carla cinelli ~
INTERMED O.N.L.U.S. dedicato alla vita
ninã = ces yeux-là = quegli occhi
con il patrocinio del Comune di Brescia e la generosa sensibilità delle aziende Agricola Boschi, Erbusco Banco Di Brescia, Brescia ICLAM srl, Montichiari (Bs) Pantheon Design Sabaf, Ospitaletto Terra Moretti, Erbusco
INTERMED O.N.L.U.S. Viale Venezia, 20 25123 Brescia tel. e fax 030 294976 info@intermed-onlus.it www.intermed-onlus.it 2
Conto Corrente Postale n째 14114292 intestato a INTERMED O.N.L.U.S Viale Venezia, 20 25123 Brescia Conto Corrente Bancario n째 2030/88 ABI 5696 CAB 11202 presso Banca Popolare di Sondrio Ag. n째 2 Via Solferino 61, Brescia
Mi piace ciò che nel lavoro è insito, la possibilità di trovare te stesso, la tua realtà. Gli altri vedono solo l’apparenza, il risultato. [...] Cuore di tenebra, Joseph Conrad Il risultato come apparenza è, spesso, quello che gli altri percepiscono del nostro lavoro di medici. È ovvio aspirare ad un risultato, ma non è questo che ci spinge ad andare in Africa: è l’essenza del mettersi in gioco che permette di continuare questo lavoro, è la fatica dei nostri pazienti che incentiva ogni nostra più piccola azione. Curare è l’essenza; il risultato non è la guarigione nel senso in cui la intendiamo in occidente: per questo il risultato diviene apparenza in un luogo dove, invece, esiste solo l’essenza di costruire un rapporto che può essere fondamentale per la vita o la morte di un paziente. Per noi che facciamo i medici in questi luoghi, vivere e morire non hanno fine né inizio, perché sono “un’essenza”. È come essere vestiti di vento: una trasparenza che prende la forma di quello che noi siamo dentro. E il vento diventa come la vita, una dimensione infinita, un’essenza totale nella sua indecifrabilità, una fatica irrinunciabile. Cos’è INTERMED O.N.L.U.S.? È un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale che si occupa di progetti sanitari nei paesi in via di sviluppo ed è composta da medici, infermieri, tecnici che operano come volontari in Burkina Faso, Congo, Togo, Ruanda, Uganda, Benin, Costa d’Avorio, Eritrea, Gabon. Questo libro nasce dalla collaborazione tra INTERMED e la fotografa Carla Cinelli con la finalità di sensibilizzare i lettori sulle problematiche dell’Africa subshariana. Da quindici anni mi dedico alla cooperazione in varie zone d’Africa e mi sembra profondamente ingiusto che il 12% dei bambini del Burkina Faso muoia nei primi cinque anni di vita di patologie come malaria, morbillo, parassitosi, meningite, drepanocitosi, aids. I dati riguardanti quest’ultima patologia sono agghiaccianti: i sieropositivi in Africa sono circa 30 milioni! Dunque sappiamo, non abbiamo l’alibi della disinformazione. Abbiamo perciò forse il dovere, ma a me sembra più una fortuna, di fare qualcosa per coloro che non hanno voce, per tutti quei bambini che sono nostri, non nel senso comune del termine, ma nostri perchè la loro sofferenza deve diventare la nostra, i loro sguardi devono farci venire voglia di farli sorridere, la loro fatica deve insegnarci non a sopravvivere, ma a vivere... CON IL VOSTRO AIUTO ACQUISTANDO QUESTO LIBRO potrete sostenere i progetti INTERMED • un centro materno infantile a Koupela in Burkina Faso presso il Centre Medical delle suore Camilliane • una sala parto in Togo presso l’ospedale di Datcha delle suore Canossiane • sei centri di salute per donne e bambini in difficoltà in Rwanda presso la Diocesi di Ruhengeri GRAZIE! Antonella Bertolotti presidente INTERMED O.N.L.U.S.
