MANAGEMENT DELLO SPORT
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Si sintetizza la prima parte di un progetto di ricerca nato dall’esigenza di approfondire il tema della responsabilità sociale nelle organizzazioni sportive italiane con l’intento di constatare se essa possa costituire, per tali entità, una leva di differenziazione. La ricerca, i cui risultati saranno esposti nella seconda parte, ha visto protagonisti quattro soggetti sportivi scelti in quanto particolarmente sensibili alla tematica della responsabilità sociale e quindi potenziali narratori di uno scenario il più possibile “completo” dell’oggetto di studio (una società per azioni, una associazione riconosciuta senza scopo di lucro, una società consortile a responsabilità limitata, una società a responsabilità limitata) anche in virtù della titolarità di un bilancio sociale (Padova calcio e Federazione Motociclistica italiana) e di un codice etico (Maratona di Treviso e Pallacanestro Virtus Roma). Oltre alle modalità di diffusione della responsabilità sociale si tratta di verificare quali percorsi strutturali e strategici inducono le organizzazioni sportive italiane verso la sua valorizzazione in chiave competitiva e se esiste una coerenza tra la percezione della responsabilità sociale da parte del management sportivo e la sua concreta erogazione.
RESPONSABILITÀ SOCIALE E SPORT La responsabilità sociale nelle Organizzazioni sportive italiane: un modello d’indagine (parte prima)
SdS/Scuola dello Sport Anno XXIX n.87
Giovanni Esposito, Scuola dello sport, Roma
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GRANDI RISULTATI ESIGONO GRANDI ALLENATORI
ESPERIENZE
Lutz Nordmann, Accademia degli allenatori della Federazione sportiva olimpica tedesca, Colonia
Da molti anni non si può più pensare che si possano ottenere successi a livello nazionale o internazionale senza grandi allenatori o grandi allenatrici. Dietro ad atleti, atlete e squadre di successo troviamo sempre grandi allenatori, soprattutto quando ci si trova ai limiti della capacità di prestazione dell’uomo. La ricerca sui sistemi dello sport di alto livello tipici delle varie Nazioni conferma che il problema degli allenatori rappresenta uno dei fattori che determinano il livello dei risultati e la capacità di competere con le altre Nazioni. Ovviamente, il problema di avere allenatori che attraverso la loro attività ottengano prestazioni di livello elevato presenta anche dimensioni che non sono solo di politica sportiva e formativa, ma anche sociale, che però svolgono un ruolo secondario: si tratta piuttosto di chiarire più dettagliatamente quale sia il campo di attività dell’allenatore, il profilo dei suoi requisiti e le condizioni nelle quali lavora nella prassi. Si forniscono alcuni spunti di riflessione su quanto sarà necessario fare in futuro per aumentare l’efficacia del lavoro degli allenatori sia sul piano individuale di ogni singolo allenatore, sia sul piano organizzativo e strutturale delle Federazioni, dei Centri di preparazione olimpica e delle Società sportive.
SdS/Scuola dello Sport Anno XXIX n.86
Aspetti dell’attività di un allenatore di successo dal punto vista nazionale e internazionale
PSICOLOGIA DELLO SPORT
Alberto Cei, Università di Tor Vergata, Roma
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IL MENTAL COACHING nello SPORT di ALTO LIVELLO
La componente mentale della prestazione sportiva è uno degli aspetti che ne determina la qualità. Gli errori che gli atleti commettono hanno sempre una valenza tecnica o tattica ed è la mente che guida queste azioni e l’allenamento è la fase in cui s’impara e si affina questa capacità di “fare la cosa giusta” nei momenti che contano. Il mental coaching è un sistema che aiuta gli atleti a mettersi in questa condizione ottimale; è l’allenamento a sentirsi pronti non solo fisicamente ma anche mentalmente prima dell’inizio di una gara e a gestire l’evento agonistico nel modo migliore. Il sistema è stato introdotto agli inizi degli anni ’70 in Nord America, ma alcune sue tecniche erano già patrimonio della ricerca scientifica condotta in Europa. Gli allenatori sono i primi a valorizzare questo patrimonio umano e psicologico degli atleti, nonché l’atteggiamento motivazionale con il quale questi affrontano l’allenamento e le competizioni. In qualità di responsabili del gruppo svolgono quindi una funzione di leadership complessiva. Il mental coaching è un programma di allenamento sistematico e costante di abilità psicologiche e atteggiamenti mentali che possono essere: (a) di base, cioè non sono di pertinenza di un singolo sport, possono essere appresi già durante i primi anni dell’adolescenza e sono indipendenti dal livello di competenza dell’atleta; (b) di livello avanzato, cioè si riferiscono allo sviluppo di competenze che sono specifiche a seconda della disciplina praticata. Questo programma è svolto, in stretta collaborazione con l’allenatore, da parte di uno psicologo dello sport esperto in mental coaching.
