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EFFETTI SPAZIALI Eye Candy 4000: albero genealogico di un pacchetto di filtri per immagini raster
● di Massimo Cremagnani
01 Il filtro Melt (01) scioglie tutta l’immagine, mentre Drip (02) la fa solo sgocciolare; insieme producono un effetto più realistico e completo (03)
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in dal 1994, anno in cui fu presentata la prima Black Box per Macintosh, l’Alien Skin ci delizia con i suoi curiosi plug-in grafici. La loro filosofia si può riassumere nel binomio “spettacolarità immediata”, trattandosi perlopiù di astruse elaborazioni ottenibili in poco tempo, almeno se siete dotati di una buona macchina e tanta, tanta ram. Come la maggior parte dei filtri per fotoritocco, molti degli effetti presentati sono ottenibili anche con il solo Photoshop (o programmi analoghi per potenza e flessibilità), ma solo da operatori esperti, disposti a perdere più tempo di quanto il mercato (e il buonsenso) possa loro permettere. In linea con le software house concorrenti, Alienskin ha deciso quest’anno di puntare, più che sulle novità, sull’ergonomia e sulla gestibilità creativa di filtri preesistenti, favorendo notevolmente la familiarizzazione con i comandi e la libertà d’intervento. Ma cerchiamo di capire se questa “evoluzione” sia proporzionata al nostro fabbisogno creativo.
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● LE VERE NOVITÀ Dei 23 filtri contenuti nel pacchetto, solo cinque sono novità assolute, anche se è difficile definire “originali” texturizzatori come Marble e Wood (marmo e legno, per i non anglofili, e detto questo cambio argomento). Corona crea aloni luminosi, di una casualità più interessante quando applicato a selezioni molto frastagliate; personalmente, trovo stimolante l’applicazione di questo filtro su un campo neutro, come immagine di partenza per texture astratte o effetti di luminescenza radiale. Melt, altra novità, fonde le immagini, o meglio le lascia colare come fossero di vernice fresca; in questo caso, i parametri da gestire sono la lunghezza e il ritmo delle gocce, e la quantità di “materiale” colato verso il basso. Ancora più gocciolante, infine, il filtro Drip che scioglie il soggetto selezionato senza distorcere implacabilmente l’immagine originale. Questi ultimi due effetti lavorano molto bene se applicati in sequenza, ma
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bisogna stare attenti a non forzare troppo la manipolazione onde evitare sgranature e artificiosità troppo evidenti. Tornando agli effetti di texture, spicca HSB Noise, in grado di aggiungere disturbi di ogni genere all’immagine. Questo succede manipolando sui parametri di tonalità, saturazione e luminosità (Hue, Saturation e Brightness, per l’appunto) sulla base di algoritmi di origine frattale. Un giusto coordinamento tra i valori impostati permette quindi la generazione di colorazioni all’apparenza traslucidi in quanto basati sui tagli cromatici originari, e conseguentemente un maggiore realismo nell’elaborazione. Weave, semplice come i già citati Marble e Wood, dona alle immagini un aspetto di paglia intrecciata. Alzi la mano chi ne sentiva la mancanza. Sempre in questa famiglia, metterei anche Fur, un filtro che vi riempirà di… peli. Non sempre così realistico, può essere utilizzato – giocando su livelli indipendenti - per texturizzazioni o contrasti piuttosto originali.
● DAI GRANDI AI PICCOLI Un’altra “famiglia” Alienskin è composta da Bevel Boss, Chrome e Glass, accomunati dallo stesso “motore” di elaborazione. Il primo è uno dei migliori tornitori di selezione in circolazione. Le sue capacità di creare bordi (bottonizzare) è favorita dal gran numero di parametri, dallo spessore alla morbidezza, alla piena gestione delle luci e dei riflessi, fino al comodo editor del profilo. Chrome possiede le stesse peculiarità, con l’aggiunta di mappe di riflesso per gli effetti metallici e due parametri di accentuazione delle imperfezioni, poco realistici ma utili a movimentare l’immagine. Stesso discorso per Glass, che però gioca sulla riflessività e sulla trasparenza. Un’applicazione pratica potrebbe essere la creazione di scritte tipo neon. Ritroviamo quindi i due gemellini Fire e Smoke, fuoco e fumo che divampano da una selezione. Apparentemente identici (Smoke permette il controllo della turbolenza aerea, mentre in Fire si parla di consistenza delle fiamme), van-
Banco di Prova tano ora una migliore gestione dei gradienti. Anche qui, un uso combinato permette risultati migliori. Fratelli minori, almeno in quanto a creatività, Cutout e Gradient Glow. Cutout ritaglia la selezione ponendo un’ombra al suo posto. Per quanto rapido e intuitivo, pare superfluo di fronte all’ottima gestione dei livelli di Photoshop 6 (ma anche il cinque non se la cavava male). Impropriamente, diviene utile invece per accentuare le ombre (e conseguentemente la tridimensionalità) di un oggetto, selezio-
nando l’opzione Keep original image. Il consanguineo Gradient Glow circonda invece la selezione (o la ricopre, a scelta) di un arcobaleno dai toni desiderati. Festaiolo, per chi non vuole perdere tempo con il comando Traccia. Possiamo includere in questo ramo anche lo zio Shadowlab, che crea e gestisce ombre anche in prospettiva; comodo nella gestione, ma nulla che non si possa fare con i livelli di trasparenza. Resta comunque uno dei filtri più gettonati e imitati. Jiggle somiglia molto al filtro Effetto Onda di Photoshop, anche se qui si potrebbe parlare di “effetto pioggia”. A giudicare dai comandi a disposizione (molto più comprensibili del suc-
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Gli effetti di Fire (02) e Smoke (03) sul Golden Gate, prima e dopo l’arrivo dei pompieri
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citato effetto Adobe), sembra infatti che la nostra immagine venga ridipinta a pelo d’acqua, mentre noi decidiamo quante e quali gocce andranno a deformarla. Peccato non avere una possibilità di filmare il morphing. Se invece volete proprio vedere le gocce, utilizzate Water Drops; una spruzzata in quantità e colore voluto invaderà il vostro piano di lavoro. Utilizzando parametri molto alti, è possibile ottenere un vero e proprio velo d’acqua sopra l’immagine.
● A OGNI OCCHIO IL SUO EFFETTO Parliamo ora di sfocature. Motion Trail crea una scia iperbolica nel tentativo di aggiungere un effetto di movimento all’immagine selezionata. I risultati sono piuttosto tristi, e percepibili solo con un netto contrasto di partenza tra soggetto e sfondo. Squint, d’altro canto, crea sfocature prospettiche partendo dal centro dell’immagine. Può servire a convincere qualcuno di essere miope, o almeno a fargli venire un mal di testa; per catturare l’attenzione con questi trucchetti percettivi, prediligo ancora i sistemi tradizionali di selezione e sfocatura. Nella categoria “pecore nere” includerei anche Star, che disegna stelle perfettamente euclidee, di cui possiamo scegliere gradienti e numero di punte. Considerato il supporto vettoriale dell’ultimo Photoshop, o la
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Marble, da solo, appiattisce notevolmente l’immagine; ma talvolta basta qualche colpetto di luce
Ma queste sono cose che molti di voi sanno già; del resto, Alienskin ci lascia un po’ di soddisfazione professionale nelle migliorie apportate, una per tutte il numero illimitato di Undo/Redo. Nuova anche l’interfaccia comune a tutto il pacchetto, più leggibile delle precedenti, mediante la quale possiamo saltare da un effetto all’altro senza ritornare al programma ospite. In questa interfaccia domina costantemente la preview (non disabilitabile, ahi, ahi!), mentre le sempre più numerose funzioni, quasi tutte gestibili sia visivamente che numericamente, variano in base al filtro selezionato. Di grande comodità il menù a tendina, che ci permette di salvare o caricare determinate impostazioni, oltre che a caricare i numerosi preset.
Due differenti applicazioni di Swirl, con gli stessi parametri ma giocando su livelli e selezioni differenti
semplice integrazione di programmi come Illustrator e Freehand, lo considero utile quanto innovativo. Antimatter inverte la luminosità senza influire su tonalità e saturazione, un effetto psichedelico d’impatto molto forte, consigliato per stampe lambda retroilluminate. Ultimo ma non ultimo, Swirl è sempre stato uno dei miei filtri preferiti. I suoi effetti di distorsione a fasci di spirali (che spesso ricordano impronte digitali) può regalare immagini molto coinvolgenti, ma solo se utilizzato su determinate selezioni o sovrapposizioni.
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● PRIMA DI SALUTARCI Facciamo insieme un paio di considerazioni generali. Innanzitutto, va detto che molti di questi effetti, soprattutto quelli di texture, non permettono un controllo sulla sovrapposizione, ricoprendo indiscriminatamente la selezione predestinata; consiglio quindi l’applicazione su livelli separati, in modo da consentire una più alta omogeneità nel risultato. Punto secondo, come per molti altri filtri in cui si agisce pesantemente sull’immagine, ricordo che nessuna selezione risulterà così perfetta da evitare un successivo ritocco manuale dei dettagli.
ALIEN SKIN Prezzo lire 430.000 - iva esclusa Disponibile per Mac o Pc in lingua italiana Eye Candy 4000 è compatibile con Adobe Photoshop 4.0 e Image Ready 1, Macromedia Fireworks 2, Jasc Paint Shop Pro 5.0, Corel Photo-Paint 8, Deneba Canvas 6.0 o successivi Prodotti correlati: Xenofex Sito Internet: http://www.alienskin.com
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Messaggi
SCUSI, COS’È L’ARTE DIGITALE? L’importanza della ricerca artistica nel caos della metacomunicazione
● di Massimo
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i è capitato più volte e negli ambienti più disparati di sentirmi rivolgere questa domanda: “Cos’è l’arte digitale?”. Ben più semplice dell’antico problema filosofico sulla natura universale dell’arte al quale i maggiori filosofi più volte diedero incomplete e contraddittorie risposte, la specificazione mi rende avvantaggiato. Noto infatti nei miei interlocutori una curiosità ben più concreta rispetto al valore assoluto e simbolico della questione proposta. Riscontro sovente una conoscenza semplicistica del mondo informatico, una disinformazione cronica in virtù della quale ogni argomento può essere facilmente accomodato nella lista “comprensibile”, in quanto ripetibile e scontato, oppure in quella “incomprensibile”, in quanto estremamente complesso, faticoso, alieno da dimenticare. Questa dicotomia manichea limita però fortemente uno sviluppo critico della questione. In due parole tutti, a
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ragione o a torto, sanno dire se una cosa piace o no, ma pochissimi si chiedono il perché. Certo, è impossibile aspettarsi che il vasto pubblico conosca anche solo le basi di un processo creativo, le tecniche di disegno o di gestione digitale dell’immagine, la cromatologia e il simbolismo occidentale; ma almeno tra gli addetti ai lavori mi piacerebbe rilevare una maggiore preparazione.
● UNA PREMESSA PER SPIEGARMI Comunque sia, in molti mi chiedono che cosa intendo per “arte digitale” in quanto sanno di rivolgersi a un pittore che al posto del pennello adopera il computer. Per evitare di cadere subito nella sezione “incomprensibili”, e quindi terminare il discorso ancor prima che esso abbia avuto inizio, adotto alcuni stratagemmi: in primo luogo premetto di occuparmi, almeno a livello professionale, di arte figurativa digitale. Quindi puntualizzo i diversi rami di computer painting, fotoritocco, grafica e Web design, agevolando gli
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Messaggi appassionati e permettendo ai profani di appoggiarsi tranquillamente al semplicistico fagotto di “computergrafica”. Agli insoddisfatti, che mi chiedono di modellazione tridimensionale e produzione video, mi nego gentilmente spiegando loro come la mia ricerca si basi maggiormente sull’immagine statica e sul suo potere d’impatto atemporale. A mio avviso infatti le due discipline sono votate più all’iperrealismo che all’interpretazione e, per quanto pregevoli e impeccabili nell’illusorietà, non sempre lasciano respirare la fantasia del singolo individuo. Proprio questa mancanza di interpretazione mi pare costituisca il fattore predominante che da anni trattiene le forme artistiche legate al computer a un livello di approssimazione, che impedisce loro di affermarsi in ogni contesto. Pur non volendo fare d’ogni erba un fascio, bisogna riconoscere che questi campi, per motivi legati alle loro principali applicazioni, di carattere sostanzialmente pratico, sono il più delle volte dedite all’imitazione della realtà anziché alla sua esegesi. La multimedialità, unita all’interattività, rappresenta un caso a parte e forse le caratteristiche più innovative tra le possibilità offerte dall’informatica nel campo della comunicazione; ma non è questa la sede più idonea per un approfondimento in materia. A sostegno della mia tesi, preferisco invece riavvicinarmi ai cultori dell’arte tradizionale, indispettiti sostenitori del pennello e nemici della neoespressività popo-
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lare di facile impatto, degli strumenti a controllo improprio, delle tecnologie contrapposte alle tecniche. Su quest’ultimo punto, entriamo dunque in dettaglio.
● EVOLUZIONE NATURALE Mi piace considerare l’arte digitale un’evoluzione naturale delle arti classiche. Non un’antagonista, nè un’imitazione, ma uno sviluppo sicuramente imprevisto dai maestri d’arte di tutti i tempi, dettato dal progresso globale della comunicazione. Trovo particolare piacere nella ricerca evolutiva del segno grafico, dato sia dagli strumenti di elaborazione dell’immagine che dall’artista che li governa: nuovi tratti, contrasti, sfumature e tracce, cangianti sui diversi supporti espositivi e irreali tanto quanto una O di Giotto. Estintosi il contatto materiale con i pigmenti, allontanata l’idea dinamica del pennello come prolungamento del proprio braccio, esaurito il concetto di opera unica, ci troviamo a disposizione una metodologia più “cerebrale” che accomuna la globalità dell’opera alla sua molteplicità. La perdita della sensa-
Uno stesso file genera stampe differenti. Nonostante i ripetuti tentativi di gestire il colore nei suoi diversi passaggi (acquisizione, elaborazione, conversione, stampa), difficilmente avremo in diverse situazioni due immagini identiche. Una buona educazione visiva e l’attenzione al dettaglio ci mostrano in questo esempio non solo differenze cromatiche (rilevanti quanto correggibili), ma anche diverse retinature e un differente assorbimento della carta. La differenza di luminosità, invece, è dovuta alla maggiore lucidità degli inchiostri e del supporto
L’immagine di presentazione di un software viene realizzata interamente al computer?
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Messaggi zione materica in fase esecutiva è lo scotto che dobbiamo pagare per poter controllare l’intera gamma cromatica dell’immagine, l’autorità di manipolare i chiaroscuri nell’insieme, la possibilità di un confronto simultaneo. Ritroveremo una diversa percezione dei pigmenti successivamente, quando sceglieremo particolari toner su carte improbabili o il lucido delle glossy a sostituzione di una verniciatura finale. Stiamo vivendo un’evoluzione nella “pubblicabilità” del lavoro, nella singolarità fittizia dell’ancora imperfetta gestione del colore che identifica ogni riproduzione di uno stesso file nelle differenze retiniche delle macchine da stampa, da noi arbitrariamente elette ad assistenti di laboratorio. Spetta sempre a noi, assunti a psicologi di questi tecnologici apprendisti “educare” il risultato finale verso la perfezione. A nostra scelta, utilizziamo la tiratura come potere divulgativo, oltre che di mercato, assumendoci contemporaneamente l’onere di consegnare “all’eternità” una creazione infinitamente ripetibile. Più di altre forme artistiche, l’arte digitale vive nell’atto creativo esaurendosi nell’esatto momento in cui riponiamo il mouse. Come per ogni applicazione informatica, possiamo rigenerare i processi a piacimento, memori dell’idea originaria e forti dell’intervenuta esperienza, senza tralasciare lo sviluppo di tutti gli strumenti implicati. C’è un’evoluzione nell’iter creativo o non ce ne siamo accorti? Se prima potevamo (dovevamo?) adottare un procedimento lineare,
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Questo lato umano, per quanto agevolato, sarà sempre alla base dell’arte, in qualunque forma. Esorcizzare i suoi difetti non ne decreta la scomparsa e quella magica imperfezione che dona vita agli artefatti continua a promuovere la nostra autocritica per affrontare le nostre visioni con più convinzione.
● SPERIMENTAZIONE CONTINUA
Ricordiamo da dove derivano i pennelli di Photoshop e pensiamo a dove potranno arrivare
dall’idea all’esecutivo, passando per una serie di affinamenti progressivi, ora valutiamo contemporaneamente a questi la peculiarità dell’esposizione, anche fosse più d’una, in ogni passaggio operativo. Pecchiamo sì di dinamismo, ma solo perché il nostro metodo creativo si è fatto più contorto, in un’operazione di cesellatura replicabile in ogni momento e in ogni luogo, fisico o virtuale. In ogni caso, siamo graziati dalla fallibilità che più volte ci ha impedito di rischiare una sperimentazione; la stessa fallibilità che oggi diviene scuole grazie alla possibilità di confronto diretto agendo contemporaneamente su quella sicurezza sfibrata dal duro compito di materializzare l’onirico.
