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C’è qualcosa di nuovo nell’aria NUMERO 2
il mondo dello sport sta tentando di darsi a nuove strade da percorrere. lo sta facendo. lentamente, come al suo solito, ma si ha la sensazione che qualcosa di nuovo nell’aria ci sia. non è solo una mia considerazione, la necessità di cambiare indirizzo è spinta da una seria ed evidente necessità: il modello organizzativo della piramide sportiva ha bisogno di una seria ed attenta revisione perché le condizioni sono cambiate. il reclutamento è cambiato, le qualità psicofisiche dei giovani sono cambiate, i numeri sono cambiati, le motivazioni sono cambiate, e tutto questo incide, in questo momento storico, con un calo degli atleti di alta qualificazione, per cui si rischia, in proporzione, – auspichiamo ovviamente di no – un calo delle medaglie. in una nazione dove lo sport, in termini di finanziamento, è legato alle medaglie, la preoccupazione è giustificata. ho avuto modo lo scorso gennaio di presenziare ad un ottimo convegno organizzato dalla scuola dello sport del coni, dove è stato presentato un tema a me personalmente molto caro: la formazione dei tecnici e i nuovi criteri adottati. ho apprezzato non solo il tema ma, in particolare, la preoccupazione da parte del coni in condivisione con federazioni sportive, enti di promozione, discipline associate, di strutturare dei percorsi che curassero la qualità della formazione e in particolare la condivisione dei criteri con cui la formazione deve essere strutturata. Mi ha fatto infinito piacere sentire questa spinta venire dall’alto, anche perché credo ciecamente che il futuro dello sport non passi paradossalmente solo per gli atleti, ma anche e soprattutto per bravi tecnici preparati, capaci di creare eccellenti atleti sotto il profilo motorio, da destinare, se le condizioni lo permettono, all’alta qualificazione.
perché si sente solo ora la necessità di parlare tutti insieme di tecnici formati e di controllo della qualità della formazione? i tecnici, in generale, sono stati vittime e in qualche caso carnefici, comunque figli, di uno sport che è stato per troppo tempo maltrattato da “praticoni” che hanno importato e usato teorie, metodi e mezzi da contesti in cui lo sport era inquinato dal doping, in qualche caso
anche di stato. altri, i carnefici, hanno addirittura importato e usato su atleti anche metodi chimici per arrivare ad una pseudo prestazione. sono fermamente convinto che un tecnico che usa la via del doping ha due ordini di problemi: da una parte, non sa come allenare scientificamente un atleta; se al contrario lo sa, ha sicuramente mire di altro genere (soldi, fama, ecc). in entrambi i casi, il danno fatto non solo al contesto in cui si è operato, ma allo sport tutto, è inimmaginabile. il doping non ha portato nessuna evoluzione. sconosciamo completamente alcune risposte fisiologiche di alcuni sistemi od organi perché, per anni, si è investito poco sulla ricerca scientifica e molto sui sistemi che aiutassero a trovare in qualunque modo soluzioni ai metodi dell’antidoping. questo “mostro”, questa stortura purtroppo ancora viva e vegeta, ha fatto dei danni paragonabili ad una catastrofe. non ha solo rovinato atleti, ma ha fatto, nel contempo, perdere di credibilità l’intero sistema ed ha creato una voragine culturale che non so quanti anni saranno necessari per colmarla prima di parlare dei veri limiti della macchina umana.
EDITORIALE
Antonio Urso
Presidente FIPE
di applicazione scientifica di metodi di allenamento. solo con chi conosce il funzionamento della macchina umana è possibile parlare di ricerca. solo chi ha una preparazione a tutto tondo è in grado di interfacciarsi con altre professionalità che interagiscono con il tecnico e l’atleta, mi riferisco a medici, fisiologi, psicologi, fisioterapisti ed altro ancora.
Mi è capitato più di una volta di vedere dei tecnici factotum che non volevano altre figure nel loro staff. non volevano intrusioni. Mi è capitato più di una volta di vedere alcuni di essi essere implicati in casi di doping. l’unico antidoto, per ridurre al minimo esponenziale il fenomeno del doping è proprio quello della professionalizzazione dei tecnici. investire nella qualità della loro formazione, selezionare per merito e competenze i migliori, tra quelli destinati alla crescita sportiva dei giovani. altrettanto rigida selezione ma, con competenze diverse, per gli atleti di media e alta qualificazione. è una sfida importante che richiede energie, programmazione, interazione, comunicazione, qualità dei formatori, tempo e denaro, ma la via è questa: i un altro danno, derivato sempre dal fe- tecnici come fulcro del cambiamento nomeno doping, è quello delle ingenti ci- del modello sportivo nazionale. fre spese per i controlli o per trovare nuovi sistemi sempre più sofisticati di sono certo che qualcuno, leggendo lotta. se facciamo tutti insieme men- questo editoriale, possa essere atte locale agli sforzi economici che traversato da una giusta e pertinente ogni anno si fanno per tentare di ar- domanda: e i dirigenti? vale lo stesso ginare questo fenomeno, è facilissimo discorso fatto per i tecnici. spesso renderci conto che tutti questi milio- c’è stata connivenza sull’uso di alcuni ni di euro avrebbero reso decisamen- metodi poco ortodossi tra tecnici e te meglio e in maniera più proficua nel- dirigenti. in italia non esiste una la ricerca sportiva, nello sport di livello scuola per dirigenti sportivi, ci si ime, in particolare, nello sport per tut- provvisa. la maggior parte di questi sono dei volontari ricchi di esperienze ti. ci ritroviamo, invece, una cospicua fa- personali con nulla di codificato, scia di popolazione che non fa attività spesso neanche provenienti dallo sportiva, un precoce abbandono da sport praticato. il meccanismo è da parte dei giovani e parecchi casi di po- rivedere. sitività. non sono certo i controlli a risolvere se allora c’è davvero qualcosa di questo problema. non ci sono riusciti nuovo nell’aria, proviamo a fiutare la fino ad ora e mai ci riusciranno. ho la giusta direzione, l’indirizzo esatto sensazione che il mondo dell’antido- dove è possibile unire le energie per ping sia diventato a sua volta un mer- questo epocale cambiamento cultucato che attrae interessi di elevate rale, ricordando sempre che lo sport proporzioni. l’unica via, e lo dico con è uno strumento sociale di aggregaconsapevolezza, è quella di una rigida zione straordinario e che, se anche formazione dei tecnici. solo con tec- questa sacca dovesse morire, non mi nici ben preparati è possibile parlare pare che rimanga molto altro.
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012
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La macchina che c’è in me
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VINCERE IL CANCRO? DI CORSA...!!!
