa dal parasimpatico e in parte dal simpatico, mentre la componente sierosa dal sistema simpatico.

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Ormoni salivari e ormoni plasmatici la saliva contiene molte proteine con funzioni assai diverse legate alla risposta immunitaria e alla difesa orale 6 e contiene i comuni ormoni steroidei che vengono valutati normalmente nel plasma, ma anche ormoni non steroidei7,8. Il passaggio dal plasma alla saliva per le varie sostanze può avvenire per via intracellulare, ma anche per via extracellulare. Il primo è un meccanismo di diffusione passiva, il secondo costituisce un meccanismo di ultrafiltrazione attraverso le tight junctions fra le cellule. I componenti serici che sono lipo-solubili possono passare liberamente gli acini delle ghiandole salivari e presentarsi facilmente all’interno della saliva. questo è quello che succede agli ormoni steroidei non coniugati, mentre gli steroidi solfati presentano delle difficoltà nel passaggio. quindi il cortisolo libero si trova nella saliva, senza che la sua concentrazione sia particolarmente condizionata dalla velocità del flusso salivare, a differenza del DhEa solfato la cui concentrazione varia in ragione della velocità del flusso della saliva. Il DhEas come l’estriolo solfato sono presenti nella saliva solo per l’1% della loro concentrazione plasmatica, mentre gli ormoni steroidei liberi, come il cortisolo, estradiolo e testosterone, presentano una concentrazione salivare correlabile con quella plasmatica9, anche se con valori di concentrazione assoluti diversi. Infatti, le ghiandole salivari hanno la capacità di metabolizzare le molecole steroidee, il cortisolo salivare rappresenta solo il 50% di quello del cortisolo libero plasmatico, infatti l’enzima 11-β-idrocortisone deidrogenasi (tipo 2) converte parte del cortisolo in cortisone, determinando un rapporto cortisolo/cortisone di 1:4 rispetto a quello serico che è di 8:110. la saliva può fornire anche informazioni sui livelli e sulle variazioni degli ormoni peptidici, anche se questo approccio analitico può vantare un numero molto limitato di dati scientifici. le dimensioni degli ormoni proteici fanno pensare ad una oggettiva difficoltà di queste molecole a raggiungere la saliva dal plasma. Tuttavia alcuni ricercatori hanno trovato una correlazione lineare fra concentrazioni di gh salivare con quello plasmatico11, suggerendo una diffusione passiva di questo ormone dal sangue alla saliva11. Nella saliva, sono stati misurati altri ormoni peptidici: prolattina12, Igf113,14, insulina15, leptina e grelina16,17. Ormoni Steroidei e Sport le valutazioni ormonali che hanno raggiunto un buon grado di affidabilità valutativa sono gli ormoni steroidei. Nella ricerca scientifica applicata allo sport ed alle situazioni di stress psicofisiologici, di particolare importanza sono le valutazioni del cortisolo e del testosterone.

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S&C Blair T. Crewther1, Taati Here2, e Justin W. L. Keogh2 Institute of biomedical Engineering, faculty of Engineering, Imperial college, londra, Regno Unito; e 2Sport performance Research Institute New Zealand, School of Sport and Recreation, auckland University of Technology, auckland, Nuova Zelanda

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Gli effetti DEL VOLUME DI ALLENAMENTO e della competizione sulle concentrazioni di CORTISOLO nella SALIVA DI ATLETI ChE ESEGUONO il SOLLEVAMENTO PESI OLIMPICO

Orig.The effects of training volume and competition on the salivary cortisol concentrations of olympic weightlifters IN JScR (USa) vOl. 25, NUmbER 1, JaNUaRY 2011, pp. 10-15

PAROLE ChIAVE surrenale, atletico, neuromuscolare, forza

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Foto Vanda Biffani

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rewther, bT, heke, T e Keogh, JWl. gli effetti del volume di allenamento e della competizione sulle concentrazioni di cortisolo nella saliva di atleti che eseguono il sollevamento pesi olimpico. J Strength cond Res 25(1): 10-15, 2011 - questo studio ha esaminato gli effetti del volume di allenamento e della competizione sulle concentrazioni di cortisolo nella saliva (Salivary cortisol, Sal-c) di atleti che eseguono il sollevamento pesi olimpico. Sollevatori olimpici di sesso maschile (n = 5) e femminile (n = 4) hanno fornito campioni di saliva durante uno studio di 5 settimane. Il primo scopo è stato quello di valutare gli effetti settimanali di un volume di allenamento elevato (≥200 serie) e basso (≤100 serie) sul Sal-c. Il secondo scopo è stato quello di comparare le concentrazioni di Sal-c e l’esecuzione di 1 ripetizione massima (1Rm) durante 2 competizioni simulate e 2 competizioni effettive. la performance è stata valutata utilizzando lo strappo (snatch), lo slancio e strappo (clean and jerk) e il sollevamento olimpico completo. I dati ottenuti da ciascuno scenario competitivo sono stati associati prima dell'analisi. Non vi sono stati cambiamenti settimanali significativi nei livelli di Sal-c (p > 0,05). le competizioni effettive hanno prodotto concentrazioni di Sal-c più elevate (128-130%) (p < 0,001) e sollevamenti 1Rm superiori (1,9-2,6%) per lo slancio e strappo e il sollevamento olimpico completo, rispetto alle competizioni simulate (p < 0,05). Singole concentrazioni di Salc prima delle competizioni simulate sono risultate direttamente proporzionali a tutti i sollevamenti 1Rm (r = 0,48-0,49, p < 0,05). In conclusione, le competizioni effettive hanno prodotto risposte di Sal-c maggiori delle competizioni simulate, e questo è apparso essere un vantaggio per la prestazione 1Rm degli atleti che eseguono il sollevamento olimpico. Inoltre, i soggetti con concentrazioni di Sal-c più elevate tendevano a eseguire sollevamenti 1Rm superiori durante le competizioni simulate. visti questi risultati, maggiore importanza dovrebbe essere data al monitoraggio del cortisolo (c) per stabilire valori normativi, standard di allenamento e per aiutare a fare previsioni sulle prestazioni.

