Pillole di Scrittura Creativa - Corso Introduttivo

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“Pillole di Scrittura Creativa” di Maurizio Barbarisi

Copyright © 2018 Caravaggio Editore Vasto (CH) - Italy www.caravaggioeditore.it informazioni@caravaggioeditore.it Tutti i diritti di riproduzione, traduzione e adattamento sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere usata, riprodotta o diffusa senza autorizzazione scritta da parte dell’Editore. Collana editoriale: E-Book Prima edizione: novembre 2018

ISBN 9788895437804 Progetto grafico a cura di AgenziaLetteraria.Net


INDICE

LEGGERE E SCRIVERE, DUE ABILITA’ NATURALI........................................ 4 COSA OCCORRE PER INIZIARE................................................................... 6 SENZA DIMENTICARE LA GRAMMATICA E LA SINTASSI ........................... 9 TRA LE REGOLE DA SEGUIRE: LA PUNTEGGIATURA................................ 11 LA CREATIVITÀ COME UN MUSCOLO DA ALLENARE .............................. 13 LA CREATIVITÀ COME SCINTILLA UMANA .............................................. 15 I SOGGETTI CHE PORTANO SU DI SÉ IL PESO DELLA TUA STORIA .......... 18 Il TESSUTO (NON TESSUTO) DEI DIALOGHI............................................. 20 IL VALORE E IL PESO SPECIFICO DELLE PAROLE ...................................... 22 LA FIGURE RETORICHE ANCORA ATTUALI .............................................. 24 LA CORREZIONE, QUESTA DIMENTICATA ............................................... 26 IN PALESTRA CI VOGLIONO GLI ESERCIZI................................................ 28 IN CONCLUSIONE .................................................................................... 30


LEGGERE E SCRIVERE, DUE ABILITA’ NATURALI

Leggere e scrivere sono due abilità che si imparano fin dai primi anni di scuola e la naturale dimestichezza con cui ci si rapporta con le stesse tende a non far percepire tutte le difficoltà che invece sono insite nella buona scrittura; in altre parole, è facile cadere nella tentazione di credere all’equazione: so leggere e scrivere e quindi so anche (sicuramente) scrivere un buon racconto e finanche un discreto romanzo. In realtà non è così. A scuola si impara in via di principalità la corretta scrittura ortografica e sintattica (e non sempre peraltro con buoni profitti) ma non si acquisiscono anche le nozioni (basilari) che sono proprie della costruzione corretta di un prodotto letterario. Si finisce così per sapere magari tutto su di un Autore, della sua vita e delle sue opere, sul significato letterario del suo lavoro e della sua eredità intellettuale, imparando anche a criticare e apprezzare il contenuto del suo lavoro e del suo stile, ma non si apprende (di solito) nulla su come replicare la sua inventiva, la sua tecnica narrativa, la sua capacità espressiva. Nessun suggerimento vien dato per acquisire il complesso 4


toolbox cui l’Autore ha fatto ricorso per tutta la sua carriera per diventare autorevole e apprezzato anche presso i posteri. Ma forse è giusto che questo accada, perché la scuola insegna la coscienza critica e il nozionismo fondamentale; si impara a scrivere tesi, temi, riassunti ma non anche racconti o romanzi, non essendo strettamente necessari nella creazione di una cultura personale o per una preparazione di base di qualsivoglia professione (a meno che non si voglia fare, appunto ahimè - proprio lo scrittore). In cuor nostro, tuttavia, quella semplificazione iniziale rimane ben salda ed è l’anticamera della frustrazione e della disillusione non appena ci si mette a tavolino provando a mettere nero su bianco, perché scrivere creativamente è un mondo a parte, con le sue specificità e caratteristiche. Nella scrittura, in quella creativa in particolare, non c’è nulla di scontato non bastando mettere in fila, una dietro l’altra, parole e frasi. La narrativa (valida) è invenzione, originalità, stupore, arricchimento. E diventare capaci e competenti in questo campo richiede impegno e determinazione nel tempo.

