21- "TERMINI E DEF.- DM 30/11/1983." 63pag.

Page 1

Ordine degli Architetti della Provincia di Reggio Calabria Corso base di specializzazione in prevenzione incendi ai sensi del DM 5.08.2011

Termini e Definizioni di Prevenzione Incendi

A cura dell’Ing. Antonino De Benedetto


TERMINI E DEFINIZIONI DI PREVENZIONE INCENDI. DM 30/11/1983.

•Non esaustivo di tutte le definizioni di Prevenzione Incendi; •Ogni normativa di Prevenzione Incendi, in genere, riporta nella prima parte della stessa le definizioni da prendere in considerazione per una lettura corretta della normativa tecnica; •Tutto ciò vale anche per le norme UNI, EN etc.


Allegato A DEFINIZIONI GENERALI DI PREVENZIONE INCENDI  Scopo  Scopo del presente decreto è quello di dare definizioni

generali relativamente ad espressioni specifiche della prevenzione incendi ai fini di una uniforme applicazione delle norme emanate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982, n. 577.  Nell'elaborazione delle singole norme di prevenzione incendi potranno essere aggiunte altre particolari definizioni al fine di precisare elementi o dati specifici delle situazioni considerate.


CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE Altezza ai fini antincendi degli edifici civili Altezza massima misurata dal livello inferiore dell’apertura più alta dell’ultimo piano abitabile e/o agibile, escluse quelle dei vani tecnici, al livello del piano esterno più basso.

Piano esterno più basso: Il piano esterno accessibile ai mezzi di soccorso dei Vigili del Fuoco


CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE Attività Alberghiere. Decreto ministeriale 9 aprile 1994. Definizione di piani fuori terra Piano di riferimento.

Piano d’uscita dell’edificio

Piano di riferimento

Piano dal quale, attraverso un percorso orizzontale, sia possibile l’evacuazione degli occupanti direttamente all’esterno dell’edificio

4° Edificio a 4 piani fuori terra

3° 2° 1°

Piano d’uscita

h

Zona interrata

Se h < 1 mt (dislivello rispetto al piano d’uscita). Il piano, in relazione a quanto previsto dal DM 19/08/96 sui locali di pubblico spettacolo, non è da considerare interrato.

Percorso ascendente per giungere al piano d’uscita.


CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE Altezza dei piani Altezza massima tra pavimento e intradosso del soffitto.

AUTORIMESSE Altezza dei piani:

è l'altezza libera interna tra pavimento e soffitto; per i soffitti a volta l'altezza è determinata dalla media aritmetica tra l'altezza del piano d'imposta e l'altezza massima, all'intradosso della volta; per i soffitti a cassettoni o comunque che presentano sporgenze di travi, l'altezza è la media ponderale delle varie altezze riferite alle superfici in pianta.


CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE

Comportamento al fuoco. Insieme di trasformazioni fisiche e chimiche di un materiale o di un elemento da costruzione sottoposto all'azione del fuoco.

Il comportamento al fuoco comprende la resistenza al fuoco delle strutture e la reazione al fuoco dei materiali.


CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE esempio

AttivitĂ Alberghiere. Decreto ministeriale 9 aprile 1994. Definizione caratteristiche di resistenza al fuoco delle strutture.

Le strutture portanti dovranno garantire resistenza al fuoco R e quelle separanti REI secondo quanto indicato nella successiva tabella:

Altezza antincendio dell'edificio

R/REI

Fino a 24 m

60

Superiore a 24 m fino a 54 m

90

Oltre 54 m

120


Carico d’incendio Definizione secondo il DM 30.11.1983

Potenziale termico della totalità dei materiali combustibili contenuti in uno spazio, ivi compresi i rivestimenti dei muri, delle pareti provvisorie, dei pavimenti e dei soffitti. Convenzionalmente è espresso in chilogrammi di legno equivalente (potere calorifico inferiore 4.400 Kcal/kg).