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S&C Gian Nicola Bisciotti, Ph.D physiologist lead c/o qatar Orthopaedic and Sport medicine hospital, fIfa center of Excellence, Doha (q)

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NELL’UOMO: un approfondimento

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LA CLASSIFICAZIONE DELLA TIPOLOGIA DELLE FIBRE DEL MUSCOLO SChELETRICO

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GLI AUTORI GIAN NICOLA BISCIOTTI

INTRODUZIONE Il muscolo scheletrico umano è composto da un’eterogenea tipologia di fibre muscolari (mccomas, 1996; pette e Staron, 1997; Staron, 1997); questo ampio range di tipi di fibre muscolari permette al muscolo la sua ricca eterogeneità di capacità funzionali. Inoltre, le fibre muscolari possono adattarsi al cambiamento della domanda funzionale sia grazie ad un cambiamento delle loro dimensioni, che attraverso una modificazione della loro tipologia. questa plasticità costituisce il presupposto fisiologico sul quale si basano numerosi piani di terapia fisica, il cui scopo è l’incremento della forza e/o della resistenza muscolare del soggetto. Un cambiamento

della composizione delle fibre può anche essere parzialmente responsabile di alcune menomazioni e disabilità funzionali osservabili in alcuni pazienti che abbiano subito un decondizionamento muscolare, causato da un’inattività prolungata, da un’immobilizzazione degli arti, oppure da una denervazione del muscolo (pette e Staron, 1997). Nel corso degli ultimi anni, il numero delle tecniche utilizzabili per la classificazione delle fibre muscolari si è notevolmente incrementato, sino a rendere possibile la classificazione stessa attraverso numerosi metodi d’indagine. In effetti, la tipologia delle fibre muscolari può essere descritta prendendo in considerazione le loro caratteristiche istochimiche, biochimi-

che, morfologiche e fisiologiche; per cui, come d’altronde è logico aspettarsi, i diversi tipi di classificazione effettuati con i differenti metodi d’indagine, non sempre collimano tra loro. pertanto, alcune fibre possono, seguendo un certo tipo di classificazione, ritrovarsi all’interno di un medesimo gruppo, oppure essere ripartite in diverse categorie nel momento in cui si utilizzi un altro criterio classificativo. Tuttavia, in osservanza ad un principio basilare di razionalità, occorre adottare una base comune di concettualizzazione della struttura muscolare e della sua fisiologia, se si vogliono comprendere nella loro pienezza le diverse tecniche di classificazione muscolare.

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PAROLE ChIAVE miosina AtPasi, catene pesanti della miosina, catene leggere della miosina, plasticità muscolare

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eterogenea composizione delle fibre muscolari umane rappresenta il primo requisito sul quale si basa l’adattabilità del muscolo stesso nei confronti delle richieste funzionali alle quali occorre che debba far fronte. la varietà delle tecniche attraverso le quali è possibile effettuare una classificazione delle diverse tipologie di fibre è, nel corso degli ultimi anni, notevolmente aumentata. In questo lavoro verranno descritte, seppur sommariamente, i vari tipi d’indagine adatte, sia nell’uomo che nell’animale, alla classificazione delle fibre muscolari; nel contempo, verrà inoltre discusso il concetto di “plasticità muscolare”.

Gian Nicola Bisciotti Ph.D è laureato in Scienza e Tecniche delle Attività Fisiche e Sportive presso l’Università Claude Bernard di Lione, ha conseguito la specializzazione in Biologia e Fisiologia dell’Esercizio presso l’Università Franche Compté di Besançon e, sempre presso la stessa sede Universitaria, il Dottorato di Ricerca in Biomeccanica. È stato per 11 anni Professore associato presso la Facoltà di Scienze dello Sport dell’Università di Lione. Dal 1999 al 2009 ha ricoperto l’incarico di preparatore atletico presso l’FC Internazionale di Milano. Attualmente è Physiologist Lead presso l’Orthopedic and Sport Medicine Hospital di Doha (Qatar).


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PASQUALE BELLOTTI E ANTONIO URSO

intende porsi, nel panorama italiano, come utile punto di riferimento e come esempio dell’accettare la sfida ed il confronto con un mondo che cambia e che chiede di essere seguito nel suo procedere, nella sua rivoluzione. Non v’è chiarezza oggi nella pratica dell’allenamento, non comprendendosene né il senso (in parte) né il significato (in parte) e riducendolo (spesso, spesso, assai spesso) ad una pratica libresca (trovo la ricetta nel libro X ed in quello Y), ad una imitazione scimmiottata di quanto gli altri fanno o dicono di fare e propongono, alla invenzione senza senso, appunto insensata. Non v’è chiarezza di scuola, non v’è scuola affatto. I maestri scarseggiano e molti sedicenti tali non ne hanno che una pallida, scialba visione. Nemmeno nelle università del movimento ci sono certezze e, pertanto, come si fa ad insegnarlo l’allenamento? quanti i professori in cattedra che hanno la dottrina e l’esperienza? ci sono, ce ne sono, non vi è dubbio. la nostra domanda è, però: quanti? quanti hanno provato, quanti non si affidano – per insegnare – solo alla lettura di qualche testo (ma una cosa è leggere, altra prendere per oro colato, altra ancora interpretare ed adattare, operazioni tutte – per un verso o per l’altro – errate nell’allenamento, dove il certo è l’incertezza e dove non la scienza tout court e la matematica sono tutto, poiché piuttosto una sorta di arte/artigianato lo domina, attraversandone la vita: del processo di allenamento, intendiamo.