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COSA OCCORRE PER INIZIARE

Occorre, per forza di cose, ripiegare preventivamente su uno studio specifico, appunto di scrittura creativa, per imparare le relative regole e tecniche, ma anche per ascoltare consigli e suggerimenti, per apprendere i trucchi del “mestiere” e farsi, sul campo, la propria esperienza. Solo così sarà possibile trasformarsi da dilettanti in scrittori apprezzabili e coltivare e far diventare grande la nostra passione. Anche perché è bene sapere fin d’ora che, a parte i talenti innati, quelli che nascono geni in questa disciplina (coloro che si siedono e scrivono con naturalezza dei capolavori), scrittori non si nasce, ma si diventa. E allora per prima cosa, per poter imparare a scrivere bene, occorre innanzitutto aver letto in modo approfondito la scrittura degli altri (→ ← cap:

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Configurazione minima1), avere cioè una buona biblioteca di classici letti alle proprie spalle. E se non lo si è fatto è tempo di correre al riparo. Il libro classico ha infatti il grande pregio di infrangere il muro del tempo, di conservare in sé il potere immenso di entrare in contatto con i lettori non solo dell’epoca in cui l’opera è stata creata, ma anche con tutti coloro che avranno la possibilità di leggerlo a distanza di anni. A ciascuno di loro, per il linguaggio usato, per lo stile impiegato e le storie raccontate, saprà cosa dire, cosa insegnare, cosa far sognare. Il classico ha infinite letture, infiniti tracciati mentali da percorrere e in cui perdersi ed è una fonte inesauribile di apprendimento e di arricchimento interiore. Sono molte le pagine che si trovano sul web dedicate a questo argomento2 e consultandole (e confrontandole tra loro) sarà facile capire quali sono le letture da cui bisogna iniziare. È bene cominciare con almeno alcune di esse, magari con qualcuna tra le prime dieci, senza farsi spaventare dagli argomenti trattati o dalla (eventuale) voluminosità, e poi pian piano colmare le lacune con le altre. Nulla di obbligatorio, ovviamente, anche se la direzione da prendere è quella. Leggere consente infatti non solo di acculturarsi (il che non è mai male, come si sa) e di approfondire la propria sensibilità letteraria appagandosi della bellezza dell’altrui scrittura, ma anche e soprattutto di capire come, in via concreta, siano state sviluppate e applicate da parte dei grandi Autori quelle determinate tecniche di narrazione che li hanno resi famosi, e comprendere cosa c’è dietro quel modo di raccontare, quali i segreti che si celano nelle pieghe delle frasi e delle parole. Leggere è poi anche essenziale per rendersi conto di quanta attenzione debba essere riservata dallo scrittore al ruolo del lettore (→ ← cap: Il lettore

1 “Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, Caravaggio Editore, 2018, Vasto (CH), pagina 11. 2 Tra le molteplici pagine che possono essere consultate: https://www.mondadoristore.it/libri-daleggere-assolutamente-prima-di-morire - http://www.langolodeilibri.it/100-libri-da-leggere-unavolta-nella-vita

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questo sconosciuto3) in modo che quest’ultimo sia messo, se non al centro del proprio lavoro, almeno in una posizione preminente perché è il lettore che garantisce, quale altro polo imprescindibile della comunicazione veicolata con il lavoro letterario, il successo di quel prodotto. Chi scrive deve quindi “passare” a chi legge tutti gli strumenti necessari per la fruizione soddisfacente del testo, ma anche per la comprensione agevole (oltre che piacevole e avvincente) del narrato per quanto possa essere complesso e variegato.

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“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 21.

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SENZA DIMENTICARE LA GRAMMATICA E LA SINTASSI

L’apprendimento delle tecniche redattive o per la sollecitazione e per il mantenimento della condizione creativa (di cui si parlerà in seguito), non può comunque prescindere dall’osservanza della correttezza formale della scrittura. Leggere anche in quest’ottica vale a dire di imparare a scrivere narrativa, porta ad acquisire non solo la metodica di come utilizzare al meglio le parole sfruttandone tutto il loro valore semantico e di armonia interna ed esterna, ma anche a come collocarle in un contesto frasale corretto dal punto di vista grammaticale e, ancor più, sintattico. Avere a disposizione, alla bisogna, un buon vocabolario della lingua italiana per una rapida consultazione non deve farci sentire svalutati. La ricchezza della nostra lingua, rispetto ad altre anche più usate nel mondo, è infatti tale da imporre, se non si è certi, una verifica o una conferma del significato che quel determinato lemma ha dal punto vista ufficiale. 9