Parlando di arte, è inevitabile essere un poco aulici. Mi viene difficile anche discuterne senza ricorrere a metafore e allegorie. Ritengo le divagazioni concettuali e psicologiche necessarie a una comprensione globale del problema. Ma per tutti coloro che non amano la filosofia o semplicemente per quanti desiderano risposte essenziali, ho preparato una conclusione. A mio parere “arte digitale” si definisce come forma espressiva completa in cui, per necessità – estetica o gestionale - si fa un uso approfondito dello strumento computer e delle tecnologie congiunte. Con questa affermazione nego quindi un utilizzo di comodo dell’informatica, accentuando il valore dello studio sui macchinari che sono in continua evoluzione e per i quali non può esistere una scuola. Definisco per tanto l’arte digitale come una sperimentazione continua che si basa sulla millenaria cultura dell’immagine e che ricerca una nuova estetica in sintonia con la linea percettiva del nostro tempo.
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Stampa Digitale
FIGLI DELLO SPAZIO CROMATICO I partecipanti alla conferenza di Mauro Boscarol sulla gestione del colore sono stati illuminati da un’analisi super partes ● di Massimo
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Giovanni Daprà, presidente di AATG, l’associazione che ha promosso l’evento
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alvolta il modo migliore di affrontare un tema che tende all’univocità, come in molti casi vorrebbe essere la gestione digitale del colore, è quello di prenderlo da più punti di vista. Quando mi giunse il comunicato dell’associazione AATG (All Around The Graphics) riguardo alla conferenza “In caso di colore”, rimasi perplesso. Normalmente questi eventi sono fortemente influenzati da sponsor tecnici tesi a promuovere le proprie metodologie, riducendo discorsi potenzialmente produttivi a semplici tutorial. Fortunatamente, l’evento organizzato a Grafitalia mi dimostrò il contrario. Grazie a un’accurata analisi cronologica sulle teorie di workflow e alla reale distinzione tra parametri oggettivi e soggettivi, la conferenza di Mauro Boscarol è riuscita a toccare l’eterogeneo gruppo di partecipanti, composto da ogni fascia professionale legata alla stampa digitale. Sebbene integrata nelle dimostrazioni pratiche da un parco tecnologico standard - monitor Barco Reference Calibrator V, tavoletta
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grafica Wacom Intuos, scanner Heidelberg Linoscan 2650, stampante Xerox Tektronics Phaser 790 e software Adobe - la conferenza si è sempre mantenuta su terminologie adatte a qualsiasi equipaggiamento. L’approccio, ricco di metafore, sulla conversione dei valori cromatici ha meravigliato gli spettatori per la sua relativa semplicità, spesso ostacolata da “imposizioni” proprietarie, dall’egocentrismo burocratico di molti produttori. Il discorso iniziava con l’identificazione di un tipico flusso di lavoro, con l’intento di sottolinearne l’evoluzione cronologica. Molto di quello che solo pochi anni fa sembrava corretto, se non addirittura l’unica soluzione, si rivela oggi obsoleto, talvolta sbagliato, spesso caotico. In un breve excursus, attraverso il progresso tecnologico, sono state isolate ed evidenziate le cause di molti problemi che emergono nella gestione del colore, ma soprattutto ne sono state mostrate le soluzioni. Ad esempio, una volta chiarito che gli scanner acquisiscono in RGB, i monitor espongono in RGB e i profili si basano sulla scala RGB, è sta-
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Stampa Digitale to facile per Boscarol dimostrare la variabilità delle scale CMYK (quindi la loro inutilità in fase preproduttiva) e, in seguito, la maggiore scomodità d’uso di spazi assoluti come XYZ, YXY e Lab, universalmente precisi complessi e poco intuitivi. Dopo la notifica sull’estinzione delle calibrazioni in favore dei profili colore - associabili a qualunque periferica e universalmente riconosciuti - siamo passati a “vivisezionare” la scansione sia a livello hardware che software, e la visualizzazione a monitor. Poche semplici parole sono quindi bastate per identificare una saggia metodologia di archiviazione delle immagini e una coerenza nella realizzazione delle prove di stampa, argomenti continuamente ricollegati alle teorie precedentemente esposte. L’argomento successivo sui profili colore ha coinvolto i presenti in un’appassionante disquisizione sulle conversioni, i formati, gli interpreti e ogni altra modalità pratica del loro trattamento. In definitiva si è dovuta ammettere la necessità di accettare la non perfetta congruenza, spesso pretesa da chi troppo confida nelle tecnologie della gestione del colore. Certo, in sole due ore il dibattito non pretendeva di essere pienamente esaustivo, ma è stato comunque sufficiente a dimostrare, nell’impostazione e nella professionalità, un approccio più “ergonomico” e comprensibile di quello che in genere caratterizza altri eventi analoghi. Mauro Boscarol, ricercatore e
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Il dinamico Mauro Boscarol spiega con ardite metafore il percorso di conversione degli spazi cromatici
Lo status attuale delle tecnologie evidenzia in questi pochi parametri le pratiche consigliate
docente universitario di informatica, studia la gestione digitale delle immagini sin dalle origini. Parte della sua esperienza e altre informazioni sono disponibili sull’enciclopedico sito Internet www. boscarol.com. L’AATG, associazione che raccoglie le esperienze dei professionisti legati al mondo della grafica creativa in funzione di scambi culturali, ha al suo attivo già una ventina di manifestazioni in poco più di un anno. Il presidente, Giovanni Daprà, ci garantisce la prosecuzione lungo questa linea di ricerca e di scambio d’idee anche per il prossimo futuro. Per informazioni: www.aatg.it.
Un metodo preciso per identificare i valori cromatici consisterebbe nell’utilizzo esclusivo delle scale assolute, come Lab o Yxy. Ma non è poi così semplice
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Speciale
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Stampare di GETTO Una panoramica sulle carte inkjet, per capirne di più e valutarne le differenze. Ventiquattro carte leader testate su Canon S800 e HP 1215 ● di Massimo Cremagnani
master@capitolouno.com e stampanti a getto d'inchio- borazione d’immagine, della comstro sono ormai diffusissime, puter painting e del rendering. a livello sia consumer che La grafica pubblicitaria può consisemiprofessionale e professionale, derarsi un caso a parte, in quanto se consideriamo anche i plotter di gli elevati costi di produzione che grande formato. l’ink-jet comporta sono consigliabiSiamo abituati a considerare que- li solo con basse tirature. Di consesta tipologia di macchine come la guenza questa soluzione viene adotpiù adatta alla riproduzione foto- tata più che altro per realizzare strigrafica, cioè alla stampa su carta scioni o manifesti di grandi dimenfotografica (il termine corretto sareb- sioni e prove di stampa (in questo be “carta a effetto fotografico”, poi- caso specifico solo se non si ritenga ché non si tratta di supporti emulsionati. Noi adotteremo la definizione più sintetica). Quest’associazione è dovuta principalmente alla recente diffusione della fotografia digitale (le fotocamere compatte, che consentono tran Fogli a tramezzino quillamente di realizzare Ogni azienda sviluppa particolari sistemi fotografie in formato A4, di preparazione della carta. Sopra hanno ormai prezzi accesil metodo utilizzato per le UltraJet, sibili, così come le relative sotto quello per le OptiJet stampanti). Non dimentichiamo che la ricerca di una risoluzione fotorealistica ha contemporaneamente favorito anche lo sviluppo dei settori dell’ela-
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maggiormente affidabile una stampante laser PostScript, più fedele nella separazione colori). Ma torniamo a parlare delle carte: a differenza di ogni altro sistema di stampa, gli inchiostri della categoria ink-jet necessitano di una particolare preparazione del supporto, detta anche “spalmatura”. La spalmatura consiste in una serie di verniciature sovrapposte, tese di volta in volta a confermare il punto di bianco della carta, favorire la penetrazione delle microgocce d'inchiostro tra le fibre evitandone un'eccessiva diffusione (sbavature), fissare il colore e proteggere l’immagine da agenti esterni come acqua o raggi UV. Senza questo accorgimento, come vi sarà facile constatare (anche se non è consigliabile per l’integrità delle testine di stampa), l’immagine che otterrete risulterà sbiadita, confusa ed estremamente vulnerabile a tutto. È quindi d’obbligo, per ottenere i risultati desiderati, affidarsi a queste carte “specia-
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Speciale li”, riconoscibili dalle confezioni ridotte, dai prezzi elevati e dalle peculiarità che cercheremo di svelare in questo articolo.
● GENERICAMENTE INK-JET È importante sapere che esistono diverse tecnologie di stampa a getto d’inchiostro: termica, come le HP o le Lexmark, bubblejet come le Canon, oppure piezoelettrica, come le Epson. Queste differenze prendono il nome dal sistema di creazione e spruzzo delle microparticelle d’inchiostro ed è proprio in base a questa differenziazione che diversi modelli raggiungono diverse risoluzioni di stampa. Strettamente correlata è la composizione chimica degli inchiostri stessi (ad acqua, alcool o pigmento, solo per citarne alcuni) ed è quindi ovvio che ogni stampante otten-
ga particolari risultati in base alla carta utilizzata. A confondere maggiormente le idee, ci sono i driver di stampa, veri e propri programmi che interpretano il colore dei file per l’impostazione d’uscita selezionata, col fine di raggiungere la massima fedeltà (o appariscenza, a seconda dei casi) rispetto all’immagine originale. Le stampanti utilizzate per questo articolo appartengono entrambe alla categoria QuickDraw, ovvero interpretano i dati in RGB per convertirli poi in quadricromia (nel caso dell’HP) o in esacromia (per la Canon); i valori di conversione variano a seconda delle impostazioni di supporto o di risoluzione adottate. Ma non illudiamoci che ogni stampante ink-jet abbia esclusivamente una precisa (e ancor più limitata) gamma di supporti cartacei ottimali
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a sua disposizione: nonostante tutti i consigli dettati dalle case produttrici di stampanti, siamo sempre liberi di sperimentare soluzioni particolari, di adottare abbinamenti impropri e di fingere una parossistica daltonia, sempre in virtù del nostro gusto personale.
CANSON PRINT-ON via Privata Maria Teresa 8 20123 Milano Tel. 02 8023101 - Fax 02 72094540 www.canson.fr Glossy Paper 130 g: carta fotografica lucida leggera Glossy Paper 180 g: carta fotografica lucida pesante High Resolution Paper 180 g: carta fotografica matte pesante Coated Mi-Teintes light yellow 170 g: cartoncino matte giallo Inkjet Canvas 330 g: tela in cotone lucida Cartiera artistica tra le più note, la Canson vanta un ricco campionario di cartoncini ispirati alle tecniche classiche. Tutte le carte della nostra prova presentano una buona resa cromatica e una valida tenuta dell’inchiostro,
La differenza tra le due stampanti testate si rivela principalmente nel contrasto maggiore della PhotoSmart, dovuto all’uso di quattro colori contro i sei della S800. Pur migliorando alcuni dettagli, la puntinatura presente nelle sfumature può risultare fastidiosa
anche se con le glossy è consigliabile aumentare la saturazione. La tela presenta una trama consistente, piacevole sulle campiture ma che sminuisce i piccoli dettagli.
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Speciale carta ● CHI FA LE CARTE Tutte le grosse aziende produttrici di stampanti sviluppano, in base ai propri modelli di punta, linee personalizzate di carte speciali, appositamente studiate per esaltare le capacità delle loro macchine. L’HP affida le sue stampe alle Premium Glossy Photo Paper, sia lucide che opache, mentre la Canon ha sviluppato la PR 101 proprio per la S800. Esistono però anche numerosi produttori esterni, che condividono (almeno in parte) la ricerca delle aziende, proponendo infine prodotti estremamente validi e favorendo enormemente la libertà di scelta. Partecipano a questa prova la Canson con la serie Print-On, la Ferrania con le Opti-Jet e la Werein Aristea con le sue Ultrajet. A differenza dei produttori di stampanti, che tendono a vendere in monopolio il pacchetto completo (stampante + inchiostro + carta, ma anche scanner e fotocamera, tutti creati per la migliore sinergia), gli “indipendenti” testano i loro prodotti sulla maggior parte delle stampanti, almeno su quelle più diffuse. Sono normalmente incluse in questa cerchia Canon, Epson, HP e Lexmark e per ogni modello è diventata buona abitudine segnalare le
migliori impostazioni di stampa. In questo articolo, ci siamo occupati per lo più di carte "speciali", ossia di alta grammatura e dedicate prevalentemente alla stampa ad altissima risoluzione. Oltre alle carte fotografiche, vedremo come reagiscono e a quali scopi si prestano diversi tipi di cartoncini e tele in cotone e alcuni modelli di pellicole opache.
● DIFFERENZE EMPIRICHE (E) SULLA CARTA Come dicevo, a parte qualche raro esempio in cui uno stesso prodotto viene distribuito sotto marchi diversi, ogni carta possiede peculiarità oggettive che è bene saper riconoscere. Il peso, spesso dichiarato sulla confezione, è un dato fondamentale. Pensiamo al semplice foglio di carta, quello da lettera: 80 grammi, senza preparazione. Per una stampa ad alta risoluzione è preferibile prendere in considerazione carte da 170 grammi in su, poiché l’elevata dose d’inchiostro e i più lenti tempi di stesura potrebbero inzuppare la carta, che si imbarcherebbe. Sia le fotografiche che i cartoncini variano mediamente da 170 a 260
I produttori indipendenti testano le carte sulle più diffuse stampanti in circolazione e includono nelle confezioni le indicazioni per ottenere i migliori risultati. Se il vostro modello non è incluso nella lista, potete provare a curiosare sul relativo sito Internet
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CANON Palazzo L, Strada 6 20089 Milanofiori, Rozzano (MI) Tel. 02 82481 - Fax 02 82484600 www.canon.it Photo Paper Pro PR 101 ~230 g: carta fotografica lucida pesante Glossy Photo Paper GP 301 A4+ ~170 g: carta fotografica lucida High Gloss Photo Film HG 201 ~130 g: pellicola fotografica lucida Il packaging estremamente protettivo e i colori molto caldi caratterizzano tutte le carte testate. Ottima luminosità e definizione su tutti i modelli, specialmente con il Glossy Film. Il peso è indicativo, non essendo dichiarato sulla confezione.
grammi, mentre le tele in cotone arrivano anche a 350. In quest’ultimo caso, più che del peso, bisogna tenere conto dello spessore, che può causare problemi con i rulli di trascinamento di alcune stampanti, tra le quali la S800. La sensazione al tatto cambia a seconda delle preparazioni e delle condizioni atmosferiche in cui lavoriamo; è abbastanza normale accusare un fastidioso senso di viscosità, soprattutto con le carte più lucide e con quelle fronte-retro (preparate, cioè, su entrambi i lati), determinate dall’alta dose di spalmatura in relazione al volume del supporto originale. Per una valutazione accu-
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Speciale
HEWLETT-PACKARD via G. di Vittorio, 9 20063 Cernusco sul Naviglio (MI) Tel. 02 92121 - Fax 02 92104473 www.hp.com Premium Plus Photo Paper Glossy 236 g: carta fotografica lucida pesante Premium Plus Photo Paper Matte 236 g: carta fotografica opaca pesante Professional Brochure & Flier Paper Two-Sided Gloss 162 g: carta fotografica lucida fronte-retro Ottimi i colori ottenuti con le due fotografiche, un po’ opachi sulla two-sided. La glossy ha subito un leggero banding alla risoluzione massima, attenuatosi dopo alcuni giorni di asciugatura. La matte ottimizza le sfumature leggere. La copertura è molto forte, quindi si consiglia un leggero schiarimento dell’immagine
rata, è meglio aspettare alcuni minuti dopo la stampa (un po’ di più nelle giornate molto umide), poiché la sovrapposizione con l’inchiostro spesso elimina questo difetto. Fondamentali per l’immagine sono l’opacità, strettamente legata allo spessore e alla composizione della carta e il punto di bianco. È infatti incredibile la differenza che si può notare accostando più fogli che, presi singolarmente, avremmo classificato come “bianchi”. Avremo la netta sensazione che alcuni fogli siano più giallognoli, fatto che causerà un riscaldamento dei toni di colore dell’immagine (soprattutto rossi e blu), mentre altri ci appariranno azzurri, causando quindi un raffreddamento degli incarnati e una tendenza al verde. Se i cartoncini tendono – più o meno volontariamente – al giallo, i film sono in genere molto più freddi, avvicinandosi leggermente all’azzurro; ma questa non è una regola fissa. Le carte glossy possono presentare tendenze su entrambi i fronti, ma si tenga presente che, nel tempo e sotto l’esposizione ai raggi UV, è facile che virino verso il giallo. Anche la granulosità, quella leggera texture che si può notare soprattutto sulle carte più lucide, incide, pur leggermente, sulla percezione dei dettagli e sull’impat-
carta
to generale dell’immagine. Nelle carte artistiche, quelle volutamente “segnate” con goffrature o filigrane, l’effetto è decisamente più marcato e solo il vostro gusto estetico vi aiuterà ad abbinare le immagini più adatte. Ricordate però che in questi prodotti si manifesta una leggera perdita di dettaglio in favore di sfumature più morbide, soprattutto nelle campiture più ampie; inoltre si possono notare forti contrasti in corrispondenza dei microsolchi presenti sul supporto: sono tutti dettagli che, sfruttati adeguatamente, valorizzeranno l’impatto della vostra opera. In ogni caso, il consiglio principale resta sempre quello di valutare attentamente lo scopo finale della vostra stampa – a chi e come dev’essere consegnata, in quale contesto, quanto sarà maneggiata, dove sarà esposta e per quanto tempo - e la sintonia con il soggetto rappresentato.
