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N.5 OTTOBRE 2010

il

Punto di

CAMPAGNA AMICA

Iscritto al n. 19 del 27/01/2010 足 Registro Nazionale della Stampa del Tribunale di Roma

NOTIZIARIO DELLA RETE DEI PUNTI IN VENDITA DIRETTA

MADE IN ITALY: PER UNO SU 4 VALE IL DOPPIO



il Punto di CAMPAGNA AMICA

Primo Piano

“Bene lo stop delle Regioni agli ogm” Il presidente Marini soddisfatto per la scelta di respingere le linee guida sulla coesistenza

Presidente: Sergio Marini Direttore Generale: Toni De Amicis Sede operativa: Via Nazionale 89/a 00184 Roma (Italy) Tel +39.06489931 redazione@campagnamica.it www.campagnamica.it

Il Punto di Campagna Amica Iscritto al n. 19 del 27/01/2010 Registro Nazionale della Stampa del Tribunale di Roma Direttore responsabile: Paolo Falcioni Redazione: Fabio Cagnetti Raffaella Cantagalli Angela Galasso Alessandra Gioggi Massimiliano Paoloni Sara Paraluppi Hanno collaborato: Silvia Bosco Domenico Buono Luca D’Apote Carlo Hausman Rolando Manfredini Stefano Masini Carmelo Troccoli Indagini a cura dell’istituto ricerche SWG S.r.l. sede legale via S.Francesco 24 34133 Trieste Tel +39.040362525 www.swg.it

Impaginazione e grafica: Massimiliano Paoloni Stampa Digitalia Lab, via G. Peroni, 131 – Roma

“Una definitiva indicazione sulla linea che l’Italia deve tenere in Europa è venuta dalla Conferenza delle Regioni che ha scelto all’unanimità di fermare la coltiva­ zione di organismi geneticamente modifi­ cati in Italia con l’importante invito ad esercitare la clausola di salvaguardia per vietare sul territorio nazionale la semina e la produzione della patata Amflora e del mais Mon810”. E’ quanto afferma il presidente della Col­ diretti Sergio Marini nel commentare positivamente il voto unanime dei Presidenti delle Regioni che hanno respinto il provvedi­ mento sulle linee guida nazio­ n a l i sulla coesi­ stenza tra coltivazioni gene­ ticamente modificate, convenzionali e biologiche, nell’ambito della Conferenza delle Regioni, in attesa della nuova norma­ tiva comunitaria . Con la richiesta di atti­ vazione della clausola di salvaguardia l’Italia ­ sottolinea la Coldiretti ­ si unisce al numero crescente di Paesi europei come Austria, Ungheria, Lussemburgo, Grecia, Francia e Germania che hanno già vietato il mais MON 810 mentre con il me­ desimo mezzo giuridico per ora l’Austria, l’Ungheria ed il Lussemburgo hanno vie­ tato, altresì, la patata Amflora. “Ai Presi­ denti delle regioni e ai loro Assessori all’agricoltura va ­ sottolinea Marini ­ il rin­ graziamento dell’agricoltura italiana per

una sensibilità e una attenzione su un tema dove a farla da padrone rischiano di essere le pressioni Gli organismi genetica­ mente modificati spingono verso un mo­ dello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy. La scelta di non utilizzare Ogm non è quindi il frutto di un approccio ideologico, ma riguarda una precisa posizione econo­ mica per il futuro di una agricoltura che vuole mantenere saldo il rapporto con i consuma­ tori.eserci­ tate dagli interessi di pochi”. Su questa strada l’Italia non è certo da sola poi­ ché dopo il divieto posto anche in Germania si sono ridotti a soli sei, su ventisette, i Paesi Europei dove si coltivano organismi geneticamente modificati (ogm) con un drastico crollo del 12 per cento delle se­ mine. Il drastico crollo nei terreni seminati con organismi geneticamente modificati in Europa nel 2009 conferma che nel col­ tivare prodotti transgenici non c'è nean­ che convenienza economica. Il futuro della nostra agricoltura sarà nell’essere diversi e migliori e non omologati a quei sistemi pro­ duttivi che operano con strutture di costi per noi irraggiungibili. Il problema è non farsi copiare le nostre eccellenze e non re­ plicare modelli che il mercato ha già abbon­ dantemente bocciato.

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Novità da Fondazione

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Dal 2011 addio alle buste di plastica I mercati e i punti vendita di Campagna Amica anticipano lo stop al 30 novembre Addio buste di plastica, simbolo di consumo e di benessere ma anche causa di inquinamento e di degrado. Da Gennaio, infatti, non potranno es­ sere più utilizzate. Quello che è dive­ nuto un segno di attenzione all’ambiente da parte di supermer­ cati e attività commerciali di varia natura, dal 2011 diverrà obbligatorio per legge. Anche i nostri mercati e punti vendita aziendali si dovranno adattare se già non lo hanno fatto. Questa presa di coscienza, tardiva, ma comunque benvenuta, nasce dal recepimento della direttiva comuni­ taria En 13432 avvenuto già nel 2007 ma mai messo realmente in pratica. Noi italiani siamo i massimi utilizza­ tori in Europa di shoppers in plastica con un consumo medio annuale di 300 sacchetti a testa. In Italia arriva

un quarto dei 100 miliardi di pezzi prodotti in Europa. Il 28% di questi sacchetti diventa rifiuto e va ad inquinare l’ambiente in modo pressoché permanente (i tempi di degradazione sono di 400 anni). Basti pensare, per esempio, a quello che accade nei fiumi italiani e più in gene­ rale del mondo, quando le sponde ad ogni piena si trasfor­ mano in vere discariche; oppure alle isole di plastica degli oceani dove per un gioco di correnti si accumulano quantità enormi di rifiuti plastici gal­ leggianti che quando si degradano av­ velenano le catene alimentari, uccidendo migliaia di animali e soffo­ cando gli organismi sul fondo dei mari. Sulla terraferma spesso i rifiuti di pla­ stica sono bruciati e ciò comporta l’emissione di sostanze clima­alteranti

IL CONTA PUNTI I FARMERS MARKET, LE AZIENDE AGRICOLE, GLI AGRITURISMI E LE COOPERATIVE IN VENDITA DIRETTA CHE NEL MESE DI OTTOBRE HANNO ADERITO ALLA RETE NAZIONALE DELLE IMPRESE A MARCHIO “PUNTO CAMPAGNA AMICA” SONO:

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come l’anidride carbonica e inqui­ nanti come le diossine, mposti pe­ ricolosissimi per la salute dell’uomo e dell’ambiente. E c’è anche da considerare il fatto che il petrolio è una risorsa utilissima ma in via d’esaurimento: lo spre­ chiamo per oggetti usati in media 20 minuti! Il grido d’allarme dell’ambiente deve essere raccolto anche e so­ prattutto da chi vive in mezzo alla natura e spesso assume il ruolo di guardiano del paesaggio. Così le nostre aziende agricole e agrituristiche possono fare la loro parte proponendo ai loro clienti, nei mercati e punti vendita di Cam­ pagna Amica, l’utilizzo della sporta o di shoppers e utensili per la ri­ storazione usa e getta biodegrada­ bili. L’iniziativa Compostiamoci meglio di Campa­ gna Amica (vedi sul portale www.campagnamica.it nella se­ zione stili sostenibili) e l’adesione all’iniziativa “Porta la Sporta” hanno quest’obiettivo. Gli agricol­ tori raccolgano la sfida!