s&c (ita) n.2, Maggio-agosto 2012, pp. 5-8
migliaia di nuove molecole con le quali i sistemi viventi non MENOTTI CALVANI hanno avuto nel corso dell’evoluzione alcun contatto, non hanno sviluppato difese idonee e delle quali non sempre si Prendere un granchio, ai giorni nostri, ha un siè testata la tossignificato profondamente diverso da quello che aveMENOTTI cità prima del loro va nell’antica grecia, soprattutto dopo che il famoso CALVANI Medico, uso. medico ippocrate (470-360 a.c.) aveva usato per specializzato in nuovi prodotti indudescrivere un tumore maligno il termine “καρκίneurologia, striali ad attività νομα”, carcinoma, da Karkinos (“granchio” nella farmacologia cancerogena sono lingua greca). qualche secolo dopo, galeno (129-201 david con postumi da clinica oltre che in chemioterapia: senza capelli, tossicologia entrati nella vita d.c.), medico greco trasferitosi a roma dove divenne obesità addominale, masse medica, si è quotidiana sopratanche il medico dei gladiatori, usa nel suo libro de muscolari ridotte laureato in tutto dagli anni ‘30 tumoribus il termine granchio (cancer in latino) per scienza della descrivere un tumore della mammella: “...massa si- dello scorso secolo, determinando effetti deleteri nutrizione umana. ha pubblicato mile al corpo di un granchio… con prolungamenti ra- in maniera subdola, dopo anni di contatto e di inioltre 200 articoli diati e vene dilatate simili alle chele che circonda- ziali vantaggi per la comunità. ne sono un classico scientifici su esempio l’amianto, l’anilina usata come colorante, no e stringono il torace…” . riviste il ddt impiegato nella lotta alla malaria, i pcB usainternazionali prevalentemente Che cos’è il cancro: il national cancer institute ti nella industria delle materie plastiche, molti adsui temi del (usa) definisce il cancro come una serie di diffe- ditivi alimentari oggi rigorosamente vietati, nitrometabolismo, sui renti patologie nelle quali le cellule del corpo pre- samine prodotte dalla vulcanizzazione degli pneumitocondri e sulle sentano anomalie e si moltiplicano senza controllo. matici o dal fumo del tabacco, idrocarburi policiclipatologie degenerative. le cellule del cancro possono invadere i tessuti vi- ci che si liberano con la temperatura dal petrolio, cini e/o invadere l’intero organismo attraverso il si- dall’asfalto o dal fumo di sigaretta, tossine prodotte da muffe, nelle grastema circolatorio e il sistema linfatico. naglie o nella frutta secca non correttaIl cancro è una malattia antica? il cancro era già conosciuto ai tempi dei faraoni, mente stivate, ormocome testimoniano almeno 7 papiri, risalenti al ni usati per aumenta3000-1500 a.c.: i più famosi sono quelli di “Edwin re la produzione di Smith” and “George Ebers”, nei quali vengono de- carne nell’animale e la massa muscolare descritti tumori della mammella. i reperti più antichi risalgono all’età del bronzo gli atleti, ecc. ecc. (1900-1300 a.c.), con i resti di un tumore della te- il cancro si è diffuso attraverso sta nel cranio di una donna e i resti di un tumore anche della pelle (melanoma) nello scheletro mummificato nuove malattie (aids), vecchie patologie di un incas (400 a.c.). esistono anche reperti di tumore nei resti calcifi- epatiti B e c - diffuse da metodiche salvavicati di dinosauri vissuti 70 milioni di anni fa! ©2000 Biblioteca universitaria Bologna ta come le trasfusioil cancro sembra essere presente sulla terra sin ni risultate infette, interventi chirurgici o dalla comparsa della vita. pratiche apparentele descrizioni tramandateci dagli antichi e il nu- mente innocue (per mero dei reperti ritrovati fanno tuttavia pensare es. barbieri, ecc.), che il cancro, all’inizio, non fosse molto frequente rapporti sessuali non e che si sia diffuso sempre di più con il progredire protetti. l’elenco appena dedella civilizzazione. scritto delle cause conosciute del cancro Il cancro è una malattia moderna? Molti studiosi sono d’accordo nell’affermare che il non è ovviamente cancro è incrementato notevolmente negli ultimi completo, ma l’idea 300 anni. se si tiene conto che l’origine genetica che l’uomo stia con(ereditaria) di questa malattia può spiegare solo tribuendo a creare cellula una piccolissima percentuale dei casi, si fa sempre come effetto collaterale del progresso una tale tercancerosa più strada la convinzione che il cancro è malattia ribile malattia che ancora sfugge ad una terapia efdel progresso, paradossalmente è malattia pro- ficace crea la necessità di porre le basi di sistemi di prevenzione. dotta dall’uomo. in effetti, le patologie tumorali sono aumentate con la industrializzazione e, incredibile a dirsi, con il mi- Un esempio che parte da lontano glioramento delle disponibilità economiche. nell’anno 1700, Bernardino ramazzini pubblica a Modena il de morbis artificium diatriba, un trattato Cosa è successo negli ultimi 300 anni? l’industria sulle malattie dei lavoratori. con molto anticipo sulchimica ha sfornato, negli ultimi secoli, centinaia di l’inglese pott (1775), descrive come malattia proSTRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012
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S&C Alejandro Lucia, Fernando Herrero
LA MACCHINA CHE C’É IN ME
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INTRODUZIONE in base ai dati della letteratura internazionale, nel 2008 l’incidenza del cancro in tutto il mondo è stata di 12,4 milioni di nuovi casi e la mortalità è salita a 7,6 milioni di morti. in termini di incidenza, la forma di cancro più comune è quella del polmone (1,52 milioni), seguito dal cancro della mammella (1,29 milioni) e da quello del colon-retto (1,15 milioni). nei soggetti di sesso maschile il tumore più frequente nei paesi sviluppati è quello alla prostata, mentre nei paesi in via di sviluppo è il tumore ai polmoni. il carcinoma mammario rappresenta il tumore più frequente nelle donne di tutto il mondo1. la sopravvivenza è determinata dai programmi e dalle tecniche di diagnosi precoce e dal miglioramento dei trattamenti terapeutici. il tasso di sopravvivenza a 5 anni è variabile in funzione del tipo di cancro e della sua diffusione al momento della diagnosi. le differenze tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo sono importanti e dipendono essenzialmente dall’accesso ai servizi diagnostici, a quelli per il trattamento e a fattori quali la biologia del tumore e l’adesione ai programmi terapeutici. la sopravvivenza è superiore nei soggetti di sesso femminile (i tumori più frequenti tra le donne mammella e utero - sono maggiormente curabili rispetto a quelli più diffusi tra gli uomini - polmoni e stomaco). nei paesi sviluppati, la sopravvivenza è aumentata di circa il 10% nella decade tra gli anni ‘80 e gli anni ‘90. l’incremento dell’incidenza del cancro, associata a un progressivo aumento del tasso di sopravvivenza, ha fatto sì che la popolazione di soggetti definita
come sopravvissuti al cancro sia in continuo accrescimento. essi devono continuamente confrontarsi con le sfide che caratterizzano la malattia e il trattamento terapeutico, senza dimenticare il rischio di recidive, di soffrire di una seconda forma di tumore, di incorrere in forme associate di infermità cronica e di effetti negativi persistenti che contribuiscono a peggiorare le condizioni fisiche e la qualità della vita. nel tessuto tumorale, la mitosi risulta alterata, provocando una divisione cellulare incontrollata. quando un gruppo di cellule dell’organismo cresce fuori controllo e forma una massa, si origina il tumore (carcinogenesi). cancro è un termine generico, estremamente ampio che non si riferisce ad una particolare patologia, ma che ne comprende più di 200, ovvero tutti i tumori maligni. ciascuno di essi presenta delle caratteristiche peculiari. le cause e i fattori di rischio sono molteplici. tra di essi, quelli associati con lo stile di vita sono particolarmente importanti: il tabagismo, una dieta inadeguata e la mancanza di esercizio fisico (la configurazione genetica dell’uomo lo predispone ad una vita attiva, di fronte ad una società che diventa sempre più sedentaria). il 75%-80% dei tumori si deve ad agenti esterni che esercitano la propria azione deteriore sull’organismo. la classificazione di “esterni” conferisce loro la caratteristica di essere modificabili da ciascun individuo, evitando di esporsi alle influenze negative. per questi motivi, è considerata estremamente importante ed efficace la prevenzione, che si attua modificando i fattori relativi allo stile di vita. tra questi la pratica dell’at-
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012
FERNANDO HERRERO ROMÀN Medico dello sport a Miranda de ebro (spa) e in giafhys con pazienti oncologici.
s&c (ita) n.2, Maggio-agosto 2012, pp. 9-15
ATTIVITÀ FISICA E CANCRO
ALEJANDRO LUCIA Md phd, professore e ricercatore in fisiologia dell’esercizio, università europea di Madrid.
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Anthony N. Turner, MSc¹, CSCS e lan Jeffreys, MSc, CSCS*D, NSCA-CPT*D 1
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¹london sport institute, Middlesex university, londra, inghilterra e 2university of glamorgan pontypridd, galles, regno unito
IL CICLO STIRAMENTO-ACCORCIAMENTO DELLE FIBRE MUSCOLARI: meccanismi proposti e metodi di sviluppo
(PRIMA PARTE)
orig: the stretch-shortening cYcle: proposed MechanisMs and Methods for enhanceMent. strength & conditioning Journal. 32(4):87-99 (2010).
U
na efficace meccanica del ciclo stiramento-accorciamento (csa) rende possibile la conservazione dell’energia e lo sviluppo delle forze propulsive. secondo un’analisi delle più attuali ricerche, l’energia elastica derivante dall’azione di stiramento (dunque, con retrazione, ndt) esercitata sui tendini e dall’aumento dello stato di attivazione conseguente all’ampliamento del range di lavoro, sembrano costituire la spiegazione più plausibile del meccanismo alla base del csa. secondo l‘analisi delineata nell’articolo, le meccaniche del csa potrebbero essere sviluppate in maniera ottimale mediante esercizi pliometrici proposti con un metodo a piramide. tuttavia, prima di aumentare il livello di intensità e complessità dei movimenti, è necessario essere certi che l’atleta abbia raggiunto un adeguato livello di competenza tecnica in ciascuna fase. l’allenamento per la forza e quello per il ciclo stiramento-accorciamento dovrebbero essere eseguiti simultaneamente e gli esercizi relativi al csa dovrebbero basarsi sull’effettivo livello di forza dell’atleta e sulle variabili specifiche dello sport in questione.