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Ivana Trevisani, psicologa
… VOI CHE CI GUARDATE, VOI CHE C’INTERROGATE… La prima volta che ho incontrato uno sguardo in Africa è stato di notte, la notte africana profondamente buia, come una spugna imbevuta d’inchiostro nero, ed incredibilmente quegli occhi hanno illuminato la profondità del buio. Due lucide perle nere che scoppiavano in bagliori di luce, come falò di speranza nel racconto di tragedia, e in lampi di consapevolezza nel mio essere lì, sprofondata nel cuore dell’Africa, nel cuore della notte, nel cuore di un’amica. Altre volte avrei poi incontrato sguardi che parlano, ma a partire da quell’attimo, da quel primo sussulto della mente, lo stesso che anche in Carla si intuisce scattato ancor prima di quelli fotografici, e che anzi sembra averli chiamati: sguardi esplosi nell’anima per imporsi alla camera ed esserci restituiti. Gli occhi che le immagini di Carla ci permettono di incontrare, non implorano, non chiedono: ci guardano e ci interrogano. La tristezza stessa, a volte sospesa in quegli occhi, non è quella della disperazione, quanto piuttosto quella di una rassegnata mancanza di attesa e speranza, che non vuole commuovere ma inquietare. Gli sguardi obliqui che colpiscono come lame la passività dello spettatore, rimandano all’obliquità della diffidenza che ci dovrebbe attraversare. In altri momenti, in altri scatti, gli occhi sono colti mentre preferiscono guardare non a ciò o a chi sta davanti, ma in alto, verso un oltre possibile e preludono a quelli dell’aprirsi di un gioioso guardare avanti, alla vita, nonostante e malgrado tutto. Nessuno di questi sguardi è testimone di miseria, ognuno di essi, nei modi diversi del suo parlare rimanda alla differenza tra povertà e miseria, è un monito a non scambiarle, sovrapporle, confonderle. Le immagini di queste pagine ci restituiscono sguardi in cui sprofondare come in una sorta di vertigine. Il modo migliore per percorrerli, per ascoltarli è riaprire la disponibilità a lasciarsi toccare, recuperare la capacità di lasciarsi sorprendere. Il messaggio e il guadagno che questi occhi ci possono portare sono l’urgenza e la necessità di imparare a farci illuminare dai loro sguardi anziché dai riflettori del buonismo, di apprendere a spostarci dalla pietà all’attenzione. Attaccare bottoni è già essere con l’altro, è la cura del gesto, l’attenzione ad esso e a chi è rivolto. «Che cosa vuoi fare da grande?» «Vivere», la risposta del bambino rwandese si intreccia alla progettualità del bambino burkinabé «Io da grande spero di guadagnare per poter dar da mangiare a mia mamma», con parole che riverberate dalla stessa lucidità vogliono dirci, sottolineare che quegli occhi non pretendono risposte: semplicemente invitano ad interrogarci… Ivana Trevisani
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Luciano Anelli, critico d’arte
Carla Cinelli fotografa dei volti dell’infanzia africana Non è la prima volta che Carla s’immerge nella realtà molto dura dell’infanzia africana. Tuttavia a guardare le ventuno fotografie di questa esposizione sembra che questa volta a calamitarla siano stati gli occhi dei bimbi. Occhi grandi, dilatati, profondi come abissi; occhi che chiedono – di riflesso, certo – ma soprattutto occhi che parlano: parlano di sé, parlano del loro destino, parlano delle loro famiglie, parlano dei loro villaggi, parlano del loro destino… Quella di Carla Cinelli è una fotografia attratta dalla vita che pulsa, che si consuma, che sfida il destino. Sono occhi che ci dicono: voglio vivere, ad ogni costo! Certo, la dimensione del vissuto di questi bimbi – condensato in occhi che si fatica a dimenticare, con tutta la più buona volontà… – è alla base di questa ricerca che vorrei chiamare “fotografia del sociale”; ma di questo altri hanno il compito di dire in questo libro. A me tocca forse – pur senza la competenza specifica e necessaria – esaminarne il valore fotografico intrinseco, la valenza estetica (ma ne vale poi la pena, in un’operazione di questo genere?), la