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Elaborato di ricerca sulla raccolta di esperienze progettuali per la definizione di strategie di intervento attuabili per il rinnovamento del Quartiere Satellite di Pioltello.

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a cura di Camilla Vertua


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L’elaborato si occupa della raccolta di una serie di casi studio, al fine di fornire delle indicazioni strategiche per un successivo progetto pilota sul Quartiere Satellite di Pioltello, sviluppato in ambito accademico attraverso il Programma di ricerca M.O.S.T. Migration Over the Satellite Town of Pioltello.1 Lo studio si è esteso nell’arco di due mesi di tirocinio in ambito universitario, sotto la supervisione del Professor Andrea Di Giovanni, coordinatore del suddetto programma di ricerca. Una prima fase di sopralluogo e di analisi dell’area ha permesso una conoscenza più approfondita della realtà complessa del Satellite, del palinsesto di culture da cui è formato, dell’immagine che ne hanno i suoi abitanti e le persone che risiedono nei suoi dintorni. Questo primo momento è stato fondamentale rispetto al nucleo vero e proprio dell’indagine: la ricerca di una serie di casi studio, diversi per scala e modalità d’azione, che affrontassero condizioni simili a quelle constatate all’interno del Satellite, allo scopo di individuare determinate mosse strategiche che, se assemblate tra loro, potessero restituire l’immagine di una più ampia azione progettuale coerente ed organica, sia per il rinnovamento del Quartiere, sia, più in generale, per i diversi contesti della periferia metropolitana milanese. La costruzione di questo quadro articolato di saperi ed esperienze intorno al tema della rivitalizzazione di aree di degrado in contesto periferico s’è, dunque, concretizzata in una serie di schede, raggruppate in quattro capitoli principali: • Dal piccolo al grande: interventi svolti alla scala architettonica con l’intento di attivare dinamiche urbane positive in un intorno più ampio; • Dal grande al piccolo: interventi che investono la scala urbana attraverso un approccio multi-disciplinare, che tratta parallelamente carattere architettonico e sociale del progetto. • Ipotesi progettuali: interventi sviluppati a livello accademico e che si occupano della proposta di idee progettuali su territori tutt’ora degradati; • Progetti temporanei: interventi che, proprio in virtù della loro durata limitata e di una conseguente maggiore libertà d’azione, sono in grado di innescare dinamiche sociali virtuose a carattere permanente.

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I singoli progetti sono stati raccolti all’interno di una struttura costante ma tuttavia flessibile, così da poter ritrovare, all’interno della complessità di ciascun caso, un filo conduttore comune, che portasse ad alcune considerazioni conclusive rispetto alle modalità d’azione da attuare nell’ambito del progetto pilota. L’elaborato non vuole, quindi, fornire una risposta definitiva e certa rispetto alle azioni da applicare sul Satellite: ogni progetto si deve confrontare col territorio in cui opera e con i suoi abitanti, e c’è un margine di possibilismo e di imprevisto che non si può prevedere in tal sede, in quanto presuppone una progettazione aperta. Si tratta, dunque, di indicazioni, di direzioni diverse, che cercano di rispondere a più domande: Da dove partire per l’attuazione di un progetto di rinnovamento urbano complesso, interdisciplinare, sul Quartiere Satellite? Come radicare un’identità di quartiere, che non coincida più col suo stigma da parte del resto della cittadinanza o con la sua natura di passaggio per chi lo abita? Come avviare dinamiche sociali di cooperazione e di partecipazione nel territorio, che ne scoprano le intrinseche potenzialità, avvilendo al contempo dinamiche negative già diffuse?2


Per saperne di più /

4 / Introduzione

1 http://www.mostpioltello.polimi.it/?page_id=45 2 Sono noti i problemi di ghettizzazione che il Quartiere Satellite ha conosciuto nel corso degli anni, legati ad un’alta concentrazione di popolazione immigrata, alla presenza di situazioni di subaffitto irregolare e, di conseguenza, di occupanti abusivi, ed all’esistenza di fenomeni di criminalità, che trovano riparo tra le mura degli alti palazzoni che lo contraddistinguono, soprattutto legati allo spaccio di droga. D’altro canto, però, nel quartiere operano anche diverse associazioni, che cercano di istaurare un dialogo proficuo col territorio: l’associazione musulmana El Huda, per esempio, che offre momenti di socializzazione alle donne musulmane, o l’associazione relAzioni che ha lo scopo di incrementare le capacità sociali delle donne del quartiere. Attività queste, che già promuovono dinamiche positive da poter fare, ora, emergere.


/ Introduzione La complessità della realtà fatta di singoli substrati del Quartiere Satellite e la necessità di rispondere a singole emergenze che, quotidianamente e puntualmente, definiscono il rapporto tra sistema sociale, urbano ed architettonico dell’area, ha portato ad una suddivisione dei casi studio attuata in base alla loro scala d’azione, al loro stato di fatto ed alla durata che essi comportano. Tra questi si menzionano sia casi di edilizia privata, che di edilizia pubblica. A tal proposito, la decisione di affrontare nel corso della ricerca anche progetti che vertono sul patrimonio residenziale pubblico è dipesa dall’effettiva mancanza di una letteratura organica rispetto al tema del rinnovamento architettonico-urbano sulla proprietà privata residenziale, a cui ha corrisposto la parallela constatazione per cui singole problematiche presenti in contesto residenziali e pubblici risultassero affini a quelle già evidenziate nell’ambito del Quartiere Satellite. Questo tipo di esperienze, dunque, è stato considerato rispetto non alla questione della proprietà, ma, per esempio, rispetto a singole questioni di interesse che ciascun progetto presentava: dall’intervento sullo spazio pubblico al tema della costruzione di un’economia locale. Questioni di scala: dal piccolo al grande Una delle prime distinzioni che è stato possibile constatare durante il periodo di ricerca dei casi studio è stata banalmente la loro scala d’azione, se agissero considerando prioritariamente la scala architettonica o quella urbana. Dal piccolo al grande o dal grande al piccolo? Quello che potrebbe sembrare un semplice gioco di parole, nasconde in realtà diverse priorità d’azione, che mantiene in entrambi i casi lo scopo principale, tuttavia, del rinnovamento urbano. Un progetto architettonico può, infatti, mirare non solo ad un aspetto compositivo dell’oggetto su cui va ad operare, ma anche ad un innesco consapevole di altre dinamiche di rinnovamento, questa volta a livello urbano. Si prenda ad esempio il progetto di rimodernamento di un Panelak dello Studio GutGut: un intervento di qualità, sviluppato a livello architettonico, all’interno di un contesto di degrado o di abbandono, può cambiare la percezione di un’intera area urbana migliorandola e può porre le basi per una maggior identificazione tra abitante e territorio. La constatazione, infatti, di un certo livello di cura e di interesse anche solo alla scala del singolo edificio, può essere avvertita come serotonina dall’organismo urbano, innescando nuove e più forti sinergie in un intorno più ampio. Dalla grande alla piccola scala: alcuni chiarimenti Allo stesso modo, progetti attuati a scala urbana potrebbero aver l’ambizione di incentivare, attraverso azioni diffuse a livello multidisciplinare, un sistema di buone pratiche che arrivi fino alla piccola scala, sia architettonica che socio-comportamentale. Questa seconda tipologia di intervento non si concentra sul singolo oggetto architettonico ma agisce nel territorio attraverso azioni diffuse ed interdisciplinari: progetti concreti di rinnovamento urbano si accompagnano ad altri a carattere sociale, mirati 5 / Introduzione


alla costruzione di una base comunitaria che si identifichi col territorio che abita e che di questo si prenda cura nel tempo. In tal caso, si presuppone un ampio arco temporale di attuazione del progetto, dal momento che gli scopi a cui tende, per quanto possano comportare cambiamenti radicali, si confrontano con una necessaria flessibilità e progressività d’azione. La scelta dell’una o dell’altra strategia, (partire dalla piccola scala per arrivare ad ambiti più vasti, o, al contrario, partire dall’urbano per giungere progressivamente alla dimensione dell’edificio), dipende, dunque, da diversi ordini di problemi e dalla disponibilità economica e di tempo che ogni progetto presuppone. Si tratta anche di una questione di sensibilità rispetto alla percezione del territorio, da un punto di vista sociale, urbanistico ed architettonico, su cui si ha l’intenzione di operare. Nello specifico, tra i progetti raccolti in questa seconda categoria che assume l’intervento urbano come prioritario, si possono distinguere esperienze che agiscono sul patrimonio strettamente pubblico, come nel caso italiano dei Contratti di Quartiere, ed altre la cui linea d’azione risulta più flessibile e che concerne anche l’eventuale dialogo con attori privati: si tratta delle esperienze maturate tramite il progetto europeo UrbAct e di quelle sviluppate nell’ambito del G124, organizzazione capeggiata da Renzo Piano, in veste di senatore a vita ed architetto. I Contratti di Quartiere rappresentano la più significativa linea di attività avviata dal Ministero (delle Infrastrutture e dei Trasporti) nell’ambito del recupero urbano a seguito della riconosciuta inadeguatezza di molti ambiti urbani per assenza di infrastrutture e ridotta qualità urbana.1 I progetti che ne sono parte, come, ad esempio, il progetto sul quartiere di Sant’Eusebio o su Gratosoglio, che a breve seguiranno, fanno particolare riferimento agli insediamenti di edilizia residenziale pubblica ed alternano interventi edilizi-urbanistici a misure orientate all’incremento occupazionale ed alla riduzione del disagio sociale. Rispetto alla questione della frammentazione della proprietà, spesso di ostacolo rispetto ad interventi di carattere urbano, emergono, in compenso, per la loro eccezionalità nelle modalità d’azione, due progetti: quello attuato sul complesso chiamato Garibaldi II, nei pressi di Bologna, e quello condotto in Calle Pirineus, a Santa Coloma de Gramanet. In entrambi i casi l’ente pubblico subentra e supera la sfera d’azione del privato: a Bologna attraverso l’acquisizione dell’intera area considerata particolarmente degradata, e a Santa Coloma attraverso l’imposizione di norme municipali radicali. In quest’ultimo caso l’intervento è stato possibile per via di UrbAct. Si tratta di un programma europeo co-finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e dagli Stati membri, nato con lo scopo di promuovere uno sviluppo urbano sostenibile mediante lo scambio di esperienze e la diffusione delle conoscenze 6/


tra città europee. 2 Esso ha lo scopo di realizzare strategie urbane integrate, fornendo, tramite soluzioni indicate volta per volta dai singoli progetti, un certo know-how, che si rafforzi progressivamente. Molti sono i progetti riportati nell’elaborato che fanno capo a questa esperienza, dove, in particolare, risulta d’interesse il ruolo che assume la cittadinanza e il dialogo con essa, a seconda delle diverse fasi di progetto, (si veda, a tal proposito, il progetto sui quartieri di Lageweg, ad Anversa o Garath, a Dusseldorf). Infine, il gruppo di lavoro G124 rappresenta una sorta di unicum italiano. L’organizzazione è capeggiata dall’architetto Renzo Piano che, una volta divenuto senatore a vita, ha deciso di costituire un’organizzazione di architetti, da lui personalmente finanziata attraverso lo stipendio da senatore, per la riqualificazione di determinate aree periferiche, ritenute particolarmente degradate. Si tratta in questo caso di progetti che, facendo leva su una serie di sistemi minori e di micro-progettualità già esistenti inizia a tessere le sue reti,3 attraverso quella che chiama un’ opera di rammendo. La peculiarità di questa modalità d’azione è dunque la sua capacità di individuare dinamiche positive pre-esistenti e già a contatto col territorio, al fine di renderle motori di innesco di un progetto urbano di maggiore intensità. Ipotesi progettuali: perchè considerarle? Una categoria a parte e che affronta la questione del rinnovamento parallelamente, sia a livello urbanistico che architettonico, è determinata dalle ipotesi di progetto elaborate in ambito accademico, nei casi di Taverna del Ferro e di San Francesco a Capodichino. Questi episodi, ad oggi ancora irrisolti, danno solamente una vaga idea di come in realtà il Quartiere Satellite di Pioltello non sia un unicum nel territorio italiano, intrinsecamente caratterizzato da situazioni di degrado locali che tuttavia troppo spesso non riescono ad emergere se non nel momento in cui la situazione risulta davvero critica. Esperienze temporanee, risvolti permanenti Infine, l’elaborato affronta delle esperienze a carattere temporaneo. Tale decisione è scaturita dal fatto che in molti casi piccoli interventi a durata limitata, puntuali o diffusi nel territorio, si sono resi valvola di innesco, portando all’attivazione di dinamiche sociali positive, e questa volta permanenti, ed al rinnovamento di interi tessuti urbani, (si guardi l’esperienza di Estonoesunsolar). Si distinguono, all’interno di questa categoria, da una parte progetti principalmente di gestione temporanea di spazi in disuso, che promuovono la costruzione di una rete sociale che si basi sul recupero pre-esistente, attraverso il dialogo tra attori diversi, per la realizzazione di una economia locale o di una nuova rete culturale (si tratta, tra gli altri, dei casi di Free Riga o ZZZ); dall’altra progetti più formali, agenti sullo spazio pubblico, puntuali o diffusi nel territorio e tra loro interconnessi. 7/


Si spera, dunque, che la lettura comprensiva di questi episodi, per quanto possano sembrare diversi, possa offrire spunti di riflessioni variegati e multi-disciplinari, e tuttavia coerenti, la cui somma abbia un valore olistico, per l’attuazione di un progetto pilota che sia in grado di innescare gradualmente dinamiche urbane positive e resistenti nel tempo.

Per saperne di piĂš / 1 http://www.mit.gov.it/mit/site.php?p=cm&o=vd&id=60 2 https://it.wikipedia.org/wiki/URBACT 3 Ilaria Pugliese, Mare di cambiamento. Analisi del progetto Mare Culturale Urbano per un dialogo tra architettura e contemporaneitĂ , Tesi di laurea triennale, Marco Biraghi (relatore), Carlo Gandolfi (co-relatore), Politecnico di Milano, 2017 8/


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/ Schede di progetto Sono di seguito riportate le schede di cui si è finora parlato, suddivise secondo le categorie già menzionate. Ognuna delle schede è caratterizzata da due parti fondamentali: una parte di natura nozionistica, volta ad identificare facilmente le caratteristiche di ciascun caso, ed una seconda, più estesa, di tipo descrittivo. La prima fornisce una prima breve e sintetica comprensione del caso, indicandone nome, autore, eventuali riconoscimenti, stato di fatto al momento dell’intervento e modalità d’azione prese in considerazione. Queste informazioni, di carattere oggettivo, sono, inoltre, messe in relazione al contesto del Satellite, per cui si indicano fattori di interesse rispetto a quest’ultimo e soluzioni progettuali che, partendo dal caso, potrebbero essere applicate sul Quartiere stesso. La parte descrittiva affronta in modo più esteso ciascun caso, fornendone una restituzione completa, dal contesto progettuale, alle mosse strategiche di progetto che si sono man mano susseguite, fino ad arrivare a due conclusioni distinte: una prima relativa al caso in sé, una seconda, che da questa prende le mosse, che affronta, invece, la relazione tra progetto analizzato e Quartiere Satellite. Si individuano, in tal modo, man mano, tutti gli ingredienti volti alla preparazione di un progetto pilota sul Quartiere.

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1/ Dal piccolo al grande In questo primo capitolo vengono raggruppati interventi svolti alla scala architettonica con l’intento di attivare dinamiche urbane positive in un intorno più ampio. Si riscontrano in tal sede progetti che operano su un singolo blocco edilizio, altri, come nel caso di Bronby Strand, dove la scala d’azione si fa più vasta, altri ancora, come nei casi di Block De Meidoorn e di Brandaris Zaandam, dove la dimensione ecologica e sostenibile assume un’importanza prioritaria. PROGETTI Intervento su un Panelàk Via Padova 36 Bronby Strand Parkerne Block De Meidoorn Brandaris Zaandam

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Rimavská Sobota

Attori GUT GUT Architects Programma Intervento di riqualificazione edilizia e dello spazio pubblico all’intorno; Riconoscimenti CE-ZA-AR 2014 (categoria “Edifici residenziali”) Stato di fatto: Completato, 2009-2014 Stato iniziale Mancanza di identificazione rispetto alla propria abitazione; Mancanza di permeabilità tra edificio e spazio pubblico; Mancanza di un adeguato spazio pubblico; Pensiero comune per cui all’idea di casa prefabbricata corrisponde un senso di bruttezza; Tagli degli appartamenti monotoni e ripetitivi, adatti a poche tipologie d’utenza. Obiettivi di progetto Recupero ed innovazione dell’edificio prefabbricato; Realizzazione di un adeguato spazio pubblico. Soluzioni adottate Interventi in facciata così da rendere l’aspetto dell’edificio più dinamico; Ricomposizione delle unità abitative al suo interno, più varie; Ristrutturazione dell’edificio storico curata nei dettagli e miglioramento energetico dello stesso; Apertura del piano terra dell’edificio, che si fa permeabile; Aggiunta di un ultimo piano contenente servizi.

Intervento su un Panelàk / Slovacchia Problematicità del contesto e scopi del progetto I blocchi di case prefabbricate tipici dell’area ex sovietica, cosiddetti Panelàk, caratterizzati da prefabbricazione, serialità distributiva e urbanistica, bassa qualità formale e realizzativa, divengono qui oggetto di un tentativo di riammodernamento, allo scopo di fornire un’alternativa rispetto alla volontà diffusa, seppur non economicamente sostenibile, di procedere ad una loro completa demolizione. In tal modo, studio GUTGUT si pone l’obiettivo di dimostrare all’intera cittadinanza un esempio di come questo tipo di complessi, simbolo tangibile di un passato che si ha la forte volontà di superare, possano oggi essere rivalutati e trasformati radicalmente. La strategia progettuale Da un punto di vista compositivo, il progetto ha lo scopo di deprivare l’edificio di quel suo tipico aspetto di unità prefabbricata. A tal scopo, dunque, sono attuate diverse semplici soluzioni al fine di rendere il complesso unico e diverso. Un blocco di cemento alleggerito enfatizza il nuovo ingresso principale, che conduce al piano terra. Quest’ultimo ospita servizi commerciali e pubblici, aprendosi in tal modo all’urbanità all’intorno, a cui è fisicamente collegato attraverso un giardino esterno. Trenta balconi, delle dimensioni di 2x2 m, movimentano, inoltre, la facciata e la rendono riconoscibile. All’interno del blocco gli appartamenti, prima piccoli e ripetitivi, vengono completamente ripensati, in modo da poter ospitare utenti dalle diverse necessità, promuovendo in tal modo anche una certa mixitè. A tal proposito, la tipologia di utenza viene scelta direttamente dal proprietario del blocco, che acquisisce così un ruolo di controllo.

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PROGETTI / Accompagnamento educativo attraverso il gioco urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo basate

sul

recupero

del

patrimonio

abitativo

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attivazione

Aspetti di interesse Attraverso l’elaborazione di un progetto apparentemente semplice, studio GUTGUT fornisce le basi per una rivalutazione di un edificio considerato ormai perduto e obsoleto. Elementi di sensibilità compositiva, quali l’inserimento dei piccoli balconi sparsi in facciata che si aprono al paesaggio, o la cura dei dettagli nei rivestimenti superficiali, sono specchio di una maggior attenzione nei confronti dell’individuo che abita quei blocchi, fino a quel momento trascurato rispetto ad una mera intenzione funzionalista. Nella stessa direzione si pongono anche le modifiche rispetto ai singoli tagli abitativi, ripensati in base alle esigenze odierne. L’apertura e la conseguente maggior permeabilità dell’edificio dà, inoltre, ai progettisti la possibilità di poter ripensare le connessioni esterne rispetto al suo intorno, così che complesso edilizio e spazio pubblico si susseguano in una soluzione di continuità.

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progettazione di spazi

/ attivazione di microeconomie di processi manutentivi diffusi.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Edilizia anni ‘60/’70, strutturalmente efficiente ma funzionalmente obsoleta Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Cura compositiva nella realizzazione degli interventi architettonici anche più effimeri; Tema dell’identificazione del proprio spazio abitato; Permeabilità ed apertura del blocco.

Uno sguardo sul Satellite I blocchi edilizi che contraddistinguono il Quartiere Satellite, come il caso appena analizzato, presentano fattori di criticità non solo a livello sociale, ma anche a livello architettonico, (questioni tra loro almeno in parte collegate). Spicca, in particolare, l’ esagerata prossimità tra gli altri blocchi edilizi, che danno adito ad uno spazio pubblico tra i condomini, buio e di scarsa qualità, oggi sotto utilizzato. Le recinzioni che lo circondano e lo delimitano interrompono, inoltre, una possibile continuità rispetto alla dimensione della strada, ponendosi in una condizione di completa introversione. A tal proposito, soprattutto, viene preso in considerazione questo progetto. Studio GUTGUT, infatti, attraverso il ripensamento del piano terra dell’edificio, promuove una sua riconnessione rispetto allo spazio pubblico, con cui si pone in completa soluzione di continuità. Nel Satellite l’eliminazione del suo confine di delimitazione tra esterno ed interno, potrebbe riflettere un principio di maggior apertura, da cui potrebbe scaturire anche un maggior contatto a livello sociale: l’innovazione, la creazione di economie locali, non dipende solo dai principi di un’ economia cosiddetta dell’agglomerazione, ma anche da una maggior possibilità d’incontro, favorita dalla presenza di strade e di estroversione rispetto all’urbanità circostante.

Per saperne di più /

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www.gutgut.sk www.perunanuovacasaitaliana.wordpress.com https://www.teknoring.com/news/restauro/rinnovamenti-edilizi-ilrecupero-di-un-panelak-dello-studio-gut-gut/ https://www.citylab.com/life/2019/11/neighborhood-populationdensity-cities-innovation-creativity/601258/


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Pianta piano tipo e piano terra e foto del blocco rinnovato


Milano

Attori Fondazione Housing Sociale Programma Intervento di riqualificazione edilizia e realizzazione di uno spazio commerciale (250 mq). 41 alloggi di cui 32 alloggi in locazione a canone calmierato. 6 alloggi in locazione a cooperative sociali aderenti ad Abitare Sociale Metropolitano. 3 alloggi destinati a famiglie consapevoli, Un residence sociale di 22 posti. Stato di fatto: Completato nel 2014 Stato iniziale Tensione sociale; Tagli degli appartamenti monotoni e ripetitivi, adatti a poche tipologie d’utenza. Obiettivi di progetto Recupero ed innovazione dell’edificio storico; Raggiungimento della mixitè sociale all’interno del condominio; Promozione di attività sociali, commerciali e culturali rivolte agli abitanti, aperto al quartiere e alla città; Promozione della nascita di nuove economie a scala locale. Soluzioni adottate Ristrutturazione dell’edificio storico curata nei dettagli e miglioramento energetico dello stesso; Ricomposizione delle unità abitative al suo interno, più varie; Introduzione di famiglie consapevoli all’interno del condominio; Introduzione di un’abitare collaborativo ed affiancamento dei nuovi inquilini nel processo di mobilità; Lancio di nuove attività commerciali.

Via Padova36 /Milano Problematicità del contesto e scopi del progetto L’area di progetto si trova a Milano, in un territorio diventato negli anni crocevia di migrazioni. Via Padova è una vecchia periferia da anni in trasformazione, costantemente divisa tra le opportunità generate da un forte livello di accessibilità rispetto al centro, e le frequenti tensioni tra popolazioni diverse, spesso emarginate, ed episodi di delinquenza. In questo contesto, il progetto di Via Padova 36 riguarda la ristrutturazione di un tipico palazzo d’epoca dei primi anni del ‘900 ad uso residenziale, opportunità progettuale attraverso cui coadiuvare una maggior apertura del complesso rispetto a via Padova e di via Padova rispetto al resto della città. La strategia progettuale L’edificio di via Padova 36, originariamente di proprietà della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, conta 5 piani, distribuiti su 4 corpi scala, mentre al piano terra ospita attività commerciali. Gli appartamenti si affacciano sul fronte strada o sui due cortili interni. L’iniziativa ha consentito il recupero dell’intero edificio, trasformandolo in una struttura accessibile, attrezzata e integrata, tenendo conto delle caratteristiche storiche del fabbricato e preservandone gli elementi decorativi. Il progetto ha portato alla realizzazione di alloggi di diverse dimensioni (monolocali, bilocali, trilocali e quadrilocali, aumentandone il numero) e l’inserimento di un residence sociale. I lavori di ristrutturazione hanno riguardato anche le facciate, i serramenti, i solai, il tetto, gli impianti di riscaldamento e l’installazione di ascensori per ciascuna scala. L’intervento ha permesso all’edificio di migliorare le proprie prestazioni energetiche, acquisendo la classe B Cened. La ristrutturazione dell’immobile è avvenuta in tre fasi per minimizzare il disagio dei residenti e tutelarne la salute e la sicurezza. Gli inquilini residenti sono stati accompagnati nel processo di mobilità e affiancati nella scelta dell’alloggio, nella sistemazione degli arredi e nelle fasi di trasloco. Per agevolare l’interazione tra gli abitanti storici e i nuovi, alcuni alloggi sono stati destinati a famiglie consapevoli, appositamente selezionate e formate, che costituiscono il punto di riferimento, relazione e incontro per gli inquilini e gli abitanti. Il progetto promuove inoltre un nuovo modello d’imprenditoria sociale attraverso due attività commerciali che rappresentano un’ulteriore occasione per promuovere socialità, integrazione e cultura.

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PROGETTI / Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi. Aspetti di interesse Il progetto pone l’attenzione rispetto alla questione delle politiche abitative e di gestione sociale. Di grande interesse sono, dunque, tutte quelle misure atte ad ottenere un alto livello di mixitè a livello sociale, e, nello specifico, la presenza di cosiddette famiglie consapevoli, promotrici di un cambiamento e guida rispetto ad obiettivi prefissati a livello progettuale. ViaPadova36 si propone, dunque, come luogo per la promozione di attività sociali, commerciali e culturali rivolte agli abitanti, aperto al quartiere e alla città, dove le diversità diventano ricchezza per facilitare la coesione sociale, ulteriormente facilititata dalla creazione di un’economia locale. Uno sguardo sul Satellite Gli edifici che fanno parte del Quartiere Satellite di Pioltello e il palazzo di Via Padova 36 sono chiaramente episodi architettonici molto diversi, ma le dinamiche sociali che li investono potrebbero essere considerate simili: si tratta in entrambi i casi di aree di passaggio, crogiolo di popolazioni diverse, dove non sempre la convivenza s’è resa facile e pacifica. Seppur, dunque, Via Padova36 giovi di un livello di accessibilità a livello urbano molto superiore rispetto a quello del Satellite, tuttavia i principi che questo progetto promuove potrebbero essere presi in considerazione per una riqualificazione dei blocchi che non punti ad un mero fine compositivo. L’introduzione di figure guida, promotrici di una visione di progetto integrata, (come quelle definite dalle cosiddette famiglie consapevoli), all’interno di una sorta di sistema gerarchico orizzontale composto dai cittadini di ogni singolo blocco, potrebbero fungere da coadiuvatori di una visione futura che si faccia in tal modo comune e condivisa, (e dunque visibile anche concretamente). Si tratta di un ruolo che, in realtà, data la scala d’azione del progetto pilota sul Satellite, potrebbe distribuirsi tra più enti esterni, investendo luoghi per la cultura come scuole o associazioni locali. Attraverso questi enti pubblici, inoltre, potrebbero iniziare ad insediarsi vere e proprie economie locali, che promuovano uno scambio culturale e di saperi che diventino finalmente vero e proprio motivo di ricchezza del Quartiere.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Crocevia di popolazioni diverse nel territorio milanese. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Strategia progettuale suddivisa in fasi distinte d’azione, per minimizzare il disagio dei residenti; Logica d’azione delle cosiddette famiglie consapevoli; Introduzione di imprenditoria sociale.