● IL TEST Per lo svolgimento del test, sono state utilizzate principalmente due immagini. Una è la classica prova colore di Adobe. Anche se si tratta di un’immagine di quadricromia, è ottima per il confronto diretto e per valutare la corrispondenza dei colori e dettagli. La seconda è una foto-
Le immagini utilizzate per il test comparativo: la classica fruttivendola brasiliana completa di barre di calibrazione e una natura morta con casco. Quest’ultima immagine è stata scelta per le sottili trame del tavolo e della borsa, che determinano la precisione e il contrasto, e per le sfumature leggere, punto dolente di molte stampanti
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Speciale carta grafia in cui compaiono colori pieni e sfumature tenui, ma soprattutto foglie, tessuto e una griglia metallica: sono tutti soggetti utili a verificare la definizione e i contrasti nei particolari. Inoltre, sono state effettuate numerose prove di stampa di fotografie e di quadri realizzati al computer, al fine di forzare i colori e analizzare gli abbinamenti con i diversi supporti. Abbiamo stampato le carte Canon e HP anche con le rispettive concorrenti, per semplice curiosità. Dato che i supporti sono dichiaratamente garantiti solo per le stampanti omonime, non abbiamo voluto tenuto conto, nel giudizio globale dei pessimi risultati ottenuti con i nostri esperimenti. Come accennavo prima, la dilagante mania della fotografia digitale ha fatto sì che ben tredici delle ventiquattro carte giunte in redazione per il test fossero “fotografiche”. Dobbiamo fare comunque qualche distinzione: la maggior parte delle carte fotografiche sono lucide,
dette anche “glossy”; sono quelle più simili alla vera carta fotografica, almeno a quella del tipo più diffuso. Esistono infatti anche carte fotografiche chimiche opache, ovvero “matte” (o “semimatte”, a seconda del livello di opacità) e, di conseguenza, i loro corrispettivi a getto d’inchiostro. Abbiamo inoltre i “film”, ovvero pellicole in PVC (o polimeri analoghi) che non contengono un grammo di carta; sono interamente sintetici, ma vengono spalmati esattamente come gli altri supporti. Anche in questo caso si possono distinguere film lucidi e film opachi (e trasparenti). Le pellicole sono generalmente apprezzate dai grafici per la pulizia e la brillantezza dei colori e in questo test abbiamo potuto notare la maggior lucentezza del supporto Canon, l’HG-201, che ha dato risultati eccellenti. Il Ferrania Ultra Glossy White Film, più leggero, presentava con entrambe le stampanti una leggera sgranatura, dovuta alla separazione degli inchiostri.
● LE CARTE FOTOGRAFICHE La Pr-101 è stata studiata proprio per esaltare la lucentezza ottenibile con la S800; la differenza, in effetti, si nota solo con immagini molto sature, soprattutto in quei valori RGB meglio riproducibili da stampanti
FERRANIA OPTIJET viale della Libertà 57, Fraz. Ferrania 17014 Cairo Montenotte (SV) Tel. 019 5224439 - Fax 019 5224480 www.ferraniait.com Professional Glossy Photo Paper 260 g: carta fotografica lucida pesante idroresistente Photo Paper Glossy Premium Weight 230 g: carta fotografica lucida pesante Ultra Glossy White Film 100m: pellicola fotografica lucida Art Canvas Painting Cloth 350 g: tela in cotone opaca Buona resa cromatica per tutti i suppor-
“Camp” - © Massimo Cremagnani
ti, tra cui spiccano per la definizione la glossy da 260 grammi e il film; attenzione, però, ai lunghi tempi di asciugatura di quest’ultimo. La fotografica da 230 grammi ha presentato una forte separazione degli inchiostri con la Canon, mentre la tela tende a evidenziare il nero nella trama, una particola-
Tanto luminosa quanto precisa nei dettagli, la carta Canon PR101 abbinata alla S800. L’impatto visivo è notevole
rità che può essere sfruttata a vantaggio del contrasto. Buona la resistenza all’acqua della Professional.
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I risultati ottenibili con la HP Premium Plus Photo Paper Matte migliorano notevolmente alla massima risoluzione (b)
“Aafh” - © Massimo Cremagnani
Alcune carte a effetto fotografico permettono dettagli finissimi. Nell’immagine a 300 dpi stampata su carta Ferrania Professional Glossy Photo Paper (a), possiamo tranquillamente confrontare il dettaglio (b) con il file originale (c)
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dotate di esacromia. Il dettaglio è pressoché perfetto e le sfumature sfruttano al limite le testine di stampa. La GP-301, più leggera, si pone praticamente allo stesso livello qualitativo, pur presentando una minore lucentezza; in formato A4+, permette di stampare immagini al vivo di 21 centimetri per 33. La carta HP Premium Plus Photo Paper esalta enormemente la resa della PhotoSmart 1215, riducendo al minimo la puntinatura che purtroppo caratterizza questa stampante. I colori sono pieni e saturi, forse anche troppo; è quindi consigliabile schiarire l’immagine del 5-10% circa. Lo stesso discorso vale per la versione matte della stessa carta, con la quale abbiamo riscontrato un netto miglioramento impostando la stampante a 1200 x 2400 punti, invece dei 1200 del modo automatico. Naturalmente, sulla carta opaca le sfumature sono molto più godibili. La Professional Brochure & Flier Paper, preparata per la stampa su entrambi i lati, è risultata più opaca del previsto, con un forte appiattimento delle sfumature. Molto evidenti anche la puntinatura e i solchi dovuti al trascinamento, probabilmente eludibili effettuando un solo
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“Hep” - © Massimo Cremagnani
Speciale carta
L’uso di cartoncini pesanti valorizza maggiormente le immagini. Qui vediamo come la UltrJet 240 T, pur mantenendo perfettamente il dettaglio, aggiunga con la sua consistenza una leggera vibrazione alle sfumature
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Speciale passaggio di stampa; esiste infatti un modulo aggiuntivo fronte-retro, opzionale per la PhotoSmart 1215 e di serie sulla 1218. Tra le Glossy Paper prodotte da Canson, quella da 130 grammi ha un po’ sofferto gli inchiostri della S800: si è leggermente imbarcata, strisciando contro le testine. La definizione è risultata molto buona per entrambi i modelli, con maggiore contrasto nelle prove realizzate sulla stampante HP. Anche la High Resolution opaca si è rivelata fedele all’originale, con colori più caldi nel caso della stampante Canon. Due le carte presentate da Ferrania, con marchio OptiJet: la Glossy Premium Weight, pur mantenendo ottimi livelli nei colori più carichi e nelle sfumature leggere, ha esibito considerevoli sgranature nei toni medi e medio-alti, con entrambe le stampanti. Molto meglio si è comportata la Professional Glossy Photo Paper, soprattutto sulla stampa HP in cui la saturazione cromatica ha raggiunto livelli elevatissimi. Arriviamo così alla Werein Aristea e alla sua infinita serie di prodotti a marchio UltraJet. Iniziamo dalla 168/SL che, sia sul fronte che sul retro, ha ottenuto risultati molto buoni, mantenendo anche un’opacità più che accettabile. Le sottili righe dovute al doppio trascinamento quasi scompaiono di fronte alla pienezza dei colori ottenuti. Possiamo ritrovare la stessa qualità anche sulla 185/S, una semimatte che rappresenta forse la maggiore fedeltà cromatica tra tutte le carte testate. Anche la 200 LF, pur tendendo leggermente al giallo, si è comportata bene.
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La WR 260/S, dalla satinatura molto presente, ha dato risultati migliori della sorella glossy, la WR 260. Quest’ultima, infatti, dopo aver passato egregiamente la prova con HP, ha esibito una stampa Canon lievemente sgranata nei neri, difetto inavvertibile sulla 260/S.
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carta
● I CARTONCINI L’UltraJet 190 T è l’unico cartoncino bianco di questa prova. Fa parte di quella famiglia di carte “segnate”, che presentano cioè una forte texturizzazione in rilievo: martellate, filigranate, a buccia d’arancia oppure, come in questo caso, telate. L’alta grammatura fa sì che i colori siano alquanto vivaci e i rilievi propri della carta non compromettono assolutamente il dettaglio. La stampa con la Canon si è rivelata leggermente più opaca (così come con gli altri cartoncini), ma comunque accettabile. Passiamo ora ai tre “giallini”: UltraJet 240 T è in realtà un panna e presenta una trama tipo canapa. Ottima prestazione sotto ogni punto di vista, con entrambe le stampanti. I 240 grammi di peso offrono una forte presenza, sia visiva che al tatto, e un’alta resistenza; è quindi indicato per inviti o presentazioni a mano, oltre che per immagini di tipo pittorico.
b La Canson Inkjet Canvas (a) è la più lucida tra le tele prese in considerazione. Di forte impatto globale, accentua i toni più saturi. Nella foto possiamo notare la forte tramatura, paragonata a quella altrettanto presente della UltraJet 190 T (b)
La tela Ferrania si è comportata ottimamente con la 1215, mentre la stampa Canon presenta una leggera separazione del nero, che accentua la trama del tessuto. Questo “difetto” può essere sfruttato per accentuare il contrasto in immagini adeguatamente equilibrate 73
Speciale carta Sempre UltraJet, la 160 T si avvicina molto alla sorella maggiore, anche se qui si tratta di un vaniglia dal peso minore e dalla trama meno evidente. La Coated Mi-Teintes di Canson, testata nel colore light yellow, è disponibile anche in altre sei tinte acquarello. È la più scura del gruppo e questo influisce leggermente sul colore. La stampa con la 1215 ha evidenziato una leggera perdita di dettaglio, molto meno avvertibile con la stampante Canon. Una buona applicazione potrebbe essere la riproduzione di immagini oldstyle, magari virate in seppia.
● LE TELE Le tele, o “canvas”, cercano disperatamente di trasformare l’immagine digitale in un dipinto. Purtroppo, la piattezza della stesura del colore, tipica di questo sistema di stampa, conferisce un impatto molto diverso che, in alcuni casi, abbassa il valore stesso dell’immagine, relegandolo al volgare concetto di “copia”. È bene, quindi, cercare di interpretare la trama del tessuto come parte integrante del disegno e valutare il coefficiente di assorbimento del colore. La Canson Inkjet Canvas è la più lucida tra le tele di questa prova, il che comporta una certa perdita nei mezzitoni, accentuata dalla forte trama del tessuto, in virtù di una maggiore brillantezza e di un impatto globale più aggressivo. Se ne consiglia quindi un uso con immagini molto contrastate e vivaci, in cui i dettagli più piccoli non siano particolarmente rilevanti.
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Al lato opposto, la WRC 350 della UltraJet è piuttosto opaca, presenta una trama più leggera e un migliore dettaglio. Essendo inoltre di un bianco più caldo rispetto alle concorrenti, si presta perfettamente alla riproduzione di ritratti e incarnati in genere. Esattamente tra le due troviamo la Ferrania Art Canvas Painting Cloth, leggermente lucida e di trama media. Molto precisa nella riproduzione dei particolari, offre colori vivaci e sfumature di buon livello per la sua categoria. Ottima la prestazione di stampa con HP, mentre sulla S800 si è presentata una forte separazione del nero, che ha evidenziato la trama del tessuto.
WEREIN ARISTEA ULTRAJET via Passo Pordoi 5, 20139 Milano Tel. 02 533213 - Fax 02 552107060 168/SL 168 g: carta fotografica semimatte fronte-retro idroresistente 185/S 185 g: carta fotografica semimatte idrorepellente 200 LF 200 g: carta fotografica lucida pesante idrorepellente WR 260 260 g: carta fotografica lucida pesante idrorepellente
● SE QUESTO NON VI BASTA… …vi ricordo anche altri esempi di carta ink-jet che in questa occasione non abbiamo avuto modo di testare, ma che cercheremo di presentarvi nei prossimi numeri. Unitamente alle tipologie, citerò alcune delle case produttrici più diffuse; tenete conto però che la disponibilità è di fatto molto più ampia e una lista completa non rientrerebbe nello spazio a mia disposizione. Ci sono le carte metallizzate (UltraJet, Pigna), che si presentano come fogli d’alluminio, d’argento e d’oro, anche in varie tonalità. Sono consigliate per lavori in scala di grigio, poiché il fondo incide pesantemente sui colori, sia in copertura che in contrasto. Generalmente, queste carte tendono a coagulare il colore verso i bordi più contrastati dell’immagine, appiattendo in questo modo le sfu-
WR 260/S 260 g: carta fotografica satinata pesante idrorepellente 160 T 160 g: cartoncino artistico vaniglia 190 T 190 g: cartoncino artistico a trama telata 240 T 240 g: cartoncino artistico pesante acquerello WRC 350 350 g: tela in cotone opaca La Werein Aristea dispone di un ricchissimo campionario di carte per tutti i gusti, sia in formato che in rotolo. Le fotografiche del nostro test hanno risposto molto bene su entrambe le stampanti, anche se con l’HP i colori risultano più saturi. La 168/SL funziona ugualmente bene su entrambi i lati. La resistenza all’acqua è molto buona in tutti i casi dichiarati, ma solo dopo alcune ore dalla stampa. I cartoncini, di alta grammatura rispetto alle case concorrenti, possono valorizzare l’immagine, specie se pittorica o grafica. Per la tela, forse eccessivamente opaca, è consigliabile uno spray finale protettivo semilucido, per ravvivare i colori.
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Speciale carta HP 1215
sare dal via; sono supportate schede CompactFlash, SmartMedia e IBM Microdrive. Sono inoltre disponibili l’immortale parallela, l’USB, e una bella porta a infrarossi. Non ci si deve preoccupare nemmeno di selezionare il giusto tipo di carta, in quanto un apposito sensore ne identificherà il
Formato: A4, 4 colori, 2.400 x 1.200 dpi Compatibilità: PC e Mac. Porta parallela, USB, CompactFlash, SmartMedia, IBM Microdrive, infrarossi Prezzo: 825.000 lire
PRO Compatibilità praticamente universale, corrispondenza colori, silenziosità
CONTRO Caricamento fogli a faccia in basso, limiti della quadricromia nelle sfumature, banding e puntinatura anche alla massima risoluzione Hp continua ad agevolare la pigrizia dei suoi clienti realizzando strumenti sempre più automatici nella loro versatilità. Pur scartando il termine ufficiale “intelligente”, che considero improprio, inflazionato e oltremodo offensivo, lo sforzo atto a sollevare l’utente dal duro compito di impostare una stampa è notevole. Il concentrato di tecnologia si nota a colpo d’occhio: il display lcd multifunzione è circondato da numerosi pulsanti e dagli slot d’inserimento per le schede di memoria, per stampare da ogni fotocamera senza pas-
CANON S800 Formato: A4+ e panoramico, 6 colori, 2.400 x 1.200 dpi Compatibilità: PC e Mac. Porta parallela e USB Prezzo: 999.000 lire
PRO Ottima definizione di stampa, velocità, software di controllo estremamente versatile
CONTRO Difficoltà nel caricamento di tele in cotone. Non supporta le schede di memoria delle fotocamere. È un po’ cara Canon è sinonimo di fotografia e con la S800 ha finalmente raggiunto una definizione di stampa degna di questo nome. Le sfumature sono praticamente continue e i dettagli pre-
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modello (solo con carta Hp) e imposterà tutto di conseguenza. Per il resto, la 1215 si presenta leggermente più voluminosa rispetto alla media. Il cassetto di caricamento sul lato inferiore ha capacità massima di 100 fogli; un alloggiamento a parte è dedicato alla carta fotografica formato cartolina (4 x 6 pollici), ma proprio il cassetto principale lascia perplessi: la carta deve essere caricata con il lato stampabile verso il basso, il che causa spesso graffi piuttosto vistosi; è inoltre molto facile lasciare impronte digitali durante lo scomodo inserimento. L’interfaccia driver, semplice e selettiva, non permette molte variazioni rispetto alle impostazioni base, monopolisticamente basate sulle carte dello stesso marchio. In fase di stampa, la 1215 è estremamente silenziosa, quasi inavvertibile. Le stampe ottenute presentano una buona corrispondenza cromatica, ma l’uso di soli quattro colori pone dei limiti alle sfumature più tenui, caratterizzate da una forte puntinatura. Questo problema scompare con carte matte o supporti non lucidi in generale, così come il leggero banding e i segni di trascinamento rilevati sulle carte di maggiore grammatura.
mature più scure. Con immagini al tratto o di grafica, il risultato può essere molto interessante. Le carte a trasferimento termico (Canson, Boeder) sono quelle che si usano per stampare le magliette in casa. Non sopportano una risoluzione altissima e tendono a saturare molto i colori. Ricordate anche che il bianco non viene stampato, nel caso vogliate decorare una Tshirt colorata Le adesive esistono in diversi formati, per lo più nella versione standard delle classiche etichette. Raramente superano i novanta grammi di peso, anche se vale la pena segnalare le Avery ad alta risoluzione e idroresistenti, praticamente di tipo fotografico. Infine ci sono, i film lucidi per retroproiezione (3M, HP), per chi ancora tiene conferenze con questo sistema. La spalmatura lascia una texture leggermente opaca e sono quindi sconsigliabili per destinazioni più legate all’immagine; in questo caso, meglio una stampa lambda. Ma di questo parleremo un’altra volta.