SdS/Scuola dello Sport Anno XXIX n.87
L’allenamento sistematico e costante di abilità psicologiche e atteggiamenti mentali diretto a migliorare la prestazione sportiva
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METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO
Una analisi dei fattori che derminano la prestazione, la periodizzazione dell’allenamento e l’ottenimento della forma nello sci di fondo a livello internazionale (parte prima)
Eystein Enoksen, Istituto di scienze dello sport, Oslo; Fredrik Aukland, Swiss Ski, Berna; Edvard Harnes, Federazione degli allenatori d’atletica leggera norvegesi, Oslo
Dopo aver analizzato i fattori che determinano le prestazioni internazionali di alto livello nello sci di fondo si presenta la documentazione relativa all’allenamento di uno sciatore di fondo norvegese di alto livello durante un periodo di allenamento della durata di tre anni (1999-2002) e alla preparazione della durata di dieci settimane immediatamente precedente una competizione internazionale, nel 2005. I dati quantitativi sono stati ricavati da quelli riportati nei diari di allenamento dell’atleta.
SdS/Scuola dello Sport Anno XXIX n.87
IL MODELLO NORVEGESE D’ALLENAMENTO nello SCI DI FONDO
Linda Schücker, Istituto di scienza dello sport, Università Wilhelms della Westfalia, Münster, Norbert Hagenann, Settore Psicologia dello sport e società, Università di Kassel, Bernd Strass, Dipartimento di psicologia dello sport, Università Wilhelms della Westfalia
L’ORIENTAMENTO DELL’ATTENZIONE negli SPORT D’ENDURANCE
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Risultati delle ricerche e loro implicazioni pratiche Viene trattato il concetto di orientamento dell’attenzione negli sport di endurance e partendo dai precedenti lavori di ricerca su questo problema, si espongono e discutono i risultati degli studi recenti. Al centro della trattazione ci sono soprattutto le conoscenze che riguardano l’influenza diretta di strategie diverse di orientamento dell’attenzione sui parametri della prestazione di endurance e le loro implicazioni pratiche. Sono inoltre discussi alcuni problemi ancora aperti e alcune proposte che riguardano ulteriori ricerche e applicazioni pratiche. Si offrono ad allenatori e atleti stimoli per l’impostazione degli allenamenti e delle gare che riguardano la scelta di adeguate strategie attentive nei carichi di resistenza.
SdS/Scuola dello Sport Anno XXIX n.87
METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO
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SPORT GIOVANILE
Gudrun Fröhner, Istituto per la Scienza applicata all’allenamento, Lipsia
LA CAPACITÀ DI CARICO nello SPORT GIOVANILE Consigli medico-sportivi su come garantire la capacità di carico nello sport giovanile di alto livello. Ottava parte: la prevenzione negli sport di forza e forza rapida
SdS/Scuola dello Sport Anno XXIX n.87
Il tipo particolare di sollecitazione della muscolatura che troviamo negli sport di forza e forza rapida richiede non soltanto che si dedichi attenzione ad un continuo adattamento a lungo termine, ma anche a misure che integrino l’allenamento dirette a garantire una notevole capacità di attivare movimenti rapidi, molto potenti, precisi e privi di errori. Per conservare la capacità funzionale della muscolatura, delle articolazioni e anche del sistema nervoso sono particolarmente importanti tutti i metodi di recupero e ristabilimento della capacità di prestazione. Soprattutto nell’età evolutiva i criteri di riferimento per il controllo dell’allenamento e per garantire la capacità di carico sono rappresentati dallo stato di maturazione biologica e dalla costituzione fisica. Si forniscono alcune informazioni sintetiche il cui obiettivo è permettere a istruttori, allenatori e medici che assistono gli atleti di questi sport, di orientarsi rapidamente sui metodi e i mezzi che permettono di garantire la capacità di carico in essi.