Del resto, se volessimo scrivere su un foglio anche solo dieci parole tra quelle maggiormente da noi impiegate (soprattutto quelle che evocano concetti astratti) e annotassimo accanto ciò che riteniamo essere il loro significato (per noi) corrente per confrontarlo quindi con un vocabolario, potremmo scoprire una distanza significazionale anche rilevante o, quantomeno, una significazione molto più ricca e con sfumature diverse, spesso non di poco conto. Lo stesso deve dirsi anche per la valenza sintattica di avverbi, preposizioni o congiunzioni, per citare solo alcune parti del discorso tra quelle che diamo per scontate. La funzione che rammentiamo potrebbe non essere quella corretta o reale. La lettura dei classici anche in questo caso può venirci in soccorso. L’impiego delle parole, nella loro ricaduta grammaticale e sintattica che ne hanno fatto i grandi Autori, è fonte inesauribile e continua di apprendimento. Di tutto ciò occorre sempre tenere presente, perché questo scarto tra quanto è “corretto” e quanto “ritenuto corretto” è considerevole in scrittura; equivale infatti, se ci si pensa bene, all’utilizzo di uno strumento raffinato e di precisione senza una preventiva o necessaria “registrazione” o “taratura”. In altri termini si pensa di scrivere una cosa e invece se ne dice un’altra ingenerando non solo equivoci ma anche una deriva di comunicazione che va assolutamente corretta e padroneggiata. Dunque: leggere per scrivere e scrivere per leggere, una osmosi sinergica e vincente che è, a ben vedere, senza fine, perché l’uno è a servizio dell’altro come sempre è stato, da quando la scrittura ha mosso i primi passi nell’avventura dell’Uomo su questa terra, contribuendo a rendere stabile nel tempo, con la scrittura, l’oralità (→ ← cap: Oralità e scrittura4), ma anche sempre pronta a scomporsi nuovamente in una rinnovata oralità in fase di lettura.

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“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 29.

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TRA LE REGOLE DA SEGUIRE: LA PUNTEGGIATURA

Tra le regole da seguire, prima ancora di addentrarsi nell’apprendimento delle tecniche di scrittura, ci sono quelle della punteggiatura (→ ← cap: La punteggiatura? Parliamone5), altro profilo di solito non insegnato nelle scuole se non in modo indiretto e che invece costituisce un alleato irrinunciabile vuoi per caratterizzare l’espressione narrativa vera e propria e la relativa cifra stilistica, vuoi per incidere sulla cadenza temporale di ciò che si vuole 5

“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 45.

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raccontare (come accelerare o decelerare il flusso narrativo, → ← cap: Siamo punti o siamo virgole?6), sia infine per guidare il lettore durante la lettura (→ ← cap: Non per puntualizzare7). L’interpunzione è uno strumento tanto potente quanto delicato per veicolare in modo espressivo (ancorché non sempre in modo evidente) la propria caratura narrativa; è un modo per prendere per mano il lettore e condurlo lungo il tracciato selezionato per la tua storia, avvertendolo dei pericoli insidiosi che può incontrare, delle panoramiche mozzafiato che può vedere, ma anche della concretezza della strada da percorrere, tra sassi aguzzi e mosaici colorati. La varietà dei segni di punteggiatura, ciascuno con il proprio valore e il proprio significato, accresce infatti le potenzialità che già sono insite nelle parole e nelle frasi che quelle parole impiegano, potendo ancor più calibrare gli effetti delle espressioni scelte per meglio adattarli alle esigenze del momento contribuendo così a creare mistero, là ove è necessario delinearlo, ma anche a costruire suspense o a sfumare la realtà narrata. Ed è un modo inoltre per suggerire quale cadenza usare nella lettura senza essere invadenti, una maniera per essere chiari senza dover spiegare, persino per essere convincenti senza dover persuadere. L’interpunzione merita dunque un’attenzione autonoma e distinta dal testo e una cura nel contempo anche congiunta e interconnessa con lo scritto, per la sua capacità autosufficiente di “creare struttura” ma anche per la sua stretta interrelazione strumentale e servente del narrato. È per questo che la disposizione della punteggiatura lungo tutto il tuo lavoro merita e richiede un’apposita e distinta attività di correzione che deve essere volta a verificare il rispetto del valore assoluto del segno ma anche della funzione relativa che quello stesso segno svolge nell’ambito specifico dello scritto.

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“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 49. “Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 65.