Ăˆ un consiglio dei produttori agricoli dei mercati di Campagna amica www.campagnamica.it • www.portalasporta.it


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Il mercato del mese

Il mercato riapre al... Massimo Tornano i produttori romani nel farmer market della Capitale Per la gioia di romani e turisti il 18 Settembre il mercato coperto del Circo Massimo a Roma inserito nel progetto Casa dell’Agricoltura ha di nuovo aperto i suoi cancelli. Du­ rante l’anno trascorso, la Casa del­ l’Agricoltura ed il mercato ad essa associato è diventata un appunta­ mento fisso per migliaia di clienti e curiosi. Da una stima SWG si è cal­ colato che l’afflusso medio di visi­ tatori per weekend è pari a circa 4000 persone di cui 3000 clienti con un tempo medio di perma­ nenza pari a 43 minuti. Ciò vuol dire che le persone non solo fanno la spesa ma chiacchierano, si infor­ mano e vivono il mercato come luogo di aggregazione. Molte le no­ vità che figurano nel programma di quest’anno: si parte con il corso di

Il presidente Marini in visita agli stand to

iù gettona Il mercato p dai romani

pa­ nificazione che durerà per tutto il mese di Ottobre, passando per l’al­ lestimento di due mostre a cura del Parco dell’Appia Antica sui casali della campagna romana, fino alle attività didattiche che coinvolge­ ranno migliaia di studenti laziali con la fattoria e l’ampliato orto di­ dattico. Per maggiori informazioni www.mercatocircomassimo.it

Pescara, via al farmer’s coperto Dall’11 novembre via al mer­ cato coperto di Campagna Amica dell’Abruzzo. Vi pren­ deranno parte oltre 35 im­ prese provenienti da tutta la regione con i prodotti più di­ sparati. Carni fresche bovine, suine e avicole, latte fresco, i migliori formaggi caprini e pecorini, mieli, oli, vini, ma anche bi­ scotti, pani, paste, marmellate, tartufi e zafferano saranno i pro­ tagonisti delle tavole pescaresi. Il mercato verrà allestito in via Raffaele Paolucci, “angolo” Lungomare Matteotti, nei pressi del Ponte del Mare fianco del mercato del pesce fresco, altra preli­ batezza del territorio. Il mercato sarà attivo il giovedì, il venerdì e il sabato dalle 8.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00.

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BOLOGNA, I PRODOTTI DI CAMPAGNA AMICA NEL “SALOTTO BUONO” Dopo il successo del mercato nella monumentale piazza Santo Stefano per salvare la millenaria basilica delle Sette Chiese, Campagna Amica torna di nuovo in centro a Bologna. Lo fa in quello che è il salotto dei Bolognesi, piazza Nettuno, luogo che, insieme con l’adiacente piazza Maggiore costituisce il centro nevralgico della città, circondato dalla basilica di San Petronio, palazzo d’Accursio, palazzo re Enzo, palazzo del Podestà. Il mercato si svolgerà il 12, 13 e 14 novembre, in occasione della Giornata Nazionale del Ringraziamento, celebrata quest’anno proprio nella città felsinea. Dal Parmigiano Reggiano ai salumi Dop, dai vini Doc all’aceto balsamico, le imprese di Campagna Amica porteranno sotto le due torri le eccellenze dell’agricoltura emiliano romagnola. Ai prodotti agricoli si uniranno altri segni distintivi delle campagne: nel cortile d’onore del palazzo comunale, Coldiretti e Campagna Amica allestiranno una mostra dei segni del sacro nel territorio rurale, con le immagini delle madonne in terracotta e ceramica, che erano poste agli incroci delle strade o ai confini dei vari poderi.


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I nuovi

mercati

scelti fra i tanti aperti

nell’ultimo periodo

LE CASETTE DELLA BONTÀ

FRIULI

Due Mercati di Campagna Amica della provincia di Pordenone aumen­ tano la propria frequenza, ed un nuovo mercato muove i primi passi ad Udine. Sia il mercato di Maniago (Piazza Italia) che quello di Spilim­ bergo (Corte Europa) divengono ora appuntamenti settimanali con il consumatore. Ad Udine (San Rocco) è partito in via sperimentale un nuovo mercato settimanale (il quarto in città) aperto il martedì mattina. Tratto caratteristico le casette di legno.

RAGUSA

SPAZIO AL FORMAGGIO DOP

Dopo il successo del Mercato di Campagna Amica organizzato durante l’estate a Marina di Ragusa, a settembre è stato inaugurato in Piazza della Libertà il nuovo mercato settimanale, aperto il sabato mattina. L’ubicazione del mercato in centro città offre ai 14 produttori attual­ mente coinvolti nel mercato ottime possibilità di incontro con il con­ sumatore. Tra i prodotti offerti, tutti provenienti dai comuni limitrofi, spicca la Dop formaggio ragusano.

IL TIPICO INCONTRA IL MARE

LIVORNO

A Livorno ha aperto i battenti il mercato settimanale coperto di via Padre G. B. Saglietto, vicinissimo al mare. Allestito all’in­ terno del mercato Ittico, struttura gestita dal Consorzio “Pesce del Tirreno” che ospita quotidianamente l’Asta del Pesce, il mercato attualmente accoglie 10 produttori. Tra i prodotti in vendita: ortofrutta, formaggi, carni e salumi, uova, legumi, olio, vino, ma anche pasta.

VARESE

IN TAVOLA ECCO LE... ORCHIDEE

Inaugurato a Varese il nuovo mercato di Piazza De Gasperi, il primo della città con frequenza settimanale. Aperto ogni venerdì mattina, il mercato ospita 12 produttori che propongono ortaggi, formaggi, miele, salumi, marmellate, carne ma anche particolarità, come le orchidee di Morosolo. In occasione dell’inaugurazione è stata offerta a due classi della locale scuola materna Galileo Galilei una merenda a km zero, a base di pane, miele, formaggi di capra e salame nostrano.

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L’esperto fiscalista

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Costruire opportunità coi fabbricati rurali Come riconoscerne l’uso agricolo per le attività in azienda In origine, i fabbricati rurali erano iscritti al catasto terreni, con rendita zero, e con­ siderati pertinenze del fondo. Di conse­ guenza, non erano soggetti ad imposizione in quanto il loro reddito era assorbito da quello dominicale del ter­ reno al quale erano asserviti. Tale principio non è sostanzialmente mutato nel tempo in quanto tuttora le co­ struzioni rurali sono esenti da imposi­ zione fiscale, anche se risultano iscritte al catasto edilizio urbano con attribuzione di rendita. Con l’articolo 9 del DL n. 557 del 1993, sono stati, tuttavia, introdotti nuovi criteri per il riconoscimento della ruralità degli immobili il cui rispetto ne subordina l’esenzione. I fabbricati rurali possono essere destinati sia ad uso abi­ tativo che strumentale.