ANTHONY N. TURNER è professore associato e preparatore atletico alla Middlesex university di londra, inghilterra.
fermazioni sembrano essere confermate da alcuni dati, che suggeriscono come il costo energetico di una corsa, per gli animali con arti molto pesanti, rimanga praticamente lo stesso anche negli animali con arti leggeri (perché gli arti più pesanti incrementano il carico applicato e la percentuale di caricamento) (40). inoltre, verkhoshansky (101) e voigt et al. (102) hanno messo in evidenza che eseguire uno sprint in maniera economica (cioè, con un uso efficace del csa) può consentire il recupero di circa il 60% dell’energia meccanica totale (mentre l’altro 40% viene recuperato grazie ai processi metabolici durante il ciclo successivo). inoltre, il contributo delle fonti di energia non metabolica aumenta con l’incremento della velocità di corsa (24, 101, 102). ecco quindi che il csa diventa essenziale in molti movimenti sportivi. l‘efficacia delle prestazioni atletiche dipende, perciò, dall’impiego appropriato del ciclo durante l’esecuzione di un determinato movimento. di conseguenza, molti allenatori puntano molto ad inserire esercitazioni di allenamento, come è il caso della pliometria, che possono migliorare le capacità di sfruttamento del csa da parte dell’atleta (68, 77, 85, 91, 93, 95, 97).
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012
PAROLE CHIAVE
ciclo stiramentoaccorciamento; energia elastica; tendine; rigidezza; fuso neuromuscolare; organo tendineo del Golgi
s&c (ita) n.2, Maggio-agosto 2012, pp. 17-24
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1. INTRODUZIONE è ormai appurato che un salto verso l’alto preceduto da un contromovimento, (un movimento cioè in direzione opposta, come è il caso di un pre-stiramento), permette uno spostamento in verticale maggiore di quello ottenuto con uno squat jump (eseguito senza pre-stiramento) (10). in alcuni esperimenti, sono stati riscontrati incrementi compresi in un ambito tra il 18-20% (15) ed il 2030% (13), oltre a una differenza di altezza massima del salto di 2-4 cm (9). inoltre, aumentando il carico applicato al movimento e la percentuale di caricamento durante il contromovimento – per esempio, inserendo una rincorsa o un salto verso il basso (depth jump) – l’altezza dello stacco può aumentare ulteriormente (4, 8, 77, 78). questo fenomeno è una conseguenza di quello che si chiama ciclo stiramento-accorciamento (csa), che definisce un movimento composto da una fase eccentrica – o stiramento – seguita da un periodo di transizione isometrica (o fase di ammortizzamento) che porta poi a eseguire un’azione concentrica esplosiva. il csa è anche utilizzato in stretta connessione con il concetto (e sovente come un sinonimo) di pliometria (37) e spesso viene definito “azione reversibile dei muscoli” (112). altri esempi di csa sono le fasi naturali di movimenti come la corsa e la camminata o la fase finale del movimento di lancio. oltre a un miglioramento della contrazione concentrica (forza propulsiva), un utilizzo efficace del csa permette all’atleta di ridurre il dispendio metabolico legato al movimento (9, 10). queste af-
PRIMA VO
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IAN JEFFREYS è professore associato in forza e condizione fisica all'università di glamorgan, galles, oltre che proprietario e direttore della allpro performance di Brecon, galles.
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E DELLE LESIONI
DELL’ACHILLEO (SECONDA PARTE)
il genoma umano dei diversi individui è altamente omologo con una differenza a carico dei nucleotidi all’interno delle sequenze del dna pari a circa solamente lo 0.1%. queste differenze o polimorfismi ritrovabili nell’intero genoma umano sono in grado di produrre varianti od alleli9 del gene stesso. in determinati casi, tali alleli sono in grado d’influenzare l’espressione del gene e/o la funzione del suo prodotto proteico. i differenti individui possono essere genotipizzati in base a questi polimorfismi, rendendo quindi possibile determinare l’associazione di specifiche varianti con altrettanti particolari tratti. i due principali tipi di polimorfismo sono rappresentati dai microsatelliti (Ms) e dai polimorfismi a singolo nucleotide (snps)10. i Ms sono loci contenenti brevi tratti di sequenze di dna che si ripetono in una serie di tandem. è possibile operare una distinzione tra le diverse basi di un particolare snp utilizzando una serie di metodi, uno dei quali è il metodo endonucleasi di restrizione (restriction endonuclease method). una endonucleasi di restrizione è un enzima che è in grado di tagliare il dna in una sequenza specifica, generando frammenti di dna di dimensioni note. spesso i diversi individui possono essere genotipizzati in base ad un certo numero di snps sino a formare un aplotipo. un aplotipo è costituito da un numero di marcatori strettamente legati tra loro, presenti su un singolo cromosoma e che tendono ad essere ereditati insieme. l’analisi di un aplotipo è molto spesso maggiormente informativa rispetto all’analisi di un singolo polimorfismo nell’ambito dell’identificazione di malattie influenzabili da specifiche regioni genomiche. anche altri di tipi di variazioni, incluse le cosiddette “varianti del numero di copie” (cnv) sono state associate con determinate patologie e specifici tratti fenotipici11 (feuk e coll., 2006). i cnv si riferiscono a duplicazioni o delezioni di diversi ki-
lobase di alcuni tratti di dna genomico e taluni studi hanno dimostrato come la variazione nel numero di copie di determinate cnv sia correlata ai cambiamenti nei livelli di espressione genica di determinati geni (aldred e coll., 2005; linzmeier e ganz, 2006, freeman e coll., 2006). il primo studio che indagò un polimorfismo della ripetizione del dinucleotide guanina-timina (gt) all’interno del tnc (quindi un Ms), associabile a patologie a carico dell’achilleo risale al 2005 (Mokone e coll., 2005). in questo studio, di tipo “case-control”12, gli autori considerarono una popolazione di 114 soggetti caucasici fisicamente attivi, dei quali 72 si rivelarono positivi per una diagnosi di tendinopatia cronica dell’achilleo e 42 subirono invece una rottura spontanea dello stesso tendine; la popolazione di controllo era costituita da 127 soggetti di origine caucasica fisicamente attivi ed asintomatici per patologie a carico dell’achilleo. nello studio fu determinato, per ogni soggetto considerato, il numero di ripetizioni del dinucleotide gt all’interno di ogni tnc. i risultati indicarono una differenza statisticamente significativa (p<0.001) tra la frequenza degli alleli di questo polimorfismo (ogni allele presenta un diverso numero di ripetizioni di gt) tra il gruppo dei soggetti affetti da patologia dell’achilleo ed il gruppo di controllo costituito da soggetti sani. nello specifico, gli alleli contenenti da 12 a 14 ripetizioni di gt erano sovra-rappresentati nel gruppo dei soggetti che presentavano tendinopatia o rottura dell’achilleo, mentre la frequenza degli alleli contenenti da 13 a 17 ripetizioni di gt era sotto-rappresentata. inoltre, gli autori formularono l’ipotesi che i soggetti che erano omozigoti13 od eterozigoti14 per gli alleli sotto-rappresentati (i.e. per 13 e 17 ripetizioni di gt), potessero presentare un minor rischio di sviluppo di patologia a carico del tendine di achille. un’ulteriore interessante osservazione era rappresentata dal fatto che non vi fosse differenza nella frequenza delle ripetizioni del polimorfismo di gt dinucleotide tra il
9. in genetica si definisce allele o fattore allelico (dal greco ἀλλῆλος, allelos, l'un l'altro) ogni variante di sequenza di un gene. il genotipo di un individuo relativamente ad un gene è il corredo di alleli che egli si trova a possedere. in un organismo diploide, in cui sono presenti due copie di ogni cromosoma, il genotipo è dunque costituito da due alleli. due cromosomi omologhi possiedono gli stessi geni, ma diverse forme alleliche. ad esempio, ognuno dei due possiede il gene che controlla il colore del bocciolo, ma non necessariamente gli alleli determineranno lo stesso colore. un esempio è il gene che regola il colore del bocciolo di molte specie di fiori: in questo caso un solo gene controlla il colore, ma possono esistere diversi alleli di quel gene, risultando dunque in diverse colorazioni finali. questa capacità degli alleli di controllare un carattere fenotipico è detta allelomorfismo. 10. un polimorfismo a singolo nucleotide è un polimorfismo, cioè una variazione, del materiale genico a carico di un unico nucleotide, tale per cui l'allele polimorfico risulta presente nella popolazione in una proporzione superiore all'1%. al di sotto di tale soglia si è soliti parlare di mutazione. 11. con il termine fenotipo si intende l'insieme di tutte le caratteristiche osservabili di un organismo, quindi la sua morfologia, il suo sviluppo, le sue proprietà biochimiche e fisiologiche ed anche il suo comportamento. questo termine viene utilizzato in opposizione al termine genotipo. in realtà il fenotipo è la manifestazione del genotipo ed è il risultato dell'interazione tra espressione genica e fattori ambientali. 12. un case-control è uno studio analitico che mette a confronto gli individui portatori, ad esempio, di una specifica patologia ("casi") con un gruppo di individui che non presentano la suddetta patologia ("controlli"). 13. l'omozigosi, in contrapposizione all'eterozigosi, è la condizione in cui ognuno dei due o più alleli dello stesso gene, presenti in ciascun cromosoma omologo, codifica in maniera identica. 14. in genetica, si definisce eterozigosi, in contrapposizione all'omozigosi, la condizione genetica di una cellula o di un organismo costituita dalla presenza di una coppia di alleli diversi per un dato gene; gli alleli occupano gli stessi loci sui cromosomi omologhi corrispondenti.