Per saperne di più: https://www.fhs.it/progetti/residenze/via-padova-36/ 19 / Dal piccolo...


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Cortina urbana e cortile interno del complesso di Via Padova 36


Copenhagen

Attori BCVA Programma Intervento di riqualificazione edilizia e dello spazio pubblico all’intorno. Superficie totale del sito: 700.000 mq Superficie costruita: 300.000 mq Riconoscimenti 1° premio del concorso su invito bandito dal Comune per il rinnovo dell’area Stato di fatto: In corso, 2014-2024

Stato iniziale Mancanza di un adeguato spazio pubblico; Collegamenti poco efficaci e segregati rispetto allo spazio pubblico; Degrado progressivo dei blocchi edificatori. Obiettivi di progetto Riattivazione dell’area e sua riconnesione rispetto al nucleo urbano. Soluzioni adottate Ridisegno delle vie di collegamento e degli spazi pubblici; Interventi in facciata per aumentarne le prestazioni energetiche.

Brondby Strand Parkerne / Copenhagen Problematicità del contesto e scopi del progetto Generalmente conosciuto col nome di Finger Plan per via della sua pianta lineare, Brondby Strand Parkerne è il più grande schema residenziale che sia stato realizzato durante l’espansione post-bellica della città di Copenhagen. In particolare, viene costruito tra il 1969 e il 1973 attraverso un approccio tardo moderno, che prevede l’utilizzo di tecniche di prefabbricazione. I plessi che ne fanno parte contano 2.900 unità residenziali modulari, e si susseguono lungo una striscia di terra della lunghezza complessiva di 2,5 km. Peculiare il modo in cui la circolazione sia stata all’epoca trattata, segregata all’interno di un’unica infrastruttura sotterranea onnicomprensiva, che oggi tuttavia, a distanza di quarant’anni, risulta piuttosto problematica, poichè non permette una facile fruizione dello spazio pubblico, che di conseguenza si presenta al momento degradato. Al fine di recuperare l’area in questione sia rispetto allo spazio pubblico che ai manufatti architettonici, il progetto tenta una sua riconnessione rispetto al contesto circostante, attraverso un completo ridisegno sia delle infrastrutture di collegamento che degli spazi all’intorno e dell’aspetto degli edifici. La strategia progettuale In primo luogo, il progetto definisce il ridisegno delle vie di connessione dell’area rispetto alle sue prossimità. A tal scopo, questo prevede la presenza di due vie differenziate a seconda della velocità di percorrenza, pedonale o ciclabile, attorno alle quali si vanno man mano a realizzare nuovi spazi verdi pubblici e nuovi blocchi edificatori che ospitano spazi commerciali e residenziali, densificando l’area. L’infrastruttura lineare si amplia, inoltre, in corrispondenza di quattro piazze pavimentate e completamente diverse l’una dall’altra, così da assumere un ruolo identificativo rispetto alle loro aree di competenza. In loro corrispondenza si collocano le fermate dei mezzi pubblici che collegano il complesso al centro città. In tal modo, questi spazi diventano hub, di passaggio per chi parte, e di sosta per chi arriva. Il progetto, infine, prevede una serie di interventi anche a livello dell’edificio. Le facciate e i rivestimenti di ciascun blocco, in particolare, vengono completamente ripensati, così da conferire alle unità prestazioni migliori da un punto di vista energetico, e un certo livello di individualità, che porti l’utente ad una sua identificazione rispetto al blocco che abita. Un ulteriore piano, destinato a servizi e spazi comuni, va inoltre ad essere aggiunto a ciascun edificio, mentre il piano terra si apre all’esterno, dando adito ad una lobby pubblica e permeabile.

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Pianta e sezione urbana del progetto


PROGETTI / Accompagnamento educativo attraverso urbani / formazione professionale ed inserimento basate

sul

recupero

del

patrimonio

abitativo

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il gioco /

progettazione di spazi

lavorativo / attivazione di microeconomie attivazione di processi manutentivi diffusi.

Aspetti di interesse Il progetto in questione risulta di interesse perchè si basa, prima di tutto, su una riconnessione del sito alla maglia urbana consolidata. Due lembi di uno stesso tessuto urbano vanno dunque ad essere ricollegati, dando adito in tal modo ad una trama più fitta e forte, che si concretizza attraverso il susseguirsi di una serie di spazi pubblici e nuovi servizi, che si realizzano in soluzione di continuità rispetto agli edifici stessi. E’ interessante, inoltre, la questione dell’identificazione del singolo rispetto alla sua abitazione, che in questo caso viene trattata attraverso un ripensamento della facciata, il cui nuovo rivestimento garantisce, inoltre, migliori prestazioni energetiche. Uno sguardo sul Satellite Il Quartiere Satellite e il progetto corrente sono sicuramente molto distanti tra loro, ma essi sono accomunati dalla loro distanza rispetto ai rispettivi nuclei urbani e dalla mancanza di infrastrutture di collegamento che possano sopperire a questa loro caratteristica. Il quartiere satellite, in particolare, dista circa trenta minuti a piedi dalla stazione e parte del percorso non risulta inserito all’interno di una maglia urbana consolidata. La maglia urbana del paese stesso di Pioltello, inoltre, sembrerebbe trovare nella sua peculiare linearità anche un grande ostacolo: essa si dimostra, infatti, particolarmente larga e talvolta slabbrata. La ferrovia, importante infrastruttura di collegamento rispetto a Milano, si isola rispetto al centro storico del paese, che, a sua volta, si distingue dall’area del Quartiere Satellite, più vicina al polo industriale che a quello urbano vero e proprio. Tra di essi, momenti di stasi urbana, (come il punto di attraversamento della Strada Provinciale SP103) potrebbero, poichè ancora poco definiti ed incerti, dunque fungere da nodi di riconnessione del territorio, promuovendo, in tal modo anche una ricongiunzione del Satellite all’apparato cittadino.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Edilizia anni ‘60/’70, costruita con tecniche di prefabbricazione; Marginalità del complesso rispetto all’agglomerato urbano vero e proprio. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Rivitalizzazione del sito attraverso una sua riconnessione rispetto alle infrastrutture principali e l’inserimento puntuale di spazi pubblici e servizi. Permeabilità ed apertura del blocco.

Per saperne di più: www.bcva.dk

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Block De Meidoorn /Weesp

Amsterdam

Attori Arch. Dick de Gunst, Arch. Hans van Heeswijk Team di progetto: Dick Floris, Mirjam Heijmann, Dick de Gunst, Hans van Heeswijk, Arjen Honig, Rinke Kluwer, Jeroen Rademaker Programma Riqualificazione edilizia di proprietà privata e miglioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio; Cliente: Woningcorporatie De Woningbouw, Weesp Stato di fatto: Completato, 2003-2006 Stato iniziale Aspetto del complesso degradato; Blocco edilizio fuori scala rispetto al suo intorno; Carenza di prestazioni energetiche. Obiettivi di progetto Miglioramento architettonico del fabbricato; Miglioramento delle sue prestazioni energetiche. Soluzioni adottate Integrazione di tecnologie l’efficacia energetica.

per

Problematicità del contesto e scopi del progetto Tra i mattoni e i ciottoli della piccola cittadina olandese di Weesp si ergono tre blocchi residenziali, che dominano il panorama all’intorno. Seppur di recente costruzione, gli edifici risalgono circa alla metà degli anni ‘60, nei primi anni 2000, per via di una situazione di degrado diffuso, si ipotizza una loro demolizione, che, tuttavia, viene infine respinta per via di problemi di ricollocamento delle persone che vi risiedevano. Si inizia, dunque, a pensare ad un progetto per il loro rinnovamento. La strategia progettuale L’intervento studiato dallo studio di Hans van Heeswijk viene scelto, nello specifico, perchè evita il dislocamento temporaneo dei residenti durante la fase di costruzione. Il rinnovamento, infatti, agisce a livello di involucro dell’edificio: una parete leggera di vetro si aggrappa al substrato esistente in cemento prefabbricato, procurando una maggior illuminazione e dilatando la superficie di pavimento interna. L’aspetto generale dei complessi viene ulteriormente alleggerito attraverso la sostituzione dei balconi in cemento con sottili profili di alluminio, assemblati direttamente in cantiere. La leggera inclinazione, inoltre, dei pannelli di vetro verticali permette al sole e alla ventilazione di entrare durante il periodo estivo.

24 / Dal piccolo...


PROGETTI / Accompagnamento educativo attraverso urbani / formazione professionale ed inserimento basate

sul

recupero

del

patrimonio

abitativo

/

il gioco /

progettazione di spazi

lavorativo / attivazione di microeconomie attivazione di processi manutentivi diffusi.

+ miglioramento delle prestazioni energetiche.

Aspetti di interesse Il progetto risulta d’interesse dal momento che viene attuata una soluzione sottile per sopperire a due motivi di criticità rispetto al tema del rinnovamento architettonico: da una parte il suo valore compositivo, dall’altra il suo impatto energetico. In tal modo, pur andando ad operare solo su una delle sue parti, il progetto opera una modifica sostanziale, che ne rinnova la percezione da parte di un’intera comunità. Uno sguardo sul Satellite I palazzi del Quartiere Satellite, come la maggior parte degli edifici costruiti 40 anni fa circa, necessiterebbero oggi di un intervento di riammodernamento, più o meno radicale a seconda dei casi. A tal proposito, l’intervento presentato offre una riflessione su quanto ogni parte dell’edificio possa essere importante per la sua rilettura complessiva da un punto di vista compositivo, nonchè per un suo miglioramento rispetto alle sue prestazioni energetiche, (fattore, soprattutto oggi, da non porre in secondo piano). Seppur, dunque, l’intervento in questione non possa essere interpretato letteralmente rispetto ad un progetto pilota sul Satellite, tuttavia il principio per cui anche piccoli accorgimenti possano fare la differenza, sia a livello compositivo che energetico dovrebbe essere mantenuto ed adottato.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Quartiere dormitorio di edilizia anni ‘60, strutturalmente efficiente ma funzionalmente obsoleta; Alta densità abitativa. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Rinnovamento architettonico del complesso combinato al miglioramento delle sue prestazioni energetiche; I residenti non vengono trasferiti durante il periodo di cantiere.

Per saperne di più: https://www.heeswijk.nl/projecten/meidoorn-weesp.html

25 / Dal piccolo...

Esploso assonometrico del progetto e foto del blocco rinnovato


Brandaris Zaandam /Zaandam

Amsterdam

Attori Arch. Hans van Heeswijk Team di progetto: Dick de Gunst, Stephanie Haumann, Hans van Heeswijk, Ton Span en Jochem van der Spek Programma Riqualificazione edilizia di proprietà privata; Numero di unità: 368 Cliente: Woningcorporatie Patrimonium Stato di fatto: Completato, 1997-2001 Stato iniziale Aspetto del complesso degradato; Carenza di prestazioni energetiche. Obiettivi di progetto Miglioramento architettonico del fabbricato; Miglioramento delle sue prestazioni energetiche. Soluzioni adottate Integrazione di tecnologie l’efficacia energetica.

per

Problematicità del contesto e scopi del progetto Brandaris è un enorme blocco residenziale della lunghezza di 360 m situato a ridosso dell’autostrada A8, nei pressi di Amsterdam. Sebbene i 36 appartamenti al suo interno presentino una distribuzione e delle metrature funzionali ed efficaci a prezzi convenienti, l’aspetto esterno del complesso nella sua totalità appare particolarmente degradato e di scarsa attrattività. Per questo, il progetto si pone l’obiettivo di conferire nuova identità all’edificio, partendo dai fattori di qualità già presenti. La strategia progettuale In particolare, il progetto di rinnovamento si articola in chiave energetica: oggi viene considerato un modello per la generazione di energia all’interno di edifici pre-esistenti. Un collettore solare di un’area di 750 mq va ad essere istallato sul tetto: questo provvede al rifornimento di acqua calda dell’intero edificio e al suo completo riscaldamento. Da un punto di vista compositivo, inoltre, l’attenzione dell’osservatore viene catturata dalla presenza di un padiglione vetrato in corrispondenza del tetto, una sorta di hub per i residenti. Ulteriori piccole aggiunte sono portate a termine in corrispondenza dei vani scala e delle entrate, in entrambi i casi enfatizzati e resi visibili, così da stravolgere la monotonia dell’edificio. Lo spazio pubblico, infine, viene completamente ridisegnato, in modo che si ponga in soluzione di continuità rispetto all’edificio stesso.

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PROGETTI / Accompagnamento educativo attraverso urbani / formazione professionale ed inserimento basate

sul

recupero

del

patrimonio

abitativo

/

il gioco /

progettazione di spazi

lavorativo / attivazione di microeconomie attivazione di processi manutentivi diffusi.

+ miglioramento delle prestazioni energetiche.

Aspetti di interesse Il complesso di Brandaris, a differenza di altri progetti già visti in precedenza, non prevede il completo stravolgimento dell’esistente: la composizione tipologica al suo interno rimane la stessa e gli interventi anche a livello urbano non si dimostrano particolarmente dispendiosi. E’ interessante però notare come in questo caso miglioramento compositivo e delle prestazioni energetiche dell’edificio si vadano combinando e siano funzionali l’uno all’altro. E’ necessario, infatti, che il fattore energetico, venga tenuto in considerazione, dati i tempi per cui la questione climatica ha raggiunto livelli emergenziali e necessita di essere adeguatamente affrontata. Uno sguardo sul Satellite Anche nel contesto di rinnovamento architettonico del Quartiere Satellite il fattore energetico non dovrebbe essere di secondo piano. Le sue prestazioni sotto questo punto di vista potrebbero essere incrementate da un diverso tipo di rivestimento in facciata, che potrebbe forse semplicemente sovrapporsi alla pre-esistentte o dall’inserimento di pannelli solari in corrispondenza del suo tetto piano. Si tratta di soluzioni banali, ma che, se parte di un progetto di maggior complessità e completezza, potrebbero farsi interessanti anche compositivamente.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Frammentazione della proprietà, (ogni individuo possiede un appartamento); Quartiere dormitorio di edilizia anni ‘60-‘70. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Rinnovamento architettonico del complesso combinato al miglioramento delle sue prestazioni energetiche;

Per saperne di più: https://www.flickr.com/photos/de_kist/33619892036/in/photostream/ https://www.heeswijk.nl/projecten/brandaris-zaandam.html

27 / Dal piccolo...

Esploso assonometrico del progetto e vista dall’autostrada del blocco rinnovato


28 / Dal grande...


2/ Dal grande al piccolo Vengono qui presentati una serie di interventi che investono la scala urbana attraverso un approccio multi-disciplinare, che tratta parallelamente carattere architettonico e sociale del progetto. Questi vengono suddivisi a seconda dei diversi enti finanziatori e promotori del progetto, già descritti nella prima parte dell’elaborato. Si distinguono, infatti, i programmi di UrbAct, di G124 e dei Contratti di Quartiere. Successivamente, vengono presentate altre esperienze isolate, ma di ugual interesse, in ordine cronologico: si tratta dei casi di La Mina, del Quartiere Garibaldi II e del Centro Ricerche Mammut. PROGRAMMA URBACT Step by step Lageweg Garath 2.0 Rath Calle Pirineus

30-33 34-37 38-41 42-43 44-45

PROGRAMMA G124 Buone azioni per Librino Borgata Vittoria

46-47 48-51

PROGRAMMA CONTRATTI DI QUARTIERE Sant’Eusebio Quartiere Gratosoglio Ponte Lambro

52-55 56-59 60-63

PROGETTI ISOLATI La Mina Progetto ad Aigues Douces Quartiere Garibaldi 2 Cité Tony Garnier Centro ricerche Mammut

64-67 68-71 72-75 76-79 80-81

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Napoli

Attori Municipalità di Casoria; Progetto Sub>Urban: Francesco Frulio, Salvatore Napolitano, Annie Attademo, Enrico Formato. Programma Riattivazione del contesto urbano attraverso l’applicazione di un Programma Operativo flessibile. Stato di fatto: Completato nel 2013 Stato iniziale Presenza di centri commerciali, oggi in crisi; Popolazione in declino; Ridimensionamento dei servizi; Presenza di interi edifici abusivi, non previsti dal Piano Regolatore; Alto tasso di disoccupazione; Presenza di diverse aree industriali dismesse; Conflitti a livello politico-sociale. Obiettivi di progetto Riqualificazione progressiva dell’area. Soluzioni adottate Adozione di un Piano Strategico flessibile, che stabilisca dei punti fissi, pur lasciando un alto grado di libertà decisionale, così da essere adattabile ad ogni situazione.

Step by step /Casoria Problematicità del contesto e scopi del progetto Casoria è una piccola città nei dintorni di Napoli che conta circa 80.000 abitanti. Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale ha sperimentato un alto incremento demografico, dovuto soprattutto alla presenza di diverse fabbriche nell’area. Oggi, tuttavia, Casoria è in crisi: le fabbriche sono state dismesse, lasciando spazio a grandi vuoti urbani; i centri commerciali dell’area sopravvivono a stento; la popolazione è in declino, mentre il tasso di disoccupazione è alto, pari al 30% della popolazione attiva. Persino da un punto di vista urbanistico, la città s’è andata sviluppando in modo illogico, con la costruzione abusiva di interi complessi edilizi, che frammentano il territorio. Date le premesse, nel 2013 la Municipalità s’è attivata per promuovere l’attuazione di un nuovo Piano Urbano. La strategia progettuale Il piano preso in considerazione è fatto per essere flessibile e adattabile a seconda dei dversi casi che nel tempo si potrebbero manifestare. In particolare, si compone di una struttura rigida, una sorta di cornice, il Piano Strutturale, che inquadra una serie di mosse possibili, definibili più specificatamente a seconda delle risorse disponibili volta per volta. In un primo tempo, la strategia si focalizza su azioni puntuali e a piccola scala: una sorta di infiltrazione urbana, che agisce nelle parti più recondite del problema, per poi ampliare lo sguardo, arrivando ad una pianificazione di più ampio respiro. Si tratta, per esempio, della riqualificazione di spazi pubblici, di strade pedonali: piccoli interventi visibili, che portano la popolazione a dare fiducia all’Amministrazione locale. A quel punto, prendono avvio trasformazioni più complesse. Al fine, inoltre, di non rendere un sistema flessibile facilmente corruttibile, si propone una negoziazione trasparente con gli enti privati, aperta alla popolazione. Nello specifico, i proprietari delle ex fabbriche saranno tenuti a cedere temporaneamente i loro terreni per usi pubblici. Un’interessante fase del progetto è quella, inoltre, che si propone la costruzione di una comunità: The strenght of the Casoria team is that they are focussed on building a community before they’re building a city1. A questo scopo vengono coinvolte diverse professionalità, come un facilitatore o uno psicologo di comunità; viene fatta informazione rispetto allo stato di fatto del processo, sia tramite mail che attraverso informative cartacee; vengono organizzati degli incontri a scopo illustrativo, all’interno di location di particolare interesse, come il Museo di Arte Moderna, e dei tour in bicicletta o a piedi all’interno della cittadina.

30 / Dal grande...


PROGRAMMA URBACT / Accompagnamento educativo attraverso di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento

il gioco /

progettazione

lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

+ coinvolgimento della popolazione

Aspetti di interesse Il progetto di Casoria risulta di interesse per il metodo pianificatorio su cui si basa. In primo luogo, le tempistiche: si tratta di un progetto che si costruisce nel lungo periodo, attraverso azioni ponderate e studiate, che si confrontino con la realtà sociale e finanziaria presente in ciascun momento. Proprio per questo, anche la struttura pianificatoria si rende più flessibile, ma non per questo blanda: interessante la scelta di attuare prima piccoli cambiamenti visibili e concreti al fine di guadagnarsi la fiducia della popolazione residente. Una strategia condotta nel lungo periodo dà anche la possibilità di agire su più fronti, soprattutto su quello comunitario: la riattivazione degli spazi può avvenire tramite progetti simultanei, ma il suo mantenimento dipende dalla consapevolezza delle persone che questi spazi li vivono quotidianamente.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Alto tasso di disoccupazione (30% della popolazione attiva a Casoria, 8,8% a Pioltello); Collegamenti inefficaci. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Rinnovamento del quartiere, prima di tutto a livello sociale con la costruzione di una comunità; Pianificazione flessibile, adattabile, non pianificata.

Uno sguardo sul Satellite Nel caso del Quartiere Pioltello, proprio il coinvolgimento dei suoi abitanti, attraverso l’organizzazione di eventi, come quelli illustrati dal progetto corrente, potrebbero portare ad una loro affezione nei confronti dell’area, e ad una loro volontà di prendersene cura. Attraverso una prima riattivazione degli spazi pubblici, delle vie di connessione pedonali, l’azione della Municipalità potrebbe farsi visibile, facendo sentire meno abbandonata l’intera comunità del Quartiere. In generale, si suggerisce l’attuazione di un piano strutturale, quale quello indicato da questo progetto, diviso per fasi pre-determinate, ma tuttavia flessibile ed adattabile a seconda dei casi.

Per saperne di più: 1. Sub>urban. Reinventing the fringe, Book of ideas. Reinventing the fringe. Transforming planning. Transnational exchange meeting Antwerp /June 29July1st 2016, p.17 Sub>urban. Reinventing the fringe, Are you working on your fringe?, pp.33-35, Die Keure, Belgium Anna Attademo ed Enrico Formato (a cura di), Fringe Shifts. Nuove forme di pianificazione per urbanità in transizione, List Lab, 2018, Milano 31 / Dal grande...


32 / Dal grande...


e fringe

tep lab

to, Architect and PhD Planning, University

e Naples metropolt 80,000 inhabitmassive demographic nd World War, on of industries e main city and

n crisis. Several ted their factories, es are struggling, office space and t back. In addition, ecline, unemploynd citizens are f public policies. s were built in way; moreover, nts and warehouses ontravention of the Deep political and o far hindered the nfield sites.

9

Step by step strategy Real transformation projects are essential for the success of the planned activities. That is why the strategy starts with smallscale actions: temporary public uses of abandoned lands, massive planting of trees and hedges, and steady redesign of pedestrian, cycling and ecological paths. This first steps show direct results which builds the trust of citizens in the local government. At the same time it is a learning experience for the city offices, the politicians and the participating citizens.

Gradually the step by step strategy moves forward to more complex transformations: the redevelopment of brownfields, the renewal of high-density urban areas and the restoration of historical settlements. The process of clarifying town planning rules must take place within the framework of a transparent negotiation: it will be conducted in a ‘public arena’, open to citizens and associations, so that urban flexibility cannot generate corrupt processes. To start negotiations, private  »

sub>urban. Reinventing the fringe Step by step from small scale actions in public domain to renewal of entire areas

n for Casoria administration hnical office to draft onsultation with ed by the city council ame year – is based ork (Structural that can be flexibly onal Programmes, conditions and urable. nal Programme oned, underutieas – the so-called ng the major oss the territory. tescapes to push the . In this case a large yground, additional ension in 2025 will f the entire municange the urban So, especially in the ants and stakeholdn-grey settlement onverted into a

Urban transformation by guerrilla gardening in the Michelangelo Park, Casoria

desire that drives political and economic forces and citizens towards a possible and noticeable improvement in the situation in the long term.

33 / Dal grande...

Can you tell us something more about this method of ‘joint construction’? For landscape designers, the challenge posed by joint construction is to take on board the complexity of a group’s relationship to the space in question. This approach of working together has been developed over a period of twenty years, in extremely diverse situations, by Atelier Coloco. The idea of the Commons and the spatial form it takes, are constantly redefined through collective action. There

and socially difficult to integrate existing the space. The mana resources and potential assets into these tenance needs are ba processes. The possibility of generating implementation of th or nourishing social and ecological dyinspire all concerned namics must be taken into account from effort and so reduce the beginning, so that they can live on consideration in citie independently afterwards. Taking living The success of a phenomena into account is more complex on the way in which a than dealing with supposedly objective beings become respo quantifiable economic and technical the place and its enri criteria. The success of and demand for succeeded in convey our work shows that there is a growing degliopportunity to impro Spiegazione step di understanding of the need to work ‘with’ a space, then the bes progetto e assonometria the resources, rather than against them. A can be achieved dell’intervento. destra, un and be success episodio di guerrillatherefore gardening By co-designing a park with designer, the image of the plac users and maintenance staff on the one rary questions, certa


Anversa

Attori Municipalità di Anversa; Progetto Sub>Urban: Machteld Bosschaerts, Michael Fleurbay, Isabel Michielsen, Isabelle Verhaert, Gordan Cengic, Pieter Beck; Programma Programma di riattivazione urbana.

Stato iniziale Stigmatizzazione dell’area; Occupazione abusiva degli spazi residenziali; Infiltrazione di piccola criminalità; Mancanza di verde pubblico; Difficile dialogo con gli enti privati; Presenza di diverse fabbriche, ormai inutilizzate. Stato di fatto: In corso Obiettivi di progetto Facilitazione del processo di trasformazione dell’area, voluto dalla Municipalità, in un quartiere ibrido e di qualità. Soluzioni adottate Coordinamento delle parti interessate (proprietari, possibili investitori e nuovi utilizzatori); Tavoli di dialogo con gli enti privati e ricerca di un obiettivo comune sia al pubblico che al privato; Dialogo costante tra pianificazione e analisi dei bisogni.

Lageweg /Anversa Problematicità del contesto e scopi del progetto L’area si trova in una frangia urbana periferica di Anversa, una fringe formatasi a fronte di uno sviluppo incoerente della città, legato alla sua crescita economica. Oggi questi territori sono spesso caratterizzati dalla presenza di grandi vuoti urbani, prevalentemente ex-fabbriche, e da una condizione di diffuso degrado, che spesso le isola rispetto al resto dell’apparato cittadino. L’area in questione, in aggiunta, è formata da una costellazione di proprietà differenti, fattore che ostacola la realizzazione di un progetto urbano di ampio respiro, per via, principalmente, di una mancanza di interessi comuni tra pubblico e privato. Si constata, infine, una mancanza di relazione sociale tra gli utenti del territorio ed i suoi abitanti. A fronte di tali questioni, il progetto si pone lo scopo di facilitare quel processo di trasformazione che già si sta verificando nel territorio con la realizzazione di un quartiere ibrido, (che ospiti appartamenti a diverso canone, settore manifatturiero, più servizi pubblici...) e con la promozione di un economia di tipo circolare, a sostituzione del business ad oggi presente. La strategia progettuale Dal momento che l’area si presenta frammentata rispetto alla questione della proprietà, si va definendo un metodo pianificatorio alternativo, che differentemente da quello tradizionale, basato sull’espropriazione dei singoli terreni privati e sull’applicazione di un disegno predefinito, va formandosi in collaborazione con le diverse parti coinvolte, attraverso un procedimento Co-creativo. In tal modo, tutte le parti coinvolte, sia pubbliche che private, si rendono co-responsabili del progetto, che combina alternativamente fasi di dialogo e fasi di vera e propria pianificazione, al fine di definire degli obiettivi comuni, per cui, gli stessi privati vadano oltre il proprio mero interesse, per approdare al raggiungimento di uno scopo collettivo. A tal fine, il metodo pianificatorio si compone di cinque fasi consecutive. Un primo momento di dialogo e confronto definisce gli obiettivi comuni, spostando l’attenzione del privato sull’interesse collettivo dell’area e sui fini del progetto stesso. Successivamente si inizia l’elaborazione di un disegno pianificatorio partecipato, che generi fiducia reciproca all’interno del gruppo; Si passa, dunque, ad una terza fase di sopralluogo, che colleghi l’esperienza del luogo all’immaginazione di alcuni tra i suoi possibili sviluppi. A questo punto, la collaborazione dei diversi enti privati al progetto viene formalizzata, attraverso una vera e propria dichiarazione di intenti, per cui si verifica il passaggio da un coinvolgimento ricettivo ad un coinvolgimento attivo. L’ultima fase di pianificazione riguarda, infine, l’iterazione del modello, attraverso l’elaborazione di un modello di calcolo spaziale e finanziario.