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LA CREATIVITÀ COME UN MUSCOLO DA ALLENARE

Tanto precisato, occorre premettere che la creatività deve essere intesa non come condizione instabile che dipende solo dalla fortunata sorte di farsi venire in mente uno spunto valido da cui trarre una storia (stando in attesa cioè della musa ispiratrice…), ma come una predisposizione mentale attivabile a comando che va stimolata e allenata come fosse un muscolo. Certo, occorre un’attitudine di fondo, una inclinazione all’ideazione. Se proprio si ritiene che questa attitudine sia del tutto inesistente (dunque che sia nulla e non solo scarsa) occorre farsene una ragione e considerare l’eventualità di occupare il proprio tempo altrimenti. Ma, in tutti gli altri casi, è meglio allora andare in “palestra” per fare un po’ di esercizi imparando a piegare la creatività al proprio servizio. 13


Agevola innanzitutto l’ideazione il crearsi un luogo di lavoro stimolante che valorizzi il dialogo interiore (→ ← cap: L’officina delle idee8), la sintonizzazione con la propria sensibilità in modo da potersi porre in posizione di ascolto con la stessa. Aiuta in questo senso anche il crearsi una routine di lavoro: eseguire cioè, quasi senza pensarci, tutta quella serie di attività prodromiche e proattive alla creatività che non sono ancora scrittura ma non sono nemmeno più appartenenti a una condizione indifferenziata del fare; come porsi nel corridoio di decollo su una pista di aeroporto: siamo ancora in movimento — per fare altro di diverso dalla scrittura — ma lo facciamo solo per portarci lentamente al punto “X” di inizio dell’attività che ci interessa: lo scrivere. C’è quindi chi tempera le matite, chi si prepara una tazza di tè bollente (o un bicchiere di vino), chi ascolta la musica preferita. Tutto può essere utile se ci aiuta in questo riallineamento con se stessi e nulla è più soggettivo nella composizione di questa sequenza (“magica”) di gesti e pensieri. Spetterà a noi trovare la migliore. Capiremo che è quella giusta per il fatto che la mente inizierà a rallentare, a concentrarsi, a polarizzarsi diventando recettiva e reattiva, trovando compattezza e densità per poi raggiungere a poco a poco la sintonia con se stessa, pronta a varcare, a patto che lo si voglia, la soglia di un’altra dimensione.

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“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 83.

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LA CREATIVITÀ COME SCINTILLA UMANA

La creatività nasce poi dall’induzione, da una scintilla (→ ← cap: La cellula creativa9): una parola sentita, un’immagine che si è fissata nella mente, una riflessione, un collegamento concettuale. Lo spunto, se ci incuriosisce e si impone alla nostra attenzione, va “messo in movimento”, allontanato dalla sua condizione di fotogramma statico, creando una sorta di conflitto dell’immagine con altra immagine, della parola con altra parola, dell’idea con altra idea. Ci sono diverse tecniche per calare l’immagine starter all’interno di una storia (→ ← cap: Il pensiero di default) perché cioè “si faccia essa stessa storia”, in modo che, sciolto dal suo incantesimo di fissità, si metta a correre lungo il filo di una trama. 9

“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 97.

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La modularità con cui la trama può essere ideata consente poi di adottare una linea non sequenziale di creazione, potendo partire infatti dalla fine della storia e procedere poi a ritroso alla ricerca di antecedenti fattuali oppure iniziare a metà per poi proseguire nella sua evoluzione narrativa fino a sospendere ogni decisione in vista dell’epilogo per tornare ancora indietro e costruire l’inizio e riprendere da dove ci si era fermati. La costruzione mentale della trama (→ ← cap: La struttura mentale della trama10) nella sua componentistica modulare, vale a dire l’incipit (→ ← cap: L’inizio della storia11), l’azione, la controazione, il colpo di scena (→ ← cap: Il colpo di scena12), il conflitto (→ ← cap: Il conflitto e il climax13), la soluzione del conflitto e l’epilogo (→ ← cap: Il finale del testo narrativo14) facilita il montaggio e lo smontaggio delle varie parti della composizione in modo da togliere agevolmente dalla stessa ciò che non funziona e inserendo invece ciò che meglio vi si adatta. Certo, ci si può aiutare con appunti cartacei (c’è chi crea tanti post-it colorati per quanti sono i vari passaggi e gli snodi del romanzo riponendo il tutto su un tavolo al fine di poter avere ogni aspetto del lavoro in un solo colpo d’occhio) ma abituarsi a lavorare anche solo con la mente aiuta a pensarci meglio e più spesso, anche quanto si aspetta l’autobus o si è in fila in attesa del proprio turno per qualche noiosa incombenza. Una volta che è stata creata la fabula (→ ← cap: La fabula e l’intreccio 15), intesa come esposizione cronologica (quasi notarile) dei fatti nel loro preciso accadimento temporale occorre cominciare a trasformarla in trama, anche se a grandi linee (a punti molli, direbbe un sarto) che altro non è se non il modo narrativo di esporre al lettore quegli stessi fatti cronologici. Non sarà più un A, B, C… Z, ma un C, F, G, A, B… in modo da mischiare le varie 10 11 12 13 14 15

“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 105. “Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 187. “Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 235. “Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 231. “Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 239. “Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 145.