cisi fin nei minimi particolari. I colori, se escludiamo gli ottimi risultati su film Canon HG-201, sono piuttosto tenui,
ormai un must tra le concorrenti più dirette. L’unico modo di utilizzarla resta quindi attraverso le connessioni a porta parallela e USB.
ma il problema è risolvibile attraverso le funzioni avanzate del software di gestione che, oltre a regolare le variazioni sui quattro
La velocità di stampa è impressionante: un A4 al 70 percento circa di copertura in due minuti a 1200 punti e poco più del doppio a 1400.
colori della quadricromia, agisce anche su saturazione, luminosità e su altri algoritmi di ottimizzazione dai nomi fantasiosi. Il
Abbastanza silenziosa, lamenta qualche cigolio con carte molto pesanti. Per le tele in cotone, infine, abbiamo riscontrato un vero e pro-
software controlla anche il consumo delle singole cartucce di colore, segnalandone l’imminente esaurimento. Molto esauriente
prio rifiuto: il carrello eccessivamente basso non riesce a far presa sul supporto. Nota un po’ dolente, ma non irrilevante, il prezzo decisa-
il manuale in formato PDF. Semplice, per non dire minimale, la S800 si presenta con un corpo molto compatto, con
mente elevato per la categoria.
caricamento dall’alto e due soli pulsanti di controllo: on/off e avanzamento carta. Sono purtroppo assenti gli slot per SmartMedia e affini,
GRAPH CREATIVE N° 72 - OTTOBRE 2001
Stampa digitale
10 manuali di Photoshop a confronto
DA MANUALE Non è facile comprendere le infinite potenzialità dei software grafici dell’ultima generazione. Indaghiamo la manualistica di Photoshop, cercando di capire che cosa ci insegna e come
2 DI
MASSIMO CREMAGNANI MASTER@CAPITOLOUNO.COM
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software, soprattutto quelli dedicati alla grafica e alla comunicazione, hanno il “difetto” di evolversi troppo velocemente. Questo, se da un lato incentiva incredibilmente la sperimentazione, impedisce o quantomeno sfavorisce l’identificazione di una scuola, di un metodo d’insegnamento e di un criterio d’apprendimento coerenti.Il processo creativo legato a queste tecnologie è spesso diverso da quello classico
I
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Stampa digitale da cui derivano, così come diverso è l’approccio dell’apprendista verso gli strumenti: poca manualità, asetticità dei materiali, iconografia inedita che solo ora e solo in alcuni casi tende leggermente a uniformarsi. Ne consegue che imparare a utilizzare propriamente, produttivamente e in maniera creativa
8 L’identificazione delle icone
degli strumenti è fondamentale per l’uso dei programmi; solo pochi manuali le evidenziano adeguatamente. Nella foto, una pagina del manuale originale Adobe: le poche figure in bianco e nero sono fortunatamente supportate dalla presenza dei simboli all’interno del testo
GRAPH CREATIVE N. 73 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2001
ADOBE PHOTOSHOP 6 GUIDA UTENTE Autore: Editore: Pagine: Prezzo: Una frase:
AAVV Adobe Systems Inc. 434 b/n incluso nella confezione “Sono disponibili altre risorse di apprendimento, non incluse con l’applicazione”
Tutti i discorsi sulla libertà d’azione creativa del programma, pubblicati e pubblicizzati in ogni contesto, sono completamente esclusi dal freddo e schematico manuale incluso nella confezione. Completamente in bianco e nero e corredato da pochissime immagini (mediamente una ogni tre pagine), il testo si limita praticamente a descrivere le funzioni dei diversi strumenti, tralasciandone il lato pratico. Quest’impostazione, pur completa nell’analisi del programma, può creare qualche difficoltà ai meno esperti, mentre chi proviene da una versione precedente del software faticherà a identificare i cambiamenti più sottili, poco evidenziati; i più pignoli, infine, potrebbero considerare insufficiente la sezione dedicata ai profili colore. Un pregio raramente riscontrabile in altre pubblicazioni è l’inserimento, a seguito delle descrizioni testuali, delle icone corrispondenti ai comandi illustrati; una brossure a parte, inoltre, divide in pratici schemi le diverse funzioni, corredandole di relative icone e scorciatoie da tastiera. Si sente la mancanza di una simile soluzione per l’uso dei filtri. Le nozioni basilari di grafica digitale sono appena accennate e ancor più raramente si parla di flussi di lavoro o di interazione con software o hardware di terze parti. Per sopperire a queste mancanze, fan dalla pagina 4 (vedi citazione) Adobe invita ad acquistare altri testi specifici o a iscriversi a corsi di diverso livello. Ma la documentazione offerta da Adobe non finisce qui. Nel Cd-Rom d’installazione troviamo innanzitutto una versione Pdf dello stesso manuale, in cui possiamo finalmente vedere le immagini a colori e una copia degli schemi di riferimento veloce. Sempre in Pdf, e in italiano, abbiamo quindi a disposizione una guida alle funzioni inserite nella sesta release. La guida in linea, sviluppata in Html, è rapida nella ricerca degli argomenti, ma non troppo ergonomica: il frame di ricerca, a sinistra, non è ridimensionabile e costringe a impostare il “carattere molto piccolo” in Explorer; in questo modo, però, sarà ancor più difficile puntare il mouse sui link di riferimento, scomodamente suddivisi in numeri di pagina. Il contenuto è un sunto di quanto già detto del manuale: stessa povertà di immagini, ma spiegazioni ancor più ermetiche.
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Stampa digitale
10 manuali di Photoshop a confronto
programmi come Photoshop non è semplice, né tantomeno ci si può basare su tecniche d’insegnamento “classiche”. In quest’articolo prenderemo in esame la manualistica di Photoshop: quello originale confrontato con nove produzioni indipendenti, dai tascabili ai mattoni di ottocento pagine, passando attraverso diverse edizioni intermedie.
2 IMPARARE: TUTTO NO,
MA QUASI Photoshop è un programma professionale in grado di elaborare e gestire immagini raster ai massimi livelli. Nell’ultima versione ha inte-
8 La potenza dello strumento
Curve illustrata in Photoshop 6 Tutto & Oltre
IMPARARE IN 6 ORE PHOTOSHOP 6 Autore: Editore: Pagine: Prezzo: Una frase:
Luke L. Rose Tecniche Nuove 184 b/n 15.000 lire (7,75 euro) “L’obiettivo è di consentirvi a cominciare a lavorare con Photoshop nel più breve tempo possibile”
Chi non ha mai avuto il piacere di confrontarsi con Photoshop può anche credere di poterne apprendere il funzionamento in sole sei ore. Forse un titolo più adatto potrebbe essere “Introduzione a Photoshop in 6 lezioni (più 4)”, poiché il libro è effettivamente strutturato in questo modo. Il formato tascabile e il linguaggio molto generico – talvolta impreciso, direbbero i professionisti più pignoli fanno di questo volume una buona introduzione per i neofiti e i curiosi, che potranno godere della panoramica tra un impegno e l’altro, decidendo in seguito se approfondire l’argomento. Alcuni accenni alle funzioni avanzate susciteranno infatti l’interesse ai più attenti, che dovranno però ricorrere ad altre fonti d’informazione per migliorare le proprie cognizioni. Il rapporto qualità-prezzo resta comunque interessante: le immagini, anche se in bianco e nero, sono molto chiare per comprendere i principali funzionamenti del programma e la struttura ben delineata per argomenti facilita decisamente la lettura.
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grato funzioni vettoriali e di editing di testo, consentendo la realizzazione di progetti ad ampio spettro. Poliedrico nelle funzionalità, copre le necessità di diverse fasie d’utenza: fotoritocco, grafica pubblicitaria, web design e computer painting, solo per citare gli usi più comuni. Partecipa quindi a ogni forma di comunicazione contemporanea, unendo diverse tipologie espressive in un unico strumento. Ciononostante, raramente un professionista specializzato arriverà a sfruttare ogni singola funzione del software, preferendo invece ottimizzare le risorse dedicate alle operazioni più utili al proprio lavoro: a un web designer poco interesseranno le opzioni di stampa, così come un fotografo utilizzerà raramente le funzioni di
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Stampa digitale disegno vettoriale, o l’editor di testo. Anzi, questi esempi si manifestano spesso nella più assoluta misconoscenza delle funzioni relativamente “inutili”, senza contare che anche alcuni “specialisti” poco approfondiscono gli strumenti adatti al loro lavoro, illusoriamente convinti di sapere già tutto. Talvolta incide la pigrizia, altre la mancanza cronica di professionalità; ma potrebbe anche essere colpa di una documentazione insufficiente, scorretta o semplicemente poco stimolante. Un manuale, in questo caso, può aprire gli occhi su dettagli che abbiamo sempre ignorato, an-
10 manuali di Photoshop a confronto
8 Le coloratissime pagine di
Photoshop 6 No Problem sono uno stimolo all’elaborazione delle immagini. Anche i consigli e le note rimangono ben evidenziati
che se in buona fede. Dobbiamo inoltre tener conto di coloro che non sono ancora convinti, che stanno valutando l’acquisto e/o l’onere di padroneggiare il programma: alcuni curiosano sulla demo a tempo limitato, trovata in un cd allegato a una rivista oppure scaricata da internet (solo in inglese e priva di manuale cartaceo); altri sono magari studenti che dispongono di documentazione numericamente inadeguata, o consultabile solamente a scuola, a turno; aggiungiamo anche i numerosi corsisti privati, ai quali viene spesso suggerito un testo di riferimento in base ad accordi commerciali più
PHOTOSHOP 6 NO PROBLEM E MINI NO PROBLEM Autore: Editore: Pagine: Prezzo: Una frase:
Enrico Zonca McGraw-Hill 274/202 a colori 40.000 lire (20,66 euro) 19.000 lire (9,81 euro) “Non è utile elencare uno a uno i comandi se poi non si “produce” nulla di concreto, non si toccano i veri problemi che il designer deve affrontare quotidianamente”
Duplice edizione dello stesso progetto per McGraw-Hill, una di dimensioni standard e l’altra in formato tascabile. Il testo è pressoché lo stesso, così come le immagini di riferimento, tutte a colori, decisamente più godibili nella versione più grande. In quest’ultima, inoltre, sono inseriti anche pratici ed ermetici “riassunti” dei singoli capitoli e delle operazioni principali. Il pregio maggiore dell’opera resta comunque la struttura narrativa, di carattere pratico ma scorrevole, riccamente inframmezzata da suggerimenti di buon livello, da avvertimenti e da elementi di terminologia grafica generale, di
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utilità polivalente. Mancano solo le icone dei tasti di comando, talvolta di difficile identificazione sulla base del solo testo. Tra gli argomenti trattati, spiccano in questi volumi alcuni riferimenti alla gestione interna del colore, spesso tralasciata nelle pubblicazioni di questo target; sono inoltre ben trattate le sezioni dedicate alla stampa e agli stili di livello, introdotti in questa versione del programma. La panoramica sul programma risulta quindi esaustiva, sia per neofiti assoluti che per autodidatti e appassionati e stimola a eventuali approfondimenti.
GRAPH CREATIVE N. 73 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2001
Stampa digitale che per la sincera validità del prodotto, e i semplici curiosi che si chiederanno: “Ma si possono veramente fare tutte quelle cose?”. Ognuna di queste persone ha uno scopo, un’idea creativa da figurare, anche se forse non sa come e contemporaneamente ha una personalità particolare, che necessita di un approccio adeguato.
10 manuali di Photoshop a confronto
5 Le
barzellette incluse in Photoshop 6 For Dummies ne rivelano l’indirizzo fotoamatoriale
ANCHE LE PAROLE SONO IMPORTANTI
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In queste analisi è stato tenuto conto della completezza (e ovviamente della correttezza) dei testi
PHOTOSHOP 6 FOR DUMMIES Autore: Editore: Pagine: Prezzo: Una frase:
Deke McClelland Apogeo 422 b/n + 16 a colori 36.000 lire (18,59 euro) “Ogni volta che si parla di una caratteristica di Photoshop, si è tentati di dire: ”Ma aspettate, c’è dell’altro!”, come uno di quei venditori di coltelli giapponesi”
Spiritosamente aneddotico com’è consuetudine in questa collana, For Dummies si presta ottimamente a una lettura facile da parte di qualunque utente, pur riferendosi esplicitamente a (foto)amatori e prosumer. Lo stile dell’autore si sbizzarrisce qui in ritocchi divertenti, mantenendo la formula di professionalità riconoscibile nelle solite peculiarità: spiegazione immediata dei comandi rapidi ed esclusione di quelli (da lui considerati) inutili o distruttivi. Il testo scorre quindi allegramente, inceppandosi solo nella mancanza di riferimenti iconici in relazione alle descrizioni dei comandi. Sono trattati tutti gli argomenti, compreso lo spazio colore e altre funzioni avanzate sconosciute ai più, come l’Assistente esportazione immagini con trasparenze. Sono segnalate vistosamente le novità della versione 6, tattiche particolari e suggerimenti vari. Numerosi i consigli di contorno, tra i quali spiccano quelli relativi alla reperibilità delle immagini e alla gestione di Kodak Photo CD.
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esaminati, seppur in relazione al costo e alle dimensioni dell’opera; ritengo fondamentale avere almeno una panoramica di tutte le possibilità offerte da un software che è parte spesso integrante di un flusso di lavoro, ma è anche uno strumento di per sè in grado di concretizzare diverse forme espressive. I manuali più esaurienti qui esaminati sono ovviamente Inside Photoshop 6 di Mondadori Informatica, e Photoshop 6 Tutto & Oltre di Apogeo, in virtù delle loro ottocento pagine; ma anche For Dummies e Look & Learn (sempre di Apogeo, dello stesso autore), Photoshop 6 No Problem di McGraw-Hill e lo stesso manuale Adobe sono piuttosto esaurienti, forse più adatti a chi non vuole dedicare alla lettura un tempo eccessivamente lungo. Lo stile narrativo si differenzia
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Stampa digitale moltissimo da un’edizione all’altra, proprio perché ognuno di noi è portato a percepire meglio determinati linguaggi. Un gergo estremamente tecnico e di conseguenza molto sintetico può andar bene per persone molto pratiche, mentre altri potrebbero esserne annoiati più che stimolati, se non addirittura confondusi. Tra i volumi più ermetici abbiamo sempre l’Adobe, Look & Learn e Imparare Adobe Photoshop 6 in 24 ore di Tecniche Nuove. Dall’altro lato, il più leggero è For Dummies, ricco di amenità allegoriche, ma anche gli altri libri scritti da McClelland contengono una giusta dose di humour; Inside si pone all’incirca a metà, presentando sezioni tecniche alternate a un linguaggio più familiare. Altro elemento importante riguarda il layout. L’impaginazione, l’iconografia, le immagini di riferimento e l’impostazione degli im-
IMPARARE ADOBE PHOTOSHOP 6 IN 24 ORE Autore: Editore: Pagine: Prezzo: Una frase:
Carla Rose Tecniche Nuove 376 b/n, Cd-Rom 55.000 lire (28,41 euro) “Il rettangolo arrotondato è un ottimo strumento per la mascheratura delle fotografie”
Comodo riferimento per un corso base, questo libro presenta le principali funzioni di Photoshop suddivise in 24 lezioni, che terminano con quiz e riassunti come se vi trovaste in classe, davanti alla maestra. I temi trattati si rivolgono più a un utente amatoriale che a un professionista della grafica, e si notano alcune ingenuità – per non dire imprecisioni – che possono confondere chi desideri approfondire ulteriormente la sua esperienza nella computer grafica. Lo stile è piuttosto freddo, fortemente schematico nella semplice definizione delle operazioni più comuni e nella descrizione degli strumenti; la sperimentazione non viene né accennata né stimolata in alcun modo. Le immagini, tutte in bianco e nero, sono sufficientemente visibili, anche se un o’ di contrasto non avrebbe guastato; molto più nitidi gli schemi dei comandi, ulteriormente riassunti in appendice per comodità. Il Cd-Rom allegato, corredato da una comoda interfaccia in Html, contiene tutte le foto utilizzate durante gli esercizi e una versione tryout del programma, sia per Pc che per Mac.
7 I pulsanti
di comando, con tanto di scorciatoie da tastiera, nella brossure inclusa nella confezione di Photoshop
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mancabili suggerimenti hanno il compito di esemplificare al massimo la teoria, poiché il monitor è l’unica vera interfaccia che abbiamo con il programma. Stupendamente realizzato nell’economia dei due toni è Look & Learn, in cui ogni pagina è una lezione a sé stante. I due No Problem sono invece coloratissimi, particolare che agevola maggiormente il volume più grosso; Photoshop 6 visto da vicino di McGraw-Hill, invece, si presenta fiabesco, decorato all’acquarello, per i lettori più sensibili. Nella cura dell’impaginazione, è stato riscontrato che i volumi più
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10 manuali di Photoshop a confronto
7 Uno dei
teneri personaggi di contorno che affollano le pagine di Photoshop 6 visto da vicino
grossi sono più difficili da controllare: sia Inside che Tutto & Oltre presentano infatti un buon numero di errori di stampa, che a volte possono confondere la lettura.