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PROGRAMMA URBACT / Accompagnamento educativo attraverso di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento

il gioco /

progettazione

lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

+ progettazione partecipata

Aspetti di interesse L’esperienza di Lageweg è di interesse perchè affronta prioritariamente la questione della frammentazione della proprietà a scala urbana, uno dei principali ostacoli per la realizzazione di un progetto integrato e coerente dell’area. In particolare, si nota una sorta di improvvisazione procedurale controllata, nel senso che, seppur tutte le fasi di pianificazione siano chiare e definite, non così risulta il progetto vero e proprio, che va costruendosi fase per fase insieme ad abitanti e singoli proprietari, al fine di non generare tensioni successive, che potrebbero essere ben più destabilizzanti, soprattutto in un contesto in trasformazione. Uno sguardo sul Satellite Uno dei principali ostacoli ad un intervento urbanistico organico ed integrato sul Quartiere Satellite è, per l’appunto, la presenza di molteplici proprietari. La scala della proprietà è, in tal caso, diversa rispetto a quella di questo progetto, ma rimane costante l’importanza di un dialogo tra abitanti e progettisti che possa essere, per quanto possa essere faticoso, infine proficuo al fine di non incappare in situazioni di tensione successive. Questo processo potrebbe essere messo in moto all’interno del Quartiere attraverso eventi temporanei che coinvolgano la comunità e che potrebbero interessare anche le scuole o i centri sportivi più prossimi. In tal modo, si potrebbe anche procedere ad una prima modifica dello spazio pubblico, in quanto vissuto in senso conviviale e non solo di passaggio. A tal proposito, è giusto dire che la scheda di progetto presentata sul sito del Comune di Pioltello illustra la volontà di attuare azioni di questo tipo. Importante, in un’area che ha conosciuto nel tempo l’infiltrazione di dinamiche mafiose, risulterebbe anche il ruolo dell’informazione, che dovrebbe essere chiara e periodica.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Stato di stigmatizzazione dell’area da parte della cittadinanza; Presenza di episodi di morosità; Presenza di piccola e diffusa criminalità; Frammentazione della proprietà, (ogni individuo possiede un appartamento). Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Nuove forme di pianificazione principalmente basate sul costante confronto con gli enti privati; Pianificazione non pianificata.

Per saperne di più: Sub>urban. Reinventing the fringe, Book of ideas. Reinventing the fringe. Transforming planning. Transnational exchange meeting Antwerp /June 29- July1st 2016, p.17 Sub>urban. Reinventing the fringe, Are you working on your fringe?, pp.33-35, Die Keure, Belgium Anna Attademo ed Enrico Formato (a cura di), Fringe Shifts. Nuove forme di pianificazione per urbanità in transizione, List Lab, 2018, Milano Mattia Ruffoni, Insediamento e sviluppo delle organizzazioni mafiose nella martesana. Il caso di Pioltello, Prof. Fernando dalla Chiesa (a cura di), Corso di laurea in Scienze Politiche Economiche e Sociali, Università degli Studi di Milano, a.a. 2015-2016

h t t p : / / w w w. c o m u n e . p i o l t e l l o . m i . i t / Po r t a l e N e t / p o r t a l e / CadmoDriver_s_145117

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https://urbact.eu/sites/default/files/media/antwerp_gebundeld.pdf


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spatial phenomena of Flanders. Large parts of this fringe were built after World War II and are now in need of an physical upgrade. The lifespan of buildings and public space is exceeded and moreover climate change forces us to adapt our built existing built environment to new challenges. However, spatial conditions and scales apply in this area to completely different ways of planning than in the inner city. Ownership of most of the land private and therefore very fragmented. New instruments and approaches are needed to implement the urban renewal process. With the IAP, the city of Antwerp developed an integral spatial vision on how to transform the 20thcentury belt to accommodate future growth within the 20th-century belt. Prognoses of the population show that Antwerp will keep on growing the next decades. The city is in need of new housing but also in need of extra amenities and workplaces. In chapter 5 we describe the general transformation of the fringe. In the box below we describe the characteristics of the whole fringe.

Antwerp Fringe: situation

3

di

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Identificazione dell’area Fringe ad Anversa


Dusseldorf

Attori Municipalità di Dusseldorf; Progetto Sub>Urban: Elisabeth Bach e Andreas Schmidt. Programma Riqualificazione edilizia e dello spazio pubblico; ecologia, trasporti, integrazione sociale, educazione, cultura, salute, economia locale, rilancio dell’immagine dell’area; Il progetto fa parte di un più ampio programma di riqualificazione della periferia di Dusseldorf chiamato Social City Program, che, infatti, finanzia due terzi dell’intervento. La restante parte di finanziamento è coperta, invece, dal progetto congiunto tra l’Organizzazione per lo Sviluppo Regionale Europeo ed i Fondi Sociali Europei per aree svantaggiate Strong Neighbourhoods - Strong People. Stato di fatto: In corso, dal 2012 Stato iniziale Mancanza di spazi verdi e servizi pubblici; Concentrazione di problemi sociali. Obiettivi di progetto Definizione di una strategia di cooperazione; Inclusione sociale. Soluzioni adottate Organizzazione di un metodo di partecipazione gerarchico, composto da un comitato direttivo, (sindaco, vicesindaco, assessori), da un gruppo di lavoro, da un team locale e da un comitato consultivo, (formato dai membri del consiglio di zona); Operazione di Neighborhood branding, al fine di offrire una visione futura del quartiere.

Garath 2.0 /Dusseldorf Problematicità del contesto e scopi del progetto Garath è un tipico distretto di edilizia residenziale costruito tra gli anni ‘60’70, come quartiere satellite della città di Dusseldorf. Oggi l’area si trova ad affrontare specifiche situazioni di disagio: un alto tasso di disoccupazione si accompagna ad un abbassamento dei prezzi di affitto dell’area, con la conseguente concentrazione del problema sociale. Mancano, inoltre, spazi pubblici adeguati alla domanda corrente. A tal proposito, la Municipalità di Dusseldorf, già impegnata in un più ampio programma di rinnovamento urbano riguardante la fringe della città, propone un metodo di pianificazione più o meno partecipato, a seconda delle fasi di progetto, attraverso cui promuovere una maggior inclusione sociale. L’intervento si qualifica quale progetto pilota rispetto ad una strategia di pianificazione inter-disciplinare ed inter-istituzionale che potrebbe successivamente interessare anche altri distretti di Dusseldorf. La strategia progettuale Il processo pianificatorio può essere suddiviso in tre punti diversi: prima di tutto vanno ad essere definiti i ruoli dei singoli attori che partecipano al progetto. A tal proposito, viene eletto un comitato direttivo, (sindaco, vicesindaco, assessori), un gruppo di lavoro, un team locale e un comitato consultivo, (formato dai membri del consiglio di zona). Successivamente, si individuano nello specifico le principali necessità espresse da parte della popolazione; vengono quindi organizzati incontri, eventi ricreativi, interviste con le istituzioni e sessioni di workshops, rivolti a tutte le generazioni. Infine, si prevede un momento di sopralluogo, in cui tutti i dati raccolti vanno ad essere sintetizzati. Particolare rilievo viene dato all’operazione cosiddetta di Neighborhood Branding, progetto che ha lo scopo di mappare una percezione condivisa di quale potrebbe essere il futuro della città.

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PROGRAMMA URBACT / Accompagnamento educativo attraverso di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento

il gioco /

progettazione

lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

+ progettazione partecipata

Aspetti di interesse Il progetto sul quartiere di Garath risulta particolarmente interessante per via dell’approccio di progettazione urbana innovativo che cerca di attuare, non solo attraverso il costante confronto tra diverse discipline ed enti istituzionali, ma anche attraverso il dialogo con gli abitanti stessi, che diventano parte del progetto vero e proprio. E’ rilevante soprattutto il concetto di Neighborhood Branding, attraverso cui si cerca di realizzare uno scopo comune, in tal modo maggiormente verificabile. Uno sguardo sul Satellite Il Quartiere Satellite presenta al suo interno diversi attori, diverse gerarchie, (più o meno lecite), con cui il progetto dovrà necessariamente confrontarsi. Proprio per questo, il concetto di Neighborhood Branding dovrebbe in tal caso essere correlato ad una scelta oculata di determinati interlocutori, ossia la popolazione residente che vive passivamente il Satellite e che al suo interno assume minor potere decisionale. Non si tratta solo di gruppi etnici di maggiore o minor forza all’interno dell’area, ma anche di più ristretti gruppi sociali: quale potrebbe essere, all’interno di un progetto cooperativo, per esempio, il ruolo delle giovani generazioni o delle donne del Quartiere, spesso più socialmente relegate rispetto alla componente maschile, ma già attive all’interno di determinati ambiti associativi?1 La costruzione di una visione condivisa, inoltre, risulterebbe particolarmente interessante in un contesto in cui non si è mai percepita una visione in prospettiva, in quanto ha sempre rappresentato una condizione di passaggio, che ha portato ad un senso di deresponsabilizzazione del cittadino rispetto al territorio.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Distretto residenziale, anni ‘60-’70, concepito come quartiere satellite; Densità demografica simile: 18.730 abitanti (Pioltello ne conta 25.000); Tasso di disoccupazione all’11%, (Pioltello ha un tasso di disoccupazione dell’8%); Affitti degli immobili più bassi rispetto alla media, il che implica una concentrazione dei problemi sociali; Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Partecipazione degli abitanti nel processo di pianificazione; Concetto di Neighborhood Branding.

Per saperne di più: 1. Si guardi, a tal proposito, alle esperienze delle associazioni di El Huda o di relAzioni Sub>urban. Reinventing the fringe, Book of ideas. Reinventing the fringe. Transforming planning. Transnational exchange meeting Antwerp /June 29- July1st 2016, p.19 Sub>urban. Reinventing the fringe, Are you working on your fringe?, pp. 21-22, Die Keure, Belgium Anna Attademo ed Enrico Formato (a cura di), Fringe Shifts. Nuove forme di pianificazione per urbanità in transizione, List Lab, 2018, Milano 39 / Dal grande...


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FIGURE 4: BUILDINGS IN DÃœSSELDORF AND THE FRINGE

FIGURE 5: PLANNING RESTRICTIONS

o rising pressure on green belts o upholding living standards o increasing traffic Urban development consequences: o densification o increased scarce land reserves o competing land claims o growing pressure on other land uses such as commercial are o growing and shrinking processes within the Rhine-Ruhr regio

Residential Area Commercial Area New Developments FIGURE 6: DEVELOPMENTS SINCE 2000

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rural districts Wittlaer and Angermund (North) historically important Kaiserswerth (North) urban districts Rath, Grafenberg, Eller and Wersten in (North & Southeast) sparsely populated districts Ludenberg, Knittkuhl and Hubbelrath in (East) historically important Benrath (South) large housing estate Garath (South) single family housing district Hellerhof (South)

Programma Social City Fringe Progetto pilota Garath 2.0 Area commerciale Nuovi insediamenti Area residenziale Fringe Social City Programme areas Pilot area - Garath 2.0 FIGURE 3: OVERVIEW-MAP OF THE DÜSSELDORF FRINGE

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Mappatura delle parti più caratteristiche di Dusseldorf, identificazione delle aree di intervento ed identificazione dell’area di fringe, con localizzazione del progetto


Dusseldorf

Attori Municipalità di Dusseldorf; Progetto Sub>Urban: Elisabeth Bach e Andreas Schmidt. Programma Riqualificazione edilizia e dello spazio pubblico; ecologia, trasporti, integrazione sociale, educazione, cultura, salute, economia locale, rilancio dell’immagine dell’area; Il progetto fa parte di un più ampio programma di riqualificazione della periferia di Dusseldorf chiamato Social City Program, che, infatti, finanzia due terzi dell’intervento. La restante parte di finanziamento è coperta, invece, dal progetto congiunto tra l’Organizzazione per lo Sviluppo Regionale Europeo ed i Fondi Sociali Europei per aree svantaggiate Strong Neighbourhoods - Strong People. Stato di fatto: In corso, dal 2012 Stato iniziale Mancanza di spazi verdi e servizi pubblici; Presenza di numerosi terreni abbandonati; Mancanza di struttura sociale; Basso livello educativo. Obiettivi di progetto Definizione di una strategia di cooperazione; Inclusione sociale. Soluzioni adottate Organizzazione di un metodo di partecipazione gerarchico, composto da un comitato direttivo, (sindaco, vicesindaco, assessori), da un gruppo di lavoro, da un team locale e da un comitato consultivo, (formato dai membri del consiglio di zona); Operazione di Neighborhood branding, al fine di offrire una visione futura del quartiere.

Rath /Dusseldorf Problematicità del contesto e scopi del progetto Rath è un distretto a Nord di Dusseldorf di edilizia residenziale, formato da più recenti quartieri ad affitto agevolato e case popolari. Oggi l’area scarseggia di spazi verdi pubblici e presenta diversi terreni in disuso, a cui si somma la mancanza di un tessuto sociale consolidato e la presenza di un basso tasso educativo. Come il progetto sull’area di Garath, precedentemente trattato, anche l’intervento sul distretto di Rath fa parte del più ampio progetto di rinnovamento del territorio della Fringe, promosso dalla Municipalità di Dusseldorf sotto il nome di Social City Program. La strategia progettuale Negli ultimi sei anni, i fondi forniti dal Social City Program sono stati spesi per lo sviluppo di nuovi progetti residenziali, di un nuovo parco giochi per bambini, di nuovi spazi pubblici e per la costruzione di un centro per le famiglie. L’alta densità dell’infrastruttura sociale così costruita ha portato alla strutturazione di una certa coesione sociale, che s’è manifestata attraverso l’organizzazione di iniziative ed attività pubbliche. Recentemente, inoltre, un nuovo progetto chiamato KIQ, che sta per, tradotto, Cooperazione nel quartiere, ha interessato la strada commerciale del distretto, al fine di renderla di maggior attrattiva rispetto all’esterno. Un architetto incaricato ha, dunque, il compito di attivare e coordinare i residenti al fine di aumentare l’attrattiva dell’intorno pubblico rispetto al proprio spazio commerciale. Si tratta di piccole azioni, che non agiscono solo attraverso il livello d’intervento architettonico, ma anche tramite quello sociale, al fine di coadiuvare l’incontro tra persone; dalla grafica di cartoline per la promozione di eventi organizzati dai locali, a quella di attività riguardanti la cura del patrimonio pubblico, come la raccolta di rifiuti, illegalmente buttati lungo la strada. Una vecchia fabbrica abbandonata è diventata, inoltre, un teatro, rivolto specialmente ai giovani, in quanto attori e parte del pubblico. Oggi quello spazio si propone come grande opportunità di incontro, tra diverse culture, generazioni e background sociali, in quanto anche importante luogo di aggregazione per il quartiere stesso.

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PROGRAMMA URBACT / Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione

di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

+ progettazione partecipata

Aspetti di interesse Il progetto di Rath si collega strettamente a quello appena trattato di Garath, in quanto entrambi fanno parte del Social City Program, promosso dalla città di Dusseldorf. L’approccio partecipato e multi-disciplinare dei due progetti ha sicuramente portato ad una maggior fiducia da parte degli abitanti nelle politiche di rinnovo urbano della Municipalità, per via degli interventi disposti, che i cittadini vedono rivolti all’interesse pubblico e comune. Per quanto riguarda più da vicino l’intervento sul quartiere di Rath è di particolare interesse il concetto di infrastruttura sociale e di come questa possa andare ad essere pian piano costruita, sia attraverso attività temporanee che riguardano la dimensione della strada, sia tramite azioni permanenti per la realizzazione di poli culturali aggregativi, (queste riguardano, nel caso specifico, la costruzione di un teatro).

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Mancanza di un tessuto sociale consolidato; Basso livello educativo; Problema di attrattività. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Partecipazione degli abitanti nel processo di pianificazione; Definizione di interventi di priorità.

Uno sguardo sul Satellite Il Quartiere Satellite non presenta una componente sociale consolidata e stabile che lo abiti: certo, ci sono ancora alcuni dei suoi abitanti originari, ma questi sono una minoranza e, soprattutto, non sembrerebbero avere una parte attiva nelle dinamiche del territorio. In generale, non si percepisce un senso di responsabilità e di appartenenza, che tuttavia potrebbe essere più facilmente acquisito dalle nuove generazioni. L’organizzazione di attività rivolte alla gestione dello spazio pubblico, dinamiche di sensibilizzazione civile già presenti a partire dai primi anni di scuola, potrebbero pian piano portare ad un maggior senso di interessamento e di cura rispetto al proprio intorno. D’altro canto, l’investimento sulla componente infrastrutturale ed architettonica del quartiere, (migliori collegamenti rispetto alla Stazione di Pioltello, interventi a livello di facciata dei blocchi edilizi e dello spazio pubblico al piano terra...) potrebbe coadiuvare questo senso di appartenenza da parte del singolo, che potrebbe man mano sempre più identificarsi con l’area in cui vive.

Per saperne di più: Sub>urban. Reinventing the fringe, Book of ideas. Reinventing the fringe. Transforming planning. Transnational exchange meeting Antwerp /June 29July1st 2016, p.19 Sub>urban. Reinventing the fringe, Are you working on your fringe?, pp.33-35, Die Keure, Belgium Anna Attademo ed Enrico Formato (a cura di), Fringe Shifts. Nuove forme di pianificazione per urbanità in transizione, List Lab, 2018, Milano 43 / Dal grande...


Barcellona

Attori Municipalità di Santa Coloma e Progetto Sub>Urban: Joan Caba Roset, Isabel Tome Prieto Programma Riqualificazione edilizia di edifici di proprietà privata. Stato di fatto: Completato, 2015-2018

Stato iniziale Forte incremento della popolazione e conseguente mancanza dell’infrastruttura sociale necessaria, come spazi pubblici o trasporti; Mancanza di rinnovamento urbano, per via dell’ulteriore ondata migratoria extra UE, del boom edilizio e della conseguente crisi finanziaria, che porta ad un diffuso stato di degradazione del quartiere; Proprietà frammentaria e problemi di dialogo tra ente pubblico e privati. Obiettivi di progetto Permeabilità degli spazi e maggior fruibilità; Conferimento di un nuovo significato allo spazio; Sviluppo sostenibile della città. Soluzioni adottate Offerta di sussidi da parte della Municipalità per la ristrutturazione; Diritto legale per cui ogni proprietario è tenuto a fare i miglioramenti che l’amministrazione richiede, altrimenti quest’ultimo rischia di perdere la proprietà stessa; Utilizzo dell’atto 3R.

Calle Pirineus /Santa Coloma de Gramanet Problematicità del contesto e scopi del progetto Santa Coloma de Gramenet è una piccola cittadina sulla riva sinistra del fiume Besos, la cui popolazione è cresciuta esponenzialmente tra il 1955 e il 1975, passando da 20.000 a 140.000 abitanti. A questo sviluppo demografico non ha corrisposto, tuttavia, una crescita adeguata della rispettiva infrastruttura sociale, con la conseguente mancanza di spazio pubblico e di connessioni efficaci. La situazione è andata, inoltre, aggravandosi nel corso degli ultimi anni, per via principalmente di tre fattori: da una parte, l’arrivo dell’ondata migratoria extra UE; dall’altra, l’esplosione della bolla edilizia, che ha portato, come terzo fattore, alla conseguente crisi finanziaria. In particolare, quest’ultima ha colpito fortemente il quartiere, che non ha vissuto un tradizionale ciclo di rigenerazione urbana, andando così incontro ad un progressivo stato di generale degradazione. Date queste premesse, al fine di sbloccare la situazione, la Municipalità ha sviluppato un’azione di supporto per la rigenerazione del quartiere, andando a combinare due norme, all’interno di una cornice legale chiara di pianificazione. La strategia progettuale La strategia progettuale adottata si può suddividere in due fasi diverse. In un primo momento la Municipalità decide una precisa area di intervento facente parte della Calle, utilizzando il diritto conferito dalla Ley de Vivienda de Renta Limitada1. Quest’azione implica l’obbligo da parte del privato di attuare quei miglioramenti che la Municipalità gli richiede, pena il rischio del pignoramento della proprietà stessa. Successivamente, il Comune applica la legge 3R, che implica un meccanismo di pianificazione di nuove funzioni all’interno del quartiere, per permetterne uno sviluppo positivo. In base a questa norma, dunque, i privati facenti parte dell’area scelta sono tenuti a pagare il costo del risanamento pubblico attraverso un sistema proporzionale, che garantisce loro la proprietà dei rispettivi immobili.

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PROGRAMMA URBACT / Accompagnamento educativo attraverso di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento

il gioco /

progettazione

lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

Aspetti di interesse Il progetto mostra l’applicazione di un chiaro e trasparente meccanismo gerarchico di tipo verticale, in cui la cittadinanza assume un ruolo prettamente passivo, permesso per legge. In questo caso, gli interessi del pubblico vincono su quelli del privato, al fine di giovare anche all’individuo stesso in un’ottica a lungo termine. Uno sguardo sul Satellite Il Quartiere Satellite è un crogiolo di diversi interessi privati: una loro coercizione normativa, seppur in vista di un progetto finalizzato al puro miglioramento sociale ed urbanistico dell’area, potrebbe generare delle tensioni tra gli abitanti e tra i diversi gruppi etnici del Satellite nel breve periodo, quando ancora, cioè, i risultati del progetto urbano non sarebbero nè tangibili nè, dunque, comparabili agli sforzi compiuti dai singoli abitanti. Dal momento che lo spazio è una questione non solo di misure, ma anche e soprattutto di percezioni, si ritiene, dunque, importante che esista una visione comune e condivisa, così che continui nel tempo e non termini con la fine del progetto stesso.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Frammentazione della proprietà, (ogni individuo possiede un appartamento); Stato di degradazione generale per via della crescita sostanziale della densità dell’area. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Il pubblico entra all’interno della sfera del privato.

Per saperne di più: Sub>urban. Reinventing the fringe, Book of ideas. Reinventing the fringe. Transforming planning. Transnational exchange meeting Antwerp /June 29- July1st 2016, p.17 http://remakingthecity.urbact.eu/incentives-for-refurbishment-ofprivate-houses-in-pirineus-street-santa-coloma-de-gramanet-spain--99. case 1. https://sede.fomento.gob.es/NR/rdonlyres/B957A32D-2019-4FC6B90D-8F44F8A7A843/104323/L_150755.pdf

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Sezioni longitudinali di Calle Pirineus


Catania

Attori Gruppo di lavoro G124: Arch. Renzo Piano, Arch Marco Francucci, Ing. Fabio Lombardo; Università degli studi di Catania; Dipartimento Scienze politiche e sociali; ABADIR – accademia di arti e design; Designer Giorgio Laboratore. Programma Riattivazione del quartiere partendo da alcune realtà virtuose già presenti nel territorio. Premi e riconoscimenti Progetto esposto alla quindicesima Mostra internazionale di Architettura di Venezia; Menzione d’onore ai The Plan Award 2015 nella sezione Urban Regeneration; Progetto segnalato al PREMIO RIUSO06 del CNAPPC – sezione VIDEO. Stato di fatto: In corso, dal 2015 Stato iniziale Degrado e malessere sociale; Mancanza di luoghi di aggregazione; Presenza capillare di criminalità organizzata. Obiettivi di progetto Riavvicinamento tra le parti sociali; Riconfigurazione di spazi pubblici; Responsabilizzazione dei singoli abitanti;

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Soluzioni adottate Costruzione di obiettivi condivisi; Strategia di rammendo tra le diverse parti del quartiere; Analisi dei bisogni ed uso di metodi di pianificazione partecipata; Operazione di Crowfunding locale estesa alla città di Catania e realizzazione di un patto collaborativo tra amministrazione, piccole e grandi imprese, artigiani, associazioni di categoria, università e mondo della ricerca e cittadini.

Buone azioni per Librino /Catania Problematicità del contesto e scopi del progetto Buone Azioni per Librino trova la sua realizzazione nel quartiere di Librino a Catania in cui l’utopia della new town dell’Arch. Kenzo Tange è diventata una triste realtà di degrado e malessere sociale. A Librino sono assenti luoghi di socializzazione e servizi essenziali, mentre la criminalità organizzata rappresenta a volte l’unica alternativa possibile per vivere. In questo contesto, il Gruppo di lavoro G124 trova il proprio spunto di progetto dalla ricchezza di umanità: di un gruppo di ostinati volontari (Briganti Rugby di Librino), che sottrae alla malavita organizzata i più piccoli avviandoli al rugby all’interno dell’area sportiva occupata di S.Teodoro; o di una coraggiosa preside che cerca di portare normalità scolastica all’interno dell’Istituto Comprensivo V. Brancati. L’area di intervento è, non a caso, quella del San Teodoro Liberato, dove sono presenti 2 palestre, il campo da gioco, i primi orti sociali di Catania e la scuola Brancati: quest’ambito, oltre ad essere sede delle realtà di quartiere sopra menzionate, è stato inoltre indicato, insieme agli spazi esterni nel suo intorno, di primaria importanza dagli interlocutori di una prima analisi dei bisogni, che vedono questo come il primo vero e proprio spazio pubblico attrezzato del quartiere. La strategia progettuale Il progetto viene avviato, dunque, a partire da queste realtà vive e consolidate che presidiano il quartiere e da una sorta di progettazione partecipata, che si basa su attività diverse, quali focus group, interviste, esercizi di co-design, che prevedono il coinvolgimento di più attori sociali ed istituzionali, per operare una sorta di rammendo tra le parti, capace di innescare un processo virtuoso di rigenerazione urbana, all’insegna di una fruizione aperta e regolamentata di spazi per lo sport e l’agricoltura sociale.1 Il progetto si struttura in una serie di azioni semplici, legate ai bisogni specifici della comunità insediata, come la messa in sicurezza dell’area e della scarpata esistente, la predisposizione di un nuovo impianto di illuminazione e di irrigazione; la realizzazione di percorsi ciclo-pedonali di collegamento tra la scuola V. Brancati, la palestra San Teodoro e l’area degli orti sociali, e di altri a scopo sportivo e ludico, come i Parchi Giochi di Strada. Azioni, insomma, poco dispendiose ma che lascino una traccia permanente di cura del territorio, di agopuntura urbana, concretizzate tramite un’operazione di Crowdfunding locale, estesa alla città di Catania, attraverso cui è stato possibile costruire un patto collaborativo tra amministrazione, piccole e grandi imprese, artigiani, associazioni di categoria, università, mondo della ricerca e cittadini. Il campo di San Teodoro è stato infine affidato al gruppo di volontari dei Briganti, che avranno in gestione lo spazio a titolo gratuito fino al 2023.

Vista degli orti sociali quartiere di Librino

nel


PROGRAMMA G124 / Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

+ progettazione partecipata

Aspetti di interesse Il progetto di rammendo ha visto come obiettivo centrale proprio il riavvicinamento tra le parti sociali, identificando in questo il punto di partenza di un percorso di ricostruzione di una identità, essenziale ad innescare un vero e proprio processo di rigenerazione urbana. Un modus operandi che, partendo dalla individuazione dei bisogni e delle esigenze dei cittadini, ha permesso di costruire obiettivi condivisi responsabilizzando tutti gli attori coinvolti, superando così divisioni e settorializzazioni Uno sguardo sul Satellite Anche Pioltello presenta all’intorno del Quartiere diverse realtà virtuose che operano nell’area, quali le diverse Associazioni ai piedi dei palazzi o la Polisportiva o le Scuole Elementari all’intorno, che potrebbero fare da network di appiglio di un intero progetto. Raccolte di fondi tramite un metodo di Crowfunding, che potrebbe essere esteso anche alla Municipalità di Milano, potrebbero essere utili al fine di realizzare azioni semplici ma che lascino trasparire un chiaro elemento di cura del territorio e dei suoi abitanti, all’interno di una strategia credibile ed attrattiva.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Area periferica formata da palazzi di edilizia residenziale costruiti negli anni ‘70; Nasce come Città Satellite. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Scelta di guardare alle realtà virtuose già presenti sul territorio come punto di partenza di una sua riqualificazione; Attivazione di un processo di Crowfunding locale; Attivazione di un processo pianificatorio, attraverso la costruzione di obiettivi condivisi e una responsabilizzazione dei singoli abitanti.