Carico d’incendio Definizione secondo il DM 30.11.1983

q=

Si gi Hi 4400 A

q=

Si gi Hi 18,42 A

q

carico di incendio in kg/mq legna equivalente

gi

peso del combustibile (kg)

Hi

potere calorifico superiore (kcal/kg)

A

superficie orizzontale del locale considerato (mq)

4.400

potere calorifico superiore del legno standard (kcal/kg)

Hi in MJ

1 MJ = 238,85 kcal


Definizioni di resistenza al fuoco introdotte dalla nuova normativa che ha modificato quelle del DM 30.11.1983

CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE

Decreto Ministeriale 09/03/2007. Prestazioni di resistenza al fuoco delle costruzioni nelle attività soggette al controllo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

All'allegato A al decreto del Ministro dell'interno 30 novembre 1983, recante «Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione incendi» sono apportate le seguenti modifiche: le definizioni di «carico di incendio», «compartimento antincendio» e «resistenza al fuoco», indicate rispettivamente ai punti 1.3, 1.5 e 1.11, sono sostituite con le corrispondenti definizioni riportate al punto 1, lettere c), g) e j) dell'allegato al presente decreto.


Definizioni tratte dal DM 9.03.2007

CARICO DI INCENDIO: potenziale termico netto della totalità dei materiali combustibili contenuti in uno spazio corretto in base ai parametri indicativi della partecipazione alla combustione dei singoli materiali. Il carico di incendio è espresso in MJ; convenzionalmente 1 MJ è assunto pari a 0,057 chilogrammi di legna equivalente. CARICO D’INCENDIO SPECIFICO:

carico di incendio riferito all’unità di superficie lorda. E’ espresso in MJ/mq.


Il carico d’incendio specifico si determina pertanto con la seguente formula:

gi massa dell’i-esimo materiale combustibile [kg] Hi potere calorifico inferiore dell’i-esimo materiale combustibile [MJ/kg] mi fattore di partecipazione alla combustione dell’i-esimo materiale combustibile pari a 0,80 per il legno e altri materiali di natura cellulosica e 1,00 per tutti gli altri materiali combustibili ψi fattore di limitazione della partecipazione alla combustione dell’i-esimo materiale combustibile pari a 0 per i materiali contenuti in contenitori appositamente progettati per resistere al fuoco; 0,85 per i materiali contenuti in contenitori non combustibili e non appositamente progettati per resistere al fuoco; 1 in tutti gli altri casi A superficie in pianta lorda del compartimento [m2]


SUPERFICIE IN PIANTA LORDA DI UN COMPARTIMENTO: superficie in pianta compresa entro il perimetro interno delle pareti delimitanti il compartimento

COMPARTIMENTO ANTINCENDIO: parte della costruzione organizzata per rispondere alle esigenze della sicurezza in caso di incendio e delimitata da elementi costruttivi idonei a garantire, sotto l’azione del fuoco e per un dato intervallo di tempo, la capacità di compartimentazione.

CAPACITÀ DI COMPARTIMENTAZIONE IN CASO D’INCENDIO: attitudine di un elemento costruttivo a conservare, sotto l’azione del fuoco, oltre alla propria stabilità, un sufficiente isolamento termico ed una sufficiente tenuta ai fumi e ai gas caldi della combustione, nonché tutte le altre prestazioni se richieste. Definizioni tratte dal DM 9.03.2007


Definizioni tratte dal DM 9.03.2007

CAPACITÀ PORTANTE IN CASO DI INCENDIO: attitudine della struttura, di una parte della struttura o di un elemento strutturale a conservare una sufficiente resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco con riferimento alle altre azioni agenti.

RESISTENZA AL FUOCO: una delle fondamentali strategie di protezione da perseguire per garantire un adeguato livello di sicurezza della costruzione in condizioni di incendio. Essa riguarda la capacità portante in caso di incendio, per una struttura, per una parte della struttura o per un elemento strutturale nonché la capacità di compartimentazione rispetto all’incendio per gli elementi di separazione sia strutturali, come muri e solai, sia non strutturali, come porte e tramezzi.