qualità. Dal fondo di un bianco spinto fino all’esasperazione di sé stesso (… un foglio bianco di quaderno infantile, cancellato con la gomma bianca che portavamo nell’astuccio tanto tempo fa… ) emerge, anzi sfonda il foglio, un nero luminoso ed espressivo che ci costringe a fare i conti con le emozioni: con le nostre, con quelle dei bambini, con quelle di un popolo emarginato e dimenticato, con la degradazione che non è però ancora disperazione, perché in nessuno di questi occhi si legge la rassegnazione dell’essere votato alla rinuncia, alla sconfitta definitiva. Carla – così attratta dalla vita, da fotografare solo quella – mi sembra conquistata dalle minoranze prossime a scomparire in un mondo che si è ben attrezzato per stritolarle definitivamente. Ogni clic è un clic di speranza! Nessuno dei soggetti delle ventuno fotografie appare come “messo in posa”, e chi fotografa sa quanto sia difficile raggiungere questo risultato di naturalezza. Carla cerca (con una semplicità che deve essere il risultato di una vita di fotografa) quello che in quel momento il suo soggetto sta esprimendo. Si deve quindi partire dal dato di fatto che il soggetto deve sapere quanto sta avvenendo, e deve interagire con la macchina fotografica per esprimere il vissuto di sé. Questo presuppone, necessariamente, un approccio non superficiale di tipo umano, una sorta di flusso che passa tra Carla, l’obiettivo ed il bambino. Ma Carla non apre l’otturatore se prima non percepisce un segnale di accettazione da parte del soggetto. Quindi, tutto il lavoro (umano) di preparazione è almeno altrettanto importante della realtà tecnico-artistica attraverso la quale viene realizzato. Tutti i “trucchi” tecnici di un lungo mestiere (Carla è figlia d’arte di un fotografo di notevolissima statura, che tutti abbiamo conosciuto, ma è anche una donna molto esigente con sé stessa, che è quindi andata molto avanti, molto “oltre” nella ricerca) diventano solo un supporto materiale a quella azione iniziale di avvicinamento. Se manca quella, la fotografia non viene nemmeno scattata. Mentre ascolto la melodia della sua voce appassionata, che tenta di spiegare con le parole la magìa di una foto, di un processo, di una attitudine colta in quel particolare momento… mentre mi parla di obiettivi molto ravvicinati per «entrare dentro» (è un’espressione che usa molto, e con un grande calore nella voce) … mi rendo anche conto che gli obiettivi, la macchina fotografica, la sensibilità della pellicola, la stampa su carta baritata che permette una superiore profondità di toni, son tutti elementi accessori, che certo saranno valutati nella giusta luce dall’esperto, dall’esteta della fotografia che valuta la riuscita in relazione allo scopo prefissato; ma sono un nulla in confronto alla magìa di quel genuino, iniziale, imprescindibile contatto umano. Luciano Anelli
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Carla Cinelli, fotografa documentarista
... dal libro di viaggio di Carla Cinelli dicembre 2000 Sono in Burkina Faso per svolgere il progetto di raccontare la vita quotidiana del suo popolo. In cinque settimane percorro duemila chilometri, attraversando altopiani e zone desertiche, da nord a sud, da est ad ovest, incontrando realtà ed etnie diverse. Fotografo e sperimento in prima persona la mancanza d’acqua, le scarsissime risorse alimentari; vedo la malattia, l’indigenza, l’assenza di denaro, l’impossibilità di curarsi e studiare. Ma a colpirmi maggiormente è la parte più giovane della popolazione: nei loro occhi leggo la storia di un popolo che è sopravvissuto e ancora deve sopravvivere alla peggiore delle miserie. L’esperienza vissuta mi spinge a trascrivere in poesia le mie sensazioni e fa maturare in me l’idea di un lavoro parallelo: raccontare la vita dei bambini e dei giovani attraverso gli occhi dei suoi protagonisti. Nasce così la rassegna NINÃ, che in lingua mooré, la più diffusa tra le oltre sessanta lingue locali, significa appunto quegli occhi. estate 2002 La rassegna NINÃ viene presentata per la prima