Per saperne di più: 1. https://www.renzopianog124.com/progetti/catania/

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Torino

Attori Gruppo di lavoro G124 Associazione Plinto, Plurality in Torino plinto.org Don Angelo Zucchi, preside della Scuola San Giuseppe Cafasso Arch. Piergiorgio Turi del Laboratorio Città Sostenibile Arch. Cecilia Guiglia e Arch. Paola Sacco di Luoghi Possibili Milan Ingegneria Edilizia Verri Costruzioni Parrocchia San Giuseppe Cafasso Programma Recupero dello spazio urbano.

pubblico

Stato di fatto: In corso Stato iniziale Blocchi edilizi sviluppatisi senza un vero progetto globale; Mancanza della dimensione umana; Mancanza di appartenenza da parte dei residenti. Obiettivi di progetto Riconferimento di identità e significato agli spazi urbani; Restituzione allo spazio di un carattere dignitoso, con l’attivazione di energie, idee e iniziative. Soluzioni adottate Coinvolgimento della cittadinanza attraverso progetti di arredo urbano in autocostruzione; Costruzione di opere provvisorie che cambiano continuamente l’aspetto estetico del luogo; Attivazione di un processo di gestione nel tempo.

Borgata Vittoria /Torino Problematicità del contesto e scopi del progetto L’area, nata per ospitare le grandi Case FIAT e un diffuso sistema produttivo, si trova nel quadrante Nord di Torino. Occupata con estrema rapidità nel corso degli anni ‘50-’60, secondo un programma di espansione volto a dare una risposta all’urgente fabbisogno di case, l’area è stata concepita senza un vero e proprio progetto globale, sicchè ancora oggi questa risulta priva di un’efficiente distribuzione dei servizi: dai trasporti, alle scuole, agli spazi collettivi urbani. L’aspetto peculiare è l’assenza di significato che lo spazio pubblico assume: le strade hanno le dimensioni di tangenziali, più che unire dividono, mentre le aree verdi sono spazi di risulta, sottratti al sistema di infrastrutture e vie. Lo spazio urbano reclama dunque una nuova centralità, costruita sulla consapevolezza che la qualità della vita è proporzionale alla qualità degli spazi pubblici e delle relazioni che sussistono tra loro.1 La strategia progettuale Ancora una volta, il progetto proposto dal Gruppo di lavoro G124 parte dalle persone che abitano questi luoghi, attraverso quella tecnica di rammendo, che ha contraddistinto anche il progetto su Librino. Il primo passo ha riguardato la definizione di un Masterplan delle Opportunità, una sorta di mappatura di aree uniche ed ancora riconoscibili nel territorio, da cui poter trarre diverse possibili linee di azione. Il progetto s’è dunque concentrato sul cosiddetto Parco senza nome, un’area pedonale attrezzata che, per via della sua vicinanza ad una serie di attori socioeconomici con grandi potenzialità di integrazione, è stata indicata come primo polo d’innesco di un processo di coinvolgimento e rammendo di tutta l’area. Il progetto si è sviluppato intorno alla realizzazione di nuovi elementi di arredo urbano in autocostruzione, con l’obiettivo di rispondere concretamente alla richiesta di maggiore vivibilità del parco e di valorizzazione delle attrezzature di cui è dotato. L’iniziativa ha coinvolto alcune classi delle scuole del quartiere ed è stata condivisa dalla parrocchia e dagli architetti dell’Associazione Plinto, che hanno contribuito alla realizzazione delle installazioni. L’entusiasmo per l’impresa ha portato al concreto coinvolgimento delle istituzione locali e dell’assessorato alla rigenerazione urbana della Città di Torino, con cui s’è andato sviluppando un tavolo di dialogo.

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PROGRAMMA G124 / Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

+ progettazione partecipata

Aspetti di interesse L’intervento, di per sé molto semplice, ha voluto restituire allo spazio un carattere dignitoso, attivando energie, idee e iniziative. In questo caso, è notevole come un micro-intervento possa diventare progetto pilota, in grado di dare nuova sostanza e opportunità alla comunità del quartiere. Particolare importanza assume, inoltre, il concetto di manutenzione e di gestione nel tempo di uno spazio pubblico in costante mutamento, per via della presenza di opere provvisorie che modificano continuamente il carattere del luogo. A tal scopo, è stato elaborato un patto di collaborazione tra pubblica amministrazione e attori sociali (giovani artisti, collettivi di designer, ecc.) che si occupino, nello specifico, di questo costante rinnovamento dello spazio, reinventandolo ogni volta non solo da un punto di vista architettonico, ma anche sociale. E’ interessante, infatti, come questo tipo di dinamiche di esercizio temporaneo e distribuito nel tempo possano essere lette in un’ottica di cogestione, che affianca comuni cittadini, giovani ed istituzioni nell’iterazione di uno scopo comune. La temporaneità, inoltre, degli interventi rispecchia anche la logica del mutamento, che la periferia ha connaturata in sé e che qui, dunque, si rende opportunità.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Area periferica formata da palazzi di edilizia residenziale costruiti negli anni settanta, mancanti di un vero piano globale; Nasce come Città Satellite. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Scelta di guardare alle realtà virtuose già presenti sul territorio come punto di partenza di una sua riqualificazione; Attivazione di un processo di Crowfunding locale; Coinvolgimento delle scuole del quartiere, attraverso progetti di autocostruzione.

Uno sguardo sul Satellite ll Satellite è circondato da diverse aree verdi, che oggi danno, tuttavia, l’idea di essere terra di nessuno, non perchè abbandonate a se stesse o completamente inutilizzate, ma perchè parte di un’area che più generalmente risente di questa condizione. Ancora una volta, la vocazione di terra di passaggio propria del Quartiere così come la mancanza di coesione sociale al suo interno favoriscono una certa mancanza di riconoscimento in essi da parte dei suoi abitanti. A tal proposito, il coinvolgimento di scuole, parrocchie, organizzazioni sportive potrebbe fare da tramite per una appropriazione dello spazio, che duri nel tempo e che ne prevede anche una futura gestione e che potrebbe attivare anche nuove economie locali e coinvolgere percorsi educativi previsti dall’iter del progetto pilota.2

Per saperne di più: 1. https://www.renzopianog124.com/progetti/torino/ 2. Tra i punti previsti dal progetto pilota di Pioltello si menziona il punto 4, Progetto di formazione all’autonomia, relativo alla formazione e accompagnamento educativo dei giovani a rischio di dispersione scolastica; studio assistito dei ragazzi della secondaria di 1° grado; attivazione di percorsi di gruppo che alternano scuola e lavoro con laboratori settimanali e sperimentazione di stage. http://www.cittametropolitana.mi.it/welfare_metropolitano/progetti/ Martesana_Adda_Pioltello/ 49 / Dal grande...


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Vista degli orti urbani e dei complessi edilizi di Borgata Vittoria


Milano

Attori Municipalità di Cinisello Balsamo CRTV Architetti Associati Roma ETS Impianti Spa Ing. Galbiati Arch. Lides Canaia Programma Intervento di riqualificazione urbana attuata tramite il Programma Nazionale dei Contratti di Quartiere II; Numero di unità: 288. Stato di fatto: Completato: 1999-2006 Stato iniziale Tensione sociale e presenza di criminalità legata allo spaccio di droga; Mancanza di servizi; Stigmatizzazione dell’area; Sfiducia nei confronti delle istituzioni; Presenza di abusivismo e morosità. Obiettivi di progetto Diventare modello residenziale anche pubblico; Superamento dell’idea dormitorio; Interruzione della architettonica.

di qualità nell’ambito di quartiere monotonia

Soluzioni adottate Organizzazione di un Laboratorio di Quartiere; Rilancio economico del Quartiere; Riconfigurazione tipologica degli edifici; Nuovo piano per la mobilità.

Sant’Eusebio /Cinisello Balsamo Problematicità del contesto e scopi del progetto Sant’Eusebio è un quartiere di edilizia prevalentemente pubblica, realizzato alla fine degli anni ‘70 nella periferia Nord di Cinisello, a nord di Milano, sede delle diverse ondate migratorie susseguitesi nel corso del tempo. In particolare, il quartiere, particolarmente distante dal centro per via della mancanza di trasporto pubblico e di servizi, è caratterizzato da due interventi: il Palazzone e le Cinque Torri, che rapidamente hanno subito un processo di degrado sia fisico che sociale. Con gli anni, infatti, il quartiere è diventato teatro di fenomeni di tossicodipendenza, disoccupazione, disagio sociale ed economico, a cui si sono aggiunte anche le difficoltà di convivenza tra abitanti di varie culture e mentalità. Fenomeni, questi, aggravati dalla forte presenza di abusivismo e morosità. La strategia progettuale Il Contratto per il quartiere di Sant’Eusebio ha rappresentato per il Comune la possibilità di realizzare un intervento pilota, che consentisse la sperimentazione di nuovi modelli, da applicare, successivamente, per il recupero dell’intero patrimonio pubblico della città. Obiettivo principale del progetto era quello di superare l’immagine di quartiere dormitorio, facendo di Sant’Eusebio un modello di qualità residenziale anche nell’ambito pubblico. L’intervento s’è concentrato sul Palazzone, un fortino controllato della rete criminale1, attraverso un progetto che agisse su più fronti: da una parte la manutenzione del fabbricato, dall’altra la sua riconfigurazione da un punto di vista tipologico-compositivo; dall’altra ancora l’aspetto sociale, affrontato attraverso il controllo di nuove tipologie di utenza, (ragazze madri, anziani, studenti...), e tramite la realizzazione di un nuovo edificio destinato a funzioni sociali e di servizio, con l’intento di stimolare la nascita di un’economia locale. La fattibilità del progetto e le sue dinamiche di gestione sono state definite attraverso la costituzione di gruppi di lavoro integrato tra le diverse istituzioni coinvolte. In seguito, è stato attuato un intenso lavoro di coinvolgimento degli abitanti, riuniti in un Laboratorio di Quartiere: tutte le scelte sono state integralmente discusse e condivise, dalla definizione dei singoli alloggi, al progetto degli spazi pubblici. Una fase delicata del progetto ha riguardato lo spostamento delle famiglie durante la ricomposizione tipologica dell’edificio: in questo frangente è anche stato attuato un piano di accompagnamento al fine di affrontare i problemi di morosità. Il progetto ha inoltre riguardato la costruzione di una sede di laboratori artigiani e di un centro polifunzionale. La prima ha la volontà di promuovere l’inserimento occupazionale, lo sviluppo di nuove imprese e la promozione di nuovi soggetti di mercato. Obiettivo del centro polifunzionale è quello, invece, di mettere a disposizione della popolazione residente spazi per incontri, attività di gruppo, spazi ricreativi per bambini, aule, sportelli per l’ascolto.

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CONTRATTI DI QUARTIERE / Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

Aspetti di interesse In questo caso, nello specifico, il fattore della partecipazione risulta centrale. Il progetto agisce a livello architettonico, ma, nel farlo, include la sfera della socialità, attraverso una collaborazione coi residenti che, seppur dura, permane fino al termine del progetto. In questo senso, al progetto più concreto si somma la formazione di una componente di positiva responsabilizzazione del territorio da parte dei cittadini, chiamati a sentirsene parte. In questo modo, inoltre, si va ristabilendo un rapporto di fiducia tra persone comuni ed istituzioni, pronte a farsi carico di situazioni complesse, senza che si attui una loro semplificazione. Uno sguardo sul Satellite Il Quartiere Satellite, seppur sia un esempio di edilizia privata, si confronta oggi con una realtà di partenza simile a quella identificata all’interno di Sant’Eusebio prima dell’esecuzione del progetto, che per questo viene preso in considerazione. In tal caso, un intervento di rinnovamento edilizio complessivo potrebbe essere più difficoltoso per via della presenza di proprietari distinti e delle situazioni di morosità individuate all’interno dei palazzi, ma potrebbe essere interessante, nell’ottica di un progetto pilota, il ruolo che la cittadinanza potrebbe avere nella sua esecuzione e nel suo mantenimento. A tal proposito, d’interesse il ruolo dei Laboratori di Quartiere, che al Satellite, potrebbero concretizzarsi all’interno dei plessi scolastici o attraverso la costruzione di una hub aggregativa indipendente, che potrebbe diventare polo di quartiere, innescando dinamiche di cooperazione o la creazione di nuove economie basate su saperi locali.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Sede di migrazioni; Quartiere dormitorio; Marginalità del complesso rispetto all’agglomerato urbano vero e proprio; Stigmatizzazione dell’area. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Ricostruzione di un rapporto di fiducia tra abitanti ed istituzioni; Progettazione partecipata; Istituzione del Laboratorio di Quartiere e sua localizzazione strategica; Riattivazione di un’economia locale; Ricerca di una socialità integrata.

Per saperne di più: 1. Pina del Conte, presidente dell’Associazione inquilini Sant’Eusebio, in: A. Delera, E. Roda, (a cura di), Quartieri popolari e città sostenibili: gli abitanti al centro di strumenti ed esperienze di riqualificazione urbana, Edizione Lavoro, Roma, 2005 Manuela Grecchi (a cura di), Il recupero delle periferie urbane. Da emergenza a risorsa strategica per la rivitalizzazione delle metropoli, Maggioli Editore, Segrate (Milano), 2008 53 / Dal grande...


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Scanned with CamScanner

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Blocchi ristrutturati di Sant’Eusebio e Laboratorio di Quartiere


Milano

Attori ALER Milano; Studio Kconsult: engineering workshopMaurice Kanah; Studio Bugatti; Municipalità di Milano; Dipartimento di Architettura e Pianificazione, Politecnico di Milano. Programma Intervento di riqualificazione urbana attuata tramite il Programma Nazionale dei Contratti di Quartiere II; Superficie territoriale: 282.657 mq Numero alloggi: 2.141 Numero alloggi ERP intervento: 1.341 Costo complessivo di 45.047.000 Euro di cui: 35.244.000 Euro finanziati dalla Regione; 1.108.000 Euro finanziati dal Comune; 7.737.000 Euro finanziati dall’Aler; 958.000 Euro finanziati da altri soggetti. Stato di fatto: Completato, 2005-2016 Stato iniziale Problemi di emarginazione; Difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro; Monofunzionalità residenziale; Scarsa qualità dello spazio pubblico; Presenza di fenomeni di tossicodipendenza, disoccupazione ed abbandono scolastico. Obiettivi di progetto Riqualificazione architettonicourbana; Superamento dell’idea di quartiere dormitorio. Soluzioni adottate Incremento del mix funzionale; Riutilizzo di spazi dismessi per attività socio-ricreative e commerciali.

Quartiere Gratosoglio /Milano Problematicità del contesto e scopi del progetto Il quartiere Gratosoglio si estende all’estrema periferia sud di Milano, circondato dalla cintura del Parco Agricolo Sud e, ad ovest, dal corso fluviale del Lambro Meridionale. Si articola in due diversi comparti, Nord e Sud, caratterizzati dalla presenza di edifici alti 16 piani a stecca, distribuiti secondo un impianto morfologico a schema libero. Il quartiere presenta un tessuto sociale particolarmente articolato. Insieme a famiglie, adulti e giovani inseriti nella normale vita di lavoro o di studio, esistono fenomeni di tossicodipendenza, disoccupazione ed abbandono scolastico. Il fattore ecologico, inoltre, se da un lato risulta una forte potenzialità per l’area, dall’altro la rende emarginata rispetto al resto della città. A connotare negativamente il quartiere concorre anche il quadro economico-occupazionale, legato da una parte al difficile inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e dall’altro alla prevalente monofunzionalità residenziale dell’area. I servizi all’interno del quartiere presentano, inoltre, diverse criticità, dovute alla presenza di barriere architettoniche o di degrado edilizio, dall’assenza di luoghi di aggregazione e dalla crescente omogeneità della composizione sociale del quartiere. Il Contratto sul Quartiere di Gratosoglio si pone dunque l’obiettivo di superare l’idea di quartiere dormitorio, andando ad operare l’inserimento di nuovi spazi di aggregazione e riconfigurando lo spazio pubblico all’intorno. Gli edifici, inoltre, di proprietà di Aler vanno ad essere rinnovati. La strategia progettuale Il progetto opera su più fronti, attraverso interventi di manutenzione straordinaria, (riguardante gli edifici residenziali ERP), di nuova costruzione, (tramite la realizzazione di 33 nuovi alloggi ERP destinati a giovani coppie), e di riqualificazione. A quest’ultima categoria appartengono tutti quegli interventi, in particolare, rivolti alla gestione dello spazio pubblico: vengono posti dissuasori della velocità, rivista l’illuminazione, ridotta la sezione trasversale delle strade. All’interno del quartiere va ad essere, inoltre, inserita una residenza universitaria di 80 posti letto a canone moderato ed altri spazi con finalità ricreative. Come nel caso già presentato del Contratto di quartiere di Sant’Eusebio, anche in questo contesto vengono, inoltre, promosse diverse azioni sociali attraverso il Piano di Accompagnamento Sociale. Questo ha lo scopo di promuovere il coinvolgimento degli abitanti; di comunicare e rendere comprensibile il processo di trasformazione, di informare sullo stato di progetto; di raccogliere il contributo di idee, competenze ed esperienze, facendo emergere le esigenze degli abitanti rispetto all’organizzazione dei cantieri; di promuovere progetti a favore dell’integrazione sociale e dell’incremento occupazionale.

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CONTRATTI DI QUARTIERE / Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

Aspetti di interesse Gratosoglio non è il quartiere più degradato di Milano, ma la relazione tra territori ed abitanti si tende sul filo della dignità. Qualsiasi tipo di intervento che operi sul tessuto urbano ed architettonico ha delle ripercussioni anche sul carattere sociale del territorio, che da quella infrastruttura fissa si sente rispecchiata. La soluzione dei Contratti di Quartiere, dunque, già menzionata anche rispetto al progetto sul quartiere di Sant’Eusebio a Cinisello Balsamo, risulta sufficientemente flessibile perchè le due sfere, quella architettonica e quella sociale, si sovrappongano senza per questo annullarsi. Il ruolo dell’architetto, in questo caso, non è solo quello di progettista, ma anche di tessitore di nuove dinamiche e relazioni all’interno della popolazione residente e tra cittadini ed istituzioni, attraverso l’uso di strumenti quali, per esempio, il Piano di Accompagnamento Sociale.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Monofunzionalità residenziale; Notevole presenza di aree verdi. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Il suolo e la viabilità considerati come parte del progetto di riattivazione dell’oggetto architettonico; Attività di sussidio da parte di enti esterni.

Uno sguardo sul Satellite Il Quartiere Satellite, allo stesso modo, dimostra un distacco tra territorio ed abitanti, che un progetto pilota dovrebbe provvedere a ricostruire, attraverso azione a scala architettonica ed urbanistica. Nello specifico, il Quartiere potrebbe riconformarsi alla scala umana, partendo dal suo spazio pubblico: attraverso il rallentamento del traffico in corrispondenza dei blocchi stessi, a cui potrebbe coincidere una loro riapertura a livello strada, che renderebbe lo spazio urbano più quotidianamente vivibile ed adatto anche ad eventi culturali temporanei. Si incentiverebbe, in tal modo, il ruolo della strada come momento di socializzazione, a cui il blocco si renderebbe più permeabile.

Per saperne di più: .Massimo Cella (a cura di), Un contratto per la città. I Contratti di Quartiere II a Milano, Edicom Edizioni, Monfalcone (Gorizia), 2006 Manuela Grecchi (a cura di), Il recupero delle periferie urbane. Da emergenza a risorsa strategica per la rivitalizzazione delle metropoli, Maggioli Editore, Segrate (Milano), 2008

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http://www.cicsene.it/index.php?option=com_content&view= article&id=139:contratto-di-quartiere-ii-gratosoglio-milano-dal2012&catid=19&Itemid=120


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Schizzi dell’Arch. Maurice Kanah per la riqualificazione degli edifici Erp e per l’edificio dei Laboratori di Quartiere


Milano

Attori ALER Milano Arch. Renzo Piano Studio Arch. Ottavio di Blasi Studio Arch. Lamberto Rossi Municipalit di Milano Dipartimento di Architettura e Pianificazione, Politecnico di Milano Programma Intervento di riqualificazione urbana attuata tramite il Programma Nazionale dei Contratti di Quartiere II; Superficie territoriale: 98.896 mq Numero alloggi ERP intervento: 372 Costo complessivo di 31.178.000 Euro di cui: 19.589.000 Euro finanziati dalla Regione; 9.402.000 Euro finanziati dal Comune; 2.176.000 Euro finanziati da Aler; 11.000.000 Euro finanziati da altri soggetti. Stato di fatto: In corso Stato iniziale Isolamento del quartiere rispetto al centro città; Mancata integrazione tra borgo storico e insediamenti anni ‘70 a carattere pubblico; Estraneità dei blocchi di edilizia popolare; Quartiere monofunzionale, affetto da problemi di malvivenza ed emarginazione; Mancanza di spazi di aggregazione. Obiettivi di progetto Trasformazione del quartiere in un’area polimorfa, centro di nuove iniziative di richiamo comunale; Riattivazione di un’economia locale.

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Soluzioni adottate Attuazione di un approccio omeopatico; Organizzazione di un Laboratorio di Quartiere; Realizzazione di un Incubatore di Impresa e di un Laboratorio Occupazionale; Processo di demolizione selettiva.

Ponte Lambro /Milano Problematicità del contesto e scopi del progetto Il quartiere Ponte Lambro si trova all’interno di un’area sita all’estrema periferia sud-est del territorio del Comune di Milano, separata dagli altri quartieri della città dalla Tangenziale est e dal fiume Lambro e circondata a nord e a sud da aree completamente inedificate. Per questo, ad oggi il quartiere risulta isolato e in un rapporto di discontinuità rispetto ad ogni altro agglomerato urbano all’intorno. Se, inoltre, in origine il quartiere era contraddistinto da un discreto mix funzionale, a partire dagli anni ‘70, con la realizzazione dei comparti di Edilizia Residenziale Pubblica, l’insediamento ha assunto un carattere prevalentemente monofunzionale, con scarsa specializzazione delle attività produttive. Ulteriore criticità dell’area è stata, infine, la compresenza di fattori di disagio e degrado quali sua stigmatizzazione e ghettizzazione ed inadeguatezza delle infrastrutture. La strategia progettuale Date le premesse, scopo del progetto è la realizzazione di un quartiere polimorfo, attraverso l’attuazione di azioni a carattere più propriamente architettonico ed altre a livello socio-economico. Viene utilizzato un metodo pianificatorio che si potrebbe definire omeopatico, dato che i processi positivi che si vanno pian piano innescando superano il quantitativo di energia inizialmente spesa per la loro attivazione, in quanto si diramano a partire da risorse già presenti nel quartiere, quali il Centro Civico, il Mercato Comunale, la Chiesa Parrocchiale, il Laboratorio di Quartiere, il Nido e la Scuola Materna. Le azioni previste interessano più specificatamente il rinnovamento dei quartieri lineari Erp di proprietà Aler e quelli di proprietà del Comune, nonchè la riqualificazione di alcune opere pubbliche infrastrutturali, come il Mercato Comunale, in collaborazione con l’Architetto Renzo Piano. Di particolare importanza, a tal proposito, il ponte che Piano costruisce a cavallo dei due complessi di via Ucelli di Nemi, che interrompe l’isolamento dato dal corso longitudinale del quartiere, della via e degli stessi edifici, creando un collegamento tra le due stecche residenziali. Va ad essere attivato, inoltre, il Laboratorio di Quartiere, concepito quale strumento sociale, economico, progettuale, tecnico e di servizio1 e 5 Alloggi Protetti per Anziani, dotati di spazi comuni. Il progetto prevede, inoltre, l’attuazione di alcune azioni a livello sociale, alcune delle quali sono il Piano di Accompagnamento Sociale, per la promozione del coinvolgimento degli abitanti nell’attuazione delle proposte contenute nel Contratto di Quartiere II; il Progetto di Pianificazione Partecipata o il Programma di Sviluppo Locale e di Comunità, per la promozione di progetti a sostegno dell’integrazione sociale e dell’incremento occupazionale, a sostegno di forme di autopromozione ed autorganizzazione. Vengono, inoltre, introdotti diversi servizi di supporto, quali uno spazio adolescenti, (uno sportello psicologico all’interno della scuola media, attività interculturali nell’orario post scuola...), uno spazio anziani, (visite a domicilio, corsi di formazione...), uno spazio famiglie, (per il sostegno psicologico a genitori e figli in età evolutiva...) ed uno spazio stranieri, (corso di cultura per donne arabe).


CONTRATTI DI QUARTIERE / Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

Aspetti di interesse L’intervento avrebbe dovuto mostrare un progetto completo, concentrato sull’apparato architettonico, quanto su tutto quel contorno di dinamiche sociali che avrebbero dovuto risultare terreno fertile dell’area, secondo un principio per cui il bello dovrebbe essere un diritto, non un lusso, soprattutto in contesti che tendono al degrado. Nel corso degli anni, questo s’è scontrato però con diversi ostacoli a livello burocratico ed amministrativo: i lavori sarebbero dovuti finire nel 2014, ma, dopo numerosi ritardi, si sono definitivamente fermati nel 2015. L’impresa che doveva portare a termine il «Laboratorio di quartiere» è andata a gambe all’aria e il progetto che risale al 2000 di Renzo Piano è rimasto incompiuto. In via Ucelli di Nemi «manca più o meno il 40 per cento delle opere», dicevano nell’ultimo sopralluogo i tecnici del Comune.2 Ultimamente l’interesse per il Quartiere di Ponte Lambro ha ripreso vigore per via della volontà della Fondazione GaragErasmus Cities di realizzare la prima Casa Erasmus d’Europa proprio a Ponte Lambro. I lavori dovrebbero ripartire nel corso del 2020. Per questo, il caso di Ponte Lambro assume un duplice valore: da una parte si tratta di un valido esempio rispetto ai suoi originari principi volti alla realizzazione di un progetto organico; dall’altra si fa anche controesempio, perchè mostra come, in realtà, anche i buoni propositi si debbano talvolta scontrare con dinamiche che sfuggono al loro controllo.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Quartiere dormitorio di edilizia anni ‘60; Cesura tra borgo storico e Quartiere Satellite; Raddoppiamento della popolazione dovuto a nuove migrazioni. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Metodo pianificatorio leggero e progressivo, non necessariamente legato ad azioni in ambito architettonico-compositivo; Istituzione del Laboratorio di Quartiere e sua localizzazione strategica; Riattivazione di un’economia locale; Ricerca di una socialità integrata; Realizzazione di interventi studiati per ogni tipo di utenza.