I fabbricati di abitazione In base alla norma, le costruzioni, diverse dalle unità immobiliari appartenenti alle categorie A/1 e A/8, ovvero aventi le ca­ ratteristiche di lusso, devono essere uti­ lizzate da: ­ Proprietari o titolari di diritti reali sui terreni (ad esempio: usufruttuari, enfi­ teuti); ­ Affittuari, conduttori o comodatari dei fondi; ­ Familiari conviventi a carico dei proprietari, titolari di diritti reali di godimento, affit­ tuari, conduttori o como­ datari, risultanti dalle certificazioni anagrafi­ che; ­ Coadiuvanti iscritti al­ l’Inps;

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­ Titolari di trattamenti pensionistici cor­ risposti per lo svolgimento dell’attività agricola; ­ Soci o amministratori di “società agri­ cole”, aventi la qualifica di imprenditore agricolo professionale (Iap). I proprietari, i titolari di diritti reali di go­ dimento, gli affittuari, i conduttori, i co­ modatari e i soci o amministratori di società agricole devono rivestire la qua­ lifica di imprenditore agricolo ed essere iscritti nel Registro delle imprese (Cciaa). Inoltre, il terreno cui il fabbricato è asser­ vito deve avere una superficie non infe­ riore a 10.000 mq. ed essere censito al catasto terreni con attribuzione di red­ dito agrario. In presenza di colture spe­ cializzate (in serra, funghicoltura o altra coltura intensiva) ovvero il terreno è ubi­ cato in comune considerato montano, il suddetto limite è ridotto a 3.000 metri quadrati. Infine, il volume di affari derivante da at­ tività agricole del soggetto che conduce il fondo deve essere superiore alla metà del suo reddito complessivo, al netto dei trattamenti pen­ sionistici agricoli. Se il terreno si trova ubi­ cato in co­

mune considerato montano ai sensi della citata legge n. 97 del 1994, il volume di affari deve essere superiore ad un quarto del suo reddito complessivo. Per i sog­ getti esonerati, Il volume d’affari si pre­ sume pari al limite massimo previsto per l’esonero dall’articolo 34 del decreto del Dpr n. 633 del 1972.

I fabbricati strumentali Per i fabbricati strumentali, l’unico requi­ sito richiesto riguarda la loro destina­ zione ad una delle attività agricole di cui all’art. 2135, ed in particolare: ­ alla protezione delle piante (serre); ­ alla conservazione dei prodotti agricoli (magazzini, silos); ­ alla custodia delle macchine, degli at­ trezzi e delle scorte per la coltivazione del fondo e l’allevamento; ­ all’allevamento e la ricovero degli ani­ mali (stalle); ­ ad abitazione dei dipendenti del­ l’azienda; ­ alle persone addette all’attività di alpeggio; ­ a uso uffici dell’azienda agricola; ­ alla manipolazione, tra­ sformazione, conser­ v a z i o n e , valorizzazione o com­ mercializzazione dei prodotti agricoli ef­ fettuate da aziende, cooperative o con­ sorzi; ­ all’esercizio dell’at­ tività in maso chiuso.


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Giovani Impresa COLDIRETTI

Quando ai giovani piace l’etichetta Dall’assemblea del Ceja la richiesta di introdurre l’indicazione d’origine I giovani imprenditori agricoli di tutti i Paesi dell’UE si sono riuniti a Bruxelles nell’assemblea generale del Comitato Europeo dei Giovani Agricoltori (CEJA), che rappresenta oltre 1 milione di giovani imprese, per discutere del futuro della poli­ tica agricola e della competitività del settore agroalimentare. Coldiretti Giovani Impresa era presente con una delegazione guidata dal dele­ gato nazionale Vittorio Sangiorgio accompagnato dal vice presidente del CEJA Donato Fanelli. In tale con­ testo i giovani imprenditori di tutta Europa hanno chiesto unanime­ mente alle istituzioni comunitarie di imporre l’origine in etichetta dei prodotti agricoli per dare traspa­ renza alla filiera agroalimentare e ri­

Terranostra Agritel, l’accordo che conviene alle imprese

lanciare la competitività delle imprese agricole. Il delegato nazionale Vit­ torio Sangiorgio ha espresso la sua grande soddisfazione rispetto alla presa di posizione forte di tutti i giovani imprenditori europei ed ha sostenuto che, tale posizione rappresenta una sollecitazione im­ portante anche per il nostro Paese dove l’azione di Coldiretti non si ar­ resterà fin quando non verrà messa in atto una normativa soddisfacente rispetto all’esigenza delle imprese agricole di vedere riconosciuta in etichetta l’origine dei loro prodotti. In conclusione, il vice presidente del

Nel maggio del 2009 Terranostra ha stipulato un accordo a livello nazionale con Agritel s.r.l., società del gruppo Coldiretti che offre diversi servizi legati alla telefonia mobile business, canoni di noleggio apparec­ chi con tariffe più che concorrenziali. Per dare nuovo impulso a questa intesa di se­ guito vi segnaliamo alcuni privilegi che l’ade­ sione comporta. Gli “ultimi” vantaggi che Agritel ha, infatti, previsto per i soci Terrano­ stra, in regola con la quota associativa per l'anno 2010, sono i seguenti: •Chiamate all’interno della ns. rete Aziendale costo zero per le prime 10 ore di conversa­ zione mese • Chiamate Vs. Direttrici Tim costo 0,06 minuto • Chiamate Vs. Direttrice Rete Fissa costo 0,05 minuto • Chiamate Vs. Altri operatorie mobili costo 0,085 minuto

CEJA Donato Fanelli, ha sottolineato l’importanza del lavoro di Coldiretti giovani impresa che da anni con­ duce questa battaglia a livello euro­ peo e che finalmente è riuscita a portare sulle proprie posizioni l’in­ tera classe dirigente dei giovani im­ prenditori europei.