MATCH ANALYSIS
Stefano D’Ottavio, Facoltà di Medicina e chirurgia, Corso di Laurea di base in Scienze motorie, Corso di Laurea specialistica in Scienze e tecniche dello sport, Università di Tor Vergata Roma, Federazione italiana gioco calcio; Nazzareno Tozzo, Facoltà di Medicina e chirurgia, Corso di Laurea di base in Scienze motorie, Università di Tor Vergata, Roma; Massimo Tell, Federazione italiana gioco calcio; Vincenzo Manzi, Facoltà di Medicina e chirurgia, Corso di Laurea di base in Scienze motorie, Università di Tor Vergata, Roma
MATCH ANALYSIS E SPORT DI SQUADRA
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Controllo delle relazioni tra qualità fisiche di giovani calciatori U14 valutate tramite test da campo e la prestazione fisica espressa in gara
In questa ricerca è stata studiata l’attività di gioco di giovani calciatori (n = 8, età 12,3 ± 0,5 anni, altezza 162,8 ± 3,3 cm e massa corporea pari a 54 ± 8,2 kg) appartenenti alla squadra A.S. Futbolclub (Roma, Italia). Nel corso dei quattro incontri i giocatori hanno percorso in media 5487 ± 624,8 m (range 4284,4-6221,1 m) di cui 1201 ± 515 m ad alta intensità (velocità >12,6 km · h-1) Nell’ambito del profilo degli sforzi condotti ad alta intensità, abbiamo rilevato una media di 25,4 ± 5,3 sprint (range 14-35) per gara disputata. Mettendo in relazione la prestazione fisica espressa in gara e le qualità fisiche valutate tramite test da campo è emersa una correlazione statisticamente significativa tra la distanza
percorsa nello Yo-Yo endurance test e la distanza totale percorsa durante la gara (r = 0,73; p<0,001) e tra la distanza percorsa nello Yo-Yo endurance test e la distanza percorsa in gara ad alta intensità (r = 0,70; p<0,05). Nessuna relazione statisticamente significativa è stata trovata tra l’indice di fatica (IF) calcolato nel test dell’RSA con la distanza percorsa ad alta intensità e il numero di sprint eseguiti durante la gara. I risultati ottenuti dall’indagine della prestazione di gioco comparati alle caratteristiche fisiologiche dei giocatori risultano uno strumento utile per l’individuazione di strategie per l’ottimizzazione della preparazione fisica e la selezione del talento.
SdS/Scuola dello Sport Anno XXIX n.87
FOTO CALZETTI & MARIUCCI EDITORI
Claudio Macchi, Università degli Studi di Firenze Nadia Carlomagno, Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, Napoli
SPORT E SOCIETÀ
L’ATTIVITÀ FISICA ADATTATA
SUL POSTO DI LAVORO
Concetto di sedentarietà, presupposti teorici e modelli didattici dell’attività fisica adattata in ambiente lavorativo (parte prima)
L’incremento della sedentarietà e dell’apporto calorico giornaliero, ha determinato un significativo aumento delle patologie ad esso correlate. Gli aspetti legati alle abitudini e agli stili di vita, con l’esercizio fisico in primo piano, sono divenuti un fondamentale strumento di intervento per il benessere psicofisico dell’individuo sano e per la prevenzione e la terapia delle patologie croniche. Il differente stato di salute di ciascun individuo impone la definizione di programmi di esercizio differenziati attraverso le attività fisiche adattate (AFA) che richiedono un protocollo
SdS/Scuola dello Sport Anno XXIX n.87
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FITNESS
L’UOVO di COLOMBO 63
Ovvero: come il movimento più naturale dell’uomo, camminare, può diventare il mezzo più semplice, economico e piacevole per mantenerne e svilupparne la salute fisica e psichica
Negli ultimi trenta anni, a cominciare dagli Stati Uniti, la pratica del “walking“ si è sempre più diffusa in fasce ampie di popolazione. Scopo di questo lavoro è analizzare, spiegare e divulgare gli effetti del camminare, “walking” (nell’accezione anglofona), come utile modalità di movimento per soggetti che sono alla ricerca del benessere psico-fisico e di uno stato di salute (fitness) attivo. In numerosi lavori scientifici che verranno presi in esame il “walking” è definito come lo strumento più idoneo, soprattutto per i soggetti in forte sovrappeso (obesi in particolare), a contrastare e a ridurre l’incidenza di: sovrappeso, malattie coronariche, ipertensione, sindrome metabolica, diabete, osteoporosi e depressione. È stata anche dimostrata la valenza positiva della pratica del “walking” per le donne durante la gravidanza. Dopo una iniziale trattazione storica di come l’uomo abbia utilizzato la camminata come forma di locomozione, verrà fatta una breve analisi biomeccanica del camminare. Dalla rassegna di diversi lavori scientifici verranno discussi i benefici prodotti dal camminare; fornite alcune indicazioni su come svolgere le sedute di allenamento e le tecniche sviluppate per far sì che un’attività quotidiana, come camminare, possa promuovere uno stato di salute nella società del XXI secolo.
SdS/Scuola dello Sport Anno XXIX n.87
Antonio La Torre, Dipartimento di Scienze dello Sport, Nutrizione e Salute, Università degli Studi, Milano; Matteo Bonato, Facoltà di Scienze Motorie, Università degli Studi, Milano; Mario Gulinelli, Scuola dello sport del Coni, Coni Servizi, Roma; Gaspare Pavei, Facoltà di Scienze Motorie, Università degli Studi, Milano