CARICO DI INCENDIO SPECIFICO DI PROGETTO Il valore del carico d’incendio specifico di progetto (qf,d) è determinato secondo la seguente relazione:

Definizioni tratte dal DM 9.03.2007


Il DM 9.03.2007


Definizioni tratte dal DM 9.03.2007


Definizioni tratte dal DM 9.03.2007

CLASSE DI RESISTENZA AL FUOCO: intervallo di tempo espresso in minuti, definito in base al carico di incendio specifico di progetto, durante il quale il compartimento antincendio garantisce la capacità di compartimentazione. Le classi di resistenza al fuoco sono le seguenti: 15; 20; 30; 45; 60; 90; 120; 180; 240; 360. Esse sono di volta in volta precedute dai simboli indicanti i requisiti che devono essere garantiti, per l’intervallo di tempo descritto, dagli elementi costruttivi portanti e/o separanti che compongono la costruzione


INCENDIO CONVENZIONALE DI PROGETTO: incendio definito attraverso una curva di incendio che rappresenta l’andamento, in funzione del tempo, della temperatura media dei gas di combustione nell’intorno della superficie degli elementi costruttivi. La curva di incendio di progetto può essere: - nominale: curva adottata per la classificazione delle costruzioni e per le verifiche di resistenza al fuoco di tipo convenzionale; - naturale: curva determinata in base a modelli d’incendio e a parametri fisici che definiscono le variabili di stato all’interno del compartimento. INCENDIO LOCALIZZATO: focolaio d’incendio che interessa una zona limitata del compartimento antincendio, con sviluppo di calore concentrato in prossimità degli elementi costruttivi posti superiormente al focolaio o immediatamente adiacenti. Il DM 9.03.2007


CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE

Richieste di prestazione (Vedi D.M.14.09.2005)

PRESTAZIONI DI RESISTENZA AL FUOCO

Le prestazioni da richiedere ad una costruzione, in funzione degli obiettivi di sicurezza, sono individuate nei seguenti livelli: Livello I.

Nessun requisito specifico di resistenza al fuoco dove le conseguenze della perdita dei requisiti stessi siano accettabili o dove il rischio di incendio sia trascurabile

Livello II.

Mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per un periodo sufficiente all’evacuazione degli occupanti in luogo sicuro all’esterno della costruzione

Livello III.

Mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per un periodo congruo con la gestione dell’emergenza

Livello IV.

Requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo la fine dell’incendio, un limitato danneggiamento della costruzione

Livello V.

Requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo la fine dell’incendio, il mantenimento della totale funzionalità della costruzione stessa


CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE

Classe 15, classe 20, classe 30, classe 45, classe 60, classe 90, classe 120, classe 180, classe 240, classe 360

CLASSI E SIMBOLI SIMBOLI R

Capacità portante

P o PH

Continuità di corrente o di capacità di segnalazione

E

Tenuta

G

Resistenza all’incendio della fuliggine

I

Isolamento

K

Capacità di protezione al fuoco

W

Irraggiamento

D

Durata della stabilità a temperatura costante

M

Azione meccanica

DH

Durata della stabilità lungo la curva standard tempotemperatura

C

Dispositivo automatico automatico di di chiusura

F

Funzionalità degli evacuatori motorizzati di fumo fumo ee calore calore

B

Funzionalità degli evacuatori naturali di fumo ee calore calore

S

Tenuta a fumo

Le seguenti classificazioni sono espresse in minuti, a meno che non sia indicato altrimenti.


CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE SCHEMA DI ATTIVITA’ SENZA ALCUNA COMPARTIMENTAZIONE


CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE SCHEMA DI ATTIVITA’CON REPARTI SEPARATI DA ELEMENTI RESISTENTI AL FUOCO


CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE SCHEMA DI ATTIVITA’ CON REPARTI SEPARATI FRA LORO DA SPAZI LIBERI


Ritorniamo al DM 30.11.83

Filtro a prova di fumo

Vano delimitato da strutture con resistenza al fuoco REI predeterminata (MIN 60), dotato di due o piÚ porte munite di congegni di autochiusura con resistenza al fuoco REI predeterminata (MIN 60), con camino di ventilazione di sezione adeguata e comunque non inferiore a 0,10 mq sfociante al di sopra della copertura dell’edificio, oppure

oppure

vano con le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco e mantenuto in sovrappressione ad almeno 0,3 mbar, anche in condizioni di emergenza, aerato direttamente verso l’esterno con aperture libere di superficie non inferiore a 1 mq con esclusione di condotti.