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MANUALI DA TASCA
In Italia le case indipendenti pubblicano differenti tipologie di manuali per i software più diffusi e ce
PHOTOSHOP 6 VISTO DA VICINO Autore: Editore: Pagine: Prezzo: Una frase:
Luigi Comi McGraw-Hill 242 a colori 38.000 lire (19,63 euro) “Nella lettura sarete accompagnati da una serie di simpatici personaggi che vi offriranno suggerimenti, avvertenze e note importanti”
Se già da ora desiderate che il vostro bambino diventi un esperto di computer grafica, regalategli questo libro. Tutto a colori, redatto in un linguaggio semplice ma preciso, corredato di teneri personaggi naif (stranamente dipinti ad acquerello; potevano almeno disegnarli al computer), il libro si muove per gradi nella conoscenza di base del programma. Le immagini sono chiarissime, a prova d’errore, mentre i (pochi) tentativi di approfondimento su alcune funzioni potrebbero confondere l’ingenuo lettore.
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n’è per tutti i gusti. Per coloro che non hanno mai affrontato quel mostro di Photoshop, sono incuriositi ma non si vogliono impegnare troppo, ci sono gli economici volumetti tascabili. Per lo più di livello base, si occupano solo di illustrare le funzioni più comuni: un po’ più di un depliant ma meno di un corso della Regione. Imparare in 6 ore Photoshop 6 di Tecniche Nuove vince il premio per il titolo più ottimistico del mese, ma nonostante questo e per sole 15.000 lire, offre una panoramica più che discreta del programma. In bianco e nero ma con immagini molto chiare, è sufficiente da solo a farvi muovere i primi passi nell’ambito del fotoritocco. Al suo opposto abbiamo Mini No Problem, versione ridotta nelle dimensioni ma non nel contenuto (che è praticamente identico) di No Problem. Il piccoletto ha anche dovuto rinunciare agli schemi pratici e ai riassunti del fratellone e le immagini, più piccole, risentono dei leggeri fuori registro. Ma per diciannovemila lire cosa pretendevate? Del resto, da un libro ne hanno fatti due: la panoramica è più completa e il layout più curato rispetto ai diretti concorrenti.
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I MANUALI ALTERNATIVI
Ovvero in alternativa all’originale. Abbiamo già accennato prima ai motivi per cui si possa non
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10 manuali di Photoshop a confronto
7 La struttura “a colpo
d’occhio” di Photoshop 6 Look & Learn include in un’unica immagine lo strumento, il modo di attivarlo, le opzioni e il risultato conseguito. L’impaginazione a due colori è immediata e di facile lettura
PHOTOSHOP 6 LOOK & LEARN Autore: Editore: Pagine: Prezzo: Una frase:
Deke McClelland Apogeo 324 b/n con icone azzurre 42.000 lire (21,69 euro) “Ovviamente descriverò i comandi migliori e lascerò da parte quelli meno efficaci”
Sintesi della praticità in virtù degli obiettivi più comuni, lo spirito Look & Learn – guarda e impara - colpisce per la sua immediatezza. Ogni argomento è affrontato in una, massimo due pagine compresse sotto forma di tutorial; le immagini concentrano in un unico campo risultati grafici e palette degli strumenti, perfettamente interpretabili grazie a segnali alfabetizzati. Lo stesso indice analitico consente di risolvere immediatamente il problema di raggiungere e capire l’argomento in discussione; molto utile, inoltre, l’appendice contenente un ampio elenco delle scorciatoie da tastiera, sia per Mac che per Pc. I suggerimenti sono impostati alla velocizzazione delle operazioni, nel pieno stile dell’autore. Le funzioni avanzate dell’editor di testo sono illustrate pienamente e un intero capitolo è dedicato alla personalizzazione del programma: il tutto in maniera sufficientemente approfondita per un libro di sole 300 pagine. Indicato per chi già mastica qualcosa di grafica digitale, magari provenendo da altri programmi, merita il premio per la praticità, oltre a quello qualità/prezzo.
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avere a disposizione il manuale originale, e non vorremmo esagerare. Ma ci può essere anche un’altra ragione: quello originale non ci piace. Pochissime immagini (e in bianco e nero) eccessiva freddezza, poco stimolo alla creatività e alla sperimentazione. In una linea comune che caratterizza tutti i suoi prodotti, i manuali di Adobe sono la negazione all’estrosità promessa dai suoi programmi. Per quanto cerchino di illustrare ogni funzione, manca sempre una scintilla che invogli l’utente a lasciarsi andare, a esagerare con la fantasia. Partiamo quindi con Photoshop 6 For Dummies, lo spiritoso – ma non per questo meno professionale – manuale di fotoritocco che può essere letto anche per svago; forse qui esagero, ma non prendersi troppo sul serio, a volte, può aiutare l’apprendimento. Imparare Photoshop 6 in 24 ore, invece, riprende i toni di Adobe, ma con più leggerezza; dedicato a chi non ne vuole sapere di impegnarsi troppo, compie comunque il suo dovere propedeutico. Stesso discorso – scelte grafiche a parte – per Photoshop 6 visto da vicino di McGraw-Hill, mentre a No Problem abbiamo accennato prima, parlando della versione ridotta. Anche Look & Learn rientra in questa categoria, distinguendosi per l’immediatezza stilistica con cui risolve ogni possibilità di elaborazione.
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LE BIBBIE
Dulcis in fundo, due esemplari da tenere sempre nel cassetto o, se preferite, sul comodino. Un chilo e mezzo di nozioni distribuite in ottocento pagine, sia per Inside Photoshop 6 che per Tutto & Oltre: due volumi (per forza) completi che parlano non solo del programma, ma anche di tutto il
8 Le immagini di Inside
Photoshop 6 perdono parte del loro impatto a causa delle didascalie, che a volte sembrano far parte della schermata
mondo che gli ruota intorno: integrazione con scanner e stampanti, conversione degli spazi colore, scambio, gestione e archiviazione dei file. Un po’ più tecnico il primo, più accattivante e spiritoso il secondo, entrambi danno un’interpretazione del software visibilmente maturata sul campo.
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INSIDE ADOBE PHOTOSHOP 6 Autore: Editore: Pagine: Prezzo: Una frase:
G.D. Buton, B. Buton, G. Kubicek, M.Z. Nathanson Mondadori Informatica 756 b/n + 16 a colori, Cd-Rom 100.000 lire (51,65 euro) “Photoshop è tutto tranne che un giocattolo; se volete sfruttare il suo potenziale, dovete possedere un computer dotato delle caratteristiche appena elencate”
Il mastodontico volume si apre con un’interessante storia di Photoshop e della sua evoluzione; segue un’ampia sezione dedicata alla poliedrica potenza del programma, utile per iniziare il lettore all’apertura mentale necessaria a sviluppare ciò che un manuale può solo introdurre. La terminologia è accurata e viene costantemente illustrata da definizioni specifiche, così da rendere il testo comprensibile anche ai novizi. A questo scopo, viene inoltre dedicato ampio spazio alla grafica digitale in generale, ai software alternativi o complementari, ai diversi flussi di lavoro e alle risorse hardware. La struttura narrativa è lineare progressiva, partendo da funzioni base che verranno approfondite nel corso dell’apprendimento generale; nonostante questo, non sempre i passaggi consigliati sono i più veloci o i più ergonomici possibili. Il testo, per quanto completo, pecca talvolta di godibilità, per via dello stile tecnico/pratico; la gestione del colore, soprattutto, è analizzata in maniera tanto precisa da risultare complessa anche per gli utenti più esperti. Le difficoltà aumentano quando si incorre nei numerosi errori di stampa, spesso causa di equivoci e incomprensioni. Le diverse opzioni degli strumenti sono visivamente poco evidenziate nel testo, così come risultano, nelle immagini in bianco e nero, confuse con il disegno in questione; un layout più marcato avrebbe sicuramente giovato a un’opera tanto complessa. Gli strumenti di testo sono ben analizzati, tanto da includere anche un paragrafo dedicato alla giusta scelta dei caratteri da utilizzare nelle diverse occasioni. Il Cd-Rom allegato, interamente in inglese, contiene numerosi plugin in versione demo, una galleria di clip art creata dagli autori, un glossario in formato Pdf e le immagini necessarie allo svolgimento di tutti gli esercizi del libro. Un libro completo, soprattutto per chi lavora in workflow, ma che può migliorare in leggibilità.
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Stampa digitale G-BOOK Dal prossimo numero nasce una nuova rubrica, un appuntamento fisso con i libri dedicati alla computer grafica. Cercheremo di valutare le pubblicazioni più utili e stimolanti, non solo dal punto di vista tecnico ma anche in funzione della creatività, della comunicazione e dell’espressione.
Se a volte vi sembrano eccessivamente soggettivi, non preoccupatevi: sono solo dei libri, non possono obbligarvi a fare cose che non volete; sono però un ottimo punto di partenza per confrontarvi a 360 gradi con il mondo del fotoritocco. 8 La pratica tavola sui metodi
di fusione inclusa in Photoshop 6 Tutto & Oltre
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10 manuali di Photoshop a confronto
PHOTOSHOP 6 TUTTO & OLTRE Autore: Editore: Pagine: Prezzo: Una frase:
Deke McClelland Apogeo 858 b/n + 32 a colori, Cd-Rom 98.000 lire (50,61 euro) “La persona intelligente studia i fondamenti della modifica delle immagini prima di dare la prima pennellata ”
L’imponente bibbia del fotoritocco si apre con la personalizzazione del software: alla descrizione di tutte le possibilità offerte, seguono i consigli dell’autore, dalle idee ben precise e motivate, che si rispecchieranno nell’intero volume; i suoi “must” - coi quali però non sono sempre perfettamente d’accordo - creano una stabilità coerente con il suo modus operandi e con l’iter d’apprendimento. Ben 170 pagine (4 capitoli) sono dedicate alla grafica in generale, prima di affrontare direttamente il software: una scelta che forse non incontrerà i favori di tutti, ma fondamentale per ottenere la maggior libertà d’azione in seguito. La creatività è sempre in primo piano e più si approfondiscono gli argomenti, più si è stimolati a sperimentare. Ogni tema viene sviscerato nei minimi dettagli, includendo divagazioni su procedimenti alternativi e suggerimenti per i relativi processi di lavoro; ampio spazio è dedicato all’integrazione in workflow con altri programmi. Decisamente accurate le sezioni dedicate alla gestione e alla mappatura dei colori e alla fusione avanzata dei livelli; meno comprensibile, in alcuni punti, la formattazione del testo. Alcune trascuratezze purtroppo rovinano l’opera, che si dimostra in maniera palese un aggiornamento della versione precedente: i consigli sulle risorse hardware risalgono ad almeno tre anni fa e alcuni comandi, ora evoluti, si presentano nelle vesti della versione 5. Non mancano inoltre errori di stampa e d’impaginazione, che creano confusione nella comprensione di alcune figure. Poca cosa, comunque, in proporzione alla vastità di informazioni offerte. Nel Cd-Rom allegato sono presenti sia le immagini (di ottima qualità) utilizzate negli esempi, sia diverse gallerie di artisti americani più o meno noti. Inoltre, alcuni software in versione demo, come Pc-Maclan - uno dei pochi software in grado di creare una rete tra Pc e Mac - e numerosi filtri di terze parti, più alcuni filmati di Total Training, un’azienda che organizza corsi su videocassetta. Il prezzo è alquanto elevato, ma in linea con il contenuto. Un investimento, forse, ma che potrà esservi sempre utile. Almeno fino alla prossima release.
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BANCO DI PROVA
stampante inkjet
di Massimo Cremagnani master@capitolouno.com
Grazie all’adozione di inchiostri a pigmento, la Epson Stylus C80 rivaluta l’inkjet su carta comune
pigmenti economici
In due parole Formato A4, 4 colori, 2.880 x 1.440 dpi Compatibilità PC e Mac. Porta parallela e USB Dimensioni e peso 452 (L) x 320 (P) x 201 (A) mm; 6 Kg
GRAPH CREATIVE gennaio/febbraio 2002
Prezzo 498.000 lire (257,197 euro). Cartucce: nero L. 81.240 (€ 41,96) colore L. 33.900 (€ 17,50) cadauna, IVA inclusa
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▲ Pro Ottimi risultati su carta comune Cartucce separate Altissima velocità a bassa risoluzione ▼ Contro Eccessiva saturazione di ciano e magenta alle alte risoluzioni Un po’ rumorosa
Q
uando acquistiamo una stampante inkjet, dobbiamo normalmente considerare l’abbinamento con carte appositamente preparate per ottenere stampe di buon livello, più nitide, più vivide, più fedeli. Purtroppo, le suddette carte hanno prezzi elevati, che vanno dalle 50/ 100 lire a foglio per le normali carte bianche a bassa grammatura, fino alle 2/3000 lire per quelle più prestigiose. Oggi Epson rivoluziona questa tendenza, proponendo una nuova linea basata sugli inchiostri a pigmento, derivati dalla ricerca per stampa fotografica ad alta resistenza; dopo gli ottimi risultati ottenuti in questa formula con la Stylus Photo 2000P e le Stylus Pro 7500/9500/10000, il tiro viene corretto verso un target office, meno pretenzioso dal punto di vista dell’immagine ma più sensibile alla velocità, alla durata e al risparmio. L’adozione degli inchiostri a pigmento, in sostituzione a quelli a base d’acqua, permette infatti di stampare su carta comune, del tipo per fotocopie, mantenendo un altissimo impatto visivo: la particolare costituzione chimica di questi inchiostri, unita alla tecnologia piezoelettrica, consente infatti un più preciso punto di stampa dovuto alla minore penetrazione nelle fibre di qualunque supporto cartaceo e contemporaneamente una più rapida essiccazione.
stampante inkjet
▼ In modalità Bozza la C80 (foto A) arriva fino a 20 pagine al minuto, mantenendo una densità visiva superiore alla media
Un risparmio atteso da tempo La C80 introduce una novità (per Epson) lungamente anelata: le cartucce colore separate. Visto il target prettamente aziendale, si è finalmente pensato di concedere la possibilità di sostituire il solo colore esaurito, invece del solito blocco di tre/cinque tinte; statisticamente è infatti risultato che i colori sociali di un’impresa influiscono fortemente sul consumo individuale relativo della quadricromia, creando scompensi tonali e invidie cromatiche interiori, sia alle stampanti che agli amministratori. Nuovo anche il sistema di inserimento, di tipo push/pull, semplice e immediato, mentre il sistema di monitoraggio del livello d’inchiostro è
Foto A
Foto B
Esempio A
Esempio B
Finalmente quattro cartucce colore separate, come evidenziato anche dal monitor di controllo
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sempre basato sul chip CSIC, integrato in ogni singola cartuccia. A sostegno del portafogli, bisogna tener conto di altri due particolari, entrambi legati alle risoluzioni più basse: la velocità di stampa per documenti di testo in modalità Economy - fino a venti pagine al minuto - e l’estrema nitidezza di questa risoluzione, altrimenti caratterizzata da bassa densità e perdita di dettaglio. La velocità è dovuta principalmente alla nuova testina di stampa da un pollice, grande cioè circa il doppio di quelle adottate dalle
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▲ Il pregio maggiore degli inchiostri a pigmento è il mantenimento del punto anche su carta comune. Nell’esempio A,vediamo come la C80 mantenga i caratteri nitidi anche in negativo e a corpo molto piccolo, mentre l’immagine B, realizzata con un’altra stampante, sia più confusa e meno dettagliata. Per entrambe è stata utilizzata l’impostazione a 720 dpi
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stampante inkjet
altre Stylus. Le prove che ho personalmente condotto hanno dato risultati eclatanti, con documenti perfettamente leggibili anche se interpolati, come nel caso di due pagine di un E-Book in un unico foglio. Anche la modalità Normal, abitualmente azionata dal tasto Stampa degli applicativi più comuni, mantiene una buona velocità, fornendo in più immagini di buon livello; adatta alla stampa di grafici e loghi, si presta benissimo anche alla materializzazione di pagine Web.
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La libertà di scelta sui supporti di stampa dovrebbe comunque stimolare la vostra creatività. Dovete infatti sapere che la C80 può arrivare fino a una risoluzione massima di 2880x720 dpi, proprio come
Un elenco delle carte supportate dalla C80
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▼ Un esempio di pagina Web stampato a 360 dpi su carta per fotocopie (modalità Normal)
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Con un po’ di fantasia… Anche le immagini raster sono precise nei dettagli e nelle sfumature
le Stylus Photo; questo non vuol dire che sia particolarmente indicata alla stampa di fotografie, ma si possono comunque ottenere immagini altamente particolareggiate (sfumature omogenee e totale assenza di banding) per diverse occasioni: brossure di presentazione e documenti personalizzati possono tranquillamente essere arricchiti da texture e font arzigogolati. Se poi pensiamo di utilizzare carte e cartoncini colorati o texturizzati in pasta, le possibilità sono pressoché infinite. I driver contengono comunque impostazioni dedicate ai più comuni tipi di carte speciali, Epson e non. La resistenza dei pigmenti all’acqua e ai graffi è superiore a quella degli inchiostri a base d’acqua, ma non assoluta; con l’aumentare della risoluzione, la coesione del colore diminuisce dimostrandosi leggermente più vulnerabile agli incidenti. Inoltre, stampando ad altissima definizione i toni di ciano e magenta tendono a saturarsi un po’ troppo, a causa di un driver che predilige l’impatto visivo alla G fedeltà cromatica.
