44-"Codice s1 s2 s3 Ing.Collini" 89Pag.

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Comando Provinciale Vigili del Fuoco Reggio Calabria Ordine degli Architetti Pianificatori Paesagisti e Conservatori DECRETO 3 agosto 2015. Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi, ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139. Sezione S : S1 Reazione al fuoco – S2 resistenza al fuoco – S3 compartimentazione Corso di aggiornamento di prevenzione incendi art.16 Dlgs 139/2006 e D.M. 05/08/2001 Direttore Vice Dirigente Collini ing. Emilio


DECRETO 3 agosto 2015 GAZZETTA UFFICIALE n° 51 del 20 agosto 2015 entrato in vigore il 18.11.2015

G Generalità “RTO” (termini, definizioni; progettazione antincendio; determinazione profili di rischio); S Strategia antincendio “RTO” (misure antincendio, da reazione al fuoco a sicurezza impianti tecnologici); V Regole tecniche verticali “RTV” (Aree a rischio specifico, atmosfere esplosive; vani ascensori); M Metodi “FSE” (ingegneria sicurezza antincendio, scenari per progettazione prestazionale, salvaguardia della vita).


DECRETO 3 agosto 2015 IL CODICE È ALTERNATIVO •  Alle disposizioni di p.i. di cui all’art. 15 co. 3, del D.Lgs n. 139/2006 e quindi anche ai criteri generali di p.i. di cui al DM 10 marzo 1998. • Alle seguenti regole tecniche: - DM 30 novembre 1983 “Termini, definizioni e simboli grafici”; - DM 31 marzo 2003 “Reazione al fuoco condotte distribuzione”; - DM 3 novembre 2004 “Dispositivi per l'apertura delle porte”; - DM 15 marzo 2005 “Reazione al fuoco”; - DM 15 settembre 2005 “Impianti di sollevamento”; - DM 16 febbraio 2007 “Classificazione di resistenza al fuoco”; - DM 9 marzo 2007 “Prestazioni di resistenza al fuoco”; - DM 20 dicembre 2012 “Impianti di protezione attiva”.


DECRETO 3 agosto 2015 Strategia antincendio


DECRETO 3 agosto 2015 Strategia antincendio Capitolo S1 – Reazione al Fuoco Premessa Livelli di prestazione Criteri di attribuzione dei livelli di prestazione Soluzioni progettuali Classificazione dei materiali in gruppi Esclusione dalla verifica dei requisiti di reazione al fuoco Aspetti complementari Riferimenti


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S1 – Reazione al Fuoco S.1.1. - Premessa La reazione al fuoco è una misura antincendio di protezione passiva che esplica i suoi principali effetti nella fase di prima propagazione dell'incendio, con l'obiettivo di limitare l'innesco dei materiali e la propagazione stessa dell'incendio. Essa si riferisce al comportamento al fuoco dei materiali nelle effettive condizioni finali di applicazione, con particolare riguardo al grado di partecipazione all'incendio che essi manifestano in condizioni standardizzate di prova. oci m a i d r Rico

che

Reazione al fuoco (G.1.13): Una delle misure antincendio di protezione da perseguire per garantire un adeguato livello di sicurezza in condizioni di incendio ed in particolare nella fase di prima propagazione dell’incendio (pre-flashover). Essa esprime il comportamento del materiale che, con la sua decomposizione, partecipa al fuoco al quale è stato sottoposto in specifiche condizioni.


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S1 – Reazione al Fuoco S.1.2 - Livelli di prestazione 1. I livelli di prestazione per la reazione al fuoco dei materiali impiegati nelle attività sono riportati nella tabella S.1-1.

> rischio

2. Tali requisiti sono applicati agli ambiti dell'attivitĂ ove si intenda limitare la partecipazione dei materiali alla combustione e ridurre la propagazione dell'incendio


S.1.3 - Criteri di attribuzione dei livelli di prestazione i che c o iam d r o Ric

G.3.2. profilo di Rischio vita - Rvita “per ciascun compartimento�


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S1 – Reazione al Fuoco S.1.3 - Criteri di attribuzione dei livelli di prestazione 1. Nelle tabelle S.1-2 ed S.1-3 sono riportati i criteri generalmente accettati per l'attribuzione agli ambiti dell'attività dei livelli di prestazione per la reazione al fuoco dei materiali.