volta al pubblico: al 4° Internationaal Fotofestival Turnhout in Belgio e le viene assegnato il premio riservato alla migliore esposizione del festival. autunno 2003 In Italia viene presentata al pubblico dal Comune di Flero e in seguito ospitata dal Comune di Castenedolo. La poesia “Quegli occhi” partecipa al concorso “La guerra, la pace, l’amore, i diritti umani” promosso dalla trasmissione “Zapping” di Radio Uno Rai e viene selezionata per l’antologia, di prossima pubblicazione, curata da Aldo Forbice, giornalista e poeta, responsabile e conduttore di “Zapping”. La poesia, letta da Fiammetta D’Angelo per Radio Uno Rai Zapping, può essere ascoltata all’URL http://www.carlacinelli.com/Quegli_occhi-byCarlaCinelli.mp3 dicembre 2004 In questo libro quegli occhi, quelli delle fotografie, vengono incrociati con altri frammenti di sguardi: quelli che guardano se stessi nell’esperienza quotidiana e nel futuro. Frammenti estrapolati dagli scritti delle bambine e dei bambini di una scuola primaria del Burkina Faso, ai quali ho chiesto di raccontare una giornata passata in famiglia e con gli amici e di parlare dei loro sogni futuri. Questi bambini, quelli delle immagini e quelli dei manoscritti, vogliono rappresentare l’universo dell’infanzia e della gioventù che vive in Burkina Faso, in un percorso ideale su sentieri di vita diversi ma legati dal medesimo destino. La traduzione dei testi è eseguita in modo letterale e senza intervenire sulle imprecisioni linguistiche. Con questa scelta abbiamo cercato di restituire l’incerto uso del francese, lingua ufficiale del Burkina Faso, da parte dei bambini, dovuto, soprattutto, al suo poco utilizzo al di fuori della scuola. Alcune immagini tratte dalla rassegna sono state destinate al sostegno delle attività umanitarie di varie associazioni o.n.l.u.s. ed altre sono state pubblicate su riviste italiane e straniere. continua...
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Quando io sarò adulta mi piacerebbe diventare un’insegnante.
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Ieri ho giocato con i miei amici di classe poi io e la mia famiglia siamo andati al campo per raccogliere i fagioli. Quando sarò adulto, io alleverò gli uccelli domestici.
cosa farò quando sarò adulto: i miei sogni, quando io sarò adulto io preferirei essere un maestro
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Cosa ho fatto ieri ieri ho mangiato del t么. t么 = polenta bianca di miglio
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quando sarò adulto: io sogno che costruirò una grande casa
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Gli amici ed io siamo andati in passeggiata di selvaggina e abbiamo sorvegliato dei buoi. Noi abbiamo ucciso molti uccelli dei conigli e delle faraone.
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ieri la mia famiglia ed io abbiamo passato la nostra giornata al campo. Abbiamo coltivato il campo delle patate. Dopo abbiamo lavorato nel campo del miglio per raccogliere i fagioli per cucinare.
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I bambini dicono che quando sarò grande io voglio essere presidente Domani io voglio diventare un professionista
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quando sarò adulto: io sogno che sarò maestro per insegnare ad altri bambini perchÊ anche diventino come me. 36
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io e miei amici siamo andati nella campagna per passeggiare, siamo tornati.
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In settembre noi abbiamo discusso con la scuola mio fratello e io non abbiamo avuto l’entrata in sesta mamma mi ha detto che lei non ha i soldi per pagare noi due. Lei ha pagato mio fratello grande e mi ha detto di rifare la CM2 per fare l’entrata in sesta. Io voglio diventare un’infermiera.
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ecco quello che io diventerò se dio mi benedice io diventerò [dottore]
la mia famiglia ed i miei amici hanno ballato insieme Ieri e siamo andati insieme al mercato.