ANTONIO URSO, presidente della federazione Italiana pesistica e della European Weightlifting federation componente dell’Esecutivo della IWf International Weightlifting federation - laurea in Scienze motorie - laurea magistrale in attività motorie preventive e adattate - master 1° livello Scienze motorie preventive adattate e Recupero atletico - maestro di pesistica - ha allenato la nazionale maschile e femminile di pesistica - è stato più volte campione italiano.

Foto Vanda Biffani

Dice fëdor Dostoevskij nei Demoni che quelli che “vanno sempre all’ultimo confine, passano sempre il limite”. bella riflessione di un grande su tutto ciò che comporta rischi, su tutti coloro che vivono – magari nella professione – proprio dell’osare al limite del possibile (limite etico, limite fisiologico: entrambi limiti umani). Il rischio calcolato. Il rischio che non arrischia, il crinale su cui stare, senza strabordare. cosa altro è mai l’opera dell’allenatore? Di questo, vorremmo parlare. qui, da ora, nel tempo. ma ecco una prima riflessione, proprio per non … rischiare di sbagliare. parlare di allenamento, riparlarne spesso, immaginare un cammino scandito dai numeri di una rivista, tutto ciò ha senso, contiene un senso? Non sappiamo già tutto? Non abbiamo forse consegnato ai libri una teoria salda e inattaccabile? Non lo abbiamo insegnato e visto insegnare nei corsi di formazione degli allenatori ed anche nelle aule delle università (ah quante aule! Dunque, anche quante migliaia di veri esperti?). Non è così, sembra così, ma si tratta di un palese errore: la realtà è ben altra. Di allenamento – da noi e nel mondo intero – occorre continuare a parlare, magari rischiando (ecco che tornano i rischi …) di ricominciare. perché ricominciare? perché il mondo cambia. Il mondo è diverso ed oggi diverso lo percepiamo. Dobbiamo rileggere il nostro mondo e la nostra società. Ecco, proprio questo: e la presente rivista

PASQUALE BELLOTTI (pasquale.bellotti@ fastwebnet.it; pasquale.bellotti@ unito.it), medico, esperto di movimento e di allenamento, insegna attualmente Etica e bioetica dello Sport a Torino, nella SUISm. molti libri e molti articoli al suo attivo. E’ anche presidente de l’amàca Onlus, associazione con numerosi progetti di assistenza e di supporto in africa (ed in Italia): www.amacaonlus.org

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QUELLO STILE DI VITA ChIAMATO ALLENAMENTO

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

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N°0 interno_S&C 21/09/11 17.17 Pagina 49

S&C James Duba, CSCS, William J. Kraemer, PhD, CSCS, FNSCA, Gerard Martin, MA, CSCS, *D University of Connecticut, Storrs, Connecticut

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UN MODELLO DI PROGRESSIONE IN 6 FASI PER INSEGNARE LA GIRATA AL PETTO IN SOSPENSIONE DALLE GINOCChIA

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hANG POWER CLEAN

GLI AUTORI JAMES DUBA è dottorando con compiti di assistente universitario specialista della forza all’Università del Connecticut.

M

PAROLE ChIAVE sollevamento pesi; insegnamento della progressione; girata al petto dalla sospensione (hang power clean); allenamento contro resistenza Orig.a 6-step progression model for teaching the hang power clean IN ScJ (USa), vOl. 29, NUmbER 5, OcTObER 2007,pp. 26-35

Figura n°1 - Posizione di sospensione INTRODUZIONE lo scopo del presente articolo è di offrire allo specialista della forza e del condizionamento fisico un approccio per fasi per insegnare girata al petto in sospensione in modo da consentire di eseguire prestazioni ottimali in sicurezza. questo esercizio è una variante dell’esercizio di slancio (clean and jerk) (7) e la stessa modalità può essere utilizzata anche per lo strappo, tuttavia, nella girata al petto in sospensione l’atleta è in piedi e trattiene la barra sopra le ginocchia nella posizione di partenza, le cosce sono molto al di sopra della linea parallela al suolo e le ginocchia leggermente flesse e si conclude con un appoggio al petto con una posizione di un quarto o di mezzo squat frontale. Non sarà trattata in questo articolo la spinta fin sopra la testa (jerk). Nell’esecuzione dell’esercizio di slancio (clean and jerk), si possono osservare 3 fasi principali: lo stacco da terra, la tirata e la girata al petto. l’esercizio in questione inizia dalla sospensione (figura n°1), che è la posizione da cui ha inizio la fase di tirata. Differenti studi che hanno preso in esame gli esercizi della pesistica hanno riscontrato che questa fase produce una elevata velocità del bilanciere una produzione di potenza massima rispetto alla fase dello stacco e alla fase di appoggio al petto (1-4, 8), unitamente a notevoli forze di reazione al terreno durante la fase di appoggio al petto (fig 4). per questo motivo, il hang power clean consente all’atleta di produrre una grande quantità di potenza senza portare a termine la tirata completa, più impegnativa, che viene eseguita partendo

dal pavimento e termina in una posizione in cui le cosce sono parallele o al di sotto della linea parallela rispetto al suolo. questa progressione in 6 fasi permette alla maggior parte dei principianti di acquisire in breve tempo le competenze che consentono di eseguire in modo efficace la girata al petto in sospensione. Due esercizi di forza che possono aiutare ad eseguire con successo questo esercizio sono lo squat frontale e lo stacco a gambe leggermente flesse cosiddetto Romanian Dead lift, RDl (5,6). l’appropriata esecuzione di entrambi gli esercizi aiuta a sviluppare la postura, la flessibilità e il posizionamento necessari per questo specifico esercizio. più precisamente lo RDl, stabilisce la separazione del movimento tra rachide lombare e anche (hip-hinge) e la postura necessaria per assumere la posizione corretta nella sospensione (fig. n°1), mentre lo squat frontale consente agli atleti di familiarizzarsi con la posizione di presa (figura n°2). grazie all’importanza di questi 2 esercizi, lo RDl e lo squat frontale sono posti alla base di questa progressione. l’allenamento della potenza è importante in qualunque programma di allenamento della forza volto a sviluppare la prestazione atletica o anche solo ad ottimizzare la forma fisica nelle varie fasce di età. pertanto, lo scopo di questo articolo è di offrire allo specialista della forza e del condizionamento fisico gli strumenti per insegnare in modo facile questo esercizio dedicato all’allenamento della potenza e introdurlo in un specifico programma di

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

WILLIAM J. KRAEMER è professore di chinesiologia, nonché professore di fisiologia e neurobiologia, nel Department of Kinesiology and Human Performance Laboratory dell’Università del Connecticut. È Editor-in-chief del Journal of Strength and Conditioning Research ed ex Presidente della NSCA.