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S1 – Reazione al Fuoco S.1.4 - Soluzioni progettuali


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S1 – Reazione al Fuoco S.1.4.4 - Soluzioni alternative 1. Sono ammesse soluzioni alternative per tutti i livelli di prestazione. 2. Al fine di dimostrare il raggiungimento del livello di prestazione il progettista deve impiegare uno dei metodi di cui al paragrafo G.2.6. 3. Le soluzioni alternative possono essere ricercate dimostrando ad esempio la ridotta produzione di fumi e calore, la precoce rivelazione dell'incendio ed il suo rapido controllo tramite impianti di protezione attiva


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S1 – Reazione al Fuoco S.1.5 - Classificazione dei materiali in gruppi


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S1 – Reazione al Fuoco S.1.5 - Classificazione dei materiali in gruppi


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S1 – Reazione al Fuoco S.1.5 - Classificazione dei materiali in gruppi


DECRETO 3 agosto 2015 Strategia antincendio

S1 – Reazione al Fuoco S.1.5 - Classificazione dei materiali in gruppi


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S1 – Reazione al Fuoco S.1.6 - Esclusione dalla verifica dei requisiti di reazione al fuoco 1. Se non diversamente indicato o determinato in esito a specifica valutazione del rischio, non è richiesta la verifica dei seguenti materiali: – materiali stoccati od oggetto di processi produttivi (es. beni in deposito, in vendita, in esposizione, ...); – elementi strutturali portanti per i quali sia già richiesta la verifica dei requisiti di resistenza al fuoco; – materiali protetti con separazioni di classe di resistenza al fuoco almeno K 30 o EI 30. 2. Per eventuali rivestimenti ed altri materiali applicati sugli elementi strutturali di cui al comma 1.b rimane comunque obbligatoria la verifica dei requisiti di reazione al fuoco in funzione dei pertinenti livelli di prestazione di reazione al fuoco.


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S1 – Reazione al Fuoco S.1.7 – Aspetti complementari 1.  La verifica dei requisiti minimi di reazione al fuoco dei materiali da costruzione va effettuata rispettando il DM 10/03/2005 e s.m.i., mentre per gli altri materiali va effettuata rispettando il DM 26/06/1984 e s.m.i. 2.  Sulle facciate devono essere utilizzati materiali di rivestimento che limitino il rischio di incendio delle facciate stesse nonché la sua propagazione, a causa di un eventuale fuoco avente origine esterna o origine interna, a causa di fiamme e fumi caldi che fuoriescono da vani, aperture, cavità e interstizi. 3.  Si richiama la possibilità di prevedere prestazioni di reazione al fuoco anche per altri materiali (es. porte, lucernari, pannelli fotovoltaici, cavi elettrici, ….) laddove la valutazione del rischio ne evidenzi la necessità (es. percorsi di esodo con presenza rilevante di porte, cavedi o canalizzazioni con presenza importante di cavi elettrici, percorsi di esodo con presenza significativa di lucernari, coperture combustibili sottostanti a pannelli fotovoltaici,….)


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Decreto Ministero dell'Interno 26 giugno 1984 Classificazione di reazione al fuoco ed omologazione dei materiali ai fini della prevenzione incendi.

REAZIONE AL FUOCO – CLASSI ITALIANE Comportamento del materiale che partecipa all’incendio. Riguarda i materiali di rivestimento e arredo, tendaggi e tessuti in genere. La determinazione viene effettuata su basi sperimentali, mediante prove su campioni in laboratorio. In relazione a tali prove i materiali sono assegnati alle classi: 0-1-2-3-4-5 con l’aumentare della loro partecipazione alla combustione, a partire da quelli di classe 0 che risultano non combustibili.


DECRETO 3 agosto 2015 che i c o m ia Ricord

Strategia antincendio

Decreto 10 marzo 2005 Classi di reazione al fuoco per i prodotti da costruzione da impiegarsi nelle opere per le quali e' prescritto il requisito della sicurezza in caso d'incendio. Decreto 15 marzo 2005 Requisiti di reazione al fuoco dei prodotti da costruzione installati in attivita' disciplinate da specifiche disposizioni tecniche di prevenzione incendi in base al sistema di classificazione europeo Classe italiana

Classe europea

I

Classe 1

(A2FL- s1), (A2FL-s2), (BFL-s1), (BFL-s2)

II

Classe 2

(CFL-s1), (CFL-s2)