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componenti in una combinazione gradevole e funzionale, creando ad arte tensioni, colpi di scena, fraintendimenti, sviamenti, per appassionare il lettore allo scritto senza mai farlo perdere nel testo, ma anzi facendolo rimanere incollato ad esso.

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I SOGGETTI CHE PORTANO SU DI SÉ IL PESO DELLA TUA STORIA

È ora il momento di entrare nel dettaglio dello sbozzamento dei personaggi (→ ← cap: I personaggi e le schede16). I soggetti che portano avanti le azioni e le controazioni devono poter passare dal materiale grezzo con cui sono stati pensati e creati a un lavoro di focalizzazione e tridimensionalità che deve essere tanto più affinato e accurato quanto più il lavoro che ci accingiamo a svolgere è lungo e complesso. Nulla della creazione dei personaggi va lasciato al caso (a cominciare dalla scelta del loro nome → ← cap: La nominazione, la tinca e il deus exmachina17) e molte sono le tecniche che possono essere utilizzate per 16 17

“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 161. “Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 181.

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modellarli e crearli vivi e nitidi visto il “peso” che devono portare nella storia. La preparazione e la tenuta di schede, appositamente redatte e aggiornate, in questo caso diventa fondamentale (vedi anche → ← cap: La teoria della sfera18) perché aiuta a tenere ben distinti i personaggi fra di loro, senza correre il rischio, anche involontario, che un qualche particolare o caratteristica dall’uno trasmigri all’altro con effetti confusivi. La loro personalità e il loro carattere potranno essere quindi con questa tecnica accentuate, così come la loro verosimiglianza presso il lettore che potrà meglio comprendere e apprezzare i diversi personaggi nella loro varietà e sfaccettatura senza dover mettere a dura prova la concentrazione e memoria.

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“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 175.

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Il TESSUTO (NON TESSUTO) DEI DIALOGHI

Una volta creati i personaggi, i soggetti trainanti la narrazione, occorre riservare grande cura al tessuto dei dialoghi tra quegli stessi personaggi in modo che, non solo risultino coerenti (in fatto di registro linguistico), ma siano anche incisivi ed efficaci nell’economia della narrazione. I dialoghi (anche quando ridotti alla sola struttura di pensiero) sono determinanti per la storia in quanto “inverano” i personaggi: rendono cioè attuali e reali i soggetti che portano avanti l’azione (→ ← cap: I dialoghi in generale19). Sentire ciò che i personaggi hanno da dire e come lo dicono e capire perché lo dicono significa calare il lettore nella presa diretta del 19

“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 131.

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racconto, un modo per far succedere quel qualcosa attorno cui la trama ruota sotto gli occhi di chi legge e mentre il testo viene letto. La storia, in altre e diverse parole, accade “qui e ora” e l’effetto può essere dirompente. I dialoghi, più di altre parti della narrazione, hanno bisogno di essere attinti dalla realtà e non per il loro contenuto che è proprio e specifico di ogni scritto, ma per le loro modalità espressive, “dialogiche”, appunto. Il discorso diretto ha in sé una sua logica di progressione e svolgimento che solo uno studio attento di quelli veri, del quotidiano, può suggerire. Anche se poi, è bene chiarire, il “dialogo narrativo” è sempre diverso da quello “reale”, posto che durante il dialogo nella vita di tutti i giorni (basta ascoltare due persone che discutono per strada o in autobus) i parlanti non rispettano mai le pause e i tempi propri del dialogo diretto scritto (Tizio dice, Caro risponde… soprattutto se il discorso è concitato e si svolge tra due soggetti in conflitto tra loro), ma si sovrappongono, si interrompono malamente, a volte senza neppure terminare le frasi. Basta leggere una intercettazione telefonica per rendersene conto. Un “dialogo vero”, se transitasse tale e quale in uno scritto, risulterebbe inevitabilmente privo di pathos e di coinvolgimento (persino mortalmente noioso, proprio come il resoconto di una intercettazione telefonica) perché insieme a ciò che è utile per la narrazione “passerebbe” anche ciò che utile non è, oltre a ciò che è fuorviante, pregiudizievole (dal punto di vista della trama) e, quando va bene, persino ridondante e ripetitivo. Per non parlare del ritmo del dialogo scritto che deve essere quello della narrazione mentre quello di una discussione vera ne è assolutamente privo perché ha la scansione dei parlanti. Dunque tutta la difficoltà nello scrivere i dialoghi è nello sforzo di riversare nello scritto la veridicità del “dialogo vero” rendendolo però intelligibile al lettore e funzionale alla narrazione. Il “dialogo reale” va quindi “tradotto e adattato” alle esigenze narrative realizzando qui, più che altrove, l’alchimia propria della letteratura, vale a dire di trasformare il verosimile in vero.