GERARD MARTIN è coordinatore della forza e del condizionamento fisico all’Università del Connecticut.

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olti professionisti della forza e del condizionamento fisico utilizzano varianti degli esercizi olimpici della pesistica come elemento principale del loro programma di condizionamento generale e specifico. Tuttavia, quando si tratta di insegnare ai principianti come eseguire questi sollevamenti, sembra esservi un profondo disaccordo tra i professionisti. Di conseguenza, lo scopo del presente articolo è quello di offrire al professionista della forza e del condizionamento fisico uno tra i tanti metodi pratici per insegnare la girata al petto in sospensione dalle ginocchia.

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S&C Sean Sturgess, MS, CSCS1 e Robert U. Newton, PhD, CSCS*D2 1 Conditioning Unit, National Sports Institute, National Sports Council of Malaysia; 2 School of Exercise, Biomedical and Health Sciences, Edith Cowan University, Australia

ATO PER L LIC

PRIMA VO

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A IN ITALIA LT

A

Orig.Design and Implementation of a Specific Strength program for badminton IN ScJ (USa), vOl. 30, NUmbER 3, JUNE 2008, pp. 33-41

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GLI AUTORI

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Foto Federazione Italiana Badminton

na delle caratteristiche fondamentali del gioco del badminton è la capacità degli atleti di esprimere alti livelli di forza esplosiva. pertanto la prestazione può essere incrementata dall’allenamento contro resistenza. la stesura di un programma per tale tipo di allenamento che risulti efficace richiede un processo sistematico di analisi, implementazione e valutazione per assicurare il massimo livello di adattamento e miglioramento. Il presente articolo si incentra sulla prescrizione di metodi di allenamento contro resistenza volti al potenziamento della performance specifica del badminton e all’implementazione di esercizi specifici per tale sport in una fase pre-competitiva o competitiva di un programma di lavoro periodizzato.

1. INTRODUZIONE Il badminton è una disciplina di opposizione diretta, open skills e di tipo intermittente, con alternanza di brevi periodi di lavoro intenso e periodi molto brevi di recupero. I momenti ad alta intensità sono caratterizzati da una serie di azioni esplosive che comprendono un ampio repertorio di movimenti specifici quali scivolamenti, rapidi cambi di direzione, salti, affondi e rotazioni mentre si colpisce un volano (shuttle) che può arrivare a 332 kh-1 (cabello et al., 2003; faude et al., 2007; Ooi et al., 2009; referenze su velocità del volano, NdR). Tutte queste azioni richiedono che tutto il corpo produca la massima potenza. è stato osservato che l’allenamento della forza è utilizzato dalla maggior parte degli atleti di élite come metodo per potenziare la capacità atletica sul campo da gioco. la scienza dell’allenamento della forza ha fatto grandi progressi negli ultimi anni con molte ricerche che sostengono la sua efficacia. è importante applicare scientificamente e in modo sistematico metodi di allenamento validi per essere sicuri che agli atleti siano offerti i migliori metodi di allenamento per ottimizzare la loro prestazione sportiva. questo articolo si incentra sui metodi di allenamento contro resistenza volti a migliorare la prestazione specifica per il badminton e a proporre esercizi specifici per questa disciplina nella fase pre-competitiva o competitiva di un programma di lavoro periodizzato.

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

ROBERT U. NEWTON è Foundation Professor di Scienza dell'attività fisica e degli sport alla School of Exercise, Biomedical, and Health Sciences, Edith Cowan University, Australia Occidentale.

PAROLE ChIAVE potenza; agilità; velocità; atleta; periodizzazione

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PROGETTAZIONE E IMPLEMENTAZIONE DI UNO SPECIFICO PROGRAMMA DELLA FORZA PER IL BADMINTON

SEAN STURGESS è specialista della forza e del condizionamento fisico al National Sports Institute, National Sports Council di Malaysia.


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IL MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE NELLA PRESCRIZIONE DELL’ATTIVITà FISICA ADATTATA LUCA MARIN Docente del corso di laurea in Scienze motorie, Università degli Studi di pavia

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LUCA MARIN Dottore in fisioterapia. Docente presso il corso di laurea in Scienze motorie dell’Università degli Studi di pavia. Docente e Tecnico della federazione Italiana pesistica e cultura fisica. Docente dell’associazione Italiana fisioterapisti. Esperto della Scuola Regionale dello Sport del cONI.