III

Classe 3

(DFL-s1), (DFL-s2) Classe italiana

Classe europea

Classe 1

(A2-s1, d0), (A2-s2,d0),(A2-s3, d0), (A2-s1, d1), (A2-s2,d1), (A2-s3,d1), (B-s1,d0), (B-s2, d0), (B-s1,d1), (B-s2,d1)

II

Classe 2

(A2-s1, d2), (A2-s2,d2),(A2-s3, d2), (B-s3,d0), (B-s3, d1), (Bs1,d2), (B-s2,d2), (B-s3, d2), (C-s1, d0), (C-s2, d0), (C-s1, d1), (C-s2,d1)

III

Classe 3

(C-s3,d0), (C-s3,d1), (C-s1, d2), (C-s2, d2), (C-s3, d2), (D-s1, d0), (D-s2, d0), (D-s1, d1), (D-s2,d1)

I


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S1 – Reazione al Fuoco CONSIDERAZIONI SUL CAMPO DI APPLICAZIONE Le 33 attività comprese nel campo di applicazione del codice sono in genere luoghi di lavoro (officine, impianti, stabilimenti, laboratori, depositi, ecc.), per i quali è lecito presumere, in maniera prevalente: − Occupanti in stato di veglia. − Occupanti con familiarità con l'edificio. − Attività non caratterizzate in genere da presenza di pubblico. − Profili di rischio Rvita = A1 – A4. − Presenza marginale di altre aree a servizio dell’attività δocc = B o Ci. In base ai criteri di attribuzione per la misura “Reazione al Fuoco” Rvita = A1 – A4 corrisponde al livello di prestazione I: Nessun Requisito


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S2 – Resistenza al Fuoco Premessa Livelli di prestazione Criteri di attribuzione dei livelli di prestazione Soluzioni progettuali Verifica delle prestazioni di resistenza al fuoco con incendi convenzionali di progetto Verifica delle prestazioni di resistenza al fuoco con curve naturali di incendio Curve nominali di incendio Criteri di progettazione strutturale in caso di incendio Procedure per calcolo del carico di incendio specifico di progetto Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione Simboli Classi Modalità per la classificazione in base ai risultati di prove Modalità per la classificazione in base ai risultati di calcoli Modalità per la classificazione in base a confronti con tabelle Riferimenti


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.1 – Premessa La finalità della resistenza al fuoco è quella di garantire la capacità portante delle strutture in condizioni di incendio nonché la capacità di compartimentazione, per un tempo minimo necessario al raggiungimento degli obiettivi di sicurezza di prevenzione incendi. Il capitolo S.3 sulle misure di compartimentazione costituisce complemento al presente capitolo. che i c o m ia Ricord

Resistenza al fuoco (G.1.12): Una delle misure antincendio di protezione da perseguire per garantire un adeguato livello di sicurezza di un’opera da costruzione in condizioni di incendio. Riguarda la capacità portante in caso di incendio, per una struttura, per una parte della struttura o per un elemento strutturale nonché la capacità di compartimentazione per gli elementi di separazione strutturali (es. muri, solai, ...) e non strutturali (es. porte, divisori, ...).


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.2 - Livelli di prestazione 1.  La tabella S.2-1 riporta i livelli di prestazione per la resistenza la fuoco attribuibili alle opere da costruzione.


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.3 - Criteri di attribuzione dei livelli di prestazione 1. Nella tabella S.2-2 sono riportati i criteri generalmente accettati per l'attribuzione alle costruzioni dei singoli livelli di prestazione.


DECRETO 3 agosto 2015 Strategia antincendio

S2 – Resistenza al Fuoco S.2.3 - Criteri di attribuzione dei livelli di prestazione 1. Nella tabella S.2-2 sono riportati i criteri generalmente accettati per l'attribuzione alle costruzioni dei singoli livelli di prestazione.


DECRETO 3 agosto 2015 Strategia antincendio

S2 – Resistenza al Fuoco S.2.3 - Criteri di attribuzione dei livelli di prestazione 1. Nella tabella S.2-2 sono riportati i criteri generalmente accettati per l'attribuzione alle costruzioni dei singoli livelli di prestazione.