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IL VALORE E IL PESO SPECIFICO DELLE PAROLE

La massima efficacia di uno scritto è però riservata alle parole (→ ← cap: La narrazione e il valore delle parole20), al loro valore semantico e al loro concatenarsi nell’ambito della frase. La parola ha una sua vitalità (verrebbe da dire una sua “emivita” nel corpo del testo che lo ingloba e lo fa vivere), una sua ragione di essere, che è sì innanzitutto una ragione storica, ma anche una motivazione semantica precisa e attuale, con valenze di significato plurime, denotativo e connotativo soprattutto, ma anche con tutte le altre sfumature di senso del contesto della frase (→ ← cap: Lo spazio negativo delle parole21). 20 21

“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 191. “Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 203.

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La parola deve essere “esatta” per come manifestata nella sua unicità espressiva (→ ← cap: Il blog e l’orto di parole 22), per come veicolata dalla punteggiatura e come collocata all’interno del periodo potendo contribuire, a seconda della scelta optata, ad assegnare significatività e profondità al lavoro svolto. Le parole devono essere tue amiche e non tradire mai il tuo pensiero, in nessun momento. Rispettale per quello che possono e sanno darti perché loro sapranno rispettare te che le hai privilegiate tra migliaia di altre con amore e dedizione; sceglile una ad una, con cura, come frutti maturi di un albero che non si stancherà mai di fiorire; sfruttale per il loro significato pieno e certo, ma anche per quello indiretto, obliquo, sotterraneo oltre che chiaroscurale; esaurisci il loro riverbero di senso nello scriverle o nel tacerle, nell’accennarle o nel sottintenderle; posizionale nella frase con attenzione, come mattoni colorati ben allineati tra loro, in fila indiana, a piombo, ad arco, nella costruzione lenta ma indissolubile del tuo progetto narrativo; usa parole che incastonino la tue emozioni come fossero un gioiello, in modo che intrappolino il calore del tuo narrato, le faccia brillare di una luce propria affinché il lettore veda dove sta andando e scelga il momento di spegnere quella stessa luce, chiudendo momentaneamente il libro e gli occhi, al solo al fine di assaporare dentro di sé la bellezza che hai saputo creare.

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“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 209.

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LA FIGURE RETORICHE ANCORA ATTUALI

Per dare colore e amplificare il potere delle parole è utile inoltre far ricorso alle figure retoriche (→ ← cap: Le figure retoriche23) che, seppur chiamate in questo modo desueto (hanno in verità ben poco della retorica astratta d’un tempo, ma molto dell’espressività concreta dell’oggi), sono invece impiegate da tutti quotidianamente, spesso in modo del tutto inconsapevole. Tra queste vi è in particolare la metafora (→ ← cap: La metafora, regina delle illusioni24), un potente strumento da illusionisti in mano allo scrittore che 23 24

“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 215. “Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 223.

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la può usare per dare immaginazione al testo consentendogli anzi di “scoperchiarlo” a cielo a aperto e di far cadere la luce dall’alto (vedi anche → ← cap: Strategie narrative25). La costruzione della frase, come le figure retoriche insegnano a fare, acuiscono dunque la potenzialità espressiva dello scritto. Sono gli effetti speciali a disposizione dell’Autore e, se sapientemente usate in fase di scrittura, amplificano quello che già di buono e di valido è stato riversato nella narrazione. Tali strategie (affrontate in modo approfondito nel libro), prima fra tutte, la metafora, sono ciò che a volte più sanno lasciare nel lettore, al termine del libro, quel quid emozionale con cui potrà piacevolmente confrontarsi (insieme a una buona trama che dà però una soddisfazione più razionale in chi legge) e questo per quell’importante effetto evocativo che quegli stessi effetti sanno ricreare nell’inventiva personale di chi allestisce il proprio “cinema” nella mente mentre scorre le pagine leggendo. Imparare a saper gestire questi potenziometri di espressività può fare la differenza tra uno scritto monocorde e uno che lega a sé in modo avvincente (e a volte indissolubile) il lettore.

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“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 153.