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fltri per immagini
emulazioni varie
N
ormalmente i filtri per immagini raster tendono a una certa spettacolarità, a un impatto visivo di facile presa sul pubblico, senza tenere conto delle possibili variabili creative: colori sgargianti, virtuosismi grafici dall’aspetto inumano (Alien Skin, un nome a caso), montaggi più
L’impaginazione di un’immagine pittorica o fotografica vi sembra fredda, anonima, banale? Con questi filtri potrete simularne le imperfezioni
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di Massimo Cremagnani
Bronzz
® Massimo Cremagnani
che surreali studiati per colpire l’immaginifico dello spettatore. Auto FX ha pensato invece di attingere al mondo della modellazione tridimensionale, notoriamente votato alla ricerca dell’iperrealismo, per produrre un campionario di effetti quasi invisibili per la
fltri per immagini
La potente interfaccia di controllo del programma mette a disposizione fino a quattro differenti pannelli: nella prima (fig. 2a) troviamo i controlli specifici del filtro utilizzato, mentre nella seconda (fig. 2b) possiamo definire il tipo di superficie. Per incrementare il realismo, disponiamo di controlli sulle texture sovrapposte (environment) (fig. 2c) e su luci e ombre (fig. 2d)
▲ figura 2b
▲ figura 2c
In due parole Prodotto Auto FX Dreamsuite ▲ Pro Filtri per impaginazione di fotografie molto particolari; effetti di rendering 3D altamente evoluti; implementazione di percorsi vettoriali nelle selezioni ▼ Contro Molto lento; ridimensionamento arbitrario delle immagini con i preset; manca la disabilitazione della preview Per informazioni Pico – www.pico.it Prezzo Lire 870.000 Iva esclusa
▲ figura 2d
loro naturalezza; questo è possibile grazie a un motore di rendering altamente versatile e dai controlli intuitivi. Le palette di comando di cui è dotata l’interfaccia del pacchetto presentano infatti diversi ambienti di gestione, da una a quattro a seconda dell’effetto selezionato: i controlli principali agiscono sull’elaborazione primaria dell’immagine, solitamente di tipo cromatico, compositivo o distorcente. Una volta impostati questi parametri, ci possiamo sbizzarrire con la texturizzazione della superficie dell’immagine, in maniera diretta e attraverso environment maps, e con la pianificazione separata di luci e ombre.
Filtri fotografici Dopo aver curiosato nella documentazione in Pdf, completa di esempi e immagini significative basate sulle preimpostazioni, risulta subito evidente il target fotoamatoriale del prodotto. Si potrebbe addirittura affermare che questo curioso pacchetto di filtri sia stato pensato appositamente per impaginatori di album fotografici digitali sensibili alla forma, al peso, all’instabilità della carta fotografica. 35mm e Instamatic Frame, ad esempio, ridonano alla vostra immagine quella
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▲ figura 2a
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fltri per immagini
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▲ Oltre a una documentazione molto accurata in Pdf, Dreamsuite dispone anche di comodissimi Help in tempo reale, attivabili mediante il tasto Control e il posizionamento del cursore sul comando in questione
Varie impostazioni di 35mm e Instamatic Frame
cornice tipica delle diapositive a 35 millimetri e delle Polaroid, mentre Photo border aggiunge un bordino bianco più o meno frastagliato. In tutti e tre i casi è possibile giocare sulla superficie aggiunta e sulle luci, così da rendere più realistica l’elaborazione. Poiché il gioco funziona su una mascheratura esterna al soggetto, è necessario portare l’immagine originale su un livello di trasparenza e ingrandire la dimensione del quadro, altrimenti il programma provvederà autonomamente a rimpicciolirla in maniera arbitraria. Questo non è un aspetto positivo, perché i cursori di ridimensionamento sono gli unici privi di un corrispettivo numerico e un eventuale ritocco alle misure (e soprattutto alle proporzioni) risulta particolarmente ostico. Per lo stesso motivo, i preset sono inutilizzabili con immagini che non siano in formato 35 millimetri orizzontale o quadrate. Photodepth donerà alle vostre foto digitali un’aria più vissuta, con graffi, orecchie e macchie di umidità, ma anche grana della carta e riflessi vari. Attenzione a utilizzarlo con parsimonia, per non cadere nell’artificioso. Per le preimpostazioni valgono gli avvertimenti di prima, con la differenza che in questo caso non si riesce a gestire né il ridimensionamento, né le selezioni. Se invece desiderate proprio bordi stracciati, utilizzate Deckle; gli strappi sono facilmente editabili come curve di bezièr. Per aggiungere pieghe più accurate, l’ideale è Crease: tracciando linee nei punti giusti, si
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durante l’elaborazione con diverse impostazioni dell’effetto; in ogni caso, questa funzione non salva l’immagine originaria e necessita di un nuovo rendering a ogni richiamo. Focus è invece una versione più ergonomica del comando Sfocatura radiale; ha il pregio di fornire un’anteprima di dimensioni maggiori rispetto al suo corrispettivo Adobe e una migliore gestione dell’area di applicazione. Ora potete finalmente appiccicare le foto sull’album virtuale con Tape, una bizzarra funzione che sovrappone pezzetti di scotch
▲ La documentazione in Pdf contenuta sul Cd è molto curata, sia per le funzionalità del programma che per i numerosi esempi forniti
▲ Una vecchia e lacera foto di Piombino
(di ben quattro tipi diversi) all’immagine. Ovviamente, anche qui si impostano luci, texture, e molto altro.
Per chi ama il volume Parliamo un po’ di materia, ovvero restituiamo una fittizia terza dimensione ai nostri disegni. Chisel è ottimo per i testi e per le selezioni non troppo ampie, un buttonizzatore degno di nota, visti gli infiniti parametri che ci permettono di gestirlo. L’effetto finale ricorda sempre texture molto grezze, tipo martellato o squamoso; se invece desideriamo superfici lucenti e cromate, meglio utilizzare DimensionX, più versatile nella lisciatura dei materiali. Unico neo per entrambi: non è possibile disegnare curve di rilievo personalizzate. Liquid Metal è molto simile, ma permette di aggiungere o togliere dettagli in mercurio a mano libera. Metal Mixer, invece, sovrappone strati di metallo fuso uno sull’altro. I procedimenti sono piuttosto macchinosi, ma una volta presa confidenza con i comandi, si possono ottenere risultati interessanti. In ogni caso, consiglio l’uso di una buona tavoletta grafica con entrambi. Ultimo della serie, Hot stamp difficilmente qualificabile: a volte, il risultato somoglia più a una linoleografia che a un marchio rovente, altre volte ci si avvicina all’effetto graffito. In ogni caso, i risultati migliori si ottengono con immagini outline e un successivo passaggio attraverso una maschera di contrasto gli fa spesso più bene che male.
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può anche trasformare una foto in un origami. Sono disponibili quattro tipologie di piega, dalla più rigida alla più accartocciata: è un peccato la mancanza di righelli che favorirebbero una maggiore precisione. Se invece state lavorando su un’immagine pittorica e volete invecchiarla un po’, Crackle ve la riempirà di crepe, casuali o a buccia di formaggio. La complessità di questi piccoli segni può essere utilizzata anche come texture su opportune selezioni, con risultati molto interessanti per la sua organicità. Con Phototone si ottengono viraggi cromatici molto glamour. Le numerose regolazioni della luce e della sfocatura risultano poco percettibili nei cambiamenti, anche a causa della mancanza (in tutto il programma) di un tasto per disabilitare la preview. Questa “pecca” è in parte giustificata dalla presenza dei Memory Dots, una specie di tastiera programmabile
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fltri per immagini
Per gli altri Con il suo nome pretenzioso, Cubism non è altro che l’effetto Cristallizza adattato a forme geometriche regolari, sfumate ai bordi della selezione. Ripple, invece, simula la superficie di un laghetto segnata da onde concentriche, lineari o in piena mareggiata. Pur limitato negli ambiti di utilizzo, permette possibilità di sviluppo piuttosto realistiche, soprattutto se aiutate dal Pennello Storia per minimizzare gli eccessi. Putty è un distorsore che ai soliti comandi tira/twirla in stile Goo/Fluidifica aggiunge la funzionalità di gabbie e tracciati in curve di Bezièr. Quest’ultima funzione, normalmente relegata ai soli programmi di grafica vettoriale, potrebbe essere comodissima per la precisione degli adattamenti; peccato che il risultato finale non corrisponda mai a quello ottenuto in anteprima. Uno sforzo notevole, insomma, ma che presenta i tipici difetti delle prime release: sofisticate funzioni la cui utilità è spesso messa in dubbio di fronte all’ergonomia e alla stabilità. Il programma funziona sia come plug-in che in maniera stand-alone, ma in entrambi i casi, sia su Mac che su Pc, ogni operazione è davvero pesante, anche su macchine di ultima generazione e con immagini molto piccole; almeno in
▲ Volete lavare il vostro maiale di peluche? Un po’ di 35mm, Chisel e Ripple ed è subito in lavatrice
anteprima, queste attese dovrebbero essere evitate. A mio parere, di fronte a questi difetti, a poco servono lo sfondo personalizzabile (colori e texture) e un numero infinito di luci e ombre da renderizzare. È anche vero che il programma supporta le azioni di Photoshop per comandi batch, permettendo di lanciare l’elaborazione e andare a fare la spesa, ma a questo punto tutte le variabili a disposizione perdono di significato. Confido in una prossima versione dalle stesse fantasiose possibilità, ma più curata nei confronti dei professionisti. G
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▲
(a)
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(b)
(c)
Alcuni esempi per sbizzarrirsi con i testi in un solo passaggio: Chisel (a), Dimension X (b), MetalMix (c), Ripple (d), Stamp (e)
(d)
(e)
G-BOOK: scelti da noi
la progettazione Web
Una frase:
“
Gli utenti dei documenti Web non si limitano a guardare le informazioni, bensì interagiscono con esse in modi che non hanno precedenti nella progettazione dei documenti cartacei
non solo grafica Inauguriamo questa nuova rubrica
”
dedicata ai libri con due testi che possono, almeno in parte, chiarire le idee sulla progettazione di un sito Web. Per ogni dogma recitato da Web Guida di stile c’è un approfondimento motivato in Web Design Arte e Scienza,
Web Guida di stile Autore: Editore: Pagine: Prezzo:
P. J. Linch, S. Horton Apogeo – www.apogeonline.com 200 b/n € 14,46 (L. 28.000)
una ricerca del perché e del percome rivolta alla sperimentazione coerente Una frase:
dell’ipertesto, sia esso in formula grafica oppure no. Uno
“
È questo il giusto modo di procedere?
destinato ai più pragmatici, l’altro ai filosofi. Entrambi consigliati a chiunque si cimenti seriamente col Web Design, perché due campane sono sempre meglio di una
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a cura di Massimo Cremagnani
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Web Design Arte e Scienza Autore: Editore: Pagine: Prezzo:
Jeffrey Veen Apogeo – www.apogeonline.com 256 a colori € 35,64 (L. 69.000)
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importanza di una pre-produzione è alla base di questo testo che consiglia, analizzando ogni singolo dettaglio progettuale, di prendere in considerazione innanzitutto lo scopo divulgativo del sito e di sintonizzarlo con lo stile d’immagine del committente. I punti-chiave da tenere presenti per la progettazione di un sito funzionale sono catalogati con un linguaggio volutamente succinto, più comprensibile a chi ha già avuto esperienza di Web design, meglio ancora se con qualche nozione di html. La schematicità è molto praticata e lascia ben poco all’immaginazione; basta quindi identificare la tipologia del proprio progetto e metterla in relazione con le analisi formali eseguite dagli autori per evitare errori grossolani o inutili virtuosismi controproducenti. Le “regole di base” citate valgono in quanto evoluzione di uno stile comunicativo ragionato, che ancora progredisce quanto a poliedricità e libertà creativa. Non ci sono infatti vincoli
particolari alla libera interpretazione di quelle nozioni che ancora oggi rendono possibile una buona comunicazione. Pur leggermente datato (scritto nel ’99 e aggiornato quindi alla quarta generazione di browser, tanto per capirci) il testo è attualissimo come un trattato di pittura o un saggio di matematica. Solo alcuni esempi risultano un po’ fuori luogo, a causa della specializzazione degli autori su siti ospedalieri; alcuni casi includono infatti illustrazioni anatomiche dettagliate e patologie varie, esperienze di basso riscontro ma anche di dubbio gusto e inadatte ai lettori più sensibili. Rilevante l’importanza attribuita ai CSS e agli editor visuali, considerati comunque un valido aiuto anche per il compilatore più incallito. Il libro è inoltre corredato da una ricca e accurata bibliografia.
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singoli dettagli che compongono la pagina in questione attraverso il trinomio Contesto/Problema/ Soluzione. Una volta affrontato il problema dell’impatto iniziale, si passa al mero compito di “come tenere incollato il cliente al proprio sito” attraverso un’architettura pratica e funzionale, creando cioè quel nodo gordiano di informazioni e servizi coerente alle diverse tipologie d’utenza che, comunque - nota bene - vanno educate. Una volta creata la carrozzeria, si pensa al motore: compatibilità e visibilità, integrazione di feedback e pubblicità varie, gestione di database ed elementi multimediali. Pur destinata principalmente allo sviluppo di siti commerciali, la panoramica completa permette di migliorare le proprie conoscenze su qualunque tipologia di pubblicazione internet, ma anche di chiarirsi le idee sull’ultimo concetto di “comunicazione”.
anto per evidenziare una base solida e suffragare l’importanza dell’idea di codifica del linguaggio nella comunicazione globale, il libro si apre con una cronistoria ragionata dell’html. Sin dalle sue origini, a partire dal capostipite GML fino a oggi, si nota sin dall’introduzione quel richiamo alla creatività pratica che rispecchia la filosofia dell’intero testo. Dopo una breve ramanzina sui sempre più fondamentali CSS, l’autore analizza l’etica e la coerenza nella progettazione dei siti attraverso allegorie e passaggi in codice, così da risultare, oltre che comprensibile, anche propedeutico. Viene negata la linea manichea, portando il lettore a individuare in ogni singolo caso, attraverso esempi di prodotti “storici”, la via comunicativa più adatta. Questa formula maieutica pone infatti il lettore di fronte a casi apparentemente simili, per stimolarne lo spirito di osservazione e relazionarlo al senso pratico individuale; una discreta base culturale e un certo gusto estetico sono sottintesi, ma vengono anche coltivati nei
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la progettazione Web
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G-BOOK: scelti da noi
elaborazioni e fotoritocco
L’esperienza di fotografo di Martin Evening, autore di PS 6 Soluzioni Professionali, si nota in dettagli come questo: l’emulazione digitale dell’effetto ottenibile sviluppando una pellicola C-41 nella chimica per E-6, trucco molto in voga negli anni ottanta
a cura di Massimo Cremagnani
▼ Molto comoda questa “palette degli incarnati” Rgb/Cmyk, tratta da Fotoritocco e Restauro
Dalla teoria alla pratica: due libri sul fotoritocco scritti da professionisti per i professionisti
al lavoro!
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e la teoria è alla base di una buona professionalità, l’esperienza pratica ne è la conferma. Nell’articolo sui manuali per Photoshop (Graph Creative n°73) avevo valorizzato maggiormente i testi che includevano trucchi e suggerimenti direttamente sperimentati dagli autori più impegnati; ma in fondo si trattava pur sempre di manuali, il cui scopo principale era quello di spiegare le funzioni del software. Per gli utenti più esperti, il resto del libro poteva
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I trucchi proposti su Fotoritocco e Restauro sono introdotti dal classico dittico “Prima e Dopo”, seguito dai passaggi dettagliati per ottenere il risultato voluto. L’icona in basso a sinistra indica la possibilità di scaricare l’immagine dal sito www.digitalretouch.org
risultare inutile, o quantomeno scontato. In questo numero andrò dritto al punto. I due volumi recensiti in queste pagine presuppongono una buona conoscenza del software e almeno le basi di input-output. Si occupano di fotoritocco partendo dalle richieste di elaborazione più frequenti, cercando di risolverle con metodi precisi, veloci, funzionali, con lo scopo di soddisfare il cliente mantenendo una buone salute psicofisica.