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.4 - Soluzioni progettuali


DECRETO 3 agosto 2015 Strategia antincendio

S2 – Resistenza al Fuoco S.2.4 - Soluzioni progettuali


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S2 – Resistenza al Fuoco Confronto con tabella del DM 09/03/2007 da Tabella S.2-3 Carichi d'incendio specifici di progetto (qf,d)

da DM 09/03/2007 Classe

Carichi d'incendio specifici di progetto (qf,d)

Classe

Nessun requisito

Non superiore a 100 MJ/m2

0

Non superiore a 200 MJ/m2

15

Non superiore a 300 MJ/m2

15

Non superiore a 300 MJ/m2

20

Non superiore a 450 MJ/m2

30

Non superiore a 450 MJ/m2

30

Non superiore a 600 MJ/m2

45

Non superiore a 600 MJ/m2

45

Non superiore a 900 MJ/m2

60

Non superiore a 900 MJ/m2

60

Non superiore a 1200 MJ/m2

90

Non superiore a 1200 MJ/m2

90

Non superiore a 1800 MJ/m2

120

Non superiore a 1800 MJ/m2

120

Non superiore a 2400 MJ/m2

180

Non superiore a 2400 MJ/m2

180

Superiore a 2400 MJ/m2

240

Superiore a 2400 MJ/m2

240

Non superiore a 200

MJ/m2


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S2 – Resistenza al Fuoco Carico di incendio specifico di progetto [MJ/mq]

qf,d qf,d qf,d qf,d qf,d qf,d qf,d qf,d qf,d

≤ ≤ ≤ ≤ ≤ ≤ ≤ ≤ >

200 300 450 600 900 1200 1800 2400 2400

[kgleq/mq]

≤ ≤ ≤ ≤ ≤ ≤ ≤ ≤ >

11,4 17,1 25,7 34,2 51,3 68,4 102,6 136,8 136,8

1 MJ = 0,057 Kg di legna equivalente

Classe minima di resistenza al fuoco

Nessun requisito 15 30 45 60 90 120 180 240


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.4 - Soluzioni progettuali


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.4 - Soluzioni progettuali


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.4 - Soluzioni progettuali


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.4 - Soluzioni progettuali alternative Soluzioni alternative per il livello di protezione I - II – III – IV e V Varie indicazioni per i singoli livelli ma per tutte le soluzioni alternative è richiesto


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S2 – Resistenza al Fuoco G.2.6. – Tabella G.2-1


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.5 – Verifica delle prestazioni di resistenza al fuoco con incendi convenzionali di progetto


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.5 – Verifica delle prestazioni di resistenza al fuoco con incendi convenzionali di progetto

metodo della distanza di § S.3. o NFPA 92 o NFPA 555 (cfr. § M.2.6.5 co. 3)


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.5 – Verifica delle prestazioni di resistenza al fuoco con incendi convenzionali di progetto


S2 – Resistenza al Fuoco

S.2.6 – Verifica delle prestazioni di resistenza al fuoco con curve naturali di incendio


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.6 – Verifica delle prestazioni di resistenza al fuoco con curve naturali di incendio


S2 – Resistenza al Fuoco S.2.7 – Curve nominali di incendio


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.8 – Criteri di progettazione strutturale in caso di incendio


S2 – Resistenza al Fuoco S.2.8 – Criteri di progettazione strutturale in caso di incendio


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.8 – Criteri di progettazione strutturale in caso di incendio


S2 – Resistenza al Fuoco

S.2.9 – Procedura per il calcolo del carico di incendio specifico di progetto


S2 – Resistenza al Fuoco

S.2.9 – Procedura per il calcolo del carico di incendio specifico di progetto

Tabella 3 del DM 09/03/2007


S2 – Resistenza al Fuoco

S.2.9 – Procedura per il calcolo del carico di incendio specifico di progetto


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.9 – Procedura per il calcolo del carico di incendio specifico di progetto S.2.9.1 – Indicazioni aggiuntive sulla determinazione statistica del carico di incendio


S2 – Resistenza al Fuoco

S.2.9 – Procedura per il calcolo del carico di incendio specifico di progetto

1° calcolo della Classe compartimento, con un minimo di classe 15 comunque

Calcolo quantità legno che contribuisce al carico di incendio per una durata dell’incendio pari alla Classe del compartimento del primo calcolo.