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Nell’intraprendere questa avventura editoriale mi sono chiesto quale tipo di approccio avrei dovuto utilizzare per trasmettere in maniera efficace il mio messaggio; la risposta mi è “apparsa” leggendo uno slogan dell’NSca: “bridging the gap”. l’obiettivo è nobile, ambizioso e condivisibile; infatti sia gli studenti che i colleghi, che partecipano ai momenti di formazione e di confronto, mi sottolineano la necessità di tramutare le nozioni apprese in esercizi e programmi di lavoro, fruibili nell’attività con gli utenti. Sfruttiamo quindi l’opportunità che ci è stata offerta e colmiamo questo divario tra teoria e pratica; scopriremo insieme come molti concetti, apparentemente astratti, possiedono una enorme forza, applicabile nella pratica quotidiana. Nei prossimi appuntamenti, in cui parleremo dell’attività fisica adattata, partiremo dalle evidenze scientifiche, analizzando articoli internazionali e nazionali, per arrivare all’utilizzo nella pratica quotidiana, costituita da programmi di lavoro ed esercizi. capisco che a sostegno di una tale premessa l’argomento trattato in questo primo articolo dovrebbe essere più pratico e diretto; ci sarà tempo per rispettare le aspettative create e farmi perdonare il piccolo sacrificio, necessario a leggere e metabolizzare queste importanti informazioni. è ormai ampiamente dimostrato che, in molte malattie croniche, il circolo vizioso generato dalla disabilità, che porta ad una diminuzione dell’attività fisica e di relazione, può essere interrotto svolgendo adeguati programmi di attività fisica (af) continuati nel tempo (1). l’Organizzazione mondiale della Sanità (OmS) e di conseguenza tutte le istituzioni che si occupano di salute pubblica hanno individuato nella modifica degli stili di vita della popolazione l’arma più potente per migliorarne la salute, quindi la qualità della vita, e abbattere in maniera consistente le spese sanitarie (2). per gli Enti Sanitari Nazionali combattere la sedentarietà rappresenta uno degli obiettivi da perseguire negli anni a venire e l’attività fisica, in tutte le sue forme, è lo strumento più efficace ed efficiente per raggiungere lo scopo (3). per proseguire in maniera chiara e partecipativa si rende necessario un breve, ma impegnativo, viaggio che condurrà alla conoscenza, mi auguro anche alla comprensione del potenziale pratico, di termini e concetti fondamentali per preparare il “bagaglio” del tecnico che decide di percorrere l’affascinante e complessa via dell’attività fisica adattata (4). Risulta fondamentale ribadire che quanto verrà successivamente esposto non sarà un mero elenco di termini, definizioni e concetti, bensì, se correttamente compreso, costituirà la base della conoscenza necessaria per analizzare e far proprio il

percorso, scientifico e sociale, che ha portato a considerare l’attività fisica come un’immensa risorsa e che, nei prossimi appuntamenti editoriali, ci condurrà, insieme alle linee guida stilate dalle organizzazioni mediche, alla preparazione dei programmi di lavoro adattati alle popolazioni speciali. l’attuale acronimo “apa” (adapted physical activity), in lingua italiana “afa”, viene coniato nel 1973, anno in cui viene fondata la federazione Internazionale “Ifapa” (International federation of adapted physical activity). Secondo i fondatori dell’Ifapa, l’afa “si riferisce al movimento, all’attività fisica e agli sport nei quali viene data un’enfasi particolare agli interessi e alle capacità degli individui caratterizzati da condizioni fisiche svantaggiate, quali disabili, malati o anziani”. Un’altra definizione potrebbe essere: ”programmi di esercizio non sanitari, appositamente disegnati per cittadini con malattie croniche, finalizzati alla modificazione dello stile di vita per la prevenzione della disabilità”. Il percorso verso il riconoscimento ufficiale del ruolo di prevenzione svolto dall’attività fisica inizia nel 1980, data in cui l’OmS pubblicò un documento intitolato International Classification of Impairments, Disabilities and handicaps (ICIDh); in tale pubblicazione, veniva fatta l’importante distinzione fra "menomazione" (impairment), "disabilità" (disability) e "handicap". Il primo termine, menomazione, viene così definito: “… qualsiasi perdita o anormalità a carico di una struttura o di una funzione psicologica, fisiologica o anatomica … può avere carattere permanente o transitorio”. la seconda parola è disabilità che, secondo l’OmS, rappresenta: “qualsiasi limitazione o perdita (conseguente alla menomazione) della capacità di compiere un’attività nel modo o nell’ampiezza considerati normali per un essere umano… attiene alle prestazioni, riguarda attività complesse o integrate in una persona o in un organismo considerato nel suo complesso… può essere un fenomeno transitorio, permanente, reversibile o irreversibile, progressivo o regressivo”. l’ultimo termine è handicap che viene definito come: “la condizione di svantaggio, conseguente a una menomazione o a una disabilità, che in un certo soggetto limita o impedisce l’adempimento del ruolo normale per tale soggetto in relazione all’età, al sesso e ai fattori socioculturali". per fare un esempio semplificato, si può dire che un non vedente è una persona che soffre di una menomazione oculare, che gli procura disabilità nella comunicazione e nella locomozione e comporta handicap, ad esempio nella mobilità e nell’occupazione. quindi un unico tipo di menomazione può dar luogo a più tipi di disabilità e implicare diversi handicap. analogamente, un certo tipo di

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011


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S&C Matthew Kritz, MSc, CSCS , John Cronin, PhD e Patria Hume, PhD 1

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1Institute of Sport & Recreation Research New Zealand, aUT University, auckland, Nuova Zelanda; e 2School of biomedical and health Science, Edith cowan University, perth, australia occidentale

LO SQUAT A CORPO LIBERO:

UNA VALUTAZIONE DEL MOVIMENTO PER LO SChEMA DELLO SQUAT ATO PER L LIC

PRIMA VO

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A IN ITALIA LT

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Origin. The bodyweight Squat: a movement Screen for the Squat pattern IN ScJ (USa), vOl. 31, NUmbER 1, fEbRUaRY 2009, pp. 76-85

MATT KRITZ

Matt Kritz è un candidato PhD in biomeccanica dello sport all’Institute of Sport & Recreation Research New Zealand, Auckland University of Technology ed allenatore della forza e del condizionamento muscolare per la New Zealand Academy of Sport.