Ulteriore beneficio è che le tariffe Agritel si basano in un’offerta a consumo senza scatto alla risposta, senza nessun canone mensile e in una tariffazione al secondo. Un dato sicu­ ramente significativo è stato che durante questo anno i clienti hanno segnalato un ri­ sparmio medio di 30­35% in meno rispetto alla media di mercato. Punto di forza di Agri­ tel è il servizio clienti e l’assistenza tecnica quale elemento distintivo. Il servizio clienti per Agritel, infatti, ha proprio il significato di cura del cliente. Esso è composto da profes­ sionisti che con cortesia e professionalità si prendono cura delle esigenze dei clienti senza l’interposizione di filtri o risponditori automatici. Modalità di Adesione: contattare Agritel s.r.l. Telefono +390648070722 - Sig.ra Paola Irsuti, Sig.ra Nicoletta Discreti, Sig.ra Claudia Malatesta. e-mail infotel@agritel.it; www.agritel.it

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L’intervista

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di Raffaella Cantagalli

“Noi, la multinazionale dei contadini” I segreti di “Orto Amico”, la prima coop accreditata Campagna Amica La “multinazionale dei contadini”. Così Raffaele Billo, Presidente di Orto Amico di Ferrara, risponde quando gli chiedo di darmi un’idea del suo progetto. Di multinazionale in effetti non si può certo parlare, dal mo­ mento che i 30 produttori soci sono rigorosamente italiani e che l’attività di vendita viene effettuata presso la sede della cooperativa stessa ma la tendenza a pensare “in grande”, sicu­ ramente non manca. Orto Amico è la prima cooperativa agricola italiana ad essersi costituita appositamente per sposare appieno il progetto della Coldiretti per una “fi­ liera agricola italiana”: il 22 maggio scorso ha inaugurato il primo punto vendita “Punto Campagna Amica”. Come nasce l’idea della vendita di­ retta? L’idea parte circa 7­8 anni fa da una semplice aggregazione di agricoltori locali – non ancora costituiti in coo­ perativa­ che hanno deciso di unire le forze e adottare un modello simile a quello della grande distribuzione. Il progetto della “filiera agricola ita­ liana” ci ha creato l’occasione di en­ trare nella rete organizzata di Campagna Amica e di potere accele­ rare così il processo della vendita di­ retta già avviato con i mercati. In questo modo infatti, possiamo avere una gestione indipendente dei pro­ dotti e della vendita. Come è organizzata la vostra strut­ tura? Abbiamo costituito due cooperative: una si chiama “Mercato Amico” ed è costituita dai produttori agricoli ­

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Il punto vendita

Raffaele Billo

circa una trentina­ e che si occupa delle forniture dei prodotti e l’altra che si chiama “Orto Amico”, costituita da 4 imprenditori agricoli che, oltre ad essere fornitori, si occupano anche dell’organizzazione del nego­ zio e della gestione delle vendite. Nel punto vendita abbiamo coinvolto 3­4 commesse che si occupano diretta­ mente ed esclusivamente della ven­ dita ai cittadini.

a casa del consumatore offrendo pro­ dotti sicuri, italiani e di qualità.

I produttori sono tutti locali? No, abbiamo fatto la scelta di diversi­ ficare l’offerta e di mettere a disposi­ zione dei consumatori un’ampia gamma di prodotti. Per tale ragione abbiamo coinvolto naturalmente i produttori locali ma anche produt­ tori di altre regioni, dal Veneto alla Puglia. Abbiamo incontrato un ter­ reno favorevole allo scambio dei pro­ dotti e alla possibilità di creare una rete che abbia gli stessi obiettivi e gli stessi principi: arrivare direttamente

E i prezzi al consumo? Noi non siamo un’industria che può permettersi di fare economie di scala. Il prezzo a volte è più alto rispetto a quello di mercato e a volte è più basso. Di­ pende dal prodotto. Noi offriamo al consumatore prodotti unici e di alta qualità e li invitiamo ad aderire ad una nuova filosofia di alimentarsi e di fare la spesa, che significa fare delle scelte che fanno bene all’economia locale.

A distanza di soli 4 mesi dall’apertura del punto vendita, potete già fare un primo bilancio? Parlano i numeri: abbiamo registrato una presenza media giornaliera di 170 clienti. A noi sembra un ottimo risultato e i produttori sono molto soddisfatti.


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Novità da Fondazione

A tavola non passa lo straniero Quatto italiani su 10 non hanno mai messo piede in ristoranti etnici Ben quattro italiani su dieci non hanno mai messo piede in un ristorante stra­ niero (41 per cento) o acquistato per strada kebab, tacos, involtini primavera o sushi da portare via (38 per cento). E’ quanto emerge dall’indagine Col­ diretti/Swg sulle nuove ten­ denze alimentari degli italiani al Forum Internazionale dell’Agri­ coltura e dell’Alimentazione di Cer­ nobbio, che evidenzia la presenza di uno “zoccolo duro” di italiani che sfida la globalizzazione e mo­ stra grande diffidenza verso il cibo straniero. La percentuale dei diffidenti cresce peraltro notevolmente se si conside­ rano anche quanti solo raramente hanno provato la cucina straniera per raggiungere il valore di ben il 71 per cento degli italiani per i ristoranti stra­ nieri e del 64 per cento per il take away.

Come trasferite questo messaggio al consumatore? Abbiamo scelto di investire molto sulle nostre commesse: il messag­ gio passa attraverso di loro mentre accompagnano il cliente nella sua spesa. Le ragazze, che sono parte integrate della struttura, sono an­ date a vedere cosa succede nel­ l’azienda agricola, conoscono i produttori e recentemente hanno seguito anche dei corsi di cucina così sono in grado di dare consigli utili ai clienti. T utto questo sta pagando perché i clienti si informano, si affezionano e ritornano.

Nonostante la rapida diffusione degli esercizi commerciali che offrono cibi et­ nici da consumare sul posto o da por­ tare via solo il 7 per cento degli italiani frequenta molto

spesso un take away straniero e il 5 per cento un ristorante straniero. Tutto questo non pregiudica però la tol­ leranza degli italiani che per oltre la metà sono comunque favorevoli alla presenza degli esercizi alimentari stra­

nieri nei centri storici, con una percen­ tuale del 54 per cento per i take away e del 51 per cento per i ristoranti. La diffi­ denza sembra riguardare soprattutto la qualità degli alimenti e porta a pre­ ferire il consumo di cibi italiani piu’ tradizionali anche se ­ sottolinea la Coldiretti ­ gli effetti della globalizza­ zione si sono fatti sentire sulle tavole nostrane, spesso all’insaputa degli stessi italiani. A farne la spesa è ad esempio la pizza che è considerata la piu’ valida alternativa al cibo stra­ niero che però, nella metà dei casi, è preparata nelle 25mila pizzerie nazionali con ingredienti importati dall’estero: cagliate provenienti dal­ l'est Europa invece della tradizionale mozzarella, pomodoro cinese invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo e farina canadese o ucraina in­ vece di grano nazionale

Immagino che stiate già pensando al futuro… quali sono i prossimi pro­ getti? In effetti sì. L’idea è di ampliare la gamma dei produttori e dei prodotti e naturalmente anche dei punti ven­ dita. Ne apriremo presto uno nel cen­ tro della città. E poi abbiamo anche molte altre idee che vanno dal “teatro in fattoria” all’allestimento di una pic­ cola biblioteca nel negozio: sono libri su temi agricoli ma per lo più su filo­ sofie di vita che riportano alla terra. Consiglio a tutti gli agricoltori la rivo­ luzione del filo di paglia, scritto da un giapponese, Masanobu Fukuoka, il padre dell’agricoltura naturale.