Calcolo definitivo considerando il contributo del quantitativo di legno delle strutture lignee che partecipa alla combustione


S2 – Resistenza al Fuoco

S.2.10 – Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione


S2 – Resistenza al Fuoco S.2.11 – Simboli


S2 – Resistenza al Fuoco S.2.11 – Simboli


S2 – Resistenza al Fuoco S.2.12 – Classi

Da paragrafo S.2.12.1 a S.2.12.7 tabelle contenenti le classificazioni per elementi e prodotti


S2 – Resistenza al Fuoco S.2.13 – Modalità per la classificazione in base ai risultati di prove Rapporto di classificazione (secondo modello previsto dalle EN 13501) che attesta la Classe del prodotto e dell’elemento oggetto di prova I rapporti di prova rilasciati devono essere redatti conformemenet alle norme EN 1363-1 EN 1363-2 S.2.14 – Modalità per la classificazione in base ai risultati di calcoli EN 1991-1-2 azioni sulle strutture EN 1992-1-2 regole generali per la progettazione strutturale contro l’incendio EN 1993-1-2 strutture acciaio EN 1994-1-2 strutture miste acciaio calcestruzzo; EN 1995-1-2 strutture in legno; EN 1996-1-2 strutture in muratura EN 1999-1-2 strutture in alluminio


S2 – Resistenza al Fuoco S.2.14 – Modalità per la classificazione in base a cobnfronti con tabelle


S2 – Resistenza al Fuoco S.2.14 – Modalità per la classificazione in base a confronti con tabelle


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S2 – Resistenza al Fuoco S.2.14 – Modalità per la classificazione in base a confronti con tabelle S.2.1.15.1 - Murature non portanti in blocchi S.2.1.15.2 – Murature portanti di blocchi S.2.1.15.3 – Solette piene e solaio alleggeriti S.2.1.15.4 – Travi, pilastri e pareti in calcestruzzo armato ordinario e precompresso


S.2.14 – Modalità per la classificazione in base a confronti con tabelle S.2.1.15.1 - Murature non portanti in blocchi


S.2.14 – Modalità per la classificazione in base a confronti con tabelle S.2.1.15.4 – Travi, pilastri e pareti in calcestruzzo armato ordinario e precompresso


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S3 – Compartimentazione Premessa Livelli di prestazione Criteri di attribuzione dei livelli di prestazione Soluzioni progettuali Caratteristiche generali della compartimentazione Progettazione della compartimentazione Realizzazione della compartimentazione Distanza di separazione per limitare la propagazione dell’incendio Ubicazione Comunicazione tra attività diverse Metodi per la determinazione della distanza di separazione Riferimenti


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S3 – Compartimentazione S.3.1 – Premessa La finalità della compartimentazione è quella di limitare la propagazione dell'incendio e dei suoi effetti verso altre attività o all'interno della stessa attività

Compartimentazione (G.1.8) Rico rdiam

oci c h

e

Spazio a cielo libero, Spazio scoperto, Compartimento antincendio, Filtro, di tipo protetto, di tipo a prova di fumo, di tipo esterno, Intercapedine antincendio.


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S3 – Compartimentazione S.3.2 – Livelli di prestazione 1. La tabella S.3-1 riporta i livelli di prestazione per la compartimentazione.


DECRETO 3 agosto 2015 Strategia antincendio

S3 – Compartimentazione S.3.3 – Criteri di attribuzione dei livelli di prestazione 1. La tabella S.3-2 riporta i criteri generalmente accettati per l’attribuzione all’attività dei singoli livelli di prestazione.


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S3 – Compartimentazione S.3.4 – Soluzioni progettuali

Non sono previste soluzioni progettuali per livelli di prestazione I in quanto tale livello non è applicabile alle attività soggette


S3 – Compartimentazione S.3.4 – Soluzioni progettuali


S3 – Compartimentazione S.3.4 – Soluzioni progettuali

riepilogo


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S3 – Compartimentazione S.3.4.3 – Soluzioni alternative


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S3 – Compartimentazione G.2.6. – Tabella G.2-1


S3 – Compartimentazione S.3.5 – Caratteristiche generali della compartimentazione Spazio scoperto Filtro Filtro a prova di fumo Compartimento a prova di fumo Superfici vulnerabili di chiusura esterna del compartimento Segnaletica


S.3.5 – Caratteristiche generali della compartimentazione


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S3 – Compartimentazione S.3.6 – Progettazione della compartimentazione Regole generali Devono essere inseriti in compartimenti distinti: •  ciascun piano interrato e fuori terra di attività multipiano; •  aree dell'attività con diverso profilo di rischio; •  altre attività (es. afferenti ad altro responsabile dell'attività, di diversa tipologia) ospitate nella medesima opera da costruzione.