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JOhN CRONIN

nella programmazione dell’allenamento della forza, quello che non è altrettanto ben studiato è l’uso di movimenti fondamentali, come è il caso dello squat, per valutare la competenza motoria di un atleta. la competenza motoria può essere definita come la capacità di un individuo di “eseguire uno schema motorio” [si legga come: interpretare un modello di movimento, NdT] in modo ottimale. per movimento ottimale si intende un movimento che ha luogo e si compie senza alcun dolore o fastidio e che presuppone che l’allineamento articolare, il coordinamento muscolare e la postura siano corretti (10). Il movimento al di sotto del livello ottimale o scorretto che determina uno schema motorio errato è stato descritto come un’interruzione del normale equilibrio in base al quale i muscoli sosten-

gono e muovono le articolazioni (26, 36). l’interruzione di tale equilibrio, la sua rottura, nel muscolo può essere il risultato di un muscolo che è troppo forte o troppo debole, che non si attiva o avvia al momento giusto o è privo di un adeguato arco di movimento per produrre un movimento efficiente. quando si verifica l’interruzione dell’equilibrio, la funzione articolare ne risente e viene sacrificata la performance. Se lo schema errato si associa a dolore, lo schema motorio può cambiare per compensare il dolore o il fastidio che insorge. Una modifica dello schema di movimento, se effettuata sistematicamente, diventerà parte del programma cerebrale associato a quel movimento (26, 36). I programmi motori sono semplicemente i modi in cui il cervello immagazzina le informazioni sul movimento (10). pertanto, se il cambiamento dello

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

John Cronin è Professore di Forza e Condizionamento alla AUT University. PATRIA hUME

Patria Hume è Professore di Exercise Science, Human Performance alla AUT University. PAROLE ChIAVE valutazione; funzionale; lesione; cinetica; cinematica

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o schema dello squat (esercizio di piegamento sulle gambe) osservato in esercizi quali il back squat (bilanciere dietro, sulle spalle), il front squat (bilanciere avanti, sul petto) e il dead lift (stacco da terra) è da molti considerato l’esercizio fondamentale utilizzato dai professionisti della forza e del condizionamento fisico per migliorare la forza e la potenza. prima di assegnare ad un atleta vari esercizi basati sullo schema e sulla struttura dello squat, si possono avere preziose informazioni sulla sua capacità motoria, se si effettua una valutazione del semplice esercizio dello squat bilaterale a corpo libero. le informazioni ottenute valutando l’esecuzione di uno squat bilaterale a corpo libero possono aiutare i professionisti della forza e del condizionamento fisico a sviluppare programmi più sicuri ed efficaci [ed ovviamente individualizzati, ndt] per l’allenamento della forza.

INTRODUZIONE lo squat bilaterale (più semplicemente, lo squat, l’esercizio di squat, NdT) rappresenta uno degli esercizi più praticati al mondo per l’allenamento della forza. la popolarità dello squat rispecchia certamente il fatto di essere di facile esecuzione. Nel tempo, gli esseri umani hanno utilizzato varianti dello schema dello squat per eseguire vari compiti associati ad attività della vita quotidiana (1, 9). Una parte significativa della ricerca si è dedicata a dichiarare lo squat contro resistenza un esercizio efficace per il potenziamento della performance della forza e della potenza (1, 8, 14, 15, 18, 19, 21), il che lo rende uno degli esercizi più diffusi per aumentare la potenza e la forza fisica (1). Tuttavia, data la prevalenza dello schema dello squat nelle attività quotidiane e

GLI AUTORI


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S&C John M. Cissik, MBA, MS, CSCS*D, NSCA-CPT*D Fitness and Recreation alla Texas Woman’s University, Denton, Texas

CORE TRAINING

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LA PRIMA ER

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IL RUOLO DEL NELLA PERFORMANCE ATLETICA, NELLA PREVENZIONE DELLE LESIONI E NEL LORO TRATTAMENTO

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a letteratura scientifica, i mezzi di comunicazione di massa e anche le promozioni pubblicitarie che si occupano di attività fisica decantano le virtù del core training per il miglioramento della performance, per la prevenzione delle lesioni a carico del tratto lombare e per il trattamento delle problematiche correlate a questa parte del corpo. malgrado queste affermazioni, la letteratura difficilmente giunge a conclusioni definitive sui benefici del core training.

Origin. The Role of core Training in athletic performance, Injury prevention, and Injury Treatment IN ScJ (USa), vOl. 33, NUmbER 1, fEbRUaRY 2011, pp. 10-15

GLI AUTORI

JOhN M. CISSIK è Director of Fitness and Recreation alla Texas Woman’s University.

PAROLE ChIAVE

S&c (Ita) n.0, autunno 2011, pp. xx-yy

INTRODUZIONE In teoria, il core training serve a migliorare la performance, a prevenire gli infortuni e a trattare le lesioni a carico della zona lombare. ad esempio, secondo mcgill (20), “il core ben allenato è essenziale per avere una performance ottimale e per prevenire le lesioni”. affermazioni come questa si trovano in gran quantità nella letteratura scientifica, nei mezzi di comunicazione di massa e anche nelle promozioni pubblicitarie sull’attività fisica. malgrado la frequenza con cui queste affermazioni vengono fatte, mancano le evidenze a loro sostegno, oppure sono contraddittorie o fuori contesto. In questo articolo, saranno analizzate le ipotesi strutturali alla base del core training e sarà inoltre esaminata la letteratura sul core training e sul miglioramento della performance, sulla prevenzione degli infortuni e sul trattamento delle lesioni a carico del tratto lombare.

dolore aspecifico del tratto lombare; dolore specifico del tratto lombare; stabilizzazione; performance

STRUTTURA E FUNZIONE molti autori hanno presentato programmi progressivi di allenamento per il core (6, 7, 32). queste raccomandazioni si basano spesso sulla struttura della colonna vertebrale proposta da panjabi (25, 26) in 2 articoli del 1992 e da hodges e Richardson (12, 13) in 2 articoli del 1997. Secondo panjabi (25), il sistema della colonna vertebrale serve a rendere possibili i movimenti tra gli arti, il trasporto dei carichi e a proteggere la colonna e i nervi. Egli descrive un sistema di stabilizzazione della colonna vertebrale costituito dalle seguenti parti:

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

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N°0 interno_S&C 21/09/11 17.18 Pagina 85

S&C Melissa Corrao, CSCS¹, Giancarlos H. Pizzini, ATC¹, David R. Palo¹, William J. Hanney, DPT, ATC, CSCS2 e Dott. Morey J. Kolbert, CSCS¹ ¹ Programma di terapia fisica della Nova Southeastern University, Fort Lauderdale, Florida; 2 e Department of Health Professions, programma di terapia fisica, University of Central Florida, Orlando, Florida.