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Novità da Fondazione

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Made in Italy, per 1 su 4 vale doppio Presentata a Cernobbio la nuova indagine Coldiretti-Swg Per quasi un italiano su quattro (23 per cento) il cibo italiano dal campo alla ta­ vola vale almeno il doppio, nonostante il momento di crisi economica; il 53 per cento dei cittadini preferisce acquistare prodotti alimentari locali e artigianali che battono nettamente le grandi mar­ che (appena 10 per cento); tre su quat­ tro ritengono che gli Ogm siano meno salutari dei cibi tradizionali; uno su tre acquista regolarmente prodotti a deno­ minazione di origine e il 14 per cento quelli biologici. Sono i risultati della prima indagine che studia il contributo del Made in Italy alla ripresa economica, realizzata da Coldiretti­Swg a ottobre 2010 e presentata nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Ali­ mentazione organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio. Vediamone alcuni dati.

maggiori controlli. L’attenzione all’ori­ gine del prodotto è anche evidenziata dal fatto che ben il 97 per cento degli ita­ liani ritiene che dovrebbe essere sem­ pre indicato il luogo di allevamento o coltivazione dei prodotti contenuti negli alimenti.

I prodotti locali battono le grandi marche Non stupisce dunque che una maggio­ ranza assoluta del 53 per cento degli ita­ liani preferisce acquistare prodotti alimentari locali e artigia­ nali che battono nettamente le grandi

La fiducia nel cibo tricolore è al 91% Il valore superiore attribuito dagli ita­ liani agli alimenti, realizzato con pro­ dotti coltivati o allevati interamente in Italia, è innazitutto eccezionale con due consumatori su tre (65 per cento) che ritengono valga dal 10 per cento in su. La fiducia nel Made in Italy rispetto al prodotto straniero è del 91 per cento per gli alimenti, del 66 per cento per i vestiti, del 55 per cento nei mobili, del 49 per cento per la cosmetica, del 39 per gli utensili, del 26 per auto e motorini e del 18 per l’elettronica e cresce nel 2010 in tutti i settori. Una superiorità, quella del Made in Italy alimentare, che viene attribuita al rispetto di leggi più severe, alla bontà e freschezza e alla garanzia di

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mata dal fatto che nel 2010 si è regi­ strato un vero boom degli acquisti di­ retti dai produttori dove compra regolarmente il 17 per cento degli ita­ liani con un aumento record del 55 per cento.

Gli Ogm non li vuole proprio nessuno La ricerca Coldiretti­Swg evidenzia poi come le provocazioni, con l’eclatante se­ mina illegale di mais geneticamente modificato (Ogm) e il pressing delle grandi lobby multinazionali con impo­ nenti campagne di promozione che hanno segnato in Italia il 2010 non abbiano convinto i citta­ dini che mantengono salda la propria opposizione agli Ogm, ritenuti meno salutari di quelli tradizionali da tre ita­ liani su quattro che espri­ mono una opinione (73 per cento).

Cresce il consumo di Dop e Igp

marche, le quali si fermano al 10 per cento. La vittoria del prodotto le­ gato al territorio è sancita dal fatto che oltre due terzi degli italiani (68 per cento) si sentirebbero più garantiti da un mar­ chio degli agricoltori italiani rispetto al marchio industriale (11 per cento) e a quello della distribuzione commerciale (10 per cento). Una opinione confer­

Un italiano su tre (32 per cento), infine, acquista regolarmente prodotti a denominazione di origine e il 14 per cento quelli biologici. Complessiva­ mente il fatturato dei prodotti a deno­ minazione di origine Made in Italy ha sfiorato nel 2009 i dieci miliardi di euro realizzati per quasi il 20 per cento sui mercati esteri dove crescono parallela­ mente anche le imitazioni e i tarocchi. I prodotti più consumati sono i formaggi (con il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano in testa) e i salumi, ma sono cre­ sciute anche ortofrutta edi extravergini.


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Novità da Fondazione

Chef, la nuova tendenza è il km zero Uno su tre utilizza prodotti locali nella cucina del proprio ristorante Per uno chef su tre la nuova ten­ mente diffondendo anche in Italia denza del 2010 è la preparazione dove le condizioni climatiche of­ nei ristoranti di menu con prodotti frono la possibilità di disporre du­ locali a chilometri zero magari col­ rante l’anno di una ampia varietà di tivati direttamente nell’orto del lo­ frutta e verdura coltivate local­ cale. E’ quanto afferma la Coldiretti mente, in grado di assi­ nel rendere noto il risultato del son­ curare una R daggio condotto su duemila cuochi ampia dall’associazione Nazionale dei ri­ storatori sul trend più in del momento CA negli Sati AMI A N Uniti. Il suc­ AG AMP offerta C cesso, diffuso nei I IO D menu. Accanto ai risto­ H soprattutto tra C MAR ranti che coltivano direttamente O i ristoranti in­ V UO dipendenti, è IL N un proprio orto sono in molti­ a determinato scegliere come fornitori agricol­ dalla possibilità di garantirsi la qua­ tori locali acquistando diretta­ lità della materia prima utilizzata in mente nelle aziende o nei mercati cucina, assicura la possibilità di va­ degli agricoltori che si stanno dif­ riare i menu secondo la stagione e fondendo nelle piccole e grandi rassicura i clienti con la possibilità città. di conoscere direttamente la prove­ Il circuito degli alimenti a chilo­ nienza del cibo a loro offerto. Si metri zero in Italia vale più di 3 tratta ­ continua la Coldiretti ­ di miliardi di euro spesi per fare ac­ una tendenza che si sta rapida­ quisti una rete di oltre 63mila im­

Contro problemi e burocrazia arrivano le Agenzie per le imprese

prese agricole (can­ tine, cascine, frantoi, ca­ seifici), 18mila agriturismi, 600 mercati degli agricoltori di Cam­ pagna Amica, quasi 1200 distribu­ tori di latte fresco oltre a decine di ristoranti, mense, osterie, bot­ teghe, consorzi agrari, coopera­ tive, agriasili, vinerie, pescherie, pizzerie e gelaterie dove si ser­ vono prodotti locali e di stagione, secondo un monitoraggio della Coldiretti.

Con il 45 per cento delle imprese che considera la burocrazia il principale ostacolo allo sviluppo, dalle Agenzie per imprese può venire un reale contributo alla semplificazione. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 30 settembre 2010 del Regolamento che di­ sciplina le Agenzie per le imprese che sono i soggetti privati cui gli imprenditori si possono rivolgere per ottenere specifiche certifi­ cazioni che prendono il posto delle autorizzazioni necessarie per la realizzazione, la trasformazione, il trasferimento e la cessazione dell’attività di impresa. Tra i soggetti che possono essere accredi­ tati quali Agenzie per le imprese il Regolamento prevede espres­ samente i Centri Autorizzati di Assistenza Agricola (CAA).