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012
GIAN NICOLA BISCIOTTI ph.d è laureato in scienza e tecniche delle attività fisiche e sportive presso l’università claude Bernard di lione, ha conseguito la specializzazione in Biologia e fisiologia dell’esercizio presso l’università franche compté di Besançon e, sempre presso la stessa sede universitaria, il dottorato di ricerca in Biomeccanica. è stato per 11 anni professore associato presso la facoltà di scienze dello sport dell’università di lione. dal 1999 al 2009 ha ricoperto l’incarico di preparatore atletico presso l’fc internazionale di Milano. attualmente è physiologist lead presso l’orthopedic and sport Medicine hospital, fifa center of excellence di doha (qatar).
s&c (ita) n.2, Maggio-agosto 2012, pp. 25-30
I PRINCIPI DI BASE DELL’ASSOCIAZIONE GENETICA
TENDINOPATIE
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tendine d’Achille, collagene, genetica, tendinopatia, TNC, COL5A1, MMP3.
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LA COMPONENTE GENETICA
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... continua dal numero precedente
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Quello stile di vita chiamato allenamento
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OTTO RIFLESSIONI CHE PARTONO DA LONTANO, ARRIVANO AI GIOCHI E - SENZA NEMMENO SFIORARLI - VANNO LONTANO. ASSAI LONTANO VANNO … ANTONIO URSO E PASQUALE BELLOTTI
2) eccola, la seconda riflessione: la prestazione sempre si costruisce e si prepara nel tempo, con molte accortezze ed attenzioni speciali. immaginiamola per un istante così, la prestazione, come una cosa animata, una cosa cioè con un’anima. la vedremmo nascere ed evidenziarsi in un bambino (una speciale attitudine a fare un certa attività, ci si nasce, la si eredita, la si possiede in potenza fin dalla nascita), in un qualsiasi luogo del paese, in un qualsiasi ambiente. la grande prestazione può nascere e trovarsi (beninteso come possibilità) dappertutto. il problema di una prestazione (è in fondo il problema del talento) non è mai dove nasce, ma cosa essa respira mentre cresce, la prestazione sportiva dipende fortemente dall’ambiente dove sta: l’ambiente non è solo l’organismo individuale, ma soprattutto l’organismo sociale.
3) la prestazione è sempre, qui la nostra terza riflessione, la cultura del paese dove essa nasce e si manifesta come una speciale attitudine. la prestazione sportiva è un problema di cultura, lo hanno detto in molti, ma questi molti sono sempre stati inascoltati (ed hanno infatti smesso di interessarsi di sport): lo sport – dicevano – misura la cultura di un popolo. uno sport etico, ovviamente; quello che – venendo da lontano – va lontano. e come potrebbe essere altrimenti? viene sempre da lontano una grande prestazione, giunge da lontano e dal basso. viene da una base ampia. viene da un insieme di fondamentali scoperte che fa l’uomo, che fa il bambino: prima, quella della bellezza del movimento, del suo esprimere veramente se stessi (in quali attività si è se stessi se non nel gioco, se non nel movimento, se non nell’agonismo? guarda caso: le tre componenti primigenie e primarie
dello sport, che nello sport sono insieme e sono collegate inscindibilmente al punto di perdere ognuna i suoi tratti per assumere quelli delle altre due componenti); poi quella dell’abitudine che non stanca, perché appassiona; poi quella del movimento come stile della vita, anzi della giornata, che guida passi e scelte, che orienta (ahi come orienta, allungandola …) la vita. può il movimento orientare la vita? certo, il movimento è la vita. che dire di più? a tal punto può orientare la vita, che – ecco un’altra fondamentale scoperta che si fa mentre si cresce nel movimento organizzato o ancora spontaneo – diventa una necessità della vita e nella vita e non lo si abbandona più. Ma se tutti facessero questo, se ci fossero le condizioni reali per consentire questo, beh, è certo che avremmo tanti che arrivano in cima, tanti a far sognare, lì in alto, sui podi. ognuno sul podio di una vita ben vissuta, tanti anche sui podi olimpici. e’ questa è matematica, non si tratta di sogni.
4) è questa anche la nostra quarta elementare riflessione: alto livello significa ampia base di partenza. non vi è un’altra modalità. Ma un’ampia base cosa significa? significa inizialmente il movimento per tutti, poi l’occasione di far conoscere il movimento a tutti. Ma la parola “tutti” è una parola speciale che ne richiama altre. per esempio, quella di “molti”, molte persone a seguire questo processo, molti esperti, formati e preparati nell’uno (il movimento) e nell’altro (lo sport) e capaci di renderne agevole, redditizia, fruttuosa la pratica di entrambi. certo, la base è necessaria, ma presuppone tante guide, in tutto il paese, richiede una comune scuola di pensiero: una via nazionale al movimento e allo sport. 5) Quinta riflessione, perciò: la formazione e la capacità di guida fa la differenza, dopo aver risolto il problema di una base adeguatamente larga. se si formano esperti e li si mette in grado di operare, si è fatto quasi tutto! Ma noi abbiamo una base? dobbiamo chiedercelo e dobbiamo tentare una risposta. dovrebbe essere semplice, ogni paese ha sempre una base, sempre la stessa.
PASQUALE BELLOTTI
(pasquale.bellotti@ fastwebnet.it; pasquale.bellotti@ unito.it),
medico, esperto di movimento e di allenamento, insegna attualmente etica e Bioetica dello sport a torino, nella suisM. Molti libri e molti articoli al suo attivo. è anche presidente de l’amàca onlus, associazione con numerosi progetti di assistenza e di supporto in africa (ed in italia):
www.amacaonlus.org
6) alla base di un paese c’è sempre la scuola. rifacciamoci la domanda, allora: abbiamo una base perché abbiamo una scuola che prima ci crede (nel movimento e nello sport) poi si rivolge a tutti i giovani, proponendo loro il primo ed il secondo, in sequenza ed in simbiosi? la scuola comprende che il movimento è il bene più prezioso che l’uomo ha e che deve curarlo, occupandosene dalla culla alla vecchiaia. nella culla e nella vecchiaia? sì, certo: nella culla, fin da piccolissimi, e nella vecchiaia, terza e quarta età, sempre!
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012
s&c (ita) n.2, Maggio-agosto 2012, pp. 31-32
1) desideriamo fare qui alcune riflessioni elementari sulla pratica del movimento, partendo dai giochi olimpici, da quasi tutti considerati l’espressione più elevata del fenomeno sport e più avanzata di quell’aspetto – appunto contenuto nello sport – che si definisce agonismo. Ma non parleremo dei giochi olimpici, nell’anno dei giochi olimpici (ne parleranno in molti, con i diversi possibili toni) né faremo le previsioni (le previsioni dei giochi, non del tempo!). non le faremo, queste ultime, non perché si tratta di una partita a dadi, ma perché quando si arriva ai giochi, i giochi è come se fossero già fatti: non c’è più nulla da fare, in realtà si deve solo raccogliere quanto seminato. e qui, una prima nostra elementare riflessione: i giochi di oggi partono da un ieri lontano. i giochi non sono un fenomeno solo del momento in cui si celebrano, come si dice. per capire la loro realtà (l’effetto finale) bisogna partire da lontano (ciò che ne causa la riuscita o la non riuscita).
ANTONIO URSO, presidente della federazione italiana pesistica e della european weightlifting federation. componente dell’esecutivo della iwf international weightlifting federation. laurea in scienze Motorie; laurea Magistrale in attività Motorie preventive e adattate; Master 1° livello scienze Motorie preventive adattate e recupero atletico; Maestro di pesistica. ha allenato la nazionale maschile e femminile di pesistica. è stato più volte campione italiano.