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MODIFIChE DA APPORTARE ALL'ALLENAMENTO CON PESI PER GLI INDIVIDUI CON INSTABILITà ANTERIORE DI SPALLA

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Consigli per flessibilità e riabilitazione

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GLI AUTORI MELISSA CORRAO è dottoranda del programma di terapia fisica al Nova Southeastern University.

Origin. Weight training modifications for the individual with anterior shoulder instability vOl 32 - NUmbER 4 -aUgUST 2007 • STRENgTh aND cONDITIONINg JOURNal

INTRODUZIONE che l'allenamento con i pesi sia molto diffuso è evidente, visto che oltre 45 milioni di americani si dedicano regolarmente a quest'attività (3). I centers for Disease control (centri per il controllo delle malattie) statunitensi hanno analizzato i dati provenienti dal National health Interview Survey e hanno stimato che circa il 20% degli adulti, dai 18 ai 65 anni, si dedica a una qualche forma di attività con sovraccarichi due o più volte a settimana (3). Si ricorre all'allenamento con i pesi per sviluppare la forza muscolo-scheletrica necessaria per la pratica dello sport, per facilitare la riabilitazione dopo un infortunio (2) e per offrire benefici a livello di salute e di efficienza fisica (1, 4). I benefici attribuiti all'allenamento con pesi sono ormai noti; tuttavia, dal punto di vista del complesso articolare della spalla, questo tipo di attività fisica non è esente da rischi. Un'indagine, effettuata tra 60 pesisti non professionisti, ha rivelato che il 60% aveva riscontrato dolori alle spalle durante l'ultimo anno di allenamento con sovraccarichi, mentre il 28% li aveva riscontrati negli ultimi 3 giorni di lavoro con sovraccarichi (9). la ricerca, inoltre, ha dimostrato che ben il 36% degli infortuni e dei problemi legati all'allenamento con pesi riguardano il complesso articolare della spalla (6, 8, 10) e spesso, come disturbo responsabile, causa del danno, viene diagnosticata l'instabilità anteriore dell'articolazione (7, 11). INSTABILITà DI SPALLA l'instabilità di spalla può essere definita come "incapacità di mantenere la testa dell'omero saldamente al centro della fossa glenoidea" (13). pertanto, l'instabilità anteriore di spalla (dell'articolazione gleno-omerale) è descritta come l'eccessiva traslazione (movimento, mobilità) in avanti della testa dell'omero all'interno della fossa glenoidea. l'eziologia dell'instabilità anteriore dipende da molti fattori e comprende una serie di fenomeni, che possono manifestarsi singolarmente oppure combinati. Tra queste cause troviamo un'extrarotazione traumatica, degli squilibri muscolari o un'elongazione permanente del tessuto molle (legamenti e capsula) che serve a mantenere la posizione corretta dell'articolazione (12). l'esposizione del complesso ar-

ticolare della spalla all'instabilità anteriore deriva, in parte, dalla posizione sfavorevole cui viene costretto durante i più comuni esercizi di sollevamento pesi. Nello specifico, la posizione abdotta e ruotata esternamente (figura 1) stressa moltissimo la capsula anteriore della spalla, causando una potenziale iperlassità (movimento eccessivo) e, nel corso del tempo, anche l'instabilità anteriore dell'articolazione (5, 7, 11, 14). alcuni esercizi molto comuni come la military press dietro la testa, le spinte sopra la testa con manubri, le aperture per i pettorali eseguite con determinate macchine (figura 1), il back squat e il pull-down dietro la testa alla lat machine, richiedono di assumere proprio questa posizione (abduzione e rotazione esterna). Inoltre, anche alcuni esercizi di stretching per i muscoli pettorali (figura 2a) possono provocare uno stiramento molto simile della capsula anteriore della spalla, causando a loro volta iperlassità e instabilità anteriore. ANALISI DEGLI STUDI Sono state effettuate numerose ricerche per analizzare sia i fattori di rischio che la presenza di instabilità anteriore della spalla tra i pesisti. lo studio di lestos et al. (11) ha evidenziato 25 casi di instabilità anteriore occulta della spalla in sollevatori non professionisti, durante un periodo di un

GIANCARLOS h. PIZZINI è dottorando del programma di terapia fisica al Nova Southeastern University. DAVID R. PALO è dottorando del programma di terapia fisica al Nova Southeastern University. WILLIAM J. hANNEY è istruttore al Department of Health Professions del programma di terapia fisica della University of Central Florida. MOREY J. KOLBERT è assistente al Department of Health Professions del Nova Southeastern University.

S&c (Ita) n.0, autunno 2011, pp. xx-yy

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benefici per l’efficienza fisica che derivano dall'allenamento con pesi sono ben noti. Tuttavia, questa pratica non è esente da rischi. molti esercizi, infatti, spesso costringono le spalle ad assumere posizioni sfavorevoli, come l'eccessiva extrarotazione (90° di abduzione e 90° di rotazione esterna), che espongono l'articolazione all'instabilità anteriore. questo articolo propone alcune varianti per gli esercizi con pesi, finalizzate ad attenuare questo tipo di disturbo.

Figura n°1 - La posizione abdotta e ruotata esternamente assunta durante l'esecuzione di un esercizio alla pectoral machine seduti.