Uno sguardo sul Satellite Il Quartiere Satellite, come già constatato, presenta problematiche sia dal punto di vista architettonico, sia dal punto di vista sociale, sanabili solamente in un lungo arco di tempo. Eventuali stop ai lavori, in particolare in ambito architettonico, potrebbero avvenire, ma la piattaforma sociale dovrebbe mantenersi attiva. Certamente, le due parti di progetto funzionano meglio se coordinate, dal momento che la fiducia in un determinato ente è più facilmente guadagnabile se si ha un riscontro architettonico fisicamente tangibile. Per fare in modo che questo avvenga, è necessario, dunque, che si cerchi di mantenere vivo l’interesse per l’area e forse non solo alla scala del paese di Pioltello. Iniziative sempre nuove, forme di partecipazione della cittadinanza, coinvolgimento di nomi celebri nel mondo dell’architettura, politiche della comunicazione, dovrebbero essere, dunque, assunte come parte del progetto sin da principio. Se il dibattito esiste, esiste anche il Satellite. Per saperne di più: 1. Massimo Cella (a cura di), Un contratto per la città. I Contratti di Quartiere II a Milano, Edicom Edizioni, Monfalcone (Gorizia), 2006 2. https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/18_giugno_30/milanoponte-lambro-riparte-rammendo-renzo-piano-704d1dd2-7c28-11e887b8-02c87e8bc58c.shtml 61 / Dal grande...

https://www.edilizia.com/nhttps://blog.urbanfile.org/2019/05/27/ milano-ponte-lambro-la-periferia-dimenticata/ https://www.teknoring.com/news/riqualificazione-urbana/renzo-pianoper-la-riqualificazione-di-ponte-lambro/ otizie/renzo-piano-e-ponte-lambro-si-riparte-con-la-prima-casaerasmus-deuropa/


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Render e stato effettivo del ponte di via Ucelli di Nemi, progettato da Renzo Piano


La Mina /Barcellona

Barcellona

Attori Municipalità di Sant’Adrià del Besos; Municipalità di Barcellona; Programma Intervento di riqualificazione urbana attuato tramite il Plan Especial de La Mina Stato di fatto: Completato, 1999-2006

Stato iniziale Tensione sociale; Marginalità del complesso rispetto all’agglomerato urbano vero e proprio; Affitti degli immobili più bassi rispetto alla media, il che implica una concentrazione dei problemi sociali; Presenza di fenomeni di tossicodipendenza, disoccupazione ed abbandono scolastico; Stigmatizzazione dell’area. Obiettivi di progetto Rivitalizzazione del quartiere; Rottura della condizione marginalità.

di

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Soluzioni adottate Studio analitico della realtà del quartiere; Programma di sostegno sociale.

Problematicità del contesto e scopi del progetto La Mina nasce tra Barcellona e il municipio di Sant’Adrià del Besos tra il 1967 e il 1975 come quartiere operaio. Nei primi anni ospita circa 15.000 persone, per lo più immigrati del sud del paese e zingari. Negli anni 2000, tuttavia, la popolazione è ridotta a 10.000 abitanti, insediati in 2.727 appartamenti di medie dimensioni. In particolare, il quartiere de La Mina nasce per far fronte alle condizioni di indigenza degli abitanti delle baraccopoli di Camp de la Bota, nate per via della forte immigrazione in Catalogna verificatasi tra il 1900 e il 1970. Il primo nucleo del barrio è dunque chiamato Mina Vella e prende avvio dal primo Plan Parcial del 1957, modificato dieci anni dopo, con un aumento della capacità edificatoria. Mina Vella finisce così per essere composta da 9 blocchi per un totale di 700 alloggi. Nel 1971 viene redatto il Plan Parcial per la costruzione de La Mina Nova: 2.152 alloggi, disposti in 11 blocchi, 5 dei quali di 6 piani, uno di 8 e 5 blocchi doppi di 11 piani. Si tratta di edifici massicci e di estrema verticalità, in cui vanno ad essere insediate popolazioni abituate a vivere in un ambiente urbano orizzontale. Per questo, i blocchi si trasformano rapidamente in grandi contenitori umani e La Mina diventa ben presto un ghetto, dove anche lo spazio pubblico risulta privo di caratterizzazione. La situazione di forte degrado e di emarginazione fisica e sociale del quartiere porta ad una proposta di demolizione già nel 1993. La mancanza, tuttavia, di iniziative immobiliari in grado di affrontare i costi di realizzazione esclude questa prima ipotesi. Solo nel 2000 arriva l’approvazione definitiva della Modifica del Piano Generale Metropolitano della grande area urbana che comprende La Mina, in cui, dunque, vanno ad essere catalizzati energie ed interessi. Si presenta al quartiere la possibilità di diventare un luogo attraente dove vivere. La strategia progettuale La Modifica del Piano Generale Metropolitano ha due obiettivi principali: la definizione di una struttura dei sistemi di base, (viario, degli spazi aperti e dei servizi...), e la sistemazione specifica di ciascun settore. Per questo motivo, viene dapprima redatto uno studio approfondito sulla realtà sociale del quartiere de La Mina, in cui si evidenzia una forte difficoltà di convivenza, la carenza di servizi sociali e mancanza di integrazione. Generalmente si esprime l’urgenza di un intervento urbanistico, affiancato ad un progetto sociale e politico, che riconosca le persone come soggetti primari del cambiamento.1 Il piano urbanistico (Plan especial de reordenacion y mejora interior) prevede, dunque, di introdurre principi di centralità, diversità e scambio, attraverso un disegno flessibile ed aperto. Un asse viario centrale diventa spina dorsale dell’intervento, lungo il quale si sussegguono spazi di ritrovo, aree verdi, vecchie e nuove edificazioni, permettendo la connessione con il litorale. La nuova rambla assume un carattere ordinatore: i servizi più attrattivi si dispongono lungo di essa, mentre altri di carattere domestico, si distribuiscono in posizioni più arretrate. Nuove edificazioni tipologicamente diverse rispetto a quelle già presenti, più permeabili e di scala ridotta, garantiscono inoltre maggior varietà funzionale e sociale.


PROGRAMMI ISOLATI / Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

+ coinvolgimento della popolazione

Aspetti di interesse Il progetto qui presentato è interessante prima di tutto perchè dimostra una certa sinergia tra i diversi livelli di governo coinvolti, che sin da subito riconoscono la complessità dei fenomeni in atto nel quartiere, mettendo perciò in campo conoscenze e metodi interdisciplinari. E’ importante, inoltre, ricordare come la trasformazione del quartiere sia pensata secondo un approccio interscalare che la inserisce in un contesto molto più ampio di intervento e che risulta fondamentale per il suo esito positivo. Rispetto al progetto, è interessante invece l’individuazione di un ordine, basato sulla gerarchia realizzata attraverso la costruzione dell’asse viario centrale. Uno sguardo sul Satellite Il Quartiere Satellite si trova in una posizione piuttosto particolare: al confine tra il centro abitato, un’area industriale, e i campi del Parco Agricolo Sud. Elementi, questi ultimi, che forse ne determinano, seppur parzialmente, la marginalità. Se si guarda la mappa satellitare dell’area, infatti, si nota come il Quartiere si ponga come una sorta di virgola fuoriscala rispetto alla linearità dell’abitato, che scorre dritto fino al Comune di Cernusco. Probabilmente, nell’ipotesi di un Piano urbanistico di maggior respiro, potrebbe essere ipotizzabile una più forte riconnessione del Quartiere alla trama urbana esistente, operabile tramite, per esempio, un susseguirsi di spazi aperti ed edificati, disposti secondo una certa gerarchia spaziale: potrebbe essere un metodo attraverso cui dare nuova importanza all’area. Si porrebbe a quel punto un importante quesito rispetto all’inizio e alla fine di questo percorso, che dovrebbero probabilmente riconciliarsi, come già accennato, con geografie più estese.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Area periferica, formata da palazzi di edilizia residenziale costruiti negli anni ‘60-’70; Sede di migrazioni; Marginalità rispetto all’agglomerato urbano vero e proprio; Stigmatizzazione dell’area. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Insediamento di spazi comuni ai limiti del quartiere; Spazi aperti tra gli edifici identificati come parte della strada; Idea di fare del quartiere una nuova centralità; Ricerca di una socialità integrata.

Per saperne di più: 1. Gianfranco Franz, Francesca Leder, (a cura di), con la collaborazione di Giulia Di Donato, La riqualificazione delle periferie residenziali. Scenari ed elementi per una futura politica di intervento, Alinea Editrice, Firenze, 2003

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Foto del quartiere La Mina e di alcuni bambini che giocano tra i complessi. A destra, il masterplan del progetto


Port De Bouc

Attori Equipe di architetti, Massimiliano Fuksas; IACP di Genova.

tra

cui

Programma Intervento di riqualificazione edilizia e dello spazio pubblico all’intorno. Numero di unità: 700 Stato di fatto: Completato verso la fine degli anni ‘90

Stato iniziale Quartiere colpito da crisi occupazionale ed industriale; Tensione sociale e presenza di criminalità legata allo spaccio di droga; Introversione del complesso. Obiettivi di progetto Definizione di una politica della città attuata congiuntamente da Stato e Regione; Definizione di una politica urbana per la città di Port Du Bouc; Definizione di una politica patrimoniale di 22.000 alloggi, (il progetto ne considera 700). Integrazione del quartiere nell’insediamento Soluzioni adottate Valorizzazione delle risorse presenti, da un punto di vista architettonico e sociale; Umanizzazione degli spazi, attraverso la sistemazione del litorale e una maggior apertura del quartiere rispetto al suo intorno; Contenimento della densità abitativa; Coinvolgimento del quartiere e riqualificazione di una comunità: creazione de L’atelier de la rehabilitacion, a scopo urbanistico e sociale.

Progetto ad Aigues Douces /Port De Bouc Problematicità del contesto e scopi del progetto L’area di progetto si trova nel Comune di Port de Bouc: un complesso formato da cinque alti condomini anni ‘70, collocato su di un promontorio circondato dal mare, (peculiarità, questa, che ne ha paradossalmente decretato l’isolamento rispetto al vero e proprio centro urbano). Un’urbanistica di periferia, ideata allo scopo di riparare la zona dai forti venti del Mistral, in cui, nel corso del tempo, si sono verificati tensioni sociali ed episodi di delinquenza. Il Comune decide nel corso degli anni ‘90 di intervenire attraverso un lungo programma di riqualificazione, destinato, almeno originariamente, a fare dell’area una sorta di villaggio operaio per gli impiegati che avrebbero dovuto lavorare nel vicino stabilimento siderurgico di Fos, di fatto mai decollato. Il progetto si pone l’obiettivo di operare l’effettiva riqualificazione dell’insediamento, integrando quest’ultimo nel quartiere, e, al tempo stesso, il quartiere nella città.

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La strategia progettuale L’intervento si divide in più fasi temporali, definite a seconda delle disponibilità economiche richieste da ognuna. Una parte consistente della strategia progettuale è destinata alla gestione socio-economica della stessa: il progetto è, infatti, da una parte contraddistinto da un principio di trasparenza, per cui si prevede un forte coinvolgimento degli abitanti del quartiere, attraverso l’organizzazione di una serie di iniziative, presentazioni, dibattiti; Dall’altra, si formalizza un accordo con lo Stato, con la Regione e con l’Amministrazione Civica, riguardante gli interventi sulla rete viaria e la manutenzione degli spazi pubblici. L’operazione più squisitamente urbanistica riguarda il progetto di sistemazione del litorale e di realizzazione di una spiaggia, e la costruzione e valorizzazione di strade e piazze, al fine di aprire il quartiere verso l’esterno. Questo va inoltre ad essere integrato al centro città attraverso l’apertura di un boulevard, sul lato sud del complesso. Un altro punto fondamentale del progetto ha riguardato la riqualificazione di un senso di comunità, concretizzatosi con la creazione de L’atelier de la rehabilitacion, una sorta di sportello, punto di incontro e scambio, sia a scopo progettuale, che sociale. Qui si è cercato di coinvolgere soggetti istituzionali per alleviare le difficoltà economiche del quartiere, si sono verificati gli incontri con le associazioni degli inquilini o con le scuole, qui si è tentato di sviluppare, in collaborazione con alcune realtà imprenditoriali, una politica di sviluppo economico. Un ulteriore sviluppo in tal senso è stato effettuato attraverso la realizzazione di spazi comunitari, come una mediateca o un teatro, che promuovessero una rieducazione dei residenti, al fine di stabilire alcune regole di civiltà che evitassero una ricaduta nelle condizioni di degrado di partenza. Il progetto architettonico ha, invece, coinvolto diversi progettisti, tra cui Massimiliano Fuksas. Con l’intervento si cerca di reintrodurre la scala umana nel quartiere e di contenerne la densità. A tal fine, si è prevista una riduzione di duecento alloggi, attraverso l’abbassamento degli edifici e la demolizione di due palazzine. Si introduce, inoltre, una maggiore mixitè, attraverso la destinazione di spazi vuoti ad edifici per uffici. Le palazzine esistenti, inoltre, vengono rimodernate attraverso una loro foratura in facciata atta a smorzare i venti del Mistral e a rendere più luminoso l’interno dei condomini. L’inserimento, inoltre, di più superfici trasparenti conferisce al complesso un maggior senso di leggerezza.


PROGETTI PERMANENTI / Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

Aspetti di interesse All’interno di una realtà stratificata, si studia l’elaborazione di un progetto integrato, in quanto va sviluppandosi contemporaneamente su più fronti, tutti da considerarsi di ugual valore e tra loro interconnessi. E’ notevole, prima di tutto, il ruolo dell’ente pubblico, vero motore d’azione dell’intero iter progettuale: non a caso, si tratta di un’area su cui quest’ultimo ha forti interessi, (la realizzazione degli alloggi per gli operai dello stabilimento siderurgico). Se così non fosse stato, probabilmente il quartiere, una periferia come tante altre, non avrebbe visto nessun intervento di riqualificazione, perlomeno non di tali dimensioni. Altro fattore degno di nota è la dimensione temporale della strategia progettuale, che si costruisce nel tempo, prevedendo l’interazione tra attori ed enti diversi, dove il ruolo dell’architetto, per quanto questo possa essere rinomato, (come nel caso di Fuksas), costituisce solo una piccolissima parte di un tutto molto più complesso. Uno sguardo sul Satellite Rispetto al Quartiere Satellite, nello specifico, è molto interessante il modo in cui i residenti vengano attivamente coinvolti e come, inoltre, il progetto si ponga l’ambizioso obiettivo di una riqualificazione di una comunità, un’azione che esplicita che, se l’urbanità è fatta di spazi, questi sono a loro volta fatti di persone, su cui dover investire al fine di un progetto duraturo, che non si concretizzi con un semplice gioco di estetica. Un’intervento sul Quartiere Satellite vorrebbe dire una sua effettiva reintegrazione rispetto al centro abitato, anche da un punto di vista sociale. I veri fili di collegamento tra tessuti urbani diversi sono le relazioni che tra questi intercorrono. Infrastrutture, sì, ma anche informazioni, flussi di persone, scambi interpersonali, che tolgano il Quartiere, e dunque i suoi abitanti, dallo stato di abbandono in cui al momento si ritrovano. L’intervento, dunque, di una commissione di progetto in collaborazione con le diverse Associazioni, alcune di queste pubbliche, già presenti nel Quartiere, con le scuole, con i luoghi della cultura di Pioltello, potrebbe portare a nuove dinamiche di integrazione, da costruire sicuramente nel tempo. Architettonicamente parlando, nel Quartiere sarebbe utile la reintroduzione della scala umana: la demolizione è un atto chiaramente radicale, che potrebbe comportare, se non atuatto attraverso precedenti accordi che garantiscano un alloggio a tutti gli abitanti, forti ripercussioni a livello sociale ed ambientale. L’eliminazione delle recinzioni, però, una maggior cura degli spazi pubblici tra gli edifici e la riqualificazione di quelli all’intorno potrebbero, tuttavia, risolvere, almeno parzialmente ed in via iniziale, il problema. La presenza, inoltre, di un nome di spicco nell’ambito progettuale, come nel caso di Fuksas in quello di Port du Bouc, attribuirebbe all’area una nuova, più positiva reputazione.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Edilizia anni ‘60/’70, costruita con tecniche di prefabbricazione; Marginalità del complesso rispetto all’agglomerato urbano vero e proprio. Tensione sociale; Introversione del complesso. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Coinvolgimento attivo della popolazione e sua rieducazione, al fine di porre le basi per la nascita di una comunità; Strategia progettuale divisa in più fasi d’azione, basate sulla disponibilità economica che ognuna di esse richiede; Integrazione del complesso all’agglomerato urbano.

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Per saperne di più:

Viste aeree completato

del

progetto

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Luigi Lagomarsino e Antida Gazzola (a cura di), La riqualificazione delle periferie urbane, Fondazione Mario e Giorgio Labò, Erga edizioni, Genova, 1997 Jaqueline Ceresoli, La nuova scena urbana: cittàstrattismo e urban-art, Serie di Architettura Franco Angeli, Milano, 2005 Massimiliano Fuksas e Paolo Conti, Caos sublime: Note sulla città e taccuini di architettura, Rizzoli, Milano, 2009 https://www.13habitat.fr/patrimoine/salon-arles/aigues-douces


Bologna

Attori Municipalità di Calderara di Reno; Società Bologna 2 Srl; Associazione per la rinascita del Garibaldi 2; Arch. Stefano Pompei; Regione Emilia Romagna; Provincia di Bologna; Prefettura di Bologna. Programma Intervento di riqualificazione urbana attuato tramite il Progetto Pilota Città Sicure, lanciato da Regione Emilia Romagna nel 2000; Finanziato da Regione Emilia Romagna per 3.200.000 Euro. Stato di fatto: Completato, 1999-2018

Stato iniziale Tensione sociale; Marginalità del complesso rispetto all’agglomerato urbano vero e proprio; Affitti degli immobili più bassi rispetto alla media, il che implica una concentrazione dei problemi sociali; Problemi di abusivismo; Presenza di fenomeni di tossicodipendenza, disoccupazione ed abbandono scolastico; Stigmatizzazione dell’area. Obiettivi di progetto Rivitalizzazione del quartiere; Rottura della condizione di marginalità; Maggiore sicurezza alle donne; Promozione di attività di integrazione sociale. Soluzioni adottate Acquisizione del complesso da parte del Comune di Calderara di Reno.

Quartiere Garibaldi 2 /Calderara di Reno Problematicità del contesto e scopi del progetto Il complesso immobiliare di Garibaldi 2 rappresenta un caso di riqualificazione di cui emerge, oltre alle sue notevoli dimensioni, il peso occupato dalle problematiche di aspetto sociale: segregazione, emarginazione, criminalità, conflitti inter-etnici. Il complesso si trova a circa 1.5 km dal centro di Calderara di Reno, in provincia di Bologna, in prossimità di un’area industriale e di strade ad alta percorrenza, di collegamento con la città. Al suo interno, questo conta 194 alloggi, tra i 36 e i 52 mq, in cui vivono ufficialmente 350-400 persone, seppur si stimi una presenza di persone pari al doppio, e diversi servizi. Si tratta di una struttura composta da tre blocchi in cemento armato, sviluppati su 6 piani fuori terra, nata a destinazione alberghiera ma successivamente utilizzata a scopi residenziali, dopo un accordo tra il Comune di Calderara e la Cooperativa Casa Insieme firmato nel 1979, che prevede inoltre la gestione unitaria del complesso, (con possibilità di vendita frazionata), affidata alla Società Bologna 2, con sede a Palermo. A metà degli anni ‘80 la società fallisce, lasciando lo stabile in stato di forte debito e di totale abbandono, da cui la maggior parte dei proprietari fugge. A partire dagli anni ‘90, con l’aggravarsi della situazione di degrado del complesso, si forma così l’Associazione per la rinascita del Garibaldi 2, costituita dai suoi abitanti storici, che inizia ad organizzare incontri ed assemble in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. La strategia progettuale La strategia progettuale deve qui affrontare questioni di ordine diverso: il degrado fisico degli edifici, mancanti di un’adeguata manutenzione e sovraccaricati dall’eccessivo carico abitativo; il degrado sociale dovuto alla concentrazione di bassissimo reddito: molto spesso le persone insediate, per lo più extra-comunitari, non sono in grado di provvedere ai costi di manutenzione dell’alloggio. Non solo: la mancanza di qualsiasi forma di controllo degli accessi ha portato a vivere all’interno delle aree comuni, anche persone senza fissa dimora. Sono, inoltre presenti problemi di droga e prostituzione. Infine, la questione della frammentazione proprietaria: la maggior parte degli alloggi appartiene ad individui privati, alcuni dei quali devono estinguere ancora un mutuo. Nel 2003 il Comune di Calderara, Regione Emilia Romagna, Prefettura e Provincia di Bologna firmano un Accordo di Programma: due dei 6 blocchi vengono acquisiti dal Comune per essere ristrutturati e diventare alloggi Erp. Nel 2008 inizia l’effettiva ristrutturazione del complesso, che viene terminata nel 2013, con la riqualificazione dei blocchi 1 e 2 e 37 appartamenti Erp. Anche sul blocco 3, seppur a rilento, i lavori di ristrutturazione proseguono, mentre sui blocchi 4,5,6, data la situazione di disagio aggravato, viene avviato un processo di demolizione che, approvato nel 2014, si conclude nel 2018.

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PROGRAMMI ISOLATI / Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

Aspetti di interesse Il progetto non rappresenta un vero e proprio modello positivo di gestione: sembrerebbe mancare, per esempio, tutto quel substrato di dialogo con i residenti che s’è, invece, visto in altri progetti, (come quelli all’interno del programma dei Contratti di Quartiere). Si è deciso, tuttavia, di prendere in considerazione anche questo intervento perchè dimostra la possibilità da parte del Comune di acquisire intere aree residenziali di proprietà privata, per attuarne una riqualificazione e rivenderle come alloggi Erp, con la possibilità, dunque, di gestirne l’utenza. Si tratta chiaramente di una soluzione piuttosto drastica, che non risolve tutti i problemi dell’area, ma che risponde ad un caso egualmente limite in cui si presenta un’urgenza. E’ chiaro, inoltre, che l’intervento sul Garibaldi 2 presuppone una consistente disponibilità economica, in questo caso da parte del Comune che lo acquisice, a sua volta finanziato dall’organo regionale. E’ evidente come la fattibilità del progetto sia possibile per via dell’incontro tra interessi diversi e a più scale, determinati dalla consistenza del disagio sociale presente, che condiziona aree più vaste.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Prossimità dell’area industriale e di strade ad alta percorrenza; Presenza di pendenze condominiali. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Acquisizione del complesso da parte del Comune.

Uno sguardo sul Satellite Il Quartiere Satellite non si trova ancora in uno stato di tale degrado e complessità, ma presenta alcune problematiche comuni al progetto affrontato e che ancora non trovano chiara risoluzione: la questione della presenza di un consistente debito a livello condominiale è una di queste. L’acquisizione da parte del Comune è un’ipotesi, ma la sua fattibilità dipenderebbe da un alto introito economico, che al momento manca. C’è da chiedersi, inoltre, se questo tipo di provvedimento si possa considerare del tutto corretto: si tratta di una soluzione veloce, ma funziona nel tempo? Si tratta, infatti, di un atto che sradica il territorio dal suo passato, che non gli dà davvero possibilità di crescere, dal momento che lo rinnova sì da un punto di vista architettonico, ma non prevede un accompagnamento a livello sociale delle persone che vivono nell’area, nè pensa ad una sua destigmatizzazione.

Per saperne di più: Gianfranco Franz, Francesca Leder, (a cura di), con la collaborazione di Giulia Di Donato, La riqualificazione delle periferie residenziali. Scenari ed elementi per una futura politica di intervento, Alinea Editrice, Firenze, 2003

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https://www.radiocittadelcapo.it/archives/calderara-sgombero-algaribaldi-2-li-mai-piu-case-175725/ http://www.comune.calderaradireno.bo.it/news/in-primo-piano/annocorrente-1/video-sulla-storia-del-garibaldi-2


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Foto del Garibaldi 2 prima e dopo il progetto


Cité Tony Garnier /Lione

Lione

Attori Municipalità di Lione; OPAC - Office Public d’Aménagement et de Construction - du Grand Lyon; Régione Rhône-Alpes; Conseil Général du Rhône; Grand Lyon; Ville de Lyon Cité de la Création Programma Intervento di riqualificazione urbana attuato tramite stanziamento di risorse finanziarie eccezionali a vantaggio dei territori urbani sensibili. Riconoscimenti Riconoscimento internazionale da parte dell’Unesco nel 1991, per il Decennio mondiale dello sviluppo culturale; Oscar Mécenat/Premio Télérama, conferito dall’ADMICAL nel 1994. Stato di fatto Completato, 1985-1991 Stato iniziale Marginalità del complesso rispetto all’agglomerato urbano vero e proprio; Necessario intervento di riqualificazione a livello architettonico. Obiettivi di progetto Rivitalizzazione del quartiere; Rottura della condizione marginalità; Riabilitazione architettonica complessi.

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Soluzioni adottate Processo di analisi dei bisogni attraverso la creazione di un Comitato degli Affittuari; Interventi sugli spazi pubblici; Interventi a livello architettonico; Realizzazione di un punto di informazione; Realizzazione di un nuovo centro culturale.

Problematicità del contesto e scopi del progetto L’origine del quartiere risale al 1917. Nel corso della riunione del Consiglio Municipale del 29 Marzo, Edouard Herriot, Sindaco di Lione, annuncia la creazione di un nuovo boulevard tra i quartieri di Guillotière e Vénissieux, asse fiancheggiato dagli alloggi destinati agli operai, intorno al quale le industrie potranno istallarsi. Per realizzare l’intero progetto, il 29 Maggio 1920 viene creato un ufficio pubblico di abitazioni a buon mercato, il cui progetto viene affidato all’architetto Tony Garnier. Il cinque gennaio 1931 il progetto definitivo è concluso e si inaugura ufficialmente il 25 giugno 1934. Nel 1985 inizia la riabilitazione della Cité di HBM (Habitations à Bon Marché) Etats-Unis, all’epoca ancora villaggio isolato al centro di un quartiere che non ha mai cessato di crescere, i cui abitanti si conoscono da lunga data e condividono una cultura comune, per via della loro origine operaia e degli anni di resistenza nel corso della guerra. La strategia progettuale L’intervento viene preceduto nel 1983 dalla creazione del Comitato degli affittuari, che gioca un ruolo chiave nel corso della pianificazione. Tale misura viene accompagnata, nel 1986, dallo stanziamento di risorse finanziarie eccezionali a vantaggio dei territori urbani sensibili, tra cui rientra anche il caso del quartiere Etats-Unis: in questo modo, l’OPAC del Grand Lyon può mobilitare, presso lo Stato e le Collettività, (Régione Rhône-Alpes, Conseil Général du Rhône, Grand Lyon e Ville de Lyon), i finanziamenti necessari a coprire i costi dell’intera riabilitazione: 43 milioni distribuiti nell’arco di 12 anni. Al fine della positiva riabilitazione del quartiere, inoltre, risulta importante l’incontro, avvenuto nel 1988, tra gli abitanti della Cité Tony Garnier e gli artisti della Cité de la Création, che hanno la volontà di creare un concetto di “museo urbano”, dando nuovo significato alla storia del quartiere. Tra le operazioni più emblematiche a livello progettuale si contano invece: la riabilitazione di 1568 alloggi, ripartiti in 49 edifici, attraverso interventi condotti in facciata, con la sostituzione degli infissi, la creazione delle sale da bagno, il restauro delle parti comuni, l’istallazione degli ascensori; La risistemazione degli spazi pubblici (corti, giardini, marciapiedi...), con l’applicazione di nuovi rivestimenti per i suoli, l’impiantazione di spazi verdi, la sistemazione di piazze e giardini pubblici; La creazione del PIMMS (Punto d’Informazione Multi Média Services) per aiutare gli abitanti nelle loro pratiche presso le amministrazioni e le grandi imprese pubbliche; La realizzazione di un nuovo centro culturale, quale il Musée Urbain Tony Garnier. Nel 1991, infine, il progetto ottiene il riconoscimento internazionale da parte dell’Unesco, aprendo la strada alla realizzazione di 6 affreschi.