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HASAN AKKUS
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scuola di educazione fisica e sport, università di selçuk, alaaddin Keykubat campus, Konya, turchia inviare corrispondenza a: hasan akkus, hakkus@selcuk.edu.tr
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ANALISI CINEMATICA DELL’ESERCIZIO DELLO STRAPPO EFFETTUATA SU PESISTE DI ALTO LIVELLO DURANTE I CAMPIONATI
MONDIALI DI PESISTICA DEL 2010
orig: KineMatic analYsis of the snatch lift with elite feMale weightlifters during the 2010 world weightlifting chaMpionship. Journal of strength and conditioning research - voluMe 26 | nuMBer 4 | 2012
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PAROLE CHIAVE traiettoria del bilanciere, cinematica, potenza, donne
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012
s&c (ita) n.2, Maggio-agosto 2012, pp. 33-40
biettivo di questo studio era di determinare il lavoro meccanico, la produzione di forza, le cinematiche angolari dell’arto inferiore e le cinematiche lineari del bilanciere nella prima e la seconda tirata dello strappo durante la gara femminile ai Campionati Mondiali di Pesistica del 2010 (gara di qualificazione olimpica) e di confrontare le performance dello strappo di pesiste femminili a quelle documentate nella letteratura specialistica. Sono stati analizzati gli esercizi di strappo con i carichi più pesanti e riusciti di 7 atlete, vincitrici di medaglie d’oro. Gli strappi sono stati registrati con 2 telecamere Super-Video Home System (50 immagini • s-1), ed i punti sul corpo e sul bilanciere sono stati digitalizzati manualmente utilizzando Ariel Performance Analysis System. I risultati indicano che la durata della tirata iniziale è stata sensibilmente maggiore della durata nella fase di transizione, nella seconda tirata e nell’incastro sotto il bilanciere (p<0.05). Le massime velocità di distensione dell’arto inferiore nella seconda tirata sono state notevolmente maggiori delle massime velocità di distensione nella prima tirata. Le distensioni più veloci sono state osservate all’altezza del ginocchio durante la prima tirata e del bacino durante la seconda tirata (p<0.05). Le traiettorie del bilanciere per gli strappi più pesanti di queste atlete di alto livello sono state simili a quelle degli uomini. La massima velocità verticale del bilanciere è stata maggiore nella seconda tirata che nella prima (p<0.05). Il lavoro meccanico eseguito nella prima tirata è stato maggiore che nella seconda e c’è stata una maggiore produzione di forza nella seconda tirata rispetto a quella iniziale (p<0.05). Sebbene le grandezze delle cinematiche lineari del bilanciere, le cinematiche angolari dell’arto inferiore ed altre caratteristiche di espressione dell’energia non rispecchiassero precisamente quelle documentate in letteratura, lo schema dello strappo delle pesiste di alto livello era simile a quello degli atleti maschi.
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Mario Cardoso Marques, PhD
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portugal research centre for sport, health and human development, dipartimento di scienze motorie, università di Beira interior, Beira interior, portogallo
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ALLENAMENTO DELLA FORZA E DELLA POTENZA DURANTE LA STAGIONE SPORTIVA PER GIOCATORI PROFESSIONISTI DI PALLAMANO
a forza e la potenza rappresentano 2 tra i fattori più importanti per la performance degli atleti professionisti. Il presente articolo descrive le strategie per sviluppare la forza e la potenza nei giocatori professionisti di élite di pallamano.
1. INTRODUZIONE sin dagli anni ‘60 del secolo scorso, la pallamano (team handball, th) si è imposta come uno degli sport di squadra più popolari a livello sia nazionale che internazionale (6). i campionati mondiali, quelli continentali e i tornei internazionali di th si svolgono con regolarità. a partire dai giochi olimpici di Monaco del 1972, la th è inserita tra le competizioni olimpiche. la th di livello agonistico richiede forza muscolare, velocità e resistenza. a tutt’oggi, non è chiaro come questi parametri cambino durante la stagione sportiva nei giocatori di élite di questo sport. in effetti, sinora sono pochi gli studi (15, 16, 28, 29) che si sono proposti l’obiettivo di valutare gli effetti dei programmi di allenamento con sovraccarichi (resistance training, rt) pesanti, basati su diversi parametri fisici, su atleti di praticanti la pallamano di livello agonistico. purtroppo, malgrado la crescente professionalizzazione degli allenatori e degli atleti, vi sono pochi dati di ricerca sulla prestazione sportiva dei giocatori professionisti di pallamano. si può ipotizzare che i motivi principali siano due. alcuni allenatori adottano le metodologie tradizionali nei programmi di pallamano inserendo, ad esempio, troppo allenamento pliometrico o pochi movimenti di sollevamento pesi (28). è ben noto che i programmi di allenamento tradizionali della pallamano possono produrre risultati
MARIO CARDOSO MARQUES è professore associato all’università di Beira interior.
PAROLE CHIAVE Pallamano; forza; potenza; tasso di sviluppo della forza; periodizzazione.
orig: in-season strength and power training for professional Male teaM handBall plaYer in scJ (usa), 2010, vol. 32, n°6, 74-81
desiderabili, come per esempio un miglioramento della forza muscolare e della resistenza muscolare locale. tuttavia, è improbabile che una forma tradizionale di allenamento con sovraccarichi sia di interesse per l’intera popolazione di atleti allenati; e vi è, pertanto, la necessità di stabilire dei metodi alternativi di allenamento con sovraccarichi. inoltre, studi sperimentali sugli atleti di élite, specialmente negli sport di squadra, sono difficili da mettere in atto (25). talvolta, gli atleti e gli allenatori non vogliono partecipare agli studi di ricerca, il che può spesso determinare una ridotta dimensione del campione da esaminare. inoltre, la nostra esperienza ci dimostra che è [piuttosto, ndc] difficile comunicare con gli allenatori. tuttavia, tali considerazioni non mettono in discussione il carattere urgente di questo tipo di indagini sulla pallamano (26). due studi hanno dimostrato che l’allenamento con sovraccarichi può migliorare la forza e la potenza massime dei giocatori e ridurre l’incidenza delle lesioni (9, 41). questo articolo presenta una breve trattazione relativa al programma specifico di allenamento con sovraccarichi utilizzato nella stagione competitiva da una squadra professionista portoghese di pallamano. ad essa fanno seguito una descrizione ed i fondamenti di un programma periodizzato per l’allenamento con sovraccarichi. essi si sono basati sulla letteratura scientifica pertinente
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012
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Avery D. Faigenbaum,1 William J. Kraemer,2 Cameron J. R. Blimkie,3 Ian Jeffreys,4 Lyle J. Micheli,5 Mike Nitka6 e Thomas W. Rowland7
Department of Health and Exercise Science, The College of New Jersey, Ezving, New Jersey 08628; 2Department of Kinesiology, University of Connecticut, Storrs, Connecticut; 3Department of Kinesiology, McMaster University, Hamilton, Ontario, Canada; 4Department of Science and Sport, University of Glamorgan, Pontypridd, Galles, Regno Unito; 5Division of Sports Medicine, Children’s Hospital, Boston, Massachusetts; 6Health and Physical Education Department, Muskego High School, Muskego, Wisconsin; e 7Department of Pediatrics, Baystate Medical Center, Springfield, Massachusetts PRIMA LA V R
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DEI GIOVANI:
aggiornamento della dichiarazione di principio (position statement) della National Strength and Conditioning Association (SECONDA PARTE)
Persistenza degli aumenti di forza indotti dall’allenamento la valutazione dei cambiamenti di forza nei giovani dopo la riduzione o l’interruzione temporanea o permanente di uno stimolo di allenamento (denominato detraining) è resa complicata dai concomitanti aumenti della forza correlati alla crescita durante lo stesso periodo. anche se informazioni relative riguardanti gli effetti del detraining sulle popolazioni più giovani non sono numerose, i dati disponibili suggeriscono che nei bambini gli aumenti della forza e della potenza indotti dall’allenamento non sono permanenti e tendono a regredire verso i valori del gruppo di controllo non allenato durante il periodo di detraining (29, 87, 125, 205, 227). la natura precisa della risposta di detraining e degli adattamenti fisiologici che si verificano durante questo periodo rimane incerta, anche se devono essere presi in considerazione i cambiamenti delle risposte ormonali e della funzione neuromuscolare all’allenamento contro resistenza e al detraining. è interessante notare che i ricercatori hanno osservato che aumenti indotti dall’allenamento dei livelli di testosterone e dell’indice degli androgeni liberi sono stati mantenuti durante un periodo di detraining di 8 settimane nonostante la regressione della forza verso i valori del gruppo di controllo non allenato durante questa fase dello studio (226, 227). solo un numero limitato di studi ha valutato gli effetti della frequenza di allenamento sul mantenimento della forza e della potenza nei bambini e negli adolescenti. dopo 20 settimane di allenamento contro resistenza progressivo, un programma di allenamento di mantenimento di una volta a settimana non è risultato adeguato a mantenere gli aumenti della forza indotti dall’allenamento in preadolescenti di sesso maschile (29). al contrario, un programma di mantenimento di una volta a settimana è stato sufficiente quanto uno di due volte a settimana nel mantenere gli aumenti della forza ottenuti dopo 12 settimane di allenamento contro resistenza in un gruppo di atleti adolescenti di sesso maschile (55). altri hanno osservato che i bambini che hanno partecipato ad un programma di allenamento pliometrico di 10 settimane erano in grado di mantenere gli aumenti di potenza indotti dall’allenamento dopo 8 settimane di allenamento ridotto, che comprendeva la pratica del calcio (56). chiaramente, sono necessarie ulteriori ricerche prima di poter fare raccomandazioni specifiche sull’allenamento di mantenimento.