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abbiamo discusso della prima guerra alcuni hanno detto che è 1908 e altri hanno detto che è 1894.
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A casa io e la mia famiglia abbiamo parlato della scuola, e io ho domandato a mio papà è difficile la CM2 e lui dice che non è molto difficile, quando sarò adulto io lavorerò per nutrire la mia famiglia
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a casa nonno e [nonna] raccontano delle storie in famiglia i bambini piccoli ballano
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Una giornata i miei amici e la mia famiglia sono partiti per raccogliere le arachidi di papĂ .
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Una giornata passata in famiglia: la famiglia discuteva per avere da mangiare.
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ero andato a scuola e quando sono tornato, ho visto i miei amici e non ho camminato svelto, sono arrivato a casa con il buio, mio papĂ mi ha picchiato e ha detto che non sono andato a scuola.
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un giorno del mio battesimo io e la mia famiglia abbiamo bevuto e mangiato.
Quando sarò adulto: io lavorerò per la mia famiglia io coltiverò molto per guadagnare da mangiare 64
io voglio diventare un professore di inglese 68
quando sarò adulto: io lavorerò molto
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quando io sarò adulto io sarò un giocatore di calcio.
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ieri, ero molto contento perchĂŠ mio papĂ mi ha regalato dei vestiti e mi ha regalato un paio di scarpe.
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in famiglia si discute della pioggia. quando io sarò adulta i miei sogni saranno il lavoro.
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ieri ho giocato a pallone con i miei amici. Io lavoro, sono andato ad attingere l’acqua in famiglia si è discusso della pioggia
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Con i miei compagni siamo andati nei campi per cacciare i piccoli uccellini
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Nei miei sogni quando sarò adulto io farò il meccanico
Quando io sarò adulto: io andrò negli altri paesi per lavorare.
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Una giornata passata in famiglia abbiamo raccolto le [patate]. E con i miei amici abbiamo giocato a biglie
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ieri ho lasciato la scuola sono andato a casa: ho aiutato mio papĂ a lavorare.
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ieri ho fatto una giornata per accompagnare un bambino all’ospedale
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se io diventerò adulto io diventerò un maestro e devo essere al CM1
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ieri ho trovato i miei amici a scuola abbiamo discusso tra di noi abbiamo giocato e siamo andati a casa.
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Nei miei sogni quando io sarò adulto io farò il meccanico
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un giorno io e miei amici siamo andati a passeggiare nella campagna e ci arrampichiamo su degli alberi si discute oggi fa caldo io ho detto ai miei amici torniamo a casa per studiare le nostre lezioni.
Quando io sarò adulto mi piacerebbe consacrare la mia vita ad aiutare gli orfani, i poveri e i bambini di strada.