Filtro a Prova di Fumo

In sovrapressione >0,3 mbar

Aerazione Permanente

Camino di aerazione


CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE Classi di Reazione al fuoco secondo il Decreto 26.06.1984

Reazione al fuoco Grado di partecipazione di un materiale combustibile al fuoco al quale è sottoposto. In relazione a ciò i materiali sono assegnati alle classi 0, 1, 2, 3, 4, 5 con l'aumentare della loro partecipazione alla combustione; quelli di classe 0 sono non combustibili.


TABELLA 1

Classi di Reazione al fuoco secondo il Decreto 10.03.2005



CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE INTERCAPEDINE ANTINCENDIO Vano di distacco con funzione di aerazione e/o scarico di prodotti della combustione di larghezza trasversale non inferiore a 0.60 m; con funzione di passaggio di persone di larghezza trasversale non inferiore a 0.90 m. Longitudinalmente è delimitata dai muri perimetrali (con o senza aperture) appartenenti al fabbricato servito e da terrapieno e/o da muri di altro fabbricato, aventi pari resistenza al fuoco. Ai soli scopi di aerazione e scarico dei prodotti della combustione è inferiormente delimitata da un piano a quota non inferiore ad 1 m dall’intradosso del solaio del locale stesso. Per la funzione di passaggio di persone, la profondità della intercapedine deve essere tale da assicurare il passaggio nei locali serviti attraverso varchi aventi altezza libera di almeno 2 m. Superiormente delimitata da "spazio scoperto".


CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE INTERCAPEDINE ANTINCENDIO

CENTRALE TERMICA


CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE SPAZIO SCOPERTO

Spazio a cielo libero o superiormente grigliato avente, anche se delimitato su tutti i lati, superficie minima in pianta non inferiore a quella calcolata moltiplicando per tre l'altezza in metri della parete più bassa che lo delimita.

La distanza fra le strutture verticali che delimitano lo spazio scoperto deve essere non inferiore a 3,50 m. Se le pareti delimitanti lo spazio a cielo libero o grigliato hanno strutture che aggettano o rientrano, detto spazio è considerato ”scoperto“ se sono rispettate le condizioni del precedente comma e se il rapporto fra la sporgenza (o rientranza) e la relativa altezza di impostazione è non superiore ad 1/2. La superficie minima libera deve risultare al netto delle superfici aggettanti. La minima distanza di 3,50 m deve essere computata fra le pareti più vicine in caso di rientranze, fra parete e limite esterno della proiezione dell'aggetto in caso di sporgenze, fra i limiti esterni delle proiezioni di aggetti prospicienti.


CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE SPAZIO SCOPERTO

S 3H1

S 3H1


CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE SPAZIO SCOPERTO

a/b a/b< 1/2 1/2

S 3H1

S 3H1


DISTANZE

Distanza di sicurezza esterna: valore minimo stabilito dalla norma, delle distanze misurate tra il perimetro in pianta di ciascun elemento pericoloso di un’attività e il perimetro del più vicino fabbricato esterno all’attività stessa o di altre opere pubbliche o private oppure rispetto ai confini di aree edificabili verso le quali tali distanze devono essere osservate.

Distanza di sicurezza interna: valore minimo, stabilito dalla norma, tra i vari elementi pericolosi.

Distanza di protezione: valore minimo, stabilito dalla norma, tra l’elemento pericoloso e la recinzione (ove prescritta) ovvero il confine dell’area su cui sorge l’attività stessa.


DISTANZE

AREA EDIFICABILE ESTERNA

Distanza di sicurezza esterna

Distanza di sicurezza interna

AREA ATTIVITA’ PERICOLOSA

Distanza di protezione


AFFOLLAMENTO ED ESODO SISTEMA DI VIE DI USCITA


AFFOLLAMENTO ED ESODO SISTEMA DI VIE DI USCITA “Percorso senza ostacoli al deflusso che consente alle persone che occupano un edificio o un locale di raggiungere un luogo sicuro. Generalmente la lunghezza massima del sistema di vie d’uscita e’ fissata dalle norme.” OBIETTIVO: Tempo d’evacuazione  Tempo evacuazione ammissibile. Elementi fondamentali della progettazione: •Dimensionamento e geometria delle vie d’uscita; •Sistemi di protezione attiva e passiva delle vie d’uscita; •Sistemi d’identificazione continua delle vie d’uscita (segnaletica, illuminazione ordinaria e di sicurezza).