Orig. Youth resistance training: updated position statement paper from the national strength and conditioning association in Jscr (usa), 2009,23 (suppleMent 5)/ s60-s79
PAROLE CHIAVE
allenamento della forza, allenamento con pesi, sollevamento pesi, bambini, adolescenti
Valutazione e verifica del programma fattori quali una precedente esperienza di attività fisica, la progettazione del programma, la specificità della verifica e dell’allenamento, la scelta dell’attrezzatura, la qualità delle istruzioni e se nello studio l’effetto di apprendimento sia stato sottoposto a controllo o meno, possono influire direttamente sul grado del cambiamento di forza misurato. inoltre, i metodi di valutazione dei cambiamenti della forza muscolare conseguenti all’allenamento sono considerazioni degne di nota. in alcuni studi, i soggetti sono stati allenati e valutati usando diverse modalità (180, 205, 246), e in altri report pubblicati i cambiamenti della forza sono stati valutati attraverso valori rM relativamente alti (ad es. 10 rM) (74, 88, 144, 248). anche i cambiamenti di forza sono stati valutati mediante sollevamenti con carico massimale (ad es. 1rM) sull’attrezzatura utilizzata nell’allenamento (22, 55, 79, 80, 118, 178, 183, 186, 198, 238). alcuni medici e ricercatori non hanno utilizzato il test 1rM per valutare i cambiamenti indotti dall’allenamento nella forza muscolare, presumendo che carichi ad alta intensità possano causare un danno strutturale ai bambini. pertanto, in alcuni studi, le capacità dei bambini di produrre forza massimale non sono state valutate direttamente. eppure negli studi prospettici che hanno utilizzato adeguati periodi STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012
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Foto Mario Bellucci
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L’ALLENAMENTO CONTRO RESISTENZA
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... continua dal numero precedente DICHIARAZIONE DI PRINCIPIO
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Stuart McGill, PhD
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spine Biomechanics, department of Kinesiology, faculty of applied health sciences, university of waterloo, waterloo, ontario, canada
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CORE TRAINING: evidenze che si traducono in una migliore performance e nella prevenzione delle lesioni e dei traumi
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STUART MCGILL è professore di biomeccanica della colonna vertebrale alla university of waterloo.
orig: core training: evidence translating to Better perforMance and inJurY prevention. in scJ (usa), vol. 32, nuMBer 3, June 2010, pp.33-46 1. INTRODUZIONE il core ben allenato è essenziale per una performance ottimale e per la prevenzione delle lesioni. il presente articolo introduce diversi elementi correlati al core per aiutare i personal trainer a progettare le progressioni più appropriate per i propri clienti. il core è composto dalla colonna lombare, dai muscoli della parete addominale, dagli estensori della schiena e dal quadrato dei lombi. sono compresi anche i muscoli multiarticolari, in particolare il gran dorsale e lo psoas che passano attraverso il core, collegandolo al bacino, alle gambe, alle spalle e alle braccia. data la sinergia anatomica e biomeccanica con il bacino, anche i glutei possono essere considerati componenti essenziali in quanto principali generatori di potenza (la sinergia di queste componenti è descritta in altra sede [36]). la muscolatura del core funziona in modo diverso da quella degli arti, per il fatto che i muscoli del core spesso si co-contraggono, irrigidendo il busto, così che tutti i muscoli diventano sinergici; esempi di un’ampia varietà di attività atletiche e di allenamento sono forniti nella bibliografia. (2, 3, 5, 13, 14, 15, 19, 20, 53, 55). pertanto, allenare in modo efficace il core significa allenarlo in modo diverso da come si allenano i muscoli degli arti.
le evidenze e la prassi comune non trovano sempre corrispondenza nel settore dell’allenamento. ad esempio, alcuni ritengono che flessioni ripetute della colonna vertebrale siano un buon metodo per allenare i muscoli flessori (il muscolo retto dell’addome e la parete addominale). il fatto interessante è che questi muscoli sono utilizzati di rado in questo modo poiché sono per lo più usati per contrarre l’addome quando si interrompe il movimento. pertanto, essi agiscono soprattutto come stabilizzatori piuttosto che come flessori. inoltre, il piegamento ripetuto dei dischi intervertebrali è un potente meccanismo di lesione (10, 61). un altro
esempio di prassi sbagliata si ha quando alcuni trainer fanno contrarre ai loro clienti gli addominali per “attivare il muscolo trasverso dell’addome” per aumentare la stabilità. innanzi tutto, questo non fa lavorare i principali muscoli stabilizzatori della colonna in quanto studi volti a misurare la stabilità hanno dimostrato che i muscoli stabilizzatori più importanti sono specifici per un determinato compito. ad esempio, talvolta il muscolo quadrato dei lombi è il più importante, eppure molti trainer lo trascurano (19). in secondo luogo, contrarre gli addominali riduce la stabilità (57). in terzo luogo, evidenze in merito al muscolo trasverso dell’addome mostrano che in alcune persone con tipi specifici di disturbi della schiena possono insorgere disordini dell’attivazione, ma che questi stessi disordini non sono tipici del muscolo trasverso dell’addome, in quanto si verificano in molti altri muscoli (11, 59). gli esseri umani non sono in grado di attivare tale muscolo isolatamente oltre livelli di contrazione molto bassi, perché esso è progettato per attivarsi insieme al muscolo obliquo interno negli impegni di carattere atletico e sportivo (18). sembrerebbe che i trainer che si concentrano su questo muscolo diano istruzioni fuorvianti e siano essi stessi in torto. altre evidenze dimostrano come il core renda il resto del corpo più efficiente. ad esempio, nel nostro lavoro che valuta gli obiettivi di allenamento per soggetti notevolmente forti, abbiamo documentato come il core aiuti la funzione delle anche, cosicché le persone riuscivano ad eseguire compiti per cui non possedevano una forza delle anche sufficiente. in particolare, il quadrato dei lombi ha aiutato nel sollevamento del bacino consentendo alla gamba in oscillazione di compiere un passo. questa è stata la prima testimonianza che suggeriva che un core forte consente alla forza di irradiarsi verso la periferia, fino alle regioni del corpo più distanti.
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012
PAROLE CHIAVE
core; esercizio; dolore lombare
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John M. Cissik, MBA, MS
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human performance services, llc, McKinney, texas
SINDROME DI DOWN:
un’introduzione per il professionista del condizionamento fisico e di allenamento della forza LICATO PE BB
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orig: “down sYndroMe: an introduction for the strength and conditioning professional” scJ (usa), voluMe 34, nuMBer 1, feBruarY 2012, pp.76-81
PAROLE CHIAVE
sindrome di Down, ipotiroideo, ipogonadismo, ipotonia
nelle donne e può anche influire sulle caratteristiche sessuali secondarie maschili, quali peli ascellari e del volto, sviluppo degli organi sessuali, conta spermatica e sterilità (11, 12). i soggetti affetti da sd possono soffrire di carenza dell’ormone della crescita, che determina un tasso di crescita ridotto (rispetto ai coetanei non affetti da sd) e una bassa statura (12).