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Sono nata a Brescia nel 1963, sotto il segno della Rolleiflex. Sulle orme di mio padre, Silvano, ho coltivato la passione per la fotografia sviluppando la mia ricerca soprattutto nell’ambito della fotografia sociale. Il mio rapporto con questo lavoro è del tutto particolare, infatti ho respirato aria di fotografia fin da piccola, quando già seguivo mio padre nel corso dei suoi reportage. Il mio percorso professionale è segnato da maestri che non potrò dimenticare: mio padre, che mi ha insegnato l’amore per la vita, non la mia da vivere, ma quella degli altri, da conoscere e fissare in immagini; la fotografa genovese Giuliana Traverso, che mi ha fatto scoprire la fotografia come espressione del sé; Sebastião Salgado e Don Mc Cullin, che con le loro immagini mi hanno guidato alla scoperta della fotografia come espressione dell’altro; Adriano Carafòli, che nel suo studio di Melegnano mi ha insegnato il rigore fotografico; “l’altro” Irving Penn, non il famoso fotografo d’alta moda, ma il ritrattista di grande sensibilità che sa farmi riflettere sulla condizione umana. 114
Attraverso il mio lavoro, quello degli ultimi anni, esprimo i miei ideali, e pur consapevole che questo non servirà a cambiare il mondo, sono ugualmente fiduciosa che le abitudini possano modificarsi attraverso la conoscenza e la consapevolezza. I miei soggetti non sono persone comuni: sono gente della strada, delle minoranze, delle realtà dure, delle illegalità, della emarginazione, dell’isolamento, della fatica di lavorare, delle scelte forti, delle esperienze inconsuete. Sono persone che incontro ogni giorno delle quali voglio conoscere il “dietro le quinte” della vita; oppure sono genti lontane, delle quali non voglio sentire solo parlare. Vivo attualmente a Rezzato (Brescia) e lavoro dove mi porta il cuore. foto di Ivano Catini, Venezuela 2003
____________________________________________________________________________________________ PREMI 2002 NINÃ “The Fofetu award” al 4° Internationaal Fotofestival Turnhout in Belgio 1998 Gli amanti Primo premio nella sezione italiana dell’Hasselblad Open The International Photo Contest “A Tribute To The Great Masters”, Gotëborg, Sweden ____________________________________________________________________________________________ BIBLIOGRAFIA Bambini in gioco edizione Provida Italia, febbraio 2004 Essere donna in Burkina Faso edizione Coop Lombardia, marzo 2002
____________________________________________________________________________________________ MOSTRE 2004 Diario pubblico (collettiva) Brixia Expo, Brescia
Bimbo for India (collettiva) Palazzo Loggia, Brescia
Essere donna in Burkina Faso Ecofesta delle Groane, Cesate (Mi) Palazzo Municipale, Bresso (Mi) Sala Mostre, Soresina (Cr) Villa Usignolo, Sarezzo (Bs)
2000 A Tribute To The Great Masters (collettiva) Photo Show, Milano
Bambini in gioco Palazzo Loda, Flero (Bs) Brixia Expo, Brescia Rocca Viscontea, Lacchiarella (Mi) Palazzo Della Loggia, Brescia
Bimbo for India (collettiva) Palazzo Loggia, Brescia
2003 NINÃ Sala Civica dei Disciplini, Castenedolo (Bs) Palazzo Loda, Flero (Bs)
70+1 ritratti per Rezzato (collettiva) Chiesa del Suffragio, Rezzato (Bs)
1999 A Tribute To The Great Masters (collettiva) Photokina, Köln, Germany Galleria Fowa, Torino Victor Hasselblad AB Gallery, Gotëborg, Sweden
Essere donna in Burkina Faso Parco Tenda, Brescia Nuovo Teatro Pianeta, Roma Università degli Studi, Foggia Biblioteca Civica, Cassano D’Adda (Mi) Teatro della Cooperativa, Milano Salone Mazzola, Peschiera Borromeo (Mi)
1998 Bibliobimbo Rezzato (Bs)
2002 NINÃ Cultureel Centrum De Warande, Turnhout, België Castello Sforzesco, Milano (collettiva)
Nell’opera del pittore Antonio Gigante Sala Rua Sovera, Brescia
Essere donna in Burkina Faso Centro Metropoli, Novate Milanese (Mi) Centro Culturale, Novate Milanese (Mi) Cà de Somenzi, Cremona Podere Ombrianello, Crema Teatro Centro Donna, Lodi Centro Acquario, Vignate (Mi) Palazzo Calzaveglia Avogadro, Flero (Bs) Università Facoltà di Medicina, Brescia Africaractère ensemble Galleria Afriche, Brescia Autoimmagini (collettiva) Spazio Artkarica, Brescia Bimbo for India (collettiva) Palazzo Loggia, Brescia 2001 A Tribute To The Great Masters (collettiva) Fowa Gallery, Torino 70+1 ritratti per Rezzato (collettiva) Torretta Civica, Sarnico (Bg)