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LA CORREZIONE, QUESTA DIMENTICATA

Dopo tanta fatica per redigere il nostro scritto non bisogna farsi però prendere dalla frenesia di licenziarlo immediatamente e pubblicarlo subito dopo averlo concepito (→ ← cap: Errare è umano, correggere diabolico26). Soprattutto al giorno d’oggi quando il self publishing rende ormai possibile formare e pubblicare contenuti sul web (in particolare sulle piattaforme di blogging ma anche di pubblicazione in book on demand) in modo rapido e senza più filtri di controllo da parte di terze persone (esperte o meno che siano nel settore). Sono anche qui molteplici i modi per sottoporre il testo al self editing (→ ← cap: Tre ulteriori metodi di editing27) in modo da evitare che circoli on-line 26 27

“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 247. “Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 257.

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un testo scorretto non tanto dal punto di vista contenutistico (perché questo dovrà essere vagliato con una verifica a parte previo riscontro delle fonti e della tenuta logica delle argomentazioni usate) quanto piuttosto sotto il profilo dei refusi disseminati nel lavoro, degli errori grammaticali e di sintassi. È noto che una volta che un testo è pubblicato on-line lo stesso ci rappresenterà, per sempre, per la stessa natura di internet che non consente più di recuperare o emendarlo, soprattutto quando non si è più nella disponibilità della piattaforma che lo ha generato (→ ← cap: Correggere in conclusione28). E un testo con refusi dà l’impressione della sciatteria, della poca accuratezza del lavoro (che magari al contrario è costato molta fatica e impegno) e svilisce inevitabilmente tutto il libro. Se si vuole ovviare a ciò, si può ricorrere alle tecniche di correzione indicate nel manuale che sono molteplici e - alcune - persino divertenti, tenendo però sempre conto del fatto che il “nemico” da “abbattere” per ottenere una correzione efficace in realtà sei proprio tu (ed è per questo che la “vera” e sicura correzione di un testo dovrebbe essere sempre eseguita da una persona diversa da chi lo ha scritto, oltre che effettuata su supporto cartaceo). E questo va detto non tanto perché si è “indulgenti” con il proprio lavoro, ma piuttosto perché in fase di lettura, conoscendo noi approfonditamente il testo che stiamo leggendo (proprio per averlo scritto) continuiamo a inserivi quello che crediamo (spesso a torto) di averci messo. Il cervello infatti legge in realtà molto velocemente e ben prima della consapevolezza che possiamo avere di quanto scritto e, a sua volta, involontariamente “corregge” l’errore, passandoci così sotto gli occhi un testo emendato con il refuso “coperto”. La persona che invece legge solo lo scritto, senza averlo redatto, lo vede perché ricostruisce per la prima volta nella sua mente il percorso logico-narrativo che vi sta dietro sicché non è in grado di mascherare l’errore accorgendosene anzi in tutta la sua evidenza.

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“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 267.

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IN PALESTRA CI VOGLIONO GLI ESERCIZI

Infine, per raggiungere anche in tempi brevi i primi risultati, occorre esercitarsi a scrivere, anche utilizzando le tecniche apprese (→ ← cap: E adesso un po’ di pratica29). In altre parole: leggere per scrivere, ma anche scrivere quotidianamente per scrivere meglio. Ci sono inoltre esercizi specifici per accrescere la propria capacità creativa (→ ← cap: Esercizi per lo sviluppo della creatività 30) e la capacità di osservazione, metodiche per svilupparle, stimolarle rendendole duttili e facilmente fruibili; si pensi alla possibilità di allenare selettivamente uno dei nostri sensi, di costruire una storia per contrasto partendo da un’immagine che ci ha incuriosito, di far muovere con la fantasia un oggetto anche solo dal punto di vista dimensionale.

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“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 275. “Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 295.

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Poi ci sono esercizi anche per superare il blocco ideativo (→ ← cap: Esercizi per il blocco ideativo 31), quando non viene in mente nulla di interessante da fermare nero su bianco, e quelli per superare il blocco redattivo (→ ← cap: Esercizi per il blocco redattivo 32), per non impuntarsi sulla pagina scritta senza essere più in grado di andare avanti. Imparare un’attività e poi non esercitarsi a praticarla può risolversi in un (cocente) insuccesso che crea a sua volta frustrazione e sfiducia nella proprie possibilità. L’apprendimento di tecniche, strategie e nuove regole rimangono un qualcosa di astratto se non calate nella praticità spicciola. Certo, nel cominciare “a fare”, nello sporcarsi le mani nella farina delle parole, nell’acqua del flusso narrativo, nel lievito della trama, ci si accorgerà inevitabilmente di quante cose in realtà non sappiamo fare, di quanta strada occorre percorrere e di quante difficoltà andranno superate. Ma, senza dover scomodare Ghandi che diceva che ogni grande marcia inizia sempre con un piccolo passo, il mettersi in gioco è importante in ogni attività: bisogna sbagliare per poter imparare e occorre essere umili per poter aprire la propria mente e trarre vantaggio e insegnamento da quegli errori. È necessario anche provare, riprovare e riprovare ancora. A scrivere si impara scrivendo, a scrivere si impara pensando a ciò che si scrive, seguendo magari l’esempio dei grandi Autori e di chi scrive da più tempo di noi. Mai stancarsi di dare applicazione a quello che si impara, di capire come funziona la scrittura soprattutto quando è una scrittura che funziona. Fai tesoro della tua e altrui esperienza senza dover mai ritenere le proprie capacità, anche a distanza di pratica, come immutabili e bastevoli. Al miglioramento non c’è mai fine, mentre la mediocrità è sempre in agguato.