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elaborazioni e fotoritocco
Photoshop Fotoritocco & Restauro, edito da Apogeo, è interamente dedicato ai fotoritoccatori. L’argomento è affrontato con serietà “romanticheggiante” dall’autrice e si concentra sulle sole operazioni di recupero e di miglioramento dei ricordi fotoimpressi. Il testo è preciso ma leggero, condito di toni simpaticamente sdolcinati, tanto di moda soprattutto nelle relazioni col cliente. Lo stesso argomento “clientela” è tenuto in seria considerazione attraverso vari suggerimenti su come chiarire i rapporti di servizio, impostando il lavoro in un aura professionalmente ineccepibile riuscendo, di conseguenza, riuscire a farsi pagare il giusto. Photoshop 6 Soluzioni Professionali, di McGraw-Hill, è un titolo sicuramente più azzeccato dell’originale, Photoshop 6 for Photographers: le soluzioni proposte tendono infatti, oltre alle ovvie trame di elaborazione all’immagine, a identificare l’intero flusso di lavoro. Viene ampiamente analizzato lo scopo e il metodo della pubblicazione finale, soppesando attentamente le varie formule di stampa in ogni passaggio; si tratta dunque di un testo consigliabile anche a tutti coloro che coprono le mansioni di post-produzione. Basato principalmente su immagini di moda – esperienza principale dell’autore e dei suoi collaboratori – il testo agevola la comprensione del target finale e degli stili conseguentemente applicabili; paesaggi e still-life sono comunque inclusi nel pacchetto. Entrambi i volumi sono interamente a colori, arricchiti da immagini professionali di alta qualità, quasi interamente coperte da diritti e quindi purtroppo irreperibili per replicare gli esercizi proposti. La buona caratterizzazione delle tipologie di elaborazione vi permetterà comunque di identificare foto analoghe nel vostro archivio e di adattare i procedimenti alle vostre esigenze. In ultimo, mi sento in dovere di segnalare un concetto fondamentale, sostenuto a più riprese da entrambi gli autori: Photoshop può anche risolvere la stragrande maggioranza dei problemi, ma partendo da una buona foto siamo già a G più di metà dell’opera.
Una frase:
“
È importante cercare sempre di scattare subito una buona foto, invece di pensare che, tanto, poi ci sarà Photoshop
”
Photoshop Fotoritocco & Restauro Autore: Editore: Pagine: Prezzo:
Katrin Eismann Apogeo – www.apogeonline.com 276 a colori € 30,47 (L. 59.000)
Una frase:
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Da un punto di vista tecnico, lavorare con il flusso digitale significa acquisire molta più responsabilità nel processo di produzione
”
Adobe Photoshop 6 Soluzioni Professionali Autore: Editore: Pagine: Prezzo:
Martin Evening McGraw-Hill – www.mcgraw-hill.com 442 a colori € 42,35 (L. 82.000)
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opo un’introduzione sulle funzioni più utilizzate nel corso del testo e un’infarinatura generale sul luogo, gli strumenti e il flusso di lavoro, la prima parte del libro si dedica agli errori tonali e di contrasto, alla correzione dell’esposizione e alla compensazione del colore, argomenti che implicano una certa familiarità con campionatori e istogrammi. Le tecniche vengono analizzate singolarmente in base al tipo di immagine da recuperare, fornendo esempi chiari in ogni passaggio sui più comuni problemi da risolvere. Le “lezioni” tendono a proporre la soluzione più pratica e/o più rapida, ma per stessa ammissione dell’autrice si capisce che esistono diversi metodi forniti dal poliedrico software, acquisibili e personalizzabili solo con un’esperienza diretta e prolungata. Proseguendo sull’argomento luce, o meglio sul ripristino dei giusti valori, ci si occupa quindi dei danni fisici delle fotografie: strappi, muffe, sporcizia e pieghe, difetti ordinari sui ricordi più datati. In questi casi, la ricostruzione si basa quasi sempre sulla clonazione di parti sane, ma con metodi inusuali per gli autodidatti e soprattutto per chi non ha mai lavorato in camera oscura.
Vedremo come un uso appropriato dei metodi di fusione e della palette Storia risolva gli artifici più comuni prodotti durante queste operazioni. Ampio spazio è dedicato alla digitalizzazione: album di famiglia, ritagli di giornale da inserire in un’impaginazione, duplicazione dell’archivio di pellicole e altre operazioni analoghe vengono messe in guardia da parassiti come anelli di Newton, moiré, retinature; ci viene ricordato che la stessa grana della carta fotografica può interferire con l’immagine e raramente il solo driver di scansione è sufficiente a evitarlo. In alcuni casi vengono addirittura consigliati software specializzati di terze parti. Infine, raffinatezze estetiche tipiche della pubblicità e della moda: sfocature glamour, ammorbidimento e contrasto di particolari più o meno importanti e artifici impercettibili di vario genere. Quando il lavoro invisibile è più importante della spettacolarità. Interamente a colori, il testo presenta un layout molto chiaro, scandito dai singoli esercizi. Alcune delle fotografie utilizzate sono disponibili all’indirizzo internet www.digitalretouch.org.
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Caratterizzato da preferenze estremamente soggettive, il testo può risultare un po’ complesso ai meno esperti, a causa del linguaggio fortemente tecnico (e di qualche errore di traduzione), ma non c’è da preoccuparsi: i numerosissimi tutorial chiarificheranno ogni dubbio sugli argomenti trattati, proponendo soluzioni ottimamente illustrate in ogni passaggio. Un po’ più di cura nella formattazione del testo avrebbe comunque giovato alla distinzione tra termini comuni e comandi specifici. L’autore incita spesso alla rapidità di esecuzione, pertanto dedica un intero capitolo alle scorciatoie da tastiera e alle altre possibilità di automazione dei processi, come i droplet e le azioni batch. Il legame con la fotografia classica è sottolineato più volte, soprattutto per ciò che riguarda le tipologie di elaborazione e di output: una marcia in più per chi ancora fatica ad accettare le nuove tecnologie. Il Cd-Rom allegato contiene una decina tra gli esercizi più significativi in formato Real e un comodo catalogo dei filtri originali Adobe.
l “pacchetto completo” è una soluzione di comodità per molte aziende e anche molti studi fotografici hanno dovuto adeguarsi. Questo libro tratta tutti i passaggi compiuti da una fotografia: dallo scatto (o acquisizione) all’elaborazione (migliorativa o di stile), fino all’ottimizzazione per l’esportazione, all’archiviazione, all’impaginazione, alla stampa. L’esperienza vista così nella sua interezza si identifica nella competenza dell’art director: può interessare sì fotografi e fotoritoccatori, ma anche impaginatori, fotolitisti e stampatori, che molto spesso devono rimediare alle pecche di chi, nel flusso di lavoro, ha gestito impropriamente il materiale prima di loro. Ogni argomento è trattato con competenza e ricchezza di dettagli tecnici, andando a delineare sia i concetti che le tecnologie che compongono la strumentazione digitale adeguata. La ricca documentazione sull’hardware, un po’ datata e incentrata sulla disponibilità di mercato americana, va considerata come punto di riferimento per i lettori italiani, a cui consiglio un aggiornamento in tempo reale sulla Rete o tramite i propri colleghi.
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filtri per photoshop
I nuovi KPT arrivano alla settima release, sempre più bizzarri
effetti
In due parole
Prodotto: Procreate Il nuovo marchio Corel per i professionisti più creativi ed esigenti si avvale di prodotti già consolidati, come KnockOut e Painter. Si tratta di una linea tesa a dare massima libertà al digital imaging, verso soluzioni grafiche fuori dal comune. A vostro rischio e pericolo.
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Per informazioni www.procreate.com
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di Massimo Cremagnani
strafatti
filtri per photoshop
tempo con altri strumenti. In altri casi, dopo aver agito abbondantemente sui controlli, può sorgere spontanea la domanda: “e adesso, con questo, che cosa ci faccio?”.
Che “effetto” mi fai!
▲ Con Channel Surfing si agisce sui singoli canali di colore in sfumatura e contrasto; i metodi di fusione a disposizione permettono una gran varietà di risultati
Fragole o alieno? Distorcendo un tranquillo cestino di fragole con Hyper Tiling si possono ottenere risultati preoccupanti. L’occhio è realizzato con Lightning, mentre lo sfondo è stato ripreso con Pyramid Paint
KPT Effects
Distributori: J-Soft, TechData Italia, Ingram Micro Italia ▲ Pro Estrosità unica; preview immediate Ricca scelta di preset ▼ Contro Applicazioni pratiche dubbie Documentazione approssimata Prezzo 271.20 euro + iva
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All’uscita di ogni nuova release, i Kai’s Power Tools vengono giudicati stupefacenti, curiosi, divertenti, inutili. Non è facile adeguarsi a quella fissazione sulle procedure frattali applicate in ogni salsa nei più disparati livelli di selezione dell’immagine e solo i più arditi si lanciano con successo tra quelle folli distorsioni anamorfiche, rese controllabili solo dall’inclusione, due anni fa, dello storico Goo. Anche in questa versione, la loro fama è rimasta immutata, nel bene e nel male. L’interfaccia è caratterizzata ancora una volta dai pulsanti che pulsano, e io sono sempre in crisi per cercare, almeno in alcune di queste bizzarre manipolazioni, uno scopo pratico da suggerirvi. La velocità, le librerie di preset a disposizione, i controlli immediati in formula visiva e numerica, la rapidissima anteprima sono i veri punti di forza di questo pacchetto. Se state cercando qualcosa difficilmente immaginabile anche per voi, provate a chiedere ai KPT. A prima vista, può sembrare che molti degli effetti proposti siano facilmente realizzabili con il solo Photoshop, ma è solo un’illusione: addentrandosi nelle funzioni più specifiche si scoprono metodi di fusione e di elaborazione unici, difficilmente raggiungibili in così poco
, può somigliare, in virtù degli esempi forniti dal manuale, allo strumento di regolazione Miscelatore Canale. Ma a dispetto della meticolosità fotografica di quest’ultimo, sono presenti strumenti di regolazione più “virtuali”, ovvero che agiscono su metodi di scomposizione dell’immagine in maniera più avanzata. Si parte dalla scelta del tipo di effetto da applicare e al canale su cui agire; quindi si attenua il risultato nello stesso modo (ma probabilmente su un altro canale) giocando anche coi valori massimi e minimi di influenza. Infine si decidono la trasparenza e il metodo di fusione.
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filtri per photoshop
▲ Impostando a tavolino la dimensione e il coefficiente di dispersione delle singole gocce, qui identificate in wireframe (immagine a senistra), si può controllare meglio l’effetto di Ink Dropper (immagine a destra)
Un po’ complicato uniformarsi ai comandi, che presentano trabocchetti come Contrast e Sharpen, che in italiano sono spesso tradotti (e intesi) allo stesso modo, e la definizione Luminance utilizzata in vece di Brightness. Gradient Lab sfrutta lo stesso principio, ma attraverso la sovrapposizione di livelli di gradienti, anche con campiture molto complesse (tantissime sono disponibili nella libreria). Per sfondi psichedelici, ma anche per piacevoli texture, se prima avete selezionato bene la parte dell’immagine da interessare.
▲ Ogni effetto possiede un’ampia libreria di preset da cui attingere, interamente gestibile dall’utente
KPT Fluid è ipnotico, molto pericoloso se avete una scadenza imminente. Immaginate che la foto in questione divenga liquida e iniziate a immergerci dentro il dito agitando e mescolando…
I vortici di colore prenderanno possesso della vostra mente, togliendovi stabilità ed equilibrio. Come dicevo, con Fluid si possono perdere ore su ore a sperimentare diverse velocità o dimensioni del pennello (dito). È anche possibile registrare un filmato nei formati più diffusi, anche compressi, ma il controllo poteva essere migliore: la registrazione inizia automaticamente quando si rilascia il tasto del mouse, perdendo così la prima parte di azione e rendendo impossibili ulteriori ritocchi. Per Ink Dropper, il discorso è più complesso. Le gocce che lasciamo cadere sull’immagine di partenza si dissolvono lentamente, nel vortice malato di una possessione maligna. Pur creando effetti fumogeni molto realistici, l’effetto della loro mutazione mi mette i brividi. Anche qui la casualità simulata la fa da padrona, aggiungendo naturalità all’atmosfera all’immagine. Altrettanto affascinanti sono le fiamme frattali di FraxFlame II, garbugli luminescenti creati dalle più organiche formule matematiche. Queste stelle filanti sono gestibili da talmente tanti parametri da poter sembrare assolutamente caotiche; i soli esempi in libreria sono sufficienti a riempire i vostri sogni, anche perché, più
filtri per photoshop
▲ A Hyper Tiling basta una sola rana per tappezzare tutta la stanza
Una texture “naturale” creata rapidamente con Scatter
▲ Che altro dire? Che tali aberrazioni grafiche meritavano un manuale più dettagliato? Che ci sono modi più naturali di esprimersi? Che, alla fine, le vere novità incluse nel pacchetto sono un po’ pochine? Ma questi sono dettagli, saputi e risaputi. Mettete quindi alla prova la vostra creatività. Siate visionari come poeti decadenti e pragmatici come ingegneri informatici. La totalità dell’esperienza figurativa offerta da questi strumenti può essere un’ottima scusa per perdere ogni certezza. G
▼ Un esempio di come agisce Fluid: agendo col mouse da sinistra verso destra, i pixel si mescolano creando vortici ridondanti, mentre i colori rimangono immutati. Con movimenti più complessi, il caos è totale
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che crearne di nuove, conviene viaggiarci all’interno renderizzando sempre nuove inquadrature. Quest’operazione, purtroppo, è piuttosto pesante, anche con computer molto potenti; attenti quindi alle dimensioni. Hyper Tiling è il sogno dei tappezzieri: riproduce l’immagine di partenza in forma di texture, all’infinito. Seguendo basi euclidee, circolari o frattali, si può viaggiare all’interno della foto clonata, per gli usi più disparati. Il punto di vista è gestibile sia numericamente che con il movimento del mouse. Consiglio di provarlo con forme molto semplici, le soluzioni grafiche nascono spontaneamente. Lightning è un generatore di fulmini; il rendering è ottimo, ma il programma, a differenza di prodotti analoghi, permette di creare un solo lampo per volta. La gestione della ramificazione è un po’ complicata, con punti di riferimento invisibili per punto di attracco e direzione della scia; ma dopo qualche ora passata ad accartocciare fasci di luce, tutto sembrerà più chiaro. Pyramid Paint unisce i filtri a pennellata espressionista a un miscelatore di colori in scala Lab. Da usare con parsimonia, per non rischiare il pasticcio: la sovrapposizione degli effetti ha lo stesso esito distruttivo ottenibile nella realtà. Al limite, c’è sempre il comando Dissolvi… Scatter è un distributore particellare di immagini. Prendete degli oggetti e distribuiteli sul foglio, a griglia o in ordine sparso, per ottenere effetti decorativi o tipo mosaico. Sono importabili tutti i più diffusi formati grafici, anche con trasparenza.
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computer painting
virtualmente dipinto
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ome per molte altre pratiche umane, si è voluto concedere al computer anche l’interpretazione della pittura. Ma se altre forme di grafica, come la progettazione, il fotoritocco o il dtp hanno
Il pennello in plastica che applica pigmento inesistente sulla tela di cristallo
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di Massimo Cremagnani master@capitolouno.com
L’incontenibile entusiasmo dell’autore alle prese con la Cintiq 15X
immediatamente dimostrato lati positivi ineccepibili quanto a precisione, velocità e versatilità, la pittura digitale soffre ancor oggi di un complesso di inferiorità rispetto a quella classica: mancanza di materia,
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computer painting
Un ritratto eseguito interamente con Painter e la Intuos2. Nell’ingrandimento è possibile riconoscere alcuni degli infiniti tratti caratteristici realizzabili con l’azione combinata dei due prodotti
risoluzione relativa, spazio cromatico limitato sono solo le critiche più ricorrenti. Il punto è che la freddezza del tratto digitale si è sempre imposta (negativamente) all’attenzione dello spettatore per due motivi: eccessiva “libertà” d’azione concessa alla macchina dall’esecutore e tecnologia insufficiente a superare qualitativamente il concetto medio di “dipinto”. Per anni infatti gli sviluppatori hanno concepito la computer painting come semplice simulazione, favorendone un utilizzo semplicistico incentivato dagli escamotage informatici, quali tagli e incolla, undo ed effetti speciali. Qualcosa sta cambiando e prova ne sono le tavolette grafiche Wacom, e abbinate al software Painter.
