N°2 interno_S&C 24/04/12 11.20 Pagina 3
C’è qualcosa di nuovo nell’aria NUMERO 2
il mondo dello sport sta tentando di darsi a nuove strade da percorrere. lo sta facendo. lentamente, come al suo solito, ma si ha la sensazione che qualcosa di nuovo nell’aria ci sia. non è solo una mia considerazione, la necessità di cambiare indirizzo è spinta da una seria ed evidente necessità: il modello organizzativo della piramide sportiva ha bisogno di una seria ed attenta revisione perché le condizioni sono cambiate. il reclutamento è cambiato, le qualità psicofisiche dei giovani sono cambiate, i numeri sono cambiati, le motivazioni sono cambiate, e tutto questo incide, in questo momento storico, con un calo degli atleti di alta qualificazione, per cui si rischia, in proporzione, – auspichiamo ovviamente di no – un calo delle medaglie. in una nazione dove lo sport, in termini di finanziamento, è legato alle medaglie, la preoccupazione è giustificata. ho avuto modo lo scorso gennaio di presenziare ad un ottimo convegno organizzato dalla scuola dello sport del coni, dove è stato presentato un tema a me personalmente molto caro: la formazione dei tecnici e i nuovi criteri adottati. ho apprezzato non solo il tema ma, in particolare, la preoccupazione da parte del coni in condivisione con federazioni sportive, enti di promozione, discipline associate, di strutturare dei percorsi che curassero la qualità della formazione e in particolare la condivisione dei criteri con cui la formazione deve essere strutturata. Mi ha fatto infinito piacere sentire questa spinta venire dall’alto, anche perché credo ciecamente che il futuro dello sport non passi paradossalmente solo per gli atleti, ma anche e soprattutto per bravi tecnici preparati, capaci di creare eccellenti atleti sotto il profilo motorio, da destinare, se le condizioni lo permettono, all’alta qualificazione.
perché si sente solo ora la necessità di parlare tutti insieme di tecnici formati e di controllo della qualità della formazione? i tecnici, in generale, sono stati vittime e in qualche caso carnefici, comunque figli, di uno sport che è stato per troppo tempo maltrattato da “praticoni” che hanno importato e usato teorie, metodi e mezzi da contesti in cui lo sport era inquinato dal doping, in qualche caso
anche di stato. altri, i carnefici, hanno addirittura importato e usato su atleti anche metodi chimici per arrivare ad una pseudo prestazione. sono fermamente convinto che un tecnico che usa la via del doping ha due ordini di problemi: da una parte, non sa come allenare scientificamente un atleta; se al contrario lo sa, ha sicuramente mire di altro genere (soldi, fama, ecc). in entrambi i casi, il danno fatto non solo al contesto in cui si è operato, ma allo sport tutto, è inimmaginabile. il doping non ha portato nessuna evoluzione. sconosciamo completamente alcune risposte fisiologiche di alcuni sistemi od organi perché, per anni, si è investito poco sulla ricerca scientifica e molto sui sistemi che aiutassero a trovare in qualunque modo soluzioni ai metodi dell’antidoping. questo “mostro”, questa stortura purtroppo ancora viva e vegeta, ha fatto dei danni paragonabili ad una catastrofe. non ha solo rovinato atleti, ma ha fatto, nel contempo, perdere di credibilità l’intero sistema ed ha creato una voragine culturale che non so quanti anni saranno necessari per colmarla prima di parlare dei veri limiti della macchina umana.
EDITORIALE
Antonio Urso
Presidente FIPE
di applicazione scientifica di metodi di allenamento. solo con chi conosce il funzionamento della macchina umana è possibile parlare di ricerca. solo chi ha una preparazione a tutto tondo è in grado di interfacciarsi con altre professionalità che interagiscono con il tecnico e l’atleta, mi riferisco a medici, fisiologi, psicologi, fisioterapisti ed altro ancora.
Mi è capitato più di una volta di vedere dei tecnici factotum che non volevano altre figure nel loro staff. non volevano intrusioni. Mi è capitato più di una volta di vedere alcuni di essi essere implicati in casi di doping. l’unico antidoto, per ridurre al minimo esponenziale il fenomeno del doping è proprio quello della professionalizzazione dei tecnici. investire nella qualità della loro formazione, selezionare per merito e competenze i migliori, tra quelli destinati alla crescita sportiva dei giovani. altrettanto rigida selezione ma, con competenze diverse, per gli atleti di media e alta qualificazione. è una sfida importante che richiede energie, programmazione, interazione, comunicazione, qualità dei formatori, tempo e denaro, ma la via è questa: i un altro danno, derivato sempre dal fe- tecnici come fulcro del cambiamento nomeno doping, è quello delle ingenti ci- del modello sportivo nazionale. fre spese per i controlli o per trovare nuovi sistemi sempre più sofisticati di sono certo che qualcuno, leggendo lotta. se facciamo tutti insieme men- questo editoriale, possa essere atte locale agli sforzi economici che traversato da una giusta e pertinente ogni anno si fanno per tentare di ar- domanda: e i dirigenti? vale lo stesso ginare questo fenomeno, è facilissimo discorso fatto per i tecnici. spesso renderci conto che tutti questi milio- c’è stata connivenza sull’uso di alcuni ni di euro avrebbero reso decisamen- metodi poco ortodossi tra tecnici e te meglio e in maniera più proficua nel- dirigenti. in italia non esiste una la ricerca sportiva, nello sport di livello scuola per dirigenti sportivi, ci si ime, in particolare, nello sport per tut- provvisa. la maggior parte di questi sono dei volontari ricchi di esperienze ti. ci ritroviamo, invece, una cospicua fa- personali con nulla di codificato, scia di popolazione che non fa attività spesso neanche provenienti dallo sportiva, un precoce abbandono da sport praticato. il meccanismo è da parte dei giovani e parecchi casi di po- rivedere. sitività. non sono certo i controlli a risolvere se allora c’è davvero qualcosa di questo problema. non ci sono riusciti nuovo nell’aria, proviamo a fiutare la fino ad ora e mai ci riusciranno. ho la giusta direzione, l’indirizzo esatto sensazione che il mondo dell’antido- dove è possibile unire le energie per ping sia diventato a sua volta un mer- questo epocale cambiamento cultucato che attrae interessi di elevate rale, ricordando sempre che lo sport proporzioni. l’unica via, e lo dico con è uno strumento sociale di aggregaconsapevolezza, è quella di una rigida zione straordinario e che, se anche formazione dei tecnici. solo con tec- questa sacca dovesse morire, non mi nici ben preparati è possibile parlare pare che rimanga molto altro.
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012
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