ANOMALIE MUSCOLO-SCHELETRICHE per quanto riguarda le anomalie muscolo-scheletriche, nei soggetti affetti da sd sono presenti ipotonia e iperflessibilità (12, 22). l’ipotonia fa riferimento alla mancanza, nei muscoli, di resistenza al movimento (11), che è correlata al controllo attuato dalla corteccia motoria sui muscoli (11). l’ipotonia e l’iperflessibilità influiscono sulla massa ossea, sulla forza e la potenza muscolare, sulla deambulazione e sullo sviluppo motorio. una massa muscolare ridotta associata ad altri fattori (un alterato assorbimento della vitamina d e un’esposizione inadeguata al sole a causa dell’inattività) determina una massa ossea ridotta rispetto ai soggetti non affetti da sd (12). shields et al. (23) riferiscono che le persone affette da sd presentano un rischio aumentato di osteoporosi. i soggetti affetti da sd hanno forza e potenza ridotte rispetto ai soggetti senza la malattia. croce et al. (8) hanno studiato soggetti con disabilità dello sviluppo (con e senza sd) e li hanno confrontati con gruppi di controllo normali con stile di vita sedentario, per vedere se vi erano differenze tra forza torcente di picco e potenza degli ischio-crurali e dei quadricipiti. hanno osservato che i soggetti affetti da sd avevano tra il 29 e il 47% della
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DISTURBI ENDOCRINI hawli et al. (12) hanno individuato diversi tipi di disturbi endocrini comuni alla sd, che influiscono tutti sulla crescita e lo sviluppo. essi comprendono la disfunzione della tiroide, delle gonadi e disturbi della crescita. la disfunzione della tiroide è l’anomalia endocrina più comune e si riferisce soprattutto all’ipotiroidismo, che colpisce fino al 54% degli adulti affetti da sd (12). l’ipotiroidismo determina una secrezione ridotta o assente di ormone tiroideo, che a sua volta determina astenia, diminuzione della gittata cardiaca, riduzione della frequenza cardiaca e del volume di sangue e aumento del peso corporeo (11). la disfunzione gonadica si riferisce all’ipogonadismo, in cui le ovaie e i testicoli non secernono adeguati livelli di ormoni. questo può comportare un ritardo del menarca
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CONDIZIONI MEDICHE sebbene le caratteristiche fenotipiche della sd varino da persona a persona, i soggetti affetti da questa sindrome hanno una probabilità più elevata di sperimentare numerose patologie, quali quelle di carattere neurologico, cognitivo, cardiaco e ortopedico. inoltre, nella sd è sempre presente la disabilità mentale, anche se con un diverso grado di gravità (19). altre complicanze mediche sono rappresentate da una maggior prevalenza di malattia di alzheimer, leucemia, cardiopatie congenite, demenza, disturbi epilettici, apnea notturna, eccessiva mobilità dell’articolazione tra atlante ed epistrofeo, disturbi gastrointestinali, problemi di vista e di udito, disturbi endocrini e anomalie muscolo-scheletriche (12, 14, 19, 21, 22, 25). la parte restante di questa sezione tratterà proprio dei disturbi endocrini e delle anomalie muscolo-scheletriche.
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econdo il national institute of child health and human development (18), la sindrome di down (sd) interessa circa 1 su 800 nati vivi. la maggior parte dei soggetti affetti da sd ha una copia supplementare del cromosoma 21 e di conseguenza l’individuo possiede 47 cromosomi invece di 46. esistono altre forme di sd (o trisomia 21) in cui una parte del cromosoma 21 è localizzata su altri cromosomi (trisomia 21 da traslocazione) o in cui alcune cellule possiedono 46 cromosomi mentre altre ne hanno 47 (trisomia 21 nel mosaicismo) (2, 3). i soggetti affetti da sd manifestano una serie di condizioni mediche generali, endocrine, muscolo-scheletriche, relative allo sviluppo e cognitive. questo articolo si propone di descrivere le complicanze derivanti dalla sd, mettendo in evidenza in che modo esse influiscono sullo stato di salute e l’efficienza fisica. verrà poi presentata una rassegna della letteratura sull’attività fisica per i soggetti affetti da sd. infine, verranno fornite raccomandazioni per sviluppare programmi di attività fisica destinati a tali soggetti.
JOHN M. CISSIK è presidente di human performance services, llc.
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La professione
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L’ALLENAMENTO SPORTIVO. GLI ASPETTI CHIAVE PER SPERARE DI ANDARE NEL FUTURO PASQUALE BELLOTTI la originalità che – in ogni essere – chiede appare davvero complesso – oggi – il compito di afsolo di essere manifestata), reinventare la frontare compiutamente, anche se sinteticamente, teoria nella pratica esperienza dell’allenail tema così vasto e così importante dell’allenamento, non sfuggirà nemmeno la necessità mento sportivo. Mi limiterò, perciò, ad individuarne di misurare le sue conoscenze, approfonqui le basi, ovvero i fondamenti, i principi da cui dendole, nella continua proposizione a sé di prendere le mosse e partire. ed articolerò le prime quesiti travalicanti la mera esercitazione ed i secondi in “14 punti ed una definizione”, ritemotoria ed i suoi connotati, pur importannendo che – in tal modo – si possano fornire al letti (parti del corpo che si muovono le une ritore basi sufficientemente solide e fondate, perché spetto alle altre e tutte rispetto ad un siegli/ella si orienti e prosegua, se ha voglia e la mostema di riferimento, concatenazioni di azioni mutivazione lo/la sostiene nel cammino. scolari solo apparentemente uguali nella loro riproposizione e reiterazione, aspetti differenti del mePunto primo. Processo di allenamento: tabolismo bioenergetico, collegamenti tra elemenun fenomeno davvero composito. non può sfuggire – al vero esperto di attività ti più propriamente nervosi, ideatori ed interpreti motorie e di sport – il carattere di fenomeno dell’azione motoria, da una parte, ed elementi più composito che si rivela – ogni volta – la co- propriamente muscolari, cosiddetti effettori, dalstruzione (ovvero, ideazione, predisposizione l’altra): quesiti in grado di far cogliere una realtà più e realizzazione) di una prestazione sportiva, ampia e, perciò, comprensiva della motricità e non auspicabilmente la massima possibile per un risolventesi in questa: vedute più ampie (anche fiindividuo, sia egli di alto livello in senso as- losofiche, anche storiche, anche riguardanti il desoluto, oppure (che, per il nostro discorso, stino del pianeta ed il ruolo e la responsabilità delè esattamente la stessa cosa) di basso li- l’uomo dentro di esso) fanno meglio cogliere gli vello in senso assoluto. un fenomeno arti- aspetti peculiari e particolari di fenomeni di più colato, progressivo, prevedibile solo per grandi li- stretto interesse, perché consentono di inquadrare nee, sempre diverso e sempre originalmente nuovo questi nella esatta prospettiva in cui devono essere per ciascuno degli individui nei quali si realizza. an- collocati, avvantaggiandosi degli aspetti più e meno cora, un fenomeno in grado di attingere – nel tempo limitrofi agli stessi: così la storia della scienza e la – a tutte le risorse dell’individuo, sollecitandole al filosofia della scienza aiutano a dominare l’allenamassimo grado e consentendo a questi di espri- mento sportivo, così la paleoantropologia consenmersi al meglio possibile, in una originale combina- te di comprendere meglio da dove viene (e perché) zione e in una peculiare integrazione di capacità e e dove va (e in che modo) l’essere umano (anche di attitudini. infine, un fenomeno di complessità quello che si allena, chiedendo a sé stesso di giuntale da richiedere, al suo principale artefice, l’al- gere ai limiti impostigli dalla natura e dalla sua prolenatore, l’utilizzazione di un patrimonio vasto di pria indole), così la scienza del caos e dei frattali può conoscenze, da verificare invariabilmente nella rendere conto della regolarità con cui si manifestano pratica esperienza quotidiana, nella quale non si le diversità e le imprevedibilità, ecc. ecc.). ritrovano prestazioni, bensì individui che cercano di realizzare prestazioni, richiedendo a se stessi un impegno continuativo e crescente: non la teoria, Punto terzo. Fenomeno sacro quello dunque, ma manifestazioni pratiche di una teoria, dell’allenamento: si occupa di persone. per nulla (assai spesso) somiglianti a quest’ultima Ma, soprattutto, al vero esperto tra i mol(dalla teoria si può anche partire, per approdare ad tissimi sedicenti (e a volte famosi solo per una verifica che può smentirla o discostarsene, più questo) “conoscitori” del training e delle o meno). di questa regolarità nella manifestazione sue cosiddette leggi (le formulano, le fordelle diversità individuali, il nostro esperto deve mulano, anche se non ve sono e mai ve ne possedere la profonda consapevolezza: quella che saranno), non mancherà la bussola con la aiuta a definire, caso per caso, un progetto che è, quale orientarsi sempre con certezza e degià in partenza, unico, originale, irripetibile ed imterminazione, nel lungo viaggio del dipanarsi proponibile ad un’altra realtà umana, oltre che ad di una carriera sportiva nel tempo, fatta di un differente contesto. prestazioni crescenti sì, ma sempre strappate ai numerosi ostacoli che si ergono al loro raggiungiPunto secondo. Processo di allenamento: un fe- mento (gli errori, le casualità, l’ambiente ostile, l’innomeno che non può risolversi in se stesso, e che fluenza degli altri e di altro, ecc. ecc.): il nostro va collegato al resto delle conoscenze e ad una vi- sempre saprà che lo guida e lo salva la cognizione sione più generale e onnicomprensiva del mondo. di stare assecondando la natura di una persona, all’esperto conoscitore delle modalità di “reinven- che – in quanto tale – merita la più rispettosa tare” (senza paura e facendosi anzi interprete del- delle attenzioni e la cura più attenta possibile.