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011

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LA LA PROFESSIONE, PROFESSIONE ETICA DIEPERSONAL DEONTOLOGIA DELLA TRAINER PRATICA DI MOVIMENTO E SPORT ENRICO PasqualeGUERRA Bellotti Responsabile Scientifico Elav

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ENRICO GUERRA laurea in Scienze motorie presso l'Università Tor vergata di Roma con indirizzo in Scienze e Tecniche dell'attività fisica e Sportiva. Specializzazione in biomeccanica dell'Educazione fisica e Sportiva presso l'Istituto Universitario di Scienze motorie di Roma. perfezionamento in chinesiologia presso l'Universita' g. D'annunzio di chieti. Docente presso il corso di laurea Specialistica in Scienze e Tecniche dello Sport presso l'Università di perugia. Responsabile Scientifico Elav (www.elav.biz).

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grandi città italiane, una minoranza dei personal Trainers lavora molto, ma la maggior parte di essi è decisamente al di sotto del potenziale di offerta; nelle cittadine di provincia e nei piccoli centri tipici della geografia italiana, questa figura professionale fatica a decollare o è addirittura inesistente. Eppure i titolari di clubs si lamentano sistematicamente delle stesse cose e tendono a “mordersi la coda da soli”. I clienti, sempre più culturalizzati e sempre meno propensi alla spesa, pretendono qualità dei servizi sempre più elevate e soluzioni ai propri specifici problemi certamente non ottenibili con un istruttore che segue decine di persone contemporaneamente, da solo. Il cliente si lamenta ma non vuole pagare di più per un servizio personalizzato erogato spesso dallo stesso istruttore di sala che si cimenta nel doppio ruolo a tempo perso. la proprietà tende a forzare la qualità del servizio tramite lo stesso modello dell’istruttore di sala fallendo inevitabilmente l’obiettivo e cannibalizzando la possibilità di implementare il servizio di personal training; inoltre, paga poco i collaboratori a causa dei costi di gestione sempre più elevati e perde i le prime tre aree riguardano l’offerta dello speci- migliori collaboratori che sarebbero invece in grado fico settore, mentre la quarta riguarda la do- di erogare il vero servizio di personal training, di manda. fatto autoalimentando la scarsa percezione di vaIn un tale contesto, si stanno realmente salvando lore da parte del cliente. Il personal Trainer proi centri di piccole/medie dimensioni orientati alla fessionista “gioca” su questa situazione e come qualità e alla specializzazione del servizio (logistica free-lance offre il suo servizio a cifre completaa basso impatto economico, personale di alta qua- mente irraggiungibili per la fascia media della polità, servizi specializzati, pochi clienti), e i centri polazione, riuscendo in pochi nell’intento e alimenappartenenti alle medie e grandi catene orientate tando l’etichetta di servizio di nicchia riservato a al marketing emozionale di massa e ai grandi nu- pochi clienti facoltosi. I personal trainers e gli meri (logistica ad alto impatto economico, perso- istruttori incastrati in mezzo a questo sistema nale in “franchising interno”, servizi trasversali ed cercano alternative come la rieducazione funzionale, affrontata senza alcuna competenza specifica emozionali, tanti clienti). Sembra che le due realtà siano molto lontane tra o l’osteopatia, con il risultato di snaturalizzare, se di loro, mentre hanno invece un comune denomina- non addirittura di cambiare la propria mission e la tore: il personal Trainer. propria professione. Il personal Trainer è necessario per la specializzazione dei piccoli/medi centri e allo stesso tempo è veramente un cane che si morde la coda! bisogna per l’implementazione del modello aziendale in cambiare sistema … “franchising interno” delle medie/grandi catene. parlare della figura del personal Trainer è, come si Il personal Trainer ha tante di quelle opportunità di può ben immaginare, tutt’altro che facile e scon- lavoro professionalmente ed economicamente gratato. l’Italia ha ereditato questa figura professio- tificanti che egli nemmeno immagina. Il problema è nale dal mercato del fitness USa quale naturale che in questa fase storica nessuno le offre, ma bievoluzione dello storico istruttore della sala at- sogna crearsele, abbandonando completamente la trezzi dei fitness clubs, ma anche e soprattutto tradizione italiana del posticino fisso e sicuro, per una questione di evoluzione ed anche di so- senza tante preoccupazioni, del quale hanno gopravvivenza professionale, non più ottenibile nel (e duto i nostri genitori e i nostri nonni fino ad una con il) modello classico. l’eredità nord-americana ventina di anni fa. può essere vincente, ma ad oggi si scontra con un per crearsi le opportunità di lavoro bisogna posmercato nazionale profondamente diverso; la ve- sedere però due ingredienti critici: propensione alrità di questa affermazione l’abbiamo tutti davanti l’avventura (provarci!) e grandi competenze (esagli occhi, ovvero il personal Trainer, al di fuori di sere in grado di!). le grandi competenze danno la qualche sporadico caso di successo, fatica a lavo- possibilità di avere tante soluzioni vincenti per gli rare e non è giuridicamente regolamentato, con la obiettivi dei propri clienti e fanno scoprire una proconseguenza di creare caos nel caos. Nelle poche fessione che ha dei valori ben oltre il vecchio 3x10; come in tutti i settori, anche quello del fitness si sta oggigiorno evolvendo o quantomeno modificando. la contingenza economica globale, il modificarsi delle variabili sociologiche dovuto in prevalenza ai social networks, l’ingresso delle grandi catene di fitness clubs, sono tutti elementi che - assieme ad altri - impongono una profonda revisione del settore, senza eccezioni. proviamo perciò a fare un’analisi essenziale delle quattro aree critiche: logistica - Investita da un aumento esponenziale dei costi di gestione corrente e straordinaria non inferiori al 35% negli ultimi 10 anni. personale - Necessita di essere sempre più qualificato, ma è proporzionalmente sempre meno pagato e raramente contrattualizzato. Servizi – Necessitano di un’offerta trasversale o/e altamente specializzata, esposta all’esigenza di una continua innovazione. clienti - Ridotte disponibilità economiche della fascia media ed aumento delle esigenze e dell’attenzione agli acquisti di tutte le fasce sociali.

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Autunno 2011


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