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“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 285. “Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 277.

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IN CONCLUSIONE

Occorre infine ricordarsi (→ ← cap: Tiriamo le fila33) che la buona scrittura, soprattutto quando frutto di creatività, ha bisogno dei suoi tempi: di una sua (a volte lenta) incubazione, di organizzazione del pensiero, di delineamento della trama, di costruzione dei personaggi e delle loro azioni, dell’allestimento dei dialoghi, di stesure plurime del testo e di bozze in correzione (spesso infinite) del prodotto semilavorato. Per riallacciarsi all’osservazione di apertura, voglio ribadire qui che la facilità con cui si legge e si scrive non deve mai farci cullare nell’illusoria convinzione che sia anche semplice scrivere in modo originale e accattivante. Ma se scrivere bene non è facile, sicuramente non è impossibile. Si può imparare. Ci vuole solo tempo, abnegazione, passione, ma anche dedizione e costanza. E un libro come “Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso”, che aiuti in questo percorso accidentato — che, se anche sofferto e con sue specifiche complessità, può dare grandi soddisfazioni — può costituire una valida base di partenza, ma anche un preciso e costante punto di rifermento per tutti gli step attraverso cui occorre (necessariamente) passare e confrontarsi. 33

“Scrittura creativa: Istruzioni per l’uso” di Maurizio Barbarisi, cit., pagina 313.

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ISBN 9788895437774 Autore: Maurizio Barbarisi Pagine: 368 Editore: Caravaggio

CONFIGURAZIONE MINIMA IL LETTORE, QUESTO SCONOSCIUTO ORALITÀ E SCRITTURA L’EVOLUZIONE DEL TESTO SCRITTO LA PUNTEGGIATURA? PARLIAMONE SIAMO PUNTI O SIAMO VIRGOLE? NON PER PUNTUALIZZARE LINGUA, LESSICO E LINGUAGGIO L’OFFICINA DELLE IDEE IL PENSIERO DI DEFAULT LA CELLULA CREATIVA LA STRUTTURA MENTALE DELLA TRAMA UN ESEMPIO DI TRAMA PENSATA LA DURATA NARRATIVA


LA SCELTA DELLA PERSONA NARRANTE I DIALOGHI IN GENERALE CHE COSA C’È DA SAPERE SUI DIALOGHI LA FABULA E L’INTRECCIO LA REGOLA DELLE “CINQUE W” STRATEGIE NARRATIVE I PERSONAGGI E LE SCHEDE LA TEORIA DELLA SFERA LA NOMINAZIONE, LA TINCA E IL DEUS EX MACHINA L’INIZIO DELLA STORIA LA NARRAZIONE E IL VALORE DELLE PAROLE IL SUBINTRECCIO LO SPAZIO NEGATIVO DELLE PAROLE IL BLOG E L’ORTO DI PAROLE LE FIGURE RETORICHE LA METAFORA REGINA DELLE ILLUSIONI IL CONFLITTO E IL CLIMAX IL COLPO DI SCENA IL FINALE DEL TESTO NARRATIVO L’ECO DEL TESTO NARRATIVO ERRARE È UMANO, CORREGGERE DIABOLICO TRE ULTERIORI METODI DI EDITING CORREGGERE, IN CONCLUSIONE E ADESSO UN PO’ DI PRATICA ESERCIZI PER IL BLOCCO REDATTIVO ESERCIZI PER IL BLOCCO IDEATIVO ESERCIZI PER LO SVILUPPO DELLA CREATIVITÀ LA GESTIONE DEL FEEDBACK TIRIAMO LE FILA APPROFONDIMENTI BIBLIOGRAFICI APPENDICE: I RACCONTI

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