AFFOLLAMENTO ED ESODO

CAPACITÀ DI DEFLUSSO O DI SFOLLAMENTO Numero massimo di persone che, in un sistema di vie d'uscita, si assume possa defluire attraverso un’uscita di "modulo uno". Tale dato, stabilito dalla norma, tiene conto del tempo occorrente per lo sfollamento ordinato di un compartimento. DENSITÀ DI AFFOLLAMENTO Numero massimo di persone assunto per unità di superficie lorda di pavimento (persone/mq). LARGHEZZA DELLE COMPARTIMENTO

USCITE

DI

CIASCUN

Numero complessivo di moduli d’uscita necessari allo sfollamento totale del compartimento.


MASSIMO AFFOLLAMENTO IPOTIZZABILE Numero di persone ammesso in un compartimento: È determinato dal prodotto della densità d’affollamento per la superficie lorda del pavimento.

MODULO DI USCITA Unità di misura della larghezza delle uscite. Il "modulo uno", che si assume uguale a 0,60 m, esprime la larghezza media occupata da una persona. USCITA Apertura atta a consentire il deflusso di persone verso un luogo sicuro avente altezza non inferiore a 2,00 m.


AFFOLLAMENTO ED ESODO LUOGO SICURO

Spazio scoperto, ovvero compartimento antincendio, separato da altri compartimenti mediante spazio scoperto o filtri a prova di fumo, aventi caratteristiche idonee a: Ricevere e contenere un predeterminato numero di persone (luogo sicuro statico), o consentirne il movimento ordinato (luogo sicuro dinamico).


AFFOLLAMENTO ED ESODO

SCALA DI SICUREZZA ESTERNA

Scala totalmente esterna, rispetto al fabbricato servito, munita di parapetto regolamentare e di altre caratteristiche stabilite dalla norma.


SCALE DI SICUREZZA ESTERNE : specifiche previste dal DM 19/08/1996 “regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di intrattenimento e di pubblico spettacoloâ€? a) possono essere utilizzate in edifici aventi altezza antincendio non superiore a 24 m; b) devono essere realizzate con materiali di classe 0 di reazione al fuoco; c) la parete esterna dell'edificio su cui è collocata la scala, compresi gli eventuali infissi, deve possedere, per una larghezza pari alla proiezione della scala, incrementata di 2,5 m per ogni lato, requisiti di resistenza al fuoco almeno REI 60. In alternativa la scala esterna deve distaccarsi di 2,5 m dalle pareti dell'edificio e collegarsi alle porte di piano tramite passerelle protette con setti laterali, a tutta altezza, aventi requisiti di resistenza al fuoco pari a quanto sopra indicato.


SCALA DI SICUREZZA ESTERNA


… SULLE SCALE ESTERNE DI SICUREZZA …


AFFOLLAMENTO ED ESODO

SCALA PROTETTA

Scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso diretto da ogni piano, con porte di resistenza al fuoco REI predeterminata e dotate di congegno di autochiusura.


AFFOLLAMENTO ED ESODO


AFFOLLAMENTO ED ESODO SCALA A PROVA DI FUMO Scala a prova di fumo: Scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso per ogni piano- mediante porte di resistenza al fuoco almeno RE predeterminata e dotate di congegno di autochiusura, da spazio scoperto o da disimpegno aperto per almeno un lato su spazio scoperto dotato di parapetto a giorno.

Scala a prova di fumo interna: Scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso, per ogni piano, da filtro a prova di fumo.