1997 Collective (collettiva) Darmstadt Gallery, Darmstadt, Germany
1996 Nell’opera del pittore Antonio Gigante Pieve Urago Mella, Brescia Ritratti Riflessi Galleria A2, Brescia 1994 Ritratti Riflessi Pub After Dinner, Brescia 1983 Tra cronaca e poesia Ufficio del Turismo, Iseo (Bs) Palazzo del Comune, Borgo San Giacomo (Bs) 1982 Le mie paure (collettiva) Galleria San Fedele, Milano Tra cronaca e poesia Galleria Civica, Brescia Galleria Civica, Desenzano (Bs) Ufficio del Turismo, Salò (Bs) Galleria Civica, Sarezzo (Bs)
_______________________________________________________________________________________________ Galleria fotografica ed eventi www.carlacinelli.com
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Ringrazio Antonella Bertolotti, presidente di INTERMED O.N.L.U.S, che è stata la prima persona a parlarmi del Burkina Faso. Con la sua naturale enfasi mi ha invitato a recarmi sul posto per documentare la realtà del paese e la forza del suo popolo. Sua la messa in opera di questo volume, che ha fortemente voluto e pazientemente atteso; Giuliano Radici, fotografo di poche parole, che mi ha detto «vai!». Per me è un buon amico e punto di riferimento; Ivano Catini, mio amato compagno e mio braccio destro, che è stato fondamentale per la realizzazione di questo libro. Con lui ho condiviso le gioie e le fatiche d’Africa. Ha lavorato con me alla stesura del progetto fotografico, alla sua realizzazione e alla risoluzione dei mille problemi sul campo; ha rigorosamente tradotto ogni conversazione, raccolto tutte le testimonianze e tradotto i manoscritti dei bambini presenti in questo libro. È stato insostituibile in molti progetti: in Venezuela con i bambini di strada e gli indios Warao, in Texas con Leslie, stravagante homeless della capitale, ed in Italia nei campi nomadi, nei rave parties e nelle feste illegali. La sua sensibilità, il suo genio creativo, la sua pazienza e la sua generosità sono il motore della mia vita e del mio lavoro; 116
gli uomini e le donne, i bambini e le bambine del Burkina Faso che mi hanno accolto con simpatia, aperto le loro case e le loro anime. Hanno abbandonato le loro attività per consentirmi di conoscere e capire, permesso che indagassi nelle loro vite e fotografassi le loro famiglie, oltre le apparenze. Mi hanno tollerata là dove ho infranto le regole della tradizione. Hanno lavorato con me conducendomi nei luoghi più remoti del paese e decifrando parole dei dialetti a loro sconosciuti. Mi hanno insegnato a macinare il miglio con le pietre, a danzare al ritmo dei tamburi, a divertirmi con semplici foglie, a dipingere con l’acido delle batterie, a sentire il serpente, a muovermi nel buio più fondo. Mi hanno offerto riparo e ristoro e regalato preziosi ricordi, deliziosi dolci e magre galline. Mi hanno insegnato a sorridere di speranza; tutto il personale del Centre Socio-Sanitaire Oasis J.B. di Koudougou, che con la sua deliziosa ospitalità ha reso confortevole il mio soggiorno. Sono particolarmente grata a Enzo Missoni, missionario laico fondatore e Presidente del Centro. Con delicatezza mi ha guidata nell’esperienza africana senza togliermi mai il gusto della scoperta. Mi ha particolarmente colpita la sua autenticità. Clarisse Cantiono, collaboratrice del Centro, impegnata nella cura di mille dettagli ha trovato il tempo di occuparsi di noi durante tutta la nostra permanenza. Gli alunni della scuola, autori dei manoscritti pubblicati in questo libro, che mi hanno consegnato le loro vite e i loro sogni. I loro maestri che hanno dedicato il loro tempo per il coordinamento del lavoro di stesura;