PROGRAMMI ISOLATI / Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

Aspetti di interesse La forza di questo intervento risiede nel fatto di aver saputo mettere l’uomo al centro della sua iniziativa, adottando un approccio trasversale alla riabilitazione, non più solamente tecnica, ma anche umana, sociale e culturale. Interessante a tal proposito, infatti, la creazione iniziale del Comitato degli affittuari, allo scopo di conferire ai singoli utenti un ruolo partecipativo all’interno del progetto, che si conforma a partire dalle loro esigenze, anche quelle considerabili più banali, (come l’inserimento degli ascensori o la sostituzione degli infissi). Il progetto, infatti, si sviluppa attraverso interventi che si potrebbero definire strategici ed altri di tipo puntuale, facendosi in tal modo completo. La creazione, inoltre, del Museo Urbano è emblematica per il quartiere, che in tal modo trae dal fatto di essere sempre stato isolato rispetto al resto dell’agglomerato urbano la forza della sua identità, che così si apre finalmente al resto della comunità.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Prossimità dell’area industriale e di strade ad alta percorrenza; Necessità di riabilitazione architettonica degli immobili. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Ruolo dell’utenza rispetto al progetto; Progetto interdisciplinare; Realizzazione di un Museo Urbano.

Uno sguardo sul Satellite Date le numerose questioni a livello architettonico, urbanistico e sociale che oggi contraddistinguono il Satellite, un progetto di riabilitazione urbana dovrebbe rendersi allo stesso modo multi-disciplinare, conformandosi in base ad esigenze umane e spaziali. Questo dovrebbe saper ascoltare molteplici gruppi sociali che vi risiedono, attraverso una pianificazione di tipo partecipato, che potrebbe iniziare attraverso un organismo che li rappresenti. Il coinvolgimento, inoltre, di organizzazioni culturali potrebbe, inoltre, rivitalizzare il quartiere, rendendolo maggiormente attrattivo e più piacevole per le persone che lo abitano e ne percepiscono quotidianamente l’atmosfera.

Per saperne di più: http://www.museeurbaintonygarnier.com/italien/1_2.html https://www.lyon-entreprises.com/entreprise/opac-du-grand-lyon/ presentation-lyon-6 77 / Dal grande...


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Foto di uno dei complessi della CitÊ e vista dall’alto del quartiere


Napoli

Attori Centro Ricerche Mammut Programma Riattivazione del contesto urbano attraverso la didattica. Premi e riconoscimenti Encomio del Presidente della Repubblica nel 2011; Selezionato come buona pratica internazionale dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziale - UNAR della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2012 e nell’ambito di ricerche internazionali come EUInclusive, Fondazione Casa della Carità di Milano e Fondazione Soros; Nel maggio 2013 il Centro Mammut ha avuto la menzione speciale nell’ambito del premio per la Pace Giuseppe Dossetti. Stato di fatto: In corso Stato iniziale Occupazione abusiva degli spazi residenziali; Tasso di disoccupazione elevato (5060% della popolazione attiva); Massiccia infiltrazione di criminalità organizzata legata allo spaccio di droga; Mancanza di verde pubblico; Tensioni a livello sociale tra popolazioni diverse, (presenza di due campi rom da 1500/1600 abitanti).

Centro ricerche Mammut /Scampia Problematicità del contesto e scopi del progetto Centro Ricerche Mammut è nato a Napoli nel 2007 dall’esperienza del Centro Territoriale a Scampia e dell’Associazione di promozione sociale Compare. In particolare, l’Organizzazione opera nel territorio di Scampia, alla periferia di Napoli, tristemente famosa per la massiccia infiltrazione di criminalità organizzata e per lo spaccio di droga, nonchè per la presenza di due grandi campi rom, che contano circa 1.500-1.600 abitanti. L’area, inoltre, presenta un alto tasso disoccupazionale (50-60% della popolazione attiva), e spesso si verificano situazioni di abusivismo abitativo, attraverso l’occupazione di spazi sfitti all’interno dei complessi edilizi. In questo contesto, tuttavia, si sono formate col tempo Associazioni, Organizzazioni, sia pubbliche che private, che agiscono allo scopo di riscattare il territorio. Il Centro Ricerche Mammut è uno di queste. La strategia progettuale Nello specifico, il Centro ha sviluppato una ricerca articolata e complessa, che intreccia pedagogia, urbanistica, teatro e arti figurative al fine di riqualificare spazi urbani attraverso l’azione della didattica. In questo caso, dunque, non tanto il progetto architettonico, quanto più il progetto sociale si rende vero strumento di rinnovamento, che si concretizza con un positivo utilizzo degli spazi e con un loro riscatto. Nel corso degli anni sono stati, inoltre, realizzati una mediateca, un teatro, laboratori di scuola attiva con i bambini e le loro classi, una scuola di italiano per migranti, una ciclofficina, uno sportello di orientamento e di supporto didattico per adolescenti, un ambulatorio di medicina omeopatica. La sperimentazione sulla didattica ha coinvolto oltre 10.000 utenti, tra bambini, ragazzi e adulti italiani, migranti e rom e ha contribuito alle azioni di recupero per circa 50 spazi pubblici nei diversi contesti visitati, riuscendo a raccogliere molte prove sulla possibilità di rinnovo di spazi pubblici attraverso pratiche di pedagogia attiva e partecipata. Una piazza grande e desolata come un deserto si è riempita di bambini, momenti di incontro, giornate di studio.1

Obiettivi di progetto Sperimentazione di forme di convivialità nuove; Recupero di spazi pubblici; Creazione di una comunità multietnica; Valorizzazione dell’identità del territorio;

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Soluzioni adottate Studio del territorio tramite urbanistica, antropologia e sociologia; Uso di progetti temporanei ed effimeri per la riattivazione di aree del territorio; Formazione per operatori di strada, attivi sia nel quartere che in altri contesti.

Piazza di un’attività Centro

Scampia durante organizzata dal


PROGRAMMI ISOLATI / Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi. Aspetti di interesse L’azione del Centro di Ricerca Mammut non è strettamente riconducibile ad un progetto di riqualificazione urbanistica, ma è interessante come la didattica venga intesa come strumento rigeneratore del territorio. In tal senso si effettua un implicito passaggio di senso per cui non è il progetto (o il Centro) che si prende cura del territorio (e dunque delle persone che lo abitano) in modo assistenziale, ma le persone stesse che lo riattivano nel tempo attraverso la loro partecipazione. E non si tratta della partecipazione di generazioni casuali, ma dei giovani, della generazione del domani, nonchè della fascia più a rischio in un territorio dove la criminalità ha un ruolo predominante. La percezione degli spazi cambia a seconda dell’uso, attraverso una sua rivalutazione, che avvenga, prima di tutto, da parte di chi lo vive quotidianamente.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Area periferica formata da complessi di edilizia residenziale costruiti tra gli anni ‘70-’90; Importante problema di occupazione abusiva degli spazi. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Utilizzo della didattica come strumento di riqualificazione territoriale e riscatto sociale.

Uno sguardo sul Satellite Il Quartiere Satellite è vivo e gravitano al suo intorno varie sinenergie, forti, positive e negative. La componente giovane è predominante, il che rappresenta una sfida nell’ottica di un progetto pilota che, per l’appunto, ha l’obiettivo di operare sul domani. Per questo, se da una parte l’intervento sul territorio avrebbe il compito di formalizzare l’informale, cercando di adattarsi ad usi già presenti nell’area, dall’altro approcci didattici più informali potrebbero risultare più comunicativi e coinvolgenti per la componente giovane del Quartiere. Per saperne di più: 1. http://www.mammutnapoli.org/it/5/chi-siamo.htm http://www.unanapolialgiorno.it/un-mammut-come-insegnantedidattica-ragazzi-scampia/ https://it.wikipedia.org/wiki/Scampia

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3/ Ipotesi progettuali Si tratta di un brevissimo capitolo, strettamente legato a quello precedente per via della tipologia d’intervento, che tuttavia riguarda solamente ipotesi progettuali sviluppate in ambito accademico rispetto a quartieri in stato di particolare degrado urbano e sociale. Si ritiene, infatti, che sia importante inserire il Quartiere Satellite all’interno di un intorno più ampio di idee che, in quanto tali, offrono più gradi di libertà rispetto ad un progetto esecutivo vero e proprio.

IPOTESI DI PROGETTO Taverna del ferro S. Francesco a Capodichino

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Napoli

Attori Arch. Pietro Barucci Commissione Comunale di Napoli Programma Proposta di progetto per la riqualificazione architettonicourbana del quartiere.

Stato iniziale Problemi a livello tipologico rispetto ai tagli degli appartamenti; Mancanza di spazio pubblico; Tensioni a livello sociale. Obiettivi di progetto Riqualificazione architettonicourbana. Soluzioni adottate Riduzione della densità abitativa; Riconfigurazione dello spazio pubblico e privato; Introduzione di un nuovo spazio collettivo.

Taverna del ferro /Napoli Problematicità del contesto e scopi del progetto Il quartiere di Taverna del Ferro, nei pressi di Napoli, rappresenta una delle tante sperimentazioni architettoniche che nel corso degli anni Settanta e Ottanta si sono andate realizzando sulla base di modelli abitativi aperti alla grande scala urbana e impegnati da una forte componente utopica. In particolare, la storia di questo quartiere nasce all’interno del Piano Straordinario per le Periferie Napoletane in conseguenza del terremoto del 1980, chiamato a rispondere in brevissimo tempo ad una grande emergenza di alloggi. Per via della fretta dell’intervento, i complessi residenziali progettati presentano alcune serie criticità, riguardanti lo spazio pubblico, la tipologia edilizia e la componente sociale. La strategia progettuale Una prima riflessione trasformativa riguarda l’ipotesi di ridefinizione degli spazi pubblici e privati, andando ad attuare nello specifico una modifica funzionale di quella che sarebbe dovuta essere una galleria commerciale situata alla base dei due edifici lineari e della strada buia, di appena dieci metri rispetto ad un’altezza di trenta, che si delinea tra di essi. Una delle possibili ipotesi di progetto potrebbe riguardare un assorbimento del percorso esistente all’interno di un unico più grande ambiente di collegamento tra i due blocchi, la cui copertura potrebbe essere intesa come spazio privato, ad uso dei residenti. Si andrebbero così delineando nuove interazioni tra il quartiere e l’immediato contesto urbano di cui fa parte, con l’eliminazione delle barriere dovute alle quote esistenti. Alla scala di quartiere, il progetto si dovrebbe concentrare sulla coppia di edifici alti e specchiati. Uno dei problemi principali del quartiere è il rapporto tra altezza-distanza degli edifici, che non consente alla luce solare di penetrare tra i blocchi. Diversi problemi riguardano, inoltre, il tipo di distribuzione a ballatoio, non molto usato nel contesto geografico in cui il progetto si trova, e la tipologia dei diversi tagli abitativi, piuttosto monotoni. A fronte di queste problematiche, si propone la diminuzione della densità abitativa dei fabbricati, operata attraverso la rielaborazione della volumetria di almeno una delle due stecche. Per far sì da mantenere, tuttavia, lo stesso numero di alloggi, si potrebbe proporre di aumentare la densità sull’impianto dell’edilizia bassa, ricavando un’altra tipologia abitativa, che si ricolleghi all’asse pedonale di cui s’è parlato in precedenza. Rispetto alla questione sociale, infine, il progetto si propone di lavorare sulla riqualificazione dello spazio pubblico, allo scopo di ridurre il grado di chiusura ed isolamento di Taverna del Ferro. Inoltre, un eventuale progetto sul quartiere dovrebbe considerare le esigenze dei singoli abitanti e i loro bisogni, mentre una delle questioni principali sarebbe sicuramente relativa al temporaneo dislocamento dei residenti durante il periodo di cantiere.

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IPOTESI DI PROGETTO / Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

Aspetti di interesse Il progetto proposto è interessante perchè, come altri già analizzati in precendenza, agisce su più scale, (urbana, edilizia, sociale), che vanno infine ad intrecciarsi. D’interesse, in particolare, il ruolo dello spazio pubblico rispetto a quello della componente sociale. In questo caso, infatti, questo potrebbe essere analizzato a due differenti livelli: a scala di quartiere e a scala urbana. Nel primo caso, è interessante come il progetto affronti la questione basandosi sulla relazione tra spazi privati e pubblici all’interno dei complessi, in base alle diverse tipologie di utenti che li abitano. In ambito progettuale, i risultati così ottenuti condizionano il progetto in quanto a distribuzione o aperture in facciata. A scala urbana, infine, la presenza di uno spazio pubblico più permeabile diventa strumento di una più ampia riattivazione sociale. Uno sguardo sul Satellite Il Satellite, seppur non risulti un caso tanto limite quanto quello appena analizzato, presenta lo stesso problema di invivibilità dello spazio pubblico disposto tra i blocchi edilizi, per via del suo aspetto buio ed introverso. Una diminuzione della densità abitativa, con la riduzione dell’altezza di almeno alcuni dei palazzi, potrebbe risolvere drasticamente il problema, ma una prima soluzione potrebbe riguardare l’integrazione del basamento degli edifici con la realtà della strada.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Trama edilizia particolarmente densa, tanto da non permettere alla luce naturale di entrare in profondità nel complesso. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Si prende in considerazione per la prima volta la questione della luce all’interno dei complessi e si fanno delle proposte al fine di migliorare la situazione corrente; La proposta prende in considerazione 3 scale, (urbana, di quartiere, dell’edificio), da affrontare parallelamente; La proposta pone l’attenzione sulla questione del trasferimento temporaneo dei residenti in attesa della realizzazione dei nuovi alloggi.

Per saperne di più: Sergio Stenti, FareQuartiere. Studi e progetti per la periferia, Clean Edizioni, 2016, Napoli

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https://corrieredelmezzogior no.corriere.it/napoli/sport/19_ ottobre_22/san-giovanni-corre-non-essere-dimenticata-gara-podistica-larivincita-territorio-fb0547fe-f4ba-11e9-984a-6dc9f497c7d0.shtml


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Alloggi

Parcheggi

Uffici

Centro commerciale

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Stato di fatto del quartiere di Taverna del Ferro e sezione della proposta di progetto


Napoli

Attori Workshop presso il corso di perfezionamento in Progettazione Architettonica per il recupero urbano, Università degli studi di Napoli Federico II Prof. Arch. S. Stenti Programma Proposta di progetto per la riqualificazione architettonicourbana del quartiere.

Stato iniziale Problemi di abbandono; Affollamento abitativo; Presenza di modifiche abusive del progetto originario. Obiettivi di progetto Riqualificazione architettonicourbana; Riduzione della densità abitativa. Soluzioni adottate Nuovo disegno del suolo e della viabilità; Riconfigurazione dello spazio pubblico e privato; Introduzione di un nuovo spazio collettivo.

S. Francesco a Capodichino /Napoli Problematicità del contesto e scopi del progetto Nel corso degli anni ‘50, lo Stato si fece carico di tutte quelle persone che avevano perso casa e che abitavano in situazioni di disagio insostenibili, come grotte, dormitori di fortuna o case pericolanti. Per questo, nell’arco di cinque anni vennero costruiti con procedure di emergenza circa 2.000 alloggi, all’interno di aree urbanizzate periferiche. Il complesso di San Francesco di Capodichino, nei pressi di Napoli, è uno dei sei quartieri all’intorno della città che vennero costruiti in questa circostanza. L’urgenza di costruire ha portato qui alla realizzazione di complessi rigidamente funzionalisti, formati da una ripetizione uniforme di tipi edilizi, privi di qualsiasi sperimentazione: 19 stecche rettilinee a ballotoio, fino a 12 alloggi da 30 o 50 mq per piano, che hanno configurato un quartiere ad alta densità edilizia ed eccessivamente affollato, dati anche gli abusi edilizi che col tempo sono andati susseguendosi. Tra questi, i più lampanti riguardano l’occupazione parziale del tratto della dismessa ferrovia alifana con edifici panoramici a tre piani e quella di suolo pubblico destinato a giardini da parte dei cittadini, convertito in una precaria area commerciale. La strategia progettuale Data la consistente densità dell’area, che, nell’arco del tempo, ha portato il quartiere ad uno stato di apparente abbandono, il progetto elaborato nel corso del workshop propone un primo intervento a livello urbanistico, che lasci successivamente spazio d’azione ad un eventuale progetto a livello architettonico, volto ad una completa redifinizione compositiva e tipologica delle stecche. Si interviene dunque con un nuovo disegno di suolo. Si tratta, in sintesi, di una sorta di formalizzazione dell’esistente viabilità e spazio pubblico. Una piazza mercato viene, per esempio, proposta in sostituzione dei precari servizi commerciali ad oggi legittimati, circondata da nuovi alloggi, volti ad abbassare la densità abitativa del quartiere. La viabilità va ad essere riconfigurata all’esterno del quartiere in modo che questo risulti più permeabile rispetto all’urbanità all’intorno e non completamente introverso; al suo interno, invece, le strade residenziali vengono interrotte da slarghi di verde, in relazione all’area del mercato suddetto.

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IPOTESI DI PROGETTO / Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

Aspetti di interesse Il progetto proposto è interessante perchè decide di suddividere l’intervento in due fasi chiaramente distinte, forse anche per eventuali ragioni economiche: il progetto urbanistico, infatti, precede quello architettonico, che attraverso il primo va ad essere man mano disegnato. La questione della densità urbana si rende in questo caso di centrale importanza e diventa il metro attraverso cui riconfigurare l’intero territorio. Uno sguardo sul Satellite Nel caso del Quartiere Satellite un primo ripensamento a livello urbano del suolo potrebbe essere la spinta attraverso cui elaborare successivamente anche un progetto a livello compositivo delle singole stecche. Si provvederebbe così alla realizzazione di una soluzione di continuità rispetto al centro dell’abitato, decentralizzando, almeno parzialmente, dinamiche urbane al momento esistenti. Si deve menzionare, tuttavia, il fatto che non esista una chiara definizione di intervento sempre valida e che sicuramente ogni progetto si debba confrontare con la situazione socio-economica corrente: il progetto dello studio GutGut precedentemente analizzato, per esempio, che sia per via della sua scala o per volontà dell’architetto, attua la strategia inversa, partendo dalla scala architettonica per operare un rinnovamento a livello urbano. Un intervento sul Quartiere Satellite non dovrebbe escludere nè l’una nè l’altra ipotesi, che anzi potrebbero integrarsi insieme anche ad una costante azione di sensibilizzazione rispetto al territorio. Un progetto più complesso, meno definito per bianchi e neri, ma da una scala di grigi distribuiti nel lungo periodo.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Alta densità edilizia. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Il suolo e la viabilità considerati come parte del progetto di riattivazione dell’oggetto architettonico; Riattivazione dell’area tramite la costruzione di nuovi edifici.

Per saperne di più: Sergio Stenti, FareQuartiere. Studi e progetti per la periferia, Clean Edizioni, 2016, Napoli https://www.christiandeiuliis.it/portfolio/progetto-per-il-recupero-delquartiere-iacp-san-francesco-napoli/

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4/ Progetti temporanei Si riportano in tal sede esperienze di progetto temporanee, dal momento che queste, anche all’interno di un progetto pilota permanente e di più ampio respiro, potrebbero fungere da attivatori puntuali di spazi ed energie sociali. Tra questi, si distinguono due diverse modalità d’intervento: la prima si focalizza maggiormente sul carattere di gestione del progetto, formando una sorta di rete di coordinamento tra vari attori, pubblici o privati; la seconda, invece, agisce direttamente su oggetti architettonici o su vuoti urbani, isolati o connessi tra loro, con progetti ogni volta differenti e caratterizzati da un tempo limitato. La fase di contrattazione dello spazio non viene particolarmente risaltata in questo caso. PROGETTI TEMPORANEI DI GESTIONE Fatevi spazio Free Riga Precare ZZZ Zwischenzeit-zentrale Cityliving Agency Peckham Co-Design

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PROGETTI TEMPORANEI DI PROGETTAZIONE Palazzina 7 I tetti di via Murat Esto no es un solar

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Milano

Attori Municipalità di Milano Organizzazioni culturali e ricreative; Settore privato non commerciale; Proprietari degli spazi. Programma Programma di riattivazione urbana attraverso l’occupazione di spazi vuoti all’interno di aree in trasformazione nel territorio urbano milanese; Numero di unità interessate: 23. Stato di fatto: Attivo nel 2014 Stato iniziale Presenza di un numero consistente di appartamenti vuoti in aree in corso di trasformazione. Obiettivi di progetto Riutilizzo del patrimonio pubblico e privato non utilizzato, in particolare di aree in trasformazione; Trasformazione degli spazi, da luoghi dell’abbandono a potenziali nodi di una rete per la loro rivitalizzazione, attraverso i quali promuovere progettualità costituendo nuovi luoghi per l’aggregazione e occasione di dialogo e scambio; Sviluppo di socialità e cultura. Soluzioni adottate Individuazione di spazi da assegnare ad Enti senza scopo di lucro di carattere ricreativo-culturale. Promozione e sostenimento di iniziative rivolte all’intera cittadinanza (in particolare nei quartieri periferici), le quali possono diventare un’effettiva risorsa.

Fatevi spazio /Milano Problematicità del contesto e scopi del progetto Milano è una città in trasformazione, in cui ex periferie oggi si trovano in una condizione di accessibilità che le rendono aree centrali e nodi di cambiamento. Il bando Fatevi Spazio, lanciato dal Comune nell’ottobre del 2014, si rivolge proprio a questi contesti, andando a vertere sulla possibilità di riutilizzo di alcuni spazi rimasti vuoti nel corso del tempo, perchè, attraverso una loro riattivazione, possano diventare effettiva risorsa per lo sviluppo di socialità e cultura. L’obiettivo fondamentale consiste nella trasformazione di questi spazi, da luoghi dell’abbandono a potenziali nodi di una rete per la loro rivitalizzazione, attraverso i quali promuovere progettualità costituendo nuovi luoghi per l’aggregazione e occasione di dialogo e scambio.1 La strategia progettuale Nello specifico, si tratta di 23 spazi, sparsi in tutta Milano, da Quarto Oggiaro, Ponte Lambro, Domus Teramo, Vercellese ecc..., sia di proprietà privata che pubblica, che vanno ad essere assegnati in concessione ad uso gratuito, tramite bando, ad Enti senza fini di lucro, a fronte della presentazione di una proposta progettuale di utilizzo relativa alle unità immobiliari indicate. La concessione d’uso è a titolo gratuito per una durata di tre anni e poi potrà essere posticipata per ulteriori tre anni, a fronte della presentazione di un nuovo programma di attività della stessa durata. Proprio tramite questo programma, è stata presentata la proposta progettuale di gestione dello Spazio Damm a tra (dal dialetto milanese dammi retta), allo scopo sia di offrire un servizio specifico di tipo psico-sociale e riabilitativo, individuale e di gruppo, attraverso lo sviluppo di molteplici attività sociali e culturali, rivolte a persone con disturbi psicologici/ psichiatrici e che si trovano in condizione di fragilità; sia di supportare il consolidamento della coesione sociale e contribuire alla diminuzione dello stigma sociale spesso provato da chi soffre di patologie psichiatriche o psicologiche. In questo modo l’obiettivo è stato favorire la capacità dell’intera rete di comunità di accogliere, condividere, valorizzare le diversità e i vari bisogni, assicurando il coinvolgimento dei soggetti fragili, ma anche la partecipazione attiva e il protagonismo di tutti i cittadini nella costruzione di spazi di co-esistenza, empatia, benessere e solidarietà reciproca.1

92 / Temporanei


PROGETTI

TEMPORANEI

/

GESTIONE

Accompagnamento

attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale

attivazione patrimonio abitativo lavorativo

/

educativo

ed inserimento

di microeconomie basate sul recupero del / attivazione di processi manutentivi diffusi.

Aspetti di interesse Il progetto risulta interessante per due motivi fondamentali. Il primo riguarda il riutilizzo di spazi vuoti, puntuali, che facciano da catalizzatori di una trasformazione urbana più ampia, attraverso lo strumento della cultura. Il secondo riguarda la sua localizzazione: il progetto si sviluppa a Milano, per volontà della Municipalità stessa, fortemente impegnata, soprattutto negli ultimi anni, ad una integrazione delle diverse aree della città, anche di quelle considerate più periferiche, attraverso un programma che, seppur già sperimentato in Europa, si presenta in Italia come una sorta di unicum. Uno sguardo sul Satellite Nel Quartiere Satellite la presenza di piccoli catalizzatori sparsi nell’area potrebbe funzionare da esternalità positiva rispetto alle dinamiche del territorio. Se non direttamente tramite il riutilizzo degli appartamenti al momento sfitti o di proprietà del Tribunale, presenti all’interno del complesso, questo tipo di azione potrebbe svolgersi con l’aiuto degli enti pubblici presenti nell’area, come scuole o poli sportivi, che potrebbero fungere da spot di un potenziale cambiamento, diffuso nel territorio.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Presenza di spazi vuoti, ancora tuttavia utilizzabili, in aree periferiche. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Mediazione tra proprietari, Comune, Organizzazioni culturali; Riutilizzo degli spazi vacanti all’interno di edifici; Ruolo delle attività culturali nei confronti dell’area urbana in cui si sviluppano: Sviluppo di socialità a livello di quartiere e urbano.

Per saperne di più: 1. Claudia Serena Giardina, Il vuoto da vivere. Linee strategiche per il recupero di ambiti urbani degradati. Il caso del PRU di Pieve Emanuele, tesi di laurea Magistrale in Architettura, Prof. Arch. Anna Canevari e Arch. Lisa Astolfi (a cura di), a.a. 2013-2014, Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura e Società. 93 / Temporanei


Riga

Attori ONG Free Riga; Municipalità di Riga; Organizzazioni culturali e ricreative; Settore privato non commerciale; Proprietari degli spazi. Programma Programma di riattivazione urbana attraverso l’occupazione di spazi vuoti all’interno del centro urbano di Riga. Metrature degli spazi occupati: 101500 mq. Stato di fatto: In corso, dal 2015

Stato iniziale Presenza di molti spazi vacanti, generati dalla crisi del 2008; Crescita della domanda di spazi a fini ricreativi e culturali. Obiettivi di progetto Risoluzione complementare dei due problemi: spazi vuoti, anche di privati sono offerti a chi garantisca lo svolgimento di attività ricreative e culturali. Soluzioni adottate Mappatura degli spazi vuoti nell’area centrale di Riga e misurazione della domanda di spazi culturali e ricreativi; Coordinamento delle parti interessate (proprietari, possibili investitori e nuovi utilizzatori).

Free Riga /Riga Problematicità del contesto e scopi del progetto Lo scoppio della bolla immobiliare del 2008 e la successiva notevole crescita dell’emigrazione lettone in Europa, ha generato a Riga un progressivo aumento di spazi vacanti nel centro urbano, abbandonati e completamente negletti. Nello stesso periodo la domanda di spazi per l’inserimento di attività ricreative e culturali ha conosciuto un clamoroso boom, a cui non si era in grado di rispondere adeguatamente. Per questo motivo, nel 2015, nasce l’Organizzazione Non Governativa Free Riga, che ha lo scopo di mettere a punto un’azione circolare, in collaborazione con il Comune della città, i proprietari degli spazi e le organizzazioni culturali interessate, al fine di utilizzare in modo temporaneo quegli spazi rimasti vuoti, a scopo, per l’appunto, culturale e ricreativo. L’azione di Free Riga, all’epoca come movimento, inizia in realtà già nel 2014, quando Riga viene nominata capitale della Cultura per l’anno successivo. In quell’occasione, il movimento decide provocatoriamente di mappare ogni edificio vacante con l’affissione di un adesivo su cui appare la scritta Occupy me!. E’ proprio questa prima iniziativa che porta, infine, alla nascita vera e propria del gruppo. La strategia progettuale L’operato di Free Riga è andata sviluppandosi attraverso diversi step procedurali. Come già accennato, l’Organizzazione ha prima di tutto svolto una precisa mappatura degli spazi vuoti presenti nel centro città, misurando per ciascuno di essi la domanda di attività culturali. In un secondo momento, l’Organizzazione ha portato avanti l’importante ruolo di mediatore tra la Municipalità di Riga, i proprietari privati degli appartamenti vuoti e gli affittuari temporanei degli spazi, capendo quali potessero essere i punti di interesse comuni di questi tre attori. Infine hanno formulato una procedura per cui i proprietari dei beni immobiliari possono beneficiare, in quanto affiliati all’ONG, di un tasso di credito del 90%, mentre coloro che vi risiedono pagano un affitto minimo. Gli abitanti dell’area traggono vantaggio dalla presenza di nuove attività culturali nel quartiere, che si sviluppano attraverso contratti temporanei con possibilità di estensione, (attraverso un accordo che prevede delle condizioni aggiuntive). Ad oggi, l’Organizzazione ha occupato gli edifici di Līksnas Street, i giardini di Zunda e la ex fabbrica di trattori che lì si trova, e quattro edifici nel quartiere di Lastādija. Il civico 27 di Dzirnavu Street ha inoltre ospitato una sorta di ostello per artisti, finalizzato anche all’organizzazione di eventi culturali e di esibizioni aperte, fornito anche di un giardino comunitario. Il progetto più ambizioso del gruppo è, invece, il Tallinas Street Creative Quarter, uno spazio industriale di circa 4.000 mq che ospita ora una sala concerti, diversi bar, uno spazio espositivo, la sala di registrazione Gas Sound Studio, e spazi di workshop.