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Novità da Fondazione

il Punto di CAMPAGNA AMICA

Biologico, ecco la nuova etichetta Dal 1° luglio in vigore il marchio Ue per identificare le produzioni bio Dal 1 luglio 2010, è entrato in appli­ cazione il Regolamento Ce n. 271/2010 che integra e modifica il Regolamento Ce n. 889/2008 e che introduce il nuovo marchio per le produzioni biologiche comunitarie. L’uso del logo è facoltativo solo per i prodotti provenienti da Paesi Terzi mentre è vietato nei prodotti biolo­ gici in conversione e nei prodotti multi­ingrediente con un contenuto

in ingredienti bio infe­ riore al 95%. Quando il logo viene usato, deve obbligatoria­ mente contenere le se­ guenti informazioni: ­ Indicazione del luogo in cui sono state colti­ vate le materie prime agricole. ­ L’indicazione dell’organismo di controllo autorizzato (con il co­

PRODOTTO PROVENIENTE DA PAESI UE. PRODOTTO PROVENIENTE IN PARTE DA SE IL PRODOTTO PROVIENE DA UN SINGOLO PAESI UE E NON UE PAESE, È POSSIBILE INDICARNE IL NOME

PRODOTTO PROVENIENTE DA PAESI EXTRA UE. SE IL PRODOTTO PROVIENE DA UN SIN­ GOLO PAESE, È POSSIBILE INDICARNE IL NOME

IT BIO

IT BIO

IT BIO

SPAGNA

AGRICOLTURA UE/NON UE

AGRICOLTURA NON UE

Tutti i numeri di unsettore da un milione di ettari e 3 miliardi di euro

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dice di riferimento) ­ L’indicazione dell’operatore con­ trollato

Con una superficie bio di circa 1 milione di ettari e un giro d’affari di 3 miliardi di euro, l’Italia si conferma tra i paesi leader del bio­ logico, seconda in Europa solo alla Spagna davanti a Germania, Gran Bretagna e Francia. Il Bel Paese è superato dal quello iberico per la maggior superficie a pascoli e boschi ma rimane al primo posto sia per le superfici destinate a coltivazioni che per il numero di aziende agricole che hanno scelto i metodi bio.Negli ultimi anni l’agricoltura biologica ha fatto registrare un sensibile sviluppo anche a livello mondiale con tassi di crescita media dal 10 al 20% annuo. Solo nel 2009 la superficie coltivata senza sostanze chimi­ che di sintesi è cresciuta di 3 milioni di ettari raggiungendo i 35 milioni complessivi e le vendite sono aumentate di oltre 3 miliardi di euro. Un mercato mondiale che vale più di 40 miliardi di euro e che coinvolge 1 milione e 400mila aziende in 154 Paesi.


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Novità da Fondazione

COME ETICHETTARE I... PRODOTTI BIOLOGICI COMPOSIZIONE Devono essere rispettate tutti questi requisiti: 1) prodotti che contengono almeno il 95% di ingredienti biologici di origine agricola sul totale degli ingredienti di origine agricola. Sono inclusi i prodotti freschi. 2) Sono concessi solo gli additivi di sintesi chimica e gli eventuali ausiliari di fabbricazione elencati nell’allegato VIII del Reg. Ce 889/2008 ETICHETTATURA 1) Deve essere riportato il nuovo logo comunitario, come definito nel Reg. 271/2010 che deve contenere:

a. il codice dell’organismo di controllo e dell’operatore controllato b. l’origine delle materie prime, per prodotti Nazionali mentre è facoltativa per prodotti importati da Paesi Terzi o per materie prime in quantità inferiore al 2% in peso sul totale degli ingredienti. 2) In etichetta, il termine “biologico” può comparire ac­ canto alla denominazione commerciale del prodotto 3) Ciascun ingrediente biologico, deve essere chiara­ mente identificabile o con la scritta accanto “biologico” oppure con un asterisco in cui viene richiamata tale ca­ ratteristica

COME ETICHETTARE I... PRODOTTI CON INGREDIENTI BIOLOGICI CASO 1 COMPOSIZIONE a. Alcuni ingredienti di origine agricola sono biologici e quelli non biologici non sono limitati da quelli presenti nell’ All. IX del Reg. Ce 899/08; ETICHETTATURA 1. Non può essere utilizzato il logo comunitario e il riferimento all’origine. Il ter­ mine “biologico” può essere riportato solo in corrispondenza degli ingredienti nella specifica lista 2. viene riportato il numero di lotto; nome e indirizzo dell’operatore. Vengono ap­ plicate tutte le norme vigenti in materia di etichettatura

CASO 2 b. L’ingrediente principale non è bio ma proviene dalla caccia o dalla pesca di animali selvatici mentre tutti gli altri ingredienti di origine agricola, sono biologici. ETICHETTATURA 1. Non può essere utilizzato il logo comunitario e il riferimento all’origine Il termine “biologico” può essere riportato in corri­ spondenza degli ingredienti e nello stesso campo visivo della denominazione di vendita del prodotto.. Vanno invece indicati gli ingredienti biologici e il loro peso percentuale sul totale degli ingredienti di origine agricola oltre ai riferimenti al sistema di controllo. 2. Viene riportato numero di lotto; nome e indirizzo dell’ope­ ratore, applicazione di tutte le norme vigenti in materia di eti­ chettatura

PER ENTRAMBE LE CATEGORIE DEVONO ESSERE RISPETTATI OBBLIGATORIAMENTE TUTTI I SEGUENTI REQUISITI: 1. Prevalenza nei prodotti, degli ingredienti di origine agricola (> 50% sul totale degli ingredienti, esclusi l’acque e il sale) 2. Divieto di utilizzare contemporaneamente lo stesso prodotto, biologico e non biologico 3. Il 5% degli alimenti di origine agricola non biologici concessi, sono elencati nell’allegato IX del Reg. 4. Gli ingredienti di origine non agricola concessi, sono elencati negli appositi allegati al regolamento Ce 899/2008

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Novità da Fondazione

il Punto di CAMPAGNA AMICA

Dai campi l’arte che batte la crisi Dagli abiti da sposa in spighe di grano ai quadri al vino in mostra a Cernobbio Il vino resta in cantina? Meglio utiliz­ zarlo per dipingere esclusivi quadri. Il grano viene pagato pochi cente­ simi? Con le spighe si possono realiz­ zare vestiti da sposa unici? Le zucche invendute possono diventare splen­ didi centrotavola mentre dalla frutta e verdura è possibile creare giocattoli al naturale e con la cera d’api sapo­ nette artistiche. I prodotti vengono sottopagati nelle campagne dove gli agricoltori scoprono l’arte per battere la crisi con opere esclusive, esposte per la prima volta alla prima Galleria della “Campagna Creativa”, organiz­ zata dalla Coldiretti al X Forum inter­ nazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cer­ nobbio. Un meravi­ struzzo uova di e L glioso abito da sposa creato con spi­ ghe di grano italiano può ar­ rivare a costare ben 5mila euro mentre per rea­ lizzarlo ci vo­ gliono qualche metro di seta e solo 3 kg di spighe di grano, pagate meno di un euro agli agricoltori, men­ tre non ha certamente un prezzo la creatività e il buon gusto di chi lo rea­ lizza. Se smaltire gli scarti rappre­ senta un costo per l’azienda, secondo l’antico detto che in campagna non si butta via niente, si può arrivare a comporre manufatti profumati come