Irene Corà Michelucci, presidente dell’Associazione Oasis Enzo Missoni O.N.L.U.S., che ha un canale di cuore privilegiato con Enzo Missoni. Ogni mia collaborazione dall’Italia con Enzo si è potuta concludere nei tempi utili grazie ai sui fermi e continui solleciti; Laura Ruggeri, visual communication professional e mente creativa di questo libro, è stata una gioia lavorare con lei. La lunga distanza che ci separa fisicamente (Austin, Texas- Brescia = 9.000 km circa) non ha impedito lo scambio creativo ed emozionale necessario per realizzare un libro che fosse espressione delle condivise intenzioni. La sua precisione e capacità organizzativa ha consentito di non perderci tra le centinaia di e-mail che ci siamo scambiate, il suo ottimismo e la sua serenità sono stati fondamentali nei momenti in cui tutto pareva difficile. La sua intelligenza ha dato significato ad ogni scelta, le sue buone idee sono evidenti; ancora molte altre persone, Aldo Forbice che ha dato voce alla mia vena poetica; i curatori belgi Jef Baumers, Walter Verbraeken e Danny Van Giel che per primi hanno creduto in questo lavoro fotografico; l’Associazione Associazione Oasis Enzo Missoni di Brescia, Roma e Udine, l’Associazione Intermed di Brescia e la Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia di Milano che hanno destinato alcune fotografie a sostegno delle loro attività umanitarie e così condiviso il senso del mio lavoro; la città di Turnhout con l’Internationaal Fotofestival, il Comune di Flero con gli amici del Gruppo Fotografico Click, e il Comune di Castenedolo che hanno ospitato l’esposizione e proposta al pubblico; Rick Ligas, artista texano, Christopher Rauschenberg, direttore della Blue Sky Gallery di Portland, Tina Schelhorn, curatrice della Galerie Lichtblick di Colonia, Sophie Malexis, giornalista di Le Monde, Gero Furchheim, direttore pubbliche relazioni di Leica, Gabriele Augenstein, dello staff editoriale di Leica Fotografie International, Hans-Michael Koetzle, capo redattore di Leica World, Anne Wilkes Tucker, curatore del Museum of Fine Arts di Houston che con i loro generosi consensi al lavoro mi hanno spinta a realizzare questo libro; Sue Brisk, direttore editoriale di Magnum Photos, che mi ha suggerito di raccogliere le storie manoscritte dei bambini; mia madre, Maria, sempre disponibile ad occuparsi di molti piccoli dettagli e non sa quanto mi è di grande aiuto.
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Fotografie e poesia “Quegli occhi” Carla Cinelli, Rezzato (Bs) www.carlacinelli.com (Fotografie scattate su pellicola 35mm bianco e nero Kodak Professional) Manoscritti Syon Bakala, Bruno Bama, Jules Bama, Nelian Bamouni, Herman Bassolé, Nadine Bassolé, Modeste Bationo, Dieudonné Bayili, Amèlie Bazié, Landry Bazié, Lèonce Bazié, Ibrahim Kafando, Valerie Kantiono, Banalé Nébié, Abouma N’do, Abraham N’do, Barnabé N’do, Honoré N’do, Lalé N’do, Nebila Sylvain N’do, Pascal N’do, Raymond N’do, Sylvain N’do, Koudougou Ouedraogo, Aubain Yaméogo, Edwige Yaméogo, Emmanuél Yaméogo, Sandrine Yaméogo, Senega Zongo, e tre anonimi Koudougou (Burkina Faso) Traduzione dei manoscritti Antonella Bertolotti, Castenedolo (Bs) Ivano Catini, Rezzato (Bs) Progetto grafico, impaginazione e copertina Laura Ruggeri/Pantheon Design www.pantheondesign.com Stampe originali fine art Beniamino Terraneo/F.45 fineart, Milano Fotolito e stampa Color Art srl, Rodengo Saiano (Bs) www.colorart.it © 2004 INTERMED O.N.L.U.S., Viale Venezia 20, Brescia © 2004 Carla Cinelli per le fotografie e la poesia “Quegli occhi” © 2004 Antonella Bertolotti, Ivana Trevisani, Luciano Anelli, Carla Cinelli per i testi introduttivi Tutti i diritti sono riservati. La presente pubblicazione non può essere riprodotta interamente o in parte, in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, senza il previo consenso scritto dei titolari del copyright. Prima edizione, dicembre 2004
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a Greta, perchè i suoi occhi, neri o azzurri, siano scrigni di favole e sogni