tra accuratezza e dinamismo, ovvero tra la creazione più ponderata e quella più fisica. La prima si basa maggiormente sul coordinamento occhio/mano, in cui il continuo confronto tra l’ideale e il realizzato stimola ritocchi e correzioni in una studiata sequenza di sviluppo. Uno strumento indicato per questa tendenza è la Cintiq 15X, una tavoletta grafica integrata in un monitor LCD da 15 pollici. A un primo impatto, sembra che i nostri sogni di riunificazione con il foglio da disegno siano stati realizzati, dal momento che ci viene cornito un supporto indipendente – se escludiamo i cavi di collegamento, un po’ corti – e una penna dotata di straordinari poteri, quando abbinata al giusto software. Il monitor TFT è più luminoso dei normali touchscreen,
▲ La palette Expression di Painter attribuisce i comportamenti degli strumenti all’uso fisico delle penne Wacom
Occhio che vede, mano che tocca
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La gestualità ottenibile con la Intuos A3 si adatta particolarmente all’astrazione informale, mentre Painter aiuta fornendo centinaia di strumenti diversi. Bisogna solo imparare a distinguerli…
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Un artista figurativo, per quanto completo, presenta nel proprio stile numerosi dualismi, più o meno avvertibili. Uno di questi è identificabile nell’equilibrio
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Wacom Cintiq 15X
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Compatibilità: Windows 95, 98, ME, NT, 2000 e XP, Mac OS 8.51 e sup., Mac OS X 10.1; con adattatore opzionale: SGI IRIX 6.5 o sup., SUN SOLARIS 2.6 o sup. Area attiva: monitor TFT 15 pollici 1024x768, 302 x 226 mm Dimensioni e peso: 424 (L) x 365 (P) x 51 (A) mm; 4,7 Kg Prezzo: 2.166,02 euro (4.194.000 Lire) Iva inclusa Info: www.wacom-europe.com
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▲ Pro Comodità d’uso, versatilità ▼ Contro Colori poco saturi, cavi un po’ corti
▲ In questa versione è stata utilizzata la gestione del testo vettoriale. Per essere sicuri che non venga traviato dai filtri di esportazione, è sempre meglio “abbassare” i livelli prima di salvare in un formato diverso dal .rif
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Integrando una tavoletta grafica in uno schermo TFT a matrice attiva di 15 pollici sensibile alla pressione e all’inclinazione dell’apposita penna, Wacom ridefinisce il concetto di “interfaccia utente”. La connessione al computer è effettuata tramite un cavo video per il monitor e uno USB per il controllo del puntatore; l’alimentazione è separata, coinvolgendo un piccolo trasformatore. I tre cavi in dotazione non sono molto lunghi e in alcuni casi possono procurare qualche disagio. L’installazione è molto semplice, sia con schede normali che dual-head (potete controllare le schede supportate all’indirizzo www.wacom.com/lcdtablets/videocards.cfm); la risoluzione massima è di 1024x768 a 24 bit, con un refresh di 75 Hertz. Il nuovo sensore, dello spessore di un millimetro contro i tre della precedente PL-500, è situato al di sotto dello schermo e risulta molto più preciso dei predecessori nella corrispondenza pennapuntatore; inoltre vanta ben 512 livelli di sensibilità. Elegante nella sua semplicità, la Cintiq vanta una struttura solida e finiture ben curate; un piedistallo regolabile permette posizionamento da 18 a 73 gradi e un piccolo supporto scorrevole agganciato al bordo verticale funge da portapenna. La Cintiq può dunque essere utilizzata sia in orizzontale che in verticale ma anche a mò di album, tenendola sulle ginocchia mentre, sul divano, ci rilassiamo un po’ (stando attenti però a non occludere le prese di ventilazione). Le comodità di collocazione e il sistema diretto di point&click la rendono adatta agli usi più disparati: dalla conferenza al design, al controllo di macchinari o di sistemi specifici come determinate apparecchiature mediche. Nel settore grafico, è più indicata per lavori a bassa risoluzione, come la progettazione Web e il disegno line-art in tempo reale.
poiché il sensore di comunicazione è inserito al di sotto dello schermo e la qualità del vetro consente di appoggiare la mano senza sporcare troppo. Qualunque medium virtuale scegliamo, in mano abbiamo sempre uno stilo, nella posizione obbligata tra pollice, indice e medio; ogni altro tipo di impugnatura causa facilmente perdita di precisione e copertura del “foglio” da parte della mano. Non sarà quindi immediato impratichirsi nell’uso di strumenti che abitualmente consideriamo di forma diversa da una piccola cuspide.
Esercizi a corpo libero Se invece ritenete la gestualità un lato essenziale della vostra creatività, con una Intuos2 A3 potreste ritrovare la libertà. La tavolozza blu misura quasi 50 x 70
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centimetri, mettendo a disposizione un’area di disegno grande quanto il vostro monitor da 22 pollici e creando quindi un rapporto 1:1 tra il gesto e l’immagine ottenuta. Dopo tanto tempo passato a muovere il mouse sulla piastrellina di spugna, scalando i movimenti in rapporto alla risoluzione dello schermo, si torna al movimento non filtrato; la sensazione è un po’ come quando ci si toglie un paio di scarpe troppo strette, alle quali ci eravamo tristemente abituati. Come veterani del mouse, non dovrebbero esserci problemi di “dislocazione”, cioè quell’estraniamento dovuto al correlare l’azione eseguita in un punto per vederne i risultati in un altro, che a loro volta poco ricordano il significato espressivo di alcuni movimenti. Le penne in questione sono in grado di riconoscere, oltre a pressione e inclinazione, anche le rotazioni dello strumento, basandosi sulla curva della traccia e sull’inclinazione stessa. Gli strumenti virtuali a punta piatta, come ad esempio penna d’oca o spatola, reagiranno quindi alle torsioni combinate delle dita, del carpo e di tutte le parti del corpo coinvolte a ritroso nell’equilibrio del segno. Per quanto riguarda la fedeltà d’interpretazione, bisogna subito dire che lavorare in digitale è cosa leggermente diversa dall’atto materiale. È necessario quindi tenere conto di due fattori fondamentali: la personalizzazione degli strumenti Wacom attraverso l’apposito pannello di controllo e le possibilità effettive del software in uso.
Wacom Intuos2 A3
▲ Il software di gestione delle tavolette Wacom riconosce automaticamente i dispositivi utilizzati. È possibile associare particolari funzioni a ogni penna in ogni singolo programma
▲ Pro Dimensioni generose ▼ Contro Un po’ cara
La sorella maggiore delle Intuos2 fornisce, a confronto con ogni altro sistema di puntamento, un’area di utilizzo impressionante. Come i modelli più piccoli, è caratterizzata da una cornice blu notte (perfettamente intonata con i monitor LaCie…) che racchiude il piano di lavoro: un foglio di plexiglas bianco opaco decorato sul lato superiore da oltre trenta “tasti” funzione programmabili. L’alimentazione è fornita direttamente dal cavo USB di collegamento, confortevolmente lungo. L’installazione è molto semplice e include il driver per la porta USB e il software di personalizzazione della tavoletta e degli strumenti. Intuitivo e corredato di manuale in italiano, consente di gestire lo spazio attivo corrispondente a uno o più monitor, di dedicare funzioni ai “pulsanti” sul lato superiore e di settare le impostazioni personalizzate per l’uso dei diversi puntatori, anche in relazione ai singoli software. Solo un appunto: per evitare conflitti, rimuovete ogni vecchio driver Wacom prima di applicare il nuovo. Rispetto ai primi modelli di Intuos, le nuove tavolette hanno incrementato la sensibilità, riconoscendo 1024 livelli di pressione e un’inclinazione di +/- 60 gradi. La fluidità di movimento, dovuta all’ergonomia dei puntatori e all’ampio spazio d’azione, risulta inizialmente impropria, per poi convertirsi, con l’esperienza, in spontanea gestualità. La confezione contiene la Grip Pen con il suo bel supportino da scrivania, il mouse 4D (vedi box pagina XX) e il software Painter Classic, che lascia limitatamente intuire le possibilità di questo unico dispositivo.
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Compatibilità: Windows 95, 98, ME, NT, 2000 e XP, Mac OS 8.51 e sup., Mac OS X 10.1 Area attiva: 457,2 x 316,8 mm Dimensioni e peso: 616 (L) x 445,5 (P) x 37 (A) mm; 3 Kg Prezzo: 1038 euro (2.010.000 Lire) Iva inclusa Info: www.wacom-europe.com
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Aspirazione artistica
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▲ C’è chi si impegna e c’è chi bara. Il sistema di clonazione di Painter permette di riprendere le forme di un’immagine (una fotografia) come se fossero dipinte. Se il metodo manuale, cioè un tratto alla volta, con possibilità di cambiare strumenti e caratteristiche può essere considerato stimolante per la ricerca
Molta gente considera gli studi dei pittori caotici e disordinati, mentre gli artisti ostentano il concetto di “personale senso dell’ordine”. Uno dei lati artistici di Painter 7 è proprio questo: il suo personale concetto di ergonomia. A Painter piace disporre di tutti gli strumenti a modo suo, tenendoli sparsi in tanti cassettini per aprire i quali bisogna necessariamente chiuderne altri, magari complementari. La prima cosa da fare dopo l’installazione è quindi rimettere in ordine (per quanto possibile), nascondendo nel limbo tutto ciò che riteniamo di minore utilità. Anche in questo modo, però, sarà necessario prendere confidenza mnemonica con tutti i tipi di pennelli (Brushes), il loro tratto e le loro infinite sfaccettature, cercando di capire quando e come sarà possibile modificarne le impostazioni. Renderli maggiormente consoni al nostro stile e salvarli come strumenti personalizzati è il secondo passo per il dominio del programma. Nonostante questo fatto (o forse proprio per questo) Painter è uno dei software che maggiormente riesce a sfruttare le potenzialità delle tavolette grafiche, senza le quali, diciamolo, sarebbe un triste orfanello. Ne è la prova la palette Expression, che artistica, quello automatico potrebbe anche fare arrabbiare chi si è applicato tanto…
assegna i parametri di risposta grafica al comportamento fisico dello strumento in maniera indipendente. I pennelli Painter 7 in alcuni casi simulano gli strumenti reali, con tanto di tipologia del pelo e coefficiente di assorbimento del colore, ma possono anche trascendere le possibilità materiali della pittura; ad esempio, mentre si disegna è possibile manipolare le diverse caratteristiche di uno strumento di tipo-matita per farlo assomigliare sempre più a un aerografo. L’altissimo livello di personalizzazione vale anche per tutti gli Art Materials, per molti dei quali è stato migliorato il sistema di selezione e salvataggio.
Largo all’artista Ora che abbiamo riconquistato la possibilità e le facoltà di muoverci, sarà meglio ricostruire lo spazio in maniera appropriata. La tavoletta grafica può occupare anche metà di una normale scrivania, ma ricordiamoci di lasciare un posticino anche per la tastiera, sempre utile per le scorciatoie o per qualche breve digitazione di testo. Personalmente preferisco tenere la tavoletta leggermente appoggiata sulle ginocchia e la tastiera sulla sinistra, in diagonale; ma è questione di gusti personali e del tipo di lavoro che si sta svolgendo. In ogni caso il foglio virtuale a disposizione sembra non essere mai abbastanza; bisogna quindi limitare al minimo le palette degli strumenti sullo schermo. In Photoshop 6, ad esempio, può bastare la palette Campioni, visto che i controlli sul pennello risiedono nella barra superiore, ma con Painter il discorso si fa un po’ più complicato, viste le innumerevoli possibilità di gestione. Chiudere tutto è impossibile, a meno che si utilizzi sempre lo stesso pennello, quindi bisogna
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Painter 7 Compatibilità: Windows 98, 2000, Me, NT 4.0; Mac OS 8.6 e sup., Mac OS X 10.1 Distributori: J-Soft, TechData Italia, Ingram Micro Italia Prezzo: 576,00 Euro; aggiornamento: 321,60 Euro Iva incl. Nato e confermatosi come software di simulazione pittorica, famoso per le infinite e complesse possibilità di personalizzazione di strumenti e materiali, con questa settima release Painter continua a distinguersi dagli altri programmi di grafica raster. L’elaborazione d’immagine viene qui concepita esclusivamente nei sistemi di “clonazione”, cioè in quei casi in cui l’originale viene ridipinto, a mano o automaticamente. La vera forza del programma risiede invece nella creatività diretta, con partenza dal foglio bianco di cui si può decidere materiale, texture e illuminazione. Gli strumenti a disposizione sono divisi in differenti categorie come pennelli, gessetti, matite e gomme. La realistica concezione dell’aerografo è più materica e gestuale degli analoghi per fotoritocco, soprattutto grazie all’omologa penna Wacom, mentre sotto la definizione Impasto troviamo pigmenti volumetrici a illuminazione e rendering tridimensionale. Abbiamo poi gli acquerelli e gli inchiostri liquidi, che agiscono su particolari livelli a essicazione lenta, novità di questa edizione; qui possiamo vedere i colori proseguire il loro decorso anche a pennellata ultimata, sfumando tra di loro e interagendo con la grana virtuale della carta. La gestione dei livelli somiglia sempre più a quella di Photoshop, con una palette più sobria, dotata di pochi e precisi pulsanti. Questa è una delle poche azioni di snellimento effettuate nell’interfaccia di Painter 7: nonostante il software sia da oltre due anni di proprietà della Corel, nota per l’intuitività delle proprie interfacce (e da cui Adobe ha “imparato” molto), nessuno ha pensato al restyling delle finestre di controllo. I pochi tagli effettuati (e la misera opzione di non visualizzazione) non reggono il paragone con le aggiunte - che vanno a ingrassare un già sovraffollato monitor - senza contare le varie e confuse ripetizioni. L’inserimento dei menù contestuali (tasto destro, Ctrl + click) in questa versione, con qualche accorgimento in più avrebbe potuto addirittura permettere di eliminare un po’ di finestre. Spero che per la prossima release qualcuno cerchi di ottimizzare le palette di comando, magari unificando le quattro relative ai colori o tutte quelle per il controllo fisico del pennello. Ma torniamo alle novità: la gestione del colore, da sempre punto debole del programma soprattutto per la corrispondenza quadricromatica, è stata affidata al Kodak Color Correction, mediante il quale è possibile impostare i profili di monitor, scanner, stampanti e separazioni. La fedeltà nella conversione Rgb/Cmyk (e viceversa) è migliorata, seppure il software non sia comunque il più indicato per manipolazioni di questo genere. La libertà artistica, in fondo, è al di sopra delle prove contrattuali. Altrettanto atteso è l’arrivo dello zoom con cursore lineare (sulla barra inferiore della finestra immagine) che, unito alle scorciatoie da tastiera, rende molto più agevole la confutazione spaziale dell’operato. Al testo, infine, è stata designata una palette per la formattazione, alcuni effetti e limitate possibilità di distorsione. ▲ Pro Versatilità degli strumenti; rendering interattivo; nuovi menù contestuali ▼ Contro Interfaccia poco funzionale; documentazione migliorabile; lento con strumenti elaborati
BANCO DI PROVA GRAPH CREATIVE aprile 2002
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Dispositivi di input Compatibilità: Intuos2, tutti i formati Distributori: J-Soft, TechData Italia, Ingram Micro Italia Prezzo: a partire da 42 euro Iva inclusa Info: www.wacom-europe.com La collezione di puntatori Wacom è stata interamente ridisegnata per le Intuos2, per sfruttare al meglio la raddoppiata sensibilità. Come i modelli precedenti funzionano senza fili, essendo tutti alimentati dalla tavoletta. La vecchia Classic Pen (1), ancora disponibile, è ingrassata fino a diventare una Grip Pen (2) dal design più ergonomico, gratificato da un’impugnatura in gomma; per i più raffinati, lo stesso modello con la Designer Pen si presenta in alluminio satinato e ancora più confortevole (3). In questi modelli sono presenti due bottoni programmabili e rimovibili. Prive di pulsanti per evitare fallaci cliccature, invece, la Stroke Pen (4), con una punta maggiormente sensibile e quindi adatta al ritocco e al disegno, e la Ink Pen (5), una vera e propria biro che comunica con la tavoletta: utile per scrivere o ritracciare immagini senza abbandonare il nostro segno abituale. L’aerografo (6), oltre a riprendere la morfologia del suo originale, ne imita la flessibilità d’uso sommando alle doti di pressione e inclinazione quella della regolazione dell’aria (di default, comunque programmabile) mediante la comoda rotellina. Come la Classic e la Grip, incorpora una “gomma” all’apice posteriore, anch’essa regolabile in dimensioni e sensibilità. Infine abbiamo i tre mouse, da utilizzare come cordless optical mouse, ma sopra la tavoletta; la superiore fluidità di movimento è dovuta all’assoluta mancanza di cavi e all’attrito omogeneo. 2D (7) si utilizza come un mouse comune, con due pulsanti e una rotellina di scrolling, mentre 4D (8) presenta cinque pulsanti programmabili e la rotellina autocentrante; il particolare design si adatta anche a utenti mancini. Lens Cursor (9), infine, è dotato di una lente per incrementare la precisione che ne accresce oltremodo la bilanciatura; è consigliato agli utenti Cad e modellatori 3D in genere. Il software di gestione riconosce automaticamente i diversi dispositivi, permettendo di personalizzarne le funzioni. È consigliabile un attento approfondimento per ottimizzare il flusso di lavoro attraverso le possibili scorciatoie, soprattutto con l’utilizzo contemporaneo di penna e mouse, che in molti casi, possono sostituire integralmente l’uso della tastiera. ▲ Pro Penne: ergonomia notevole - Mouse: fluidità di movimento ▼ Contro Penne: sensibilità eccessiva per l’uso dei tasti
▲ Una tipica schermata di Painter, con tutte le sue belle finestre di comando. La palette Layers (Livelli), in basso a destra, è stata rinnovata sullo stile di quella di Photoshop, risultando molto più funzionale. Per le altre dovremo aspettare ancora
scegliere. In un momento di delirio, mi sono visto impugnare una tastiera cordless come una tavolozza, per richiamare le diverse palette attraverso le omonime scorciatoie, ribaltando in questo modo gli ambiti funzionali di “strumento” e “colore” nell’interscambio materiale-virtuale. Se invece preferiamo un vero ritorno alle origini, liberiamoci del mobilio e appendiamo la Wacom al cavalletto. In verticale il segno è più naturale e le possibilità di movimento superiori: afferrare la penna di punta, come un pennello di martora, o di piatto, come un carboncino, aiuterà il rapporto con il medium virtuale, anche se non è proprio quello corrispettivo. Spontaneo sorge l’istinto di sfumare o cancellare col mignolo, con la conseguente frustrazione di non ottenere alcun risultato. Forse Wacom, un giorno, ci doterà di un apposito ditale. G
▲ Il sito Web di Wacom – www.wacomeurope.com – è realizzato con stile e funzionalità