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la tabacchiera ricavata dalla buccia riversa del bergamotto e trasfor­ mata in bottiglietta per aromatizzare il tabacco. E se la frutta secca italiana non regge all’invasione di

Gli intagliatori di

zucche

q u e l l a estera, allora con grande fantasia e abilità con man­ dorle, miele e zuc­ chero si costruiscono bel­ lissimi castelli per stupire gli invi­ tati. Il vino, gli asparagi e le erbe aro­ matiche che non trovano il loro giusto apprezzamento sul mercato possono diventare, su una tavolozza molto speciale, splendidi e unici colori per dar vita a straordinari paesaggi. Delle semplici zucche che in questo pe­ riodo sono disponibili nei campi in grandi quantità grazie all’abilità e alla pazienza certosina dei maestri inta­ gliatori possono diventare, con l’uti­ lizzo di pochi utensili, delle

re

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i da.. Gli abit

magnifiche sculture da posi­ zionare c o m e centro­ tavola in occa­ sioni importanti. I coltiva­ tori di mais, rigorosamente non Ogm, hanno invece inventato la pasta di mais, realizzata con amido di mais, aromi e colla, che è molto adatta alla modellazione di qualsiasi oggetto che la fantasia e la creatività suggerisce. Simile alla pasta di sale è molto econo­ mica e adatta ai bambini perché realizzata con prodotti naturali, ma ha una caratteristica in più, si con­ serva a lungo, non teme l'umidità e si asciuga velocemente. Ma anche la frutta e verdura di stagione, con i co­ lori vivaci e le forme diverse, si pre­ stano molto bene ad essere trasformate in originali composizioni e divertenti oggetti decorativi adatte ad ogni particolare occasione. La cera d’api, poi, disponibile presso ogni api­ coltore, sotto forma di scaglie o di sot­ tili fogli, è un prodotto del tutto naturale che permette di creare can­ dele molto profumate e dal delizioso color ambra che ormai sono diventate un oggetto d’arredo in ogni casa. E se poi avanza della verdura nell’orto? Fichi secchi, peperoncini e fili di zucca diventano, grazie alla creatività delle imprenditrici agricole, veri e propri gioielli da sfoggiare in ogni occasione per avere un look divertente.


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Itinerari del gusto di Fabio Cagnetti

Se la cucina si tinge di arancione Nelle sue tante varianti regionali zucca protagonista dei piatti invernali Quando si raccontano le origini della zucca, generalmente la si liquida come una delle prime piante importate dalle Ameri­ che dopo la scoperta delle me­ desime, ma la questione è in realtà più articolata. Mentre esi­ stono tracce incontrovertibili della sua coltivazione in Messico non meno di seimila anni prima di Cristo, è altrettanto vero che in epoca preromanica alcune va­ rietà erano coltivate nel bacino del Mediterraneo da Egizi ed Etruschi. Numerosi sono i riferimenti nella lette­ ratura romana, e Virgilio (originario pro­ prio di quella Mantova che duemila anni dopo sarebbe divenuta capitale dell’or­ taggio in questione) ne parla come di un cibo plebeo; era disprezzata da Marziale, mentre Plinio il Vecchio e soprattutto Apicio ne parlano diffusamente in ter­ mini positivi. Importanti erano comun­ que gli usi non alimentari, tant’è vero che il detto “avere sale in zucca” risale pro­ prio ai Romani, soliti conservare il sale – questo sì, raro e prezioso!­ all’interno delle zucche essiccate. Queste zucche erano quelle del genere Lagenaria, che si ritengono provenienti in origine dall’In­ dia: la varietà oggi utilizzata in cucina, Lagenaria longissima, ha frutti sottili e di forma cilindrica, che raggiungono anche il metro di lunghezza. E’ utilizzata nella cucina del Sud Italia in preparazioni quali la zuppa verde del Cilento, ma più rinomati sono i suoi germogli, i cosid­ detti “tenerumi”, una prelibatezza della cucina siciliana che li esalta soprattutto assieme alle cozze.

Le varietà di zucca oggi più cono­ sciute, diffuse in prevalenza al Nord, sono invece quelle appartenenti al genere Cucurbita, che effettivamente arrivarono in Europa dalle Ameri­ che, dove erano parte fondamentale dell’alimentazione sia dei nativi nor­ damericani, sia degli Indios del­ l’America Centrale. Inizialmente il successo è quasi solo come pianta or­ namentale, ma a partire dal XVII se­ colo questo ortaggio inizia a prendere piede, oltre che nelle mense popolari, anche nell’alimen­ tazione delle classi più abbienti. La specie più diffusa è di gran lunga la zucca comune, Cucurbita maxima, di cui si coltivano centinaia di varietà, di forma sferica, schiacciata ai poli o cilindrica, di colore verde, grigio o arancio. Forse la più utilizzata in cucina è la Marina di Chioggia, coltivata lungo il litorale adria­ tico dove beneficia del clima mite e, ma­ turando fra agosto e ottobre, è leggermente più precoce di altre varietà. La forma è schiacciata ai poli, il colore va dal verde al grigio e la buccia è molto bi­ torzoluta. Altre varietà molto popolari sono Americana, Delica e Melone gi­ gante. La Zucca di Mantova è ricono­ sciuta come prodotto agroalimentare lombardo tradizionale, ma oltre alla va­ rietà mantovana propriamente detta il disciplinare ammette anche altre culti­ var. La zucca mantovana, schiacciata ai poli e dal frutto che raggiunge anche i cinque chili, è di colore verde o rosa e si distingue per la polpa densa e zucche­ rina, più saporita di quella notoriamente insipida di molte varietà; poco calorica e ricca di fibre come tutte le zucche.

E’ glorificata dai famosi Tortelli di Zucca e da altre ricette manto­ vane, specie il risotto e la zucca fritta. Altra importante varietà del Nord è la Zucca di Castellazzo Bormida, in provincia di Alessan­ dria, tardiva (si raccoglie fino a novembre), di forma tondeg­ giante e pezzatura medio­grossa; viene utilizzata in molte ricette, dai tortelli a numerosi dolci tra­ dizionali. In Toscana è molto co­ nosciuta la Zucca Lardaia, coltivata in Valdarno, special­ mente in provincia di Arezzo. E’ di colore arancio, raggiunge anche i 25 kg di peso, e la ricetta tradizionale la prevede fritta e poi rifatta con la conserva di pomo­ doro. Alcune di queste varietà, come la Zucca Mantovana, sono poco produttive e ormai rare, sop­ piantate da altre cultivar più mo­ derne che permettono di ottenere rese maggiori ma non hanno il sa­ pore intenso di quelle tradizionali; recentemente alcune aziende agri­ cole della provincia di Mantova si sono impegnate a coltivare in pu­ rezza, partendo dalle limitate quantità di semi rimaste, la varietà tradizionale allo scopo di salva­ guardare quello che è forse il pro­ dotto simbolo della loro terra.