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PROGETTI TEMPORANEI / GESTIONE Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi. Aspetti di interesse E’ stato constatato che il progetto, col tempo, ha portato ad un fenomeno di gentrificazione delle aree su cui è andato ad operare. Il tema sta accendendo un dibattito tra i fondatori del progetto, che tuttavia non sono ancora riusciti ad offrire una risposta efficace e soddisfacente al problema. Il problema della gentrificazione è un problema risolvibile a livello pubblico: se il 90% degli edifici del centro di Riga fossero di proprietà comunale, come in molte altre città europee, il problema non si porrebbe. E’ interessante, tuttavia, come il progetto tenti di formalizzare l’informale, promuovendo l’incontro tra attori diversi, per ridare vita a spazi che sembravano perduti, tramite azioni temporanee che, però, potrebbero diventare permanenti.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Presenza di spazi vuoti, ancora tuttavia utilizzabili. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Mediazione tra proprietari, Comune, Organizzazioni culturali; Riutilizzo degli spazi vacanti all’interno di edifici; Ruolo delle attività culturali nei confronti dell’area urbana in cui si sviluppano.

Uno sguardo sul Satellite Il Quartiere Satellite è segnato dalla frammentata proprietà dei palazzi. Un ente esterno che faccia da tramite tra interessi privati e pubblici potrebbe portare alla generazione di dinamiche urbane positive di più ampio raggio, seppur la scala e la tipologia d’azione dovrebbero essere ripensate a livello dell’edificio. All’interno di uno dei palazzi del Satellite avviene già una dinamica sociale simile: tre suore del PIME hanno deciso di vivere lì in segno di condivisione, offrendo assistenza alle famiglie del complesso rispetto a piccoli bisogni quotidiani. Non s’è trattato di un fenomeno di occupazione in questo caso: la diocesi ha comprato e ristrutturato uno degli appartamenti messi all’asta dal Tribunale, ma il concetto rimane lo stesso. Punti all’interno dei palazzi con funzioni di controllo informale ed orizzontale, potrebbero, infatti, essere centri di aggregazione, di reciproca assistenza per i palazzi stessi o di promozione di attività culturali locali.

Per saperne di più:

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https://www.fold.lv/en/2018/12/free-riga-―-void-as-opportunity/ https://refillthecity.wordpress.com/media/final-publication/ http://remakingthecity.urbact.eu/the-free-riga-model-riga-latvia--65. case https://www.avvenire.it/attualita/pagine/tre-missionarie-quartieresatellite-pioltello-yvonne-cosciotti


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Spazi occupati tramite l’ONG Free Riga


Bruxelles

Attori City Mine(d); Municipalità di Bruxelles; Organizzazioni culturali e ricreative; Settore privato non commerciale; Proprietari degli spazi. Programma Programma di riattivazione urbana attraverso l’occupazione di spazi vuoti all’interno del centro urbano di Bruxelles, Londra e Barcellona; Stato di fatto: Attivo dal 1999 al 2010 Stato iniziale Presenza di molti spazi vacanti, che generano dinamiche negative nelle aree all’intorno. Obiettivi di progetto Promozione dello sviluppo di nuovi movimenti sociali a livello urbano, attraverso l’offerta di workspaces dove possano porre le loro prime basi d’azione; Preservazione dell’uso della città come laboratorio. Soluzioni adottate Supporto pratico rispetto alla gestione dello spazio ed alla strutturazione del progetto ad associazioni o individui attivi in ambito sociale, culturale, urbano ed ambientale; Pressione sui proprietari privati di spazi inutilizzati, al fine di potersi servirsene; Supporto di iniziative simili da parte di organizzazioni autonome attraverso la mappatura online degli spazi vuoti e l’informazione sulle loro condizioni.

Precare /Bruxelles Problematicità del contesto e scopi del progetto City Mine(d) è un’organizzazione internazionale con sede a Bruxelles e a Londra, che opera dal 1997 allo scopo di rendere la città un affare comunitario. A tal scopo, ha collaborato alla realizzazione di più di cento progetti in tutta Europa, uno dei quali è il progetto Precare. In particolare, attraverso Precare, City Mine(d) tenta di mappare e di riutilizzare spazi rimasti vuoti nel tempo, mettendo in contatto proprietari ed enti pubblici o privati interessati al loro utilizzo, e supportando, nelle fasi iniziali, i progetti proposti per ciascuno spazio. In tal modo, Precare si pone ad obiettivo non solo la rivalutazione dell’area urbana interessata, ma anche la rivalutazione del concetto di città come vero e proprio laboratorio di esperienze. La strategia progettuale Precare nasce nel 1999 e il suo primo interesse riguarda nello specifico il supporto a collettivi di giovani nell’occupazione di specifici edifici, attraverso la mediazione tra le parti, (occupanti e proprietario dell’edificio occupato), o attraverso l’aiuto materiale per l’adeguamento dell’edificio rispetto ai regolamenti in vigore. Tra il 2003-2004, con la caduta della domanda di workspaces a Bruxelles, Precare si pone l’obiettivo di allargare il proprio raggio d’azione, facendo accordi con più partner.

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PROGETTI TEMPORANEI / GESTIONE Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi. Aspetti di interesse Anche in questo caso, l’attenzione viene posta sulle opportunità che l’utilizzo temporaneo di uno spazio inutilizzato può comportare, anche nel lungo periodo. In quest’ottica, l’uso temporaneo diventa catalizzatore di un processo più ampio e duraturo di rinnovamento, percepibile sia a livello sociale che architettonico. Il progetto qui menzionato, tuttavia, opera principalmente su edifici di grandi metrature (ex fabbriche, per esempio), o su spazi al piano terra, dunque visibili e praticabili dal livello strada. Uno sguardo sul Satellite Nel caso del Quartiere Satellite sarebbe interessante, invece, provare ad attuare esperienze simili ma a livello di condominio: servizi comuni, attività ricreative e culturali per la comunità, situate nel quartiere come delle sorte di spot collaborativi, che possano riattivare la dimensione urbana, partendo dall’interno. Tramite tra residenti ed attori diversi potrebbero essere le scuole, con la promozione di incontri di studio o laboratori diversi all’interno di ciascun palazzo.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Presenza di spazi vuoti, ancora tuttavia utilizzabili. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Mediazione tra proprietari, Comune, Organizzazioni culturali; Riutilizzo degli spazi vacanti all’interno di edifici; Ruolo delle attività culturali nei confronti dell’area urbana in cui si sviluppano.

Per saperne di più: http://beta.citymined.org https://en.wikipedia.org/wiki/City_Mine(d)#Prototypes http://precare.citymined.org/Website/Projets/Projets%20realises. php?Menu=6&O=1&Tri=0 http://www.temporiuso.org/?page_id=462

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Schema di funzionamento del progetto, disegnato da Temporiuso.org ed esempi di progetti di Precare


Brema

Attori Municipalità di Brema; Organizzazioni culturali e ricreative; Settore privato non commerciale; Proprietari degli spazi AAA (Autonomous Architecture Atelier); GmbH; Consulenti privati; Ministero dei Trasporti, delle Infrastrutture e dello Sviluppo Urbano. Programma Programma di riattivazione urbana attraverso il supporto di attività culturali e sociali nell’intera città. Progetto finanziato dal Ministero degli Affari Economici, del Lavoro, della Sostenibilità, dello Sviluppo Urbano, dei Trasporti e della Finanza. Stato di fatto: Attivo dal 2011 al 2014 Stato iniziale Presenza di piccoli esercizi temporanei mancanti di risorse per poter crescere; Rigidità della struttura amministrativa vigente, per cui è necessario un organismo più flessibile che gestisca progetti temporanei. Obiettivi di progetto Riduzione dei costi di esercizio di vuoti urbani di proprietà pubblica; Supporto di un’economia locale. Soluzioni adottate Supporto e cura dell’avvio delle attività organizzate tramite progetti temporanei; Organizzazione di progetti temporanei culturali e sociali, di lungo o breve termine; Coordinamento delle parti interessate (proprietari, possibili investitori e nuovi utilizzatori)

ZZZ Zwischenzeit-zentrale /Brema Problematicità del contesto e scopi del progetto L’Agenzia ZZZ inizia il suo percorso nel 2009, attraverso una prima esperienza pilota di breve durata all’interno dell’area del porto di Brema, per via di un programma nazionale approvato dal Ministero dei Trasporti, delle Infrastrutture e dello Sviluppo Urbano, al fine di promuovere una riattivazione delle aree degradate della città e di ridurre i costi di esercizio degli spazi al loro interno vacanti. Il progetto si va formalizzando nel 2011, attraverso un contratto di 4 anni con una compagnia privata, la AAA (Autonomous Architecture Atelier) con un budget di 560.000 Euro per il supporto degli esercizi temporanei. L’organizzazione ZZZ è inoltre finanziata dai Ministeri degli Affari Economici, del Lavoro, della Sostenibilità, dello Sviluppo Urbano, dei Trasporti e della Finanza: dei loro rappresentanti si riuniscono ogni quattro settimane per presidiare i lavori. La strategia progettuale L’agenzia ZwischenZeitZentrale Bremen nasce dalla volontà di aiutare soggetti privati, impegnati nell’organizzazione di piccole attività temporanee di breve o lunga durata, nel superamento di eventuali difficoltà a livello burocratico o professionale. Si tratta di un’attività di supporto, che non organizza da sè eventi temporanei, ma supporta dinamiche già esistenti, anche a livello economico. In pratica, l’agenzia fornisce la possibilità di entrare all’interno di un network di conoscenze, e dunque di opportunità, più ampio e variegato. In tal modo, l’organizzazione munisce di una responsabilità creativa e sociale le persone impegnate in questo tipo di azioni, rispetto a spazi e soldi, portando alla generazione di un substrato culturale, di cui l’intera comunità può beneficiare.

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PROGETTI TEMPORANEI / GESTIONE Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi. Aspetti di interesse L’esperienza di ZZZ a Brema risulta interessante principalmente per due motivi: l’entità pubblica dei suoi finanziamenti, con un passaggio dalla scala nazionale a quella urbana, ed il suo modus operandi, in quanto non tanto focalizzato sull’idea vera e propria del progetto temporaneo, quanto sulla sua effettiva fattibilità a livello economico-sociale. A differenza dei progetti visti sinora, l’operato dell’Agenzia si distingue perchè si propone come una sorta di ufficio di consultazione, disposto anche ad offrire eventuali finanziamenti, in cambio di un’idea che possa risultare di beneficio a livello urbano e comunitario. Non si tratta, dunque, di un’invasione di campo da parte di un soggetto terzo, che forza eventuali connessioni o dialoghi pubblico-privato, quanto più di un agevolatore di dinamiche esistenti che faticano a partire per via di una mancanza di conoscenze specifiche o di inghippi burocratici. Uno sguardo sul Satellite Rispetto, nello specifico, al Quartiere Satellite, l’azione dell’Agenzia risulta di particolare interesse perchè l’area in questione si presenta ad oggi densamente vissuta. L’azione delle Associazioni presenti nel Quartiere ha già stimolato probabilmente l’inventiva di diversi abitanti della zona che, attraverso il sussidio ed il supporto di un ente simile a quello appena visto, potrebbero dare adito a diverse attività temporanee, attivando un’economia locale che responsabilizzi gli abitanti rispetto al loro territorio.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Presenza di spazi vuoti, ancora tuttavia utilizzabili, e di numerosi spazi aperti pubblici, che potrebbero essere usati per iniziative di quartiere. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Sviluppo di un’economia locale che parta dall’iniziativa di individui privati; Responsabilizzazione del singolo abitante rispetto al suo territorio. Ruolo delle attività culturali nei confronti dell’area urbana in cui si sviluppano.

Per saperne di più: UrbAct. Driving change for better cities, Refill. Issue #3. Temporary Use. Dynamics for life. Supporting temporary use, April 2017, p.7, Ghent

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http://remakingthecity.urbact.eu/zzz-zwischenzeitzentrale-temporaryuse-agency-bremen-germany--68.case


appropriate solutions and manage the temporary use. Therefore, the city contracted the independent office AAA (autonomous architecture ateliers) for the “temporary use agency� ZZZ. The project is supported by three different departments (finances, economy, construction), which have different aims and interests concerning the ZZZ. The ZZZ is supposed to support all temporary use projects within the whole area of Bremen, especially those that do not have the capability to manage these processes by themselves. Furthermore the ZZZ is supposed to support small scale and start-up businesses with affordable space to establish their own business. A steering group of the involved departments is meet-

nected with artists, initiatives, social art projects and other potential users or groups. From the very first, this fact was important to have the opportunity to address and find the right people, connect them among each other, find adequate spaces and start projects. Over the past seven years the ZZZ became one of the most important contacts for social and cultural initiatives seeking for space and for entrepreneurs who want to start businesses in part time and beside regular work conditions. The involved projects lasted over a short period of time like a few month as well as projects, which ran some years and became permanent. For the financial

Blumenbank temporary use, Bremen (Germany). Photo by Daniel Schnier.

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103 / Esempio di progetto e schema di funzionamento del processo di gestione


Chemnitz

Attori Municipalità di Chemnitz: Settore privato non commerciale; Proprietari degli spazi. Programma Programma di riattivazione urbana attraverso l’occupazione di spazi vuoti all’interno del centro urbano di Chemnitz; 140 edifici monitorati, per 50 dei quali sono state previste modifiche della proprietà, mentre altre 40 sono ora disponibili per dei progetti d’investimento; Il progetto è finanziato dalla Municipalità di Chemnitz. Stato di fatto: Attivo dal 1999 al 2010 Stato iniziale Presenza di un numero consistente di appartamenti vuoti all’interno di edifici storici, abbandonati nel corso degli anni ‘90, ormai in fase di decadimento. Obiettivi di progetto Permettere lo sviluppo sostenibile di appartamenti in edifici storici sottoutilizzati, che necessitano intereventi di ristrutturazione; Impedire l’ulteriore fenomeno di sprawl della città. Soluzioni adottate Coordinamento delle parti interessate (proprietari, possibili investitori e nuovi utilizzatori) e supporto di progetti di housing alternativo; Consultazione per la riattivazione degli spazi; Monitoraggio dei progetti.

Cityliving Agency /Chemnitz Problematicità del contesto e scopi del progetto Chemnitz è una piccola cittadina, ex industriale, della regione della Sassonia, in Germania, che, nel corso degli anni ‘90, a fronte di forti cambiamenti demografici ed economici all’interno della regione, ha assistito all’abbandono e al conseguente progressivo deperimento di molti dei suoi edifici storici all’interno del centro. Per questo motivo, nel 2006 è nato uno specifico organismo pubblico allo scopo di riattivare questi spazi, ormai vuoti e in decadimento, rivitalizzando così anche il contesto all’intorno: l’ Agentur StadtWohnen di Chemnitz. La strategia progettuale L’ Agentur StadtWohnen fa da collante tra le diverse parti interessate per la rivitalizzazione degli edifici storici all’interno dell’area urbana di Chemnitz. In particolare, l’Agenzia agisce principalmente sulla tessitura delle relazioni tra il proprietario privato dell’edificio in questione e i potenziali investitori, interessati allo stesso a scopi residenziali. Il progetto si rivolge più propriamente a famiglie, anziani o gruppi sociali marginalizzati, dal momento che favorisce l’introduzione di pratiche di housing sociale, o affitti calmierati all’interno degli appartamenti ristrutturati. Si tratta di un modo attraverso cui non solo riattivare dinamiche urbane in aree che le avevano perse col tempo, essendo state abbandonate, ma anche impedire l’ulteriore fenomeno di sprawl, e, dunque, di crescita estensiva, visibile anche nella piccola cittadina di Chemnitz. L’Agenzia, dunque, potrebbe essere vista come una networking hub tra parti diverse, che altrimenti non avrebbero modo di incontrarsi, tra cui stabilisce un obiettivo comune. Inoltre, l’Agenzia offre la mappatura degli edifici in stato di abbandono, promuovendone l’informazione.

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PROGETTI

TEMPORANEI

/

GESTIONE

Accompagnamento

attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale

attivazione patrimonio abitativo lavorativo

/

educativo

ed inserimento

di microeconomie basate sul recupero del / attivazione di processi manutentivi diffusi.

Aspetti di interesse Il caso di Chemnitz presenta ancora una volta episodi per cui edifici in stato di abbandono vanno ad essere recuperati attraverso l’azione di un ente terzo che metta in connessione domanda e offerta, non ancora esplicitamente dichiarate. Nello specifico, tuttavia, questo risulta interessante perchè si tratta del riutilizzo di appartamenti a scopo residenziale, (non ludicoricreativo, come nei casi di Precare o di Free Riga, analizzati precedentemente). Ritorna la volontà di riattivare l’area considerata attraverso l’introduzione di una certa mixitè nell’utenza di ciascun edificio, possibile tramite la selezione dei futuri residenti, detentori di particolari condizioni di affitto. Uno sguardo sul Satellite All’interno del Quartiere Satellite l’introduzione di un’utenza selezionata, al fine di evitare conflitti sociali o fenomeni di ghettizzazione, potrebbe diventare parte di una più complessa soluzione di rinnovamento urbano. Oggi gran parte degli appartamenti di Pioltello sono sotto il controllo del Tribunale di Milano, in quanto pignorati precedentemente, ma risultano sfitti o occupati abusivamente. Forse, proprio l’introduzione di un organismo esterno, pubblico o privato, che faccia da mediatore tra parti diverse, potrebbe avere su di essi un effetto positivo, istaurando dinamiche procedurali simili a quelle appena esposte.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Presenza di spazi vuoti, ancora tuttavia utilizzabili. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Mediazione tra proprietari, Comune, Organizzazioni culturali; Riutilizzo degli spazi vacanti all’interno di edifici; Ruolo delle attività culturali nei confronti dell’area urbana in cui si sviluppano.

Per saperne di più: https://urbact.eu/housing-agency-shrinking-cities http://remakingthecity.urbact.eu/public-consulting-agency-chemnitzgermany--40.case

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Schema di funzionamento del progetto e foto di un’assemblea per la progettazione di spazi


Londra

Attori Studio Ash Sakula; Consiglio di Southwark; Network Rail. Programma Programma di coinvolgimento della comunità con tutte le parti interessate, per la realizzazione di una visione rispetto al futuro della stazione di Peckham Rye. Stato di fatto: Attivo nell’estate del 2015 Stato iniziale Il Consiglio di Southwalk e la Network Rail prevedono la demolizione di alcuni edifici particolarmente cari ai residenti dell’area, il che crea malcontento generale. Obiettivi di progetto Permettere lo sviluppo e la crescita di una visione di progetto condivisa, che diventi spunto per la successiva pianificazione dell’area. Soluzioni adottate Mappatura delle esigenze dei singoli residenti; Operazione di branding dell’area; Organizzazione di eventi per il coinvolgimento degli utenti della stazione.

Peckham Co-Design /Londra Problematicità del contesto e scopi del progetto A Peckham, la proposta di demolizione degli edifici prossimi alla stazione per la realizzazione di una piazza pubblica da parte del Consiglio di Southwark e Network Rail crea delle tensioni tra i residenti, che temono la scomparsa delle attività locali fino ad allora lì insediate. A quel punto, Ash Sakula viene nominato da Southwark per intraprendere un esercizio di coinvolgimento della comunità con tutte le parti interessate, al fine di documentarne le esigenze e di elaborare una proposta di progetto accettabile per tutti. La strategia progettuale Lo studio Ash Sakula interviene aprendo e presidiando un negozio di co-design all’interno della stazione, in cui provvede all’organizzazione di molti eventi e seminari. In tal sede, si realizzano, con gruppi entusiasti di residenti locali, attivisti, commercianti e industrie creative locali, piani più user-friendly, sotto lo slogan ognuno è un co-designer. Parallelamente sono organizzati eventi sempre diversi: dai breakfast clubs ai working lunches, alle cacce al tesoro, a workshop partecipativi durante i weekend, così come eventi serali o festival della poesia. I risultati del lavoro coi cittadini vengono successivamente riassunti in un cosiddetto Atlante delle aspirazioni, contenente tutte le richieste elaborate in quel periodo, dal desiderio di alberi e WC a pensieri strategici sugli spazi per l’innovazione e le problematiche del trasporto locale. L’Atlante ha, dunque, contribuito a guidare lo sviluppo progettuale successivo dell’area.

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PROGETTI

TEMPORANEI

/

GESTIONE

Accompagnamento

attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale

attivazione patrimonio abitativo lavorativo

/

educativo

ed inserimento

di microeconomie basate sul recupero del / attivazione di processi manutentivi diffusi.

Aspetti di interesse Il caso di Peckham è interessante perchè propone diversi metodi attraverso cui affrontare un tipo di progettazione partecipata, a livello informale. Tutte le richieste raccolte nell’arco di quei tre mesi vengono prese in considerazione per poi essere riassunte e direzionate verso alcuni temi principali, considerati tra loro di egual importanza. Anche la fase di branding, attuata tramite l’elaborazione di un particolare logo o con la creazione dell’omonimo sito, diventa parte integrante del progetto, perchè assume valore informativo, facendo sentire chi partecipa al progetto componente costitutiva dello stesso.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Presenza di flussi di popolazioni molto diverse tra loro. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Mediazione tra residenti ed enti promotori del progetto; Coinvolgimento della cittadinanza attraverso iniziative diverse.

Uno sguarso sul Satellite Il Quartiere Satellite ospita oggi moltissime popolazioni diverse: fatto che, se da una parte costituisce motivo di ricchezza, dall’altra può portare alla generazione di alcune tensioni nell’area. Soprattutto in un territorio dove difficilmente gli abitanti si sentono rappresentati da un qualsiasi ente formale e legittimato, si ritiene importante che il progetto riguardi anche una prima analisi dei bisogni dell’area, attuata attraverso il coinvolgimento, anche informale, dei suoi cittadini. A questo punto, l’informazione rispetto all’andamento del progetto dovrebbe essere portata avanti costantemente, per far sì che gli abitanti continuino a farne parte.

Per saperne di più: https://www.ashsak.com/projects/peckham-codesign http://peckhamcodesign.org/stn-sq-ph-1/atlas/

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Foto di uno spettacolo di luci nella stazione di Peckham e dell’evento di lancio del programma di Co-Design.


Milano

Attori Studio Temporiuso.org; Municipalità di Milano; Organizzazioni culturali e ricreative; Settore privato non commerciale, SO.GE.MI. Programma Occupazione di un’edificio storico di proprietà del Comune, in viale Molise 62. Riqualificazione edilizia, progetto di housing per studenti e di spazi di aggregazione per la zona 4. Stato di fatto: Attivo dal 2013 al 2016 Stato iniziale Presenza di spazi vuoti, ancora tuttavia utilizzabili. Obiettivi di progetto Permettere lo sviluppo sostenibile di edifici storici sottoutilizzati, che necessitano intereventi di ristrutturazione; Introduzione all’interno del quartiere di spazi aggregazionali. Soluzioni adottate Coordinamento delle parti interessate (proprietari, possibili investitori e nuovi utilizzatori); Monitoraggio dei progetti.

Palazzina 7 /Milano Problematicità del contesto e scopi del progetto P7 Palazzina Liberty Ospitalità e Scambio è un progetto di riuso temporaneo pilota avviato nel 2012, che parte del percorso di ricerca-azione Temporiuso X Milano. Riattivazione di spazi di interesse cittadino con progetti di riuso temporaneo, sostenuto dal Comune di Milano e dal DAStU, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano. In particolare, il progetto prevede la riattivazione di una palazzina liberty di pregio architettonico, da anni rimasta vuota e di proprietà di SO.GE.MI., al fine di offrire uno spazio per l’aggregazione di quartiere. La strategia progettuale Il progetto P7 fa parte di un percorso di rigenerazione più ampia che coinvolge anche altre cinque palazzine liberty dell’area dell’ Ex macello pubblico di Viale Molise, ad oggi abbandonate o sottoutilizzate. Il progetto ospita spazi di co-working, di aggregazione di quartiere e di studentato a prezzi low-cost, attraverso una nuova formula contrattuale, che prevede il pagamento di utenze, lo scambio dei saperi tra realtà e una quota di tempo mensile da dedicare per l’auto-manutenzione ordinaria degli spazi e per attività rivolte alla comunità locale. Diverse sono state le realtà associative ospitate, come HC artisti, El Modernista educatori per bimbi, Fucine Vulcano ciclofficina, a cui si aggiungono quattro studenti di Università Pubbliche, che lì risiedono dopo aver vinto un bando. A Febbraio 2015 il progetto si è ampliato con l’assegnazione della gestione a Temporiuso.net del cortile P7, spazio pubblico per attività di quartiere, e P8 Pensilina8 centro per la mobilità sostenibile con ciclofficina Fucine Vulcano.

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PROGETTI

TEMPORANEI / PROGETTAZIONE Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi. Aspetti di interesse Il progetto risulta di particolare interesse per via del modello di scambio che va a generarsi tra spazio e utenza: i residenti della palazzina diventano, infatti, anche i suoi gestori, così da riscattare col loro lavoro il loro canone mensile d’affitto. Non si tratta solo di un vantaggio dal punto di vista economico per l’affittuario, ma anche e soprattutto di un metodo attraverso cui quest’ultimo può sentirsi parte di un organismo di cui prendersi cura, di un tutto a cui partecipare attivamente e in cui, dunque, identificarsi. Uno sguardo sul Satellite Il Quartiere Satellite deve affrontare oggi un gran problema di abusivismo e di pignoramento. Molti edifici rimasti vuoti ed oggi di proprietà del Tribunale sono difficilmente vendibili all’asta, per via delle condizioni degradate del Quartiere. Per questo forse, dinamiche di baratto per cui l’affitto si andrebbe ripagando attraverso un lavoro al servizio del Quartiere stesso, potrebbero essere prese in considerazione. Non si tratterebbe, tra l’altro, di un aiuto assistenziale, ma attivo: il cambiamento nel Satellite deve avvenire da parte delle stesse persone che lo abitano, un qualsiasi progetto non può che fare da sola guida. In un’ottica temporale più ampia si potrebbero in questo modo generare, inoltre, delle economie locali.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Presenza di spazi vuoti, ancora tuttavia utilizzabili. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Mediazione tra proprietari, Comune, Organizzazioni culturali; Riutilizzo degli spazi vacanti all’interno di edifici; Ruolo delle attività culturali nei confronti dell’area urbana in cui si sviluppano; Sviluppo di socialità a livello di quartiere e urbano.