S3 – Compartimentazione S.3.6 – Progettazione della compartimentazione Regole generali Massima superfice lorda per un compartimento funzione di Rvita


S3 – Compartimentazione S.3.6 – Progettazione della compartimentazione Compartimentazione multipiano Per attività di tutti i compartimenti con Rvita = A1-A2, B1-B2, C1-C2, nel rispetto della massima superficie e altri vincoli (es. esodo).


S3 – Compartimentazione S.3.6 – Progettazione della compartimentazione Esempi di compartimentazione multipiano


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S3 – Compartimentazione S.3.7 – Realizzazione della compartimentazione Nei compartimenti con responsabili diversi, separazione ≥ EI 60. Medesima resistenza al fuoco nelle comunicazioni (es. porte) tra compartimenti, con congegno di autochiusura o essere mantenute sempre chiuse (es. cavedi impianti) Chiusure varchi tra compartimenti e vie di esodo di stessa attività dovrebbero essere almeno a tenuta di fumi caldi (E) e freddi (Sa). Porte tagliafuoco su principali vie di passaggio degli occupanti dovrebbero essere munite di fermo elettromagnetico in apertura, asservito ad IRAI.


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S3 – Compartimentazione S.3.7 – Realizzazione della compartimentazione

CONTINUITÀ DELLA COMPARTIMENTAZIONE Le compartimentazioni orizzontali e verticali devono formare una barriera continua ed uniforme contro la propagazione dell'incendio. Porre particolare attenzione a: − Giunzioni tra gli elementi di compartimentazione. − Attraversamento degli impianti (collari, sacchetti, ecc.). − Canalizzazioni (serrande tagliafuoco o canalizzazioni R.F.). − Camini. − Facciate continue.


S3 – Compartimentazione S.3.8 – Distanza di separazione per limitare la propagazione dell’incendio


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S3 – Compartimentazione S.3.9 – Ubicazione


DECRETO 3 agosto 2015 Strategia antincendio

S3 – Compartimentazione S.3.10 – Comunicazione tra attività diverse


S3 – Compartimentazione S.3.11 – Distanza di separazione per limitare la propagazione dell’incendio GENERALITA’ Elementi radianti: aperture e rivestimenti della facciata tramite cui è emesso verso l'esterno il flusso di energia radiante dell'incendio (es. finestre, rivestimenti combustibili, pannellature metalliche, vetrate, aperture, ...). Piano radiante: superfici convenzionali dell'edificio dalle quali sono valutate le distanze di separazione. Si determinano approssimando le chiusure con piani verticali tangenti, omettendo aggetti incombustibili (es. balconi, ...).


S3 – Compartimentazione S.3.11 – Distanza di separazione per limitare la propagazione dell’incendio GENERALITA’ Sul piano radiante si proiettano ortogonalmente la geometria degli elementi radianti i confini di compartimentazione. Piastra radiante: ciascuna porzione del piano radiante impiegata per il calcolo semplificato dell'irraggiamento termico sul bersaglio. È l'inviluppo delle proiezioni degli elementi radianti con rettangoli Bi x H i. Per ciascuna piastra radiante si calcola la percentuale di foratura pi. Quindi si calcola “d” con la Procedura tabellare o analitica.


S3 – Compartimentazione S.3.11 – Distanza di separazione per limitare la propagazione dell’incendio Per ciascuna piastra radiante si calcola la percentuale di foratura pi.

Quindi si calcola “d” con la Procedura tabellare o analitica.


S.3.11 – Distanza di separazione per limitare la propagazione dell’incendio Procedura per la determinazione tabellare della distanza di separazione


S.3.11 – Distanza di separazione per limitare la propagazione dell’incendio Procedura per la determinazione tabellare della distanza di separazione


S.3.11 – Distanza di separazione per limitare la propagazione dell’incendio Procedura per la determinazione tabellare della distanza di separazione


S.3.11 – Distanza di separazione per limitare la propagazione dell’incendio Procedura per la determinazione analitica della distanza di separazione


S.3.11 – Distanza di separazione per limitare la propagazione dell’incendio

Procedura per la determinazione analitica della distanza di separazione


S.3.11 – Distanza di separazione per limitare la propagazione dell’incendio Procedura per la determinazione analitica della distanza di separazione


Grazie per l’attenzione

Direttore Vice Dirigente Dott. Ing. Emilio Collini Comando Provinciale Vigili del Fuoco Reggio Calabria


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