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Il libro del mese

il Punto di CAMPAGNA AMICA

di Stefano Masini

Quando “La Coop non sei tu” Viaggio nelle contraddizioni del sistema cooperativo Il libro di questo mese è un volume forse un po’ diverso da quelli di solito selezionati in virtù delle idee e delle proposte culturali che ne segnalano l’interesse. Infatti, “La Coop non sei tu. La muta­ zione genetica delle coop: dal solida­ rismo alle scalate bancarie” (Mario Frau, Ed. Riuniti, Roma 2010, € 15.00), è una raccolta densa e minu­ ziosa di episodi, aneddoti e fatti di cronaca che disegnano le anomalie del sistema cooperativo tradizionale, in particolare, rivolto alla vendita di prodotti di largo e generale consumo ai propri soci. La ragione secondo l’Autore è imme­ diatamente evidente: “Le coop pa­ gano le tasse in misura marginale rispetto alle altre tipologie di imprese, non contribuiscono in modo adeguato ed equo alla fisca­ lità generale dello Stato e quindi del progresso civile del Paese”. Il passaggio, o meglio, la degenerazione dell’origina­ rio spirito mutualistico e dei valori di socialità, risulta, del resto, descritto con larghezza di cita­ zioni ed esempi circostanziati tanto da confermare la trasformazione delle coop in “organismi genetica­ mente modificati” che operano in mercati protetti e in posizione domi­ nante sfruttando complicità e coopta­ zioni politiche. Lo sviluppo degli ipermercati è solo un aspetto di questo processo e si ac­ compagna all’elevata raccolta di capi­ tali necessari ad investimenti in

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settori diversifi­ cati del turismo, delle assicura­ zioni e della fi­ nanza che configurano, oggi, le stesse coopera­ tive come banche impegnate a trarre profitti piuttosto che a procurare ai soci risparmi rispetto agli acquisti dei pro­ dotti sul mercato. L’aspetto più dete­ riore che viene raccontato è, tuttavia, la perdita dell’impegno sociale e del legame con i territori. L’Autore, ad esempio, ricorda una vec­ chia tradizione della Novacoop di Gal­ liate (No) che, in occasione della Festa dei Remigini, coinci­

dente con l’apertura delle scuole, donava il corredo di qua­ derni e matite ai bambini dei comuni serviti dai propri supermercati. Eb­ bene, questa iniziativa è stata poi ab­ bandonata perché giudicata uno “spreco”! Altri episodi appaiono, ancora, in­ quietanti: ad esempio in relazione alle vicende di un centro commerciale co­

Autore: Mario Frau Titolo: “LA COOP NON SEI TU” Editore: Editori Riuniti Pagine: 492 Prezzo: 15 euro

struito al posto di un parco a verde pubblico in ragione di relazioni poco chiare con l’amministrazione comu­ nale ovvero alle vicende di un altro ipermercato costruito in un’area pub­ blica destinata ad ospitare una scuola. Si potrebbero poi citare alcuni gravi comportamenti antisindacali, come il licenziamento di lavoratori (poi rein­ tegrati) perché scoperti con disegno crimi­ noso a man­ giare alcune merendine, ma non vorremmo sottrarre curiosità al lettore. In realtà, pos­ siamo dire come sia, per fortuna, di­ versa e lontana l’organizzazione di vendita dei mercati di Campagna Amica, in cui gli agricoltori si auto­or­ ganizzano e i consumatori diventano protagonisti dell’acquisto di prodotti territoriali, recuperando margini di qualità e occasioni di risparmio.


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Filiera Colta

di Toni De Amicis

Quella spesa che non pesa Con Campagna Amica si affermano nuovi modelli di consumo La spesa che non pesa. Semplificata in uno slogan questa potrebbe essere la definizione che i consumatori danno, in sintesi, della spesa alimen­ tare fatta nei punti vendita a marchio Campagna Amica. Una spesa sosteni­ bile in tutti i sensi. Affermiamo que­ sto sulla base non solo dei nostri monitoraggi, ma anche da rigorose indagini fatte dalla Società di rileva­ zione SWG, in cui emerge con grande chiarezza una forte soddisfazione del consumatore che acquista diretta­ mente dai nostri produttori.

L’importanza del passaparola Una soddisfazione che tramite il “passaparola” viene poi trasferita a parenti ed amici, decretando il suc­ cesso dei nostri mercati. In una società consumista come la nostra sempre più “siamo quello che compriamo”. Piace, quindi, consi­ gliare un buon posto dove fare la spesa giusta, ovvero un luogo dove ci si riconosce e dove si ritrovano i

propri valori e i propri stili di vita. Quei posti, quegli spazi, i nostri mer­ cati di Campagna Amica, li abbiamo immaginati esattamente proprio così: punto di incontro tra produt­ tori e consumatori, spazio di scam­ bio tra cultura urbana e cultura rurale.

Fra comunità e trasparenza Prima di molti abbiamo capito con chiarezza che il nuovo profilo del con­ sumatore che si stava affermando nella società era di tipo etico e che stava emergendo nel cittadino un bi­ sogno forte di rassicurazione sulla pro­ venienza dei prodotti da una parte e dell’altra un bisogno diffuso di fare re­ lazione, di fare “community” come si direbbe prendendo in prestito un ter­ mine molto di moda nel mondo dei so­ cial network. Ed allora, interpretando il cambia­ mento culturale in atto, abbiamo pro­ posto un nuovo modello di produzione e distribuzione alimentare incentrato

sull’economia di prossimità e di vici­ nato, con prodotti a km zero, ricono­ scibili, firmati dagli agricoltori, senza intermediazioni, genuini e con prezzi trasparenti e convenienti. Un modello che assicura la giusta re­ munerazione a chi produce, un giusto rapporto qualità/prezzo al consuma­ tore; una reale valorizzazione dei pri­ mati distintivi dei nostri territori, con un costo ambientale assolutamente sostenibile.

Un mercato senza mercanti In sostanza abbiamo proposto un “mercato senza mercanti”. E i consumatori ci hanno pre­ miato. Siamo quindi sulla strada giusta. Dobbiamo ancora poten­ ziare la nostra rete e contempora­ neamente qualificarla e valorizzarla ancora meglio, ma questa è la modalità di vendita del futuro e comunque è quella che nel generale calo dei consumi ha retto meglio la crisi.

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