Per saperne di più: https://zero.eu/en/luoghi/42193-palazzina-7,milano/ http://www.temporiuso.org

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Schema relativo ai costi ed ai ricavi del progetto temporaneo e foto del progetto di Viale Molise 62


Milano

Attori Ministero della Ricerca; Municipalità di Milano; Dipartimento BEST, Politecnico di Milano; Gruppo di lavoro: E. Pizzi, M. Grecchi, L.E. Malighetti, F. Gasparetto, A. S. Vivian; Per Armadillo - casa a guscio pret a porter: Atelier 2, di Gallotti e Imperadori, studio ing. Gian Pietro Imperadori, Studio Idea G, Società d’architettura Dubosc & Landowsky. Programma Progetto di ricerca finanziato dal Ministero della Ricerca per la riqualificazione edilizia del complesso e il riutilizzo temporaneo di aree di servizio. Stato di fatto: Attivo nel 2004 Stato iniziale Stato di degrado edilizio e necessità di intervento a livello di involucro e tipologico. Obiettivi di progetto Rivitalizzazione del quartiere; Recupero sociale del quartiere. Soluzioni adottate Riutilizzo temporaneo delle ‘zone morte’ del complesso, quali il portico al piano terra, al di sotto dei pilotis, e la superficie del tetto piano.

I tetti di via Murat /Milano Problematicità del contesto e scopi del progetto Il progetto di recupero si concentra su un complesso di edilizia pubblica residenziale di proprietà del Comune di Milano, in stato di particolare degrado. L’edificio, realizzato negli anni ‘80 con una tecnologia mista che prevede in facciata pannelli portanti in calcestruzzo, è caratterizzato da deficit importanti relativi a tutto l’involucro, alle tipologie degli alloggi, dai tagli spesso troppo grandi, alla carenza di strutture di supporto alla popolazione anziana, che principalmente lo abita. Scopo del progetto, oltre alla riformulazione dei tagli edilizi all’interno del complesso, è il riutilizzo di due zone, definibili morte in virtù dei costi manutentivi rispetto al loro scarso utilizzo: il portico a pilotis e la copertura piana, al fine di attivare un processo di recupero sociale e di rivitalizzazione del quartiere. La strategia progettuale Il complesso dispone di un’area considerevole in corrispondenza del tetto, che, date le caratteristiche della zona, ben servita ed attrezzata, può essere utilizzata come un piano di appoggio sul quale collocare volumi leggeri, adattabili funzionalmente a seconda delle diverse fasi di intervento. Questi possono rappresentare, dunque, un parcheggio a rotazione per i residenti durante la ristrutturazione dei loro alloggi, per poi diventare spazi in parte a supporto del quartiere, in parte dati in affitto per attività lavorative, in modo da produrre un reddito per il Comune da computare nel budget dell’intervento.1 Il tipo di struttura che s’è deciso di collocare in copertura era già stata precedentemente sperimentata: si tratta della soluzione Armadillo, una sorta di casa trasportabile che può essere variamente utilizzata, sviluppata dallo Studio Atelier 2.

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PROGETTI TEMPORANEI / PROGETTAZIONE Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi.

Aspetti di interesse Il progetto è interessante per due ragioni: in primo luogo, prende in considerazione una parte del complesso edilizio sinora non osservata e la ripropone sotto un’ottica completamente diversa; l’intervento, inoltre, si concentra su un problema particolarmente rilevante che si presenta in un qualsiasi progetto di rinnovamento edilizio: il trasferimento temporaneo dei residenti. Uno sguardo sul Satellite Anche il Quaartiere Satellite presenta zone morte, come l’area del tetto, così come parti edilizie sottoutilizzate, (per esempio, l’area di spazio pubblico in corrispondenza del bassamento). Il loro rilancio attraverso un utilizzo aperto al pubblico o dei soli abitanti dei palazzi potrebbe riattivarle positivamente e la loro frequentazione porterebbe anche ad una sensazione di maggior sicurezza.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Presenza delle stesse ‘zone morte’ all’interno del Quartiere. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Impiego di strutture reversibili per il trasferimento degli utenti durante il periodo di cantiere; Sviluppo di nuova socialità.

Per saperne di più:

Scanned with CamScanner

1. Manuela Grecchi (a cura di), Il recupero delle periferie urbane. Da emergenza a risorsa strategica per la rivitalizzazione delle metropoli, Maggioli Editore, Segrate (Milano), 2008

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Pianta e sezione tipo della soluzione Armadillo e foto del tetto del complesso di via Murat


Saragozza

Attori Architetti Patrizia Di Monte, Ignacio Gravalos; Municipalità di Saragozza. Programma Occupazione di spazi urbani interstiziali, al fine di renderli centri pubblici di aggregazione, attraverso il coinvolgimento della cittadinanza.

Stato iniziale Vuoti urbani sottoutilizzati, sparsi nella città, affiancati da edifici altrettanto vuoti, che scatenano comportamenti anti-sociali; Crisi economica che porta ad un notevole innalzamento del tasso di disoccupazione all’interno della città. Stato di fatto: Attivo dal 2009 al 2010 Obiettivi di progetto Trasformazione di spazi urbani interstiziali in aree aperte e fruibili da tutto il vicinato; Conferimento di un nuovo significato allo spazio; Sviluppo sostenibile della città. Soluzioni adottate Coordinamento delle parti interessate (proprietari, possibili investitori e nuovi utilizzatori); Stesura di un contratto di cessione della durata di un anno; Recupero, riattivazione e mantenimento dello spazio; Utilizzo di interventi effimeri ma efficaci a carattere temporale, che permettano alle persone di sperimentare; Coinvolgimento della cittadinanza.

Esto no es un solar /Saragozza Problematicità del contesto e scopi del progetto Esto no es un solar nasce a Saragozza nel quartiere di San Pablo come prolungamento di un festival cittadino di arte urbano chiamato En la frontera, tenutosi nel 2006. In quell’occasione, si era notato, infatti, che il quartiere, principalmente occupato da edifici istituzionali, mancava quasi completamente di aree pubbliche e che, contemporaneamente, la sua salubrità e sicurezza venivano messe a rischio dalla presenza di vuoti urbani, affiancati a case altrettanto inutilizzate, che lasciavano posto ad immondizia e piccola criminalità. Allo scopo di porre rimedio a queste situazioni diffuse, si propone il riutilizzo temporaneo di questi vuoti, concessi dai rispettivi proprietari con un contratto di un anno, da destinare all’uso collettivo. La strategia progettuale Il programma si basa su due principi fondamentali: il coinvolgimento di quella parte di popolazione rimasta disoccupata in quegli anni; l’utilizzo di interventi effimeri, a basso costo, e temporanei. Questo è andato suddividendosi in tre fasi diverse: in un primo momento sono stati riabilitati 5 spazi, che hanno visto l’impiego di 40 persone disoccupate. La seconda fase, nel 2010, ha permesso di ampliare la proposta ad altri 14 spazi ubicati al di fuori del centro storico. Infine, la terza fase ha coinvolto altri 5 spazi. I materiali utilizzati sono di basso costo e spesso riciclati; per lo più si è trattato di pittura con cui sono state colorate le pareti ed i pavimenti ed ogni modifica è stata resa reversibile. In particolare, si nota, in questo caso, l’uso di un tipo di urbanistica definibile come Agopuntura Urbana, in quanto agisce sul territorio attraverso piccoli interventi sparsi, che formano tra loro una rete sottile di trasformazione: L’inclusione di nuovi spazi all’interno del quartiere aumenta la complessità delle funzioni presenti, l’integrazione delle classi sociali, dei generi, aumentando le occasioni di incontro, garantendo un aumento della qualità di vita dei cittadini.1

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PROGETTI TEMPORANEI / PROGETTAZIONE Accompagnamento educativo attraverso il gioco / progettazione di spazi urbani / formazione professionale ed inserimento lavorativo / attivazione di microeconomie basate sul recupero del patrimonio abitativo / attivazione di processi manutentivi diffusi. Aspetti di interesse Il progetto di Esto no es un solar risulta di interesse perchè rende chiaro ed esplicito come l’esistenza di uno spazio non possa prescindere dalla componente umana che lo abita. Il coinvolgimento della popolazione, del quartiere, risulta, infatti, in questo caso fondamentale, dal momento che definisce usi e metodi di progettazione, che portano ad una personale appropriazione dello spazio stesso. Di particolare importanza, a tal proposito, è il fatto che il ruolo del cittadino non si fermi al termine del progetto, ma continui attraverso la sua manutenzione periodica. In questo modo i cittadini stessi diventano custodi degli spazi che abitano e da cui si sentono rappresentati. L’esperienza insegna, tuttavia, come il modo migliore per garantire un futuro a questi spazi sia di affidarne la gestione ad associazioni che li utilizzino, per far sì che non si incappi in situazioni di vandalismo.

Affinità rispetto al contesto del Quartiere Satellite Presenza di spazi vuoti, ancora tuttavia utilizzabili. Fattori di interesse rispetto al Quartiere Satellite Mediazione tra proprietari, Comune, Organizzazioni culturali; Coinvolgimento della cittadinanza; Riappropriazione dello spazio pubblico; Interventi efficaci seppur a basso costo.

Uno sguardo sul Satellite Intorno al Quartiere Satellite sono presenti diverse aree verdi pubbliche, che non si possono dire ml tenute, ma neppure tanto vissute. Una maggior possibilità di appropriazione dello spazio da parte della popolazione residente, attraverso una loro diretta partecipazione, potrebbe rendere questi spazi più vissuti ed essere manifestazione di incontro tra popolazioni diverse.

Per saperne di più:

113 /Temporanei

1. http://www.ciacipiruli.com/?p=1553 https://www.archdaily.mx/mx/774436/regeneracion-urbana-lotemporaneo-como-activador?ad_medium=gallery https://www.collaborative.city/item/zaragoza-esto-no-es-un-solar/ http://estonoesunsolar.es https://www.plataformaarquitectura.cl/cl/02-347483/esto-no-es-unsolar-reconvirtiendo-parcelas-vacias-en-espacio-publico-parte-i


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Spazi urbani riprogettati


116 / Conclusioni


/ Conclusioni E’ tempo, arrivati a questo punto, di riprendere, dunque, le fila del discorso, cercando di elaborare delle direzioni che possano essere utilizzate nell’ambito del progetto pilota sul Quartiere Satellite. Si attua, dunque, quel passaggio da ricognizione a ideazione: più che conclusioni, l’inizio di una nuova fase progettuale. Alcune questioni... Nel corso dell’elaborato sono stati vagliati casi studio tra loro anche molto diversi: in tal sede, questi vengono riconsiderati insieme, in senso unitario ed organico, così da promuovere un’applicazione strutturata e coerente dei principi individuati per ciascuno nel corso delle schede, nell’ambito dell’individuazione di alcune direzioni strategiche di progetto e di una successiva elaborazione di una più specifica proposta di intervento. A tal proposito, non si tratta né di un progetto definitivo, né di una completa utopia, ma di un possibile scenario per il Quartiere Satellite, articolato in base alle esperienze precedentemente raccolte ed alla presenza di attori diversi e, in alcuni casi, già presenti sul territorio. Proprio per questo motivo, l’aspetto economico relativo al progetto non viene menzionato, dando, in tal modo, maggior libertà d’azione al pensiero e all’ideazione, pur rimanendo ben ancorati alle condizioni contestuali e sociali dell’ambito preso in questione. Data la complessa realtà del Satellite, fatta di palinsesti diversi da un punto di vista storico e culturale, si ritiene che il progetto pilota dovrebbe interessare più sfere disciplinari, così da poter analizzare sotto lenti diverse uno stesso fenomeno. Se, rispetto al tema del sociale, alcune attività, rivolte soprattutto alle nuove generazioni, di tipo didattico ed imprenditoriale, sono già in atto, come riportato sul sito del Comune di Pioltello1, si pongono, invece, alcune questioni per quanto riguarda l’aspetto urbanistico ed architettonico dell’area. Prima fra tutte, quale si vuole che sia il nuovo ruolo del Quartiere Satellite, nell’ottica di un suo rinnovamento, rispetto all’urbanità al suo intorno ed al paese stesso di Pioltello. Seppur, infatti, questo possa essere oggi facilmente interpretabile come un vortice che si auto-alimenta in uno stato di completa chiusura e, anzi, di respingimento rispetto al suo intorno, non bisogna dimenticare che, tuttavia, esso dovrebbe far parte di una più ampia maglia urbana. Si tratta di un caso per cui quello che sembrerebbe, almeno in apparenza, da un punto di vista materico, essere il tessuto più forte dell’abitato, è, in realtà, la sua parte più fragile e debole, dal momento che le sue relazioni rispetto ad un tutto risultano sfilacciate e prossime al completo distacco. Una loro ricucitura, inoltre, richiederebbe del tempo e si potrebbe realizzare solo tramite una studiata pianificazione delle tempistiche e delle tipologie di intervento, in chiave sociale, architettonica, urbanistica, che si basi, da una parte, sulle condizioni economiche delle diverse fasi di intervento, ma anche e sopratutto sulle ripercussioni che queste avrebbero man mano sul territorio e sugli abitanti dell’area. Questi ultimi, dato il crogiolo di nazionalità e culture diverse che oggi è 117 /Conclusioni


118 /


119 / Il Quartiere si discosta dallo sviluppo lineare dell’urbanità , a metà strada tra area residenziale ed industriale.


rappresentato all’interno del Satellite, dovrebbero, inoltre, avere una parte attiva all’interno delle decisioni pianificatorie, sia a livello urbanistico che architettonico: per troppo tempo, infatti, e si tratta anche del caso del Quartiere Satellite, l’architettura non ha saputo rispecchiare modi di abitare presenti nelle consuetudini di diverse culture e gruppi sociali.2 Ogni azione architettonica è, infatti, dimostrazione di una certa visione politica e si spera che questa, date le passate esperienze, si dimostri più democratica. ...una prima proposta progettuale L’elaborazione della proposta progettuale ha richiesto una prima fase di analisi morfologica del contesto del Satellite. Il quartiere, chiaramente riconoscibile rispetto al resto dell’abitato di Pioltello, si discosta dalla linearità del paese, come una virgola tra il contesto residenziale, ad ovest, e quello industriale, ad est. Interessante è anche la sua posizione mediana rispetto ai due principali collegamenti dell’area con Milano: la Stazione ferroviaria, a Sud, e la stazione della linea metropolitana M2 di Cernusco sul Naviglio, a Nord. Territorio, dunque, geograficamente di incrocio tra aree a vocazioni diverse, a cui corrispondono, di conseguenza, anche popolazioni differenti, il Quartiere Satellite, partendo dallo spazio verde pubblico da cui è circondato, potrebbe diventare parte di un più ampio sistema verde lineare, che gli conferirebbe un nuovo ruolo di centralità locale e che porterebbe ad una sua reintegrazione alla dimensione urbana. Si propongono, dunque, cinque macro temi d’intervento, che vengono successivamente suddivisi in più specifiche azioni progettuali, ordinate secondo un possibile cronoprogramma: 1. Rinnovamento architettonico dei quattro condomini che formano il Quartiere Satellite; 2. Rinnovamento dello spazio pubblico aperto condominiale; 3. Ripensamento dello spazio pubblico all’intorno dei condomini; 4. Intervento sulla viabilità; 5. Innovazione nella costruzione della comunità residente e dei fruitori dello spazio pubblico, attraverso la riduzione non fisica delle distanze tra le persone. Una prima analisi dei bisogni, condotta sugli abitanti del Satellite, costituirebbe la prima fase vera e propria del progetto. Come nel caso dell’intervento condotto sul Quartiere Librino da parte dell’organizzazione G124, questa sarebbe di primaria importanza per individuare le aree prioritarie di intervento. D’altro canto, bisognerebbe parallelamente considerare ogni singolo bisogno come di importanza fondamentale. A tal proposito risulta di particolare interesse l’Atlas of aspirations formulato dallo Studio Ash Sakula, presentato in precedenza rispetto al caso di intervento sulla stazione della metropolitana di Peckham, a Londra. Rispetto a tale progetto, sono importanti anche i concetti di trasparenza 120 / Conclusioni


e di branding dell’area, che si dovrebbero gestire sin dalle prime fasi di progetto, cercando in tal modo di coinvolgere popolazioni a scale diverse. Alla scala di quartiere, l’organizzazione di eventi temporanei di Codesign, destinati a tutte le generazioni, potrebbe portare ad una iniziale riattivazione dello spazio pubblico del Satellite, in particolare dei giardini Genesio Fumagalli, curati ma mancanti di un programma che ne garantisca una frequentazione costante da parte dei residenti dell’area. Queste prime occasioni d’incontro potrebbero essere, inoltre, accompagnate da brevi esperienze di autocostruzione per la realizzazione di piccoli padiglioni a scopo aggregativo o di arredo urbano temporaneo, (si prenda, ad esempio, il caso di Librino o del progetto di Esto no es un solar: progetti di arredo urbano in autocostruzione potrebbero anche essere sparsi per le diverse aree pubbliche di un territorio più ampio, che riguardi anche quelle intorno al centro storico di Pioltello). Una fase successiva del progetto potrebbe riguardare la costruzione di una struttura temporanea, (con una durata dagli 1 ai 3 anni)3 che funzioni da Hub di quartiere, simile ai Laboratori di Quartiere, analizzati rispetto alle soluzioni adottate nell’ambito dei Contratti di Quartiere o a L’Atelier de la rehabilitacion nel caso di Port du Bouc. In tal sede, si potrebbero, infatti, svolgere gli incontri con le associazioni degli inquilini o con le scuole, sviluppare, in collaborazione con alcune realtà imprenditoriali, politiche di sviluppo economico, la negoziazione coi privati al momento del progetto architettonico sui palazzi del Satellite. Uno spazio, dunque, a funzione aggregativa e ludica, che potrebbe riprendere, rispetto ai materiali utilizzati di recupero, il progetto del Caravanserai dello studio Ash Sakula. Nel frattempo, inoltre, si potrebbe pensare al rallentamento del traffico di via Cilea e di via Mozart, per esempio adottando un diverso tipo di pavimentazione, ed alla risistemazione delle piste ciclabili esistenti, che potrebbero configurarne un collegamento rispetto al centro abitato di Pioltello, (si fa riferimento, in tal caso, specificatamente alla pista ciclabile che scorre per via D’Annunzio, interrompendosi però in corrispondenza della Strada Provinciale 103). Si tratterebbe, almeno da principio, di un piccolo intervento rispetto al resto, ma tangibile in breve tempo dagli abitanti, che così potrebbero iniziare a riacquistare fiducia nelle Istituzioni e negli Enti locali, (un metodo che nel progetto Step by Step per il rinnovamento urbanistico della città di Casoria, è già stato chiamato di Infiltrazione Urbana) A questo punto si potrebbe immaginare un lavoro di ristrutturazione e rimodernamento architettonico dei singoli blocchi del Satellite: molto probabilmente la fase più delicata, dal momento che si andrebbero a toccare interessi privati, a stanare condizioni di morosità, ad individuare situazioni di piccola criminalità. A tal proposito, il superamento di questi ostacoli potrebbe realizzarsi con l’attuazione di compensazioni individuali o con l’applicazione di particolari norme, che comporterebbero un ruolo 121 /Conclusioni


FASE 0

Innovazione nella costruzione della comunità residente e dei fruitori dello spazio pubblico, attraverso la riduzione non FASE 1 Ripensamento dello spazio pubblico all’intorno dei condomini FASE 2 Intervento sulla viabilità FASE 3

Rinnovamento d

122 /


n fisica delle distanze tra le persone

dello spazio pubblico aperto condominiale FASE 4 Rinnovamento architettonico dei quattro condomini che formano il Quartiere Satellite

123 /


1

2

3

4

anni

0

Analisi dei bisogni Attività di promozione e branding del Quartiere Attività di autocostruzione Promozione di un’economia locale

FASE 0: Innovazione nella costruzione della comunità residente e dei fruitori dello spazio pubblico, attraverso la r

Costruzione e funzionamento Hub di Quartiere

FASE 1: Ripensamento dello spazio pubblico all’intorno dei condomini Rallentamento traffico via Cilea, via Mozart

FASE 2: Intervento sulla viabilità

Eliminazione recinzioni quadrilateri

Sistemazione progressiva spazio pubblico condom

Inserimento progressivo attività culturali e

FASE 3: Rinnovamento dello spazio pubblico aperto condominiale

Lavori architettonici su ciascun quadrante del Quartiere 124 /

Inserimento orti di quartiere

FASE 4: Rinnovamento architettonico dei quattro condomini che formano il Quartiere Satellite


5

6

7

8

Introduzione mixitè sociale

riduzione non fisica delle distanze tra le persone

miniale Trasferimento permanente dell’Hub all’interno del Quartiere commerciali all’interno dei basamenti dei palazzi

125 /


da parte dell’Amministrazione Comunale, (si ricordano, in tal caso, le modalità d’intervento attuate nel caso spagnolo di Calle Pirineus, a Santa Coloma de Gramanet). Ulteriore interrogativo rispetto all’intervento riguarderebbe la locazione degli abitanti dei blocchi nel periodo di cantiere: ancora una volta, la risposta potrebbe forse essere data da alcuni accordi con l’Amministrazione per il riutilizzo di edifici residenziali pubblici. Una volta risolti gli interrogativi suddetti, una prima fondamentale scelta riguarderebbe il livello di intervento architettonico. Una proposta che potrebbe risultare particolarmente radicale potrebbe riguardare un abbassamento di alcuni dei blocchi edilizi, all’interno dei singoli quadrilateri, al fine di permettere una conseguente riduzione della densità abitativa, a favore di un abitare orizzontale e di una maggior luminosità dello spazio pubblico condominiale, ad oggi di scarsa qualità per via della prossimità dei blocchi, così alti da non lasciar penetrare la luce del sole tra loro. Una proposta tanto forte avrebbe la potenza di rompere il ghiaccio, per poi riprendere, nel caso, soluzioni più moderate. D’altro canto, una soluzione più leggera, che potrebbe essere più facilmente accettata dal territorio, potrebbe riguardare l’applicazione di una serie di interventi rispetto alle sole facciate dei blocchi: cambiamento degli infissi, modifica dei materiali di rivestimento con particolare attenzione alle prestazioni energetiche dell’edificio o movimentazione della facciata attraverso la creazione, per esempio, di logge. Una risposta immediata potrebbe essere data, inoltre, a livello di distribuzione dell’edificio, con la sistemazione dei vani ascensori, (si prenda in considerazione la riabilitazione architettonica sviluppata nel progetto per la Cité Tony Garnier). In ogni caso, un maggior senso di apertura rispetto allo spazio pubblico urbano potrebbe essere conferito dalla rimozione delle recinzioni che al momento distinguono i singoli quadrilateri dalla strada. In questo modo, i basamenti dei palazzi entrerebbero a far parte della dimensione urbana e lo spazio pubblico condominiale potrebbe riacquisire significato, (si veda, a tal proposito, il progetto su un Panelàk di GutGut), in soluzione di continuità con la strada stessa: Il miglior posto al quale guardare è la strada. È il sistema nervoso; veicola il gusto, la sensazione, la vista. È il principale punto di scambio e comunicazione.4 L’apertura dei quadrilateri, insieme ad un ripensamento a livello qualitativo dello spazio pubblico condominiale, che riguardi anche la sua illuminazione notturna, potrebbe, inoltre, coadiuvare un senso di maggior sicurezza, perché si verificherebbe una sorta di controllo reciproco dettato dalla semplice frequentazione di un luogo. In corrispondenza dei basamenti, infatti, potrebbero inserirsi attività commerciali locali, (secondo una strategia simile a quella utilizzata nel caso di ViaPadova36, attuata da Fondazione Housing Sociale), o spazi culturali gestiti da Associazioni o dagli enti scolastici, come per esempio librerie di quartiere o centri ricreativi. Interessante potrebbe, inoltre, essere la promozione di un Museo di Quartiere, (si veda il progetto per la Cité Tony Garnier). Anche a Milano sono 126 / Conclusioni


oggi in corso, infatti, operazioni simili, volte a riprendere la storia di un determinato territorio: tra i tanti, MuseoLab6 per il quartiere che si estende intorno a Parco Don Luigi Giussani, nel quartiere di via Solari. Sarebbe, inoltre, interessante riconsiderare anche la dimensione del tetto, come suggerito dal caso di Via Murat. In questo caso, potrebbe essere allestito un orto di quartiere, che potrebbe essere gestito da alcuni degli abitanti stessi dei palazzi. In tal senso, si potrebbero, infatti, proporre delle dinamiche di scambio simili a quelle individuate nel progetto di Palazzina7 di temporiuso.net. Attività di cura o di gestione delle parti pubbliche del condominio potrebbero essere svolte da alcuni dei suoi residenti, che in tal modo potrebbero provvedere al parziale pagamento dell’alloggio. Un ultima suggestione potrebbe inoltre riguardare il tema della mixitè sociale: alcuni appartamenti potrebbero essere lasciati deliberatamente vuoti per essere utilizzati, in un primo momento, per attività di tipo ricreativo (come nel progetto di FateviSpazio), per poi essere ceduti, per esempio, ad un’utenza giovane, come nel caso del bando Abit@giovani.5 Ancora due parole... Il Quartiere Satellite è recuperabile ma perchè torni ad essere parte della maglia urbana da cui è circondato, sarà necessario un lungo lasso di tempo e tanta perseveranza. Per questo, prima di tutto, è necessario che progettisti, istituzioni e soprattutto abitanti del territorio credano fermamente ad una possibilità di cambiamento e ridefinizione del Satellite. Si spera, dunque, che, partendo da questo primo passo, si definisca un territorio che del suo multi-culturalismo e delle sue pratiche lecite ed informali faccia potenzialità, attraverso un’esperienza progettuale di positiva controtendenza rispetto all’opinione oggi diffusa, per cui, proprio perchè si tratta di un Quartiere a colori, una sua trasformazione in meglio non sia possibile.

127 /Conclusioni


Per saperne di più /

128 / ...di più

1. http://www.comune.pioltello.mi.it/PortaleNet/portale/ CadmoDriver_s_145117 2. Andrea Di Giovanni, Territori fragili della periferia metropolitana multiculturale, in IFAU’18 - Territori fragili / Fragile territories. Paesaggi_Città_Architetture / Landscapes_Cities_Architecture: 2nd international forum on architecture and urbanism, A.A.V.V. , Gangemi Editore Spa, Roma, 2018 3 Lo studio temporiuso.net, in particolare, prevede tre livelli di temporaneità: un primo livello si riferisce ad interventi di breve durata, ad esempio di 10 giorni, durante i quali si possono organizzare eventi artistici o performance, privi di infrastrutture fisse. Il secondo livello di temporaneità prevede un progetto di durata maggiore, da 1 a 3 anni, adatto ad esempio ad ospitare il ciclo abitativo di studenti o lo start-up di associazioni e cooperative. La fornitura di infrastrutture impiantistiche primarie stabili, la dotazione di arredi interni, esterni ed allestimenti temporanei sono facilmente rimovibili e si propone il riuso di materiali di recupero completamente riciclabili. Infine il Livello 3 prevede un periodo di attivazione di cinque anni con la successiva possibilità di rinnovo al termine ed è utile ad artigiani, associazioni e professionisti. 4 Jane Jacobs, Downtown is for people, In Fortune, aprile 1958, New York 5 Il progetto Abit@giovani propone appartamenti tramite la formula dell’affitto/acquisto che rende possibile l’acquisto della casa passo dopo passo. L’idea proposta è quella di considerare l’abitazione come un punto di partenza per poter sviluppare iniziative condivise, costruire relazioni e collaborazioni tra abitanti Abitagiovani, sviluppare rapporti di buon vicinato con gli altri residenti dello stabile e con altri soggetti di riferimento nel quartiere. Da www.abitagiovani.it


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Bibliografia sitografia

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