AFFOLLAMENTO ED ESODO

SCALA A PROVA DI FUMO

Zona a rischio

Porte REI con Autochiusura

Camino di ventilazione. Sezione ≼ 0.10 mq

Strutture REI


AFFOLLAMENTO ED ESODO

Scala protetta

Nel caso di scale a giorno la percorribilità della scala è compromessa sin dai primi momenti dell’incendio Scala a prova di fumo

Al fine di garantire l’esodo delle persone dai piani superiori o interrati le scale devono essere realizzate con determinate caratteristiche

Scala a prova di fumo interna


AFFOLLAMENTO ED ESODO SPAZIO CALMO

Decreto Ministeriale 09/04/1994

Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la costruzione e l'esercizio delle attività ricettive turisticoalberghiere. Spazio Calmo : Luogo sicuro statico contiguo e comunicante con una via di esodo verticale od in essa inserito. Tale spazio non dovrà costituire intralcio alla fruibilità delle vie di esodo ed avere caratteristiche tali da garantire la permanenza di persone con ridotte o impedite capacità motorie in attesa dei soccorsi;


corridoio cieco: corridoio o porzione di corridoio dal quale è possibile l'esodo in un'unica direzione. La lunghezza del corridoio cieco va calcolata dall'inizio dello stesso fino all'incrocio con un corridoio dal quale sia possibile l'esodo in almeno due direzioni, o fino al piÚ prossimo luogo sicuro o via di esodo verticale. Decreto Ministero dell'Interno 9 aprile 1994


MEZZI ANTINCENDIO Attacco di mandata per autopompa Dispositivo costituito da una valvola di intercettazione ed una di non ritorno, dotato di uno o più attacchi unificati per tubazioni flessibili antincendi. Serve come alimentazione idrica sussidiaria.

Estintore portatile: max 20 Kg

Estintore carrellato: Apparecchio contenente un agente estinguente che può essere proiettato e diretto su un fuoco sotto l’azione di una pressione interna. È concepito per essere portato e utilizzato su carrello


Attacchi di mandata per autopompa  L'attacco di mandata per autopompa è un dispositivo, collegato alla rete di idranti, per mezzo del quale può essere immessa acqua nella rete di idranti in condizioni di emergenza.


MEZZI ANTINCENDIO Idrante antincendio: attacco unificato, dotato di valvola di intercettazione ad apertura manuale, collegato a una rete di alimentazione idrica. (a muro, a colonna soprasuolo oppure sotto suolo)

Impianto automatico di rivelazione d’incendio: Insieme di apparecchiature destinate a rivelare, localizzare e segnalare automaticamente un principio di incendio.

Impianto di allarme: Insieme di apparecchiature azionamento manuale utilizzate segnalare un principio d’incendio.

ad per


MEZZI ANTINCENDIO Impianto fisso di estinzione: Insieme di sistemi di alimentazione, di valvole, di condutture e di erogatori per proiettare o scaricare un idoneo agente estinguente su una zona d’incendio. La sua attivazione può essere automatica o manuale.

Lancia erogatrice: Dispositivo provvisto di un bocchello di sezione opportuna e di attacco unificato. Può essere anche dotata di una valvola che permette il getto pieno, il getto frazionato e la chiusura.

Naspo: Attrezzatura antincendio costituita da una bobina mobile su cui è avvolta una tubazione semirigida collegata ad una estremità, in modo permanente, con una rete di alimentazione idrica in pressione e terminante all’altra estremità con una lancia erogatrice munita di valvola regolatrice e di chiusura del getto


TOLLERANZE NELLE MISURE

2% per misure maggiori di 2,40 m Misure lineari ...

Misure di superficie Misure di volume Misure di pressione

tolleranza

5% per misure minori o uguali di 2,40 m

tolleranza

5%

tolleranza

5%

tolleranza

1%


SIMBOLI GRAFICI


SIMBOLI GRAFICI


DA NON CONFONDERE CON LA SEGNALETICA DI SICUREZZA PREVISTA DAL D.Lgs 81/2008 CHE VA INSTALLATA ALL’INTERNO DELLE ATTIVITA’


Cartelli di salvataggio Caratteristiche intrinseche: - forma quadrata o rettangolare, - pittogramma bianco su fondo verde (il verde deve coprire almeno il 50% della superficie del cartello).

SEGNALETICA DI SICUREZZA


SEGNALETICA Cartelli per le attrezzature antincendio DI SICUREZZA Caratteristiche intrinseche: - forma quadrata o rettangolare, - pittogramma bianco su fondo rosso (il rosso deve coprire almeno il 50% della superficie del cartello).


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.