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PASQUALE BELLOTTI
(pasquale.bellotti@ fastwebnet.it; pasquale.bellotti@ unito.it),
medico, esperto di movimento e di allenamento, insegna attualmente etica e Bioetica dello sport a torino, nella suisM. Molti libri e molti articoli al suo attivo. è anche presidente de l’amàca onlus, associazione con numerosi progetti di assistenza e di supporto in africa (ed in italia):
www.amacaonlus.org
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STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012
s&c (ita) n.2, Maggio-agosto 2012, pp. 79-84
foto: V. Biffani
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S&C Guido Martinelli
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LA FEDERAZIONE ITALIANA PESISTICA E L'ATTIVITÀ
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"NON PROFESSIONISTICA" il nuovo statuto federale contiene un’espressione che credo meriti qualche considerazione. Mi riferisco al primo comma dell’art. 1 laddove viene indicato che l’attività della federazione “è di natura non professionistica e in ogni caso dilettantistica”.
se, in origine, all’atto dell’approvazione della legge 91/81 sul professionismo sportivo, la differenza tra “sportivi professionisti”e “dilettanti” era sicuramente di carattere economico (gli uni svolgevano l’attività a titolo oneroso, i secondi per ... diletto) già con la legge 80/86 (oggi abrogata) il legislatore iniziò a disciplinare riconoscimenti economici ai c.d. “dilettanti” attraverso la formula delle indennità di trasferta e dei rimborsi spese forfettari, fino ad arrivare all’attuale formulazione dell’art. 67 del testo unico delle imposte sul reddito che prevede le modalità di tassazione dei compensi erogati nell’esercizio diretto di attività sportive dilettantistiche. pertanto il concetto di dilettantismo ha, oggi, perso ogni connotato di obbligo di gratuità, fermo restando che solo grazie all’impegno dei volontari, ossia di coloro i quali investono nello sport tempo e denaro, lo sport stesso riesce ad andare avanti. ecco allora nascere il termine “non professionistico” con l’unico obiettivo di distinguere la pratica sportiva che non rientra nel campo di applicazione della legge sul professionismo sportivo da quella dove, invece, viene applicato. e’ chiaro che la presunzione operata da tale disciplina sulla subordinazione del rapporto, realtà molto lontana da quella in cui operano gli attuali soggetti affiliati alla fipe, impone, di necessità, di parlare di attività non professionistica.
GUIDO MARTINELLI, avvocato, consulente della fipe, professore aggregato di legislazione sportiva presso l'università degli studi di ferrara, docente nazionale della scuola centrale dello sport del coni, è autore di diverse pubblicazioni in materia di diritto sportivo.
© Vanda Biffani
s&c (ita) n.2, Maggio-agosto 2012, pp. 85-86
Ma, come si diceva, ciò non significa attività fatta in modo dilettantistico, ossia senza professionalità, ma semplicemente attività nell’ambito della quale non operano le presunzioni sul lavoro sportivo introdotte dalla legge 91/81.
ecco, allora, che nulla vieta ad un istruttore, ad esempio, di operare “professionalmente” nell’ambito delle attività federali e, a tal fine, si porrà la necessità della sua adeguata formazione, compito che l’attuale vertice della federazione ha giustamente ritenuto prioritario.
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012
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S&C
MODE (DEL MOMENTO) E TENDENZE (NEL MEDIO-LUNGO PERIODO). OVVERO, DOVE VANNO SALUTE ED EFFICIENZA FISICA, QUANTO A PERCEZIONE E A PARERE DEGLI ESPERTI PASQUALE BELLOTTI E LUCA MARIN
il lavoro è firmato da walter r. thompson, ph.d., facsM, e si chiama proprio così: worldwide surveY of fitness trends for 2012, ovvero sondaggio mondiale sulle tendenze del fitness per il 2012. dunque, dove va il fitness (e, con esso, dove va la salute). gli addetti ai lavori e tutti gli esperti devono porsi la domanda perché significa poter indirizzare, consapevolmente (mi ripeto, lo so, ma devo invocare ancora una volta la necessità di una elevata cognizione di causa e di una specifica competenza in chi opera qui, come altrove) la propria attività professionale, ma anche la propria formazione, la propria specializzazione, la propria formazione continua. non si dice forse così?).
la rivista è di quelle che contano, che fanno cultura, che danno strumenti affidabili per operare. è una pubblicazione ufficiale dell’autorevole american college of sports Medicine (acsM), che si pone l’obiettivo di colmare i bisogni di informazione (e di formazione, aggiungerei) degli istruttori di fitness, dei personal trainer, dei manager, ma anche di tutte le altre categorie di addetti ai lavori e di professionisti del mondo del fitness. Missione della rivista è di “to promote and distribute accurate, unbiased, and authoritative information on health and fitness” (promuovere e diffondere conoscenze accurate, obiettive ed autorevoli sulla salute e sul fitness). con questo obiettivo dichiarato, essa cerca di coprire tutti gli aspetti della scienza e della ricerca sull’esercizio fisico, con i diversi possibili strumenti con cui scienza e ricerca si fanno e si promuovono.
l’autore dichiara inizialmente i tre obiettivi di apprendimento del sondaggio presentato: a. far comprendere esattamente la differenza tra andamenti/tendenze (trend) e mode passeggere (fad); b. Mostrare i trend mondiali delle attività industriali riferite alle sfere commerciale, aziendale, clinica (inclusa l’efficienza fisica di interesse medico), di efficienza fisica e salute comunitaria; c. Mostrare le opinioni esperte di speciali addetti ai lavori relativamente ai trend sull’efficienza fisica identificati per il 2012.
un trend viene perciò definito come “evoluzione o modificazione generale osservata in una situazione o in un comportamento delle persone” (http://dictionary.cambridge.org). in questa definizione, è interessante (oltre che fondamentale) l’inclusione della locuzione general development (che abbiamo reso come modificazione generale, ma che intendiamo anche come sviluppo generale), che si oppone alla “moda che viene fatta propria, assunta come comportamento con grande entusiasmo per un breve periodo”. quest’ultimo comportamento è un fad, che non fa parte, non è incluso nel sondaggio. in questo, beninteso.
il sondaggio del 2012 di cui ci occupiamo brevemente qui è stato strutturato sulla base di 37 possibili trend (sei di più rispetto al 2011): 25 risultanti come top trend dagli anni precedenti ed 11 trend emergenti (secondo gli editor della rivista). il sondaggio è stato strutturato utilizzando una scala tipo likert, andante dal valore più basso di 1 (minore probabilità di costituire una tendenza) al valore più elevato di 10 (maggiore probabilità di rappresentare una tendenza). al sondaggio, inviato a 18474 professionisti dell’efficienza fisica e della salute, hanno risposto – nel tempo consentito – 2620 aventi diritto (provenienti pressoché da ogni area continentale: asia, europa, australia, africa, nord america e sud america ed includenti esperti – tra gli altri – dagli stati uniti, australia, canada, cina, francia, germania, giappone, india, italia e russia).
(pasquale.bellotti@ fastwebnet.it; pasquale.bellotti@ unito.it),
medico, esperto di movimento e di allenamento, insegna attualmente etica e Bioetica dello sport a torino, nella suisM. Molti libri e molti articoli al suo attivo. è anche presidente de l’amàca onlus, associazione con numerosi progetti di assistenza e di supporto in africa (ed in italia):
www.amacaonlus.org
LUCA MARIN,
dottore in fisioterapia. docente presso il corso di laurea in scienze Motorie dell’università degli studi di pavia. docente e tecnico della federazione italiana pesistica. docente dell’associazion e italiana fisioterapisti. esperto della scuola regionale dello sport del coni.
presentiamo qui, ma solo per invogliare alla lettura integrale del sondaggio (un esempio da replicare da noi?), qui solo portato all’attenzione dei lettori, due illuminanti tabelle, quella dei migliori 10 trend mondiali (“top 10”) dal 2007 al 2011, con i relativi evidenti movimenti al loro interno nel passaggio degli anni (tabella n°1) e quella dei 20 trend mondiali. il sondaggio non finisce qui, naturalmente.
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 2 Maggio-Agosto 2012
s&c (ita) n.2, Maggio-agosto 2012, pp. 87-88
una passeggiata che mi sono concesso, qualche settimana fa, per le via di roma con luca Marin (collaboratore prezioso di questa rivista per addetti ai lavori italiani) mi ha portato anche il regalo di una importante informazione, l’aver saputo della apparizione nel vol.15, n°6 del 2011, pp.9-18, dell’acsM’s health & fitness Journal®, dei risultati del sondaggio per il 2012 relativamente ai trend dell’industria (ma che qui vuol dire anche degli interessi culturali e dei bisogni di formazione e di approfondimento degli addetti ai lavori), del fitness. questi risultati sono istruttivi e meritano di essere minimamente presentati, con il consiglio di prendersi il lavoro e di leggerselo con calma, in tutti i passaggi ed in tutte le argomentazioni. il lavoro è veramente istruttivo per tutti ed è fonte inesauribile, così appare, di pensieri e di azioni (questo primo capoverso si deve a p. Bellotti, per ovvie ragioni: parla in prima persona. di qui in avanti l’articolo è a quattro mani: Bellotti/Marin).
PASQUALE BELLOTTI
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